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Racconti Erotici Etero

L’hobby del farmacista

By 14 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Le etichette non mi sono mai piaciute, sono quasi sempre riduttive o non rispondenti alla dizione.

Cosa significa ‘playboy’?

Se si sfoglia un qualsiasi libercolo che si spaccia per dizionario dei sinonimi, si può leggere: dongiovanni, casanova, donnaiolo, rubacuori, gigolò, seduttore, viveur, mondano, libertino, cicisbeo’ e tante altre più o meno rispondenti definizioni. Anche ‘sciupafemmine’.

Un dizionario inglese-italiano lo traduce con vitaiolo.

Se si passa a ‘viveur’, il relativo dizionario dice che trattasi di gaudente.

Se si chiede allo stesso volume, come devo tradurre ‘gigolò’? Mi dice che il corrispondente italiano &egrave mantenuto, ganzo.

E’ facile fare dell’umorismo di bassa lega’ ma che ganzo significa tutto questo?

Io, personalmente, non credo di potermi etichettare con nessuno degli epiteti riportati: italiano o stranieri.

A me piacciono le femmine, da morire!

Non fatemi domande sottili: ‘ti piace amarle?’

A me piace avere con loro dei rapporti sessuali: coito! In tutte le accezioni: vaginale, anale, orale.

In ciascuna delle 101 ‘posizioni’ descritte dal kamasutra. (nell’edizione che ho io sono tante)

Aborro la pedofilia ma non pongo limite all’età: potrei perfino definirmi un gerontofilo.

Non vanto misure ‘monstre’. Non sono né iper né ipodotato, sono un normodotato.

Si legge tanto del problema erettile.

Non ho alcun merito né mi vanto se un problema , in materia, ce l’ho anche io: ho erezioni che durano moltissimo, ma non dolorose. E’ stato sempre così, fin da bambino.

Vantaggi?

Relativi, in alcuni casi: quando lei ha un raggiungimento del piacere alquanto ritardato, sia per ragioni naturali che a causa dell’età.

Devo riconoscere che qualche motivo di compiacimento, non di orgoglio, questa imperfezione me l’ha dato. Pensate che sono riuscito a far godere, a riesumare l’orgasmo, in una donnetta ultraottantenne. Vi assicuro che ce n’&egrave voluto, ma alla fine la gratitudine di lei era tanta che non sapeva come disobbligarsi, anche perché mi pregò di non trascurare anche l’altra parte di sé che non riceveva un tale omaggio da tempo immemorabile. Ed anche il suo vizzo buchetto volle il ricordo dei vecchi tempi. Nessun merito mio, ma solo della natura che mi ha fatto così.

Immagino le boccacce di qualcuno, ma vi assicuro che veder sobbalzare una vecchietta, sotto di te, per il piacere che sei riuscito a darle, &egrave una sensazione indimenticabile ed appagante.

Volete sapere del suo seno?

Quella che ha tratto profitto dal mio inconveniente non aveva tette erette come delle piramide, ma non erano nemmeno del tipo ‘vescica vuota’; caschicchiavano, ma allo strizzamento dimostravano ancora una certa muscolarità spugnosa, e poi sentivo che ogni strizzata si ripercuoteva nella sua vagina, ancora tonica e decisamente fasciante lo stantuffo che la percorreva, instancabilmente. Figuratevi, che a un certo puntò mi baciò voluttuosamente e si mise a gemere. E’ proprio vero che in certe cose non s’invecchia.

Ho accennato a ‘certe cose’.

Ecco, ad un certo momento della mia vita, ancora adolescente, si usava, tra compagni, per non impiegare termini né scientifici né volgari, chiamare coso l’organo sessuale maschile e cosa quello femminile.

Poca fantasia, si può obiettare. Verissimo, ma non ci piaceva andare a prendere una di quelle definizioni, dialettali o meno, che erano a disposizione. Del resto, sarebbe bastato il solo Gioacchino Belli ad elencarci una sfilza di nomi sia per il coso che per la cosa.

Quando divenni più grande, però, per il massimo rispetto e per la grandissima considerazione che ho verso le femmine, non potevo assolutamente definire ‘cosa’ quello che soprattutto apprezzavo in loro. Mi sembrava considerare la femmina come una cosa qualunque, un oggetto, e un oggetto può avere un padrone, e un padrone può fare ciò che vuole della cosa, anche distruggerla, e certo non si preoccupa delle sensazioni della cosa perché una cosa, un oggetto, non ha sensazioni.

Il sesso femminile, invece, di sensazioni é ben ricco. E come.

Quindi, cambiai il riferimento.

Il mio era ‘lui’, la sua era ‘lei’.

Ne parlai con gli amici.

Fummo tutti d’accordo.

Dovevamo, però, molto controllarci, per non sbottare a ridere, quando, specie con le amiche della mamma, chiedevamo: Lei come sta? Perché col pensiero, almeno io, subito correvo tra le loro gambe, e non era proprio il caso di eccitarmi, dato l’inconveniente accennato.

Poiché la principale attrattiva di una donna, per me, é ‘lei’, e quella ‘lei’ ce l’hanno tutte, ne consegue che non riesco ad escludere nessuna dalla idoneità a farlo e quindi dal desiderio di conoscerla’ biblicamente.

Qualcuno mi fa osservare che quella &egrave vergine, quell’altra &egrave sposata, oppure &egrave una suora, o che sono un amorale se penso di farlo anche con mia madre, con mia sorella.

Io lascio parlare tutti e proseguo per la mia strada.

Non cerco mai di operare una specie di circonvenzione, agendo con blandizie e lusinghe, traendo in inganno, promettendo ciò cui non intendo tenere fede. Tanto meno mi propongo di fare colpo con regali che lusinghino.

A seconda del tipo uso i termini adatti a dirle chiaramente, più che farle comprendere, che ho tanto desiderio di avere un rapporto sessuale con lei. E in quel ‘lei’ c’&egrave tutto.

M’&egrave capitato di doverlo chiedere a una rozza e sempliciotta campagnola. Parole chiare: me la dai?

Alla strusciante pseudo intellettuale, allupata e semifatta, che si agitava in discoteca, ho solamente proposto di andare a farci una bella scopata.

Alla vierge malgré soi, verginella controvoglia, facevo notare quanto sciocco sia sprecare il più bel periodo della vita, la giovinezza.

Alla femme agée, diciamo a una ‘matura’, &egrave sufficiente far riflettere sul fatto che il tempo passa e non si torna indietro.

Se, poi, &egrave abbastanza avanti negli anni, non sarà difficile indurla a tentare un ritorno di fiamma, in fondo non ha nulla da perdere.

Le sposate, in genere, sono deluse quando la coppia raggiunge la monotonia del consuetudinario. Non il miraggio, ma la certezza di una nuova esperienza &egrave allettante.

La consacrata ad una religione ha il terrore del peccato, della trasgressione, ma nello stesso tempo &egrave proprio attratta dal proibito. Il maschio &egrave il diavolo. Insistendo, si riesce a convincerla che il diavolo deve andare all’inferno e che l’inferno &egrave tra le sue gambe. Il problema sarà il dopo, farla smettere.

Le relazioni all’interno della famiglia meritano pochi cenni. Esistono dal tempo di Adamo ed Eva. Chiamatelo complesso di Edipo, o desiderio della figlia di giacere col proprio padre (Lot), o brama di accoppiarsi tra fratelli di diverso sesso, &egrave certo che nessuna legge dell’uomo, religiosa o penale, &egrave mai riuscita ad evitare il compiersi del più naturale degli eventi: amplesso tra maschio e femmina. Perché questo impulso non ha mai trovato e non trova remora nel rapporto parentale.

Sono figlio unico, e sono rimasto orfano di madre proprio alla vigilia di realizzare quanto fino ad allora s’era limitato ad una assidua ricognizione esclusivamente tattile, ma cugine, cognate, e perfino suocera, non hanno disdegnato qualche piacevole erotica esperienza con me.

Non posso dire che tutte abbiano aderito alle mie sollecitazioni, ma nessuna si &egrave lasciata credere offesa, anzi le poche rinunciatarie lo hanno fatto con molto rincrescimento. Del resto, una donna che sa di essere desiderata sessualmente non può che essere orgogliosa della propria femminilità, credendosi preferita ad altre.

Io ritengo che la mia attività professionale, il mio lavoro, mi abbiano favorito.

Appena laureato, sono stato subito inserito nella farmacia di zio Carlo, vecchio e impenitente scapolone, che non vide l’ora di mettermi al suo posto per godersi un po’ del gruzzolo accumulato. Del resto, ero io il suo unico nipote ed erede, ed ero naturalmente destinato a subentrare nella titolarità di quella grande struttura ubicata in un posto molto commerciale e di transito.

Erano già dieci anni che vi stavo, e zio Carlo si vedeva sempre più raramente. Mi avvicinavo al ‘mezzo di cammin di nostra vita’ e me la passavo abbastanza bene.

La farmacia era moderna, con un ampio retrobottega, e una delle poche che ancora curava preparati galenici. Inoltre, aveva un arioso spogliatoio con armadietti per il personale, un bagno, una doccia, una comoda cameretta con letto per i turni di notte. Altre me, c’erano tre colleghe. Tutte femmine, perché era la volontà di zio Carlo, ed anche femmine, logicamente la commessa del reparto ‘varie’, dove si vendevano cosmetici, profumi, e perfino scarpe. Alla pulizia erano addette due sorelle.

Perché mi ritengo favorito dalla professione?

Intanto perché in farmacia passano centinaia di persone al giorno, poi perché sempre più spesso al farmacista si chiedono pareri e consigli, si rivelano piccoli malanni. Inoltre, le ricette e gli acquisti vari rivelano molti lati non solo della salute, ma della personalità del cliente-paziente.

Non nascondo che sono stato tentato di tenere un diario.

Poi ho riflettuto che sarebbe stato solo per poter tenere una contabilità erotica del tutto inutile e perfino ridicola.

Di alcune non ho mai saputo il nome, di molte altre l’ho dimenticato.

Del resto non si ricorda tutto ciò che si fa naturalmente, per consuetudine, ordinariamente.

Ricordate forse ciò che avete mangiato per sfamarvi, lo scorso mese, o magari anche solo ieri?

Non credo.

Si ricordano i pranzetti speciali, manicaretti eccezionali, specialità sia nostrane che esotiche.

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Quando la farmacia era di risposo domenicale, le due sorelle addette alle pulizie, ne profittavano per lustrare tutto, mettere tutto in ordine.

Erano due ragazze molto svelte. Oddio, io le ho chiamate ragazze, ma Franca, la più grande, aveva la mia età, sui 35, e il figlio frequentava le medie. Paola, la sorella, aveva quasi quindici anni di meno, ed era anche meno attraente.

Vidi Paola uscire dalla porta di accesso agli uffici. Mi venne in mente che potevo profittare di quel momento di calma per andare a guardare delle annotazioni contabili che volevo esaminare da solo. Avevo fatto colazione al bar, bighellonavo. Circa le dieci del mattino.

Mi accertai di avere la chiave, aprii, entrai.

Odore di pulito, di detersivi.

Sentii scrosciare l’acqua del bagno, quello della camera di riposo. Vi andai, la porta era aperta. Franca era intenta a fare la doccia.

Si, avevo notato che era una bella donna, ma non immaginavo che sotto i vestiti, spesso tute, nascondesse una tale attrattiva.

Un personale perfetto, snello, ventre piatto, seno bellissimo, sodo.

‘Lui’ non perse tempo, reagì prontamente. Aveva intravisto ‘lei’.

Ho la sensazione che Franca m’avesse scorto, ma fece finta di nulla. Per me, soprattutto per ‘lui’, andava benissimo, quello spettacolo era incantevole e intanto andavo pensando in che modo farle intendere che sarebbe stato un vero errore non profittare dell’occasione.

Da come si muoveva, lentamente, voltandosi e chinandosi, quasi a esibire la sua pregevole venustà, in modo civettuolo e stuzzicante, mi veniva da ritenere che anche ‘lei’ andasse carezzando i miei stessi propositi.

Però!

Non m’ero mai soffermato su Franca, e dire che vedendo una femmina non pensavo ad altro. Ora, però, ci sarebbe stato tutto il tempo di rimediare.

Chiuse l’acqua, con gli occhi chiusi tese una mano a cercare il telo di spugna appeso appena fuori della cabina, all’attaccapanni. Lo presi prima io, glielo porsi. Senza neppure aprire gli occhi mi disse grazie.

Dunque, sapeva che ero lì, e certamente immaginava cosa pensassi.

Si avvolse nel telo e cominciò ad asciugarsi.

Poco distante, il letto dove chi era di turno notturno cercava di riposare.

Vi si avvicinò e vi si sdraiò, a pancia sotto, ponendo in tutta evidenza una ‘lei’ e contorni da leccarsi i baffi’ anzi, da leccarle i baffoni che l’adornavano.

Ora, se quello non era un aperto invito, cosa era?

Non ci misi molto ad assumere il suo stesso abbigliamento, e capii che non erano necessari preliminari, una esperta esplorazione mi aveva rivelato che ‘lei’ era più lubrificata che con qualsiasi gel.

Mi aspettava con evidente impazienza, ed alzò appena il bacino per facilitare l’attesa visita di ‘lui’.

Una femmina calda, di temperamento passionale, sessualmente esigente ma nel contempo generosa.

Mi disse, supplichevole, di non smettere. Evidentemente era usa a rapporti deludenti per la durata, ma non sapeva, la bella Franca, che il difetto di ‘lui’ era proprio la difficoltà di reclinarsi, di afflosciarsi. Ne rimase piacevolmente sorpresa, la montata dell’orgasmo la stava squassando. Sentivo le contrazioni delle sue chiappe sodi, gli spasmi della vagina, l’aumentare dei suoi gemiti.

‘Dai, dotto’, sei ‘na forza, me stai a fa’ morì’ dai’ ecchime dotto” ecchime… ecco’ così’ vié pure tu’ vié’ Oddio’ oddio”

Terminò con un grido soffocato, quasi con un rantolo, si rilassò, incantata da ‘lui’ che resisteva impavido.

‘Sto’ a mori’, dotto” ammazzate quanto sei forte!’

Rallentai, ma non uscii da ‘lei’.

Poi, lentamente, mi sfilai, pago, ma non restio dal ricominciare.

Franca era una donna di fuoco, un vulcano.

Bene a saperlo, quando ‘lui’ si sentiva infreddolito aveva appreso dove trovare calore.

La splendida donna era consapevole dell’attrazione seducente delle sue chiappe. Il suo punto di forza, forse il ‘gran premio’ finale. E ritenne opportuno esibirmi la ghiottoneria del suo incantevole corpo. Scese con la sua ardente bocca ad ospitare ‘lui’, offrendo, nel contempo, lo spettacolo insuperabile di quanto ancora non mi aveva fatto assaporare.

Si dette da fare, e come.

Contraccambiai investigando a fondo, con la lingua, il suo sesso palpitante. E l’approfondita perlustrazione fu sommamente gradita, per qualità e invadenza, confermandolo con un rinnovato e sconvolgente orgasmo.

Quando decise di lasciarlo, senza alzarsi, mi sussurrò che l’avevo smandrappata.

‘A dotto’, ma nun tu t’ammosci mai? Ma ché, ce l’hai co’ l’osso? E chi ce la fa” io so’ ridotta come ‘no straccio. Mo’ me ne devo da annà, si no quer cornuto de mi marito chissà che se po’ penzà!’

S’alzò, andò nel bagno, sentii scrosciare l’acqua del bidet. Quando riuscì era già vestita. Con un viso incantevole, estasiato. Si chinò a baciarlo, di sfuggita.

‘Aho, quanno la voi ecchela!’

Uscì.

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Come domenica, mi sembra che era iniziata abbastanza bene.

‘Lui’ sembrava d’accordo.

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