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Racconti Erotici Etero

Giorno d’estate

By 8 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Era il mese di Agosto, Estrin ed io decidemmo di andare sulla spiaggia come si usa fare nelle calde giornate di estate.
Passai come sempre a casa sua con la mia auto per andarla a prendere e per portarla sulla spiaggia. Vestiva con una specie di foulard sulle
gambe accuratamente legato per formare quella specie di gonna a parè che le lasciava intravedere le gambe. Sopra, una semplice maglietta bianca. Il costume non riuscii a notarlo.
Arrivammo su una spiaggia privata, entrai con la mia macchina per pagare il posteggio e l’affitto dell’ombrellone e portai la roba necesaria fino la spiaggia. Mi spogliai prima io, togliendomi prima la maglia e poi le bermuda, mentre Estrin si stava spalmando la crema protettiva sulla faccia.
Posò la confezione di crema e lo specchio che aveva usato per guardarsi e iniziò a spogliarsi anche lei. Si slacciò il nodo della gonna a parè che aveva e notavo il suo slip del costume bianco ricamato con dei disegni cuciti con del cotone dorato. Sfilandosi la maglietta notai il suo costume particolare. Dallo slip partivano solo due fasce a coprirli il seno, che andavano a legersi dietro con due cordoncini di nylon
alla parte posteriore del costume.

-Non potevi metterti un costume un pò più normale, così gli altri non possono fare a meno di guardarti e così mi rendi geloso.-

-Ti ho detto molte volte che tutti mi devono guardare, ma nessuno mi deve toccare, escluso te! Non ho intenzione di non mantenere la promessa.-

-Scusa, non dovevo.-

-Fa niente. Mi spalmi un pò di crema sulle spalle?-

-Certo-

Si distese sulla sua asciugamano con il volto rivolto verso il suo lato destro e aspettava che io gli spalmassi la crema.
Ne misi un pò sulla mia mano e la passai sulle spalle di Estrin, distesi la crema fino ad un pò più su del suo sedere. Lei era tranquilla.

-Già che ci sei spalmamela anche davanti.- E si girò per favorirmi l’operato.
Misi un altro pò di crema sulle mani e la passai molto delicatamente sul collo di Estrin. Stavo quasi per alzarmi quando mi disse:

-Sul seno non me l’hai messa la crema.-

-Dai, c’è gente che ci guarda.-

-Non stai facendo niente di male. Non fa niente.-
Spalmai la crema su tutto il suo seno creando l’invidia di tutti i ragazzi che mi stavano guardando. Purtroppo non notai l’espressione degli occhi di Estrin perchè aveva gli occhiali da sole.
Ma notavo quel suo sorriso che aveva stampato sul volto, tipica rappresentazione del piacere che provava quando facevamo l’amore.
Prese quel poco di sole che lei gradiva e mi disse:

-Vado a fare un tuffo, torno subito. Il caldo è insopportabile.-
Camminava in modo principesco, anche sulla sabbia. Notavo che tutti si giravano a guardarla, ma lei non gli degnava di uno sguardo. Aveva lo sguardo diretto verso il mare.
Dopo un pò mi distrassi un attimo per raccogliere i giornale nella borsa quando notai lei che stava uscendo dal mare. Il suo costume era diventato molto aderente e riproduceva fedelmente la forma del suo seno, stampandone
i capezzoli e rendendone visibile ciò che comunemente viene chiamato “Il bottoncino” del capezzolo. Era una Venere fiera, camminava con il suo busto eretto e il suo seno danzava ad ogni suo passo. Venne verso di me e mi si distese accanto, portando le sue sue braccia attorno al mio collo.
Con il suo costume mi inumidiva tutto ciò che toccava e questo mi portò un leggero piacere.
Mi baciò sulla bocca.

-La salsedine sulle tue labbra mi eccita.-
Mi avvicinai al suo orecchio e le dissi:Bella sirena che esci dal mare, fatti guardare fatti guardare.
Lei, di conseguenza, si avvicinò al mio orecchio e mi disse:-Bel mio geraneo che sei sullo scoglio, voglio te solo, te solo voglio.-
Ci alzammo ed andammo a farci il bagno, insieme.
Purtroppo rimanemmo in acqua fin quando ce ne andammo.Risistemammo tutto e ci dirigemmo verso la macchina. In macchina faceva molto caldo e dovetti accendere l’aria condizionata. Arrivammo a casa di lei.

-Estrin, posso fare una doccia?-

-Certo che puoi, che domande!-

Entrammo a casa sua e mi diressi verso il bagno, miscelai l’acqua e quando divenne della temperatura a me congeniale mi misi sotto il getto d’acqua. Senza accorgermene sulla spiaggia mi scottai sulle spalle e l’acqua, più fredda che calda, che mi scendeva per le spalle mi dava dolore.
Venne Estrin. Mi vide un pò strano:
-Cos’hai? Ti vedo strano.-

-Niente Estrin, niente.-
E mi sollevai, facendo in modo che il getto d’acqua si diresse sul petto.

-Posso fare la doccia con te?-
Non dissi niente, mi girai, la presi per mano e la sistemai come volevo io. Slegai i cordoncini di nylon che reggevano le fasce sul suo petto e le sfilai anche lo slip bianco. Presi del bagnoschiuma e lo misi sulle mie mani, strofinai per farne uscire della schiuma e lo passai sul seno di Estrin. Iniziò a gemere di piacere e mi mise la mano dietro il collo e mi massaggiò.
Con la mano scivolavo sui suoi fianchi e le toccai la vulva. Era bagnata, ma solo di acqua semplice, dato che era troppo fredda per essere bagnata dei suoi umori. Si girò e girò anche me, prese del sapone e lo mise sulle mie spalle e senza volerlo strofinò abbastanza fortemente.
Lo spasmo di dolore mi fece irrigidire le spalle, accompagnato da un lamento.

-Tesoro mio, ma tu hai le spalle scottate! Ecco cosa avevi di strano.-

Mi infilò le spalle sotto il getto d’acqua, che questa volta mi diede sollievo.Dopo un pò uscimmo e ci asciugammo entrambi.
Infilai solo uno slip.
-Distenditi con le spalle verso l’altro.- E mi invitò a distendermi sul letto.
Feci quello che mi disse. Lei anche aveva solo lo slip e si distese sopra di me. Mi accarezzava le spalle ed io alternavo il dolore a quel piccolo piacere stimolato dal tocco delle sue mani.
Ad un tratto sentii che lei si piegò su di me, a tal punto che il suo seno libero toccò la parte inferiore a quella scottata. Non capivo quello che stava facendo, ma era questione di poco. La sua lingua mi toccò la parte scottata. Ciò mi fece sobbalzare dal letto per il piacere.
Infilò le mani sotto il mio corpo e mi toccò i pettorali tenendo le dita leggermente contratte in modo da pronunciale le sue unghie.

-Alzati un attimo.- Mi disse lei.

Lei si scansò per favorirmi ed io mi alzai. Lei si distese sul letto con le spalle poggiate sulle coperte.

-Adesso distenditi sopra di me.-
Feci come lei mi disse. E poggiai la mia bocca sul suo collo, so che le piacevano le stimolazioni orali. Lei contemporaneamente mise i palmi delle mani sulle mie spalle e distendeva i suoi massaggi fino a poco sopra il sedere. Io, per non farla sentire annoiata, misi la mia mano sui suoi fianchi e massaggiai anche io. Ogni tanto raccoglieva le sue mani, prima l’una e poi l’altra e le portava alla bocca, le inumidiva con la sua saliva e le riportava sulle spalle per massaggiarmi.
Eravamo entrambi con le gambe strette, ma lei agilmente le aprì per farmi sprofondare con il mio basso ventre sul suo.

-Estrin, adesso stai ferma. Non muoverti.-

Aiutato dalle mani che poggiavo sul letto per darmi la spinta, coprii di baci il corpo di Estrin.
Nello scivolare le sue mani si staccarono dalle spalle raggiungendo la mia testa e carezzandole i capelli; il suo massaggio su tutto il mio busto era compensato dalla divaricazione delle gambe, nel senso che io scivolando, strofinavo le mie estremità, e di conseguenza anche le mie spalle, contro il suo interno coscia. Non
so chi provasse più piacere, se lei o io.
Raggiunsi la vulva di Estrin. Non le tolsi gli slip, almeno non per ora. Tirai fuori la mia lingua e cominciai a leccare l’interno delle sue gambe fresce come delle rose. Le sue mani sulla mia testa si strinsero. Apprezzava quel rito. Adesso però cominciai a leccarle il monte di Venere, senza muovere assolutamente gli slip. La mia stimolazione orale e lo strofinio del tessuto degli slip contro le sue pareti interne, provocarono piacere ad Estrin. Mi staccai per respirare e ripresi il mio rapporto orale. Andai a
riappoggiare la lingua e notai che il suo slip era bagnato dei suoi umori. Con le mie labbra succhiai i suoi slip per ingoiare i suoi umori ma non ero soddisfatto. Tolsi gli slip ad Estrin e succhiai dalla sua vulva umida, provocai un ulteriore piacere ad Estrin a tal punto che la sua vagina produsse altre gocce, che succhiai anche queste con passione.

Con quel poco di forze che si ritrovava mi disse:

-Vieni su, adesso tocca a me stimolarti, ho sete, voglio bere.-

Mi alzai e mi misi in ginocchio e camminai goffamente verso il suo viso. Lei aveva la testa distesa sul cuscino.
Appena arricai alzò la testa per succhiarmelo.

-Appoggia le braccia sull’inferriata del letto e lascia il resto a me.-
Feci quello che mi venne detto. Inclinò la testa in modo che la parte sinistra del volto fosse verso l’altro. Leccò il mio membro con tutti gli slip. Non voleva portarmi al piacere, ma solo creare l’ambiente favorevole al mio pene. Con la sua lingua succosa della sua saliva mi stava inumidendo gli slip quando prontamente me li levò con le sue mani e li sfilò dalle mie gambe con il mio ausilio, dopo di che emise un forte respiro dalla bocca che mi investi il mio pene e lo ingoiò fino a toccare la sua gola con il mio
glande, aveva poggiato le mani sulle mie gambe all’altezza del ventre; mi accarezzava il pene con la lingua come mi accarezzava le gambe con le mani. I due movimenti erano asincroni.
Il suo interno della bocca era molto caldo e ciò creava condizioni ottimali per il mio glande. Il tepore della sua bocca mi aumentarono il piacere. Ebbi come sempre un’abbondante eiaculazione. Riuscivo a sentire Estrin che ingoiava il mio sperma vogliosa e assetata del mio piacere. Respirava forte e mentre io non riuscivo a dire nulla lei mi investiva con i suoi gemiti di piacere e forti contrazioni della sua stessa bocca. Immaginavo la vagina. Mi sfilai dalla sua bocca strofinando il glande sul suo labbro superiore. Adesso mi diressi contro la sua vagina e affondai il mio pene nelle sue cavità interne senza problemi. I miei muscoli delle gambe, ormai contratti e scolpiti, si muovevano riproducendo fedelmente i miei colpi su Estrin. Lei mi mise le sue mani sul mio bacino e accompagnava le mie spinte con la forza delle sue braccia. Interruppi un attimo il rito per evitare che raggiungesse l’orgasmo subito e poi ripresi ancora più violentemente. Quelle poche volte che ne avevo la possibilità
la volevo far sentire la mia donna.

-Estrin aspetta un attimo.-
Mi distesi toccando con le spalle sulla stoffa caldissima delle coperte.

-Così finirai per farti male sulle spalle!-

-Estrin, non ti preoccupare.-

Si inginocchiò sul mio ventre ed infilò la sua vulva sul mio pene. Si mosse lei, io non potevo per la scomodità della posizione. I suoi colpi mi facevano strusciare sulla coperta e il leggero dolore che provavo sulle spalle si trasformava in forte eccitazione. Lei lo notava dal mio volto. Spinse ancora più forte. Arrivammo all’orgasmo entrambi e io mi rigirai e mi distesi su di lei, la baciavo mentre gemeva per prolungarle l’orgasmo più a lungo possibile. Lei non faceva altro che manifestare il suo orgasmo accarezzandomi le spalle.

Mettendo la mano sul viso di Estrin le dissi:

-Estrin, è in momento come questi che mi sento fiero di essere uomo.-

Lei non mi rispose. Spostò la mia mano di poco e prese il mio indice nella sua bocca succhiandolo e spostandolo sul suo seno.

-Io, in momenti come questo, non solo mi sento fiera di essere donna, ma mi sento fiera di essere la tua donna.

E così dicendo mi dimostrava il suo amore coccolando le mie spalle.

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