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Racconti Erotici Etero

Stimolazione orale

By 8 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Studiarla nella sua falsa mania della sua psicologia non è cosa da poco. Ma come faceva ad avere quella strana fantasia e quello strano modo di trasformarla in amore non lo so. A volte mi creo dei dubbi sul mio amore verso di lei, ma, a conferma di quello che provo per lei, ci sono tanti piccoli fattori che,uniti tra loro, hanno il loro peso e,in qualche modo, sanno di passione e mandano avanti il rapporto. Come mai aveva deciso di attuare quelle opere ancora non lo avevo capito. Aspirava alla “vera passione” ma cosa intendesse con questo termine ancora non mi era noto.

Giornata di inverno. Cos’è la vita di un uomo?
La vita di un uomo è il lavoro al livello di occupazione,fisica e morale.
La vita di un uomo è amore verso la sua donna; è il trovare qualcuno che ti accolga nei momenti di piccoli stress giornalieri che ti butterebbero a terra, che ti farebbero sembrare il suono di una sola sillaba come il rumore di una bomba che scoppia nel tuo cervello.
Giorni a quella parte ero troppo stressato dal mio lavoro e non porgevo particolari attenzioni verso la mia Estrin, la quale risentiva della mia “assenza” spirituale.
La notte nemmeno riuscivo a riposare bene per via dei pensieri riguardanti il lavoro e il riposo, che mi avrebbe senz’altro dato le forze per ritornare a lavorare meglio il giorno dopo, stentava a bussare alla mia porta. Una sera, in un bellissimo letto di lenzuola blu, molto intrigante e profumato di fresco, stavo cercando di riposare(riposo, una mia aspirazione: Sopprusi dei colleghi, rimproveri del capo, pausa pranzo nel chiasso, ecc). Poverina la mia Estrin. Era lì accanto a me che mi osservava, quasi “impaurita” della mia situazione morale. Cercando di aiutarmi, mi rimaneva vicina, escogitando una possibile mossa per farmi reagire. Avvicinandosi al mio corpo e baciandolo sensualmente, mi risvegliò dai miei pensieri, riportandomi alla realtà attuale. Mi carezzava con le sue dita il braccio e io, girandomi verso di lei le rivolsi un sorrisetto soddisfatto e delle carezze molto dolci sul suo viso meraviglioso, che non mostrava per niente stanchezza. Lei, abbassando lo sguardo sul mio braccio che accuratamente carezzava e rivolgendomelo poco dopo e perdendosi nei miei occhi disse:

-Cosa c’è che non va? Sei così strano, stanco, così…distante!!!-

-Il lavoro, ho il cervello che va a pezzi. Vorrei un pò di tranquillità mentale, ma non riesco a non pensarci.-

-Posso fare qualcosa per te? Non ti ho coccolato abbastanza di questi ultimi tempi, proprio adesso che ne avevi bisogno.-

-Ma cosa dici, tu non c’entri niente!-

-Posso coccolarti ora, almeno mi sdebito!- Un sorrisetto molto provocante mi diede una scossa fulminea.

-Le tue coccole sono sempre ben accette da me.-

Denudata già al solo regipetto e ai soli slip, mi salì sopra, provvedendo a scaldare il mio corpo. Le sue mani oscillavano dal mio volto fino ai miei capelli e la sua bocca carnosa catturava la mia. Calde erano le sue labbra, calde e… sensuali. Avevano il gusto di amore. I suoi baci mi davano sensazioni di piacere e appagamento.Provo una sorta di vergogna ora ad ammetterlo, ma, immaginando il perchè, quella notte…non ebbi l’erezione. Non sarei mai riuscito ad avere la giusta tranquillità cerebrale per fare l’amore. Estrin ce la metteva tutta per farmi eccitare, ma non ci riusciva e , naturalmente, si assunse lei la colpa.

-Estrin, io…io non ci riesco!-

Lei, avendolo capito già da sè, abbassò gli occhi e dispiaciuta di se stessa, scivolò sull’altra parte del letto e si mise seduta.

-Forse sono io che non ti piaccio più.-

-No, Estrin, tu…!-

-Scusa, vado a prendermi un bicchiere di acqua. Ho un pò sete!-

E rivestendosi con una cappa di seta bianca, si alzò dal letto e si diresse verso la porta della stanza.Io, sapendo che forse non sarebbe più tornata sul letto per il dispiacere, le dissi:

-Estrin, non dormirò fin quando non tornerai qui accanto a me.-

Lei, alla mia esclamazione, si fermò per poco vicino alla porta e poi uscì senza dirmi niente.
Ritornò dopo breve, si distese vicino a me, con la testa sotto il mio braccio. La sua mano mi carezzava delicatamente l’addome.

-Riposa che domani hai un convegno.-

Calde lacrime di cristallo dai suoi occhi vitrei scorrevano sul mio corpo. Non so se ero più dispiaciuto io per non essere riuscito a fare l’amore con lei, o se era più dispiaciuta lei, essendo convinta che la colpa della mia mancata erezione fosse sua. Sta di fatto che, involontariamente, le stavo procurando delle piccole violenze mentali, soffriva molto e io, assistevo (adesso è il caso di dirlo) “impotente” alla sua piccola disperazione. Comunque quella notte scorse come un colpo di vento carezzando i nostri corpi teneramente abbracciati.
Mi svegliai presto per andare a lavoro lasciando Estrin a riposare. Il lavoro chiamava e io dovevo scappare. Non volevo che la mia Dea soffrisse per una mia mancanza e io dissi, davanti a lei:

-Estrin, ti prometto che riuscirò a tornare da te, si tratta solo di aspettare.-

E andai accompagnato dal ritardo per il lavoro. Estrin aveva sentito tutto e alzandosi dal letto e affacciandosi alla finestra, mi vide mentre disinnescavo l’antifurto della macchina. Mentre io partivo lei mi seguiva con il suo sguardo finchè dando le spalle alla finestra e prendendo una nostra foto sul mio comodino disse:

-No, non posso stare qui ad aspettarti, io…ti verrò incontro, amore mio.-
“Cos’è la vita di un uomo?
La vita di un uomo è il lavoro al livello di occupazione,fisica e morale.
La vita di un uomo è amore verso la sua donna; è il trovare qualcuno che ti accolga nei momenti di piccoli stress giornalieri che ti butterebbero a terra, che ti farebbero sembrare il suono di una sola sillaba come il rumore di una bomba che scoppia nel tuo cervello.”

Tali erano i pensieri che mi passavano per la testa durante il pesante e stressante convegno. Il mio capo aveva la parola in mano, i suoi progetti sempre al primo posto, la fiducia dei suoi superiori sempre alta. I suoi superiori non sapevano che però, chi subiva i suoi ordini di “precisione” e “lavoro perfetto” eravamo noi dipendenti. I miei subordinati non avevano a che fare direttamente con il capo, ma io, che subivo i suoi rimproveri, avevo il cervello distrutto e in fase di sgretolamento.

Avevo solo bisogno di ritornare a casa, ma a che scopo se non sarei stato nemmeno capace di fare l’amore con Estrin? Il lavoro avrebbe preso il sopravvento, anche in quei momenti dove una piccola fuga mentale mi sarebbe stata di grande giovamento.
Tornai a casa rapidamente, perchè, in fondo, già evadere da quell’inferno dell’ufficio, era tanto rilassante, ma non quel tanto che bastava.

-Ciao Estrin!-

-Ciao… Andato bene il convegno?-

-Si si,benissimo per il mio capo. Domani devo già consegnare una relazione, che mi terrà impegnato per tutto il pomeriggio, o forse anche di più.-

-Se ti posso dare una mano, conta anche sul mio aiuto.-

-Grazie, mi farebbe piacere!-

Estrin mi diede una mano. Dopo aver pranzato mi misi subito al lavoro. Estrin ricopiava la mia brutta copia e io stilavo la relazione. Estrin, anche lei un pò stanca, si addormentò sui fogli che stava scrivendo. Compatendo la sua stanchezza, la presi in braccio e la posai sul letto. La svestii e la ricoprii con le lenzuola, dandole un bacio sulla bocca per augurarle un buon riposo; beata lei che poteva.

Contrariamente alle mie previsioni finii la relazione di lì a breve, e mi concessi il tanto aspirato relax sotto una bella doccia. Dopo aver lasciato che per breve tempo l’acqua carezzasse il mio corpo, lasciai la doccia, mi coprii con qualcosa e andai a riposare un pò.
Stavolta, invece di pensare al lavoro, pensavo alla delusione del giorno prima, sopra quello stesso letto, sotto quelle stesse lenzuola. Mi girai verso Estrin e cominciai a coprirla di carezze, posavo la mia mano sul suo seno,sfioravo il pizzo del suo reggipetto, e scendevo più giù, fino a quasi toccare l’elastico del suo perizoma. Risalivo in senso contrario e ogni tanto mi fermavo, per sentire meglio il suo corpo. Rimanevo per breve, poi continuavo il moto. Tracciavo dei piccoli cerchi sul suo seno e scendevo e salivo. Lei, gettando all’aria dei piccoli mugolii nel sonno, si svegliò e si girò verso di me. Sorrise, vedendo la mia espressione del volto molto rilassata rispetto a prima. Anche lei mi carezzava, con dei movimenti che partivano dalla spalla, mi attraversavano il braccio, per terminare sui fianchi. Iniziammo così a scambiarci una serie di profondi baci sensuali e carichi di amore. Restammo a baciarci, inoltrando le nostre lingue nella bocca dell’altro. Mi staccavo dalla sua bocca per succhiare il suo mento, poi risalivo tra le calde carezze delle sue labbra.

-Aspetta un attimo, vieni con me.-

Andai trascinato dalla sua bellezza. Attendevo il suo nuovo gioco e volevo sapere chi di noi due fosse stato il protagonista. Prendendo il foulard che usava quando uscivamo insieme, mi bendò. Mentre mi bendava avevo le sue braccia a portata di mano e ne approfittai per baciarle. Pian piano sentivo che le sue braccia si allontanavano. Si staccarono del tutto quando con la mia bocca toccai di sfuggita il palmo della sua mano. Poco male, perchè da quel momento, le sue braccia e le sue mani sarebbero diventate parte attiva del gioco.
Il gioco era facile. Lei avrebbe tenuto con le dita delle piccole cosine da mangiare, mentre io dovevo riuscire a toccare le sue dita, con la mia lingua. Mordevo tutto quello che Estrin mi passava, ma era abilissima a non farsi toccare. La voglia di toccare le sue dita cresceva sempre più e i suoi “Apri la bocca” mi eccitavano all’estremo. Riuscii a toccare le sue dita e lei terminò il gioco. Mentre stava scivolando per raccogliere qualcos’altro le afferrai il braccio e incominciai a baciarlo. Scendevo con la lingua sul suo polso, andando a leccare anche il palmo finchè arrivato alle dita le inumidii e, una per una, cominciai a succhiarle. Il suo anello totalmente bagnato dalla mia saliva, che scendeva fino a raggiungere tutto il braccio, approfittavo di questo particolare per toccare anche quest’ultimo. Mentre attuavo questo, Estrin con l’altra mano, mi sbendava. Aprendo gli occhi notai un vasetto di maionese, forse messo là di proposito.

-Estrin, affonda le sue dita nella maionese, mi sarà più facile leccarle.-

Non disse niente, ma fece quello che gli dissi. Succhiavo le sue dita con la maionese, mentre lei, con l’altra sua mano, si massaggiava l’addome.

-Estrin, continuiamo sul letto. Dai che ti faccio esplodere.-

Me la caricai in braccio e portai con me il barattolino di maionese, che ormai era diventato il mezzo di contatto tra noi due. La stesi sul letto, con le gambe leggermente piegate, che appoggiavano sul mio busto, mentre io ero seduto.

-Estrin, chiudi gli occhi!-

-Si.-

Slacciai il suo reggiseno e aprii il barattolo di maionese. Affondai le mie mani nella cremosità della maionese e massaggiai tutto il corpo di Estrin. Il freddo accentuava il suo calore. Dopo aver spalmato tutto, incominciai a leccare e succhiare. Il suo addome, al mio contatto, si contrasse violentemente per l’intenso piacere, ma io continuavo incurante per farla arrivare oltre quel limite. Salivo sempre di più succhiando i suoi capezzoli fieramente duri e leccando le sue mammelle rigorosamente e splendidamente sode. Le feci aprire le gambe per sprofondare sul suo corpo e mi ritrovai a succhiare il piccolo fossetto tra la sua gola e il suo petto. Carezzava i miei capelli e rimaneva immobile di fronte al piacere che le stavo procurando. Toccava adesso alla sua più nascosta intimità. Spalmando quel poco di maionese che ne era rimasta sul suo interno coscia, poggiai la mia bocca sulle sue grandi labbra. Inoltravo la lingua ogni tanto, scivolando sul clitoride quel tanto che bastava per farla contrarre ma per non farla venire. Fortunatamente per me, l’erezione era al massimo. Lei ne approfittò subito per ingoiare quello che ne usciva fuori. Prendendo il suo posto, mi facevo massaggiare dalle sue mani. Accuratamente unte di maionese, lei prese con una mano il mio membro, leccando e succhiando il glande. Stavo quasi per venire, ma interruppe appena in tempo il suo atto di piacere. Avendo capito che lo voleva dentro, non aspettai a realizzare un suo volere, così mi ritrovai di nuovo a penetrare la sua intimità. Venne prima lei, ed io, favorito dal calore dei suoi liquidi, eiaculai al suo interno. Per finire, Estrin pulì il mio membro, orgogliosamente ricoperto di maionese, suoi umori e sperma, con le sue mani, che portò a loro volta nella sua bocca, ingoiando.
Dopo una nuova doccia riposai tranquillo e rilassato.
Ormai le mie preoccupazioni erano quasi scomparse e quelle piccole sollecitazioni di Estrin si rivelavano molto importanti per la mia situazione.
Del lavoro non mi preoccupavo più fino a quel livello patologico, anche perchè avevo una bellissima donna che mi aspettava e che mi avrebbe sempre coccolato. Dava molta dedizione alle sue cure, perchè, sapeva benissimo che non sarebbe stata l’unica ad essere coccolata. Di carezze, in fondo, ne avrebbe ricevute parecchie, anche perchè ogni mio desiderio nascosto si sarebbe come sempre tramutato nella sola voglia di toccare il suo corpo, avvolto da un alone mistico di immensa delicatezza e angelica bellezza.

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