E’ stato un caso. Ero sceso nel seminterrato che usiamo come archivio, invece di chiedere la pratica per telefono come solito, solo per sgranchirmi le gambe ormai quasi anchilosate da ore di lavoro alla scrivania.
Entrai nell’anticamera dell’archivio vero e proprio pensando vi fosse Gianni, l’archivista, un ragazzo di 35 anni, separato, che dopo l’abbandono della moglie era tutto casa, lavoro e palestra, sfogando forse nella cura fisica estremizzata le disavventure familiari. Non vedendo nessuno, pensai che fosse andato in bagno e mi inoltrai tra le scaffalature per conto mio, per anticipare i tempi.
Ero lì da qualche minuto, avevo trovato il faldone e avevo appena spento la luce di quel settore, per dirigermi all’uscita, quando sentii delle voci, di cui una femminile.
– Ma no, dai. Potrebbe venire qualcuno-
– Ma chi vuoi che venga quaggiù, mi chiamano al telefono se serve qualcosa e poi chiunque venga lo sentiamo scendere le scale- .
Un po’ stupito da ciò che avevo sentito mi sporsi dallo scaffale e vidi attraverso la porta dell’anticamera, ad una quindicina di metri, che si trattava di Gianni insieme a Mirella, una giovane stagista che da qualche mese lavorava con noi. Erano appiccicati e le mani di Gianni sembravano tentacoli per come spaziavano su di lei mentre la baciava.
– Questa poi -, pensai tra me e me. Avevo scoperto una tresca interna all’ufficio. Non che mi interessasse, avevo avuto anche io i miei intrallazzi e ero sempre stato più preoccupato che non si scoprissero i miei che cercare di scoprire quelli degli altri.
Mirella era interessante, un bel culetto, una terza abbondante, un viso carino, bei capelli biondo scuro sciolti sulle spalle, sempre disponibile a dare una mano ma la ritenevo, con i suoi 22 anni, troppo giovane e inesperta per interessarmi. Le mie preferenze andavano a donne un po’ più mature per cui mi ero sempre limitato a cordiali rapporti di lavoro, senza tentare avances o battute a doppio senso come facevo con altre colleghe, sia pure solo per scherzare.
Intanto i due si erano infervorati. Lei era avvinghiata al suo collo con le braccia e lo stringeva come naufrago il salvagente; lui palpava a piene mani il suo sedere, fasciato da stretti jeans.
– Dai, andiamo di là, al solito posto – Da questa frase detta da Gianni intuii che non si trattava del primo incontro, la cosa doveva durare da un po’.
Mirella sembrò esitare ma lo seguì comunque, tenuta per mano, ed entrarono nell’archivio dove mi trovavo. Mi ritrassi nella penombra, temendo di essere visto, ma per mia fortuna svoltarono a destra, dirigendosi verso un altro angolo dello stanzone enorme.
Stavo per dirigermi cautamente verso l’uscita, intenzionato a tornare di sopra senza disturbare i due piccioncini, quando mi prese la curiosità. Il voyeur che è in me sbucò fuori e, facendo attenzione, li seguii camminando parallelamente, coperto dagli scaffali, nella loro direzione.
Pochi metri, lo stanzone è grande ma non infinito, e li raggiunsi. Erano nell’angolo che usavamo come deposito per modulistica e cancelleria, praticamente uno spazio lasciato libero dagli scaffali, se non quelli a parete, con al centro un pallet con gli scatoloni della carta per stampante e fotocopiatrice.
Erano lì. Lui seduto su questi scatoloni e lei davanti, tra le sue gambe, china su di lui a ricevere un bacio affamato. La situazione mi intrigava, loro erano illuminati dalla luce che veniva dalle alte finestre traslucide che davano verso l’esterno, io, più all’interno, ero praticamente invisibile ma potevo vederli guardando attraverso l’ultimo scaffale, tra un pacco di pratiche e l’altro.
– Non è proprio il posto più comodo per farsi una trombatina – pensai, ma probabilmente i due avevano dovuto fare di necessità virtù e non ci badavano molto.
Intanto lei gli stava slacciando la cintura, all’evidente ricerca di ciò che più la interessava in quel momento.
Pochi istanti e glielo tirò fuori. Feci appena in tempo a vedere che Gianni era normodotato, tanto per non invidiarlo, che Mirella si inginocchiò e glielo prese in bocca.
Gianni sospirò deliziato, al tocco di quelle labbra che pian piano scesero giù fino ad ingoiarlo completamente.
– Però, la ragazzina ne ha di esperienza – pensai, cominciando ad avvertire un principio di eccitazione al basso ventre.
Mirella lo risputava lentamente fuori, lo gratificava di una leccatina tutto attorno la cappella e poi lo introduceva di nuovo per scendere piano fino a sentirlo sulle tonsille, rimaneva ferma qualche istante, e vedevo le guance incavarsi nella suzione, per poi ricominciare da capo.
Un pompino da manuale, e Gianni sembrava gradire molto, a giudicare dai sospiri.
Mi stavo eccitando anche io, ma scartai l’idea di masturbarmi come un ragazzino e invece, non so come ci abbia pensato, presi il telefonino e cominciai a riprendere la scena.
Forse Mirella aveva veramente paura di essere scoperta, o forse voleva sbrigare – la pratica- in poco tempo perché improvvisamente accelerò la procedura, prendendo a scendere e salire con velocità. Ad un tratto trattenne solo la cappella in bocca, succhiando e segandolo velocemente con la destra, e Gianni parve impazzire.
– ferma, ferma aaaahhhhhhhh, così mi fai godere subito, aspetta -.
Con evidente fatica la staccò da se facendola alzare.
– Perché? Volevo farti godere. Dai, vienimi in bocca e lasciami tornare di sopra, avremo tempo stasera di fare le cose con più calma -.
Gianni non le rispose, ma si alzò tirandola su con se per poi voltarla e farla sdraiare sugli scatoloni.
Con veemenza le slacciò i jeans tirandoli fino alle ginocchia insieme agli slip che, vidi, erano verdi, e le alzò le gambe tenendole alte e affondando il viso tra le cosce. Non era proprio comoda come posizione, Mirella non poteva allargare le gambe più di tanto ma Gianni non se ne dette peso prendendo a leccarla con furia.
Mirella gradì la sua irruenza cominciando a sospirare. Tirò a se le gambe imprigionate dai jeans, abbracciandole, ed alzò il culetto per meglio offrirsi alla lingua di Gianni.
– Si, oh si, dai, leccami tutta –
Gianni non aveva bisogno di incitamenti e ora, avendo le mani libere, poteva agire più liberamente.
Vidi che con la sinistra apriva bene le grandi labbra mentre almeno due dita della destra, non vedevo bene, le aveva infilate nella vulva e la scopava con queste ciucciando il clitoride.
– DAIIIII! Si, mi piace, PIU’ FORTE! –
Mirella apprezzava il lavoro di Gianni e mugolava senza più freni.
– Il ciccetto, succhiami il ciccetto che mi fa impazzire, SIIIIIIIIIIIIIII! –
Mirella godette accasciandosi all’indietro sugli scatoloni.
Gianni sollevò la bocca – dal fiero pasto- e accostò il glande all’ingresso della fichetta, iniziando la penetrazione che Mirella accolse con un sospiro deliziato, ancora preda delle sensazioni dell’orgasmo precedente. Un lento va e vieni e i loro gemiti si mescolarono. Gianni aumentò il ritmo, penetrandola fino in fondo per poi uscire quasi tutto e penetrarla ancora violentemente, e Mirella impazzì.
– SI, Dio, mi fai godere, ancora, ANCORAAAAAAA! –
– Che bello, ti sfondo, TI SFONDO!!!! Che zoccola che sei, TIENI’. TIENI! –
– Aspetta, no, non venirmi dentro’.. dammelo qui –
Mirella si divincolò riuscendo a farlo uscire. Gianni stava per protestare ma subito si calmò perché Mirella si inginocchiò prendendoglielo nuovamente in bocca.
Pochi movimenti avanti e indietro e Gianni godette, pronunciando bestemmie e frasi senza senso.
Mirella lo tenne stretto tra le labbra muovendo velocemente la mano e riuscii a zoomare un rivolo di sperma fuoriuscire dalle sue labbra, evidenza dell’abbondante eiaculazione di Gianni.
Il senno mi tornò e mentre i due erano ancora presi l’un l’altra e Mirella completava l’opera sempre in ginocchio davanti a lui, guadagnai l’uscita per tornare nel mio ufficio.
Mentre risalivo un sorriso mi sfiorò le labbra mentre battevo la mano sulla giacca, all’altezza della tasca ove tenevo il telefonino. Non sapevo ancora cosa avrei fatto di quel filmato, ma’.. ero contento di averlo.
Da quel giorno iniziai a guardare con occhi diversi Mirella, a far caso a sue improvvise assenze seguite spesso da ritorni affannata o con il viso arrossato. Notavo anche il suo abbigliamento, a volte normale, ma con jeans sempre attillatissimi, oppure gonne ampie, che immaginavo facili da alzare da parte di Gianni, raramente in minigonna a mostrare le belle gambe, spesso camicette non volgari ma che ben evidenziavano il seno.
Qualche pensierino su di lei iniziavo a farmelo, ma non erano molte le occasioni di stare a contatto con lei fino a quella sera in cui dovemmo fermarci fino a tardi per concludere una valutazione molto importante.
Per le necessità del lavoro Mirella era stata assegnata al mio settore di competenza e quindi era a una scrivania appena fuori del mio ufficio. Erano forse le 22 e eravamo rimasti io e Mirella da soli dopo che altre due colleghe erano appena andate via. Stavamo ricontrollando il lavoro per essere sicuri che non fossero sfuggiti dei particolari e io, concluso il raccordo delle parti, stavo per spegnere il PC e andarmene a casa quando, guardando dalla porta aperta, mi cadde l’occhio su Mirella che era seduta alla sua postazione. La vedevo di lato e potevo notare come la gonna, lunga sotto al ginocchio, aderisse alle cosce evidenziandole.
Mi tornò in mente la scena dell’archivio e preso il cellulare feci ripartire il filmato provando eccitazione e maturando l’idea di approfittare dell’occasione. Velocemente preparai la cosa e uscii dall’ufficio invitando Mirella a una pausa caffè per rilassarci prima di andare via.
Davanti alla macchinetta aziendale scambiammo poche parole sul lavoro sorseggiando la bevanda calda e mentre buttavo il bicchiere le chiesi:
– Mirella, ho bisogno di un suo consiglio –
– Mi dica dottore, come posso aiutarla? –
– E’ una questione delicata, riguarda una collega di cui ho le prove su un comportamento non proprio consono, ma non so bene cosa fare, se parlarne con il direttore del personale o semplicemente darle un avvertimento o cos’altro. E’ un po’ imbarazzante, ma venga nel mio ufficio, le faccio vedere così saprà dirmi meglio –
La precedetti dopo aver visto la sua faccia farsi curiosa e, forse, un pochino timorosa.
Tornato alla mia scrivania, riattivai lo schermo del PC e la chiamai:
– Venga qui dietro, così vedrà meglio – e feci partire il filmato che avevo caricato poco prima.
Mirella si era posta di fianco alla mia poltrona e la sentii irrigidirsi non appena apparvero le immagini di lei e di Gianni. Non parlava ma la mano torceva nervosamente la gonna. Guardandola in viso vidi che era arrossita notevolmente e pareva quasi stare per scoppiare in lacrime.
Non volò una mosca fino al termine del filmato. Sempre da seduto girai la poltrona per averla davanti. Era ferma, le mani intrecciate sul grembo, la testa china e il rossore che se possibile si era fatto ancora più evidente.
– Mi dica Mirella, cosa devo fare? –
– Dott ”. dottore, io ”’. Io”. –
– Io cosa Mirella? Che giustificazioni ha per questa cosa? –
-Dottore”.. mi vergogno. E’che Gianni insisteva sempre, ogni giorno, e alla fine non ho saputo dirgli di no e ho ceduto, ma la prego, non lo faremo più ma non mi rovini, se lo sa il direttore del personale mi revoca lo stage e io ho bisogno di questo punteggio –
– Crede che se io dimentico l’accaduto lei riuscirà a comportarsi dignitosamente in ufficio? –
– Si, glielo assicuro, parlerò con Gianni e” –
– A Gianni parlerò io, ma lei cosa ritiene di poter fare per farmi dimenticare? –
L’avevo detto con tono tranquillo, come se fosse la cosa più normale del mondo e Mirella tardò qualche secondo a comprendere il sottinteso.
Stava per rispondermi ma si bloccò prima di proferire parola, la bocca semiaperta per lo stupore, guardandomi con occhi sgranati mentre metabolizzava la mia richiesta implicita.
– Dottore”. Io farò quello che vuole lei – mi rispose con un sussurro abbassando ancora la testa.
In quella posizione il suo sguardo puntava direttamente al cavallo dei miei pantaloni dove si era nel frattempo evidenziata una vigorosa erezione.
– Beh, io non ti dico niente Mirella, ho già visto le tue capacità , decidi tu cosa preferisci fare –
Lentamente si avvicinò inginocchiandosi tra le mie gambe e con una certa riluttanza protese le mani per sganciarmi la cintura e aprirmi i calzoni. L’agevolai alzandomi un poco e abbassandomi i boxer. Il mio pene uscì allo scoperto come una molla trovandosi a pochi centimetri dal suo viso.
Lo impugnò fermamente e poi calò con la bocca ingoiandomi.
– Aaaahhhhhh – Non riuscii a trattenere un sospiro sentendo la morbidezza delle sue labbra chiudersi intorno a me.
Prese lentamente il canonico movimento di sali e scendi facendomi ogni tanto sentire la lingua. Era brava, sapeva come dare piacere a un uomo. Ogni tanto lo estraeva dalla sua bocca per riempire di baci la punta o darle lente e vigorose leccate e poi lo ingoiava nuovamente sin quasi a farlo sparire tutto.
Preda di quel trattamento sentivo di non poter resistere ancora a lungo e proprio mentre accelerava la suzione per portarmi al culmine la scostai da me.
– Alzati Mirella, non è giusto che mi diverta solo io –
Le aprii la lampo della gonna e la feci scendere lungo le gambe fino a acciambellarsi a terra. Aveva uno slippino nero molto intrigante con rilievi in pizzo, la feci appoggiare all’orlo della scrivania e piano le sfilai lo slip notando che era quasi completamente depilata, solo una piccola striscia di peli verticale sembrava indicare la strada per la sua vagina.
Iniziai a leccarla dolcemente, piccoli tocchi di lingua su tutto il suo sesso e succhiatine al clitoride mentre sentivo che si stava rilassando. L’umidità del suo nido del piacere mi sembrava aumentata e portai le labbra a contatto con la sua fichetta, irrigidendo la lingua per penetrarla mentre strusciavo il naso contro il clito.
Ora Mirella sospirava e poco dopo una mano sopra la mia testa mi testimoniò l’inizio della sua partecipazione. Continuai a leccarla aiutandomi anche con due dita con cui la penetrai e Mirella venne. Così, semplicemente venne e sentii i suoi umori impiastricciarmi la faccia e le sue mani entrambe sulla mia nuca a tirarmi a se, come per farmi entrare completamente in lei mentre dei gridolini di piacere riempivano la stanza.
Dopo si rilassò, sdraiandosi sulla scrivania e assaporando lo scemare dell’orgasmo.
Io ero teso e duro come pietra, sentirla e vederla godere mi aveva portato al massimo dell’eccitazione. Toccava a me ora e la tirai per le braccia facendola alzare.
Stava per rimettersi in ginocchio, convinta che volessi essere contraccambiato, ma la fermai e la feci girare. Piano la feci indietreggiare inserendo le mie gambe tra le sue, allargandole, per poi farla sedere su di me. Comprese quel che volevo e fece forza sulle gambe per reggersi mentre io puntavo il mio affare, lentamente scese e mi sentii come ingoiare da un forno rovente.
Aveva una fichetta stretta che solo l’abbondante lubrificazione mi permise di penetrare completamente. Da dietro le slacciai i bottoni della camicetta togliendola mentre Mirella si muoveva dolcemente, ondeggiando quando era praticamente seduta su di me per poi salire e scendere in un movimento costante e inebriante. Le tolsi anche il reggiseno e la tirai a me, baciandole la nuca e la schiena, stimolandole i capezzoli e poi, facendole alzare le gambe a perdere il contatto da terra mi misi a dare colpi furibondi. Poi la riportai con i piedi a terra e, afferratala per i fianchi, la guidai nel saliscendi sentendola gemere
– Piano, fammelo sentire tutto, mmmmmhhhhhh, mi piaceeeeeee –
Mirella si stava bagnando sempre più e anche io ero vicino all’orgasmo. Bastarono pochi minuti e mi sentii al limite.
– Posso? – Mi informai.
– Siiiiii, prendo la pillola, vienimi dentro, voglio sentirti’.. mmmmmmhhhhhhh –
Mi scatenai, come impazzito la alzavo e la abbassavo su di me fino a arrivare al punto di non ritorno e mentre le afferravo le tette per stringerla a me, profondamente infisso dentro di lei, i peli pubici a contatto, e venivo, venivo inondandole la vagina, la sentii godere:
– Mmmmmhhhhh si, si godo, GODO, GODOOOOOOOOOOO”’ –
Si accasciò su di me e restammo immobili per forse un minuto, a riprendere fiato.
Era stato uno dei più begli orgasmi della mia vita, e sentire il suo corpo caldo aderire a me perfezionava il godimento.
Poi ci staccammo, rassettandoci e facendo a turno in bagno per sistemarci.
Di nuovo completamente vestiti, nel mio ufficio, la chiamai ancora dietro la scrivania.
– Mirella, ecco, questo è il tuo filmato, guarda mentre lo cancello definitivamente, e ecco che lo cancello anche dal cellulare. Ora nessuno saprà mai di te e Gianni –
Mi guardò un po’ sorpresa, forse non si aspettava che tenessi fede all’implicita promessa del mio – ricatto- . Sussurrò solo un – grazie- e tornò alla sua postazione mentre anche io chiudevo tutto per lasciare l’ufficio.
Scendemmo in ascensore insieme e giunti al parcheggio si girò verso di me stampandomi un bacio su una guancia.
– Grazie – mi disse ancora, e presa la sua utilitaria se ne andò.
Mentre tornavo a casa ripensavo alla serata, all’imprevista evoluzione e all’impulso di cancellare il video che avevo avuto. Chissà, forse avrei potuto tenerlo per godere ancora delle grazie di Mirella, ma non mi pentivo di averlo fatto. Quel gesto istintivo mesi dopo mi avrebbe portato una bella sorpresa, ma questa è un’altra storia.
Erano passati diversi mesi dalla mia avventura con Mirella e da allora avevamo avuto solo rapporti professionali. Si, qualche sguardo un po’ complice o un po’ ambiguo tra di noi, ma nessun segno da lei che mi ricordasse quella sera e neanche io avevo fatto altre avances. In realtà, per quanto piacevole fosse stato, continuavo a preferire le donne un po’ più mature e quindi in quel periodo mi ero dedicato a corteggiare Sandra, una collega divorziata a cui non dispiacevano le mie attenzioni.
Dicevo che c’erano stati solo rapporti professionali, neanche frequenti operando in settori diversi, e avevo notato che nemmeno, almeno in apparenza, aveva continuato il suo rapporto con Gianni, o forse erano solo diventati più discreti. Alla fine era giunto il termine del suo stage e quella sera volle offrire un aperitivo ai suoi ormai ex colleghi per salutare. Eravamo forse una ventina in quel bar e le avevamo preso un regalo, non ricordo se una borsa o un portafoglio firmato, perché Mirella aveva saputo farsi benvolere un po’ da tutti. Solite chiacchiere, auguri per la sua prossima laurea, rimpianti di non vedersi più, aperitivi, tartine, stuzzichini, promesse false di tenersi in contatto e così via. Sorseggiavo il mio secondo vino bianco mentre guardavo Mirella muoversi tra i gruppetti creatisi, solare, socievole, sorridente con tutti, incantevole in un tailleur grigio chiaro appena sopra il ginocchio, giacca aperta su una camicetta bianca appena sbottonata a far notare l’inizio della scollatura.
Alla fine, dopo aver salutato le ultime due colleghe, tra cui Sandra, che andavano via mi si avvicinò. Anche lei aveva un bicchiere di vino bianco in mano e a giudicare dalle gote rosse non doveva nemmeno essere il primo.
– Allora siamo alla fine –
– Tutte le cose hanno un fine, l’importante è che hai superato egregiamente lo stage, e hai visto mai che possa esserti utile post laurea? Con noi avresti ottime referenze se dovessero assumere personale –
– Si, ma mi dispiace un po’ andarmene, con voi mi ero trovata molto bene e” volevo ancora ringraziarti –
– Per cosa? –
– Non fare lo stupido, sai bene a cosa mi riferisco – Parve irata per il mio far finta di niente.
– Ah, quello? In fondo ti ho costretta a fare una cosa che non volevi, non è proprio da ringraziamenti, anzi, dovresti essere arrabbiata con me –
– Io arrabbiata? No, no, avresti potuto continuare e avere altro ancora, e invece ” –
– Sai, noi gentiluomini old style – celiai, poi proseguii serio – Quel che è successo è successo, credimi, senza premeditazione, non sono abituato a costringere le donne e non sono per niente soddisfatto di me per come mi sono comportato anche se, devo dirtelo, non rimpiango un singolo istante di quella sera –
Mirella mi guardò seria e mi rispose:
– Io volevo chiarire una cosa con te prima di andarmene” insomma volevo chiederti”.. –
La vedevo un po’ confusa e il ricordo della sua lingua intorno alla mia cappella mi fece dire:
– Senti, se nessuno ti aspetta perché non proseguiamo il discorso a cena, potremo parlare con calma. –
Mirella esitò solo un secondo.
– Dove mi porti? –
– In un locale in periferia dove cucinano molto bene, non preoccuparti, non faremo tardi – E presala sottobraccio la guidai all’uscita e fino all’auto.
Il viaggio fu quasi totalmente silenzioso, Mirella guardava la strada e io ogni tanto le lanciavo un’occhiata vedendola un po’ nervosa.
Dopo 20 minuti arrivammo al ristorante, un locale dove andavo abbastanza spesso e avevo preso confidenza con i gestori, cosicché senza problemi ottenni di avere un tavolino in un angolo appartato, con un minimo di intimità.
La cena fu ottima, annaffiata da discreto vinello bianco a cui facemmo onore. La conversazione fu spensierata e riuscii a strapparle qualche risata con aneddoti su colleghi o clienti.
Eravamo al dessert quando le chiesi:
– Allora, cosa è che volevi chiedermi? –
Mirella finì il suo vino in un sorso, come per darsi forza, e replicò:
– Hai detto che non rimpiangi un singolo istante. Allora ti è piaciuto? Io ”’.. io avevo pensato di non esserti piac”.. che tu non fossi stato”’ lo so che non sono brava”’. –
Sorrisi nel vederla imbarazzata, mi aveva appena confessato il suo timore di non essere stata all’altezza, che il mio cancellare il filmato fosse stato un atto di’. disprezzo.
Le presi la mano posta sopra il tavolo e la strinsi leggermente.
– Mirella” sei stata bravissima, credimi, sono stato molto soddisfatto, ma lo scambio era concluso e io”’.. non sono un bastardo –
– Però hai cominciato a girare intorno a Sandra – Disse con un tono di stizza.
Ero divertito, era praticamente una scenata di gelosia o, forse, di orgoglio femminile ferito.
– Non so cosa ti passa per la testa, come puoi pensare che non mi sia piaciuto? Però non sono il tipo che assilla le ragazzine. Te lo ripeto, quella sera ero eccitato e ho sfruttato l’occasione così, quasi per caso. E’ accaduto quel che è accaduto ma non volevo approfittare di te”. anche se poi l’ho fatto –
– NON SONO UNA RAGAZZINA! –
Alzò la voce nel rispondermi, facendo anche girare un paio di clienti del locale. Evidentemente aveva esagerato col vino, le gote rosso fuoco, gli occhi un po’ lucidi.
La situazione mi intrigava, non avevo dimenticato il piacere che avevo provato con lei. Vidi l’occasione per andare oltre, e questa volta senza ‘ricatto’.
– E’ vero, sei una splendida e desiderabile giovane donna, e mi piaci. Te lo dimostrerò. Vuoi venire a casa mia? –
Non attesi la risposta, chiamai il cameriere dandogli la mia carta per saldare il conto e mi alzai indossando il cappotto. Attesi che Mirella fosse pronta, recuperai la carta e uscimmo.
Ci vollero 30 minuti per arrivare a casa mia, e in quella mezz’ora Mirella parlò a ruota libera, di come e perché avesse instaurato la storia con Gianni, dello shock di vedersi scoperta, della paura di perdere lo stage, della sorpresa di sentirsi fare la mia proposta, della riluttanza a accettarla e di come poi ne avesse goduto. Della stizza nel vedere la mia indifferenza dopo, mentre mi guardava corteggiare Sandra. Di come le fossi un po’ piaciuto da sempre (non per vantarmi, ma non sono poi male) e di come si fosse autoconvinta di aver ‘fallito’ la sua performance tanto da indurmi a evitare di cercarla ancora.
Mi confermai l’idea che Mirella fosse una ragazza sì decisa ma in fondo in fondo insicura della propria personalità, della sua sessualità ancora non compresa o sfruttata a fondo e di come viverla.
Giunti nel mio appartamento la feci accomodare prendendole la giacca e mi preparai un buon cognac versandone anche per lei mentre mi attendeva sul divano.
Le porsi il bicchiere sedendole accanto e accennai a un brindisi a noi due per poi appoggiare i bicchieri sul tavolino.
Mi avvicinai abbracciandola.
– Stupidina, dolcissima stupidina, come puoi pensare che con due seni così tu non possa piacere? –
E accompagnai la frase allungando la destra a slacciarle il primo bottone della camicetta.
– Qualsiasi uomo farebbe pazzie per averti nel suo letto –
– Non è vero, sono carina ma non ci so fare col sesso, il mio ragazzo è imbranato e solo con Gianni ho imparato qualcosa. –
– Cosa? La stuzzicai.
Mi guardò con occhi fattisi ‘furbi’ e, liberatasi dal mio abbraccio, scivolò a terra allungando le mani verso i la mia cintura che slacciò. Alzai il bacino per aiutarla a togliermi i calzoni che tirò giù insieme agli slip. Il mio affare saltò fuori ancora non completamente eretto, ma bastò il primo tocco di lingua per fargli assumere il massimo splendore.
Mirella era in ginocchio davanti a me, si era introdotta metà del cazzo in bocca e succhiava dolcemente. Vedevo le sue guance incavarsi e la sensazione che provavo aumentava pian piano mentre la vedevo togliersi la camicetta e il reggiseno e spuntare le sue tette che mi.
Di colpo se lo introdusse tutto arrivando con il naso a toccare i miei peli pubici, restò ferma alcuni istanti e poi lo tirò fuori. Lo vidi uscire lentamente, lucido della sua saliva e Mirella si soffermò sulla punta, leccandola tutto intorno per poi prendere dentro solo la punta serrando le labbra al bordo della cappella. Con la mano si impadronì dell’asta iniziando una masturbazione veloce.
Non alzò la testa per diversi minuti e mi godevo ogni singolo particolare di quello stupendo pompino, mentre mi liberavo della camicia restando completamente nudo, poi aumentò il ritmo e con l’altra mano prese a stimolarmi le palle.
Come una scudisciata sentii l’orgasmo arrivare improvviso.
– Aaaahhhhh, sto venendo. Mirella sto per godere”.. – l’avvisai.
Non si staccò, strinse le labbra poco sotto il glande e succhiò, succhiò finché non le esplosi in bocca. Accolse i primi due schizzi ma poi se lo tolse di bocca lasciando la punta appoggiata alla lingua protesa fuori e così i successivi 2-3 schizzi le finirono in faccia, imbiancandole le guance e colando sul mento. Mirella ora mi guardava, sporca di me mentre dava piccoli baci alla cappella. Sorrideva e baciava, con piccoli colpi di lingua giocava con lo sperma e poi se lo rimise di nuovo interamente in bocca strappandomi un ultimo singulto di piacere.
Ero abbandonato sul divano, stremato e felice di quella pompa imperiale. Mirella si alzò e venne a accoccolarsi al mio fianco. Gentilmente presi la mia camicia e la usai come un tovagliolo per nettarle la bocca, lasciandogliela poi per farle completare l’opera.
– Fantastico Mirella, e allora è stato Gianni a insegnarti? –
– Si, all’inizio non ne ero capace, poi ho fatto pratica ””’. e non mi ha insegnato solo questo”’. –
– Cos’altro? – indagai incuriosito.
– Lo vedrai, ma ora tocca a te, non credere di aver finito, voglio godere della tua lingua –
Mi fece sdraiare sul divano e avanzò in ginocchio, allargando le gambe, fino a portare la fica all’altezza della mia bocca. Era bagnata, si era eccitata anche lei mentre mi spompinava. Affondai la bocca tra le sue cosce e diedi un forte succhiotto al clitoride.
– aaaaahhhhhhhh, aspetta, non così o mi fai venire subito. Con dolcezza”.. con dolcezza –
Affondai la lingua nella sua vulva mentre con il naso cominciavo il mio solito gioco di colpetti al clitoride. La leccavo e la sentivo bagnarsi sempre più. Aprendo gli occhi vedevo che si era presa i seni tra le mani e si stuzzicava i capezzoli mentre ondeggiava su e giù sopra la mia bocca.
Sempre ondeggiando si spostò ancora più avanti e ora la mia lingua insisteva sulla sua rosellina che tempestavo di colpi irrigidendo la lingua a mò di cazzetto mentre il mio naso ora affondava dentro di lei. La sentivo gemere, la vedevo tormentarsi i capezzoli. La afferrai per le chiappe e la tirai a me, riaffondando la lingua dentro la sua fichetta, passando poi a leccare brevemente il clitoride e poi ricominciare il ‘percorso’. Il fiotto di succhi che mi riempì la bocca mi indicò, ancora più delle sue grida, che stava avendo un orgasmo violento.
– GODO, GODO, GODOOOOOOOOOOO”’.. –
E si accasciò all’indietro costringendomi a abbandonare ‘il fiero pasto’. Ebbi così modo di osservare bene la sua fichetta, stretta, con le grandi labbra non molto pronunciate tra cui, in alto, spuntava il clito appena accennato ma, come avevo sperimentato, molto molto sensibile.
Averla fatta godere mi aveva fatto eccitare nuovamente e provavo quasi dolore avendo il cazzo completamente turgido e schiacciato dalla sua schiena. Mi sottrassi alla morsa e mi stesi sopra di lei allargandole le cosce. Mirella ancora doveva riaversi dall’orgasmo ma collaborò permettendomi di giocare con la punta sul suo clito. Me l’ero preso in mano e lo passavo tra le labbra dando ogni tanto colpettini al clito. Era bello anche così ma volevo di più, volevo affondare dentro di lei e lo feci. Alzandole un po’ il bacino lo puntai e diedi un colpo secco, affondando come coltello nel burro, tutto fino alla radice.
– Aannnggghhhhhh – la sentii sussultare e tendere sotto di me mentre mi stendevo a coprirla.
Solo muovendo il bacino cominciai a penetrarla, pochi colpi in cui la penetravo per metà alternati a altri in cui la penetravo completamente. Il motore del suo orgasmo si riaccese e mi abbracciò stretto quasi a togliermi il fiato. Ancora qualche minuto e con la mia bocca cercai la sua a che mi accolse con avidità. Eravamo stretti come due bisce in amore, scambiandoci baci profondi e morsettini, muovendo solo labbra, lingua e pelvi. Sentivo Mirella sfarsi dal piacere e anche io mi stavo avvicinando al punto di non ritorno preparandomi a godere dentro di lei.
– Fermati, cambiamo posizione – Aveva staccato la sua bocca dalla mia per dirmelo. A malincuore l’accontentai, e l’aiutai a alzarsi dal divano. Subito si inginocchiò prendendomelo in bocca per alcuni secondi, e poi si girò verso il divano, appoggiandovi il busto e volgendo verso di me la testa in un muto invito. Mi inginocchiai a mia volta e mi accostai. Avevo già iniziato a introdurre la cappella quando Mirella allungò una mano dietro afferrandomelo. Se lo tirò fuori per alzarlo di pochi centimetri e se lo puntò alla rosellina.
– Ti voglio dietro –
Bastò questa frase, se possibile, a rendermelo più duro ancora.
Fu lei a guidare la penetrazione, piano piano. L’istinto mi chiedeva di spingere con forza ma resistetti lasciandola fare. Vedevo il suo ano dilatarsi mentre Mirella spingeva indietro, venendomi incontro e facendosi penetrare lentamente. Non appena la cappella fu dentro la stretta del muscolo anale quasi mi fece godere all’istante. Mi concentrai per resistere e Mirella allontanò la mano.
– Fai piano, dolcemente, lasciami abituare – La voce roca fu come una staffilata e strinsi i denti iniziando a spingere. Ormai ero dentro per metà e mi fermai per permettere al budello di adattarsi. Era strettissimo ma vista la facilità con cui ero entrato sapevo di non essere il primo.
– Ecco cos’altro ho imparato, e solo da poco – Girò la testa appoggiata al divano verso di me e mi sussurrò tra i sospiri.
– Sei il secondo uomo che mi incula, volevo farlo con te, volevo farti vedere che anche io ci so fare, che non sono una ragazzina –
Parlava con me ma sembrava trasognata, gli occhi chiusi, le labbra appena aperte.
Spinsi un altro po’ fino a entrarle tutto dentro e lei si tese, alzando la testa verso la parete.
Ora, nonostante fosse ancora molto stretto, sentivo che l’intestino si era adattato, potevo muovermi con più facilità. Lo tirai fuori fin quasi a uscire e poi lo spinsi ancora dentro, lentamente ma con decisione.
– aaaaahhhhhhhh – le sfuggì e con la mano corse a masturbarsi, e io non ce la feci più, aumentai il ritmo cercando il mio piacere.
Ora colpivo forte, facendole sbattere la testa contro lo schienale del divano e Mirella gemeva e sospirava. La presi per le anche per fare più forza e cominciai il viaggio senza ritorno.
– Prendi, PRENDI, PRENDI. Hai un culo che è un paradiso. Mi senti, MI SENTI? –
– Si SI SI, fino in fondo, inculami più forte, riempimi tutta. DAI DAI DAI DAAAAAIIIIIIIIIII –
Il suo orgasmo scatenò il mio, diedi alcuni altri colpi violenti senza badare se le facevo male o meno e poi mi piantai profondamente in lei, le sue natiche attaccate al mio pube, e le fiottai dentro tutto lo sperma che mi era rimasto , sentendomi mungere dal suo sfintere che si contraeva, accasciandomi sopra la sua schiena.
Ci vollero un paio di minuti perché mi riprendessi, ancora dentro di lei, non più completamente duro ma ancora non completamente molle. Mi godevo le sensazioni della sua pelle ma alla fine dovetti alzarmi. Piano uscii da lei e la girai verso di me, la schiena ancora sul divano, e la baciai con dolcezza ricevendo in cambio un bacio stanco ma profondo.
Era distrutta, quasi incapace di muoversi. La presi in braccio e la portai in camera deponendola sul letto.
Mi stesi accanto a lei e mi addormentai di colpo, stremato.
Continua daiii eccitantissimo
Bello ma non ho gradito il passaggio dalla terza alla prima persona così senza un senso logico. Linda.
Ti ho messo un adoro perché il racconto è eccitante. Raramente commento ma qui mi è d'obbligo. Mi piace anche…
Spero non finisca così questa bella serie di racconti, attendo il Cap. 5
Non riesco più a trovare il racconto su Luna Lovegood, me lo puoi linkare?