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Racconti Erotici Etero

La sexy coinquilina mi fa impazzire

By 8 Febbraio 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Dovevo cercare un appartamento in città per iniziare il primo anno universitario; vivendo in provincia la scelta era obbligata, fare più di cento chilometri in auto ogni giorno non era pensabile. I miei genitori fortunatamente erano benestanti e decisero di pagarmi l’affitto a patto che trovassi la casa giusta per me ed i miei studi e ovviamente che andassi benissimo ad ogni esame. La passione per lo studio era profondamente radicata in me: alle elementari ero il bambino più brillante della piccola scuola di provincia; al liceo con fatica ed impegno giornalieri ero uscito con un buon 98 su 100. Sono sempre stato curioso di conoscere e sapere tutto ciò che potevo ed &egrave per questo che le centinaia di ore sui libri non mi hanno mai pesato più di tanto. Con la nuova sfida dell’università ero convinto di poter dare il meglio di me e di poter accedere ad un nuovo livello di sapere. Non vedevo l’ora di iniziare!
Proprio per questo mi serviva un appartamento spazioso, luminoso e in buono stato, in modo da poter studiare nelle migliori condizioni. Chiesi aiuto ad un’agenzia; mi portarono a vedere un paio di alloggi, uno decisamente squallido e l’altro pulito e completo ma piccolo e buio. Decisi di arrangiarmi, così andai alla facoltà, che ormai conoscevo avendola visitata già tre volte, e chiesi al banco informazioni se avessero qualcosa per me. Negativo.
Abbattuto raccolsi le mie cose e mi avviai all’uscita, quando vidi la bacheca e distrattamente lessi ‘Appartamenti’. Mi avvicinai lentamente, rassegnato e provai a leggere qualche annuncio. L’idea di condividere il mio spazio con qualcun altro non mi piaceva, infatti non ero mai stato in un’abitazione se non con i miei genitori, ma come ultima spiaggia potevo guardare se qualcosa mi attirava. La maggior parte degli alloggi in questione erano per quattro o più persone, di conseguenza li ho subito scartati e staccati dalla bacheca per vederne altri sepolti sotto. Stavo per rinunciare quando lessi: ‘CERCO COINQUILINA per dividere le spese dell’affitto, 800 euro/mese, molto grande ma per due persone, zona facoltà. Chiamare solo se si hanno le seguenti caratteristiche: pulizia, igiene, riservatezza, silenzio.’
Mi sembravano qualità minime per il mio alloggio ideale, ed in effetti questo era l’unico annuncio che lo specificava. L’affitto era sicuramente alto ma non avevo altra scelta. Strappai il bigliettino con il numero e subito fuori dal salone dell’università chiamai.

Lei:’Pronto?’
Io:’Ehm, salve, ho trovato il tuo annuncio sulla bacheca dell’ateneo e mi chiedevo se il posto nell’appartamento fosse ancora disponibile e se accettassi anche un maschio” Ero un po’ imbarazzato nel chiamare così una sconosciuta ma allo stesso tempo determinato a raccogliere la possibilità.
Lei: ‘Si si, &egrave libero e non importa se sei maschio, a questo punto mi sta bene perch&egrave nessuno mi ha più chiamato da un mese a questa parte. L’affitto &egrave alto per tutti e lo capisco, ma la qualità e la posizione si pagano, come saprai. Bhe, vuoi venire a vederlo?’
Io: ‘Ah, sisi, dimmi dove si trova?’ La sua era una voce rassicurante e calda, pensai.
Lei: ‘Via Winterfell 56, ti aspetto’ CLIC.

Leggermente spaventato e poco fiducioso arrivai in due minuti al condominio indicato. Esternamente era grigio e vecchio. Salii con l’ascensore fino all’ultimo piano e trovai la ragazza con cui avevo parlato che mi aspettava davanti alla porta. Restai subito spiazzato vedendola: alta circa un metro e ottanta, magra, un viso dalla linea decisa ma dolce, con due occhi neri intensamente belli, quasi penetranti, lunghi capelli neri le arrivavano fino alle costole.

Lei:’Piacere Lora’ Mi salutò offrendomi la mano da stringere e un largo sorriso contento.
Io:’Ehm, ciao io sono Mattia’ Le strinsi la mano per un attimo e ricambiai il sorriso.
Lei:’Vieni, entra pure, ti mostro la casa’

Era vestita con una tuta da ginnastica piuttosto aderente ed appena si girò per farmi entrare, non potei fare a meno di notare il suo culo, perfetto, fantastico, un capolavoro.
Mi pentii subito di non essermi dato una sistemata ai capelli quella mattina o di non aver scelto abiti migliori. Addosso avevo una maglia larga e un paio di jeans quasi vecchi. Come altezza la eguagliavo, ma come muscolatura proprio no. Lei era tonica e perfetta, io molto magro e dinoccolato. Lo sport non &egrave mai stato il mio forte.
Entriamo nell’appartamento e subito resto piacevolmente stupito. Occupava quasi metà dell’ultimo piano del condominio e questo permetteva alla luce di invadere il grande salotto attraverso le enormi finestre su due lati. Un tavolo enorme era al centro della sala, quadrato con un lato di almeno tre metri. Quattro sedie attorno e più in là tre divani molto larghi e spaziosi.

Lora: ‘Questo &egrave il salotto, come vedi &egrave grande abbastanza per ospitare tre o quattro persone che studiano. L’alloggio ne può ospitare solo due però perch&egrave le stanze sono due. La cucina paga lo spazio che il salotto si &egrave preso, come vedi &egrave molto piccola ma ha tutto il necessario’

Dietro una porta alla mia sinistra mi fece vedere la stanzetta dove era sistemata una modesta cucina e nient’altro, ma come mi aveva detto era completa con tutti gli elettrodomestici in buono stato. Mi stupii di vedere tutto quanto pulito e in ordine, in tutte le stanze.
Le stanze erano anch’esse piuttosto piccole, composte da un letto ad una piazza e mezza, un armadio, un comodino ed una sedia. Le finestre erano normali e la luce entrava molto bene. Il bagno invece era largo e offriva ben due lavandini, una doccia, una vasca grande, water e bidet.

Lora:’Ecco tutto, che ne pensi? Il proprietario, quando sono arrivata qui qualche mese fa, mi ha spiegato che la disposizione delle stanze &egrave stata studiata proprio per favorire la sala, quindi il luogo di lavoro. Ah, si, i mobili avranno al massimo una decina d’anni e sono tutti in ottimo stato. Per quanto riguarda me, l’importante &egrave che tu faccia le pulizie, tenga pulito, soprattutto il bagno, che non porti gente a casa a meno che non mi chiedi il permesso, e non devi fare confusione.’

Io:’Mi piace moltissimo la casa, davvero. Credo che tra due giorni potrò già trasferirmi. Non preoccuparti comunque, sono ordinato e pulito, mi piace stare in un posto sano.’

Ci accordiamo per le ultime cose burocratiche e ci salutiamo.
Ho trovato l’appartamento perfetto e ne sono felicissimo, ma la convivenza con quella bellissima ragazza sarà semplice? Non sono mai stato con una ragazza, figuriamoci viverci insieme. Lora mi intrigava moltissimo, non vedevo l’ora di andare a vivere con lei.

Continua…
Due giorni più tardi tornai da Lora con un paio di valigie e subito mi misi a sistemare le cose nella mia stanza: vestiti, lenzuola, tablet, accessori vari. I libri invece me li posizionò lei, in un armadio della sala, in ordine e pronti per essere tirati fuori. Era già mezzogiorno quando finimmo e gentilmente la ragazza si propose di cucinare il pranzo per entrambi. Seduti al grande tavolo, parlammo del più e del meno raccontandoci più che altro il nostro percorso di studi.

Lora:’Quindi sei al primo anno!’
Io:’Si, ho da poco compiuto vent’anni! Tu invece?’
Lora:’Beh ho ventitre anni e sono al terzo anno!’
Io:’ Wow, bene! Fai sport? Ti vedo molto in forma!’
Lora:’Ahah si mi piace correre nel parco qui vicino, mezz’ora al giorno quando posso, mi tengo in allenamento. Tu non fai nulla?’
Io:’Ah, no non mi piace’ Rido.
Lora:’Sciocco, dovresti invece! E’ rilassante, utile per il corpo e per la mente. Se non corro non riesco a studiare per tutto il giorno!’
Io:’Che ci vuoi fare, proprio non &egrave il mio campo!’
Lora:’Magari qualche volta puoi venire con me, facciamo un percorso ridotto per cominciare”
Io:’Si dai, provar non nuoce.’

La mia nuova coinquilina mi metteva a mio agio, riuscivo a parlare con lei di qualsiasi cosa senza problemi perch&egrave era di carattere aperto ed amichevole. Solitamente non mi veniva spontaneo chiaccherare con una persona che non conoscevo.
L’indomani sarebbero iniziate le lezioni per entrambi e non volevamo sprecare quel pomeriggio libero.

Io:’Complimenti, questo pranzo era ottimo! D’ora in poi ti piazzerò sempre in cucina ahaha!’
Lora:’Che cosa!? Ahah grazie per i complimenti ma qui si cucina ognuno per s&egrave!’ Rispose facendomi la linguaccia.
Io:’Accidenti, svaligerò il MC Donald qui vicino per sopravvivere allora ahah!’
Lora:’Scemo, morirai dopo pochi giorni’ Beh, oggi cosa fai? I miei amici hanno già cominciato l’altro giorno le lezioni e sono impegnati, ma mi piacerebbe combinare qualcosa per oggi pomeriggio, che ne dici?’
Io:’Si, va bene, ancora non conosco la città però, proponimi tu qualcosa da fare.’
Lora:’Ah allora potrei farti vedere i bei posti nascosti nei dintorni, quelli che non trovi sulle cartine per turisti…devo anche fare delle compere in centro.’
Io:’Posti nascosti?’ Spalanco gli occhi confuso.
Lora:’Si, tipo il parco, le fontane vicino al ponte e posti carini di questo tipo, poco conosciuti. Una bella passeggiata.’
Io:’Perfetto allora, andiamo.’

La fanciulla mi portò ad esplorare alcuni luoghi davvero stupendi. Le fontane davano sul fiume che scorreva scrosciante sotto di noi, creando un’atmosfera pacifica e armoniosa; papere ed anatre affrontavano la corrente per recuperare briciole di pane lanciate dai bambini. Attraversammo il bel ponte risalente al ‘700 e ci ritrovammo nel famoso parco che mi indicò essere quello dove correva la maggior parte delle volte. Era molto grande, con spazi soleggiati e viali alberati dove poter camminare tranquilli. Avviandosi verso il centro storico la discussione si spostò su argomenti più personali.

Io:’Come mai vivi da sola in quell’appartamento?’ Chiedo curioso.
Lora:’Fino all’anno scorso stavo con altre tre ragazze in un orribile buco, ma litigavamo spesso perch&egrave portavano sempre persone a casa, non pulivano, erano disordinate e caotiche. Finalmente mi sono decisa a cambiare e ho trovato il nostro alloggio, perfetto per lo studio e tranquillo. L’affitto &egrave alto ma ne vale sicuramente la pena.
Tu invece, come sei finito a chiamarmi?’ Sorride.
Io:’Ero disperato ahah! Non trovavo nessun luogo che mi permettesse di studiare come si deve e non volevo condividerlo con nessuno inizialmente. Poi vedendo che cercavi pulizia, silenzio e serietà, mi sono precipitato. Devo dire che sono stato fortunato’.

Le ammiccai per farle capire che ero stato più fortunato a trovare lei che l’appartamento; subito intuì la battuta e mi spinse dolcemente verso un palo della luce, che riusciì ad evitare per un pelo.

Io:’Hei!’ Ridendo. ‘Ma dimmi, sei fidanzata?’ Curioso.
Lora:’Non proprio. C’&egrave un ragazzo con cui mi vedo ogni tanto. Tu?’ Sorride.
Io:’No.’
Lora:’Ah non ti preoccupare, in facoltà ci sono moltissime ragazze’

Lasciai cadere il discorso e proseguimmo la passeggiata. In centro entrammo in diversi negozi e poi mangiammo un gelato. Avevo comprato una bella camicia blu, su consiglio di Lora, per iniziare a vestirmi un po’ più come gli altri ragazzi; lei aveva accumulato la bellezza di cinque sporte e borse con i suoi acquisti.
Tornammo a casa verso le 20.00, stanchi per aver camminato tantissimo ma felici di aver trascorso una bella giornata in compagnia. Le lasciai l’onore di farsi la doccia per prima così potei preparare lo zaino per la mattina dopo.
Ero in salotto accucciato vicino all’armadio dei libri quando sentii la porta del bagno aprirsi e Lora attraversò il piccolo corridoio affacciandosi all’entrata della sala.

Lora:’Hei, ho finito vai pure!’Mi guardò negli occhi sorridente per un attimo, per poi scostarsi e chiudersi nella sua stanza.
Io:’Ehm…ok!’ Risposi, riprendendomi.

L’avevo vista per pochi secondi, ma rimasi stupito di come si era presentata a me: nuda, con uno spesso asciugamano bianco a coprirle busto e bacino, capelli bagnati sciolti. Le gambe lisce e nude erano perfette, lunghe ed eccitanti. Peccato lo spettacolo fosse durato solo pochissimi secondi. Sentii un formicolio tra le gambe, ma non ci feci caso.
Abbandonai i libri e mi diressi in bagno. Sfilai i vestiti ed entrai in doccia, l’acqua era subito calda. Mi accorsi di avere il pene in tiro, la mia mente era rimasta a quel sinuoso corpo celato dall’asciugamano. Afferrai l’arnese e lo segai qualche secondo; la voglia di masturbarsi era tanta, ma mi fermai poco dopo per la fame che mi attanagliava lo stomaco. Prima avrei finito la doccia, prima avrei cenato.

Qualche minuto più tardi ero vestito e prendevo un paio di bistecche dal freezer, preparate da mia madre. Lora era già in cucina e stava affettando dei pomodori.

Lora:’Fame eh?!’ Mi chiese con un sorriso.
Io:’Puoi dirlo forte! Non ricordo l’ultima volta che ho camminato così tanto ahah!’

Era vestita con una gonna verde lunga fino a metà coscia che ballava ad ogni suo piccolo movimento, mettendole in risalto le chiappette sode, ed una t-shirt aderente che mostrava un bel paio di seni, piccoli, una seconda, ma sodi e con i capezzoli in rilievo; non indossava il reggiseno. A vederla con quegli abiti ed indaffarata a tagliare verdura, mi si indurì subito l’uccello. Chiedendole permesso le passai dietro, lei si avvicinò al bancone della cucina per farmi spazio ma involontariamente le strusciai sul culo il mio pacco semi duro. Per quel poco che potei sentire, il sedere era morbido ma tonico allo stesso tempo. La mia faccia divampò colorandosi di un rosso acceso, come sempre succedeva in queste situazioni imbarazzanti. Cercai di far finta di nulla mettendo sulla padella le bistecche e maledicendo l’architetto di quell’appartamento per non aver fatto più larga quella maledetta cucina!
Lora si girò verso di me, sorridendomi amichevolmente. Risposi sorridendo. Probabilmente non si era accorta di nulla, pensai.

La cena proseguì tranquilla; successivamente accendemmo la televisione accordandoci su quale programma guardare. Notai che il suo cellulare trillava ogni tanto e lei rispondeva ai messaggi. Il mio taceva.
A mezzanotte decidemmo di andare a dormire, ci salutammo ed ognuno si chiuse nella propria stanza.
Mi rigirai sul letto almeno un’ora cercando di prendere sonno; le lezioni del giorno seguente mi preoccupavano ma soprattutto la sensualità della mia coinquilina mi faceva impazzire, tanto che l’uccello non si degnava di lasciarmi riposare. Ad un certo punto, stufo dell’erezione perenne tra le gambe, sfilai i boxer e li arrotolai attorno al pene eretto, cominciando una lenta masturbazione. Pensai a quel corpo perfetto, nascosto sotto l’asciugamano; immaginai Lora che avvicinandosi a me con un passo felino, si spogliava e mostrava lo splendore delle sue forme; si inginocchiava di fronte a me ed iniziava a leccarmi l’asta. La mia mano correva frenetica sull’uccello, quanto la mia fantasia. Aver trattenuto l’eccitazione per tutto il giorno mi portò a gemere leggermente mentre godevo. In pochi minuti vennì copiosamente sulle mutande, ansimando forte. Avevo quasi dimenticato che l’oggetto delle mie fantasie era a pochi metri di distanza e avrebbe potuto sentirmi; godevo e trattenevo il piacere, continuando a segarmi con piccoli movimenti fino ad esaurire un orgasmo sentito e molto desiderato.

Continua…
La mattina seguente ci ritroviamo assonnati per una veloce colazione.

Lora:’Tutto bene ieri sera? Non riuscivi a dormire?’ Chiede distrattamente.
Io:’Eh si, sarà il letto nuovo, ci avrò messo un’ora ad addormentarmi”
Lora:’Ah ecco, perch&egrave sentivo che ti muovevi, anche io non ho dormito per un po’: sono preoccupata per la prima lezione.’
Io:’Tranquilla dai, scommetto che andrà tutto bene!’ Cercai di non tornare al discorso dei rumori della sera precedente, cominciavo già a sentirmi in imbarazzo.
Lora:’Speriamo! Io vado, ci vediamo!’ Di fretta uscì di casa con il tablet ed una borsa di libri.

Mezz’ora dopo pure io mi recai all’università. Quattro ore di chiacchere noiosissime in cui la mia mente tornava sempre alla mia coinquilina. Non vedevo l’ora di vederla.
Nel pomeriggio rincasai e rimasi deluso constatando che Lora non era tornata. Mangiai qualcosa e subito apparecchiai il grande tavolo con i libri usati la mattina; dovevo recuperare tutta la spiegazione e portarmi avanti nello studio.
La ragazza tornò qualche tempo dopo e si aggiunse al tavolo con la sua ricerca di architettura.
Il silenzio regnava e le nozioni imparate aumentavano. La trovavo un’ottima compagna di studio: non faceva rumore, non parlava a voce alta, non mi disturbava, come facevo io.

Per una settimana circa la routine era questa: lezioni al mattino, studio insieme o da soli nel pomeriggio e un’oretta di tv prima di dormire. L’università era iniziata alla grande e non ci dava respiro impegnandoci per molte ore al giorno.

Una sera ero nella mia stanza e stavo navigando su internet, quando sentii la porta sbattere. Mi alzai di scatto e mi precipitai in salotto.

Io:’Hei che succede?’Chiesi preoccupato, ma non trovai nessuno. Mi affacciai alla cucina e Lora era li, di fronte al frigo aperto e stava tracannando una bottiglia di birra.

Io:’Lora, tutto bene?’ Si girò e vidi che stava piangendo. Mi spostò per passare e si lanciò su un divano singhiozzando. Ero preoccupato e non sapevo che cosa fare. Cosa poteva essere successo? Chiusi l’anta del frigorifero e lentamente mi diressi verso di lei, sedendomi vicino. Mi accorsi solo allora che ero mezzo nudo, indossavo una maglietta e le mutande: poco fa ero pronto per andare a letto e di certo non mi aspettavo di uscire dalla mia stanza.
Aveva il viso tra le mani e quasi non riusciva a respirare da quanto forte piangeva. Le misi una mano sulla spalla:’ Hei, dai non ti preoccupare, adesso va tutto bene!’

Lora:’No, non va bene!’ Strillò, afferrando la birra e portandosela alla bocca. Dopo qualche secondo presi la bottiglia, ormai quasi finita, per evitare che svenisse di fronte a me.
Io:’Così fai un infarto!’
L’unica cosa che mi venne in mente fu di avvicinarmi ancora e abbracciarla. Si abbandonò subito sulla mia spalla, stringendomi il petto con le braccia muscolose, quasi facendomi male dalla rabbia che aveva in corpo. Le accarezzavo la schiena e i bellissimi capelli neri come la pece, nel tentativo di calmarla.
Alcuni minuti dopo mi scostai e le chiesi di nuovo cosa fosse successo.

Lora:’Sono uscita con Filippo stasera, eravamo in un locale, come al solito. ‘Sigh’ Poi &egrave arrivata una tipa che lo ha salutato e cinque minuti dopo ‘Sigh’ mi dice che deve andarsene perch&egrave sua sorella sta maleee!’ Scoppiò di nuovo a piangere. ‘Scappa via così senza aggiungere altro! Allora esco subito dopo di lui e ‘Sigh’ lo vedo in un angolo a pomiciare con quella tipa’ Sigh’ Si palpavano li, sulla strada! Come ha potuto farmi questo!’.
Io:’Cazzo, che stronzo. Non ci pensare dai, non ti merita quel bastardo!

Con la maglia zuppa di lacrime continuai nel cercare di consolarla ma sembrava un’ardua sfida. Le preparai un the caldo ma quando glielo passai aveva le mani che tremavano e per poco non si scottava. La birra ingurgitata in pochi secondi, stava facendo effetto.

Lora:’Puoi prendermi i ‘Sigh’ i fazzoletti nel primo cassetto del comodino?’
Io:’Si, certo. Adesso calmati e respira, torno subito.’

La lasciai sul divano e attraversai il salotto; aprìi la porta della sua stanza e per la prima volta da quando avevo visitato la casa vidii chiaramente come era la sua tana: il letto sfatto aveva diverse coperte arrotolate in qualche maniera sul fondo mente i vestiti erano dappertutto tranne che nell’armadio aperto. Tutto l’ordine e il rigore che teneva quando era con me, probabilmente venivano abbandonati quando era da sola li dentro. Mi avvicinai al comodino ed aprìì il primo cassetto. Non c’era alcun fazzoletto, anzi, qualche pezzo di bigiotteria e un vibratore, piccolo, dieci centimetri al massimo, molto elegante. Ne avevo visti di simili girando il web, ma quella trovata mi spiazzò.

Lora:’Ahh Mattia, non nel comodino, nell’armadio!’ Mi urlò con parole strascicate.
Io:’Va bene’

Afferrai il vibratore e lo portai al naso. Quello che sentii fu pura estasi, un odore acre e molto forte, penetrante, mi arrivò al cervello con una forza destabilizzante. Lo guardai e non sembrava per niente sporco, anzi rifletteva la luce del lampadario con il suo blu metallico, eppure il profumo che sprigionava era molto intenso. L’uccello non tardò a riconoscere l’aroma di liquido vaginale e si indurì in pochi istanti. Appoggiai il vibratore nel cassetto che richiusi, per
aprire quello dell’armadio dove vi erano decine di fazzoletti di stoffa.
Tornai da lei che subito iniziò ad asciugare le lacrime e a soffiare il naso, ad un tratto mi guardò negli occhi.

Lora:’Hai aperto il cassetto del comodino?’
Io:’No, mi hai detto che erano nell’armadio.’ Mentii imbarazzato, ma convincente.
Lora:’Ah ok, ma come mai ci hai messo tanto?’ Era mezza ubriaca, avrei potuto dirle che avevo trovato un elefante nella sua stanza e lei mi avrebbe creduto.
Io:’Non sapevo quali scegliere, ne hai talmente tanti!’
Lora:’Si, tornano utili quando il ragazzo con cui esci ti tradisce con la prima puttanella che trova per la strada!’ Ricominciò a piagnucolare e singhiozzare.

La abbracciai di nuovo e anche l’altra spalla della mia maglietta venne inondata di lacrime. La mia asta era a stretto contatto con la sua gamba ripiegata sul divano e sperai non se ne accorgesse.
Era l’una del mattino quando finalmente si addormentò tra le mie braccia, sfinita dal pianto e dell’alcool. Senza pensarci due volte la presi in braccio e la portai nel suo letto; volevo andare a letto al più presto, la mattina seguente mi aspettava una dura lezione. Le rimboccai le coperte dolcemente, ma quando stavo per andarmene aprì gli occhi e mi sussurrò:

Lora:’Sei troppo gentile”
Io:’Non ti preoccupare, ora dormi tranquilla’
Lora:’Resta con me, ti prego”
Io:’Beh, domani c’&egrave lezione e ho bisogno di dormire”Cercai di spiegarle.
Lora:’Mattia, dormi qui, non lasciarmi proprio adesso, sto male’ Gli occhi neri e bellissimi diventarono lucidi. Non avevo proprio voglia di subire altre lacrime perciò mi rassegnai, anche se dormire con lei non mi sembrava per niente una buona idea.
Io:’Va bene’.

Mi infilai sotto le coperte al suo fianco, fortunatamente il letto era grande abbastanza per ospitare due persone. Non feci in tempo a mettermi a pancia in su che Lora mi afferrò il braccio tirandolo verso di se, facendomi capire che voleva essere abbracciata. Mi sistemai dietro di lei, sul fianco, e la strinsi con il braccio, all’altezza della pancia. Aveva ancora addosso il vestito con cui era uscita quella sera, corto fino a metà coscia.
Si addormentò subito dopo, mentre io dovevo fare i conti con il cazzo eretto tra le gambe. Prima cercai di staccare il bacino dal suo culo, ma alla fine rinunciai e lo appoggiai proprio tra le natiche sode e troppo invitanti per essere ignorate. Pensando poi al vibratore che avevo pochi centimetri di distanza ed alla sua fragranza fantastica, il membro non accennava a rilassarsi.
Mi addormentai solo dopo molto tempo, abbracciato a Lora, la studentessa sexy, non che mia coinquilina.

Continua…
‘Hei, svegliati, sono le nove!’

La voce di Lora mi fece aprire gli occhi, insieme al tocco della sua mano sulla spalla. Focalizzai il suo viso sorridente che mi guardava e la stanza attorno a noi; strofinai gli occhi con il dorso della mano e mi girai per seguire i suoi spostamenti. Era sveglia già da un po’ perch&egrave la sua borsa dei libri era pronta e indossava solo una maglietta. Adesso cercava i pantaloni tra i vestiti a terra; si accucciava freneticamente borbottando, donandomi uno spettacolo senza precedenti: il suo culetto perfetto, adornato solamente da piccole mutandine bianche. Girava attorno al letto senza rendersi conto di quanto mi stava offrendo, ne dell’eccitazione che mi procurava. Quando trovò i pantaloni e li indossò, fu una gran delusione: avrei voluto restar li a guardarla per ore, a cazzo duro, erotica e sexy nei movimenti più normali, giornalieri. Esprimeva sensualità in ogni cosa che faceva: dallo studio con la penna tra le labbra al cucinare danzando per riuscire a muoversi nel poco spazio disponibile della cucina.

Lora:’Buongiorno eh! Non hai lezione anche tu tra pochi minuti? Meglio se ti dai una mossa, io vado, ciaoo!’

Mi scosse dai miei pensieri e uscì dalla stanza e poi dalla casa. Cazzo dovevo andare a lezione per le nove ed un quarto! Mi precipitai nella mia camera e in pochi secondi mi vestii.
Il sorriso, ecco, il sorriso di Lora era l’arma più sensuale che possedeva e la usava sempre, senza magari rendersi conto di ciò che suscitava nelle persone, ma lei era sempre sorridente. Ma dopo la storia col suo ragazzo sarebbe tornata a sorridere come prima? Non avevo tempo per pensarci, la lezione stava cominciando.

Nel primo pomeriggio ci ritrovammo a casa per pranzo e mi ero cucinato un ottima pasta al pomodoro. La coinquilina era più silenziosa del solito ed io non sapevo che cosa dirle. Fu lei, più tardi durante lo studio, a tirare fuori l’argomento.

Lora:’Senti, riguardo a ieri sera, mi dispiace che tu mi abbia visto in quelle condizioni io”
Io:’Non ti preoccupare, può capitare di non capire più nulla e di stare male, non devi scusarti’
Lora:’Si forse hai ragione, ma poi ero ubriaca! Quella birra ha avuto un effetto veramente potente.’
Io:’E ci credo! Te la sei scolata in sessanta secondi al massimo!’ Cercai di buttarla sul ridere e infatti sul suo viso si aprì un piccolo ma bellissimo sorriso.
Lora:’Davvero Mattia, grazie per esserti preso cura di me’. Mi guardò negli occhi ed allungò una mano sul tavolo; istintivamente allungai pure io il braccio per afferrarla, ma il nostro banco di studio era troppo grande per permettermelo. Mi alzai e avvicinandomi a lei la abbracciai in un sincero gesto d’affetto. Si alzò in piedi e ricambiò l’abbraccio, contenta di aver trovato, in quella grande città, una persona su cui fare affidamento. Tenerla tra le braccia era un caldo piacere: la sua schiena snella era magnifica ed il suo profumo inebriante.

Io:’Cosa intendi fare col tipo con cui uscivi?’
Lora:’Ah, basta, con me ha chiuso chiaramente e così tutti gli altri. Uscivamo da un po’ &egrave vero, ma solo ieri ho capito che alla fine non ne ero veramente attratta. Adesso devo pensare alla laurea.’
Io:’Bene, hai perfettamente ragione’.
Tornammo a studiare subito dopo, archiviando l’argomento, forse per sempre.

La settima proseguì col solito noioso ritmo e senza alcuna interazione rilevante tra coinquilini.
Nel weekend tornai a casa come al solito per vedere la famiglia ed il tempo volò tanto in fretta da non accorgermene.
Verso le 20.00 di domenica rientrai nell’appartamento, abbattuto per la nuova settimana che stava per iniziare; salutai ma non c’era nessuno, sentivo solo musica rap ad alto volume provenire dal bagno. Mi affacciai al piccolo corridoio che portava alla zona notte e vidi che la porta del bagno era leggermente aperta, di circa venti centimetri. Lora era lì, nella doccia, stava cantando mentre l’acqua calda le scorreva addosso, sul corpo nudo e perfetto, sprigionando una gran nuvola di vapore acqueo. Quasi non credevo a ciò che vedevo: sembrava una dea, tonica in tutti i punti, slanciata, coi capelli scuri appiccicati alla schiena. Sulla pancia si vedevano lievemente gli addominali e i suoi seni erano piccoli ma sodi, con capezzoli bruni; sul monte di venere spuntava una peluria folta, ma corta e ben curata e le labbra si vedevano perfettamente, chiuse a nascondere un tesoro a me non accessibile.

Mi accorsi di essere li fermo e di avere una mano sul pacco rigido. Probabilmente aveva lasciato la porta aperta perch&egrave di solito arrivavo più tardi ed era sicura di non vedermi fino alle 21.00. Non riuscii a fare altro che rimanere immobile ad osservarla, splendidamente erotica.

Si girava e rigirava nella doccia, ripetendo le confuse parole del rapper che stava ascoltando, e dandomi una visuale di tutto il suo bellissimo corpo. Si chinò per terra per scegliere il bagnoschiuma e allora vidi, tra le chiappe magnifiche, una rosellina un po’ più scura rispetto al resto della sua pelle, piccola e così eccitante; sotto ad essa le labbra depilate, ora leggermente aperte a mostrare uno stralcio di rosa intenso. Iniziò ad insaponarsi con cura, prima le braccia, poi il busto che non riuscii a vedere, e successivamente la passera e il culetto; da dietro potevo osservare la cura che metteva nel farlo, il dito medio passava tra le labbra e indugiava nei pressi della vagina. In pochi secondi sciacquò via il sapone di dosso e spense l’acqua, pronta ad uscire.

Spettacolo finito, purtroppo. Cosa potevo fare adesso? Mi buttai sul divano accendendo la televisione, di cui comunque non riuscivo a sentire nulla a causa della musica. Qualche minuto dopo il rap si spense e Lora uscì dal bagno col suo asciugamano a coprirle le nudità e mi vide in salotto intendo a seguire un cartone animato.

Lora:’Hei, già qui? E’ presto rispetto al tuo solito!’ Mi salutò col suo sorriso mozzafiato.
Io:’Eh si, hanno anticipato tutti i treni oggi. Tutto bene questo weekend?’
Lora:’Si si, e tu? Ma quando sei arrivato?’ Il suo viso assunse un’espressione di leggera preoccupazione.
Io:’Da dieci minuti più o meno” Volevo lasciarla col dubbio: l’avevo vista nuda oppure no?
Lora:’Ah, ok” La sua faccia non sapeva cosa rispondere.

Andò in camera sua e chiuse la porta, chissà a cosa stava pensando. Un pensiero fisso l’avevo io però: la sua fica bagnata, il suo culo, le sue tettine e la schiuma che la ricopriva tutta.
Mi precipitai in bagno, eccitato come un riccio, mi spogliai di tutti i vestiti, tranne i calzini, e mi sedetti sul wc portando subito una mano al pene in erezione. Il glande era rosso e gonfio a causa della prigionia dei jeans; volevo godermi una sega come si deve, con la giusta calma. Dalla cappella alla base facevo scivolare le dita, strette attorno all’asta. Con la mano sinistra accarezzavo i testicoli dandomi ulteriore piacere. Gli occhi chiusi a ricordare la perfezione a cui avevo assistito poco prima; la velocità aumentava, sentii la voglia di eiaculare.

La porta si aprì improvvisamente. Lora mi vide, mi guardò stupita per quello che stavo facendo. Passò qualche secondo di imbarazzo in cui provai a coprirmi con le mani, cercando le parole per giustificare quello che stavo facendo. Prima che ci riuscissi, lei uscì chiudendosi la porta alle spalle.
Ero sconvolto, arrabbiato, frustrato, imbarazzato. Quella sera non riuscii a dormire. Il silenzio regnava nell’appartamento, ma nella mia testa c’era un casino infernale. Mi ero lasciato prendere dall’eccitazione, senza ragionare, e mi ero lanciato ad una masturbazione ossessiva. Dovevo pensare che poteva tornare nel bagno! Ero stato davvero stupido. Non ero nemmeno riuscito a finire la sega che stavo facendo, mi aveva interrotto nel momento migliore.
Il cervello non taceva ed io continuavo nel provare ad addormentarmi, quando nel silenzio, sentii dei piccoli rumori. Mi ci volle qualche minuto per capire che cosa fossero: leggeri gemiti provenienti dalla camera di Lora. Tra le nostre stanze vi era il bagno quindi appostai l’orecchio alla porta della camera e sentii chiaramente che la ragazza stava godendo. Piccole sillabe e leggeri strilli di ogni tipo, si stava masturbando alla grande. Tolsi tutti i vestiti che avevo addosso, iniziando a toccarmi il pene eretto e cercando di captare ogni singolo verso proveniente dall’altra stanza. In pochi minuti raggiunsi l’orgasmo da molte ore atteso, ricoprendo la porta scura di molte chiazze bianche.
C’era la possibilità che Lora si fosse eccitata vedendomi con l’uccello in mano? Non mi sembrava possibile vista la reazione che aveva avuto, ma quell’auto erotismo notturno mi dava da pensare.

Per un paio di settimane il nostro rapporto fu molto teso e distaccato, ci parlavamo solo per il minimo indispensabile. Non sapevo come comportarmi, che cosa fare o dire; non mi era mai capitata una cosa del genere. Col passare del tempo i nervi si stesero e tornammo a studiare insieme. Un giorno di questi, però, l’argomento che avevamo tenuto tra i denti saltò fuori.

Lora:’Hei, sei vergine?’ Mi chiese sfogliando noncurante un libro.
Io:’Ehm, si…perch&egrave?’ Non capivo.
Lora:’Lo sapevo! Ho indovinato! Io sono leone!’ Mi disse contenta.
Io:’Oh cristo’ parlavi dei segni zodiacali!’ Arrossii immediatamente. ‘Sono pesci’
Lora:’Ma come, mi hai detto che sei vergine! Ah, aspetta” Cominciò a ridere sghignazzando sotto i baffi, e così feci anche io.
Lora:’Sei vergine Mattia? Non pensavo’
Io:’Eh già”
Lora:’Senti, te lo devo chiedere. Quel giorno, mi stavi guardando mentre facevo la doccia?’Mi guardò seria, puntandomi gli occhi addosso.
Io:’Si Lora, ti chiedo scusa, non volevo…credevo…non pensavo” Ero rosso/viola.
Lora:’Ed &egrave per quello che sei subito andato in bagno e stavi facendo’?’
Io:’Si, mi dispiace non ho resistito a”
Lora:’Shh.’ Mi interruppe.’ Quindi non sei mai stato con una ragazza, non hai mai fatto niente?’ Stupita.
Io:’No, sono una persona abbastanza chiusa purtroppo”
Lora:’Ah, non me l’aspettavo.’
Io:’Ti chiedo scusa ancora per quella domenica sera: tu eri bellissima e non sono riuscito a staccarti gli occhi di dosso. Perdonami.’ Finalmente ero riuscito a farmi coraggio e a dirle quello che pensavo.
Lora:’Bhe, grazie per la sincerità, ma non farlo più, devi almeno chiedermi il permesso!’ La mia coinquilina la buttò sul ridere per chiudere la faccenda, ma mi lasciò perplesso con l’ultima frase.

I giorni passavano come al solito, l’università ci assillava e i primi esami furono superati. Avevo preso l’abitudine di rimanere sveglio fino all’una di notte quando il giorno dopo non avevo lezione, per cercare di udire ancora Lora darsi piacere. Una o due sere alla settimana infatti la fanciulla si divertiva nella sua camera e non riusciva a trattenere i gemiti. Me la immaginavo stesa sul letto con il vibratore tra le cosce e le dita che impazzavano sul clitoride. Godevo moltissimo anche io assieme a lei, nonostante fossimo a qualche metro di distanza. Erano le seghe migliori che mi sia mai fatto. A volte sembrava che Lora sapesse che la potevo sentire: alzava di poco la voce, faceva cigolare il letto oppure batteva leggermente sulla porta della stanza, tutto questo mentre ansimava.
Di giorno quando ero a casa da solo, andavo a visitare il vibratore blu, sempre pulitissimo, ma ogni volta odorava di lei. Lo usava e godeva con esso.
Volevo farle capire che mi eccitava moltissimo e che allo stesso tempo mi stava facendo impazzire. Approfittai di una discussione frivola per accennare alla cosa.

Io:’Hei, allora quando posso assistere ad una tua doccia?’ Scherzai.
Lora:’Ahahah stai scherzando spero’ Disse divertita.
Io:’No.’ Risposi sorridendole.
Lora:’Ahah va bene, ci penso’ Disse, facendomi capire che lo scherzo finiva li.

Ci avevo provato.
Due giorni più tardi stavo studiando da almeno sei ore, mentre lei aveva finito da un pezzo. Si stava preparando per uscire quando mi vide ancora in salotto sui libri.

Lora:’Hei, non &egrave meglio se smetti?’
Io:’No, &egrave per domani e non sono pronto.’ La ragazza mi guardò come si guarda un cagnolino malato.
Lora:’Ti serve una pausa rilassante.’
Io:’Non posso, davvero, altrimenti non riesco a riprendere lo studio dopo’.
Lora:’Mhm, e se la pausa te la offrissi io nella doccia, uno spettacolo?’ Alzai gli occhi incredulo.
Io:’Da-davvero? Ma sei sicura, perch&egrave insomma credo”
Lora:’Non fare domande. Rispondi o si o no.’
Io:’Si!’ Risposi subito.

Mi portò in bagno e mi fece sedere sul piccolo sgabello in fondo alla stanza. Mi aveva ordinato di stare zitto e fermo e di godermi lo spettacolo; così feci.
Con lentezza si tolse la maglia e poi la conottiera rimanendo in reggiseno. Mi fissava con il sorriso sul volto. Portò le mani dietro la schiena e lo slacciò, togliendolo e coprendo i piccoli seni col braccio. Sbottonò i jeans e di spalle li abbassò mostrando quel suo culo da monumento, tra cui passava un finissimo filo di stoffa. Tirò giù anche quello e l’ano sbucò fuori e sotto la figa liscia. Entrò in doccia e l’acqua calda la bagnò in un attimo. Il vetro mi permetteva di vederla perfettamente. Non si copriva più, anzi, si mostrava a me vogliosa di esibirsi. Il cazzo mi pulsava frenetico, avevo pensato di estrarlo per segarmi davanti a tanto splendore ma rinunciai perch&egrave mi aveva detto di non fare nulla. Si insaponava vogliosa, stringendo i seni e stuzzicando i capezzoli. Stringeva le chiappe e le allargava perch&egrave vedessi cosa nascondevano. Passava il dito tra le labbra della figa, come le avevo già visto fare, e chiudeva gli occhi, assaporando il tocco.

Dieci minuti di paradiso e poi Lora uscì dalla doccia. Non mi sembrava vero di aver assistito a tutto questo e non capivo neanche perch&egrave mi avesse invitato lì. Cominciò ad asciugarsi, senza staccarmi gli occhi di dosso, era contenta.

Lora:’Allora, ti &egrave piaciuto?’
Io:’Cosa? Ma certo, cacchio non ho mai visto niente del genere, sei, sei favolosa’
Lora:’Ahah, si a qualcuno li sotto &egrave piaciuto vedo’ Alludendo al grosso bozzo tra le mie gambe.
Io:’Lora, ma dimmi perch&egrave l’hai fatto non capisco” Si avvicinò a me e mi feci alzare in piedi.
Lora:’Mattia, volevo farti questo piccolo regalo. Mi sono sentita in colpa per come ti ho trattato dopo che ti ho beccato a masturbarti, d’altra parte &egrave una forma di complimento. Io ti piaccio.’
Io:’Si, mi piaci.’
Lora:’ Prendilo come un piccolo regalo che ho voluto farti per rimediare al mio comportamento’
Io:’Grazie, non so che altro dire’sei cosi bella!’
Lora:’Mi fa piacere averti compiaciuto. Adesso devo andare, Patrizia mi aspetta, ma tu puoi rimanere qui se devi fare le tue cose, prometto che non ti disturbo’. Sorridendo chiuse la porta e tornò in camera per vestirsi, lasciandomi nel bagno confuso ed eccitato.

Mi spogliai e mi buttai nella doccia, rilassandomi. In pochi minuti di piacere arrivai all’orgasmo, godendo moltissimo e ansimando forte. Avevo assistito a qualcosa di inimmaginabile, che mai mi sarei sognato di poter vedere. Come dovevo comportarmi ora? Che cosa significava tutto quello?
Quando tornai in salotto, Lora era già uscita.

Continua…
I giorni passavano e la mia voglia aumentava. Stava arrivando la primavera e la mia coinquilina iniziava a sentire un forte desiderio d’estate: indossava spesso shorts molto attillati che mostravano il suo culo perfetto e lasciavano nude le gambe invitanti; girava sempre senza reggiseno così che i capezzoli ogni tanto sbucavano dal tessuto della maglietta. Adoravo quando una brezza fresca entrava dalla finestra e aveva la pelle d’oca; in quei momenti le sarei saltato subito addosso, non resistevo, perciò mi chiudevo in camera qualche minuto finch&egrave i bollori non si raffreddavano. Non mi segavo più, non mi piaceva l’idea, ormai la volevo.
Un pomeriggio finalmente presi coraggio.

Io:’Hei, Lora, mi daresti una mano?’
Lora:’Certo, in che modo?’ Disse sorridendo.
Io:’Dal giorno del tuo regalo nella doccia non riesco più a masturbarmi…pensavo magari”
Lora:’Coosa? Stai scherzando?’ La sua faccia stupita mi preoccupò, ma oramai ero in ballo.
Io:’No, non sto scherzando. Tu mi ispiri moltissimo e io non riesco a fare a meno di guardarti!’
Lora:’Vorresti che ti facessi una sega?’ Sembrava seccata, ma con un mezzo sorrido sulle labbra.
Io:’Si ecco, quella era l’idea, ma se non vuoi capisco”
Lora:’Mmm, non ti farò una sega”
Io:’Ah, immaginavo, tranquilla.’
Lora:’Però potresti fartela tu, davanti a me, e venirmi addosso, sulle tette’ Era contenta.
Io:’Co-cosa? Davvero?’ Il mio viso si illuminò speranzoso e il mio uccello resuscitò.
Lora:’Si!’ Fece un sorriso birichino, quasi voglioso.

La ragazza si alzò, camminando verso di me ed in un unico sinuoso movimento sfilò la maglietta leggera che aveva addosso restando mezza nuda. Non credevo a quello che stavo vedendo, i suoi piccoli seni splendevano all’altezza del mio sguardo, i capezzoli perfetti, inturgiditi mi ipnotizzavano. Lora si beava della mia ammirazione toccandosi il fianco con le dita, poi i capezzoli con dolcezza e infine si afferrò le tette stringendole e chiudendo gli occhi ed aprendo la bocca in modo molto sensuale, simulando un orgasmo silenzioso.
Portò le mani dietro la testa e legò i capelli lucenti in una coda di cavallo; si inginocchiò di fronte a me in attesa, senza smettere di guardarmi vogliosa.
Non persi tempo e in pochi secondi sfilai pantaloni, boxer e t-shirt rimanendo nudo. Il cazzo completamente eretto pulsava ferocemente, probabilmente pompato dalla presenza della ragazza a pochi centimetri. Lei rimase stupita nel vederlo, il suo sorriso si allargò ulteriormente e la lingua passò a bagnare le labbra.

Io:’Che cosa ti aspettavi, scusa?’ Chiedo divertito.
Lora:’Non mi aspettavo avessi un uccello così bello’ Rispose divertita.
Io.’Non &egrave molto grande, quindi”
Lora:’Infatti ho detto bello, non grande. Ne ho visti alcuni e il tuo &egrave il più bello! Delle giuste dimensioni, con quella bella cappella rossa e le palle gonfie! Cosa aspetti, voglio che mi inondi del tuo piacere’

Dopo quelle parole non persi tempo, portai una mano sul pene iniziando a segarmi lentamente; non sarei durato a lungo, ne ero sicuro, ma volevo godermi ogni secondo di piacere che mi provocava la vista di Lora ai miei piedi che si toccava per me.
Stringeva i capezzoli tra le dita e poi strizzava i seni con forza e passione. Gli occhi balenavano dal mio cazzo al mio viso e mi guardava compiaciuta, divertita e vogliosa. Capivo che avrebbe voluto fare di più, avrebbe voluto scopare subito, ma probabilmente non era ancora il momento. Ora voleva essere inondata di sperma, ricoperta del mio seme. Chiudeva un attimo le palpebre e godeva del suo tocco e della mia presenza infoiata di fronte a lei.
La masturbazione continuava senza un attimo di tregua, non ne potevo più. Aumentai la velocità e le palle iniziarono a sbattermi dolorosamente sull’inguine. Gemevo di piacere, godevo all’infinito sentendo montare l’orgasmo; ansimavo forte ancora e ancora per farle capire che mi stava facendo letteralmente impazzire.
Puntai la lancia al suo petto e ecco in un attimo il mondo si fermò. Il mio gettò le arrivò dritto tra i seni, potente e furioso, tanto che gemette di piacere. Due, tre, cinque getti potenti la inondarono, dal collo alle tette. Continuai a far scivolare le dita sul cazzo fino ad esaurimento dell’orgasmo che mi aveva scombussolato e stordito ma mi aveva anche fatto provare un piacere immenso. Lora si massaggiava i seni bagnati e mi sorrideva felice.

Io:’Grazie, &egrave stato bellissimo’
Lora:’Grazie a te, sei così sexy! Ora vado a lavarmi e poi torniamo a studiare!’

Continua…
Tutto normale. Mi ero segato di fronte a lei, le avevo mostrato il mio lato animalesco e sborrato letteralmente addosso. Fu un’esperienza incredibile che segnò profondamente l’immagine che mi ero fatto della mia coinquilina. Purtroppo però fu un episodio fine a se stesso perch&egrave nei giorni seguenti nulla accadde ed io non volli espormi per chiederle un bis.
Le passavo accanto assaporandone il profumo e desiderando di saltarle addosso e farle di tutto. Quanto mi sarebbe piaciuto poter toccare le sue curve toniche, stuzzicare quei capezzoli dorati e poter assaggiare il suo fiore! Lei si comportava normalmente, come nulla fosse, come non sapesse che tra le gambe avevo sempre il pene in tiro, ben visibile dai pantaloncini di cotone. A volte non capivo più nulla e steso sul divano iniziavo a massaggiarmi l’uccello da sopra la stoffa, fingendo di leggere un paragrafo importante, sperando notasse la mia eccitazione.
Inutile. I tempi di quel gioco pazzo li dettava lei, da sempre, ed io non potevo far altro che attendere le sue mosse.

Lora prese l’iniziativa dopo molti giorni, quando avevo già perso le speranze: stavo dormendo già da un po’, a pancia in su, erano circa le due della notte e indossavo solo i boxer ed una maglietta, quando sentii qualcosa strusciare sul pacco. Mi svegliai di soprassalto, quasi spaventato, ed accesi l’abat jour sul comodino. La luce mi accecò per qualche secondo ma poi iniziai a dare un contorno alle figure che mi attorniavano: armadio, comodino, sedia e Lora nuda inginocchiata vicino al letto, con solo un paio di slip blu a vestirla, le tette al vento ed un gran sorriso sulle labbra.

Io:’Che fai!?’ Stupito.
Lora:’Hei, tranquillo, non ti preoccupare.’ Afferrò l’elastico dei boxer ed iniziò a sfilarmeli.
Io:’Ma mi spieghi che ti prende?’ Le chiesi senza impedirle di spogliarmi.
Lora:’Voglio il tuo cazzo, adesso. L’altra volta ho lasciato che ti facessi una sega ma ora voglio fartela io’. Mi tolse le mutande e l’uccello le si presentò davanti al naso in bella mostra, duro, eretto e fiero. ‘Mmm, &egrave già pronto’.

Avvicinò le dita al membro e lo accarezzò dolcemente, passando la mano sui peli pubici, sui testicoli pieni e sull’asta tesa. Lo afferrò con decisione iniziando una lenta manovra di masturbazione. Quasi svenni dal piacere, non riuscivo a metabolizzare che la tipa che mi stava segando fosse davvero la fantastica coinquilina dei miei sogni. Godevo silenziosamente, cercando di non ansimare troppo forte ed osservandola: era concentrata sul prepuzio che faceva andare su e giù sulla cappella, prima tirandolo tutto e poi ricoprendola completamente. Gli occhi illuminati dalla lampadina erano colmi di piacere; il corpo si muoveva piano, a ritmo della sua mano nelle mutandine: probabilmente si stava penetrando dandosi immenso piacere.

Allungai lentamente un braccio per accarezzarle un seno quando lei si girò bruscamente e mi schiaffeggiò la mano.

Lora:’Non puoi ancora toccarmi’ Disse ridendo.
Io:’Voglio toccarti!’ Risposi un po’ incazzato.
Lora:’Vuoi toccarmi la fichetta?’ Mi prese in giro con una linguaccia.
Io:’Si.’
Si alzò in piedi e guardandomi negli occhi si tolse gli slip rimanendo nuda. Non potei far altro che guardarla tra le gambe desiderando di poter possedere quel piccolo triangolo di felicità.

Lora:’Voglio farti divertire Mattia, ma tu non devi toccarmi, d’accordo?’
Io:’Ehm…va bene’.

Non perse tempo e salì sul letto dandomi le spalle e inginocchiandosi. Ebbi appena un secondo di tempo per intravedere la figa e l’ano della mia coinquilina prima che mi mettesse letteralmente la patata in faccia. La sentii bagnata, umida e appiccicosa e mi piacque moltissimo. Tornò ad afferrarmi l’uccello con una mano mentre con l’altra iniziò a massaggiarmi i testicoli con forza. Dimenava il bacino sul mio viso ed io ero in paradiso. Sentivo il suo odore forte, acre e terribilmente eccitante, mi passava la figa sulle guance, il naso e la bocca, facendomi impazzire.
Senza preavviso sentii un vortice caldo avvolgermi la punta dell’uccello mente le sue mani aumentavano il ritmo sull’asta. Me l’aveva preso in bocca e con passione lo faceva entrare ed uscire dalle sue fauci gioiose. La lingua mi ubriacava il glande facendomi provare un piacere mai immaginato.
Adesso oltre che alla figa, mi strusciava addosso anche l’ano, che emanava un odore diverso ma ancora più eccitante. Non resistetti e tirai fuori la lingua che subito si scontrò con la rosellina vogliosa; Lora godette del mio tocco grugnendo di piacere e offrendomi il clitoride. Il succo che ingoiai mi piacque moltissimo, tanto che iniziai a leccare tutto quello che mi capitava a tiro. Stavo per godere.
Lora mi succhiava forte e mi segava ad una velocità pazzesca; sembrava volesse assaggiare tutto il mio seme. La cappella pulsava ferocemente e le palle mi facevano male. Sentii arrivare l’orgasmo, potente e irrefrenabile. La lingua della ragazza dovette lasciare spazio ai getti imponenti che le riversai in bocca, fortissimi e liberatori. Lora godette con me, sulla mia lingua, riempendomi il viso di umori.

Continua…
Le emozioni di quella notte tornarono prepotenti nella mia mente per settimane, ed io impotente, le rivivevo continuamente nella testa. La sensazione della sua bocca sul glande e della sua figa sulla bocca, ma soprattutto l’orgasmo spossante che mi aveva pervaso. Immagini ed emozioni vive e indimenticabili. Oltre che uniche.

Nei giorni seguenti Lora si comportò come al solito ignorandomi, facendo finta fossi un normale coinquilino sfigato con cui dividere il tavolo di studio e l’affitto dell’appartamento. La desideravo con tutto me stesso, la volevo ed ero perennemente eccitato nell’osservarla girare per casa semi nuda. Il caldo soffocante del periodo la costringeva a studiare con addosso solo una maglia lunga e le mutandine, a volte restava solo in slip e reggiseno. Passavo ore a toccarmi il pacco da sopra i pantaloni mentre lei studiava; le guardavo il culo, le cosce, i capezzoli duri che sfregavano sul tessuto della t-shirt e la bocca carnosa che succhiava avidamente una penna o un lecca lecca. In qualche caso la mia sopportazione arrivava al limite ed ero costretto a chiudermi in bagno o in camera per diversi minuti, era il fisico a chiedermelo.
In aggiunta a questo, un paio di sera la settimana, la ragazza si dava piacere con il vibratore sul suo letto e me lo faceva sapere ogni volta con gemiti e urletti inequivocabili.
Pensai pure di cambiare casa. La frustrazione e l’impotenza mi stavano logorando, incidendo anche sui risultati dall’università, ma questi pensieri sfumavano nel momento in cui la vedevo e il desiderio si faceva più forte.

Le cose cambiarono in un giorno come tutti gli altri, stavo aggiornando un importante saggio quando Lora rientrò in casa felice e sorridente come al solito. Si fece una doccia e mi raggiunse per mettersi al lavoro.

Lora:”Come fai a stare così vestito? Io sto morendo. Senti ti da fastidio se sto in topless? Non mi concentro a queste temperature e devo trovare una soluzione.”
Io:”Ehm, non credo sia una buona idea. Bevi qualche bevanda ghiacciata piuttosto.”
Lora:”No voglio togliere questo reggiseno opprimente. Non ti farebbe piacere?”
Io:”&egrave proprio quello il punto. Mi farebbe troppo piacere e non riuscirei a finire correttamente questo compito fondamentale per l’esame!”
Lora:”Mi spiace Mattia, ma devo farlo.”

Si slacciò in un secondo il reggiseno e restò di fronte a me con le tette al vento soddisfatta. Cercai di non guardarle per alcuni minuti ma poi senza volerlo la mia attenzione si spostò completamente dal tavolo alle bocce. Il sangue affluì tra le mie gambe in un secondo facendomi impennare il pene. Era da una decina di giorni che non sfogavo gli istinti e quasi mi faceva male trattenuto dall’elastico dei boxer.
Tornai con poca convinzione a dedicarmi alla relazione e per qualche minuto ci riuscìi.
Presi una pausa per tentare di calmare i bollenti spiriti, mi recai in cucina e fregandomene della presenza della coinquilina nell’altra stanza, abbassai le mutande per far respirare il membro. Lei non poteva vedermi e quindi restai tranquillo appoggiato al banco a traccannare succo di frutta, alternando qualche morso ad una mela. L’eccitazione non scemava ma almeno avevo per un po’ liberato l’uccello dalla gabbia.
A merenda finita mi rivestii cercando di mascherare l’erezione e tornai di là. Quello che vidi fu troppo. Lora era in piedi davanti al grande tavolo, distribuiva dei fogli sulla superficie dandomi le spalle. Ma era nuda. Nuda! Non aveva neanche più gli slip.
Si chinava per raggiungere le carte più distanti mostrando la figa ben depilata.
Quella visione fu troppo, la goccia che fece traboccare il vaso.
Mi avvicinai e con due rapidi balzi fui dietro di lei che mi vide, ma continuando a sfogliare documenti.

Lora:”Perdonami Mattia ma ho tolto anche le mutandine. Spero non sia un… ahhh”

Non le feci finire la frase, mi spogliai gettando via pantaloni e boxer e con la mano sulla schiena la spinsi in avanti, con decisione. Sbilanciata dalla spinta si appoggiò con il busto al tavolo, sparpagliando tutti i fogli ed io continuavo a tenerle la mano tra le scapole.

Lora:”Cosa fai?”

Sputai sulla mano libera che portai al cazzo per bagnarlo il più possibile, lo afferrai e puntai alla vagina. La ragazza messa a pecorina non si muoveva, anzi respirava affannosamente sentendo la cappella solleticarle l’intimità. Non capivo più nulla, la voglia e il desiderio avevano preso il sopravvento. Non appena il glande trovò la strada facendosi largo tra le labbra, la penetrai. Completamente.
Insieme emettemmo un gemito soddisfatto, di piacere e gioia, come non avessimo aspettato altro per tutta la vita.
Le lascia la schiena per prenderla a due mani sui fianchi, iniziando a muovermi dentro di lei. Calda e bagnatissima, spingeva leggermente il bacino contro il mio, facilitando l’amplesso.
Stavo vivendo un sogno che finalmente si realizzava, il cazzo pulsava frenetico ed ero vicino a venire.
Aumentai il ritmo e a ogni affondo lo spingevo sempre più all’interno di quella famelica passera che cominciava a bagnarmi le cosce da quanta voglia aveva.
Ad ogni penetrazione associai una parola e questo, forse per la prima volta, mi fece sentire padrone della situazione. Padrone di Lora.

Io:”Tu! … Adesso! … ah … La! … Smetterai! … Di! … mm … Provocarmi! … Tutti! … I! …. Giorni!”

Lora:”Scopami porco voglioso!”

Io:”Sei…. una… puttana … che …non desidera …. altro…. che ….il mio cazzo!”

Loro:”Si si si si si! Ahmmm”

Godemmo insieme. Le gambe della ragazza, oscenamente aperte, tremarono convulse, mentre con gli ultimi colpi la sfondavo. L’orgasmo montò violento dentro di me e non ci pensai due volte a scaricare tutto il seme in lei. Rallentai le spinte finché ogni goccia di sperma si depositò tra le sue membra, che anch’esse travolte dal piacere, mi stringevano l’uccello.

Mi staccai da lei stremato e mi accasciai sul divano, seguito poco dopo dalla coinquilina. Il rapporto non durò più di cinque minuti ma fu talmente intenso che i nostri respiri affannati non ci permettevano di parlare.
Cominciai a sentirmi in imbarazzo per essermi fatto sovrastare dalla voglia repressa e non aver minimamente ragionato sul da farsi. Ogni pensiero scomparve quando Lora si avvicinò con un sorrido splendido e mi baci’ sulle labbra.

Lora:”Sei uno stronzo. Potevi almeno avvisare! Però, porca troia, mi hai scopata da dio…erano mesi che non provavo un orgasmo del genere.”

Le risposi con un sorriso compiaciuto, contento per la sua reazione.
Sicuramente questo episodio aveva fatto mutare la nostra relazione, restava solo da capire se in bene o in male.

Continua… Ripensavo continuamente alle sensazioni di quel momento. La gioia nel possederla, il piacere di scoparla, il potere nel penetrarla. Mi ero sentito forte, dominante, come se Lora non potesse fare a meno di me e del mio pene. Le era piaciuto, ne ero certo, aveva goduto molto.
Nei giorni seguenti però la situazione in casa cambiò radicalmente. La ragazza tornò ad essere fredda e distaccata come i primi tempi di convivenza, e non sapevo come comportarmi. Mi feci assalire dalla timidezza e dalla vergogna, sentendomi tremendamente in colpa per quello che avevo fatto, per averla presa con la forza, almeno nella fase iniziale quando l’avevo spinta sul tavolo e deflorata. Non avevo chiesto e nemmeno fatto intendere le mie intenzioni, non permettendole di accettare o rifiutare. Agii d’istinto, ascoltando solo la voce della libido.

In più occasioni provai a parlarle, a chiedere. Mi rispondeva semplicemente che stava benissimo ma era molto impegnata con lo studio. Una volta insistendo riuscii a farla sbloccare, ma scoppiò a piangere e mi disse che il mio comportamento l’aveva turbata nel profondo, nonostante poi avesse goduto con me su quella scrivania.
Mi scusavo e cercavo di riallacciare un rapporto fratturato dalle mie azioni sconsiderate. Se provavo ad avvicinarmi lei si scansava, anche un semplice abbraccio non era gradito.
Lora nel frattempo continuava con le sue provocazioni in un balletto incessante di contraddizioni. Stava sempre in intimo, si accarezzava la pelle in modo molto sensuale quando studiava e qualche notte la sentivo vibrare di passione col suo amato vibratore.

Inconsapevolmente mi ritirai in me stesso e cercavo sempre di rimediare al mio errore. Quando riuscivo le preparavo da mangiare, facevo le sue pulizie, la aiutavo in qualsiasi cosa e lei apprezzava. Non mi segavo neanche più, troppo timoroso di offenderla in qualche modo. Nascondevo l’eccitazione e le erezioni con pantaloni larghi e cuscini e Lora mi guardava, sapeva tutto e segretamente godeva di queste mie umiliazioni.

Passarono quasi due mesi quando si verificò una sua reazione a tutta questa situazione confusa.
Come al solito decise tutto lei: una sera ero nella mia stanza a leggere un romanzo quando bussò alla mia porta.

Io:”Avanti!”
Lora:”Ciao, posso?”
Io:”Si certo!”

Appoggiai il libro sul comodino e le feci spazio sul letto incrociando le gambe. Indossavo la mia solita maglietta e i boxer, pronto per mettermi a dormire e lei pure, maglia larga a coprire le mutandine. Si accomodò ai piedi del materasso accavallando le splendide gambe nude.
Mi appoggiò una mano sul ginocchio e mi guardò negli occhi.

Lora:”Senti…ho deciso di perdonarti. Tu sei sempre così buono e gentile e ti sei reso conto del tuo sbaglio, che &egrave la cosa più importante. Voglio lasciarmi alle spalle l’accaduto. Non lo dimenticherò, ovviamente, ma non posso permettere che quell’attimo istintivo rovini del tutto il nostro rapporto.”

Incredulo e sollevato le presi la mano tra le mie, stringendola.

Io:”Grazie, davvero, te ne sono infinitamente grato…sono stato uno stupido, non mi merito il tuo perdono.”
Lora:”Eravamo arrivati ad essere così intimi e complici che devo essere sincera, mi manca tutto questo. Si, forse non lo meriti, ma so che non farai più nulla del genere.”
Io:”No assolutamente. Mai!”
Lora:”Credo torneremo facilmente al rapporto che avevamo, però se lo vuoi, dovrai esclusivamente fare ciò che ti dico. Io ti piaccio?”
Io:”Beh, si…tantissimo!”
Lora:”Se ti piaccio e se mi desideri, farai quello che voglio e dico, senza prendere spontanee iniziative? ”

Che cosa significava? Che non l’avrei più forzata? Quello no, certo che no. Non potevano esserci altri significati nella sua domanda.

Io:”Si. Quello che vuoi quando vorrai, mi va benissimo.” Mi stavo completamente affidando nelle sue mani, non sapevo ancora come e in che misura.

Lora:”Perfetto. So che non mi deluderai più.”
Sorrise leggermente sollevata. “Ho molta voglia in questo momento e nella mia camera ho un vibratore con il quale mi diverto qualche volta. Pensavo tu potessi venire di là e assistere mentre…lo faccio. ”

Sgranai gli occhi stupito. Il cazzo si erse in tutta la lunghezza coperto dalle mutande. Un’occasione unica, imperdibile. La coinquilina in un minuto era passata dal non cagarmi minimamente, al propormi di assistere ad una sessione di masturbazione, tra l’altro rivelando di avere il sex toy.
Mi prese per mano e si alzò, tirandomi verso l’uscio con un enorme sorriso stampato in faccia. La seguii inebetito, non riuscendo ancora a realizzare che cosa stesse accadendo.
In camera sua liberò velocemente la sedia, posta esattamente di fronte al letto, e mi fece sedere. Davanti a miei occhi sbarrati, con estrema lentezza sfilò la maglia. Comparve l’ombelico e il pancino sexy e poi i piccoli seni dai capezzoli irti. Si girò e piano piano abbassò le mutandine, rivelando tutto ciò che nascondevano.
Ero su di giri, il cuore batteva all’impazzata e il membro pulsava irrequieto. Quel corpo spettacolare e sinuoso che si muoveva danzando, mi stava facendo impazzire.
Senza preavviso Lora si avvicinò e si sedette su di me, le gambe aperte ai miei fianchi e con i seni a pochi centimetri dal viso. Restai immobile.
Il desiderio di sfiorarla si faceva sempre più forte, sentivo il contatto della pelle delle cosce sulle mie e il calore che mi avvolgeva.
Prima che potessi alzare un dito per toccarla lei mi sussurrò all’orecchio.

Lora:”Non azzardarti a toccarmi. Devi solo guardare, goditi lo spettacolo. Non spogliarti, non segarti, non sfiorare nemmeno il tuo sesso. Osserva in silenzio, come facessi parte dell’arredamento. Chiaro?”

Annuii quasi spaventato dalla sua voce tagliente ed estremamente sensuale.

Con lentezza si alzò e si mise a pecorina sul letto, le ginocchia sul bordo e i piedi che quasi mi sfioravano le gambe. Avevo il suo culo e la sua passera a meno di un metro da me, uno spettacolo mozzafiato. Le labbra semi aperte rivelavano una abbondante eccitazione, era completamente bagnata, la clitoride faceva capolino, dura. Due dita la raggiunsero e la circondarono, iniziando a muoversi su di essa ritmicamente.
L’uccello premeva sul tessuto, non potevo muovermi né sistemarlo ma la mia lingua desiderava ardentemente di posarsi su quel sesso umido e gocciolante.
I gemiti di Lora mi facevano impazzire, erano esagerati, passionali e sembravo reali, stava godendo della mia presenza. Infilò le dita dentro di sé e sembrò paralizzarsi a quel contatto. Il braccio era immobile ma le falangi si agitavano frenetiche nella cavità producendo il classico sciacquettio. L’odore di sesso emanato era inebriante.
Tornò a torturare il bottoncino mentre portò l’altra mano da sopra ad accarezzare il buchetto anale, anch’esso bagnatissimo. Il medio si fece strada nell’ano, pianissimo, ed a ogni millimetro di penetrazione seguiva un gemito. Le dita impazzavano sul clitoride, sempre più gonfio, mentre restava con l’altro dito saldamente piantato nel culo.
Il cazzo mi bruciava, faceva malissimo. Ero sicuro fosse tutto arrossato a causa delle mutande strette a contenerlo. Mi mossi impercettibilmente per cercare di sfregarlo appena appena sul tessuto, per donarmi una vaga sensazione di piacere.
Lora sporse la testa di lato per guardarmi mentre si masturbava selvaggiamente, la sua faccia era una maschera di godimento infinito, accompagnata da gemiti di pura lussuria. Le caddero gli occhi sul pacco che pulsava sensibilmente e questo le diede ancora più forza nel toccarsi.
All’improvviso chiuse gli occhi e si abbandonò all’orgasmo, smise di respirare e godette.

Lora:”Ah ah, ah ah ah ah”

Per almeno un minuto continuò a far scivolare la mano sulla figa, ora un lago, ad ogni passaggio volava qualche goccia di liquido vaginale.
Si abbandonò sul materasso distrutta.

Lentamente si aprì una chiappa e mi mostrò il dito che fuoriusciva dal canale rettale, l’ano per un paio di secondi restò oscenamente aperto, solo di un centimetro, ma mi fece impazzire.

Restai fermo sulla sedia, aspettando indicazioni, mentre il membro non la smetteva di agitarsi tra le gambe. Quanto avrei voluto prenderlo in mano e dargli sfogo, gli sarebbe bastata una decina di secondi.

La coinquilina si alzò felicissima e prima che me ne accorgessi mi infilò un dito in bocca.

Lora:”Succhialo.” Ordinò.

Mmmm. Era il medio. Era quello che si era appena infilata nel culo, e per me in quel momento, era la cosa più buona del mondo. Il sapore aspro e intenso mi pervase la bocca e succhiai tutto quel lungo dito sottile, quel pezzo di carne e ossa che l’aveva fatta godere così tanto.

Si avvicinò con il viso al mio orecchio e sussurrò…
Lora:”Vedo che ti &egrave piaciuto molto lo spettacolo. Mi spiace per il vibratore, non &egrave stato necessario oggi ma lo vedrai in azione un’altra volta. ”

Io:”S…si…va bene”

Lora:”Ora vai nella tua stanza e fai come nulla fosse successo. Non darti piacere. Non godere. Non venire. Sei d’accordo?”

No. Non ero affatto d’accordo.

Io:”Si, come vuoi”
Lora:”Buonanotte”

Mi baciò sulla guancia e si allontanò alla ricerca dei vestiti.
Frustato e amareggiato la guardai infilare la maglia ed uscii, chiudendomi la porta alla spalle.
Frastornato mi trascinai fino alla mia stanza dove crollai a letto. Volevo togliere almeno i boxer ma la ragione mi disse che se l’avessi fatto, sarei sicuramente finito a masturbarmi.
Mi addormentai così, con l’uccello dolorante e mille pensieri che mi affollavano la mente.

Continua…
Impotente. L’unica parola che descrive ciò che provai nei giorni seguenti l’accaduto.
Impotente perché mi ero completamente lasciato andare nelle mani della mia coinquilina, ora controllava la mia attività sessuale, la masturbazione più che altro.
Eccitazione perenne, ero sempre su di giri. Il cazzo sfregava sui pantaloni? Erezione. All’università osservavo una bella ragazza? Erezione. Sul bus mi appoggiavo inavvertitamente a qualcuno? Erezione.
E lei soprattutto. Sempre più nuda, sempre più arrapante e sexy. Non &egrave che venisse a guardarmi tra le gambe tutte le sere, ma se mi fossi sfogato in autonomia, sapevo che lei sarebbe riuscita a scoprirlo. Stavo impazzendo. Settimane e settimane di astinenza mi pesavano come un’intera montagna sulla testa e sulle spalle; il mio pensiero andava sempre e continuamente li, a Lora, al suo corpo atletico, la figa gocciolante e il culetto aperto. Cercavo di stare fuori casa il più possibile, a volte studiando in qualche bar magari, oppure girovagando per la città senza una meta, solo per passare meno tempo possibile sotto il canto ammaliante della Sirena.
Perché, mi chiedevo, non farla finita con questa farsa e non farmi una bella sega? No. Mi sentivo in colpa, come fossi sporco, sbagliato. Dovevo sottostare alle sue regole e ai suoi tempi. Mi illudevo che di lì a poco mi avrebbe aiutato e permesso di lasciarmi andare, di liberarmi di tutto quel peso opprimente e invece non fu così. Voleva farmi diventare matto, si stava divertendo con me quasi fossi il suo giocattolo. Un po’ lo ero.

Una sera ero comodamente steso sul divano del salone e leggevo il romanzo, concentrato sulla lettura. La finestra aperta permetteva alla brezza serale di far capolino nella stanza, rinfrescandomi nonostante il calore estivo.
La porta del bagno dietro di me si aprì.

Lora:”Cosa leggi di bello?”
Io:”Ah, Ken Follet.”
Lora:”Wow, figo! Fammi un po’ vedere.”

D’improvviso sopra la mia testa si palesò la figura del suo corpo, sentii la pelle sfregarmi le orecchie.
Mi ci volle qualche secondo per realizzare il tutto: tette, viso sorridente, figa. Afferrò il libro e lo gettò a terra come nulla fosse e si sedette direttamente sul mio viso, con le cosce che mi circondavano la testa. Avevo la vagina della ragazza esattamente a contatto con le labbra. Non dissi una parola, spaventato da questa iniziativa bizzarra e sensuale.
Era appena uscita dalla doccia e ancora bagnata le era venuta voglia di mostrarsi completamente senza veli e di farsi leccare la passera. Pazza.

Lora:”Lascia stare la lettura e vediamo come te la cavi con l’esposizione orale ahah”

Incredulo e titubante uscii la lingua e la appoggiai sulle labbra, cercando di inserirla nel mezzo.
Un suo gemito mi diede lo sprint. Mi feci largo nella sua carne ed entrai il più possibile nella vagina, trovandola bollente e bagnatissima. Mi muovevo in lei come avessi un piccolo pene al posto della lingua, rapidamente dentro e fuori, leccando le pareti interne e bevendo tutto ciò che usciva da quella fonte infinita di piacere.

Lora:”Togli i pantaloncini.” Ordinò.

Senza smettere di mangiare quel frutto proibito, riuscii a abbassarmi l’indumento ed infine a toglierlo, restando in boxer. Il cazzo durissimo si vedeva chiaramente nel grosso bozzo fasciato dal cotone.
La ragazza iniziò a scoparmi la lingua, saltellandomi sopra divertita. Le chiappe mi sbattevano sulla fronte e quando si alzava di qualche centimetro potevo vedere la stupenda rosellina anale. La lingua scivola in lei veloce e cercavo di tenerla più dura e ferma possibile ma cominciava a farmi male.
Tornò a sedersi su di me, muovendo il bacino e sfregando figa e glutei sul mio viso.
Sentii una mano sulla pancia che lentamente scendeva verso l’inguine. Mi accarezzò le palle da sopra le mutande, in modo molto sensuale.
Presi a leccarle il clitoride piano piano e lei iniziò ad ansimare. Volevo che mi spogliasse e toccasse l’uccello, che mi segasse e facesse godere, ma invece la sua mano scese ancora, a sfiorare perineo e ano.
Stava godendo, la sentivo. Lappai profondamente e con velocità su quel bottoncino vibrante, facendole emettere versi gutturali. Succhiavo, premevo, leccavo.
Le dita continuavano a muoversi su di me, su tutta la parte genitale ma sempre senza arrivare a sfiorare il membro. Volevo raggiungere l’orgasmo al più presto, l’attesa e la continua stimolazione stava diventando insopportabile.
Feci aderire completamente la bocca alla figa e presi a utilizzare solo la punta della lingua sul clitoride, muovendola rapidamente e senza sosta. Lora mi diede ancora più peso addosso, come per sentirmi maggiormente.
Le gambe tremarono e il respiro si fermò, assieme ai suoi movimenti.
Restò immobile a gustarsi ogni singolo ticchettio sul suo sesso mentre un orgasmo potente la stava travolgendo.
Non mi fermai finché la mia coinquilina tornò a ispirare ossigeno a pieni polmoni, ansimando pesantemente, e si alzò dal mio viso appoggiandosi sul bordo del divano.

Tutta la bocca mi faceva male, era stato un cunnilingus lungo e passionale, mai provato prima. Il membro premeva impaziente e dolorante, quasi speranzoso di ricevere attenzioni.

Lora:”Sei stato fantastico.”

Si alzò e mi baciò velocemente sulle labbra, avviandosi alla sua camera.
Non ci credevo. Aveva davvero intenzione di lasciami ancora così, sofferente e delirante?
Una rabbia strana e mista a frustrazione si palesò nel mio animo sconfitto.
Non ci sto, pensai.

Io:”Lora…”
Lora:”Si?” Girandosi.
Io:”Scu…scusa se te lo chiedo, ma, insomma, io non ce la faccio più.”

Indicai il cazzo, ancora bello stretto nelle mutande. La mia faccia tradii imbarazzo e umiliazione mentre le parlavo.

Lora:”Eh, e allora?”
Io:”Ti prego…per favore. Fai qualcosa, ti scongiuro!” Ero disperato.
Lora:”Ah ah ah, dici sul serio?”
Io:”Certo! Non vedi in che condizioni sono, ormai da settimane?”
Lora:”Va bene. ”
Io:”Da…davvero? ” Incredulo.
Lora:”Si. Spogliati e metti le gambe sullo schienale del divano, con le spalle sulla seduta.”

Eh? Perché? Volevo chiedere ma mi trattenni. Finalmente potevo sfogare centinaia di erezioni, centinaia di minuti di eccitazione.
Tolsi i boxer e mi misi praticamente a testa in giù, con le gambe e il culo in alto sullo schienale e la testa in basso. Il cazzo era teso come una corda di violino e rosso come un pomodoro. Mi sarebbe bastato qualche suo tocco per godere, lo sapevo.

Si posizionò dietro il divano e mi guardò negli occhi.

Lora:”Fai esattamente ciò che ti dico.”

Afferrò il cazzo. Una sensazione di piacere subito mi pervase. Scattò con la mano e si fermò. Scattò e si fermò. Il prepuzio faceva appena in tempo a coprirmi la cappella che si abbassava immediatamente dopo, con un secondo di immobilità tra un movimento e l’altro. Sorrideva, mi voleva far diventare matto.
Ad ogni spostamento io ansimavo.
Prese finalmente il cazzo saldamente nel palmo e iniziò una vera sega. Ero in paradiso.
Neanche il tempo di godermi la sensazione che lei aumentò sensibilmente il ritmo e la pressione sulla pelle. Il pene pulsò.

Lora:”Apri bene la bocca e tira fuori la lingua”

Non ci pensai due volte e lo feci, nonostante avessi capito la motivazione del suo ordine. Mi voleva umiliato e schiacciato da lei e dal suo potere, infatti in quel momento non mi importava, volevo solamente venire. Dovevo!

Come un fulmine il piacere montò in me, lo sentii in mezzo secondo partire e arrivarmi contemporaneamente al glande e al cervello.
Lei continuo la masturbazione ancora più forte e dirigendo il membro verso il mio viso.
Eruttai tutto il mio piacere, mugulando di gioia. Enormi schizzi potentissimi mi colpirono in viso, finirono in bocca e sulla lingua.
Non riuscivo neanche a respirare da quanto fu travolgente, lei non si fermava e io continuavo ad eiaculare. Settimane di astinenza tutte concentrate in quel piacere, in quei getti di sperma che sentivo esattamente sulla mia pelle e in bocca, caldo nettare aspro.

Quando l’ultima goccia mi cadde addosso, spremuta a dovere dalla cappella violacea, Lora lasciò andare il cazzo ancora tremante e sorridendomi uscii dalla sala.

Continua…

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