Skip to main content
Racconti Erotici Etero

Diario di Anna

By 8 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

‘Caro diario,

…mamma mia, da quanto tempo non scrivo più sulle tue pagine…mi sembra ieri che ti nascondevo sotto al materasso per non farti scoprire da mia madre! Ma ieri è stata una giornata speciale e non voglio rischiare che nemmeno un istante di quei bellissimi momenti possa essere cancellato dal tempo; così ho pensato di confidarmi con te in modo che ogni volta che i miei ricordi cominceranno a vacillare potrò contare sulla fedeltà delle tue pagine.

Ieri mattina mi sono alzata prestissimo per partecipare ad un convegno organizzato dalla ditta per la quale lavoro. Lo sai, di solito non mi sveglio prima delle otto e mezza, quindi ho dovuto un po’ abbondare con il fondotinta per mascherare la stanchezza, ma alla fine sono riuscita a rendermi presentabile. Completo mini + giacca e camicetta bianca semi trasparente, sandali con un bel po’ di tacco, un po’ di trucco…sapevo già che con quelle scarpe avrei cominciato a implorare pietà dopo pochissimo, ma sapevo ancora meglio che se mi fossi presentata in jeans e maglietta il giorno dopo mi sarei ritrovata senza un lavoro.

A volte mi chiedo se per ‘loro’ conta più la mia laurea in economia o la mia taglia 42, comunque…

Albergo extra lusso, buffet ricchissimo, cellulari che non smettevano un attimo di squillare, conferenze che si susseguivano a ripetizione ciascuna uguale alle altre.

Una noia mortale…ma nonostante questa mia ‘lievissima’ sensazione di insofferenza ero costretta a distribuire sorrisi a destra e a manca mentre esponevo ai vari amministratori delegati e vicepresidenti il progetto dell’azienda.

Finalmente riesco a trovare 5 minuti di pausa. Ho i piedi che implorano pietà, obbligati da ore in quel paio di sandali non proprio comodissimi, cerco e trovo ristoro appoggiandomi ad una colonna di marmo e in quel momento è comparso lui: alto, capelli ed occhi di un colore castano tutto mediterraneo, un sorriso più letale di una lama…bello come il sole, mi sono domandata subito come avevo fatto a non notarlo prima in mezzo a quel branco di vecchi rimbecilliti.

‘Coraggio, manca poco alla fine di questa tortura…’

La sua voce…mi ha fregata subito. Profonda, sensuale, ammaliatrice. Gli ho risposto con un sorriso appena accennato, mentre dentro di me maledicevo la mia timidezza che mi impediva di trovare qualcosa di simpatico e interessante da dirgli.

Sono riuscita a balbettare qualcosa tipo ‘eh già…per fortuna…sì…’, e alla fine ci ha pensato lui a risollevare la conversazione. Lavora per una ditta di Roma, è manager di non ho ben capito quale mega settore dell’azienda…forse mi ha detto anche altre cose ma penso di non averci fatto molto caso! Sono rimasta imbambolata a guardarlo, cervello in quasi totale stand by (se si esclude una parte che lavorava freneticamente immaginando me e lui insieme nelle situazioni più disparate), rispondevo a monosillabi annuendo a qualsiasi parola uscisse da quelle labbra meravigliose.

Pochi istanti dopo lo hanno chiamato sul palco, era il suo momento. Ha tenuto la platea con gli occhi catalizzati verso di lui, tutte quelle persone che fino a pochi minuti prima sonnecchiavano sulle poltrone adesso sembravano essersi risvegliate da quel torpore. Come non restare affascinata da un tipo come quello? Esuberante, intelligente, bello, terribilmente sicuro di sé. Tanto sicuro da invitarmi a cena appena terminato il meeting. E io talmente affascinata da non poter rifiutare, facendo violenza al mio corpo che avrebbe desiderato solo buttarsi su un letto per riposare. E invece mi sono messa in tiro: ancora tacchi alti, un abito nero lungo con uno spacco vertiginoso sulla gamba destra, trucco leggero sulle labbra e un po’ più marcato sugli occhi.

Mi sono guardata allo specchio: sei bella Anna. Ho osservato i miei occhi verdi dalle lunghe ciglia nere, ho osservato le mie labbra lucidate poco prima con un po’ di gloss trasparente, le ho sfiorate appena con la punta di un dito e le ho sentite calde, morbide’

Un ricciolo lasciato volutamente sciolto dall’acconciatura mi ricadeva leggero sulla guancia; l’ho spostato e d’improvviso quella mano non era più la mia, era una mano maschile, profumata, forte e delicatissima insieme’ Lo sognavo così, l’incontro perfetto dopo anni di storie sempre sbagliate’ ‘Povera illusa!’ mi sono schernita davanti al riflesso della mia immagine ‘Goditela per stasera, tanto lo sai come va a finire!’. Già, ma forse poteva essere la volta buona, forse’

Ero emozionata come una ragazzina la sera del ballo di fine anno scolastico.

Si è presentato nella hall dell’albergo con un mazzo di rose rosse talmente grande che tutte le donne nella sala mi hanno guardata con occhi carichi di quell’invidia tipicamente femminile da ‘ma perché a me non succede mai??’ e mi sono sentita quasi svenire quando si è avvicinato per baciarmi sulla guancia e sussurrarmi all’orecchio un ‘Sei bellissima’ che avrebbe fatto sciogliere anche un cubo di marmo.

Aveva organizzato tutto alla perfezione: ristorante chic, cena romantica, ottimo vino rosso, lui assolutamente irresistibile, io che non riuscivo a sostenere il suo sguardo per più di cinque secondi. E non mi staccava mai gli occhi di dosso, vagava senza meta dalle mie mani alla scollatura generosa ma non esagerata del vestito, per poi agganciarsi implacabilmente ai miei occhi.

è stato un lento ma micidiale crescendo di sensazioni fortissime mascherate da gesti futili ed innocui: le nostre mani che si sfioravano, una carezza regalata quasi per errore’e poi il vino che caldo si stava impossessando dei miei sensi, mi regalava quella sicurezza che mai avrei avuto, mi permetteva piano piano di sostenere i suoi sguardi, di fingermi spavalda e di giocare col mio corpo.

Mentre tornavamo in albergo sapevamo entrambi che non saremmo andati a dormire ognuno nella propria stanza. Mi ero ripromessa che non sarebbe più successo, che non avrei più bruciato le tappe rischiando di rovinare sul nascere un bel rapporto…ma era tutto così bello: cercare i semafori rossi per poterci baciare, sentirmi la donna più bella che esisteva sulla faccia della terra, provare quella morsa alla base dello stomaco ogni volta che una sua mano mi sfiorava’.erano secoli che non provavo più sensazioni tanto intense.

Daniele, questo il suo nome, mi ha guidata verso la sua camera tenendomi per mano, mentre io avevo definitivamente deciso che non potevo farmi scappare un’occasione come quella.

Quando la porta si è richiusa alle mie spalle ho avuto un momento di panico, un pensiero in fin dei conti stupido in un momento come quello ma…mi ero ricordata di indossare sotto al vestito il completo in pizzo color prugna o avevo indossato quello in cotone comprato al supermercato la settimana prima? Niente, per quanto mi sforzassi di ricordare i momenti trascorsi nella mia camera a prepararmi non riuscivo a visualizzare gli istanti in cui avevo pensato alla lingerie.

Stavo per catapultarmi in bagno per controllare, ma Daniele mi si è avvicinato con due calici di champagne e un sorriso talmente irresistibile che ho deciso quantomeno di rinviare il mio piano.

Abbiamo parlato ancora seduti sul divano della sua suite, io avevo cominciato a raccontargli dei miei progetti professionali quando lui mi ha interrotta: ‘Shhhhh!’

‘Cosa c’è?’

‘Niente, ascolta…’

E mentre parlava si è avvicinato a me, oramai avevo il suo viso talmente vicino al mio da sentire il calore del suo fiato sulla mia pelle, desideravo quelle labbra ormai quasi su di me come mai mi era capitato prima.

All’inizio mi è sembrato un bacio quasi fraterno, poi mentre mi accarezzava il viso ha cominciato a seguire con la lingua il disegno delle mie labbra…’sei bellissima”.

Avrei voluto che me lo ripetesse miliardi di volte, mai mi ero sentita tanto bene in tutta la mia vita.

Ha baciato ogni angolo del mio viso, ogni volta che arrivava vicino alla mia bocca cominciavo a cercare la sua, ma lui scappava…mi ha portata sull’orlo di una crisi di nervi, avevo bisogno del suo calore, avevo bisogno di sentirmi prendere.

Sono arrivata a implorarlo, gli ho sussurrato un ‘Ti prego…’ che mi è morto tra le labbra strozzato da un’eccitazione fortissima.

Allora ha cominciato a sganciarmi i bottoni che arrivavano fino in fondo al vestito con una lentezza micidiale…maledetto…maledetto…desideravo con tutte le mie forze che con un gesto violento mi strappasse via quella stoffa di dosso e invece lui insisteva in quella tortura senza fine.

Con la coda dell’occhio ho sbirciato verso il mio seno che Daniele stava lentamente scoprendo…pfiuuuu…per fortuna si intravedeva un angoletto di stoffa viola…brava Anna, brava brava brava!

Un bacio di Daniele mi ha distolta immediatamente dai miei stupidi pensieri, il vestito era quasi del tutto aperto e lui stava disegnando con la lingua un sentiero tortuoso che dal mio orecchio scendeva fino all’incavo tra i seni accentuato dal reggiseno leggermente ‘push up’.

Avrei dato qualsiasi cosa per prolungare quegli istanti all’infinito, per poter provare quelle stesse sensazioni ancora per ore ed ore. Che fine aveva fatto l’Anna impacciata? L’Anna che non chiede mai per paura di ‘rovinare tutto’ ed aspetta paziente soltanto che il suo compagno si sollevi con aria soddisfatta dal suo corpo? Non lo sapevo più. Mi sentivo terribilmente calda, eccitata, volevo quell’uomo e godevo delle sue attenzioni.

Il divano cominciava a starci stretto, così ci siamo trasferiti sul letto matrimoniale. Durante il tragitto non abbiamo smesso un attimo di baciarci, di accarezzarci, e intanto ci spogliavamo a vicenda, impazienti di sentire il caldo contatto dei nostri corpi nudi. Ci siamo sdraiati uno di fianco all’altro, le nostre mani a cercare di imprimere a fuoco la mappa del corpo dell’altro nelle nostre teste.

Sentivo il suo sesso pulsare contro il mio ventre, mentre lo baciavo mi sono voltata lentamente e mi sono messa in ginocchio a cavalcioni sopra di lui. Volevo giocare, volevo protrarre il più possibile quella sublime tensione dei sensi che mi stava avvolgendo e mi stava soffocando, mi volevo ubriacare del suo odore, del suo sapore…

Ho cominciato a muovermi lentamente avanti e indietro mentre gli baciavo il collo e il petto, mi masturbavo strusciandomi sul suo sesso oramai durissimo con la perfetta consapevolezza che sarebbe bastato un piccolo movimento in più per accoglierlo dentro di me e godere del suo corpo.

Ormai ero bagnatissima e Daniele non faceva che ‘peggiorare la situazione’ accarezzandomi il seno e stuzzicando i miei capezzoli diventati sensibilissimi ad ogni piccolo movimento.

‘Lo sai com’è il tuo sapore?’

Mi sono bloccata improvvisamente, che diavolo…?

Ho visto che Daniele mi sorrideva, mi sono rilassata, ho sorriso anch’io e piano piano ho cominciato a scendere. Ero un po’ nervosa, non l’avevo mai fatto e non volevo rischiare una magra figura…ma stavolta era diverso, stavolta non era una sensazione di ‘schifo’ quella che provavo all’idea di leccarlo: stavolta era curiosità, era ancora un passo avanti verso un avvicinamento totale, per sentirlo ancora più mio e sentirmi ancora di più la sua donna, almeno per una notte.

Mano a mano che lo baciavo prima sul petto, poi sulla pancia, poi sempre più in basso sentivo farsi sempre più forte un odore che non avevo mai sentito prima, in parte conosciuto, in parte totalmente nuovo: era il suo, era il mio, eravamo noi due insieme…Ti sembrerà assurdo ma in quel momento mi è sembrata la cosa più romantica che esista al mondo!

Ho cominciato ad accarezzargli il sesso…era umido, appiccicoso…e lentamente ho cominciato a baciarlo, a leccarlo…

‘Allora? E’ buono?’

Non ho risposto, non a parole almeno. Stavo scoprendo quella parte del suo corpo con tutti i sensi che avevo a disposizione: lo sentivo duro mentre lo stringevo delicatamente tra le mani, era liscio mentre la lingua lo accarezzava in tutta la sua lunghezza, aveva un odore ed un sapore non proprio buoni ma che mi sembravano il mix più eccitante che avessi mai provato.

Ho scoperto che si fa presto a diventare brava nelle cose che ti piacciono, l’ho sentito gemere, chiamare il mio nome…stavolta era lui a chiedermi di non fermarmi ed io mi sono sentita così vicina a quell’uomo meraviglioso che riuscivo a godere del suo piacere.

Ogni tanto mi fermavo, continuavo a masturbarlo mentre lo baciavo e lo leccavo seguendo i contorni dell’inguine o giocando con la lingua nel suo ombelico…potevo vedere i piccoli spasmi di piacere che lo coglievano all’improvviso, lo sentivo quasi gridare dal piacere…e ho sentito che era giunto il momento.

Mi sono alzata, stavo in ginocchio ai piedi del letto e lo fissavo negli occhi; lui ancora ansante, eccitato, fremente, si è alzato, è sceso dal letto, mi ha fatto cenno di girarmi in modo da voltargli le spalle.

Io ho obbedito, mi sentivo totalmente in balia di quell’uomo che fino a poche ore prima era un perfetto sconosciuto. Me ne stavo così, inginocchiata su un letto estraneo con i gomiti appoggiati sul materasso a sostenere le gambe che quasi tremavano…lo aspettavo, lo volevo, ne avevo quasi paura.

L’ho sentito avvicinarsi lentamente, l’ho sentito forzare con delicatezza per entrare dentro di me, ho sentito un colpo deciso che mi ha quasi stordita…stringevo le lenzuola nei pugni, avevo voglia di piangere e non capivo perché.

Mi cavalcava con foga, stringeva i miei fianchi tanto forte da farmi male, ma è stato il dolore più piacevole che io abbia mai provato…riuscivo a vedere i miei seni scuotersi al ritmo del nostro amore, a volte mi voltavo per osservarlo, per godere del suo viso dalle mille espressioni di piacere.

Non ti so dire se quello che è provato è stato un orgasmo vero e proprio o forse solamente un insieme di ondate di piacere…in fin dei conti io non sono mai riuscita a venire se non a ‘smorzacandela’… quello che so per certo è che quando l’ho sentito aumentare in velocità ed intensità, quando ha stretto ancora di più i miei fianchi con le unghie, quando ho sentito il suo sesso pulsare ritmicamente mentre riempiva la mia pancia del suo orgasmo ho pensato che mai più in vita mia avrei provato niente del genere.

Subito dopo si è piegato su di me e mi ha baciato la schiena seguendo la linea della spina dorsale, raggiungendo dolcemente il mio sedere e mordicchiandolo appena per farmi dispetto; abbiamo riso entrambi, esausti e ansimanti, poi lui è uscito dal mio corpo e mi ha chiesto di alzarmi in piedi.

‘Ma sei matto? Mi colerà…’

‘Ti prego…’

Non ho saputo dirgli di no, forse nemmeno lo volevo.

Mi sono alzata e ho appoggiato le spalle al muro gelato: ‘fa freddo…’

Mi è venuto vicino, mi ha tenuta abbracciata senza dire niente per non so nemmeno io quanto tempo.

Intanto il suo sperma aveva cominciato a colarmi lungo le cosce, l’ho guardato come a chiedergli cosa dovessi fare; Daniele mi ha baciata sulla fronte, è andato in bagno e ne è tornato con una spugna naturale intrisa d’acqua calda. Si è inginocchiato ai miei piedi, mi ha baciata mille e mille volte sulla pancia mentre con quella spugna morbidissima mi lavava le cosce e mi accarezzava appena il sesso ancora gonfio e un po’ dolorante.

L’acqua calda scorreva giù fino ai piedi, ma questa piacevole sensazione è stata ben presto sovrastata da un qualcosa di molto più intenso: i baci di Daniele si erano fatti più languidi, dalla pancia era sceso giù fino al mio monte di venere…io gli accarezzavo i capelli, lo coccolavo, e quando ho sentito la sua lingua intrufolarsi tra le gambe sono quasi rimasta senza fiato. Ho allargato le gambe più che potevo, con dei piccoli movimenti di bacino lo cercavo, gli chiedevo di continuare senza fine.

In un istante i suoi baci, la sua lingua e le sue dita si sono mischiati in un turbinio di sensazioni e di improvvise ondate di piacere; ho raggiunto l’orgasmo con un urlo liberatorio mentre stringevo i suoi capelli tra le dita, per poi accasciarmi a terra esausta e sudata.

Daniele mi ha baciata, mi ha lavata ancora con la sua spugna e mi ha stretta a sé, così, seduti per terra nudi e felici…’

-o-o-o-o-

‘ANNAAAAA! Sono tornato! Sei in casa? Ah…ciao…beh? che cos’è questa novità?? Da quando in qua io torno a casa stanco morto e tu non ti sei neanche degnata di preparare la cena? Maledetto il giorno che ti ho sposata…sei solo buona a spendere i soldi che IO guadagno…NON FAI UN CAZZO qui dentro, aveva ragione mia madre…lei mi aveva avvertito…’

Stefano continuò a bofonchiare mentre si dirigeva verso il bagno e lo scroscio della doccia coprì le sue parole.

Anna si alzò dalla sedia scuotendo la testa, chiuse il quaderno e si diresse verso la cucina, pronta per improvvisare una cena decente all’uomo che aveva sposato ormai 15 anni fa…

Ma si voltò ancora prima di varcare la soglia del soggiorno, tornò a sedere, riprese in mano la penna e riaprì il quaderno:

‘Caro diario…ci avevo quasi creduto anche io…’

Leave a Reply