Si erano sentiti diverse volte per telefono quella mattina.
Giuseppe era un cliente con qualche problema nell’ultima fornitura.
A Lorna era stato passato per chiarimenti.
‘Bella voce’ pensò lei quando lo sentì per la prima volta, poi nel corso delle altre telefonate scoprì che aveva ottimo senso dell’ironia, segno, diceva sempre lei, di inequivocabile intelligenza.
Lorna trovava molto attraente questa caratteristica in un uomo, non era mai stata con uomini stupidi o privi di senso dell’umorismo. A lei piaceva ridere, tanto che stranamente se godeva di gusto, finiva che rideva anche di gusto.
Pioveva quel giorno e tutto era grigio e malinconico.
Seduta alla scrivania, Lorna si sentì, ad un tratto, colta da profonda malinconia.
Si guardò intorno e avvertì quella irrequietezza che non le sarebbe passata facilmente.
Non c’era proprio verso. O forse si.
In effetti un modo c’era. Sano sesso.
Ma il ‘sano sesso’ non è cosa da poco. Deve scattare qualcosa. Una specie di languorino.
A Lorna piaceva un tanto sentire quel calore che le saliva da sotto il perizoma fin nello stomaco. Sentiva il sangue scorrere più veloce. Avvertiva i sapori, gli odori ed i colori più intensamente.
Era uno stato di grazia. Pensava e intanto rigirava la penna fra le dita. Irrequieta.
‘Pronto’, il telefono non smetteva mai di suonare, quel pomeriggio.
‘ Ciao, sono Giuseppe. Perdona il ciao, ma ormai oggi ci siamo sentiti tante di quelle volte!’
‘ Già!’
‘A me è piaciuto molto però. Ti dirò la banalità più assoluta, tanto banale da essere per questo vera: hai una voce limpida, come un suono. Solare ma con dei picchi di dolcezza imprevedibili e toccanti’. Ci sei ancora? Ricorda che sono un cliente, ed il cliente ha sempre ragione!’
Lorna rise e sentì che qualcosa era scattato. Difficilmente resisteva ad uomo capace di farla ridere.
‘ Ok, cliente, cosa posso fare per te?’
‘ Non fare più una domanda simile, con un tono tanto sexy! Stai giocando con me?’
‘ Non so di cosa tu stia parlando’ disse Lorna sorridendo ed accavallando le gambe.
‘ Facciamo finta che ci credo. Comunque, visto che ti metti, così professionalmente, a mia disposizione, puoi scendere a piano terra e prenderti un caffè con me, che sono appunto il tuo cliente preferito.’
‘Cazzo!’ pensò elegantemente Lorna, ‘non perde tempo!’
‘Stai tentennando? Hai paura di qualcosa? E’ un caffè nel bar del tuo ufficio’non mi sembra poi tanto fuori luogo essendo io un cliente” ripeté l’ultima frase calcando sulla parole ‘cliente’.
Lorna pensò che questa cosa lo eccitava un po’.
‘Paura io? E di cosa? Sarà un piacere conoscere di persona il cliente con cui ho in assoluto avuto più colloqui telefonici da 10 anni a questa parte. Ora scendo. Ma come ti riconosco? Non mi va di entrare nel bar e guardarmi intorno come una scema, magari chiedendo a questo o a quello se si chiama Giuseppe.’
‘ Non preoccuparti, dimmi come sei e appena entri nel bar ti vengo incontro, come deve fare un uomo galante, quale sono io.’
‘ Uffa’ pensò Lorna, ‘pure galante’ praticamente irresistibile!. Speriamo non sia un mostro perché ci resto male.
‘ Sono bionda ed indosso un completo giacca e gonna nera, con camicia bianca. Come decine di altre donne che lavorano in questo edificio. Non ti sarà facile individuarmi, temo.’
‘ Sono invece certo che ti riconoscerò subito.’
‘ Va bene allora, ora scendo.’
Si alzò e andò in bagno. Ricontrollò il trucco, pettinò i capelli.
Era vestita con il completo classico ma su di lei non faceva lo stesso effetto che vedeva in altre sue colleghe. La camicia bianca le tirava sul seno, il pizzo del balconcino premeva contro la stoffa rendendola quasi trasparente. La gonna aderiva come un guanto sul suo corposo culo e lo spacco davanti le lasciava le cosce scoperte fino quasi il pizzo delle calze!
Non aveva mai avuto un’aria professionale e fredda lei, alla fine se ne era fatta una ragione.
La cosa interessante, pensò davanti all’ascensore, era che questa cosa così improvvisa ed inaspettata le aveva tolto di dosso la malinconia.
Era eccitata da quell’incontro, ma non voleva aspettarsi niente.
‘Comunque vada, avrà dato una botta di elettricità alla giornata’
Ma in cuor suo spero ci scappasse un altro tipo di botta.
‘ Ma quanto sono zoccola?!?’
Si sorrise a questa sua definizione e l’ascensore si aprì. Come si aprì la porta del bar.
Si scostò una ciocca di capelli e vide un uomo in giacca e camicia venirle incontro, con un bel sorriso di soddisfazione stampato in faccia.
‘ Ciao Lorna’
Lorna strinse quella mano con una strana espressione e si fece guidare al tavolo.
‘Cosa posso offrirti?’
‘Un caffè macchiato’. Lui si alzò ed andò ad ordinare, lasciando a Lorna il tempo di guardarlo. Aveva i capelli un po’ mossi, tenuti su col gel, 40 anni nemmeno, due belle mani, grandi e curate dalle quali brillava la fede (era sposato dunque).
Due labbra notevoli, un naso perfetto ed un culo spettacolare.
Per non parlare di quell’aroma di dopobarba che aleggiava nell’aria.
Iniziarono a parlare di lavoro, inevitabile, ma in chiave umoristica.
Bevvero il caffè e Lorna guardò l’orologio.
‘Lo so che dovresti andare, ma l’idea non mi piace affatto.’
‘Tu hai un volo da prendere, se non sbaglio.’
‘Si ma mancano almeno tre ore, eppoi andare all’aeroporto da solo mi mette tristezza. Sarebbe troppo chiederti di fare compagnia ad un cliente affezionato e oramai vecchio amico?’
La guardò con una faccia che lasciava intendere ben altro e Lorna sentì il languorino salirne fin sopra le labbra.
‘ Sarà un piacere’ lo disse con una voce roca, bassa e sensuale.
Come una carezza che fece impallidire Giuseppe. Si alzarono ed uscirono dal palazzo.
Salirono in macchina e fecero conversazione, ridendo, fin quasi l’aeroporto.
Poi lui le prese la mano e se la passò sulle labbra. Il contatto fece vibrare Lorna.
Le baciò il palmo della mano poi le succhiò dolcemente un dito. Lorna socchiuse gli occhi.
Arrivò al parcheggio e si fermò. Si voltò e la guardò negli occhi.
Cosa c’era da dire? Nulla, in certi momenti non si parla. Si vive.
Prese la mano di lui e la insinuò fra le sue cosce, fra lo spacco. Poi iniziò a succhiargli le labbra, poi la lingua. Intanto lui le aveva alzato la gonna e infilato un dito fra il perizoma.
‘Sei bagnata e bellissima. Allarga un po’ le gambe’
Lorna si eccitava sempre di più, mentre lo sentiva dirle cosa doveva fare.
Iniziò ad accarezzargli il clitoride, in realtà stava quasi fermo,era lei che si muoveva spingendo la mano fra le sue cosce.
Giuseppe aveva abbassato lo schienale del sedile e Lorna si era slacciata i bottoni della camicia.
Ora lui aveva la bocca piena del suo capezzolo e aveva ricominciato a toccarla. Quando sentiva che lei ansimava, lui smetteva e la penetrava e lei gemeva di più, poi rimetteva la sua mano e le sue dite sul clitoride e Lorna ricominciava a muoversi, perdendosi in sospiri e sussulti.
Sentiva di colare di piacere e pensava a come sarebbe stato se al posto delle dita ci fosse stata la sua lingua. Immaginava la testa fra le gambe, le mani sui seni e vedeva il suo bacino sbattersi su quelle labbra. Era andata ormai. Pensava fosse fantastico, ma non aveva ancora visto il meglio.
Lui si staccò, la guardò: ‘ ti stai divertendo vero, voglio che me lo succhi un po’ ora, mi sa che sei davvero brava, con quella bocca.’
Si sdraiò sul sedile e si abbassò i pantaloni. Ne emerse un membro grosso e duro. Dritto come un fuso. Lorna sentì che la salivazione le stava aumentando.
Come ipnotizzata si piegò e socchiuse le labbra mentre la punta gliele scorreva.
Poi con la lingua lo percorse per tutta la lunghezza. Cominciò ad accarezzarlo, lasciando scie di saliva calda. Poi aprì la bocca e si fece penetrare fino a sentirlo sulla gola.
Giuseppe gemette accarezzandole la testa.
Poi sentì la mano di lui infilarsi sotto la gonna. La stava penetrando da dietro mentre lei stava accucciata su di lui.
L’immagine di lei piegata e presa da dietro le diede una scossa lungo la schiena.
Fece scorrere la lingua lungo tutto quel cazzo duro. Poi lo strinse forte con la mano e lo piegò per poterlo leccare solo sulla punta. Lo sentiva gemere ed implorare. Poi lui le scostò i capelli.
Voleva vederla mentre glielo succhiava. Anche a lei piaceva che lui la guardasse.
Allora tirò fuori la sua lingua e cominciò a leccarglielo stringendolo con la mano e muovendola dal basso verso l’alto.
Si muoveva anche lui.
‘ Succhiamelo più forte, ti prego.’
Lorna lo succhiava avidamente. Sentiva il suono di quella poppata confondersi fra il rumore della pioggia che batteva sulla macchina.
Lui tirò giù il perizoma e la penetrò di nuovo. Lorna gemette, poi quello stesso dito si fece strada fra le sue chiappe e senza tanti preamboli, cominciò a farla godere, ficcandoglielo dentro.
Qualcosa esplose nella testa di Lorna che non riuscì più a tenersi.
Affondò ed affondò fino a sentirlo implorare poi si mise su di lui e lo prese dentro di lei.
Lo sentiva mentre sentiva il sudore di lui sul seno.
Se lo stava scopando, li in un parcheggio, incurante del resto del mondo.
Lo sentiva sbattere mentre le mani di lui la muovevano, stringendole il culo.
Il seno le ballava e premeva su di lui . Lorna godeva.
Vennero insieme in un tripudio di suoni.
Poi si guardarono sudati e risero di gioia.
L’irrequietezza di Lorna era sparita.
E fu quasi lieta di vederlo partire. Doveva ritornare in ufficio, ormai.
Aveva un ordine importante da passare.
Il cliente aveva acquistato con soddisfazione.
Ma come si dice? L’azienda prima di tutto!
Pensò salendo sul taxi, mentre si lisciava una calza.
Quanto vorrei che il live action di disney fosse più simile a questo racconto! Scherzi a parte: divertente, interessante, bel…
grazie amore
Non credo di aver avuto il paicere, ma grazie intanto della lettura.
Leggendo i tuoi racconti continua a venirmi in mente Potter Fesso dei Gem Boi
grammaticalmente pessimo........