I
In una tranquilla giornata di luglio il capitano stava parlando con un collega’ accanto al distributore del caffè, durante una pausa in ufficio. Improvvisamente la vide: affannata ma sorridente, tra due valigioni dal peso non indifferente, impeccabile nella sua divisa bianca. Una bella mora dai capelli ricci, raccolti in uno chignon, occhi grandi castani, labbra carnose e dalle notevoli curve malcelate dall’uniforme.
‘Buongiorno comandante, sono Morena xxxxxx, potrebbe indicarmi dove sono gli alloggi delle marinaie?’. Lui ricambiò il sorriso e le diede le informazioni richieste, augurandole una buona permanenza nella sede di destinazione.
Il capitano era un marpione, puntava sistematicamente le nuove arrivate e cercava di capire da un gesto o da una movenza se ‘la preda’ era facile ed accondiscendente piuttosto che ostica e piena di alterigia.
Morena era un bel bocconcino ed il capitano ebbe la sensazione che sarebbe stata una conquista irta di ostacoli ma piena di soddisfazioni. Se le era piaciuta in divisa, indumento che solitamente non rendeva giustizia ad una donna, chissà che sensazioni gli avrebbe suscitato ammirarla in abiti borghesi.
La sera stessa, dal momento che il capitano era di guardia, si fermò a mensa per la cena e rivide Morena, jeans, maglietta nera attillata e capelli sciolti. Il solito sorriso accattivante che le illuminava gli occhi grandi stregò il capitano, che ebbe un’erezione non indifferente di fronte a quella donna che prometteva follie già con un semplice sguardo.
Si misero a parlare, lui gli chiese cosa avrebbe fatto quella sera, e lei lo raggelò immediatamente rispondendogli che sarebbe uscita con il suo ‘ragazzo’. Un rappresentante di commercio quarantenne sposato che aveva cambiato zona di lavoro pur di seguirla nella sua nuova destinazione.
La presenza di un ‘titolare’ rendeva tutto più complicato, ma il fatto che una donna di 24 anni preferisse gli uomini quarantenni era tutto a vantaggio del capitano, che cominciò inevitabilmente a fantasticare su quanto dovesse essere esperta Morena’ a letto.
Nei giorni a venire i due entrarono molto in confidenza, grazie anche ai ‘giri’ di sangria serale che si svolgevano in caserma, nonostante l’esplicito divieto di consumare alcoolici per il personale di guardia. Morena era una vera esperta nella preparazione della sangria, ed il capitano era un buon bevitore. Il capitano e Morena parlavano molto, e lui non poteva fare a meno di fissare la sua scollatura vertiginosa, una quinta abbondante di seno che dava adito a fantasie di vario tipo. Più volte lei si accorgeva degli sguardi interessati del capitano e giocava a farsi corteggiare ma senza offrire apparentemente una breccia. Gli raccontò che era stata con diversi ragazzi e che preferiva gli uomini più grandi di lei, che le sarebbe piaciuto fare carriera in Marina ma le mancava lo ‘sponsor’ giusto e che a giorni sarebbe dovuta partire proprio per fare delle visite mediche nell’ambito di un concorso riguardante le Forze Armate. Il capitano colse un’occasione insperata, dicendo che lui aveva le conoscenze giuste per poterla aiutare. Aggiunse anche, osando come al solito, che era di buon auspicio prima di una prova concorsuale, che la candidata fosse sfidata dal capitano ai dadi, e la posta per ogni partita persa sarebbe stata bere fino a scoppiare o togliersi un indumento alla volta come penitenza. Inaspettatamente Morena annuì, aggiungendo che si poteva fare la sera stessa, perché il giorno dopo sarebbe partita. Il capitano non credeva alle proprie orecchie, altro che conquista difficile, già pregustava un turno di guardia notturno con i fiocchi.
Si spostarono con discrezione nell’Ufficio del capitano, al riparo da sguardi indiscreti, portando anche il pentolone pieno di sangria. Come da consuetudine il capitano tirò fuori due dadi, spiegando che per rendere tutto più divertente la sorte avrebbe deciso chi dei due doveva bere o, per evitare la bevuta, togliersi un indumento.
Morena disse che nel gioco era molto fortunata, e che in breve il capitano sarebbe finito ubriaco o in mutande ma, evidentemente, sottovalutava la nota fortuna del capitano. Nel giro di un quarto d’ora Morena era già alticcia e per evitare l’ennesimo bicchiere di sangria preferì togliersi la maglietta. Con grande piacere degli occhi del capitano, i due enormi seni a stento contenuti dal reggiseno di Morena scaldarono oltremodo l’atmosfera. Il capitano si toccava il cazzo già duro sotto i boxer pregustando una bella sega spagnola tra le tette di Morena.
Dopo un paio di bicchieri di sangria sorseggiati tra risate alticce ed incontrollate, Morena perse l’ennesimo lancio ai dadi ed il pegno era di sfilarsi il reggiseno, operazione per cui si offrì immediatamente volontario il capitano, che approfitto proditoriamente dell’occasione per palpare e stringere a piene mani il seno della marinaia, che non sembrava per nulla infastidita della cosa. Il gioco si faceva spinto, i due erano rimasti rispettivamente in boxer e perizoma, ed il prossimo lancio di dadi sarebbe risultato decisivo. La fortuna arrise ancora al capitano, ma Morena era un po’ restia a togliere il perizoma. Il capitano le propose: ‘se ti lascio tenere il perizoma, che ne dici di un bel pompino al’ tuo capitano?’.
Il sorriso lascivo con cui Morena accolse la proposta era la migliore risposta che il capitano potesse aspettarsi: si mise in piedi davanti a Morena che rimase seduta. Quando lui fece per afferrarla per la nuca, lei disse: ‘aspetta, lascia fare a me. Fidati’.
Con grande maestria tirò fuori dai boxer il cazzo del capitano e cominciò a lavorare con la mano, lentamente. Non era tra i più lunghi che Morena avesse mai visto ma era grosso, vistosamente grosso. Iniziò a leccargli le palle con maestria, lentamente, guardandolo di tanto in tanto negli occhi con aria di sfida. Poi salì leccando tutta l’asta fino alla cappella e finalmente cominciò a prenderlo in bocca e succhiarlo. Il capitano, per quanto ottimista, non avrebbe mai immaginato di trovarsi di fronte a una professionista del pompino, che alternava sapientemente succhiotti alle palle e alla cappella. Morena non disdegnava di alternare pompino e spagnola con il cazzo del capitano, che spariva letteralmente in una quinta misura che sembrava fatta per portare un uomo in estasi. Ma il piatto forte di Morena era sicuramente il pompino, sembrava nata per succhiare il cazzo, ed il capitano, pur vantando una certa resistenza e durata, sapeva che tra breve sarebbe esploso.
Con quel pizzico di perfidia che lo contraddistingueva, chiese a Morena: ‘stanotte devi vederti con lui?’. Lei fece cenno di si con la testa mentre continuava a spompinare, un po’ imbarazzata, ed il capitano, con la voce alterata dal godimento le disse: ‘allora ti verrò in bocca, alla faccia di quel cornuto!’.
Morena non disse nulla, anzi quando percepì che il capitano stava per esplodere, gli massaggiò doviziosamente le palle nei punti giusti, succhiando avidamente il cazzo e godendosi avidamente gli abbondanti fiotti di sperma senza perdere nemmeno una goccia.
Morena confermò le sue abilità sull’argomento ripulendo per bene l’attrezzo del capitano con la sua lingua avida. Quando ebbe finito, disse al capitano: ‘questa e’ la prima e l’ultima volta, lo sai vero?’. Lui annuì, ma sapeva dentro di se che quella non sarebbe stata l’ultima e che Morena sarebbe tornata. Finora le donne che erano state con il capitano erano tornate sempre per gustare nuovamente il suo cazzo, fossero single, fidanzate o sposate.
II
Il capitano non si aspettava certo una storia d’amore con Morena, non era certo ‘la prima e non sarebbe stata l’ultima, ma rimase sorpreso dal fatto che il giorno dopo la marinaia lo salutò a stento, freddamente, come se non si conoscessero.
Non potè approfondire il motivo di tanta indifferenza poiché troppo impegnato nel pianificare una breve missione di lavoro in Egitto e decise pertanto di rimandare la questione al suo rientro. Tuttavia l’incrociarsi di impegni, licenze di entrambi e circostanze varie, li portò a rivedersi dopo diversi mesi: sentirsi al telefono era rischioso e inopportuno. Entrambi erano sentimentalmente impegnati ed il capitano non poteva permettersi alcuna distrazione. Con il solito e consueto fatalismo che contraddistingueva il suo modo di fare, lasciò che le cose andassero secondo il loro corso naturale.
Si rividero e si salutarono freddamente, a due metri di distanza, come solitamente ci si saluta tra militari di grado estremamente diverso. Il capitano volle approfondire la questione e chiese a Morena il perché di tanta freddezza. Lei replicò: ‘ho semplicemente preso uno scivolone. Abbiamo sbagliato e non succederà più’. Il capitano non era il tipo che si scomponeva per queste cose. Pur ferito nell’orgoglio e affranto per aver perso una donna estremamente passionale e desiderabile, finse indifferenza e lasciò che la cosa finisse lì.
Ciò che successe nel tempo a venire fu la dimostrazione che la scelta del capitano fu vincente. Se si desidera fortemente qualcuno, mai pressarlo o farglielo capire apertamente.
Durante le situazioni di lavoro il ‘capitano si dimostrò affabile ma distaccato, mentre nelle occasioni conviviali (inclusi i famosi ‘giri di sangria’), fece il simpaticone come sempre ma senza mostrare eccessivo interesse per Morena che, pur fingendo di incassare il colpo, faceva trasparire un certo fastidio quando il capitano stuzzicava qualcuna delle donne presenti.
Una delle tante sere era in atto una situazione particolare, basata su carte da gioco ‘perdenti’ che portavano il partecipante a bere o a togliersi un indumento (la fantasia dei militari, si sa, e’ alquanto limitata). Il capitano, d’accordo con altri colleghi, sistemò articifiosamente le carte in modo da fare bere il più possibile Morena, il cui strip parziale allietò non poco i presenti. Morena non disdegnava di lanciare delle occhiate particolari al capitano che mostrava apertamente di gradire la cosa. Il capitano approfittò di una pausa per parlare a tu per tu con Morena, sussurrandole: ‘stanotte dobbiamo finire qualcosa che abbiamo lasciato in sospeso. Appena finisce la parte goliardica della serata ti aspetto nel mio ufficio’.
Lei gli rispose sorridendo: ‘altrimenti cosa fa capitano, mi mette a rapporto?’. Ma lo esclamò con un’aria così sorniona che il capitano intravide interessanti spiragli per la nottata.
Quando l’allegra serata ebbe fine e tutti i convenuti si salutarono, il capitano si giocò l’ultima carta accostando Morena mentre saliva le scale e offrendosi per farle compagnia fino agli alloggi delle marinaie, ben sapendo che a metà del percorso si trovava l’ufficio di cui lui era caposezione. Proprio di fronte al proprio ufficio il capitano offrì l’ultima ‘cima’ a Morena chiedendole se voleva entrare nel suo ufficio per un ultimo bicchiere della staffa. Quando la marinaia accettò, il capitano capì di avere fatto centro ancora una volta’
Chiuse la porta dell’ufficio a chiave, la prese delicatamente per il viso e la baciò, fu un bacio deciso e passionale da parte di entrambi, qualcosa di fortemente voluto ma non troppo cercato, forse per orgoglio. Non le diede nemmeno il tempo di riprendere fiato e cominciò a sfilarle i vestiti. Ad un certo punto lei lo fermò solo per dirgli: ‘lascia che te li tolga anche io i vestiti, voglio rifarmi gli occhi e non solo. Il capitano rimasto’ in boxer, le sganciò il reggiseno lasciando che i due enormi seni di Morena prendessero la scena. Era davvero notevole, non c’e’ che dire. Le era mancata e non vedeva l’ora di farle tutto ciò che non le aveva fatto la volta precedente. Questa volta le strappò via di dosso il perizoma e si accorse che era tutta un lago. Era eccitata da fare paura e non cercava di dissimularlo in alcun modo. Morena si accorse dell’evidente erezione del capitano ancora in boxer e gli afferrò il grosso uccello con la mano. Non gli diede nemmeno il tempo di fiatare, lo spinse contro il bordo della scrivania e gli sfilò via i boxer, cominciando a segarlo lentamente.
‘Ti sono mancata, capitano, vero?’
‘Nemmeno un po”, mentì lui. ‘Adesso prendilo in bocca e fai quello che sai fare meglio: spompinami per bene!’
Con la consueta maestria Morena cominciò a lavorarsi con la bocca il cazzo del capitano, leccandogli l’asta, le palle, la cappella e lasciandolo senza fiato. Il capitano capì che con questi ritmi rischiava di esplodere prima del previsto, così la scosto via dolcemente, la fece sdraiare sulla scrivania e cominciò a baciarla sulla bocca, scendendo poi lentamente verso l’enorme seno, su cui si soffermò con perizia.’ A Morena piaceva che le venissero succhiati e mordicchiati i capezzoli, e questo la fece eccitare ancora di più. Pian piano il capitano virò verso sud baciando l’ombelico e i fianchi della marinaia, che ormai mugolava di piacere, e sussultò letteralmente quando la lingua del capitano si fece strada tra le gambe di lei. Cominciò a leccarle e succhiarle il clitoride mentre lei gli teneva la testa tra le mani implorandolo di continuare. Morena gemeva sempre di più e quando il capitano capì che a momenti sarebbe esplosa, infilò due dita tra le piccole labbra facendosi strada lentamente. L’orgasmo fu devastante, Morena dovette tapparsi la bocca a forza per non urlare, inondando il viso del capitano dei suoi umori caldi.
‘Adesso scopami, capitano!’
Il capitano, non se lo fece ripetere due volte, lasciandola sdraiata sulla scrivania cominciò a scoparla selvaggiamente. Lei era talmente grondante di umori che non oppose letteralmente resistenza ad un cazzo che la martellava spasmodicamente. La marinaia passava da un orgasmo ad un altro, e rantolando disse al capitano: ‘scopami a pecora adesso, porco!’ Il capitano non se lo fece ripetere due volte, sollevò Morena in piedi di fronte alla scrivania, la fece girare ed abbassare a novanta gradi, dopodiché continuò a sfondarla senza soste. Lui stesso si stupì per la sua durata, ma dopo un paio d’ore, con Morena ancora incredula per una scopata che non avrebbe dimenticato a lungo, sentì che stava per esplodere e uscì immediatamente, chiedendo a Morena di girarsi e mettersi sulle ginocchia. Il viso della marinaia fu tempestato da fiotti di sperma, in un orgasmo che al capitano parse infinito. Rivoli di liquido caldo colavano dal viso al seno di Morena, che non riusciva ad aprire gli occhi, inebetita dagli orgasmi e sorpresa dalla copiosa quantità di sperma che le era stata riversata addosso dal capitano.
‘Ti ho sborrato in faccia, come si fa con le troie come te! Contenta?’
Morena non disse nulla, si limitò a prendere in bocca il cazzo del capitano e a ripulirlo in maniera doviziosa, come solo lei sapeva fare.
Aggiunse solo sorridendo: ‘Non avrei mai potuto immaginare che saresti stato così stallone, niente male per un vecchio quarantenne!’
E lui: ‘e tu sei una che scivola troppo facilmente, giovane zoccola!’
A dispetto di come la storia era cominciata, ci sarebbero stati ancora tanti ‘scivoloni’.
III
Il capitano era di guardia, quella sera. La giornata lavorativa era stata frenetica,’ ed il capitano era un po’ stanco. Se ne stava seduto dietro la scrivania, sigaro e cognac a fargli compagnia. La caserma era praticamente deserta a causa del periodo natalizio e, ad esclusione delle 3 o 4 persone di guardia, non si percepiva anima viva. Senti bussare alla porta e si ricompose nella propria divisa blu, celando il bicchiere su una cassettiera sotto il Pc. Probabilmente era il sottufficiale di ispezione per la ronda negli uffici.
Con grande sorpresa del capitano si affacciò Morena: impeccabile come sempre nella sua divisa blu da marinaia, era tornata con diversi giorni di anticipo dalla sua licenza. Non gli diede nemmeno il tempo di dire ‘come stai?’, chiuse la porta a chiave dall’interno e sorrise al capitano con uno sguardo che lasciava presagire una serata movimentata.
Si inginocchiò davanti a lui che rimase seduto, cominciò ad armeggiare con la zip dei suoi pantaloni blu e tirò fuori dai boxer il cazzo del capitano smanettandolo lentamente su e giù. Morena stava per togliersi il camisaccio ed il solino da marinaio, ma il capitano la fermò subito esclamando: ‘non toglierti la divisa, spompinami così come sei, è più trasgressivo!’.
Morena non se lo fece ripetere due volte, cominciando a lavorare con la lingua e con la bocca. La formalità delle divise di entrambi strideva con la situazione del momento, il capitano afferrava delicatamente lo chignon di Morena che leccava l’asta dalle palle alla cappella, ingoiando il cazzo fino alla base e risalendo, ripetendo il gesto più volte mentre guardava il capitano negli occhi.
Il capitano le disse: ‘pensi che stasera mi accontenterò di un pompino o della tua figa? Ti sbagli, stasera ti castigo, marinaia!’
Morena lo guardò chiedendosi cosa aveva in mente, bagnandosi copiosamente tra le gambe come le succedeva quando stava con il capitano.
La fece alzare in piedi, le disse di tirarsi giù i pantaloni della divisa e le mutandine, già fradicie di umori, ma di mantenere addosso il resto della divisa perché lo eccitava di più.
Tirò fuori dal comodino un tubetto di vaselina, lo aveva già usato in altre occasioni e con altre marinaie, ma mai con Morena.
‘Capitano, togliti strane idee dalla testa, non l’ho mai fatto. Ci hanno provato una volta ma mi fa troppo male, non si discute’.
Il capitano non le rispose nemmeno, le posò una mano lungo il viso, la baciò profondamente e poi la fece girare, in piedi di fronte alla scrivania, spingendole delicatamente la schiena in avanti. Morena pensò per un attimo di opporsi ma sapeva che con il capitano non era facile avere partita vinta. Se lui aveva deciso di sfondarle il culo quella sera stessa, lo avrebbe fatto di sicuro. Era soggiogata dal carisma di quell’uomo da cui avrebbe subìto di tutto, senza freni.
Quando la mano di lui, unta di vaselina cominciò a massaggiarla intorno all’ano, non provò nemmeno a resistergli. Il solo pensare di essere sodomizzata dal capitano, entrambi in divisa ed in quella situazione, la eccitava talmente che il capitano la trovò già bagnata e cedevole.
‘Fai piano, ti prego’.
Il capitano appoggiò la cappella delicatamente tentando di farsi strada, afferrando con una mano uno dei seni di Morena, che amava farsi sfiorare i capezzoli. Piano piano spinse sempre più forte, fino ad introdurre una buona parte di se dentro Morena, che ansimava’ e stringeva i pugni poggiati sulla scrivania.
Spinse dapprima delicatamente, fino a quando la stessa Morena non esclamò: ‘sfondami, voglio essere la tua troia rotta in culo!’
Il capitano non se lo fece ripetere due volte, cominciando a stantuffare con forza lasciando la marinaia senza fiato. Morena tratteneva a stento i mugolii di godimento, non poteva urlare perché l’avrebbero sentita, e avrebbero dato scandalo.
Lui le afferrò i grandi seni mentre continuava a scoparle il culo senza sosta, in un lasso di tempo che sembrava infinito. Ogni tanto con una delle due mani le stuzzicava il clitoride, massaggiandolo delicatamente e facendola bagnare sempre di più.
Quando sentì che a breve sarebbe esploso, le strinse i fianchi con entrambe le mani per farglielo sentire ancora di più, mentre Morena ansimava e mugolava, in preda all’orgasmo, finche’ non le riempì il culo di sperma caldo, lasciandola bagnata e grondante di umori sulla scrivania.
Lui le sussurrò ironicamente all’ orecchio: ‘Adesso si ricomponga, marinaia! Altrimenti la metto a rapporto per disordine della divisa!’
Lei le rispose strizzandogli l’occhio: ‘Comandi capitano! La tua marinaia troia si ricompone subito!’
IV
Il capitano e la marinaia avevano continuato a divertirsi per lungo tempo, divisi tra un b & b e l’ufficio del capitano in caserma, quando lui aveva il turno da Ufficiale di guardia. Quando non si vedevano, si messaggiavano spesso durante il giorno, lui più espansivo e gioviale, lei sempre più lontana e distratta da altro. Il sesso tra di loro era intenso e lascivo, quando erano insieme lei era calda e perversa. Di contro, la marinaia non riusciva a lasciarsi andare ad effusioni virtuali o a videomessaggi particolari. Questo aspetto non andava a genio al capitano, a cui piacevano tanto anche gli stimoli virtuali che scatenavano l’immaginazione, messa poi in pratica durante i loro caldissimi incontri.
La marinaia era diventata davvero molto brava nel praticare il sesso orale al suo capitano. Già dalla prima volta aveva dimostrato di essere talentuosa nell’arte del pompino, ma ultimamente sembrava aver capito ancora di più come fare godere il capitano. Anzi, mentre all’inizio preferiva farlo godere con sapienti spagnole e farlo esplodere sul suo abbondante seno o sul viso, adesso non si lasciava sfuggire una goccia del suo nettare, ingoiando tutto. Ormai per il capitano era diventato un piacevole vezzo concludere quasi tutte le performance nella gola della marinaia, avida di sperma.
Un infausto giorno la marinaia prese in disparte il capitano con aria cupa, dicendogli che dovevano parlare. Il capitano ne capiva abbastanza di donne per comprendere che non era di belle notizie che bisognava parlare: di solito quella frase è il preludio di un addio o la fine di qualcosa. Da qualche mese era finita la relazione tra la marinaia ed un quarantenne sposato, lui era tornato dalla mogliettina ed aveva piantato la bella marinaia svuotapalle, illusa che da quella storia potesse nascere qualcosa di profondo. Il capitano l’aveva messa in guardia e disillusa, ma lei ci aveva creduto davvero e adesso era davvero molto delusa dalla vita.
“Ho conosciuto un ragazzo, ha 25 anni come me. ci stiamo frequentando e non trovo corretto che noi due continuiamo a fare quello che facciamo”.
Il capitano senti il colpo, aveva avuto tante donne ed aveva sempre guidato il gioco, non era abituato ad essere mollato. Peraltro la marinaia, nonostante la giovane età aveva dimostrato di essere abile, calda e trasgressiva. Non a caso il capitano non aveva frequentato altre donne da quando lei era entrata nella sua vita.
“Così all’improvviso? Facciamo le cose gradatamente, dammi almeno il tempo di abituarmi a rinunciare a te”. Lei era decisa a mettere fine a quella relazione, soprattutto da quando tra lei ed il nuovo ragazzo era scattata la scintilla fatale: si erano frequentati, si erano baciati, avevano fatto sesso. E lei non voleva più essere la svuotapalle del capitano. Era stata la svuotapalle di troppi uomini, adesso voleva creare qualcosa di serio. Ma non riusciva a dire di no al capitano, che era abile a soggiogarla e a farla ricadere sempre nel vizio. Ma lui sapeva che non poteva durare a lungo. Una pomeriggio in caserma, lei gli disse che non voleva più avere rapporti completi, che non poteva continuare a tradire la fiducia del suo nuovo ragazzo, che ancora per qualche volta avrebbe soddisfatto il capitano con la bocca, e poi nulla più.
La risposta sprezzante ed irriguardosa del capitano fu “credi che ti renda meno zoccola farmi i pompini?” La marinaia gli volto le spalle piccata e fece uno scatto come per allontanarsi, lui si guardo intorno assicurandosi che non ci fosse nessuno a guardarli, la afferro per i capelli e la spinse dentro il suo ufficio. Sei sapeva già che non sarebbe uscita da quell’ufficio senza la bocca piena del nettare del capitano. Si mise in ginocchio ,gli tirò giù la zip del pantalone della divisa e mise in bocca il cazzo già turgido. Non era affatto vittima, le piaceva quella situazione e si era già bagnata copiosamente. Ma si impose di soddisfare solo il capitano e non se stessa, doveva farlo, era una questione etica. Anche se faceva fatica a pensare all’etica mentre spompinava con ingordigia il capitano. Le piaceva quel cazzo duro e nodoso, non vedeva l’ora di farsi schizzare in bocca. Tentava di diventare una donna fedele ma si sentiva una gran troia.
Il capitano le disse: “spompinami come se fosse l’ultima volta, mettici l’anima, troia”…
La marinaia cominciò a gustarlo davvero come se fosse l’ultimo pompino della sua vita, alternava profonde succhiate alla cappella con guizzi improvvisi lungo l’asta, poi passava a leccare abilmente le palle del capitano, voleva prolungare il più possibile il piacere, voleva che il capitano resistesse il più possibile e poi la facesse bere più copiosamente del solito. Non vedeva l’ora di andare in alloggio a toccarsi di nascosto, lontano da lui, impazziva dalla voglia di toccarsi il clitoride fino ad un orgasmo devastante. Voleva farlo lì ma non poteva, il capitano l’avrebbe presa come un’autorizzazione implicita a fare altro. Lui l’avrebbe scopata in tutti i modi possibili, e lei non voleva ricadere nel vizio.
Quando senti che il capitano era allo stremo, prese a massaggiargli le palle con maestria e accelerò il suo orgasmo aiutandosi con la mano e la lingua. Quando capi che lui stava per esplodere, si infilò il cazzo in bocca fino alle palle e bevve quell’orgasmo devastante, ingoiando fino all’ultima goccia, mentre lui tratteneva le urla tappandosi la bocca. Sembrava non finire mai l’apnea per la marinaia, che non si aspettava una quantità così copiosa di nettare caldo che le si riversava in gola. Era eccitata da morire, in alloggio non si sarebbe limitata a masturbarsi con le dita, avrebbe fatto ricorso ad una spazzola per colmare la sua sete di piacere.
Era stato davvero il loro ultimo “incontro” ravvicinato… una delle storie più intense vissute dal capitano. Ma per fortuna ne avrebbe avute tante altre.
FINE
La storia vera del capitano e della marinaia, in un racconto unico come da disposizioni dei responsabili del sito.
Si accettano suggerimenti e critiche costruttive supermario8686@hotmail.com
Quanto vorrei che il live action di disney fosse più simile a questo racconto! Scherzi a parte: divertente, interessante, bel…
grazie amore
Non credo di aver avuto il paicere, ma grazie intanto della lettura.
Leggendo i tuoi racconti continua a venirmi in mente Potter Fesso dei Gem Boi
grammaticalmente pessimo........