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Racconti Erotici Etero

Il viaggio

By 8 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

(Sono qua’adesso sono qua’mi rendo conto, solo adesso, che sono sola.

Intendo che sono sola in questa città’no’nessuna crisi esistenziale’né

vittimismo da accatto’.solo constatazione.

In verità provo una leggera euforia’)

Fausto mi ha chiamato ieri al telefono nelle prime ore del mattino.Era uscito da pochissimo.

-Amore, bisogna andare a Milano’ho appena ricevuto una telefonata da Luca’è tutto pronto

e vogliono la mia relazione subito. E l’appuntamento dal notaio e’ per domani.

Io ho un gran casino qui,cazzo devi andarci da sola .

Fausto si dilunga sulle ragioni dell’impossibilità di spostarsi’sul fastidio che prova a lasciarmi andare e sulle considerazioni, quasi urlate, sulla persona di Luca, sul notaio, su Milano e su qualche santo.

Chiude la conversazione.

Rimango qualche minuto ancora a letto con le frasi di Fausto.

Oggi è giovedì.Domani sarà venerdì.Significa che dovrò saltare la palestra.Che palle!

E Che palle dovere partire!

Non sono mai partita da sola.E non sono una ragazzina.Ho 30 anni. Ma nei 7 anni di matrimonio con Fausto non mi e’ mai capitato di partire da sola.

Che palle! Ed ho paura dell’aereo.Odio prenderlo!

Mi preparo lentamente e lentamente vado a lavorare.

Fausto mi accoglie in studio nervosamente. Sta cercando il modo di rimandare tutto.

Fa chiamate su chiamate ma il risultato lo esprime con una sonora parolaccia alla fine dell’ennesima telefonata.

Domani partirò.

La giornata trascorre velocemente.Ho un po’ di tempo nel pomeriggio e vado dal parrucchiere.

Al ritorno verso casa mi soffermo a guardare un po’ le vetrine.Chissà se potrò, domani, passeggiare un po’ a Milano e fare un pò di acquisti. Che altro potrò fare nelle poche ore che rimarranno dopo gli appuntamenti presi?

In una vetrina vedo una piccola mutandina nera a vita bassa.Mi fermo e la compro.

Fausto vuole andare a cenare fuori.E’ nervoso ed infastidito per mia partenza.

Decido di vestirmi in maniera elegante per rallegrarlo.Indosso le scarpe che mi ha regalato la scorsa settimana ed un sorriso rassicurante.

Ma forse sortisco l’effetto contrario.

-Fai come se fossi stata io a volere partire.Guarda che a me non va proprio.

Che strano! Basta a volte una frase o uno sguardo convincente a rassicurare gli altri.

Fausto si rilassa, sorride e mi da un leggero bacio.

Mangiamo allegramente.Fausto ha cambiato atteggiamento.E’ carino e malizioso.

Mi provoca anche.Mi chiede di scoprirmi un po’, mi chiede se ho messo le mutandine, mi

chiede cosa desidero, mi chiede’mi chiede.

La sua ansia, i suoi timori infondati, mi mettono su eccitazione.Lo desidero e desidero non concedermi.So che passeremo la notte a rincorrerci.

La sveglia e’ un tuono. Un terremoto improvviso.Nulla può andare bene dopo un risveglio così fastidioso! Ci alziamo intontiti e dopo la precisa sequenza di:caffè,doccia,caffè,”cosa mi metto?,amore, non lo trovo”,siamo già in strada e ci avviamo verso l’aereoporto.

Ieri sera ho preparato velocemente la borsa.Ho messo tutto ciò che può servire per uno, due giorni:sono certa di non avere dimenticato nulla.

Hanno già chiamato il volo.Fausto, in auto ,ha finito di spiegarmi il da fare, cosa dire a Luca e cosa evitare.Quindi, perfettamente indottrinata, salgo la scaletta dell’aereo.

Evito di raccontarvi le emozioni del viaggio.

Molti di voi, che come me hanno paura, le conoscono. E chi non le conosce non potrebbe apprezzare l’intensità del racconto.

Milano.Primavera inoltrata. E’, per fortuna una giornata mite, quasi calda.

Passo dall’albergo, Mi preparo per questa giornata di lavoro. Non devo colpire nessuno in maniera particolare e, quindi, indosso un completo nero, castigatissimo e professionale.

Chiamo un taxi ed attendo.

(sono sola’adesso’qui in piedi ad attendere chi?’un taxi, mi dico’o cosa?’dove mi porterà?)

Il tragitto in taxi mi sembra un viaggio:Mi succede spesso. I taxi mi provocano un senso di estraneamento.Le strade spesso sconosciute, il susseguirsi di palazzi mai visti ed osservati attraverso i finestrini dell’automobile mi portano dentro un film.

E in questo preciso istante realizzo che sono sola’in una città straniera’libera di vagare’

Senza meta o verso strade sconosciute’libera e pronta ad afferrare ciò che viene.

L’appuntamento e’ negli uffici della Società:Dopo qualche minuto di attesa Luca mi accoglie nel suo studio. Fausto ha ragione:e’ un individuo equivoco. Un arrivista. Non mi e’ mai piaciuto.

Risolviamo , per fortuna, tutte le discussioni in meno di mezzora. Dal notaio dovremo andare fra poco.

Rimango in quello studio quasi un’ora a leggere riviste e bere un caffè lungo.Finalmente Luca mi chiede di andare.Scendiamo in garage e mi apre la portiera del suo Cherokee nuovissimo.

Il tragitto e’ noioso.La sua radio trasmette musica che non mi piace, la sua auto ha un odore che trovo insopportabile.Il suo dopobarba si sente dovunque.L’avrà pure bevuto.

Mi sorbisco anche qualche complimento da maschio aggressivo ma finalmente arriviamo.

Dal notaio e’ una semplice formalità:presento la delega che Fausto mi aveva consegnato e firmo

L’atto.Ci salutiamo’e’ tutto finito.Luca mi chiede se voglio andare in albergo.Ringrazio ma preferisco fare due passi.Sono in via Manzoni.Ho tutta Milano davanti, in una giornata calda di primavera.E sono appena le 13.

Chiamo Fausto e lo rassicuro di tutto.Dell’atto appena concluso.Sento la sua soddisfazione attraverso il telefono.E’ un suo indubbio successo, che ha costruito con abilità e tenacia per lunghi mesi.Lo rassicuro sulla persistente viscidezza di Luca. Lo rassicuro del tempo e della mia stanchezza.Lo rassicuro che andrò a dormire.

Passeggio distrattamente’lenta ed euforica.Canto fra me e me.

Entro in un bar e prendo un tramezzino e una succo di arancia.Ho davanti a me un lungo pomeriggio che devo riempire.Vorrei comprare qualcosa ma i scoccia entrare nei negozi.Passeggio limitandomi a guardare le vetrine.

Accanto ad un negozio di scarpe vedo un’insegna di un centro estetico.si’mi va un massaggio, una sauna, voglio rilassarmi.

Il centro e’ piccolo ma bellissimo.Prendo l’accappatoio, le scarpe di gomma e entro nel bagno turco.

Il centro e’ unisex ma e’ strutturato in maniera che uomini e donne difficilmente entrano in contatto.

Chiedo un massaggio e mi fanno accomodare in un salottino offrendomi un succo di arancia.

Dopo pochi minuti arriva un ragazzo che si presenta col nome di Sandro

Mi accompagna nella stanza del massaggio.Piccola ma curatissima.Mai vista una così bella.

Mi offre una mutandine di carta e si gira nel rassettare le sue creme.

Mi sdraio sul lettino a pancia in giù.Sandro poggia le sue mani sulla mia schiena.

E’ bravo.Mi chiede se preferisco un massaggio rilassante o se ho qualche parte interessata da curare.No, rispondo, voglio solo far passare un’ora.

Le sue mani passano sulla schiena, sul collo’ritornano sulla schiena e poi scendono.

Avere massaggiato i piedi e’ una sensazione intensa.Capisce il mio piacere e si sofferma a lungo’poi sale sui polpacci , sulle gambe.

Con le dita sposta leggermente le mutandine e passa ai glutei.

Sono eccitata.Lo sento.inarco leggermente il culo.Vorrei mi toccasse di più.Lui e’ super professionale.Ho , però, che all’interno cosce, un ditino sfiori più volte la mia passerina.

O e’ solo impressione.Non capisco più bene dove abbia le mani.

Mi giro e passa alla pancia..al seno e infine al viso.

Lì so esattamente che vorrei mordergli le dita, che vorrei che si abbassasse i pantaloni e mi scopasse immediatamente, che mi facesse scendere dal lettino e mi prendesse da dietro con forza.

Spero che i miei pensieri non traspaiano ma a volte socchiudendo gli occhi vedo la sua bocca muoversi in un sorriso.

Il trillo dell’orologio segna la fine del massaggio.Mi alzo intontita: Gli stringo la mano ringraziandolo e vado nello spogliatoio.

Sono le 15 ed ho voglia di distendermi a letto, di masturbarmi.

Prendo un taxi e torno in albergo.Durante il tragitto chiamo Fausto e lo informo del mio progetto.

Lo informo cioè che vado a letto, che ho fatto un massaggio e che ho voglia di scoparlo.

Finalmente mi distendo un po’:accendo la tv e nel torpore seguente immagino qualcuno che entra e mi scopi: Chiamo fausto e lo informo.Gli metto un po’ di agitazione’gli farà bene.

All’improvviso ho voglia di uscire:Mi doccio , mi trucco con cura, controllo allo specchio la mia forma, indosso le mutandine nuove , i collant e un vestito nero forse un po’ troppo leggero. Sopra lo spolverino:

Chiedo al tassista di lasciarmi in San Babila . Sono le 16,30:e’ ancora giorno.

Passeggio per Montenapoleone e per le altre strade intorno. Guardo le vetrine cercando qualcosa da acquistare.

Ho l’impressione che qualcuno mi segua. Sto più attenta e vedo un uomo che fa la mia stessa strada, che si ferma sempre quando mi fermo io. Sorride ma io evito lo sguardo. Mi mette un po’ di agitazione. Entro in un negozio e quando, dopo molti minuti, esco lo trovo lì.Mi incuriosisce e mi preoccupa. Credo che dica anche qualcosa ma non capisco e vado avanti.

Mi fermo qualche vetrina più in là e lui ancora dietro. E’ un bell’uomo, senza dubbio ma mi chiedo cosa voglia.O meglio, so cosa vuole, ma mi chiedo come lo voglia.

Continuo a camminare,passo nell’altro marciapiede.Anche lui attraversa e mi supera.

Lo vedo andare avanti e dopo una cinquantina di metri entra in un portone.

Provo un misto di sollievo e delusione. Non era stato scortese.ed era un bell’uomo.

Continuo a passaggiare e dopo pochi minuti mi trovo davanti al portone verde nel quale era entrato:.

Dalla porta aperta vedevo un grande cortile alberato che serviva questo grande palazzo.

Feci pochi passi dentro, mi addentrai ancora un po’ in questo magnifico cortile dove vi erano automobili e alberi e scale. Girai un angolo e mi sentii afferrare un braccio.

Con un deciso strattone mi sentii stringere al muro e lui si appoggiò a me.

Mi Baciò il collo con foga tenendomi la mano sul seno.

Ero stordita e incapace di muovermi.Dal collo passò alla bocca.

In pochi istanti feci, credo, un bilancio sommario di ciò che stava accadendo.

Il bilancio fu positivo , credo, perchè mi abbandonai a quelle mani che, con studiata forza,

passavano sul mio corpo, sul seno , sui fianchi’

Poi sentii la sua mano entrare fra le mie cosce e finalmente il suo dito insinuarsi dentro di me.

Un improvviso rumore arrivò da sinistra.Qualcuno stava mettendo in moto un’auto.

Mi precipitai fuori e ancora di corsa percorsi i primi metri in strada. Poi rallentai il passo ma speditamente mi allontanai.

Mi girai dopo molti metri e lo vidi fermo ancora lì, in fondo, vicino al portone.

Presi un taxi a San Babila e tornai in albergo.

(Mi preparo un bagno caldissimo’ho la testa confusissima’non riesco a formulare un pensiero sensato’

Prendo il telefono per chiamare Fausto’riappendo’riprovo’non saprei cosa dire..forse capirebbe tutto’si’un bagno caldo’passerà)

Mi addormentai pesantemente dopo un dormiveglia infuocato di immagini e sensazioni sconosciute.

Erano le 22 quando aprii gli occhi.Il trillo del telefono era insistente.

Fausto mi comunicò la sua preoccupazione. Io mi scusai ma il sonno e la stanchezza mi avevano vinto.

“Mangerò qualcosa in albergo” dissi e gli promisi di richiamarlo.

Invece mi vestii di nuovo. Indossai il vestito nero del pomeriggio che era l’unico che mi ero portata.

Mi truccai. Evitai, allo specchio, di guardarmi negli occhi ed ero pronta.

(sono sola’adesso sono sola’al buio di questa città’ho lo stomaco chiuso’ho i battiti del cuore accelerati’ho la figa che mi pulsa’sono sola e sola scendo le scale dell’albergo’sola sto per prendere un taxi e qui dentro come sempre entrerò in un film’un film francese, questa volta’

un film sensuale e misterioso)

Il Fashion bar non era affollatissimo.Eravamo stati lì, con Fausto, qualche mese prima.

Bellissimo arredamento e gente carina. A sera inoltrata iniziava la lap dance con ragazze e ragazzi sul bancone.

Trovai per fortuna un tavolino e ordinai una insalata e un bicchiere di vino.

La musica era fortissima e l’atmosfera mi sembrava elettrica.

Una ragazza con alti stivali neri e un costume di pelle ballava col palo.Saliva e scendeva senza nessuna difficoltà e la guardavo incuriosita.

Mi domandai più volte perchè avevo scelto questo bar. Con Fausto avevamo apprezzato l’atmosfera trasgressiva che si respirava. Ed io non avevo pensato a niente altro per quella sera.

Molti ragazzi mi mandavo sguardi e molti tentavano di avvicinarsi ma non cercavo ciò e non cercavo quelli probabilmente.

Nella penombra dei tavolini vidi, però, qualcuno che mi fissava e che mi ricordava qualcuno.

Era lui? Quello del portone? No’probabilmente mi sbaglio’no probabilmente l’ho ancora stampato nelle testa e non va via’

Non volevo guardare a lungo e non riuscii a capire.

Ordinai da bere un altro bicchiere di vino e guardai con piacere quelle meraviglie acrobatiche.

Decisi di andare in bagno.

Lì mi rifeci il trucco e poi mi chiusi dentro.

Sentii bussare alla porta. Ma nonostante dissi “un attimo!” sentii ribattere.

“sono io’apri” mi bloccai avvampando.Non ebbi il tempo di fare un altro bilancio e lui bussò nuovamente.

Mi ricomposi ed aprii.

Entrò spostando la porta e mi baciò in bocca.

Mi appoggiò al muro e alzandomi la gonna mi abbassò con furia i collant e iniziò a leccare le gambe e spostando le mutandine arrivò alla figa.

Incurvai di più il bacino, poi poggiai un piede sul water per permettergli di leccarmi meglio.

Con l’altra mano mi abbassò la spallina e mi scoprì il seno strizzandolo con decisione.

Poi risalì di colpo e mi ficcò la lingua in bocca. Armeggiò con la sua cerniera e si uscì il cazzo.

Prese a strusciarlo sulle mutandine: tentava contemporaneamente si spostarle, di sorreggermi la gamba e tenersi l’uccello.Ma anche lui, come tutti, aveva due sole mani e l’operazione seppur eccitantissima risultava anche goffa.

Alcuni tocchi alla porta ci fecero sobbalzare.

Imprecò contro il destino ladro, contro la sfortuna cane e contro la povera ragazza che doveva fare pipì. Ci mettemmo a ridere ed uscimmo.

Lo sguardo della ragazza era di quelli incazzati

“non potete andare a scopare in un altro posto?” era suo pensiero evidente.

“ci vediamo fuori” disse

ed io andai al mio tavolino, dove pagai e chiesi il cappotto.

Quando uscii vidi una macchina con i fari accesi e un lampeggìo mi fece capire la direzione da prendere.

Sergio scese e mi aprii lo sportello posteriore. Entrai stupita e vidi al volante un altro ragazzo che rispondeva al nome di Antonio, come velocemente Sergio mi disse.

La sorpresa fu tanta’poi guardandoli insieme dissi a me stessa’si.

Sergio, durante il tragitto ( tragitto per dove? Non ne avevo idea) prese ad accarezzarmi le gambe

Poi scivolo sempre più in fondo. Ma i collant impedivano il successo delle sue intenzioni.

Li tolsi con un’operazione velocissima.Rimisi gli stivali e aprii le gambe oscenamente.

Si protese sempre più verso me sfilandomi le mutandine e alzandomi il vestito. Io ero scivolata più avanti, quasi sdraiata con le gambe sempre aperte: questa posizione mi eccitava tantissimo.Mi stavo offrendo alle sue mani, alle sue dita che entravano, aspettando che arrivassero le lingue, altre mani e i loro cazzi.

Passò, infine dietro, mentre Antonio guidava, e abbassandosi i pantaloni e spinse il cazzo verso la bocca.

Lo succhiai come se non aspettassi niente altro, come se solo quello poteva soddisfare la mia sete e la mia fame, come se null’altro se non quel cazzo poteva curarmi.

Antonio fermò l’ auto. E vidi intorno a me uno spiazzo fra costruzioni che sembravano capannoni industriali.

Non avevo idea dove fossimo.

Scesero entrambi dalla macchina e, aperto il mio sportello, mi fecero uscire fuori.

Sentii un improvviso freddo. Altissimi lampioni mandavano una luce fioca e nessun suono arrivava.

Ma il tempo per realizzare tutto ciò si esaurì in pochi istanti perché mi strinsero fra loro e cominciarono a baciarmi e toccarmi.

Mi sfilarono il vestito e rimasi fra loro nuda.

Avevo le loro mani in tutti i punti del corpo, le loro lingue cercavano la mia bocca e il mio collo.

Poi mi spinsero verso giù e aprendosi i pantaloni mi portarono verso i loro cazzi.

A lungo li passai fra le mie labbra, li spinsi insieme in bocca e li succhiai.

(Sono nuda’ accoccolata sulle mie gambe aperte e succhio il cazzo a due sconosciuti’ in un luogo sconosciuto e presumibilmente pericoloso’Sono pazza, certamente’ma mi piace’si mi piace molto’e non voglio altri pensieri’voglio solo essere scopata)

Mi alzai dopo un po’ e li baciai in bocca.

Mi spinsero verso l’auto. Mi appoggiarono lì e Sergio alzandomi una gamba entrò dentro.

Cominciò a spingere mentre Antonio stava accanto e mi toccava un seno.

Non era una posizione comodissima , così ci staccammo.

Mi girai e appoggiandomi al cofano offrii il mio culo.

Antonio venne dietro, mi allargò le gambe e mi ficcò il suo cazzo che scivolò dentro come se entrasse nel burro. Forse mai ero stata così bagnata.

Mi sbattè con forza ripetendo continuamente” ti piace?..dimmi che ti piace” Poi diede spazio a Sergio che mi afferrò i fianchi e spinse dicendo..”lo so che ti piace’troia”.

Mi scoparono a lungo entrambi’venni varie volte ma non smetteva i piacermi.

Poi Sergio mi fece chinare verso il cazzo di Antonio e mi afferrò da dietro.Entrò nella figa mentre succhiavo l’altro.Sentii un dito che si insinuava nel culo, sentii lavorare con abilità il suo dito mentre mi scopava’poi poggiò la punta del suo cazzo nel mio culo e spinse.

Sentii un lampo dentro e poi un fuoco.Sentivo dolore’poi si dissolse nello scorrere di un fiume’come se un fiume attraversasse una gola.

Venni di nuovo e poco dopo sentii Sergio godere e il fiume trasformarsi in una cascata e mi sentii piena del suo sperma.

Mi concentrai su Antonio e pochi istanti dopo anche lui venne sulle mie labbra.

Il luogo ritornò ad esser buio e pericoloso.il panorama assunse la sua vera dimensione e ci affrettammo a rimetterci in macchina e tornare.

Il viaggio fu allegro ed i saluti simpatici.Diedi loro un numero di cellulare errato.

(Sono in aereo adesso’non sono più sola..ho tanti passeggeri attorno a me’

ma ho bisogno di restare ancora un po’ da sola’non penso a nulla di ciò che e’ successo’so, però, che ci penserò tante volte nei giorni e nei mesi futuri’penso a te, Fausto..cosa hai fatto ieri?’non voglio pensarti solo a letto’no’ ti penso con una donna’una sconosciuta o quell’avvocatessa che ti piace tanto’ti penso fra le lenzuola, nudo con lei nuda’e sono eccitata’

E’ un subdolo senso di colpa che si rivela in questa maniera?’no non ho sensi di colpa’ne sono certa’no..non e’ senso di colpa’ti desidero tanto e desidero guadarti mentre la scopi’ho la sensazione che tutto è cambiato’che la libertà e la fantasia mi hanno avvolto’che le nostre fantasie saranno anche le nostre libertà’

Fausto’ capirai ciò che dovrò dirti?)

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