“Goal!” “Rete incredibilee!” Urlavano i ragazzi dopo che uno di loro aveva infilato, con una prodezza al volo, il pallone sotto il portiere. Matilde li stava osservando da parecchi minuti e aveva perso il conto dei goal, dedicandosi soprattutto ad osservare i giocatori. Erano sei ragazzi sui vent’anni, quasi tutti carini, ma uno in particolare la osservava ogni tanto, con curiosità. Non era esattamente un figo, ma grazie ai movimenti un po’ scomposti con cui calciava il pallone si era conquistato la sua simpatia. Lei e le sue quattro amiche avevano preso due ombrelloni sulla bella spiaggia della Sardegna in cui si trovavano, esattamente nella prima fila, la più distante dal mare. Dietro di loro i tipi che stava osservando avevano costruito un fortuito campo di beach soccer e da almeno mezz’ora si stavano sciogliendo sotto il bollente sole di luglio. Il sudore brillava sui corpi atletici che Matilde aveva di fronte, rendendoli ancora più interessanti.
BANG! Una pallonata piuttosto potente colpì sullo stinco Matilde, risvegliandola d’un tratto dai suoi pensieri. Qualche ragazzo aveva sbagliato completamente il tiro, prendendola in pieno. Uno dei giovani infatti stava correndo verso di lei scusandosi.
Era il tipo “simpatico” che disse: “Oddio, scusami tanto, ho un piede che fa schifo. Non l’ho fatto apposta! Ti fa male? ”
Matilde: “Accidenti fa un male cane! Ma dove cacchio stavi mirando per tirare così forte!”
Il tipo rispose:”Hai ragione, mi dispiace tantissimo. Vado a prenderti subito del ghiaccio! ”
Matilde: “Ma no lascia stare, mi passerà… Come ti chiami, a proposito, signor calciatore professionista? ”
E lui:”Haha, piacere sono Morgan! Corro al bar e ti porto il ghiaccio, altrimenti ti si gonfia la gamba!” E si avviò di corsa verso lo stabile, i muscoli della schiena guizzavano a causa del movimento delle braccia. Era magro e alto, ma il suo sedere era corposo e sodo. Proprio quando lo sguardo di Matilde si stava soffermando sui glutei del ragazzo, coperti solo da un attillato costumino a slip, questo sparì dalla sua vista.
Tornò dopo pochi minuti con un sacchetto di ghiaccio nella mano e mentre si avvicinava Matilde continuò ad osservarlo. Era decisamente magro, ma i muscoli che aveva erano per quel motivo evidenziati sotto la pelle sul petto e sull’addome. Il viso aveva una mascella dura e importante, coperta da una barba di almeno 4 cm che lo faceva sembrare più vecchio di quello che era. La cresta spettinata era in balia del vento che soffiava ad intermittenza sulla spiaggia. Era castano. La sabbia lo ricopriva in più punti, incollata alla pelle, sulle gambe e sulle braccia.
Morgan avvicinandosi al lettino della ragazza che aveva colpito inavvertitamente, non riuscì a non notarne la bellezza. Bionda, capelli lunghi che le arrivavano alle spalle, la pelle abbronzata risprendeva al sole, coperta da poca stoffa di colore blu scuro. Un seno generoso era coperto per il minimo indispensabile dal reggiseno del costume, che non nascondeva le forme sode e perfette. Sul suo viso erano incastonati due occhi azzurri, come diamanti. Era seduta a bordo del lettino con i piedi che giocavano con la sabbia.
Finalmente il giovanotto arrivò all’ombrellone della ragazza e le porse il sacchetto colmo di ghiaccio. Matilde ringraziandolo si sporse in avanti posizionando l’involucro sullo stinco dolorante, ma così facendo il suo seno era in completa balia dello sguardo di Morgan, incredulo nel vedere tanto ben di dio a pochi centimetri da lui!
Matilde sentì subito sollievo e comicò a massaggiarsi la gambe infortunata. Le tette si muovevano ritmicamente in un sinuoso ballo di morbidezza. All’inizio non si rese conto che stava offrendo un raro spettacolo al personaggio che aveva di fronte; poco dopo però, si accorse che a meno di mezzo metro dal suo viso, sotto il costumino di Morgan, qualcosa si stava muovendo.
Il calciatore maldestro era rimasto paralizzato dalla bellezza di Matilde e soprattutto del movimento sensuale dei suoi seni mentre si massaggiava la gamba. Osservando incredulo, non si accorse di avere avuto un erezione, contenuta a fatica dagli slip attillati.
Matilde notò tutto, un pò stupita e meravigliata, gli offrì un asciugamano e gli disse si coprirsi e sedersi nel suo lettino da spiaggia per giocare a carte con lei. Imbarazzato Morgan si coprì in qualche modo il pisello teso, si sedette e cominciarono a giocare a carte. I loro rispettivi amici se n’erano andati poco prima dalla spiaggia poichè erano già le sette della sera, eppure vi era ancora qualcuno che faceva il bagno e sollazzava al sole ancora piuttosto alto.
Un quarto d’ora dopo avevano giocato diverse partite, si stavano divertendo e erano entrati in amicizia, ma Matilde stava vincendo di brutto. Cominciò a prenderlo in giro e a stuzzicarlo piantandogli le dita nelle cosce, sui fianchi e sul petto mentre lui cercava di schivare i colpi. Orgoglioso com’era, Morgan, non si sarebbe mai arreso perciò continuarono a giocare per un tempo indefinito.
Improvvisamente, saranno state circa le 20.30, il tempo cambiò e una pioggerella fitta cadde su di loro. La spiaggia era ora deserta, erano gli unici rimasti, tant’è che il bagnino molto tempo prima aveva chiuso il loro ombrellone e se n’era andato. La pioggia si trasformò presto in grandine e qualche tuono riecheggiava lontano. Senza pensarci troppo i due ragazzi mollarono tutto e corsero a ripararsi al bar, ovviamente già chiuso. Non sapevano che fare, finchè provarono a forzare la porta in legno del capanno per gli attrezzi. Dopo qualchè spinta questa si aprì, entrarono svelti e chiusero la porta.
Buio. Non si vedeva nulla, ma si sentiva chiaramente il rumore della grandine sul tetto e il vento che soffiava forte. Trovarono a tentoni l’interruttore della luce e si accese una lampadina che illuminava a stento la piccola stanzetta. Si guardarono intorno e videro che vi era in alto uno scaffale con qualche vecchio asciugamano ed intorno a loro lettini piegati e ben posizionati. Si resero conto che la porta era bloccata, probabilmente perchè l’avevano forzata, e da dentro era impossibile da aprire. I ragazzi ci misero alcuni minuti ad analizzare la situazione, rendendosi conto che fino alla mattina dopo sarebbero dovuti rimanere lì dentro, al freddo di una notte di temporale. Non si fecero problemi e schiena contro schiena si spogliarono dei costumi umidi e si arrotolarono addosso gli asciugamani presi dallo scaffale. Aprirono due lettini che stavano appena nello stretto spazio del capanno e ci si stesero sopra abbracciati per scaldarsi.
Nonostante il disagio, la situazione era intrigante per entrambi. A Morgan non sarebbe dispiaciuto farsi la bella figliola che aveva tra le braccia, ma allo stesso tempo non voleva fare mosse false e ferirla. Matilde era attratta dalla simpatia del ragazzo conosciuto quel giorno, ma soprattutto era cusiosa di conoscere meglio le sue doti ‘nascoste’ che aveva solo intravisto attaverso lo slip.
Lui la accarezzava dolcemente per cercare di scaldarla come poteva; in effetti qualche telo da mare usato come coperta non li proteggeva dagli spifferi d’aria gelata che soffiavano da ogni buco o crepa del capanno. La mano di Morgan si posò cauta sulla prosperosa coscia della ragazza; toccandola poteva sentire che Matilde aveva la pelle d’oca e la cosa non lo lasciò indifferente. Si eccitò subito e il glande del pene eretto arrivò a toccare il ventre della giovane donna che ebbe un sussulto.
Le barriere che entrambi avevano costrutito, riguardo a pudore o sensi di colpa, stavano cedendo.
Matilde sussultò. Aveva sentito distintamente sulla pancia un lieve tocco. Era un pene. Per un attimo entrò in panico non sapendo come comportarsi: voleva interrompere il contatto tra la sua pelle e quel grosso glande che la stava stuzzicando a dismisura perchè non voleva lasciarsi abbandonare agli animaleschi istinti; d’altra parte però, non riusciva a muovere un muscolo, il suo corpo, ed inconsciamente il suo cervello, stavano godendo di quel tocco. Si trovava nuda, abbracciata, vicinissima ad un ragazzo che aveva conosciuto solo qualche ora prima. Bello ed interessante senza dubbio, ma non si poteva concedere con noncuranza al primo che capitava! Si trovavano nudi solo per comodità, per non subire ancora più freddo dai costumi bagnati, ma tutto questo andava contro ogni sua norma e schema mentale.
I suoi pensieri vennero interrotti dalle mani di Morgan che cominciarono ad accarezzarle le cosce, la schiena ed il sedere. Si soffermava soprattutto sul suo bel culo, ma con discrezione e una dolcezza fuori dal comune.
Morgan, a sua volta, sentì le mani della ragazza sulla schiena, sulle spalle e sul petto. Si era vergognato un po’ per l’erezione prorompente, ma guardando Matilde negli occhi blu, aveva visto una sorta di apprezzamento.
Cominciarono ad ansimare piano, l’atmosfera si stava scaldando nonostante il vento freddo infuriasse contro le assi del capanno. La mano di lei si posò cautamente sul suo pisello, lo accarezzò piano per qualche minuto e poi lo afferrò circondandolo con le dita.
Lui intanto stringeva forte le chiappe di Matilde, così sode e piene, voleva assolutamente morderle e gustare tutto il succo di quella ragazza. Sentì che stava alzando una gamba, piantandone il piede sul lettino, per aprirgli la strada verso la sua passerina. Non se lo fece ripetere due volte e con le dite arrivò, dopo averle accarezzato l’interno coscia, al fiore pulsante della magnifica topolona che si trovava davanti. Le aprì piano le labbra, sfiorò la vulva e la sentì molto umida, sorrise, ed introdusse lentamente due dita dentro di lei.
Tutte queste azioni si stavano svolgendo con una lentezza esasperante forse, ma per loro due il tempo dentro al capanno si era fermato nel momento in cui si erano accorti che la porta era bloccata. Si stavano ancora guardando negli occhi quando Matilde, distratta dalla penetrazione nella sua vagina, gemette per il piacere! Due secondi più tardi le loro labbra si stavano scambiando effusioni e le loro lingue si gustavano, esplorandosi con piccoli colpetti. Erano eccitati a dismisura, tanto che anche la ragazza cominciò a svolgere una vera e propria masturbazione al cazzone di Morgan, mentre con una mano gli stimolava prima i capezzoli turgidi e poi i testicoli.
Il ragazzo prese in mano la situazione. Le cose si erano messe meglio di quanto si aspettasse, ma voleva far impazzire quella fanciulla e successivamente farla godere. Le impose di mettersi a pecorina e lei ubbidiente eseguì. I teli da mare vennero scostati e appoggiati più in là. Morgan si abbassò a leccare la patata grondante: alternava trattamenti al clitoride a penetrazioni con la lingua. Sentiva la giovane donna ansimare vogliosa, mentre muoveva il culo per facilitare le penetrazioni. Il maschio aveva di fronte a sè uno spettacolo come pochi, due chiappe perfette che si incentravano in un buchetto roseo ed invitante; più in basso la depilata vulva, completamente umida della sua saliva e di liquido vaginale, si apriva accogliente e desiderosa di attenzioni. Morgan cominciò a baciarle i glutei con passione, assaggiando e mordendo ogni centimetro di pelle. Gli piaceva moltissimo fare quelle carezze, caricando Matilde di un’altra poderosa dose di libidine. Si dedicò all’ano dolce e voglioso, leccandolo tutto, lappando e penetrando come poteva con la lingua.
La donna era in estasi. Ogni tocco, ogni morso, ogni piccola penetrazione le procurava un gemito lungo e soffuso che non riusciva a trattenere. Si rese conto che stava impazzendo per lo speciale trattamento che Morgan le stava riservando.
Aveva avuto in passato qualche ragazzo con la quale aveva anche scopato, ma nessuno mai le aveva dedicato tutte quelle attenzioni. Il suo buchetto posteriore non era mai stato toccato e tantomeno si aspettava che proprio da lì potessero arrivare così tante forti emozioni.
Stava godendo e avrebbe voluto essere leccata per sempre’
Morgan unì indice e medio e li infilò con un colpo secco nella vagina. Quasi contemporaneamente il pollice dell’altra mano penetrò il culo vergine. Un urlo di piacere squarciò l’aria, come un tuono del temporale che imperversava sopra le loro teste. Un orgasmo estremamente potente, completo, spossante e feroce.
Qualche minuto più tardi il ragazzo poteva sentire Matilde muoversi per ricevere sempre più in fondo le sue dita e lui la assecondava. Dopo un po’ Morgan fece scivolar fuori le dita dalla passera della ragazza, mantenendole però l’altra mano col il pollice nel culo. Si afferrò il pene in erezione completa e lo inserì nell’accogliente fessura della vulva. Cominciò dare colpi di reni, sentendo il cazzo scivolare dentro e fuori dalla ragazza. Finalmente anche lui stava godendo, ed il pollice che le piantava nel buchetto gli dava un certo senso di potere e di lussuria che mai aveva provato. Si stavano amando come un corpo solo, muovendosi insieme in un vortice di emozioni strabiliante. Morgan sapeva che non sarebbe potuto durare a lungo, ma voleva continuare quel gioco perverso con la sua amante, che sentiva gemere in continuazione sotto i suoi colpi. Non poteva smettere di far godere quella ragazza perchè voleva portarla al limite.
Estrasse il grosso arnese dalla vagina grondante, lo posizionò sul buchetto e spinse piano.
Matilde quando aveva il sesso di Morgan nella passera si era sentita riempita, aveva goduto sotto ogni spinta e l’orgasmo stava di nuovo montando in lei. Poi il cazzo scivolò fuori. Rimase con l’amaro in bocca per un paio di secondi, poi sentì il glande che pulsava conto il suo ano. Sorridendo sporse il culetto all’indietro, per riceve fino in fondo quel palo di carne. Voleva sentirlo nelle viscere, voleva sentire il suo intestino che lasciava spazio e veniva penetrato. Quando lo assaporò tutto dentro lei, tornò a sentirsi piena e cominciò a mugolare per il piacere: per la prima volta lo prendeva nel culo e le piaceva moltissimo! Una sensazione nuovissima per lei, che si chiese come avesse fatto fino a quel momento a starne senza. Capì che la sua vita sessuale stava prendendo una nuova, sensazionale piega.
Il ragazzo si sedette sui talloni e fece accomodare Matilde, sempre con il pene nel suo sfintere, sul suo bacino. Lei iniziò a muoversi lentamente, per sentirlo in ogni punto e goderne. Morgan apprezzando il gesto la lasciò fare, la abbracciava da dietro e palpava i seni sodi stuzzicandone i capezzoli. Questa posizione stimolava molto l’arnese del giovane, ma allo stesso tempo gli permetteva di godere senza eiaculare troppo presto. Le mani di lui si erano dedicate con passione alle tettone e alla passera di Matilde che ormai gocciolava un fiume di umori. Il clitoride arrossato non la smettava di inviarle segnali di fuoco. La puledra intanto afferrava i glutei ed il collo dell’amante e li stringeva, inondata di passionale ardore.
Continuarono in questo modo per almeno una ventina di minuti, mai sazi l’uno dell’altra, finchè Morgan decise che era ora di finirla. Si sollevarono sulle ginocchia, mantenendo una posizione praticamente uguale alla precedente, con la differenza che ora lui riusciva a penetrarla con forza. Conficcò più volte la sua lancia nell’orifizio anale mentre le tormentava i capezzoli duri e sporgenti come frecce.
Bastarono pochi colpi e Matilde, che stava letteralmente impazzendo, constatò pulsazioni intense nel suo intestino e poi fiotti caldi la travolsero. Cedette ogni sua barriera e venne copiosamente anche lei.
L’orgasmo li travolse quasi in contemporanea. Urlarono insieme il loro amore ed il loro piacere.
I potenti getti di sperma sembravano non finire più, continuativi ed interminabili:
come i colpi che la ragazza riceveva nell’ano;
come la goduria che si era impossessata di Matilde;
come il lamento che involontariamente emettevano in sintonia, lacerando il silenzio attorno a loro.
Infinito.
grazie amore
Non credo di aver avuto il paicere, ma grazie intanto della lettura.
Leggendo i tuoi racconti continua a venirmi in mente Potter Fesso dei Gem Boi
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…