Si svegliò di colpo, il corpo sudato, nell’aria stagnante e afosa di quella camera sconosciuta, satura del fumo di sigarette. Per un attimo cercò di capire dove fosse, guardandosi intorno, capire chi fosse, perché si trovava lì, la testa le scoppiava: era distesa su un letto, una profonda sensazione d’angoscia le pesava sul petto; pensò per un attimo ad un brutto sogno, ad
un incubo, guardò verso la finestra, le persiane socchiuse lasciavano filtrare la luce giallastra di un lampione. Distrattamente passò le mani sul proprio corpo, accarezzandolo; era completamente nuda, sentiva soltanto
l’umidità attaccaticcia della propria pelle, nessuna presenza intorno, era sola. Si tirò su appoggiandosi alla spalliera, accese una sigaretta, l’ennesima pensò e subito si chiese perché quel pensiero, cosa c’era che le sfuggiva? Cosa cercava di ricordare così faticosamente? Perché quella sigaretta aumentava quella strana sensazione di disagio che si sentiva dentro?
Aspirò a fondo e sputò fuori il fumo, chiudendo gli occhi e cercando di farsi spazio fra i pensieri, ma non ne uscì nulla. Fece un altro tiro e sentì la nausea salirle alla bocca dello stomaco. Buttò la sigaretta nel posacenere stracolmo e si diresse svelta verso la porta che, sperava, fosse quella del bagno.
Affondò le labbra sotto l’acqua e si lavò il viso, liberandosi da quella fastidiosa sensazione e ritrovando un po’ di lucidità. Si guardò allo specchio massaggiandosi le tempie, aveva l’aria sfatta. Si sedette sul bordo della vasca, le braccia piegate sulle cosce e cercò di mettere a fuoco. Ma cosa?
Notò i suoi vestiti ammucchiati sul pavimento, era rientrata vestita. Fra la gonna nera e la camicetta comparvero anche gli slip e il reggiseno, il sollievo che provò un po’ la divertì. Afferrò l’asciugamano appeso alla parete e se lo avvolse intorno al seno, tornò in camera e spalancò la finestra.
Ridando un aspetto più umano alla stanza, avrebbe forse dato una connotazione più umana anche ai propri pensieri. Con una smorfia svuotò il posacenere nel cestino, sotto la scrivania e si sedette sul letto assorta, aspettando i pensieri e aspettando di capire. Accese un’altra sigaretta e si distese, le gambe leggermente divaricate. Era la sua camera d’albergo, erano
le sue dita, le sue labbra, la sua sigaretta.
Lentamente nella sua testa prese forma il volto di un uomo, disteso, vicino
a lei, sfiorò con la mano il posto vuoto accanto, sul letto. Per un attimo le parve di sentirne ancora il calore, stampato indelebilmente sul lenzuolo; con la mente rivide le sue mani forti, le braccia muscolose che le stringevano i seni, il petto villoso dove aveva affondato il viso, l’odore pungente del sudore mescolato al profumo di tabacco; sentì le guance arrossarsi mentre le strofinava contro il suo mento, reso ruvido da un
accenno di barba incolta; assaporò ancora il sapore salato della sua pelle.
Si passò la lingua sulle labbra mentre gustava col pensiero il caldo pulsare della sua eccitazione, il sapore amaro della sua esplosione di piacere; si rivide seduta, cavalcioni sul suo corpo, alzare il viso verso il soffitto, soffocare le urla e piantare le unghie nei suoi fianchi; tornò a fremere al ricordo della sua lingua, guizzante e sinuosa, fra le sue gambe. Osservò il
proprio corpo, come un film riflesso sulle strisce di fumo della stanza, agitarsi al ritmo forte ed insieme dolce dei suoi colpi; la sua pelle prese a formicolare, inconsciamente si portò la mano fra le cosce, in una carezza leggera, ascoltò il rumore dei sospiri uscire dalla sua bocca, un sorriso veloce attraversò il suo volto.
Si girò sul fianco portando le ginocchia al petto e tenendo alto il braccio con la sigaretta. Sesso. Ne aveva riscoperto il sapore, l’odore, l’ intensità. Aveva goduto e aveva fatto godere quell’uomo, sentendosi finalmente femmina come non le capitava da tempo.
L’incontro banale, complice una scollatura provocante. Uno sguardo che le era sembrato accarezzarle il seno e un istinto selvaggio che, fino a quel momento, non pensava le sarebbe potuto appartenere. Uno sguardo rubato, che aveva sentito aderirle alla pelle ed una sensazione intensa e bruciante che
le era salita per tutto il corpo fino al cervello. E allora il desiderio di quell’uomo, di quelle mani sconosciute, di quel corpo e di quella bocca.
Per la prima volta aveva tradito suo marito, per la prima volta non erano state solo fantasie, desideri segreti, mai confidati; per la prima volta
aveva detto si, aveva deciso, aveva scoperto e provato quello che immaginava; per la prima volta, finalmente, si era sentita donna davvero.
Certo per un po’ il disagio, il senso di colpa, sarebbero stati lì, a ricordarle la sua educazione troppo per bene; per un po’ avrebbe abbassato gli occhi incontrando lo sguardo del suo uomo. Ma tutto era e sarebbe cambiato.
Si era riscoperta, riscoprendo il piacere del sesso, il piacere di un uomo.
Mai più si disse, sapendo di mentire. Un nuovo desiderio, sfrenato e selvaggio, era entrato a far parte di lei. Aveva bisogno di sesso, del
piacere, se lo sentiva sotto la pelle; il calore e l’odore di uomo, lo voleva. Voleva urlare ancora, fremendo ai colpi forti di un uomo. Voleva sentirsi prendere da dietro, fra estasi e dolore, voleva sentirsi riempire la bocca di virilità, sentirlo esplodere giù in fondo alla gola.
Ascoltò il suo corpo, la pelle madida di sudore, aprirsi a quel nuovo desiderio. Fece scivolare di nuovo la mano fra le cosce e sentì la peluria fradicia bagnarle i polpastrelli, affondò le dita ancora e chiuse gli occhi aumentando il ritmo.
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…