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Racconti Erotici Etero

Leaena

By 26 Ottobre 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

“Mostrami il tuo segreto” ti dissi sussurrando all’orecchio quella sera mentre mezzi ubriachi festeggiavamo il tuo ritorno in città.
Eravamo andati nel solito locale, luci basse, candele, incensi, atmosfera molto dark e ci confondevamo tra tutti quei personagi vestiti in stile vittoriano.
Eri bellissima, splendevi di luce lunare e il vestito fasciava le tue curve mettendo in risalto il tuo seno un po’ scoperto che io guardavo sempre meno discretamente.
Le nostre risate, la gioia di esserci rivisti si mischiavano a sussurri e frasi stuzzicanti mentre le mani si cercavano e cominciavano a non staccarsi più dal corpo dell’altro.

Da quant’è che ci conosciamo? pensavo mentre le lingue si aggrovigliavano in un bacio che toglieva il respiro. Anni ormai. Tu sempre più splendente. E ci incontravamo così di rado, ma festeggiavamo con grande passione anche se non eravamo mai andati a letto.
Sempre così misteriosa, mi dicevi che non era ancora il momento, di avere pazienza mentre un tuo sguardo bastava a bloccarmi i pensieri e a farmi desiderare solo di essere tra le tue braccia.
“Mostrami il tuo segreto” ripetei quella sera ammaliato ancora una volta dai tuoi occhi.
“Solo se sei pronto a diventare l’argento vivo che scorre nelle mie vene e a condividere il mio modo di vivere”. Rispondesti.
Non capii niente di quelle parole, ma ormai era troppo tardi, ero incapace di pensare e dissi semplicemente “sì, mia signora”.
Mi prendesti per mano e uscimmo. Gli altri avventori ci guardarono e vidi paura nei loro occhi, ma ancora non riuscivo a capire. Ti seguii a piedi su per il colle in mezzo ad una nebbia che non avevo mai notato. Sembrava non finissimo mai di camminare, sempre con la mano nella tua, freddissima ora. Aprii la bocca per parlare ma tu con lo sguardo mi dicesti “zitto!”. Non avevi aperto bocca, eppure avevo sentito il tuo comando chiaramente nella mia testa. Mi lasciai condurre finchè non arrivammo al cancello di una villa. Non riuscivo a capire dove fossimo, nè avevo mai visto quella casa prima di quel momento. La porta era aperta ed entrammo.

Non si sentiva un rumore nè in casa nè fuori. Eravamo immersi in un assoluto silenzio.
Lo stile dell’arredamento era un po’ vecchiotto…anzi a guardarlo bene era proprio antico. Se potevi permetterti quella casa dovevi essere proprio ricca, pensavo.
“E’ la casa della mia famiglia e anche se viaggio spesso torno sempre qui. Non poso separarmene.”
“Caspita! La fanciulla mi legge nei pensieri!”
Un brivido mi percorse la schiena, forse uno spiffero? Ma prima che potessi cominciare ad innervosirmi, mi abbracciasti e mi baciasti. Dimenticai dov’ero e mi persi nel tuo bacio.

La testa annebbiata, ti seguii in cima alle scale e dentro una stanza ben ammobiliata con un camino acceso anche se non c’era nessuno. Di fronte al camino un divano e un tavolino con sopra una brocca e una coppa. Ci sedemmo sul divano, vicini. Tu versasti dalla brocca un liquido che pensai essere vino o idromele e mi porgesti la coppa. Io ti guardai negli ochhi e bevvi un sorso. Bruciava, ma aveva un buon sapore. Se prima ero affascinato da te e ti desideravo, ora il desiderio era diventato insostenibile. Lasciai cadere la coppa e ti salti letteralmente addosso. Ti baciavo con bocca avida e le mie mani frugavano il tuo corpo stringendo e palpando. Ti sentivo ansimare e cominciai a slacciarti il vestito.
Afferrai un seno e lo succhiai mentre con le mani continuavo a spogliarti. La tua pelle era candida e la lingua cominciò a percorerla tutta. Quando arrivai alla vagina ti sentii vibrare e un gemito soffocato ti uscì dalla gola. Allora mi fermasti e mi spogliasti, accarezzando il mio petto, le braccia e quando mi togliesti i pantaloni la mia erezione era impossibile da nascondere. Intravidi un sorriso prima che le tue labbra accogliessero il mio pene.A questo punto ero completamente schiavo delle sensazioni e ansimando cominciai a muovermi arrivandoti in gola. Per nulla turbata continuasti a succhiarmi con gli occhi chiusi e con una mano mi solleticavi i testicoli.

Per tanti anni ti avevo desiderata e avevo fantasticato, ma mai avrei immaginato di provare le sensazioni che mi stavi regalando. Ti afferrai la testa e mi mossi sempre più veloce in te deliziato dal rumore di risucchio che facevano le tue labbra. Avevi appena aperto gli occhi che ti esplosi in gola così intensamente che avevo paura di soffocarti. Estratto il mio pene dalla bocca lo pulisti con la lingua mentre io svuotato e appagato cominciai a toccarti le gambe. Sode e bianche come il marmo. Pensavo di renderti il favore e mi chinai tra le tue coscie ad assaggiare il tuo fiore che si schiuse già umido al contatto della mia lingua. I tuoi peli pubici mi solleticavano il naso e io mi godevo il tuo respiro che si faceva sempre più veloce. Mi stavo eccitando di nuovo e mi fermasti.
“Ti voglio dentro” ti sentii dire e non me lo feci ripetere. In un attimo ti ero sopra, ma tu mi rigirasti e ti mettesti sopra a tua volta. Prendesti in mano il mio pene di nuovo duro e con dolcezza te lo infilasti dentro e lasciasti scappare un sospiro. Meravigliosa sensazione, eri stretta e mi avvolgevi completamente mentre ti muovevi ritmicamente su di me.
Con una mano ti stringevo il seno mentre con l’altra ti afferravo le natiche e un dito si insinuava nel tuo buchino. Cominciasti a muoverti sempre più velocemente e con furia ti gettasti sopra di me. Con le mani impegnate a giocare col tuo sedere ti leccavo il collo e fu allora che ti sentii mordere. Dolore, ma anche piacere e la strana sensazione di non riuscire a fermarmi mentre mi succhiavi la vita dal collo e dal pene. Venni mentre tu urlavi la tua soddisfazione. “Ora sarai sempre con me tesoro e divideremo questa non vita che non è vita ma neanche morte”. Mi baciasti e svenni.

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