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Gli amici a questo servono

By 7 Giugno 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Anna e Marco, come tutti i venerdì, erano al centro commerciale per far la spesa. Era quasi un rito, ormai, cui Marco non voleva sottrarsi. Era fin troppo comodo fare la spesa settimanale al venerdì sera, di modo che al sabato poteva rimanere a letto fino a tardi senza problemi. Fare la spesa al centro commerciale, poi gli piaceva molto, perché si divertiva ad osservare i comportamenti dei maschi in presenza di sua moglie. Anna è una donna che non passa inosservata. È molto bella e molto appariscente anche perché le piace vestire con gusto ma anche con ampie concessioni al nude look: gonne corte insieme a calze autoreggenti e perizoma, ampie scollature e reggiseno a balconcino facevano la gioia dei maschi di tutte le età, di tutte le condizioni sociali, soli o in compagnia.  

Si era accorto di questa qualità di Anna, qualche anno prima, al mare. Anna, come tutte le donne amava mettersi al sole come una lucertola per rimanerci ore ed ore e come le più belle donne amava prendere il sole in topless. Le tette si sollevavano e si abbassavano per effetto dei suoi ampi respiri e sembrava che vivessero di vita propria. Non si poteva, passandole vicino, non buttare uno sguardo d’ammirazione.  Mentre Anna si era addormentata sul lettino, lasciando libera la vista su uno spettacolo mozzafiato, Marco era andato a sedersi ad un tavolino del bar, un po’ defilato dalla folla, perché voleva leggere in pace il suo giornale.  Il tavolino era disposto accostato ad una siepe e, ad un certo punto, le voci concitate di un gruppo di ragazzi di undici dodici anni, avevano finito per attirare la sua attenzione. I ragazzi erano eccitatissimi e si raccontavano l’un l’altro, ciò che avevano visto. Quei ragazzi raccontavano un tripudio di emozioni e di visioni celestiali per poi dar sfogo ai propositi più fantasiosi su come sistemare l’oggetto della loro eccitazione. Ci volle un po’ perché Marco capisse che i ragazzi erano eccitatissimi perché da giorni avevano notato le pose disinvolte di sua moglie Anna e, senza accorgersi della sa presenza, fantasticavano su come e cosa le avrebbero fatto se solo avessero potuto, finché uno dei ragazzi non estrasse dal costume il suo cazzo in erezione gigantesca dicendo agli altri che ora se lo sarebbe menato fino a inondarli di sperma. Bastò poco perché tutto il gruppo, sistematosi in cerchio e con il volto rivolto verso il centro, seguisse l’esempio e tutti insieme si masturbarono con gran godimento.  Fecero a gara a chi avrebbe eiaculato prima e in quantità maggiori. Marco non seppe mai chi aveva vinto, ma si divertì moltissimo ad ascoltare i rumori e le grida dei ragazzi mentre si masturbvano

Questa storia, che dapprima aveva fatto sorridere Marco, dopo gli si infilò come un tarlo nella testa. Marco la elaborò a modo suo, immaginando come i ragazzi avessero concluso con abbondanti eiaculazioni sulla sabbia.  L’idea dei ragazzi eccitati dalle grazie di sua moglie, che si masturbavano allegramente e presi da cocente passione, lo eccitava. Aveva perfino immaginato sua moglie al centro del cerchio dei ragazzi che si masturbavano e riempivano di sperma la sua Anna che aveva con il viso del tutto simile a quello che aveva visto una volta, da ragazzo, sulle immagini di Santa Maria Goretti.  

Questa scena, Marco continuò a immaginarla altre volte ed ogni volta arricchendola di particolari, ma sapeva bene che si trattava di una pura fantasia, buona solo per fargli raggiungere l’erezione e permettergli l’eiaculazione solitaria che ancora gli capitava: Anna non desiderava essere messa al centro di una banda di segaioli per essere ricoperta di sperma e nemmeno lui, in fondo, lo avrebbe desiderato nella realtà.    

Tuttavia andare in un centro commerciale con Anna, quando indossava le sue gonne micron, gli procurava un certo piacere e spesso si attardava rispetto a lei, per meglio osservare un gruppo di giovani che si davano di gomito, o un vecchietto che si chinava fingendo di raccoglier qualcosa per meglio osservare le mutande di Anna, o il gruppo di uomini di mezza età che, al suo passaggio, cominciava la litania delle cose che le avrebbero fatto.  

Quel pomeriggio, però, mentre gironzolavano per il centro commerciale, ricevette una telefonata dal suo amico Andrea, che gli interruppe lo spettacolo. Andrea era un suo amico fraterno con il quale avevano condiviso molta della loro adolescenza e poi le loro strade si erano separate, ma si erano riunite, da qualche anno, quando le loro mogli si erano trovate simpatiche e avevano cominciato a frequentarsi. La telefonata di Andrea, interrompeva il suo gioco, ma Marco intuì, dalla voce di Andrea, che qualcosa era successo di molto grave. Ed infatti era successo che la moglie di Andrea era andata via di casa, sbattendo la porta,  e lasciando Andrea in un dolore infinito. Andrea chiedeva aiuto e Marco aveva cercato di calmarlo, ma senza successo e finì col promettergli che sarebbe andato a casa sua per sostenerlo un po’. Marco raccontò la telefonata ad Anna che ne fu parecchio contrariata.  

“ Ma figurati! – disse lei – se Michela fosse fuggita con un altro me ne avrebbe parlato. Michela ed io ci diciamo tutto e di tutto. Avranno litigato un po’ e lei, esausta, sarà uscita sbattendo la porta. “  

Ma la spiegazione non convinse Marco che volle andare, tra le proteste di Anna, immediatamente da Andrea.  

Terminarono la spesa e si diressero immediatamente a casa di Andrea, dove vi giunsero nel tardo pomeriggio. Andrea era davvero disperato, si lamentava e poi piangeva e poi, di nuovo, un lamento. Insomma uno strazio che toccava la sensibilità dei due coniugi. Gli prepararono litri di camomilla e cercarono di calmarlo in tutti i modi. Sembrava un uomo distrutto.  

Andrea cominciò a calmarsi quando, sul divano di fronte alla finestra ed ad uno struggente tramonto, si sedette affianco a lui Anna che, come una mamma, gli prese la testa tra le braccia e, accarezzandogli i capelli, cercava di calmarlo. Marco sera seduto di fronte a loro, sulla poltrona e seguiva, in silenzio, le operazioni di Anna. Anna aveva appoggiato la fronte sulla fronte di Andrea mentre gli sussurrava parole amorevoli per minimizzare il danno subito. In quella atmosfera rarefatta, non avendo proprio nulla da fare marco si addormentò.  

Di questo si accorse Andrea e, forse, anche Anna.  

“Andiamo! Devi stare tranquillo, vedrai che si sistemerà tutto. Michela fra un po’ rientra a casa e, pentita, ti chiederà scusa” gli diceva Anna  

“E se non rientra? “ replicava piagnucolando Andrea  

“Rientrerà domattina, vedrai. Michela probabilmente e a torto, deve essere molto arrabbiata e stasera sarà andata a dormire da sua madre, ma domani, pentita, sarà di nuovo qui!” incalzava Anna  

“Ed io come faccio senza di lei?”  

“Siamo qui Marco ed io! Di cosa hai paura! Non ti lasciamo mica solo. E poi, più tardi, vedrai, torna Michela”  

Andrea sembrò calmarsi, poi avvicinò le sue guance a quelle di Anna ed infine, facendo finta di nulla, pose le sue labbra su quelle di Anna.  

Anna, che non voleva urtare la sensibilità di Andrea, non reagì e rimase immobile. Dopo qualche minuto Andrea, rassicurato dalla mancata protesta di Anna, senza staccare le labbra, piegò la testa e premendo sulle labbra di Anna gli infilò la lingua in bocca in un bacio di passione. Marco dormiva e sebbene quella lingua le avesse dato davvero fastidio, Anna non disse nulla, ma si limitò a staccare le labbra.  

“Ho bisogno di te – disse Andrea – ho bisogno che tu ti prenda cura di me come una mamma.  Sei così dolce e così buona. Prenditi cura di me”  

Anna rise. “Certo che mi prenderò cura di te. Anzi Marco ed io ci prenderemo cura di te”  

“No. Tu sola “ protestò Andrea  

“Va bene, come vuoi tu. L’importante che tu non ci pensi più”  

Andrea appoggiò di nuovo le labbra sulla bocca di Anna. E questa volta Anna rispose al bacio. Ma se ne pentì immediatamente e disse: “Ma cosa mi fai fare! Monellaccio! Smettila. Sono la moglie del tuo miglior amico”  

“Avevi detto che ti saresti preso cura di me” protestò Andrea  

“Come una mamma, ti avevo detto. Come una mamma!” rispose immediatamente Anna  

“E, allora, dammi la tettina, voglio ciucciare” ordinò Andrea che ormai era certo che Marco dormisse.  

“Non fare lo sciocco” replicò Anna. Ma Andrea era determinato e non ci fu niente da fare. Mise la mano dentro la scollatura del top e, approfittando del fatto che Anna non aveva reggiseno, prese una tetta nella mano e la porto fuori dal top prima che Anna riuscisse ad opporsi.  

“Andiamo Andrea, non fare il bambino. Mi fai male, lasciami stare, rimettila dentro” si lamentò Anna  

“Hai detto che mi avresti curato come una mamma. Che male c’è se succhio un po’ la tetta. Mi riporterà a quando ero bambino, tra le braccia della mamma e mi sembrerà di essere tornato nel nido”  

Anna non aveva voglia di polemiche e poi che male poteva fare se gi avesse lasciato succhiare la tetta? L’unico che avrebbe potuto dire qualcosa dormiva della grossa.  

Andrea prese il capezzolo in bocca con delicatezza, mentre con la mano toccava il bel seno grande e duro e lo palpava e lo stringeva. Dopo un po’ volle succhiare anche l’altra tetta.  Anna cercò di  resistere un po’, ma poi cedette.  

Senza smettere di succhiare, Andrea smise di stringere il seno e lasciò cadere la mano sulle gambe di Anna. Dapprima vicino alle ginocchia, poi all’interno delle gambe, la mano saliva su verso il tesoro. Finchè Anna lo apostrofò: “Andrea smettila! Togli quella mano dalle mie gambe. Sei un bambino cattivo. Ti ho dato il dito e ti prendi la mano”  

Ma Andrea non se ne ebbe ad intendere. Anzi. Continuò il suo percorso verso la figa. E Anna intervenne ancora: “Andrea ti ho detto di smetterla! Togli subito quella mano, altrimenti mi arrabbio e tipianto qui.”  

Ma Andrea non smetteva ed era, ormai, arrivato sotto la gonna. Quando Anna si lamentò ancora, lui replicò: “Ma cosa faccio di male. Sto cercando di calmarmi” e guadagnò ancora qualche centimetro.  Anna da parte sua, temeva di svegliare suo marito che si sarebbe certamente arrabbiato ocn Andrea e si sarebbe rotta l’amicizia.

Quando cominciò ad armeggiare con il perizoma per entrare nel la figa, Anna si arrabbiò: “Ma insomma, basta, Andrea. Dove vuoi arrivare? Togli immediatamente la mano” Profferì queste parole senza alterarsi, senza alzare la voce, sicchè Andrea ebbe l’impressione che non fosse proprio arrabbiata. E quando lei protestò ancora, Andrea rispose serafico: “ma cosa facciamo di male. Marco dorme della grossa, tu mi stai facendo da mammina ed io mi calmo sempre più”  

“Alla mamma non si mettono le mani sulle mutande per cercare di toglierle!” rispose secca Anna  

“Ma smettila, Anna – passò all’attacco Andrea – ti ho baciato prima e ti è anche piaciuto. Non fare la verginella”  

“Ma quale verginella! Semplicemente non sta bene che tu abbia le mani lì. E poi … finirai con il rompermi le mutande!”  

“E, allora, se non vuoi che le rompa, toglile da sola.” Fu abile Andrea a spostare l’attenzione dalla mano sulla figa, alle mutande che si potevano rompere.     

Anna rispose: “Va bene, le tolgo io, ma tu mi devi promettere che non mi toccherai la passerina”  

 “Va bene – rispose Andrea – te lo prometto”  

Anna si alzò in piedi e con entrambe le mani alzò la gonna, afferrò i lembi del perizoma e lo abbasso, come quando doveva fare pipì, fino a metà coscia. Poi si risedette.  

A quel punto si svegliò Marco, che un po’ stonato dal sonno, faticò a capire cosa stesse succedendo anche perché, divenuto buio fuori e non avendo nessuno acceso la luce, la stanza era completamente al buio. Né Anna ed Andrea si accorsero del risveglio

Andrea infilò di nuovo la mano tra le cosce e non riuscendo a far scorrere la mano disse: “Non così strette. Apri un po’ le gambe, Anna.”  

Anna le aprì e Marco si svegliò del tutto: Cosa stava succedendo? Sembrava un brutto sogno. Anna non voleva che Andrea le infilasse la mano sulla figa e per impedirglielo abbassa il perizoma. Era inutile cercare di capire cosa stesse succedendo e continuò a fingere di dormire.    

Andrea avanzò, lentamente ma inesorabilmente, con la mano lungo le cosce di Anna fino a che non arrivò al bersaglio.   

“Sei un lago! Ne ero certo. Ero certo che lo desiderassi” disse Andrea mentre cominciava a titillare il clitoride.  

“E tu? – rispose Anna – non lo desideravi anche tu? Non sei super eccitato anche tu?”  

“No ! Io non sono eccitato nonostante avere la mano tra le gambe di un bel figone come te non sia proprio come bere una camomilla. Puoi controllare tu stessa!” la sfidò Andrea, mentre Anna aveva cercato la posizione migliore per permettere a due dita di Andrea di entrare in vagina.  

“Vediamo se è vero che non sei eccitato” Prese la palla al balzo Anna e appoggio la mano sulla patta di Marco cercando il rilievo del suo cazzo che, si aspettava, fosse invece bello duro. In effetti, Andrea aveva l’uccello in tiro e risaltava sotto i pantaloni piuttosto chiaramente. Anna non ebbe difficoltà nell’individuarlo e afferrò il cazzo di Andrea insieme con i pantaloni e le mutande e lo strinse in mano trionfante.    

Marco continuava a far finta di dormire, ma si accorse di avere una erezione superlativa; decise di non intervenire e lasciare che le cose facessero il suo corso.  

“Eccolo! L’ho preso! Altro che, se sei eccitato” Disse soddisfatta Anna  

“No! Non hai afferrato il mio cazzo. È la mia gamba! Metti la mano dentro i pantaloni, sotto le mutande e solo allora ti accorgerai che non sono affatto eccitato”  

Anna cominciava ad ansimare di piacere, cominciava ad avere quei mancamenti di respiro per gli spasmi di piacere, ma accettò la sfida e disse: “Ah non è il tuo uccello! – disse un po’ delusa Anna, delusa per non averlo trovato – Va bene, allora, tiralo fuori tu, in modo che io possa controllare se è vero che non sei eccitato”  

Andrea non si fece pregare, mentre con una mano masturbava Anna e sentiva il suo respiro affannato godere sempre più e sempre meno velatamente, con l’altra sbottonò i pantaloni e tirò fuori all’aria aperta il suo cazzo in tiro.  

“Eccolo! Vedi, è flaccido – disse Andrea mentendo – Ci vuol ben altro per farmi eccitare”  

Anna che stava per avere un orgasmo, senza nemmeno aprire gli occhi afferrò con la mano l’uccello di Andrea e sentì il cuore salirle in gola. Era un super cazzo!   

“Ohhh – esclamò sorpresa Anna – è stupendo! Hai il coraggio di dire che non sei eccitato? – e strinse in mano quel ben di Dio, per evitare che le scappasse, per evitare di perderlo – lo voglio! Dammelo!”  

“No, non sono ancora eccitato – mentì Andrea – lo avrai quando sarò molto eccitato, quando me lo farai diventare molto duro “  

Anna teneva la mano ben salda sul cazzo di Andrea, lo stringeva come si stringe la maniglia di qualcosa che ti permette di non cadere nel vuoto, mentre questi continuava a masturbarla e fu come una specie di tsunami che la colse improvvisamente ed intensamente con uno dei più furiosi orgasmi della sua vita. Anche Marco ne fu estasiato. Non aveva mai sentito Anna in quelle condizioni. Ansimava, balbettava, gridava mentre soffocava la voce per non svegliare Marco, sembrando in questo una locomotiva a vapore lanciata a tutta velocità. Poi non appena riprese un po’ di respiro, Andrea le disse: “Adesso fammi eccitare, prendilo in bocca, fammi sentire la tua bella boccuccia intorno al mio cazzone, fammi sentire la tua lingua sulla mia cappella che, non appena sarà pronto, lo mettiamo in forno”  

Anna, un po’ intontita al solo pensiero di quel membro enorme dentro di se si sentì sciogliere e, senza curarsi di Marco se dormisse ancora o se si fosse svegliato a causa delle sue grida soffocate, rispose a tono ad Andrea: “Si, Andrea, è un cazzo enorme e bellissimo …….. e lo voglio dentro di me, tutto per me” e si lanciò con la bocca spalancata, su quel dono di dio.   

Si stupì, Marco, con quanta naturalezza Anna si era lasciata convincere. Non era mai stata una appassionata di sesso orale e le sue rare performance erano state sempre molto deludenti. Ma quella volta Anna si impegnò molto a giudicare dal grado di soddisfazione di Andrea che ad un certo punto le disse:   

“Ora basta! Non voglio eiaculare nella tua bella boccuccia, non prima di averti fatto sentire il potere devastante che avrò dentro di te. Sei stata molto brava con la bocca, sai? È stato marco ad insegnarti?”  

“Oh, no – rispose Anna – non è stato lui. A Marco non piace il sesso orale e vista la situazione di grande complicità tra di noi, a te posso dirlo. È un mio collega di lavoro il mio maestro”  

Ecco! L’aveva detto. In poche ore aveva potuto assistere a sua moglie che si faceva scopare dal suo amico fraterno con grande soddisfazione di entrambi ed aveva saputo che sua moglie aveva un collega che le insegnava il sesso orale. Un vero colpo basso. Ma il suo stato di eccitazione, invece di crollare, aumentò e sentì imperiosa la necessità di masturbarsi. Dovette frenarsi parecchio.  

Andrea fece appoggiare Anna sulla spalliera del divano, in posizione pecorina. Le alzò la gonna, le spostò il perizoma in modo da lasciare libero il passaggio e si mise dietro di lei con l’uccello in tiro, senza nemmeno abbassarsi i pantaloni. Anna ansimava ed anelava la penetrazione quando un pensiero le occupò la mente e disse: “No! non possiamo”   

“Perché, perché non possiamo?” chiese Andrea.   

“Perché è il mio periodo fertile e se ci affidiamo al coito interrotto, la paura di rimanere in cinta mi bloccherebbe l’orgasmo. Se non hai un preservativo, dobbiamo rimandare”  

“Che problema è questo? Non ho preservativi, ma se non posso avere la tua figa, vuol dire che mi prenderò il tuo culo”  

Marco si sentì morire di nuovo, Anna era analmente vergine e temeva che non avrebbe lasciato campo libero ad Andrea. Vedeva sfumare lo spettacolo. Ma nemmeno Anna voleva perdere l’occasione e disse: “Sarai il primo, lo sai?”   

Andrea non si curò di risponderle, ma avvicinò la mano alla bocca e la riempì di saliva che poi sparse abilmente sul buco del culo di Anna. Era il suo modo  di fare. Prendeva ciò che voleva e non chiedeva nemmeno permesso.    

Anna sentì la saliva che le inumidiva il suo buco del culo e le scappò un gemito di piacere e poi, quando Andrea ebbe sistemato il cazzo sul buco ed ebbe spinto entrando con un sol colpo, si lasciò sfuggire un gridolino di dolore. Ormai non si curava più di Marco e del pericolo che si svegliasse. Voleva la sua parte di piacere a qualsiasi costo.   

“Oh, mio Dio – esclamò Anna non appena, dopo il grido di dolore, ebbe recuperato la sua calma –  è meraviglioso!  Ti prego non smettere, sfondami il culo. “  

“Ti ha insegnato anche questo il tuo collega?” domandò Andrea mentre pompava forte. Marco si sentì morire temendo il peggio.  

“No, questo lo sto imparando da te e, ti prego, fottimi fino in fondo, non ti fermare, non aver timori, voglio che mi sfondi il culo”  

“Ogni tuo desiderio è un ordine, per me”   

Andrea, in effetti, ce la stava mettendo tutta ed ora Anna non era più la sola a somigliare ad una locomotiva a vapore, ma le locomotive erano due. Marco considerò che se si fosse masturbato non se ne sarebbe accorto nessuno e senza perder tempo cominciò a sperticare il suo arnese ora lentamente, ora più veloce, scoperchiando una cappella lucida e turgida.  

Anna fu la prima ad avere un orgasmo, poi ne ebbe anche un altro, poi Marco eiaculò sul tappeto ed infine tra ululati di piacere anche Andrea finì con il riempire il culo di Anna.     

Passarono alcuni minuti di silenzio. Tutti e tre stavano riprendendo fiato. Poi Anna disse: “Presto andiamo a lavarci, prima che si svegli Marco”  

Quando tornarono, Marco si fece trovare nella stessa identica posizione con gli occhi ben chiusi. Sentì Anna che diceva: “Allora siamo d’accordo, domani prendo una mezza giornata di permesso e vengo qui da te così decidiamo insieme cosa dire a Marco”  

“Si. Ti aspetto domani per parlare di Marco e per darti un’altra bella ripassata!”  

Anna, scuotendo la camicia di Marco, disse rivolta a suo marito:” Marco, Marco, sveglia. Ti sei fatto una bella dormita, ma ora Andrea sta molto meglio, possiamo andare a casa” 

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