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Racconti Erotici Eteroscuola

L’INSEGNANTE

By 30 Novembre 2025No Comments

Questo è un racconto di fantasia, una fantasia che mi porto dentro fin da quando ero ragazzo e che, forse, tutti noi uomini abbiamo avuto.
I personaggi, seppur con diversi nomi, sono reali: io, Mauro M., studente, e lei, Francesca S., professoressa d’italiano.
Correva la seconda metà degli anni ’80 ed io frequentavo l’ultimo anno dello scientifico.
Vivevo con i miei in una piccola cittadina dell’entroterra toscano tra Arezzo e Firenze, dove mio padre esercitava la professione di medico.
Era il mese di aprile e la primavera era cominciata; la temperatura mite aveva spinto le donne ad abbandonare gli abiti invernali in favore di gonne corte, camicette e magliette, a volte molto scollate.
Quelle visioni di gambe e seni malcelati sconvolgevano i miei ormoni e quelli dei miei compagni, che già erano in subbuglio data la giovane età.
A scuola le nostre attenzioni erano concentrate su due professoresse: Luisa P., insegnante d’inglese e Francesca S., d’italiano e latino.
Luisa era una ragazza di circa 25 anni, laureata in Inghilterra era tornata in Italia ad insegnare, una biondina carina, non molto alta, con un corpo snello e gambe forse un po’ troppo magre.
Francesca, una mora dai lunghi capelli neri, sui 35 anni, occhi azzurri, seni non troppo grandi (oggi direi una seconda abbondante), alta forse più di 1,70, un culo magnifico (due semimeloni belli sodi che quando scriveva alla lavagna davano origine ai nostri commenti più sporchi), lunghe gambe affusolate sempre calzate con scarpe col tacco.
Tra le due, seppur amavamo guardare anche Luisa, quella che scatenava i nostri pensieri più libidinosi era Francesca, oggetto delle mie seghe e anche di quelle dei miei compagni.
Per poter meglio vedere le grazie nascoste delle nostre due prof, a volte toglievamo la tavola sul davanti della cattedra, scatenando la rabbia di Arnaldo, il bidello, che doveva ripararla.
Entrambe le donne, con l’avvento della primavera, avevano tolto i pantaloni ed indossavano gonne un paio dita sopra al ginocchio che, quando si sedevano, salivano fino a mezza coscia, per la gioia dei nostri occhi.
Una volta eravamo riusciti anche a scorgere che Francesca indossava calze e reggicalze; una vera MILF, anche se il termine allora non si usava.
Io a scuola non ero un fulmine; andavo abbastanza bene nelle materie scientifiche, ma in quelle umanistiche ero una mezza frana.
Già l’anno precedente ero stato rimandato in italiano e latino e quell’anno, in vista dell’esame di maturità, zoppicavo in entrambe.
Questo spinse i miei genitori a chiedere a Francesca se poteva darmi delle ripetizioni su quelle materie, per prepararmi alla maturità e lei accettò.

Eccomi qui davanti al portone della mia bella professoressa, pronto per la prima lezione.
Suono il citofono. mi presento e lei mi dice di salire.
Quando apre la porta resto, ancora una volta, abbagliato dalla sua bellezza!!!
-“Che fai non entri?” – mi fa sorridendo.
Entro e la seguo in cucina; indossa una camicia color salmone sopra una leggera gonna nera, che ondeggia sotto il suo culo mettendolo in evidenza, ha i piedi nudi, con le unghie laccate di un rosa intenso, infilati in un paio di ciabattine da mare.
-“Ci mettiamo qui, in cucina, saremo più comodi e freschi. Accomodati” – mi dice indicando la sedia del tavolo.
-“Posso offrirti qualcosa? Un caffè, un the?” – mi chiede.
-“Sto bene così, grazie”.
Si siede davanti a me e si sporge in avanti per prendere l’antologia d’italiano.
Nel movimento la scollatura della camicia si apre mostrandomi il solco tra i seni e la parte superiore degli stessi stretti nel reggiseno.
La visione ha su di me un effetto sconvolgente ed il cazzo mi s’indurisce all’istante nei pantaloni.
-“Bene cominciamo con l’italiano” – ed apre il libro.
Inizia la lezione spiegandomi dei passi dell’Orlando Furioso, che sarà uno dei soggetti dell’esame.
Io l’ascolto e non l’ascolto, perso nei miei pensieri e rivedendo nella mente quei seni bellissimi.
-“Ma mi ascolti? Mi stai seguendo?” – mi chiede.
Mi scuoto dalle mie fantasie e la guardo stranito.
-“Non mi sembra che tu sia molto attento. Devi concentrarti di più se vuoi riuscire”.
-“Sì professoressa” – riesco a dire a mezza voce.
-“Ma cos’hai? È la primavera che ti fa quest’effetto?” – mi chiede sorridendo.
Non rispondo, ma mi sento arrossire.
-“Dai cerchiamo di concludere qualcosa; concentrati”.
Si alza e viene a sedersi vicino a me per poter meglio indicarmi col dito i passi più importanti.
Peggio che mai!!!
Ora che mi siede vicina sento il suo profumo, che mi penetra nelle narici come un afrodisiaco, il mio sguardo si perde nella scollatura della camicia, percepisco il calore della sua coscia, accanto alla mia, che mi arriva direttamente all’inguine; il tutto mi stordisce ancora di più.
-“Ho capito.” – dice accorgendosi della mia confusione – “Oggi non è aria, non riesci a concentrarti”.
-“Parliamo un po’, studieremo un’altra volta.” – continua – “Parlami di te, conosciamoci meglio. Quali sono i tuoi interessi? Cosa fai al di là dello studio?” – domanda.
Seppur a fatica inizio a raccontarle della mia vita extrascolastica, che poi non è così interessante.
-“E lei professoressa? Posso sapere anch’io qualcosa in più su di lei?” – azzardo a chiedere.
Lei non si scandalizza ed inizia a parlare di se.
Vengo così a sapere che è originaria di una cittadina dell’Umbria, che dieci anni prima si è laureata a Bologna, che prima di venire ad insegnare alla nostra scuola, ha passato sette anni come supplente in una scuola di Firenze, dove ha conosciuto un professore che poi sarebbe divenuto suo marito, dal quale si è separata tre anni fa e da sei mesi ha ottenuto il divorzio.
Parla senza reticenza e mi racconta delle cose che mai avrei creduto di poter conoscere.
Il tempo scorre in fretta ed arriviamo alla fine del nostro primo incontro.

Non voglio annoiarvi con il racconto degli altri nostri incontri, i quali non andarono molto diversamente dal primo.
Dopo più di un mese di ripetizioni, mio padre la invitò a cena, per saldarle le lezioni e per parlare dei miei progressi.
La cena fu per me un calvario.
Lei raccontò della mia distrazione durante le lezioni che mi dava, che il mio rendimento scolastico era leggermente migliorato, ma non ancora sufficiente per l’esame, il tutto con grande disappunto di mio padre che mi guardava severamente.
Finalmente la cena terminò ed arrivò il momento della sua partenza.

-“Posso accompagnarla?” – mi offro – “Vista l’ora tarda non è bene che vada da sola e poi non abita molto lontano da noi”.
-“Se ti fa piacere” – risponde.
-“Certo che mi fa piacere” – penso felice.
Camminiamo per strada affiancati, lei mi parla ma io non l’ascolto, felice di poter passeggiare con lei così, come due fidanzati.
Arriviamo al suo portone, lei apre e si gira per salutarmi.
-“Beh grazie per la compagnia, buonanotte” – mi dice sporgendosi in avanti per darmi un bacino sulla guancia.
Non resisto!!!
La prendo per la vita e rischiando un sonoro schiaffone, l’attiro a me e appoggio le mie labbra sulle sue.
Lei s’irrigidisce, tenta di staccarsi, ma io la tengo saldamente ed insisto nel baciarla.
-“Come ti desidero, mi fai impazzire” – le sussurro spostando le labbra sul suo orecchio e baciandoglielo.
-“Ma Mauro che fai? Non possiamo” – mi dice cercando ancora di staccarsi da me.
Scendo a baciarle il collo e le carezzo un seno coperto da un leggero maglioncino.
-“No, ti prego. Fermati” – mi supplica, ma la sento ammorbidirsi tra le mie braccia.
Non l’ascolto e continuo a baciarle il collo, l’orecchio, carezzandole il seno con maggior decisione.
Lei fa due passi indietro senza staccarsi da me, entra nel portone ed io avvinghiato a lei la seguo.
Quando siamo dentro la bacio nuovamente sulle labbra cercando di forzarle con la lingua.
Lei oppone, prima, una debole resistenza, poi apre le sue e le nostre lingue s’incontrano ed iniziano a danzare assieme all’unisono.
Mi passa una mano dietro la nuca e mi accarezza i capelli mentre continuiamo a baciarci.
-”Mio dio, cosa stiamo facendo?” – sussurra sulle mie labbra quando ci stacchiamo, pur restando tra le mie braccia.
–“Lo sai che non possiamo.” – mi dice guardandomi negli occhi – “Io potrei essere tua madre ed in più sono la tua insegnante”.
-“Non esagerare,” – le rispondo sorridendo – “al massimo la mia sorella maggiore. Ma che male c’è”.
-“Adesso basta.” – fa scostandosi da me ed avviandosi all’ascensore – “Finiamola qui”.
-“Ci vediamo domani a scuola e nel pomeriggio per la ripetizione, buonanotte” – le dico salutandola.
Lei si gira, mi guarda a lungo senza parlare, poi arriva l’ascensore e sale al suo appartamento.

Il giorno dopo, a scuola, durante le lezioni non posò mai lo sguardo su di me ed al termine mi chiamò e mi disse che quel pomeriggio aveva un impegno e che, quindi non potevamo vederci; rimandammo tutto all’indomani.
L’indomani, con il cuore che andava a mille, mi recai da lei.

Mi apre e, come al solito, mi fa strada in cucina.
Oggi indossa una camicetta bianca, gonna verde scuro, calze scure e scarpe nere con tacco alto, i lunghi capelli sciolti sulle spalle.
Ci sediamo al solito tavolo; lei davanti a me mantiene un atteggiamento distaccato, da insegnante.
Dopo un po’ che discutiamo di scritti latini, mi da un testo da tradurre.
-“Mentre tu prepari l’elaborato, mi faccio un the. Ne vuoi anche tu?” – chiede alzandosi.
-“Sì, grazie”.
Si avvicina al bancone della cucina e comincia a trafficare col bollitore.
Vederla così di schiena, col culo che sporge ad ogni suo movimento, mi manda in orbita!!!
Mi alzo, silenziosamente mi avvicino a lei, le metto le mani sui fianchi e la bacio sul collo nudo.
-“Ancora? Ora basta” – grida girandosi e questa volta lo schiaffo mi arriva in piena guancia.
Rimango sorpreso e costernato da questa sua reazione violenta e mi blocco a guardarla negli occhi, appoggiato al suo corpo.
La sua espressione mi dice che anche lei è sorpresa di aver reagito così violentemente.
-“Torna a sederti.” – fa indicandomi il tavolo – “Facciamo finta che non sia successo nulla”.
Mi siedo ma nella mia testa c’è tanta di quella confusione che, certamente, non sono più in grado di pensare allo studio.
-“Vado via.” – e mi alzo per raccogliere le mie cose.
-“Perché?” – mi domanda sorpresa.
-“Perché ho la testa che mi scoppia; non ce la faccio a studiare” – e mi avvio verso la porta.
-“Aspetta.” – dice venendomi dietro – “Torna a sederti, parliamo di quello che è successo”.
-“No vado via” – insisto.
-“Dai Mauro, non fare così.” – mi dice con dolcezza – “Scusami per la mia reazione, forse ho esagerato. Forza vieni.”
Mi giro; lei è lì, mi guarda con quegli occhi azzurri ed un’espressione quasi supplichevole.
Torno al tavolo e mi siedo con la testa tra le mani.
-“Scusami,” – dice sedendosi accanto a me e mettendomi una mano sulla spalla – “la mia è stata una reazione istintiva, non avrei dovuto”.
-“Signora Francesca, non ne posso più.” – le dico con voce sommessa – “Io sono pazzo di lei”.
-“Adesso non dire stupidaggini. La tua è solo un’infatuazione adolescenziale per una donna matura.” – ribatte – Non è la prima volta che succede alla tua età, specie se la donna ha un ascendente su di te”.
-“Non è vero!!!” – urlo girando il viso verso di lei – “Sono innamorato. Non passa minuto che non penso a lei: quando cammino, quando mangio, quando cerco di studiare.” – mi
riprendo la testa tra le mani e comincio a singhiozzare – “Se questo non è amore, cos’è?”
-“Su non fare così, cerca di calmarti e ragionare”.
-“Ragionare? Non posso ragionare.” – ora sono anche arrabbiato, le prendo i polsi e li stringo guardandola fissa negli occhi.
-“Hai capito?” – urlo ancora – Ti amo alla follia”.
Leggo nei suoi occhi un velo di paura, forse pensa che voglio schiaffeggiarla o peggio violentarla.
-“Non temere,” – le dico calmandomi e lasciandole i polsi – “ti amo troppo e non potrei mai farti del male”.
-“Ma cerca di capire, la nostra sarebbe una relazione impossibile”.
-“Non posso capire, ai sentimenti non si comanda” – ribatto.
-“Ma come posso, io, una professoressa, avere una relazione con un mio alunno?” – dice carezzandomi la testa e scompigliandomi i capelli – “Se si venisse a sapere mi caccerebbero da tutte le scuole e tu, anche, saresti espulso”.
-“E come potrebbero scoprirci?” – dico girando la testa e guardandola negli occhi – “Lo sapremmo solo io e te e c’incontreremmo di nascosto” – aggiungo ingenuamente.
In pratica le sto proponendo di avere una relazione clandestina con un suo alunno; una cosa da film.
-“Questa è una cittadina piccola.” – dice cercando di farmi ragionare – “Alcuni nostri atteggiamenti, anche a scuola, potrebbero essere notati e la gente parla”.
-“Non lo saprebbe nessuno.” – dico, girandomi con il viso a pochi centimetri dal suo e prendendo la sua mano tra le mie – “In pubblico il nostro comportamento non cambierebbe”.
-“Ma…” – inizia a dire, ma io la blocco premendo le mie labbra sulle sue.
La sento irrigidirsi, le sue labbra sono dure, non sa che fare, ma non si discosta.
Man mano che continuo a baciarla la sento rilassarsi, le sue labbra si ammorbidiscono e si schiudono ad accogliere la mia lingua.
Le metto le mani dietro la testa e tirandola a me la bacio con ardore; le nostre lingue s’intrecciano, le nostre salive si mescolano, con una passione che mi fa fremere di desiderio.
-“Ti amo Francesca” – le sussurro sulle labbra.
-“Ma…” – cerca di dire, ma io la interrompo baciandola di nuovo.
Mi faccio più ardito e prendo a baciarla sul collo mentre con una mano scendo a carezzarle un seno da sopra la camicia.
-“Mmmhhh…” – la sento mugolare – “Che fai?” – mormora.
Non rispondo e continuo a baciarla ed ad accarezzarla.
Ormai ogni sua reticenza ha ceduto il posto al desiderio e fa qualcosa che mi stupisce.
Allontana il viso, scende con le mani ai bottoni della camicia, li slaccia, ne apre i lembi mettendo a nudo il ventre ed i seni contenuti in un reggiseno nero trasparente.
-“Baciali” – mi ordina, rimettendomi le mani dietro la testa ed abbassandomela.
Quando sono all’altezza dei seni, con la mano ne faccio uscire uno dalla coppa e prendo a baciarlo intorno al capezzolo rigido, poi lo prendo tra le labbra e lo succhio.
-“Ooohhh sììì…” – ansima – “Bravooo…Leccalo… Leccalo e succhialo…”
Obbedisco con piacere e lei mugola e si agita sempre di più.
Scendo con la mano al bordo della gonna, lo sollevo e risalgo lungo la gamba velata dalle calze.
Quando la calza finisce sento sotto le dita il calore della pelle nuda della coscia, salgo ancora fino ad incontrare il bordo dello slip.
Apro la mano ed avvolgo il suo inguine nel palmo.
-“Ooohhh cosa mi faiii???” – geme.
Le carezzo la vulva, il cui calore, attraverso il tessuto dello slip, mi riscalda la mano.
-“Sììì… Daiii… Non fermartiii…”
E non mi fermo, anzi vado ancora più avanti.
Scosto il bordo dello slip e faccio scivolare un dito tra le labbra umide della vagina.
Questo le provoca un lungo brivido di piacere.
Mi mette le mani sulle spalle e mi stacca da lei.
-“Hai detto che mi ami da impazzire?” – chiede guardandomi negli occhi.
-“Sì, sono pazzo di te” – rispondo.
-“Allora sarai il mio schiavetto.” – dice alzandosi e prendendomi per mano – “Vieni, andiamo in posto più comodo” – e mi conduce nella sua camera da letto.
-“Fermati qui.” – mi ordina quando entriamo, bloccandomi quasi sulla porta.
Si avvicina ad una sedia accanto al letto, si volta e si toglie la camicia lasciandola andare a terra, apre la zip della gonna e la lascia scivolare lungo le gambe, rimanendo con indosso solo l’intimo, le calze autoreggenti fumé e le scarpe nere col tacco alto.
Poi assume una posa plastica per farsi ammirare.
È bellissima ed eccitante!!!
Faccio per andare verso di lei, ma mi blocca.
-“Fermo. Te lo dico io quando puoi avvicinarti” – dice con tono autoritario.
Si siede sulla sedia e toglie le scarpe, prima una poi l’altra, lentamente, con gli occhi fissi nei miei.
Poi è la volta delle calze che fa scivolare sensualmente lungo le gambe.
Mi sta offrendo uno strip tease da sballo; ho gli occhi incollati al suo corpo che lentamente si rivela ed il cazzo che mi scoppia nelle mutande.
Abbassa le coppe del reggiseno ed si carezza i capezzoli facendoli roteare tra le dita; porta le mani dietro lo slaccia, lo toglie e lo getta a terra sopra gli altri indumenti.
Come immaginavo il suo seno non è molto grande ma è bello, sodo e sta su senza segni di cedimento.
Si alza, si gira dandomi le spalle, prende i bordi dello slip e lo abbassa mettendo a nudo il suo magnifico culo.
Si china per toglierlo e nel movimento le natiche si aprono mostrandomi il suo buchetto posteriore ed uno scorcio della figa rosea.
Poi completamente nuda si sdraia sul letto.
-“Spogliati.” – mi dice sorridendo – “Ora puoi avvicinarti.
A quell’invito. in pochi attimi, faccio volare via i miei indumenti.
-“Però, per essere un ragazzo se proprio ben fatto” – fa guardando il mio corpo nudo e soffermandosi sul cazzo che svetta rigido verso l’alto.
-“Vieni” – m’invita con un dito ed io quasi mi tuffo sul suo corpo nudo.
-“Calmati.” – mi dice mettendomi le mani sul petto – “Non rovinare tutto con la fretta. Ora t’insegno come devi servire la tua padrona e prepararla affinché possa godere appieno dell’atto sessuale”.
Cerco di calmarmi ed ascoltarla, anche se dentro sto scoppiando dalla voglia di prenderla.
-“Baciami.” – mi fa – “Baciami le labbra, il collo, baciami e leccami su tutto il corpo, facendomi sentire quanto mi desideri”.
Le obbedisco e prendo a baciarla e leccarla: sul viso, sul collo, scendo ai seni, dove mi soffermo a prendere i capezzoli tra le labbra ed a succhiarli, poi giù lungo il ventre piatto e l’ombelico lasciando una scia di saliva sulla sua pelle.
Arrivato all’inguine mi fermo poggiando le labbra su un triangolino, ben curato, di peli scuri, indeciso se gettarmi tra le sue cosce, ma lei mi mette una mano sulla testa e mi spinge, invitandomi a proseguire verso il basso.
-“Continua” – ordina.
Scendo a baciarle le cosce, i polpacci e quando arrivo ai piedi ne bacio il dorso.
-“Leccali” – ed alza un piede, leggermente sudato e che conserva l’odore del cuoio delle scarpe, appoggiandomi le dita sulla bocca.
Inizio a leccare le dita una ad una, la pianta del piede, poi prendo gli alluci tra le labbra e li succhio.
-“Uuummm…” – mugola – “Bravo…Sei proprio un bravo cagnolino…Non ti fermare, continua…”
Dopo aver leccato per bene i piedi, riprendo il percorso verso l’alto lasciando una scia umida sulla sua pelle.
Quando arrivo di nuovo all’incavo dell’inguine, lei apre le gambe mostrandomi la figa, rosea ed umida, appena contornata da qualche peletto.
Non c’è bisogno che mi dica cosa fare.
Inizio a leccarla con lunghe e lente lappate dal basso verso l’alto, gustando il sapore e l’odore un po’ acre dei suoi umori.
-“Sììì…Bravooo…Cosììì…” – mugola – “Vedi che quando vuoi…Aaahhh…Sei un bravo allievooo…Che apprende subitooo…”
Incitato dalle sue parole continuo la mia opera di lecco.
Non so quanto potrò resistere; struscio il cazzo teso allo spasimo sul lenzuolo e, credo, che tra poco verrò, così, senza toccarmi.
Ma lei intuisce che sono al massimo.
-“Fermati e calmati.” – mi dice prendendomi la testa tra le mani e sollevandola dalla vulva – “Non voglio che godi così”.
Restiamo per un po’ a guardarci negli occhi.
Quando capisce che ho ripreso il controllo, lascia la mia testa e porta le mani alle labbra della figa aprendole e mostrandomi l’interno rosa chiaro.
-“Vedi quel bottoncino il alto?” – mi domanda – “Ora dedicati un po’ a lui; leccalo e prendilo tra le labbra e succhialo”.
Abbasso la testa ed inizio a fare come mi ha detto.
-“Aaahhh…” – grida dopo qualche colpo di lingua – “Che bellooo…Non ti fermareeee…Sììì…Cosììì…”
Continuo a leccare ed a succhiare la clitoride che sento dura tra le labbra, fino a quando lei solleva il corpo puntellandosi sui talloni e le sue gambe iniziano a tremare.
-“Sììì…Oraaa…Mi stai facendo godereeee…Sììì godooo…”
Mi stringe la testa tra le cosce e mi riversa un piccolo getto di umori in bocca.
Dopo un po’. man mano che il piacere si placa, si ridistende allentando la stretta sulla mia testa.
-“Vieni.” – mi fa tirandomi per le spalle – “Sei stato bravissimo. Mi hai dato un grande piacere. Bravo”.
-“Hai il mio sapore sulle labbra.”—dice baciandomi – “Mi piace”.
-“Ora, però, tocca a me” – fa sentendo il mio cazzo rigido che preme sulla sua coscia – “Mettiti in ginocchio vicino a me”.
Mi alzo e mi sistemo di fianco al suo viso.
-“Sei così eccitato che non resisteresti 30 secondi dentro di me.” – dice sollevandosi – “Ed io voglio godere ancora” – e sorridendo mi prende il cazzo con una mano.
Si avvicina ed inizia a leccarlo per tutta la lunghezza dell’asta, se lo porta alle labbra e se ne fa scivolare una buona metà dentro.
Il calore della sua bocca mi avvolge dandomi un tremito che, dal cazzo, mi sale lungo la schiena fino al cervello.
Sono sufficienti pochi su e giù e sono al limite.
-“Aaarrrggg…” – muggisco – “Non resistooo…Vengooo…”
E sento la sborra salirmi dai coglioni ed esplodere nella sua bocca.
Lei non si scompone e ne ingoia una buona parte, poi lo estrae; un lungo filamento di sborra parte dalla cappella alle sue labbra.
Altri due schizzi la colpiscono imbrattandole il seno.
-“Wuao eri proprio pieno” – mi dice ridendo.
Mi ripulisce completamente l’asta a colpi di lingua, poi si sdraia sul letto e prende un fazzoletto di carta per ripulirsi il seno, mentre io mi sdraio accanto a lei.
-“Sei stato proprio bravo.” – dice appoggiando il capo sul mio petto – “Proprio un bravo schiavetto” – continua ridacchiando.
Da quella posizione ha una visione sul mio uccello che, anche dopo la sborrata, si erge ritto e non accenna ad ammorbidirsi.
-“Ma sei ancora duro!!!” – esclama – “Ma non ti calmi mai?”
-“Come potrei con una donna come te vicino” – rispondo.
-“Uuuhhh grazie” – fa compiaciuta.
Poi scivola con la testa lungo il mio ventre e si posiziona all’altezza del membro.
Lo prende con una mano ed inizia a leccarne la punta.
Dopo un po’ che lo lecca e lo succhia, io sono pronto per un’altra sborrata.
-“Non venire, non ancora.” – mi dice sollevandosi – “Devi venire quando te lo dico io”.
Si solleva, mi scavalca e si mette a cavallo delle mie cosce.
-“Adesso giochiamo a modo mio” – dice sorridendomi.
Si solleva e tenendo l’uccello con una mano, ne passa e ripassa la punta tra le labbra umide della figa.
Quando si sente pronta lo punta al centro e lentamente si abbassa facendolo scomparire completamente dentro il suo ventre.
-“Aaahhh…” – un lungo gemito accompagna la penetrazione.
Quando lo sente tutto dentro si ferma appoggiando le mani sul mio petto.
Inizia a stringere e rilassare i muscoli interni della vagina massaggiandomi il cazzo.
Questo massaggio mi porta velocemente verso la vetta del piacere.
-“Non godere.” – mi dice con voce roca – “Lasciami il tempo di venire ancora”.
Lei arresta il massaggio ed io, grazie alla sborrata precedente, riesco a mantenere il controllo.
-“Ecco bravo controllati” – dice riprendendo a muoversi, questa volta su e giù.
Le prendo i seni e carezzandoli dolcemente, li strizzo un po’ facendomi girare i capezzoli tra le dita.
Sembra che questa carezza le piaccia e inizia a gemere.
-“Sììì…Cosììì…Stringiliii…Dai… Ancora un po’…Dai che vengooo…”
Ancora qualche movimento, poi reclina la testa all’indietro e spalanca la bocca come in cerca d’aria.
-“Sììì…Oraaa…Vengooo…Godooo…” – urla, mentre il suo corpo prende a tremare.
Il suo orgasmo dura a lungo ed io devo cercare di distrarmi per evitare di sborrarle dentro.
Quando si rilassa decido di prendere io l’iniziativa.
Con un solo movimento e senza uscire da lei, la rovescio sul letto e le spalanco le cosce prendendo a scoparla velocemente.
Basta poco e sento l’orgasmo che sta per esplodere.
-“Non venirmi dentro” – mi fa accorgendosi che sono prossimo a godere – “Non sono protetta”.
La sua voce mi arriva attutita dal piacere, ma riesco a comprendere.
Ancora qualche affondo poi esco dalla figa e mi metto a fianco a lei riversandole sul viso e sul collo un fiume di sborra.
Stremato mi lascio andare sul letto accanto a lei.
-“Sei contento?” – mi domanda – “Hai, finalmente, ottenuto ciò che volevi?”
-“Sono felicissimo,” – rispondo – “ed ora ti amo più di prima”.
-“Ricordati, però, dovrai sempre ubbidirmi e fare come ti dico, per il bene di tutti e due”.
-“Agli ordini, padrona” – e scoppiamo a ridere entrambi.

Avendo, finalmente, realizzato il mio sogno e con le lezioni che continuò a darmi, inframmezzate, quando ne aveva voglia, da sedute di sesso, facendomi fare di tutto per soddisfarla come lei voleva, alla fine riuscii a passare gli esami con discreti risultati.

I commenti ed i suggerimenti sono ben accetti, scrivetemi pure a miziomoro@gmail.com

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