La stagione stava finendo, tra pochi giorni sarebbero andati via anche gli ultimi villeggianti e loro si sarebbero riappropriati di quel piccolo paradiso.
I bar ed i negozi, che affacciavano sul viale lastricato di fronte al porticciolo, sempre affollati di turisti durante il mese di agosto, ora erano vuoti. I due piccoli alberghi si stavano preparando alla chiusura e la spiaggia, piena di ombrelloni fino a due settimane prima, era occupata da una sparuta pattuglia di ritardatari settembrini.
Angelo e Carmine erano dispiaciuti di tutto ciò, però, tutto sommato, non avrebbero mai sopportato il casino di agosto per dodici mesi l’anno.
Loro erano nati e vivevano lì. La parentesi estiva era un diversivo, eccitante e stimolante,
alla loro vita tranquilla in cui le giornate iniziavano con la lunga trasferta con il bus di linea, fino al comune più grande, dove c’erano anche le scuole superiori, e terminavano pescando sul molo, se il tempo era buono.
Angelo e Carmine avevano sedici anni ed erano amici da sempre.
Ora, in quel tiepido pomeriggio di settembre, stavano passeggiando lungo la spiaggia di ciottoli dietro la punta del faro.
Era un posto poco frequentato, visto che per raggiungerlo era necessario fare parecchia strada a piedi con borsoni, ombrelloni ad ammennicoli vari. Se a questo si aggiungeva la difficoltà di piantare l’ombrellone nei sassi, si capiva perché la gran parte dei villeggianti preferisse il lido sabbioso a fianco al porticciolo.
Ad agosto solo poche decine di coraggiosi si spingevano fin lì, ma ora, a parte le fiorentine, non ci andava nessuno.
Le fiorentine, in realtà, erano di un paese in provincia di Siena, ma per gli indigeni, uno che parlasse toscano era semplicemente fiorentino.
Loro all’inizio avevano provato a precisare, poi, dopo qualche giorno si erano rassegnate ad essere considerate cittadine dell’odiato capoluogo di regione, perché, si sa, i toscani, tra le varie città, non sono mai andati d’accordo.
Le fiorentine erano due donne single capitate per caso all’inizio di agosto, dovevano rimanere solo pochi giorni, ma si erano innamorate del posto ed avevano così deciso di trascorrere lì tutto il mese.
Età intorno ai quarantacinque, capelli castano scuri ed un fisico sportivo, che cominciava appena a manifestare le prime crepe dell’età.
Ai due ragazzi piacevano le fiorentine, erano simpatiche, spigliate, ma gli piacevano anche come donne.
Angelo preferiva quella con gli occhiali, mentre Carmine propendeva per l’altra, più magra e con le tette grandi.
Pensieri di adolescenti, perché le due donne avevano più o meno l’età delle loro mamme, però ‘ non certo l’aspetto.
A Rosa non piacevano e sosteneva che quella senza occhiali avesse le tette rifatte: ‘sono troppo grandi per essere naturali, e poi non starebbero così su, a quell’età.’
Rosa aveva diciassette anni, era la cugina napoletana di Angelo, nel senso che, anche se nata lì, si era trasferita a Napoli con la famiglia da molti anni e tornava tutte le estati in paese.
Rosa era invidiosa della fiorentina, pensava Angelo, perché, nonostante fosse decisamente in carne, aveva le tette piccole.
Un pomeriggio che stavano da soli, Rosa era entrata nella sua stanza e si era sdraiata sul letto, accanto a lui.
‘Angelo. Ho preso troppo sole oggi. Mi brucia tutto. Guarda che ginocchia viola. Dammici qualche bacino, che mi passa.’
Lui e Rosa erano cresciuti insieme, almeno per quanto riguardava l’estate, e tra loro due c’era parecchia confidenza.
Angelo si era messo seduto sul letto ed aveva cominciato a baciarle le ginocchia. Non gli sembravano così scottate.
‘Oh, sì, che bello! Ancora. Anche qui.’
Ora Angelo stava risalendo lentamente lungo le coscione morbide ed abbronzate di sua cugina. Non erano affatto scottate, ma il gioco gli stava piacendo ed avrebbe continuato.
Era un bel pezzo avanti e lei aveva allargato le gambe per permettere alla sua testa di avanzare.
All’improvviso Rosa si era sollevata il vestito di cotone leggero ed aveva preso Angelo per la nuca, tirandolo verso di sé.
La cugina non portava le mutandine ed il ragazzo si trovò davanti alla bocca il suo sesso caldo, bagnato e semi aperto, circondato da una folta pelliccia.
Sapeva di sale e di pesce e pensò che sua cugina forse era una specie di sirena, magari un po’ abbondante, ma pur sempre una sirena.
Ci poggiò le labbra e Rosa emise un gemito profondo, mentre la sua vagina si apriva lentamente.
Cominciò ad esplorarla piano piano con la lingua mentre lo sentiva diventare duro, dentro i pantaloni, e Rosa gemeva e si muoveva.
Ad un certo puntò trovò con la punta della lingua un cosino sporgente.
Sua cugina aveva gridato forte. Per fortuna erano soli in casa.
‘Scusa. Ti ho fatto male?’
‘No, nooo! Continua, lì!’
Lui aveva continuato, con Rosa che si dimenava e gemeva sempre più forte.
Quando lei, alla fine, si era placata ed era rimasta sdraiata sul letto, ansimando, Angelo aveva il viso completamente zuppo e l’uccello così duro che gli faceva male a tenerlo costretto dentro le mutande.
‘Dai, sdraiati un po’. Sei stato bravissimo, ora ti do un premio.’
Quel giorno sua cugina Rosa, gli aveva fatto la più bella sega della sua vita, almeno fino a quel momento.
Avevano preso a farlo spesso, praticamente tutti i giorni, aspettando sempre che la madre di Angelo uscisse.
Ogni volta era meglio, visto che, con il passare dei giorni, avevano imparato a conoscere i loro corpi.
Qualche volta Rosa, dopo la sega, glie lo prendeva in bocca e continuava a succhiarglielo finché lui non veniva una seconda volta.
Angelo un paio di volte aveva provato a chiedere di più, ma lei era stata fermissima:
‘certe cose tra cugini non si fanno, e poi io sono vergine e, per ora, ho intenzione di rimanerci.’
Lui non era convinto di questa faccenda, non riusciva a capire perché poteva farsi fare un pompino da sua cugina mentre le slinguazzava la fica e le sfruguliava quel cosino dal nome strano che non riusciva a ricordare, però non poteva ficcarglielo dentro.
Comunque, alla fine aveva desistito e si era accontentato: anche così era un’estate fantastica.
Chissà, magari con la sua fiorentina?
Stupidi pensieri di adolescente, che ti vengono in mente quando cammini sui ciottoli bagnati, vicino alla riva, in un pomeriggio di settembre, su una spiaggia deserta.
Non del tutto deserta.
Più avanti, le macchie colorate di due asciugamani, testimoniavano la presenza di qualcuno.
Le due fiorentine.
Un rapido ciao e proseguirono oltre.
Si fermarono un po’, alla fine della spiaggia, a giocare con i sassi piatti, a chi gli faceva fare più salti.
Era ora di tornare.
Uno dei due asciugamani era vuoto. La fiorentina di Carmine non c’era, sicuramente era andata a fare il bagno.
L’altra se ne stava con gli occhi chiusi, sdraiata sul bagnasciuga, con le gambe leggermente aperte e in parte a mollo.
Aveva tolto gli occhiali ed abbassato le spalline del reggiseno, per prendere meglio il sole.
Una delle coppe, non trattenuta dalla spallina, era scivolata ed aveva lasciato scoperto un capezzolo. Non erano le belle bocce rotonde dell’altra, ma aveva comunque due tette niente male, meglio di quelle di sua cugina. No, questo a Rosa non l’avrebbe detto.
Poi il suo sguardo si posò in mezzo alle gambe della donna.
La stoffa dello slip, nera e bagnata, aderiva perfettamente all’inguine della donna e, proprio in mezzo, si distingueva nettamente la depressione dello spacco del suo sesso.
Sapeva benissimo cosa c’era lì sotto, dopo tutta la pratica fatta con sua cugina e sentì il suo affare che iniziava a salire, come se fosse stato azionato da un telecomando.
Carmine, il suo amico, la guardò perplesso, mentre si dirigeva verso la donna sdraiata.
Lei apri un attimo gli occhi, quando il ragazzo iniziò a baciarle le gambe, ma li richiuse subito.
Angelo procedeva con cautela, nella sua lenta risalita, temendo che, arrivato al punto cruciale, la donna lo scacciasse.
Vedeva il suo ventre muoversi dietro la spinta del respiro che si faceva più affannoso, mentre la fessura coperta dalla stoffa del costume, sembrava muoversi ed allargarsi.
Quando arrivò a poggiare le labbra sulla stoffa bagnata dello slip, la donna emise un gemito e si sollevò, rimanendo seduta sull’asciugamano.
Ora le sue tette erano completamente libere e la stoffa del pezzo di sopra del costume, pendeva verso il basso.
Lei sorrideva ed Angelo aveva ormai un affare così duro ed eretto, che temette, addirittura, che la punta gli sbucasse fuori dal costume.
Era eccitatissimo ma, allo stesso tempo, non sapeva come continuare.
La fiorentina lo tolse d’impaccio, perché si abbassò lo slip del costume fino alle ginocchia e si sdraiò di nuovo.
Ora sapeva cosa fare.
Il suo odore era più forte di quella di sua cugina e, intorno, era quasi completamente depilata. Cominciò subito ad esplorarla e la donna gli sembrò reagire bene.
Cercava il comecavolosichiama. Era convinto che, se fosse arrivato lì, lei non si sarebbe tirata indietro.
Altro che cosino! Era molto più grande di quello di Rosa e già duro duro. Quando lo toccò la prima volta, con la punta della lingua lei ebbe un sobbalzo così brusco che gli sbatté violentemente la pancia contro il naso.
Continuò, passandoci più volte la punta della lingua intorno.
Lei sembrava sempre più eccitata e lui non ce la faceva più.
Che succede se ora lo tiro fuori dal costume e glie lo metto dentro?
Non è certo mia cugina.
Sembrava quasi avergli letto nel pensiero, perché, dopo avergli scostato la testa, gli aveva infilato le mani nel costume.
Lei, dopo averglielo impugnato saldamente con una mano, cominciò a tirarlo verso di sé.
Angelo non dovette fare altro che assecondare il movimento della donna, finché non lo vide sparire dolcemente in mezzo alle sue cosce.
Vennero praticamente insieme, sotto lo sguardo allibito di Carmine, che osservava la scena a pochi metri di distanza, proprio mentre l’altra usciva dall’acqua, dopo una lunga nuotata.
Le sue grandi tette, tonde e sode, avevano come calamitato lo sguardo dell’altro ragazzo.
Lei si era tolta gli occhialini da nuoto, gli aveva fatto un gran sorriso e, come se a pochi metri, sull’altro telo da spiaggia non ci fosse nessuno, si era sdraiata tranquillamente, con le gambe leggermente divaricate.
La stagione stava finendo e ‘
‘ Carmine si era diretto verso la sua fiorentina.
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…