1960
Quella domenica mattina di primavera Giannino si era svegliato prima di tutti. Era eccitato, entusiasta al pensiero di recarsi alla fattoria dello zio. Ci sarebbe andato con suo padre in treno che in un paio d’ora li avrebbe condotti da Salerno alla stazione di campagna nell’alta Irpinia.
Giannino era sempre felice di quella gita di cui tutto lo affascinava. Pensava al viaggio con quel treno trainato dalla locomotiva a vapore e il paesaggio multiforme che avrebbe ammirato dal finestrino.
Aveva memorizzato attraverso i viaggi precedenti le numerose stazioncine, ricordava i visi ed i nomi dei ferrovieri colleghi di suo padre, anticipava a memoria, man mano che il treno sarebbe avanzato sbuffando, le case, le masserie sparse nella campagna verdeggiante, i villaggi, le strade,i ponti, le gallerie.
Già immaginava l’ansia che lo avrebbe assalito, man mano che si sarebbe avvicinato alla meta, di incontrare Nina, la cuginetta di 8 anni di due anni meno di lui. La vedeva già sbracciarsi ed urlare di gioia li sull’aia con quei capelli rossi scompigliati con l’inseparabile cagnolino Dik, mentre il treno, prima di arrivare alla stazione, sarebbe transitato proprio adiacente la fattoria.
Con Nina avrebbe scorazzato per la campagna, fra i boschi, l’avrebbe seguita passo passo fra i campi, i pascoli e nei punti nascosti dell’immensa fattoria, seguiti da Dik, naturalmente.
Il bambino in quella giornata avrebbe acquistato colore e vivacità, ciò che gli mancava nelle lunghe giornate in città, quasi sempre in casa con la madre, salvo qualche uscita sul lungomare, distante dall’abitazione nell’entroterra.
Giannino era assorto da un po’ nei pensieri di poc’anzi e non osava sollecitare suo padre che nella camera da letto accanto sentiva bisbigliare con la madre. Non lo faceva più da quando un mattino di festa di qualche tempo prima si era precipitato in camera dei genitori ed aveva sorpreso il papà addosso alla mamma, avvolto dalle coperte, mentre la baciava e si agitava sopra di lei. La mamma si lamentava e sembrava soffrisse. Lui rimase zitto ad assistere a quella scena incomprensibile e quando il papà lo vide, girandosi di scatto, lo sgridò violentemente intimandogli di non entrare mai più in camera così.
Il bambino, memore di quel fatto, attendeva paziente mentre sentiva che i bisbigli, nella camera accanto, diventavano lamenti fino ad un lungo sospiro, non capiva se della mamma o del papà o di tutte e due insieme. Intuiva che la mamma non stava soffrendo perchè dopo questi ‘ bisticci ‘, come lui aveva battezzato quei fatti abbastanza frequenti, vedeva i genitori sereni e felici.
Anche quella mattina, dopo un po’, vide comparire il papà sorridente che si compiaceva di vederlo già pronto per la partenza.
I viaggi verso la fattoria erano frequenti in quei periodi, anche perché il papà era attaccato al fratello che era rimasto vedovo e viveva con la figlioletta Nina e la suocera che accudiva la bambina.
Nina era una bimba introversa, chiusa. La sua capigliatura rosso vivo, arruffata avvolgeva il visino delicato punteggiato da lentiggini.
Era una bambina sola in quella campagna un po’ fuori dal centro abitato. Gli amici erano quelli di scuola con i quali non legava a causa dei suoi modi scorbutici, quasi selvatici, senza dubbio la mancanza della mamma influiva sul carattere chiuso della bambina.
L’unico amico, compagno di giochi era Dik una specie di barboncino regalatele a pochi mesi dalla morte della mamma.
La si vedeva sghignazzare felice soltanto quando si rotolava nei prati con quel batuffolo bianco che contrastava con il rosso dei capelli della bimba.
Quando arrivava il cugino dalla città si trasformava e si rianimava. Era orgogliosa di prenderlo per mano quella specie di signorino di città e condurlo con lei nelle escursioni in campagna condividendo con lui le sue scoperte, dimostrandogli la sua abilità nell’arrampicarsi sugli alberi, cosa di cui Giannino non era capace a causa delle vertigini che provava, lui trovava la scusa che non poteva rovinare il vestito. Chi avrebbe sentita pio la mamma! Nina ci credeva! Anzi lei più premurosa gli raccomandava in ogni occasione di stare attento e non sporcare l’elegante vestitino. Ma nonostante tutto dopo una giornata di corse e giochi spensierati Giannino tornava a casa irriconoscibile, ma la mamma non lo sgridava perché sapeva quale giornata felice aveva trascorso il suo bambino insieme alla cuginetta.
D’estate Nina lo conduceva ai confini della proprietà dove iniziava l’erta della collina, sul punto dove una sorgente aveva formato un delizioso laghetto. In quel luogo i bambini erano felici di sguazzare nell’acqua fresca, completamente nudi, per poi sdraiarsi al sole caldo e fare lunghe chiacchierate.
Giannino era bravo a raccontare le storie o favole che egli leggeva e Nina era assorta ed affascinata nell’ascoltarle.
Erano due angioletti, in quella natura silenziosa ed incontaminata come lo erano i due fanciulli nella loro ingenuità.
Ogni anno era così, durante l’estate ed il legame tra i due si consolidava.
Negli anni seguenti la passione per la lettura di Giannino l’aveva trasmessa alla cugina, per cui quando si incontravano, leggevano insieme appartati nel bosco, si scambiavano le impressioni, erano entusiasti di nuove letture.
A 16 anni Giannino era già un ragazzo sessualmente sviluppato ed anche il suo fisico si era trasformato, si era, già da parecchio documentato attraverso libri e illustrazioni sulla diversità dei sessi. Aveva scoperto la masturbazione che era incentivata anche da letture un po’ più piccanti, cercando libri nelle biblioteche, fra le bancarelle del mercato.
Non aveva però fatto ancora alcuna esperienza con qualche ragazza.
Nina sembrava ancora ingenua sessualmente a 14 anni, ma era già più riservata, molto più timida di quando già apparisse da bambina. Le erano cresciuti due splendidi seni che spingevano fra le magliette strette che indossava. La magnifica capigliatura rossa ora le ricadeva ai lati del viso illuminato da due occhi verdi dal misterioso taglio orientale, quella pelle color pesca punteggiata dalle lentiggini risaltava quel tocco di freschezza che traspariva da tutta la sua persona. Tutto la rendevano già bellissima.
A Giannino tutto di lei piaceva e ne era ammirato, ed il suo cuore sembrava accelerare i battiti quando le appariva dolce e sorridente e felice di vederlo.
Spesso si recava da solo con il treno a farle visita e le giornate trascorse insieme volavano, ricche di novità, di letture interessanti, di fantasie sul futuro di confidenze anche più intime. In una di queste occasioni Nina per la prima volta chiese al cugino:
‘ Ma tu hai una ragazza, un’amica del cuore a Salerno?’
‘ No, soltanto compagne di scuola, quasi tutte più grandi me e tutte con la puzza sotto il naso. Poi’.’ Prosegue timidamente avvampando: ‘ Non c’è nessuna carina e bella come te!’
Non aveva mai rivolto un complimento simile alla cugina. Non aveva mai avuto il coraggio di farlo.
Nina ne fu felice e per la prima volta con trasporto e delicatezza gli posò un bacio sulla guancia accompagnato da un timido : ‘ Grazie!!’
Nina a sua volta si sentiva già attratta dal cugino, orgogliosa di quell’irresistibile legame fra loro due, era felice che quel gentile e premuroso ragazzo, sempre elegante le dava un senso di sicurezza di serenità quando le stava insieme.
Verso la fine d’agosto, di quell’anno, in un pomeriggio caldissimo ed afoso che toglieva il respiro, i due ragazzi, da tanto non lo facevano, decisero di farsi un bagno nel laghetto per rinfrescarsi.
Nina non ebbe vergogna di tuffarsi soltanto con le mutandine esponendo alla vista avida ed imbarazzata di Giannino lo splendido seno, due candide mammelle aguzze. Non poteva fare diversamente, non portava ancora reggiseno!
L’imbarazzo di Giannino sparì nel momento che un cielo cupo si era formato ed era pronto a scoppiare in un temporale, udendosi i primi tuoni che non promettevano niente di buono.
Nina sempre coraggiosa, aveva invece una paura tremenda dei lampi e tuoni, per cui afferrò per mano il cugino e lo trascinò verso una radura vicina, completamente circondata da alberi di castagni.
Addossata ad una roccia c’era un capanno completamente avvolto da una folte vite vergine che pendeva dalla sommità della roccia.
Giannino non aveva mai visto quel luogo, Nina gli confidò che era stato un tempo un suo rifugio segreto, ora era utile e sicuro per ripararsi dal temporale incombente.
Nel capanno, completamente ingombro di attrezzi di campagna i ragazzi trovarono un angolino nel quale sia pure allo stretto riuscirono ad accovacciarvisi. Erano rimasti a torso nudo, ancora bagnati, erano costretti a stare allacciati vicini per il poco spazio, Giannino teneva il suo braccio avvinghiato alle spalle della cugina.
Nel frattempo i lampi ed i tuoni erano sempre più vicini e la pioggia si rovesciava violentemente sul capanno, attutita dalla folta vegetazione che l’ avvolgeva.
Nina si stringeva tremolante al petto del cugino che sentiva il tepore di quel corpo nudo aderente al suo con quel seno liscio e duro tanto da turbarlo.
Giannino difatti sentiva montargli un’erezione eccezionale e non poteva nasconderlo alla vista della cugina che era accovacciata sul suo petto con la vista rivolta in direzione della bozza emergente.
Lei osservò un po’ quella protuberanza, mai notata prima fra le gambe del cugino e meccanicamente trascinata da una spinta inconsulta vi appoggiò la mano sopra, come incuriosita dalla novità.
Giannino fece un sobbalzo al tocco delicato, lei non si rendeva conto e premeva constatandone la durezza e la grossezza attraverso la stoffa degli slip, che sembrava volesse strapparsi. Giannino lanciò un sospiro mentre Nina premeva di più tentando di afferrare nel pugno quel coso durissimo.
Ancora più incuriosita abbassò gli slip del ragazzo liberando il membro che svettò libero all’aria aperta.
Fu la prima volta che Nina vedeva un membro maschile in simile condizioni, sapeva qualcosa per sentito dire; lei conosceva bene quello degli animali come quello del cane, del cavallo e soprattutto quello del montone quando lo vedeva montare le pecore nell’ovile di suo padre.
Nina agli eventi naturali era avvezza senza prestarvi eccessiva importanza, ma ciò che aveva sotto gli occhi era un’altra cosa, le procurava strani brividi fra le cosce accompagnati da uno batticuore accelerato, da un’inquietudine inspiegabilmente piacevole, era affascinata da quel membro turgido ed imponente.
Si, lei era a conoscenza a livello teorico della differenza fra i due sessi. Dalle compagne di scuola più grandi aveva rubato mezze frasi, cercando di indagare sull’argomento. Ne aveva parlato anche con lo stesso cugino il quale a modo suo e con imbarazzo aveva cercato di essere esauriente nelle spiegazioni.
Nina viveva con una nonna anziana ed un padre sempre indaffarato nelle faccende della fattoria e non erano certamente questi i soggetti a cui rivolgere certe domande.
Le appariva bellissimo quel membro, l’attirava e la incuriosiva quindi lo afferrò decisa nel piccolo pugno stringendo ed allentando, ammirandone la consistenza, procurando al cugino inconsapevolmente un piacere indescrivibile.
Ci giocò per un po’ quando all’improvviso vide schizzare dalla punta un liquido bianco che le imbrattò il viso, con schizzi intermittenti.
Rimase sorpresa lasciando la presa e tentando di togliersi dal viso quel liquido vischioso dall’odore stranamente salmastro.
Giannino era rimasto immobile e timoroso dopo il violento orgasmo.
Nina ripresasi dalla sorpresa cominciò a preoccuparsi perché il cugino aveva lanciato un profondo sospiro come se avesse male e gli chiese premurosa cosa si sentisse.
Giannino con poche parole, imbarazzato, le spiegò che senza volerlo lei lo avevo fatto godere ed anche lei avrebbe potuto provare un piacere così.
Nina non fu sorpresa di questo anzi gli confidò:
‘ Anch’io lo provo già, ma è diverso, mi sento solo bagnata quando mi tocco li fra le gambe, ma non ho mai notato quel liquido lattiginoso. Mi è capitato la prima volta l’inverno scorso, vuoi che ti racconti?’
Giannino accetta e Nina così racconta:
‘ Una sera della scorsa primavera il vento e la pioggia, un temporale con lampi e tuoni che pareva non smettesse mai, avevano indotto Lucietta, la figlia di 22 anni dei coloni della masseria ad un paio chilometri da qui, a rimanere a cena con noi.
Lucietta veniva spesso a darci un aiuto, specialmente in quel periodo che la nonna era ricoverata all’ospedale.
Quella sera, Lucietta si era affiancata a me sul mio letto per farmi compagnia, sai la paura tremenda che ho dei temporali! Si era addormentata profondamente, dopo che ebbe bevuto insieme a mio padre una buona dose di quei forti liquorini che prepara la nonna.
Mio padre allora, forse per fare stare più comoda l’ospite, mi disse di andare a dormire sul letto grande della sua stanza, intanto lui si fermava ancora a fare alcuni conti.
Io non avevo sonno ed era passata circa mezz’ora quando vidi illuminarsi il corridoio di luce riflessa dalla mia stanza. Incuriosita mi alzai mi avviai con passo leggero alla porta a vetri di cui sollevai la tenda. Quale fu il mio stupore nel vedere il petto di Lucietta completamente scoperto. Due seni bellissimi bianchi come la neve erano adagiati sull’ampio torace, in mezzo sorgevano due capezzoli come due fragole fresche. Erano sodi come il marmo quei due emisferi e non avevano altro movimento che quello provocato dalla respirazione. Mio padre li contemplava, li accarezzava, li baciava e succhiava i capezzoli, ma Lucietta continuava a dormire profondamente.
Dopo un po’ mio padre le tolse ogni indumento e apparvero due cosce candide, rotonde e paffute che egli allargò; vidi ben distintamente la fessura circondata da peli folti e scuri. Lucietta era senza mutandine!.Mio padre allargò le labbra carnose di quella fessura e vi posò le dita movendole nell’interno.
Lucietta continuava nel suo letargo.
Io spinta da quella scena, imitai sulla mia natura i movimenti che vedevo fare a mio padre. Ciò mi procurò una sensazione sconosciuta.
Poi mio padre si distese a fianco di Lucietta nel letto e spense la luce, cosicché io non potei vedere alcunché.
Mi ritirai e m’infilai nel letto e riflettendo a quello che avevo assistito ricominciai a mettere in atto quello che avevo poc’anzi imparato, riprendendo a strofinarmi. Mi sentivo tutta in fiamme e la sensazione che avevo prima provato aumentò gradualmente e mi trovai tutta concentrata su quella parte, fra le mie cosce, e d’istinto continuavo a strofinarmi più intensamente fino a cominciare a sentire scariche violente lungo le gambe facendomi perdere completamente il controllo. Caddi in un’estasi sconosciuta che mi travolse quasi a farmi svenire. Ripresomi e ritoccandomi la fessura mi ritrovai tutta bagnata. Per un attimo provai un ansia inquieta che scemò al pensiero del piacere che mi ero procurata.
Da allora Giannino, ho riprovato quelle sensazioni spesso toccandomi e forse sarebbe ancora più bello se mi toccassi tu come ho fatto io con te.’
Il ragazzo sconcertato rimase un attimo titubante, poi disse:
‘ Nina’. Ti devo confessare’ io non ho mai toccato il sesso di una donna’ non ne ho mai visto uno da vicino! Tu saresti la prima e’.la più bella!!’Ma sei anche mia cugina! Solo al pensiero già tremo tutto per l’emozione e’ ricomincio ad eccitarmi! Forse non è giusto! ‘
Infatti Nina , contempla di nuovo il membro duro e sorridendo:
‘ Cosa importa? Sarò io la prima! Ed ora non puoi tirarti indietro, sono curiosa di sentire cosa provo con la tua mano. Toccami ti prego? ‘
Il ragazzo incoraggiato, allungò la mano tra le cosce già larghe della cugina, timidamente posò il palmo sul pezzetto di stoffa delle mutandine, che copriva il gonfiore del pube abbastanza pronunciato.
Nina lo agevolò subito sfilando gli slip liberando allo sguardo del ragazzo per la prima volta un sesso femminile.
Giannino guardò fisso quella conghiglia gonfia avvolta da peluria fine di color rosso vivo. Rimise la mano su quel gioiello che gli lustrava gli occhi, notò le gonfie labbra leggermente divaricate ed appena vi passò le dita in mezzo provocò nel corpo della ragazza un piccolo sussulto.
Nina riassaporava le stesse sensazioni di piacere di quando lo faceva da sola, ma stavolta era diverso, sentiva un calore montarle alla testa ed un desiderio spasmodico di sentirsi quasi penetrata da quelle dita calde.
Il ragazzo quasi non ci si raccapezzava in quel paradiso per la prima volta da lui esplorato.
Nina lo tolse dall’impaccio e agevolò il movimento delle dita guidandole con la sua mano sul punto ove provava il maggiore piacere.
Giannino capì subito e cominciò ad accanirsi su quel bottoncino vischioso che gli sfuggiva tra le dita, mentre Nina cominciava a gemere debolmente. Giannino diventò subito pratico e senza lasciare il clitoride conquistato, insinuò un po’ più dentro un dito nella fessura bagnata, provocando in Nina un sospiro più profondo.
Giannino, senza interrompere l’operazione che stava eseguendo ormai in maniera egregia, abbassò leggermente la testa baciando e succhiando un capezzolino appena pronunciato sulla dura mammella. Questo fu il massimo dell’estasi per Nina che ad occhi chiusi iniziò decisamente a lamentarsi e scoppiare in un orgasmo prolungato, sobbalzando violentemente serrando le cosce ed in esse imprigionando la mano del cugino che faticò a liberarsi da quella stretta.
Nina spossata si abbandonò completamente fra le braccia di Giannino, rimanendo così a lungo, fino a quando non videro comparire la luce del sole abbagliante dopo il tremendo temporale che si era abbattuto, complice della loro esaltante esperienza.
Nina per prima si distolse dal torpore e con un tenero sorriso carezzò i capelli del cugino scompigliandoli e poi come per ringraziarlo gli si avvicinò al viso ed impacciata gli posò un bacio più spinto ai bordi delle labbra dicendo:
‘ Sai è la prima volta che provo un piacere così? Sei tu che me lo hai procurato. C’è qualcosa di più bello che poteva capitarmi? ‘
‘ Anche per me è stata la prima volta e mi è piaciuto molto. E’.non sapevo come fosse bello toccare un sesso così’così morbido e tu sei meravigliosa! Ora Nina dobbiamo andare, cominceranno a preoccuparsi ed io, purtroppo, devo partire.’
Mai come quel giorno i ragazzi si lasciarono con rammarico e tristezza. Non si videro più per molto tempo.
Giannino era preso dallo studio che si faceva più impegnativo e l’estate successiva non potè recarsi dalla cugina perché impegnato in un viaggio studio all’estero.
Nina terminato l’obbligo scolastico non proseguì negli studi. Era morta anche la nonna, quindi doveva essere utile alla fattoria soprattutto per i lavori di casa.
Nelle ore libere dalle incombenze a cui era dedicata, preferiva starsene per conto suo a leggere oppure girare intorno a donne più mature o a Lucietta cercando di carpire loro quei piccoli segreti della vita che tanto stuzzicavano la sua curiosità.
La sua curiosità, era morbosa ormai intorno al sesso, e dopo quell’unica esperienza con il cugino, si sorprendeva spesso a pensarci, a rivedere quel meraviglioso strumento che aveva stretto fra le mani e che sapeva ormai quale mezzo di piacere rappresentasse. Le mezze frasi delle donne che aveva udito, accompagnate da risatine eloquenti glielo avevano fatto capire. Ciò che le dava la certezza era il desiderio di riprendere in mano quel coso favoloso, perché ogni volta che ci pensava il languore che provava e l’eccitazione che ne seguiva doveva calmarla con carezze più audaci nell’inguine stringendo nel contempo in una mano i capezzoli induriti che sembravano chiodi di garofano in cima a quei splendidi seni.
Lei ad occhi chiusi piaceva immaginarsi abbandonata fra le caldi mani del caro cugino..
I cugini sia pure non vedendosi avevano preso l’abitudine di scriversi raccontandosi le novità della propria vita, le letture che facevano, i sogni.
Nina era più semplice e genuina nelle proprie espressioni e non trascurava mai di ripetere al cugino le sensazione che si rinnovavano ogni volta che si sorprendeva a pensare al quel bel giorno sotto il temporale.
Le sue lettere sia pure semplici erano lettere d’amore e non aveva timore nell’esternarlo ormai.
Giannino le taceva i progressi che faceva con le ragazze evitando di poter suscitare nella cugina inutili tristezze o gelosie che tra le righe dei suoi semplici scritti si intuivano. Cercava di essere più prudente nell’esternarle i propri sentimenti, era cosciente delle difficoltà e delle convenzioni esistenti. Quella splendida ragazza era sua cugina! Lui non poteva essere sicuro se il desiderio carnale che sentiva per la cugina fosse amore e se fosse lecito oltretutto.
Il tempo trascorreva, Giannino si era fatto un bellissimo ragazzo, aitante e simpatico.
Nina era fiorita nella più splendida bellezza, genuina, campagnola. Era sempre assorta nelle sue fantasie romantiche aiutata in ciò dalle letture quotidiane sull’argomento, immersa nei sogni nei quali il soggetto preminente era sempre Giannino, anche se ormai si sentiva cosciente di come potesse essere irraggiungibile per lei quel dolce signorino destinato ad altre mete.
Si erano visti di rado in quei periodi, lei ormai sapeva di essere perdutamente innamorata di quel meraviglioso ragazzo che aveva conosciuto esile, delicato, gentile e premuroso con lei.
Lei lo sognava spesso e ad occhi aperti durante le numerose incombenze nella fattoria, alle quale era dedicata, era felice di immaginarsi stretta fra le sue braccia, sentirsi completamente sua come aveva visto essere Lucietta per suo padre, un pomeriggio di qualche mese avanti.
Ecco l’episodio che aprì alla mente di Nina tutto il fascino misterioso dell’atto sessuale, fino ad allora soltanto immaginato fra un uomo ed una donna, che ora le era apparso in tutta la sua cruda, sconvolgente realtà:
Un pomeriggio di settembre, Nina aveva già 17 anni allora, com’era sua abitudine dopo le incombenze a cui era dedicata se ne andava per i prati assorta nei suoi pensieri. Si trovava poco distante dalla fattoria, quando il cielo già pumbleo e carico di nubi stava per scaricarsi in uno dei soliti temporali estivi.
I temporali accompagnati da lampi e tuoni erano da sempre motivo di ansia e paura per Nina per cui al primo acquazzone riuscì a prendere riparo nel rifugio nel vicino fienile.
Aveva appena varcato la soglia quando udì provenire da dietro una paratia di tavole di legno, risatine di donna accompagnate da una voce roca d’uomo, nell’avvicinarsi Nina riconobbe quella del padre.
Con circospezione si acquattò dietro la staccionata ed attraverso una piccola fessura tra le tavole, non veduta potette assistere alla scena più eccitante che avesse potuto mai vedere e che le avrebbe infiammato il corpo e la mente per i giorni avvenire precipitandola in una vero solitario delirio erotico.
Il padre di Nina, Pino, di 45 anni, indossava solo dei corti pantaloncini rossi ed il suo corpo era solcato da lunghe gocce di sudore. Doveva aver appena finito di falciare l’erba sul prato accanto.
Era alto, ben fatto, con muscoli enormi, abbronzantissimo.
Lucietta, che abbiamo già conosciuta, indossava una semplice camicetta ed una gonna. Non indossava il reggiseno, non aveva certo bisogno di reggere quei seni duri come il marmo ora scoperti e prede dell’avida bocca di Pino.
Erano in piedi e Pino la teneva fra le braccia continuandola a coprire di baci.
Nel tormento del desiderio ben presto, gonna e camicetta furono per terra.
A Nina sembrò bellissima Lucietta in quello stato. Una statua greca. Era un piacere ammirarla! Tutta la freschezza e la grazia giovanile la avvolgevano.
Quella bellezza era così potente che riusciva ad attrarre anche Nina.
Il padre di Nina era in uno stato di eccitazione che lo rendeva irriconoscibile, egli adagiò a terra Lucietta.
Nina poteva vederli interamente, nulla poteva essere sottratta alla sua vista dalla posizione nascosta ove si trovava.
Lucetta si era abbandonata con le gambe aperte, lasciando vedere tutta l’apertura della sua fessura.
Nina aveva osservato come anche ora Lucetta fosse senza mutande. ‘Ma non le portava mai?’ Si chiedeva.
Quella situazione, che Nina doveva al caso, sembrava fatta apposta per soddisfare interamente la sua curiosa impazienza a tutte le domande sul sesso che andava facendosi.
Suo padre ora in ginocchio, con il pantaloncino abbassato, presentava agli occhi della ragazza un membro ingrossato, enorme, rigido con la base circondata da folti peli alla quale pendevano i cosiddetti testicoli che Nina aveva solo intravisti una sola volta al suo cugino che ora le compariva nella mente.
La punta era rossastra, quasi paonazza. Nina lo vide entrare nella fessura di Lucietta e sparirvi completamente per subito ricomparire.
I due si baciavano con trasporto, si vedeva quale piacere provassero!
Pino sembrava un forsennato mentre si dibatteva fra le paffute cosce di Lucietta.
Cambiando, gli amanti, di colpo la posizione, Nina potette vedere il lungo bastone uscire per poi impalarsi nella natura di Lucietta che ora si era stesa sull’uomo a gambe aperte con le natiche in aria.
Nina capiva che Lucietta non era certo una novellina, ma una donna con molta esperienza per sapere inforcare con tale maestria quel bastone.
Era evidente il grande piacere che provava la donna impalata, perché nessun dettaglio sfuggiva allo sguardo eccitato di Nina.
Lucietta era proprio seduta, ma si teneva sulla punta dei piedi e saltellava sulle ginocchia dell’uomo.
Ad ogni colpo infilava tutto dentro il perno ed il piacere che provava doveva essere eccezionale perché rimbalzava come una palla, per ricadere e inabissare in quella golosa caverna, ormai, il bastone fino alla radice.
Era evidente che Lucietta fosse in un furore erotico fino al parossismo perché urlava per il piacere.
Mentre ciò accadeva il padre di Nina dopo aver impugnato i bianchi lobi di quel magnifico sedere, accarezzava i capezzoli dell’amante, aumentando così il piacere. Lo vedeva Nina sul viso stravolto di Lucietta che girava a destra e a sinistra. Nina poteva constatare meglio tutta l’apertura intrisa di umori tra le due splendide rotondità di Lucietta.
Per Nina lo spettacolo era sconvolgente ed era veramente scossa da eccitarsi vergognosamente, perché si sentiva bagnare fra le cosce, trasportata da un folle desiderio di partecipare all’ebbrezza che provavano i due fra mormorii d’estasi e sospiri che si spegnevano in baci violenti appassionati.
Non potette fare altro che portarsi una mano fra le cosce e premere, strofinarsi da farsi male.
Nel frattempo potètte assistere alla conclusione quando vide uscire lo strumento completamente dal ventre di Lucietta e gettare fuori quel liquido bianco, già visto per una volta qualche tempo fa, che schizzando impetuosamente, si spandeva sulle natiche di Lucietta.
Sfinita dalla furiosa cavalcata e dal rumoroso orgasmo Lucietta si abbandonò completamente sul corpo già esamine del proprio amante.
Nina sconvolta ed eccitata si allontanò silenziosamente e tutta inebetita riuscì a trovare la via di casa dove chiusasi nella sua camera si abbattè sul letto iniziando a sollecitare e torturare la sua natura in fiamme procurandosi continui orgasmi con gli occhi intrisi dalle immagini crudi ed eccitanti che le erano impresse.
Nei giorni a seguire un furore erotico solitario si era impadronita della ragazza che sognava quel membro favoloso scavare nella sua fessura, lo desiderava ardentemente, la fantasia però lo attribuiva al suo cugino lontano, era una ragione in più per non distogliere dalla mente Giannino, il meraviglioso ragazzo il cui pensiero la torturava.
Nina in una di quelle furiose sedute di lussuria solitaria stava addirittura procurandosi la perdita della verginità infilandosi nella fessura infiammata il manico della spazzola per i capelli, per fortuna l’orgasmo era sopraggiunto all’improvviso salvandola dall’irreparabile.
Poi quel furore erotico che l’aveva travolta si attenuò e la sua vita tornò alla normalità, alle letture tranquille, romantiche. Ricominciò a scrivere tenere lettere al cugino ma in queste ultime non trascurava di fargli capire quanto gli mancasse e come lo avrebbe voluto vedere per sentire il calore di un suo abbraccio. Non osava andare oltre, lei avrebbe voluto implorarlo di correre da lei, pronta a darsi a lui, perché ormai era convinta che soltanto a lui avrebbe donato la sua verginità, perché soltanto lui avrebbe potuto spegnerle il fuoco del desiderio che l’avvampava, perché lei lo amava a lui soltanto avrebbe dedicato l’intera vita.
Trascorsero così i mesi fino a quando Nina raggiunse i 18 anni e con essi un’ altra botta del crudele destino che le aveva fatto perdere tutti i suoi cari , le si abbattè addosso.
1970
L’automobile sembrava arrancasse tra quelle curve a sali scendi fra le colline assolate di quel fine agosto. Il caldo era insopportabile già nel primo mattino nonostante Giannino tenesse aperti i finestrini delle portiere ai due lati.
Stava attraversando un lungo tratto completamente disabitato, davanti a lui non si vedeva altro che una serie di dolci colline ancora coperte da una vegetazione verdissima benché ormai l’estate fosse quasi sul finire.
Mentre le colline ondulate gli restavano alle spalle, tempestate di fiori ed interrotte da macchie di alberi, nel cielo terso si formava qua e là qualche chiazza di nuvola bruna.
Lo scenario che gli si apriva davanti aveva lo stesso fascino di quando lo ammirava dal treno nei suoi innumerevoli viaggi verso la fattoria di Nina in tempi non lontani.
Era proprio quel genere di paesaggio che a Nina piaceva trovare descritto nelle storie che amava leggere.
Nell’ avvicinarsi alla meta, la zona si faceva più rustica, ma anche più graziosa.
Era già nell’interno della campagna alle spalle del paese, distante qualche chilometro dalla fattoria.
Giannino imboccò la stradina sterrata, poco più di un viottolo, che conduceva alla fattoria, seminascosta da cespugli di rovi, da alberelli. Qua e la poteva scorgere le more mature su quei rovi, tanto che provava una grande voglia di scendere dall’automobile e raccoglierne qualcuna.
Quante volte lo aveva fatto da bambino insieme a Nina! Non ne aveva il tempo, doveva assolutamente arrivare, Nina senz’altro era già impaziente. Guardò l’orologio. Erano le 9,30. Lei sarebbe stata seduta fuori sull’aia ad attendere.
Nina era rimasta completamente sola in quella immensa fattoria dopo la disgrazia mortale accaduta, due mesi prima,a suo padre.
Il padre di Nina conduceva un trattore che, non si seppe come, si ribaltò in un fosso ai bordi di un prato schiacciandolo nella caduta. Fu un immenso dolore per tutti.
Tra i parenti rimasti a Nina, oltre i genitori di Giannino,c’era una cugina, da parte della madre, Teresa, che viveva a Genova, questa aveva invogliato la ragazza a disfarsi della fattoria e recarsi a vivere e lavorare con lei nella grande libreria che dirigeva.
Tutti incoraggiarono la ragazza a fare questa scelta e Nina si lasciò convincere, d’altra parte non si sentiva in grado di poter condurre i lavori della fattoria.
Lo zio si era incaricato di sistemare le cose per il meglio nell’interesse della nipote.
Giannino, ancora in vacanza, si prestò di accompagnare la cugina a Genova, rimanendo un po’ con lei fino alla ripresa degli studi.
Per Nina la compagnia di Giannino era un sollievo che rendeva meno doloroso il distacco dalle sue origini.
Nina, era sull’aia, come Giannino aveva immaginato, seduta sulle valige ammucchiate.
Stava fremendo dal desiderio di vedere il bel cugino, dopo che il suo pensiero con tristezza aveva attraversato i tempi passati anche felici trascorsi in quel luogo che era costretta a lasciare. Ma la tristezza veniva attutita al pensiero che da li a poco Giannino sarebbe stato insieme a lei.
Cosa gli avrebbe detto? Cosa le avrebbe detto lui?
Le piaceva immaginare che non gli avrebbe detto nessuna parola, perché lei non gliene avrebbe dato il tempo, perché subito l’avrebbe abbracciato, baciato con passione su quelle labbra da sogno, coccolato con tenere carezze, chiudeva gli occhi sorridendo al pensiero di simili dolcezze.
Senz’altro Giannino l’avrebbe fatto lui stesso, pensava, se avesse immaginato quanto ella lo amasse, quanto lo desiderasse;
allora si che il cielo cambierebbe di colore ed il sole sarebbe diventato azzurro!
Questo sognava Nina, poi finalmente vide apparire l’auto.
Quando Giannino scese, niente successe di tutto quello che Nina aveva sognato avvenisse, ebbe soltanto la forza di sussurrargli, mentre lo baciava sulla guancia : ‘ Sembrava che non arrivassi più!’ ..ma ebbe il coraggio di proseguire: ‘ Mi sei mancato tantissimo!’
Giannino a questa confessione, s’intenerì e la strinse a se affettuosamente, senza però trascurare di esternare tutta la sua ammirazione : ‘ Quanto sei bella! Cos’è questo profumo eccitante? ‘
Nina era leggermente truccata, labbra rosse, con un profumo di lillà che non poteva lasciare indifferente il ragazzo. Aveva addosso soltanto un vestitino leggero scollato, che le scendeva aderente fin un po’ sopra le ginocchia, e nient’altro! Se ne accorse Giannino mentre l’abbracciava. Sembrava nudo quel meraviglioso corpo che stringeva in quel saluto. Quei seni duri e quelle punte che puntavano al suo petto gli avevano subito procurato dei brividi di piacere.
Era proprio sexy quel mattino d’estate quella splendida rossa!
Giannino sistemò le valige nel bagaglio mentre Nina volgeva un ultimo triste sguardo intorno.
Lucietta l’aveva già salutata il mattino presto prima che si recasse nei campi con altri braccianti ingaggiati dal padre di Giannino.
Quando partirono, Nina non si voltò più indietro, rimase silenziosa per un bel po’ di strada, poi quasi a scacciare i pensieri tristi volse lo sguardo al cugino, assorto nella guida. Perlustrò con maniacale attenzione tutto il suo corpo. La leggera peluria sulle braccia, le gambe nude scoperte dal pantaloncino corto, il profilo, cercò di scorgere tutti i particolari di quel bel viso, che già conosceva a memoria.
Giannino fino ad allora aveva rispettato il silenzio di Nina perché ne intuiva la ragione leggendo la tristezza in quei begli occhi verdi, ma accorgendosi che lei lo guardava con più serenità cominciò a parlarle tenendola allegra per buona parte del viaggio.
Gli si riempiva il cuore nell’ ammirare il radioso sorriso su quel bel volto mentre ogni tanto felice gli appoggiava la testa sulla spalla, inondandolo più da vicino di quel profumo conturbante e mostrandogli, senza malizia, le meravigliose cosce affusolate che si scoprivano in modo sconvolgente.
In quell’abitacolo viaggiante si stava saturando una carica erotica che sarebbe potuta scoppiare da un momento all’altro.
Ciascuno dei due ragazzi sentiva verso l’altro, l’uno all’insaputa dell’altra, un’attrazione irresistibile, un desiderio incontenibile.
Si sapeva già di che genere fosse quella di Nina per il bel cugino! Giannino invece era sorpreso dal desiderio che stava montandogli, mai provato fino ad allora per quel corpo estremamente sensuale accanto e stava pericolosamente perdendo la concentrazione nella guida.
Stavano attraversando la campagna Toscana, alla fine del pomeriggio, sulla S.S.1 (Aurelia), quando i primi scrosci di un temporale, preceduti da violente folate di vento, da lampi e tuoni si stavano abbattendo sui viaggiatori.
Nina, la solita fifone, pregò Giannino di accostarsi ad un casolare, che vedeva poco distante dalla strada, per ripararsi.
Giannino ubbidì e si fermò sotto una specie di rimessa, o fienile, accanto al casolare.
Aveva appena posteggiato quando un tuono violentissimo scosse l’aria e Nina si aggrappò al cugino tremando per la paura. Lui l’attirò a se carezzandole i capelli ed il viso assicurandola di non temere. Li erano al sicuro e riparati.
A Giannino sembrava un sogno avere quel magnifico corpo aderente al suo per il quale il desiderio, che si portava addosso da tutto il giorno, che si era momentaneamente sopito, adesso sotto la tormenta che li circondava stava riemergendo .
Quei magnifici seni aguzzi premettero contro il solido petto di lui.
Il tremolio di Nina stava scemando stretta al cugino, sotto le carezze, i baci sul collo, sul viso che questi le somministrava delicatamente. Come per ringraziarlo avvicinò la bocca a quella di lui che con naturalezza posò la sua su quelle labbra socchiuse, invitanti.
Il bacio timido, leggero, inesperto da parte di Nina, freddo all’inizio, cominciò a scaldarsi.
Giannino giocò con quelle labbra calde, morbide, profumate insinuò la lingua fra di esse, Nina rispose con calore strofinandosi sul corpo del ragazzo.
Il calore di lui le solleticò in modo delizioso i sensi quasi le mancava il fiato per la voluttà, mentre l’eccitazione saliva dentro di lei.
I ragazzi non sentivano più il diluvio che si stava abbattendo sulla campagna intorno.
Il loro affanno per la tempesta dei sensi che stava scatenandosi aveva appannato tutti i vetri dell’auto.
Lui già vagava con le mani su tutto il corpo di lei. Aveva già la bocca sui capezzoli duri succhiandoli perché facilmente le aveva tolto di dosso l’inutile vestitino.
La ragazza aveva già constatato quale spaventosa dimensione avesse raggiunto il membro di Giannino che lei abilmente aveva liberato dai pantaloni.
Le due tempeste andavano di pari passo, ognuna per proprio conto, non si placavano.
Giannino in una barlume di lucidità ebbe la capacità di abbassare i sedili ribaltabili dell’auto e si trovò disteso sul corpo della cugina, ora soltanto con gli slip.
La ragazza affannata riuscì a denudare completamente il ragazzo che rimase in ginocchio, sul bordo del sedile, fra le cosce di lei in fremente attesa del prosieguo.
Con un movimento lento, flessuoso si lasciò scivolare le mutandine, con lo sguardo fisso, lussurioso negli occhi infuocati del cugino, poi allungò una mano e con un tocco leggero accarezzò dalla base alla punta quel membro meraviglioso che aveva tanto sognato.
Giannino si chinò verso di lei e Nina senti quella bocca che aspirava i lunghi mesi di desiderio.
Giannino si sentiva bollire dalla passione, il desiderio era grande, quel profumo, quelle labbra, quella pelle vellutata, quel corpo vibrante, quel calore!
Tutto rendeva quel momento unico, inebriante i baci non saziavano quella voglia che cresceva.
Il pene era in fiamme aveva bisogno di spegnersi in quella natura ancora inviolata che ad un leggero tocco Giannino sentiva tutta bagnata.
Lei aveva capito che era giunto il momento tanto atteso, si allungò di più sul sedile ribaltato, allargò di più le cosce, espose lascivamente la natura trepidante.
Giannino lentamente diresse alla fessura, apertasi a mo di corolla intrisa di rugiada, il pene minaccioso. Arrivò piano, avvicinò il dardo all’imboccatura, indugiò qualche secondo in ammirazione di quel bocciolo.
Bastò quella piccola attesa, un’ eternità per Nina, che già implorava: ‘ Presto’ lo incitò tirandoselo addosso.
Giannino la seguì mentre i suoi occhi la esaminavano con un ardore bruciante.
Facendole scivolare un braccio sotto la vita, si distese su quella serica morbida femminilità, fra quelle cosce affusolate, le sollevò il bacino mentre abbassava i fianchi in mezzo ad esse. Nina si tese, aspettando che arrivasse il dolore, ma lui sussurrò parole rassicuranti mentre le labbra carezzevoli le sfioravano le tempie, il viso.
‘ Presto sarà tutto bello, amore, rilassati ! Ti entrerò dentro piano piano.’
Nina continuando a temere il momento in cui lui avrebbe forzato l’ostacolo, chiuse gli occhi e cercò di dominare il tremito mentre il duro meraviglioso strumento s’introduceva, saggiando il delicato ostacolo della carne che opponeva resistenza.
Un dolore bruciante improvvisamente le si irradiò, e, con un grido di spavento, lei balzò su, facendo perdere a Giannino il poco terreno che aveva guadagnato.
Giannino a questo punto spinto dal proprio desiderio, avrebbe voluto farla adagiare di nuovo senza indugio per completare la penetrazione.
Soltanto esercitando un forte controllo su se stesso riuscì a dominare gli istinti che lo assalirono. Si tirò indietro lasciando che lei si calmasse, e la baciò e l’accarezzò di nuovo
‘Mi dispiace,’ sussurrò Nina sull’orlo delle lagrime.
‘ Ssst, amore, ‘ la calmò Giannino, accarezzandole la morbida calda femminilità.
Nina si riadagiò, molto a disagio per non essersi mostrata coraggiosa, quando invece desiderava quella penetrazione, febbrilmente quanto lui.
Questa volta Giannino la penetrò lentamente, inesorabilmente fino in fondo, gli umori avevano reso più agevole il sentiero.
Un urlo di dolore , usci dalla bocca di Nina, ma fu tutto li, perché quel dolore ansiosamente atteso si dissolse in un attimo per essere sostituito dalla piacevole sensazione di riempimento totale. Finalmente era suo, quel dardo infuocato! Era meraviglioso sentirsi occupata tutta così!
Giannino non fu molto incoraggiato da quello che trovò, perché anche dopo il danno arrecato, lei era per gran parte vergine e la sua calda guaina era ancora troppo stretta perché lui ora potesse continuare la sua opera distruttrice, perciò vi si fermò per un lungo istante.
Fuori si stava scatenando l’inferno!
I ragazzi erano in Paradiso.
Giannino a sua volta era scosso dal dolore causato dal fortissimo eccitamento in atto ma ebbe ancora la forza di pregare la cugina: ‘ Ora devi soltanto rilassarti e lascia che ti faccia godere’
Il dolore e l’imbarazzo per Nina era già scomparso e sostituiti dal piacere che lui seppe risvegliarle dentro, Nina afferrò le anche come a volerlo ancora di più, aiutandosi anche con le gambe avvolte ad anello come in una morsa di ferro.
Quel calore che avvolgeva il membro inchiodato, quella foga moltiplicarono la resistenza del ragazzo che ora entrava ed usciva da lei con progressione.
Quella calda strettoia si adeguava all’intrusione.
Era proprio così che lo voleva Nina, così se l’era sempre immaginato!
Poi all’improvviso, come un fiume straripante, esplosero all’unisono e Nina sentì quel liquido caldo irrompere in lei furiosamente mentre Giannino si incuneò sempre più dentro e quando l’affanno dei due si placò mentre erano ancora strettamente avvinti, Nina parlò:
‘ Oh tesoro, è così bello! Il dolore è passato subito! Stai dentro di me ora! Non lasciarmi!! Non riuscirai mai ad immaginare in quale inferno ho vissuto in quest’ultimo anno, al pensiero che non sarebbe mai successo un simile miracolo! Ti sentivo tutto dentro soltanto nei miei sogni. Non immaginavo però il piacere immenso che mi hai donato! Ora capisco Lucietta, quando l’ho sorpresa la scorsa estate!’
Con tenerezza profonda, placata, lo baciò sulla bocca.
Nina non immaginava ancora quale altro miracolo stava per compiersi per quell’amore immenso, per quella passione indescrivibile che aveva appena sfogato con il cugino.
Intanto fuori il temporale aveva esaurito la sua carica. Ci fu proprio un’alluvione!
Sembrava che fossero posteggiati su un’isola, per tutta l’acqua che correva intorno, per fortuna il riparo dove si trovavano era su un leggero ripiano, come tutto il casolare intorno, altrimenti la violenza dell’acqua li avrebbe trascinati chissà dove, senza che si accorgessero, presi com’erano dal vortice della passione.
Rimasero a lungo, così avvinti, l’uno dentro l’altra, poi Giannino si adagiò affianco tenendo stretta la cugina appoggiata sul suo braccio.
‘ Sono tua vero? Tutta tua! ‘ Gli disse e appoggiò il capo.
Lui provò una grande tenerezza per quella splendida rossa ed il sentirsela nuda contro, anche dopo l’orgasmo, gli provocò un rimescolio del sangue ed il membro si rianimava.
Fu lei a chiedergli che la prendesse una seconda volta. Proprio come aveva sperato lui: voleva che fosse lei a desiderarlo. Del resto Giannino era sempre stato così con le poche ragazze che aveva avuto, ma con Nina era diverso.
Lui non ci aveva mai creduto, ma ora sapeva quanto la amasse.
La passione di lui sembrò perdere il controllo, diventando più calda, più forte.
La bocca di Nina si schiuse mentre si trovava a fissare quei nerissimi occhi fiammeggianti per il nuovo desiderio di lei.
La mano di lui scese carezzevole lungo la sua coscia, mentre continuava a fissarla: Nina immobilizzata sembrava quasi spaventata di doversi perdere in quello sguardo, ma quando la bocca di lui si schiuse per coprire la sua, il suo bacio la penetrò completamente facendole perdere la coscienza di qualsiasi cosa che non fossero loro due. Lui la sollevò dolcemente e l’attirò contro il membro ritto.
Piccole, brucianti scintille di eccitazione la percorsero al calore della nuova intrusione, e , per un lungo momento entrambi assaporarono la loro unione, abbracciandosi e baciandosi appassionatamente, toccandosi come solo gli innamorati riescono a fare, poi i fianchi di lei risposero al suo ritmo dapprima languido e quindi sempre più incalzante. Di nuovo quel liquido infuocato affluì nel grembo di lei in un’ondata di passione, mentre anche il suo ardore esplodeva accecante.
Senza fiato si aggrapparono l’uno a l’altra mentre le loro labbra si fondevano in un impaziente , frenetico bacio che testimoniava la vibrante delizia della loro unione.
Dopo il secondo orgasmo si addormentarono sfiniti allacciati l’uno all’altro. Giannino si svegliò che era buio ed aveva fame, anche Nina si svegliò ed osservando il cugino gli chiese :
‘ Abbiamo dormito tanto? Hai fame? ‘ Come se gli avesse letto nel pensiero, forse perché era anche lei affamata.
‘ Bhe si, mangiamo qualcosa e rimaniamo qui stanotte.’
Durante lo spuntino, divorando tutte le provviste che Nina aveva portato per il viaggio chiacchierarono a lungo.
Nina chiedeva al cugino di raccontarle le sue esperienze sessuali precedenti visto che lui non gliene aveva mai parlato, ora non poteva esserne più tanto gelosa. Era al settimo cielo per la felicità, in quanto, era stato proprio lui a penetrarla, con tanta delicatezza, come nei sogni.
Gli raccontò nei minimi particolari l’amplesso infuocato di Lucietta e suo padre dell’anno precedente, a cui aveva assistito, che l’aveva fatta cadere in una specie di depressione per la frenesia ed il desiderio di essere presa anche lei così, ma dal suo cugino.
Era stato un anno tormentato da quella ossessione erotica, dalla certezza che sarebbe rimasto soltanto un sogno, invece non riusciva ancora a crederci, ora era realtà!
Raccontò come entrò in confidenza intima con Lucietta, ragazza semplice di campagna, che aveva scoperto il sesso, l’amore proprio con il padre di Nina.
Lucietta aveva 19 anni, quando si congiunse carnalmente la prima volta con il giovane vedovo, il padre di Nina. Da allora ci fu un crescente di scontri infuocati fra due sessi sempre affamati.
Lucietta raccontò che erano già trascorsi tre anni da quando Pino era rimasto vedovo e lei da poco aveva cominciato a bazzicare per la fattoria per dare un aiuto ogni tanto.
Lei era intimorita ed attratta da quel bell’uomo aitante, sempre triste. Pino sembrava che non la notasse nemmeno ma poi col tempo cominciò ad abituarsi alla sua presenza, cominciava a vederlo sorridere e lei volentieri si recava ad aiutarlo nei campi.
Lei ingenuamente faceva il possibile per farsi notare con le sue forme fresche ed appariscenti.
Pino sembrava indifferente ma specialmente dopo la lunga astinenza ( questo glielo aveva confessato lo stesso Pino in seguito) i sensi si risvegliarono esplodendo prepotentemente un pomeriggio d’estate.
Nina riferì al cugino che il racconto di Lucietta era illustrato dalla stessa con espressioni genuinamente campagnoli, semplici, divertenti che lei non poteva riuscire a ripetere alla lettera.
Quel pomeriggio Lucietta raccoglieva i pomodori maturi e nel vedere Pino girare fra i solchi mentre prelevava le cassette piene, a torso nudo, muscoloso, con quella bozza davanti coperta dal solito pantaloncino corto, le veniva l’acquolina in bocca dalla voglia di toccarla con tutto ciò che c’era sotto.
Fece il possibile per farsi notare, si chinava al sopraggiungere di Pino esponendo in modo provocatorio le bianche cosce nude e la striscia delle mutandine che avvolgeva la natura accaldata ed eccitata.
Lucietta non aveva mai conosciuto un uomo ma sapeva come sedurne uno e quello era il modo più diretto. Lei desiderava quell’uomo!
Pino notò quelle manovre! Passò e ripassò attraverso quel solco fino a quando al culmine della eccitazione, non visto dagli altri lavoranti, si soffermò dietro quel favoloso sedere palpandolo vigorosamente ed in un raptus incontenibile strappò violentemente le leggere mutandine che lo contenevano.
Lucietta, si guardò bene dal profferire qualche protesta od urlare per la sorpresa. Non aspettava altro! Ma in meno che non si dica si senti squarciare la fessura e perforata in un baleno da quel mazzuolo di carne dura, che non aveva ancora avuto modo di ammirare, ma lo sentiva tutto occupare la sua vagina, fino allora inviolata.
Fu un vero e proprio violento stupro, che Lucietta stessa aveva provocato.
Il breve atroce dolore che la ragazza sentì, lo contenette in gola in un urlo soffocato, per non attirare l’attenzione di alcuno.
Il piacere fu immediato, procurato da quello stantuffo infuocato e godette in un batter d’occhio mentre a sua volta, il gradito stupratore scaricava la sua linfa sul bianco sedere.
Durò pochi attimi quell’amplesso, lasciando momentaneamente appagata la ragazza che cadde in ginocchio in quel solco di pomodoro stordita dall’improvviso, sconosciuto godimento, mentre Pino senza dire una parola si allontanava continuando, come se niente fosse il proprio lavoro.
Ormai era rotto il ghiaccio, se così si può dire.
Il giorno seguente di nuovo e ancora frettolosamente si consumò fra i due un altro amplesso in mezzo ad un altro solco di pomodoro, ed anche stavolta Pino,eccitato incontenibilmente, strappò un altro paio di mutandine della compiacente Lucietta, prima di introdurre il mazzuolo in quella natura palpitante, accogliente.
Nina racconta ancora divertita, che Lucietta fu costretta a non indossare le mutandine, quando sapeva di trovarsi nei pressi di Pino, perché questi non gliene lasciava una sana, non faceva che strappargliela di dosso prima di possederla favolosamente ad ogni occasione propizia. Stava esaurendo la scorta di mutandine!
Giannino si divertì al racconto di Nina che era felice di tanta intimità con il bel cugino ed osservando il membro del ragazzo, di nuovo in tiro forse eccitato dalle storie piccanti di poc’anzi, immediatamente senti il desiderio di essere posseduta ancora da quella divinità.
Scongiurò il cugino di farlo mentre si distendeva lascivamente.
Giannino era orgoglioso e felice di quell’invito e allora piano piano, con dolcezza, lentamente cominciò a sfiorarle con le labbra la bocca e di qui a scendere lungo il collo, e poi a giocherellare con i suoi capezzoli, allungando la lingua ad accarezzarli facendola fremere leggermente sotto le sue mani.
Aveva paura di prenderla una terza volta quella sera. Non voleva farle del male. Così con tutta la tenerezza si mise a fare scorrere la lingua lungo l’interno delle cosce, le leccò il clitoride e le piccole labbra, poi succhiò tutto e nuovamente la penetrò, ma con la punta della lingua.
Le infilò le mane dietro le natiche e le cercò il buchetto che si serrò attorno al dito che l’aveva penetrato per un po’, cercando di dare un leggero movimento rotatorio. La mano era pressata dal peso di lei, quindi riusciva a muoversi molto poco, ma quel tanto bastava perché già Nina gemeva sommessamente ai colpi di lingua lungo tutta la fessura e più su, in quel triangolino di pelle morbidissima, delicata ed al clitoride che sembrava gonfiarsi procurando piacevolissime scosse a tutto il corpo.
Di colpo, lei afferrò la testa del ragazzo e spinse il volto serrandolo contro la natura calda, bagnata, schiacciandovi il naso per impedirgli di allontanarsi perché stava raggiungendo l’orgasmo.
Giannino capì e, malgrado il naso piegato da un lato, continuò a leccarla, aumentando il ritmo, finchè non la sentì ansimare rumorosamente e lasciare la presa.
Nina aveva goduto in un modo violento perché balzò in piedi come per sfuggire ad un colpo di asma tanto era affannata. Appena il respiro tornò regolare carezzò il capo che Giannino sollevava con la faccia bagnata di lei.
‘ Sei stato fantastico, amore mio!’ Gli disse , ‘ Ed ora puoi togliere il dito’sai mi è piaciuto moltissimo. Non sapevo di essere così sensibile li attorno.’
Giannino sollevò per poter tornare al suo sedile. Lei volle baciarlo sulla bocca e senti il suo stesso sapore. Era piacevole.
Era felice! Ma si rendeva conto che Giannino non aveva goduto ed aveva ancora il membro durissimo allora lei, vezzosamente accarezzandolo:
‘ Poverino! Hai voglia di godere anche tu? ‘ e così dicendo gli avvicinò la bocca e cominciò a posare piccoli baci sulla punta, poi timidamente tirò fuori la lingua leccandovi intorno, poi socchiudendo le labbra vi avvolse quella cappella favolosa, mentre una mano morbida stringeva alla base quel bastone duro.
Giannino si sentiva in Paradiso fra quelle labbra calde e quella mano quasi esperta e in poco tempo esplose nell’orgasmo liberatorio imbrattando il viso della ragazza che non aveva fatto in tempo a scansarsi.
Questa volta i due cugini, stanchi, si sistemarono per dormire pesantemente. Si svegliarono alle prime luci dell’alba, che si presentava con un cielo limpido ed una aria fresca, rendendo piacevole il viaggio fino a Genova, la loro meta, che raggiunsero nella tarda mattinata..
Teresa, ragazza bella, ben fatta, molto simile a Nina, si differenziava per l’età , 30 anni, ed i capelli sul castano, accolse con gioia la cugina ed il suo accompagnatore, dopo la preoccupazione che aveva avuto per il loro ritardo. Li aspettava la sera prima!
Ascoltò le ragioni del ritardo, il temporale era una ragione validissima, ma agli occhi scrutatrici di Teresa, donna pratica ed intelligente non sfuggì l’altra verità: quei due erano innamorati cotti, si vedeva lontano un miglio, ma erano così belli! Così teneri! Non poteva che farle piacere e subito Giannino le fu simpatico.
Teresa abitava in una vecchia casa del centro storico, poco vicina al Duomo nei pressi del porto antico, si trovava anche vicina alla grande libreria che lei dirigeva, dove riscuoteva la piena fiducia dei vecchi proprietari.
Nina era affascinata da quella bella città, lei che era sempre vissuta in campagna.
Soltanto poche volte aveva raggiunto Salerno la città del cugino, ma Genova con quei palazzi maestosi, antichi e piena di storia la entusiasmava.
Giannino per tutto il pomeriggio girò insieme a lei per il centro storico, per i vicoli caratteristici, le piazze, il lungo mare.
A Giannino piaceva trasferire a Nina, sempre attenta ed interessata, ciò che aveva appreso documentandosi su Genova e la sua storia.
Al rientro Teresa aveva già preparato un letto provvisorio nel salotto per Giannino, attiguo alla cucina, mentre Nina aveva già la stanzetta tutta per lei, vicino a quella della cugina. Le due stanzette erano separate dal resto dell’appartamento da un corridoio centrale.
Nina era stanchissima, la notte prima aveva dormito male dopo la sconvolgente esperienza erotica.
Teresa le suggerì di fare una bella doccia in modo da rilassarsi e poter dormire meglio. Così fece e poi si ritirò nella sua camera dove si addormentò subito profondamente.
Giannino avrebbe voluto accompagnarla in camera, perché aveva un desiderio profondo di stringere quel corpo magnifico e perché per tutto il pomeriggio l’aveva dolorosamente desiderata.
Non si era osato seguirla, in presenza di Teresa e con questa si attardò ancora un po’.
Teresa era ammirata per la bellezza di quel ragazzo era inevitabile che Nina se ne innamorasse poi come le aveva raccontato Nina stessa, il debole per quel bel cugino ce lo aveva fin da bambina ed ora che era una splendida ragazza era inevitabile che quei due cadessero l’uno nelle braccia dell’altro. Ma sarà già successo?
Riuscì a fare confessare Giannino l’amore che provava per Nina e non ci volle molto a capire dai rossori del ragazzo a che punto erano le cose tra i due.
Si chiedeva Teresa, ‘ Deve essere straordinario un simile esemplare’ Lei, da tanto in astinenza, dopo la rottura burrascosa con il suo uomo, si sentiva attratta da quel bel maschione.
Poi si ritirarono nelle rispettive stanze.
Nel cuore della notte, Giannino, dal sonno leggero, fu svegliato dal rumore di un forte temporale che stava abbattendosi sulla città. Si preoccupò subito per Nina, sapeva quanto temesse quegli eventi ed avrebbe voluto esserle vicino per rassicurarla per cui non ci pensò molto ad alzarsi per recarsi nella sua cameretta.
Al pensiero di ritrovarsi fra poco vicino a quel magnifico corpo, sensuale, delizioso, immediatamente constatò un’erezione incontrollabile.
La voglia di introdursi nuovamente in quella guaina deliziosa gli animò la determinazione di raggiungerla.
C’era un buio pesto in tutto l’appartamento, Giannino silenziosamente si diresse nel corridoio, qui a tentoni riuscì a raggiungere la porta della cameretta, aprì con circospezione.
Ebbe difficoltà ad orientarsi nel buio assoluto. Non riusciva ad immaginare da che parte fosse il letto, dal momento che in quella stanza non ci era ancora entrato.
Attraverso una breve luce di un lampo, dalle fessure delle persiane, individuò il letto ed il lenzuolo che copriva completamente il corpo della ragazza.
La ragazza era di fianco girata di spalle, forse credeva di proteggersi coprendosi in tale modo.
Non si accorse comunque di Giannino che si affiancava infilandosi sotto il lenzuolo.
Constatò subito che era completamente nuda, del resto c’era un caldo tremendo!
Un profumo nuovo, aspro emanava dal corpo, forse dopo la doccia aveva approfittato di qualche lavanda da bagno di Teresa.
Le appoggiò la mano sulla spalla e stringendola a se le disse: ‘ Sssstt, sono io! Non aver paura sono qui con te’
La ragazza non si mosse ma constatò , spingendo il magnifico sedere verso il basso ventre di Giannino, la durezza del membro che spingeva nello slip.
Facendogli capire senza profferire parola che la visita era gradita, vi si strusciò contro.
Giannino allungò la mano direttamente tra le cosce in avanti e accarezzando dentro quella morbidezza caldo umida, l’attirò di più sulla bozza poi abbassò gli slip e senza pensarci un attimo dalla posizione comoda infila in un colpo il bastone nella fessura da dietro.
La ragazza emette un sospiro di soddisfazione andando incontro alla spinta ricevendo quel bastone in tutta la sua lunghezza.
Giannino fu sorpreso per facilità, con la quale quella stretta natura si era inguainata ,dopo le difficoltà che il giorno prima aveva trovato per la stessa operazione.
Sembrava che il suo dardo fosse avvolto da un caldo guanto di velluto e vi si soffermò per un attimo prima di agitarvisi dentro, agevolato dalle spinte di lei , mentre emetteva lunghi silenziosi gemiti soffocati.
Giannino trasferì la mano dal ventre su verso i seni afferrandone i capezzoli”ma qualcosa lo bloccò di colpo, quei capezzoli sembravano due ciliege al tocco ed il seno era più tondo piuttosto morbido non duro ed aguzzo come già aveva constatato!
Ecco che sorpreso e spaventato si fermò facendo il verso di ritirarsi ma la mano della ragazza lo blocca e sente dire:
‘ Eh no mio caro’hai cominciato e porta a fine l’opera..Daiiiii!’
Giannino rimase paralizzato con il membro duro nella vagina calda ed accogliente..che non è quella di Nina.
Teresa senza volerlo ed inaspettatamente come in un sogno stava assaggiando quel poderoso membro e non aveva nessuna intenzione di abbandonarlo, per timore di perderlo si agitò più intensamente su quel bastone, riuscendo in breve a godere, mentre Giannino bloccato ed impaurito perdeva il vigore.
Teresa si girò e sorridendo soddisfatta:
‘Chi si aspettava una sorpresa simile? Hai sbagliato camera? Sei deluso? Che brutti scherzi fa il buio. Meno male però!’ e si impadronì del membro, con due mani, come per rianimarlo.
Il ragazzo era ancora bloccato dalla sorpresa e tentava di balbettare qualche scusa.
‘ Non ti preoccupare non è colpa tua! Mi è piaciuto sai? Pazienza per Nina’lei dorme, era così stanca e nemmeno le cannonate la sveglieranno. Ormai il guaio lo hai fatto! Devi riparare!’
‘ Come? ‘ dice il ragazzo ora spaventato.
‘ Non mi basta, lo voglio di nuovo e visto che non hai goduto! E’ il pegno che devi pagare, se non vuoi che mi metta a gridare da svegliare Nina. Scegli!’
Pronunciò l’ultima parola in tono perentorio.
Il ragazzo non aveva altra scelta.
Teresa, difatti, senza attendere riposta si mise a cavalcioni sul ventre del ragazzo e s’impalò il membro semi rigido nella vagina calda.
In pochissimo tempo la verga raggiunge la massima dimensione in quella vagina affamata.
‘ Ohhh quanto è grosso? Ma lo hai già dato a Nina, di la verità? Questo mostro! Ummm!’
Teresa godeva in continuazione mentre Giannino non aveva ancora raggiunto la meta.
Teresa sebbene al settimo cielo per la goduria riuscì a sfilarsi dal palo un attimo prima che Giannino la inondasse esclamando:.
‘ Sai è meglio che non combini un altro bel guaio stanotte! ‘
Afferrò il membro che stava scaricando la propria linfa e lo portò alla famelica bocca che se ne impadronì, leccando, succhiando, asciugando gli avanzi.
Ritorna la calma e Teresa soddisfatta dice:
‘Ora puoi andare in camera tua! A Nina sarà opportuno tacere l’equivoco, tanto non riusciresti a giustificarlo, per conto mio è finito tutto qui. Non vorrei che Nina soffrisse, tanto nei prossimi giorni saprai farti perdonare senza dire una parola però!’
Giannino, rincuorato si sentiva quasi in dovere di ringraziare :
‘ Sei un tesoro, io mi sono sbagliato ma ti assicuro che non mi è dispiaciuto e.. poi sei un bel pezzo di”!’
‘ Sei tu un tesoro! Sai un matterello così non lo avevo mai provato! Beata quella ragazza!’
Il mattino seguente seduti al tavolo per la colazione Nina dice:
‘ Che bella dormita ho fatto questa notte, e voi?’
‘ Non hai sentito il temporale stanotte allora’ Risponde Giannino, rasserenato.
‘ No ho dormito ininterrottamente e tu Teresa? ‘
‘ Non ti dico! Ho trascorso una notte così agitata! Ma dopo la tempesta ho dormito molto bene. Adesso devo recarmi in negozio per l’inventario prima della riapertura. Voi godetevi la giornata!’
Li saluto rivolgendo uno sguardo ironico carico di significati a Giannino.
Rimasti soli, Nina mostrò subito l’entusiasmo per quel nuovo giorno, sola con lui, il suo amore ormai. Con mille moine cercò di eccitare Giannino il quale con discrezione di evitò di infuocare l’ardore della cugina.
Era in un certo modo pentito della notte trascorsa e credeva di espiare, all’insaputa dell’ignara cugina, sacrificandosi nel rinunciare a godere quel bel corpo che si offriva.
Riuscì a convincerla ad uscire, avrebbero avuto ancora 10 giorni da godersi loro due. Ora lei doveva un po’ riprendersi.
Nina si lasciò convincere e usci girando per la città con il bel cugino. Era felice!
Si tenevano allacciati per mano come fidanzati e si lanciavano occhiate per comunicarsi cose che soltanto loro capivano.
I dolci occhi di Nina rivelavano chiaramente la passione del suo amore per quel ragazzo mentre Giannino seguiva con aria adorante ogni movimento di lei, ogni suo sorriso.
Nei giorni che seguirono i due ragazzi si persero in un delirio dei sensi sconvolgenti, si amarono fino allo sfinimento in ogni occasione.
Teresa ormai non ci faceva caso quando i due trascorrevano la notte insieme e la natura in fiamma di Nina era sempre occupata da quel membro inesauribile.
Erano completamente accecati dalla passione travolgente.
Giunse il triste giorno che Giannino dovette ripartire per i suoi doveri studenteschi, ripromettendosi di scriversi, telefonarsi, rivedersi presto.
‘ Ormai tu sei la mia vita! ‘ le ripetè Nina quando si lasciarono.
Erano due settimane che Nina non vedeva comparire le mestruazioni e non aveva i soliti sintomi che le procuravano sempre forti mal di testa e mal di reni.
Sentiva però, ogni tanto un senso di nausea, una tensione insolita del seno ma soprattutto un bisogno di urinare più spesso.
Prima di parlarne con Teresa, sua cugina, Nina che già sospettava la causa, cercò di documentarsi fra i vari testi sull’argomento, nella grande libreria nella quale anche lei era impiegata.
Giunse alla conclusione di essere incinta. Quando lo riferì a Teresa questa si dimostrò preoccupata sebbene tentasse di rassicurare la cugina adducendo la cosa a semplice ritardo.
Nina non si sentiva ne sorpresa ne angosciata, anzi appariva tranquilla, si direbbe quasi felice di quel miracolo dovuto all’amore infinito per il cugino, alla passione che li aveva travolti circa un mese prima.
Da quanto Giannino era partito si erano sentiti spesso, si scrivevano lunghe lettere piene di passione e di progetti almeno da parte di Nina.
Non riusciva a dimenticare l’ultimo giorno di permanenza del cugino a Genova con lei, quando trascorsero l’intera giornata chiusi in casa, mentre Teresa era al lavoro.
Giannino quel giorno pesò addosso a lei ininterrottamente aprendosi la strada in quella fessura abbondantemente lubrificata e desiderosa di essere continuamente penetrata, perché lei pensava con angoscia a tutto il tempo che sarebbe rimasta senza quel meraviglioso strumento.
Quel giorno Teresa era particolarmente ricettiva, gemeva appena penetrata e bastava quello per farla andare su di giri come un motore spinto in prima marcia.
Era bello sentirlo dentro, sentirsi riempita con ogni millimetro della sua mucosa. Era un piacere sentirlo fremere mentre godeva in lei.
Tutte e due quel giorno ed in quelli precedenti non si erano mai posto il problema della pericolosità dei rapporti non protetti.
Nina non si preoccupava minimamente di ciò, lei era euforica e felice di godere come aveva sempre sognato con quel membro favoloso.
Giannino nelle sue missive si dimostrava meno espansivo, più realista, non assecondava molto i sogni della cugina, anche se era sempre gentile e tenero.
Lui era molto impegnato nello studio di biologia ed aveva in programma un lungo stage presso una grande società di ricerche di New York, ospitato in quella città dalla famiglia di sua zia, la sorella di sua madre. Sua zia stessa gli aveva procurato quell’opportunità. Era intenzionato a fare il ricercatore e quella era un’occasione da non perdere.
Parlava con entusiasmo di questa prospettiva e Nina ne era felice per lui, perciò non volle assolutamente informarlo sul suo stato. Non voleva che si sentisse obbligato e rinunciasse a realizzare i suoi progetti. Lo zio, inoltre, non glielo avrebbe perdonato, sarebbe già stato uno scandalo conoscere la gravidanza.
Nina da parte sua non aveva nessuna intenzione di rinunciare a portare avanti la gravidanza!
Era il frutto del suo amore! Tra l’altro non aveva preoccupazioni economiche, oltre al lavoro aveva anche una discreta rendita che la fattoria del padre procurava, quindi non disse nulla assicurandosi però la complicità di Teresa.
I mesi trascorsero, le due cugine erano sempre più attaccate, più affiatate.
Giannino desiderava recarsi a Genova prima di partire per gli Stati Uniti anche se aveva pochissimo tempo dall’ultimo esame all’università di Napoli alla partenza. Nina lo distolse da tale proposito anche se il desiderio di abbracciarlo, di sentirlo ancora una volta suo, era perenne. Non ritenne opportuno fargli conoscere, alla vigilia della partenza, così sospirata,lo stato avanzato di gravidanza in cui si trovava.
La ragazza rimase a casa dal lavoro due mesi prima della data presunta del parto. Occupava il suo tempo nelle letture preferite e nel preparare deliziosi manicaretti a Teresa, a pensare al cugino lontano e sognare come sarebbe bello vederselo vicino, crescere insieme la creatura che aveva in grembo. Forse era solo un sogno perché le notizie di Giannino dagli Stati uniti si diradavano.
Nelle rare missive lui comunicava che era molto impegnato nello stage, era entusiasta del soggiorno , si soffermava volentieri nella descrizione dei suoi parenti americani e della loro cortesia. Trascurava però di rivelare alla cugina l’enorme successo che riscuoteva con le ragazze del suo entourage e soprattutto con Kate una deliziosa avvenernte ventenne che lo aveva irretito attirandolo in una morbosa e tempestosa relazione fatta solo di sesso.
La passione travolgente per Nina esplosa nell’estate trascorsa, che per la ragazza era puro amore e dedizione, per Giannino sembrava acqua passata.
Nina percepiva questa situazione e con sofferenza lo confidava alla cugina Teresa, la quale sempre insistentemente la pregava di riferire a Giannino che aspettava un suo bambino, ma Nina era invece ancora più determinata a nasconderlo. Lei amava il bel cugino ma non voleva e non poteva obbligarlo col ricatto di un figlio.
Kate era coinquilina di Giannino nella grande casa di sua zia, era una giovane nipote del marito dello zio anch’egli italoamericano.
Aveva posto gli occhi addosso a quel bellissimo ed aitante ragazzo Italiano decidendo a prima vista che sarebbe stato lui il primo che l’avrebbe deflorata.
La ragazza ventenne, un’autentica bellezza, alta e perfettamente perfezionata nelle forme longilinee, sportiva, castana con riflessi ramati nei capelli e gli occhi verdi.
Sprizzava sesso da tutti i pori, con quei seni prorompenti, solo la presenza era già provocante, come lo sguardo audace e penetrante.
Kate non aveva avuto rapporti sessuali, ma era una infaticabile masturbatrice, perché aveva una ossessionante paura delle malattie veneree. Non trascorreva mai una sera senza che si dedicasse almeno ad un ditalino, a volte arrivava a tre o quattro consecutivi per poter scaricare le sue energie sessuali che non riusciva a placare con le proprie attività sportive.
Era sempre attorniata da amici o aspiranti fidanzati che sapevano che, con lei, non sarebbero riusciti ad ottenere più di una sega, delle quali lei era esperta prodigatrice.
Continuavano tutti a frequentarla, a cercarla, sperando sempre l’impossibile.
Qualcuno era riuscito a vederla nuda, portandola alla massima eccitazione, ma dopo gl’inutili tentativi di penetrarla non potevano che accontentarsi di una sega.
Kate era sempre tentata di prendere in bocca il membro del partner del momento e succhiarglielo, ma si era sempre bloccata, con le labbra a pochi centimetri dal glande, facendosi poi schizzare sulle tette, andando subito poi a lavarsi con cura.
Aveva comunque deciso, quel ragazzo italiano atletico le piaceva, le ispirava fiducia, era pulito, non le faceva paura, quindi cominciò a tessere la rete.
Giannino appena la conobbe rimase colpito della bellezza di quella ragazza italoamericana . Vedendosela, poi, sempre attorno in quella grande casa non potè fare a meno di guardarla con occhi concupiscenti. Cominciò a desiderarla più che qualsiasi altra donna.
Si frenava per rispetto dello zio, che era sempre preoccupato della esuberanza di quella nipote.
Giannino aveva saputo da amici ed amiche comuni, del resto la stessa Kate non faceva mistero delle proprie caratteristiche, ma la trattava con la sua solita gentilezza, mantenendo accuratamente le distanze. Questo fatto però aveva esasperato la determinazione di Kate a conquistarlo a farlo suo.
Aveva tutte le armi a disposizione e Giannino come tutti sarebbe cascato nella rete, lei non aveva altro interesse, che il sesso anche se la paura la frenava.
Faceva in modo di provocarlo mostrandogli le tette, perché lei, se lo poteva permettere, quando spesso le camicette gli si aprivano davanti senza che mostrasse di farci caso.
L’occasione si presentò una mattina di festa quando la casa era libera, gli zii erano partiti per una vacanza.
Giannino come al suo solito era uscito prestissimo per il footing in Central Park.
Kate si era attardata a fare le solite abluzioni per poi distendersi sul divano.
Non era solita masturbarsi al mattino ma quel giorno si sentiva eccitata e Giannino non sarebbe rientrato prima di un’ora.
Il caso volle che scoppiasse un furioso temporale e Giannino, tutto inzuppato, decise di rientrare subito.
Kate era a metà dell’opera quando sentì sbattere la porta d’ingresso.
Non smise il movimento della mano destra, ora frenetico, lungo la fessura infuocata. Voleva riuscire a godere prima che Giannino entrasse nel soggiorno. Non fece in tempo e lui la vide a cosce divaricate, nuda, soltanto con la camicetta aperta dalla quale una tetta fuoriusciva che la mano sinistra stava strizzando.
Fermò le mani, ansante, arrossendo fino alla radice dei capelli.
Giannino la vide e le disse: ‘ Continua pure, io vado su a farmi un bagno, sono tutto inzuppato’ il temporale mi ha sorpreso!’
Ancora una volta il temporale fu galeotto, causa di avvenimenti eccitanti per Giannino, se lo chiedeva tra se sorridendo mentre si voltava per lasciare la ragazza a completare l’opera.
Kate, però, superato il primo momento d’imbarazzo, pensò che era l’occasione buona per approfittarne:
‘ Non andare, fammi almeno finire con la tua assistenza?’
Giannino sapeva, Kate stessa glielo aveva confidato, che era solita masturbarsi, ma non aveva mai ricevuto una simile richiesta da una ragazza. Tornò indietro e la vide come riprendeva l’atto interrotto, mentre nei suoi pantaloni inzuppati sentiva avanzare l’erezione. Posò lo sguardo attirato dal quella meravigliosa conchiglia molle che faceva perdere la testa a tutti coloro che la conoscevano e non riuscivano a possedere.
Giannino non aveva mai visto una natura così bella negli ultimi tempi, tutta depilata, deliziosa, umida, due labbra perfettamente regolari, eccitante da far svegliare un cadavere.
Immobile, con voce incerta, quasi timoroso disse:
‘ Vuoi che ti dia una mano?’
‘ Si, toccami, stringimi tutta! ‘ Giannino accolse l’invito.
‘.oh si così afferra anche un seno, più forte..daiii ..oh..siii! Godo..Giannino..ohhhh!’ gridò mentre quel bel corpo era scosso da violenti fremiti.
Giannino l’abbandonò rilassata, facendo un’ ultima carezza sul quel magnifico corpo. Ma accidenti, com’era eccitato ora! Avrebbe desiderato perdersi fra quelle cosce oscenamente spalancate! Introdursi in quella fessura pronta, aperta, dolcissima che aveva davanti agli occhi.
‘ Va meglio adesso? ‘ Ebbe la forza di chiederle.
‘ Grazie! Ma io voglio di più da te! ‘ e così dicendo si sollevò dal divano e, sollevandosi sulle punte, dal momento che lui era ancora più alto di lei, gli posò un bacio sulla bocca. Era nuda dalla vita in giù, con le tette fuori della camicia aperta, si strinse al petto del ragazzo, che senti quella mammelle appuntite premere sulla tuta inzuppata.
Giannino rispose al bacio, aprì le labbra incontrando con la sua la lingua della ragazza.
Il bacio fu lungo, mentre Giannino sollevava le mani per afferrarle i seni e lei spingeva il pube in avanti per sentire la rigidità del membro. Glielo fece sentire bene contro il ventre nudo, prima di staccarsi da lei, a malincuore, con un certo affanno.
‘ Kate, tu hai goduto, io no! E’ meglio che vada a farmi il bagno, sai non vorrei dovermi masturbare?’
‘ Cosa c’è di male? Ti aiuto io, tanto per ricambiare!’
‘ No cara! E’ tanto che non lo faccio sai? Di solito godo in una bella passerina! Nella tua sarebbe da favola! Come mi trovo adesso ti penetrerei in un baleno. Tu sei vergine e poi non hai paura delle malattie? Non ho nemmeno il preservativo!’
‘ Ma con te non ho paura! Ormai ho deciso e questa verginità sta diventando un peso. Solo tu puoi liberarmene!’
‘ Sono lusingato e tentato di ubbidirti seduto stante, ma sono tutto inzuppato, sporco. Se deve succedere voglio almeno che sia bello, nel pulito. Vado in bagno subito!’
Giannino però era ancora incollato al pube della ragazza, con le tette serrate fra le mani, non riusciva a staccarsi.
‘ Sento che il tuo membro ha una voglia pazza di entrare nella mia cosina, sono pronta sai! Sentimela? Metti la mano, capirai quanto ti desidera!’
Lui esitò, poi lasciò una mammella e scese lì fra le labbra di quel delizioso mollusco che avrebbe voluto succhiare, ingoiare! Era calda di umori e con le dita lo senti anche internamente. Quel contatto fece fremere la ragazza che serrò le cosce stringendogli le dita.
Lo squillo improvviso del telefono li fece sobbalzare. Questo diede modo a Giannino di staccare la mano dal sesso della ragazza.
‘ Vado in bagno! Rispondi tu’
Giannino stava nella vasca da bagno, con la doccia a telefono. Mentre faceva la doccia stava anche riempiendo la vasca d’acqua tiepida e schiuma profumata.
La vasca era quasi piena quando Kate apri la porta del bagno per riferire:
‘ Era la zia. Ha detto che stasera non rientrano, il tifone forte ha interrotto la strada e allungano di un giorno la vacanza. Ha detto di arrangiarci. Tu che ne dici cominciamo subito?’ Ammiccò sorridente.
In un batter d’occhio entrò nella vasca, dopo aver buttato da parte la inutile camicia che aveva indosso.
Era uno schianto quella ragazza! Era difficile resisterle ed una nuova erezione, nell’acqua tiepida lo dimostrava.
Erano seduti l’uno di fronte all’altra e Kate gli prese un piede, portandoselo a contatto del sesso. Lui vi strofinava l’alluce dentro.
‘ Ti piace se ti masturbo così? ‘
‘ No adesso non più. Ora ti voglio dentro, voglio che mi prendi, voglio sentirmi riempita da questo mostro!’ Lei lo aveva afferrato e ne sentiva, meravigliata, tutto il suo vigore, la sua grossezza.
‘ Uhm è fantastico, non ne ho ancora sentito uno così bello! Fammelo vedere!’
Finalmente potè ammirarlo, era potente, completamente eretto. Lo guardava affascinata. Poi si alzò di scatto e nel tentare di girarsi scivolò sulla schiena cadendo col sedere sul membro eretto . Si trattenne però sul bordo della vasca, ma passò l’altra mano fra le gambe afferrando il membro e dirigerlo alla fessura. Il glande, reso scivoloso dalla schiuma, penetrò senza difficoltà, tenuto fermo dalla ragazza stessa, che con un grido di dolore e di gioia contemporaneamente, si deflorò con quel mazzuolo di carne, tutto sprofondato nella vagina.
‘ Kate!!’ esclamò Giannino.
‘Si!! Sono tutta tua! ‘ Strillò, cominciando a muoversi su di lui.
Giannino superato lo shock iniziale, cominciò a gustare le sensazioni che provava, così introdotto in quella conchiglia che sembrava rinchiudersi intorno al membro.
Lei si piegò in avanti cosicchè da permettergli di muoversi più agevolmente.
Giannino stava sbattendo quella favolosa ragazza, gli era tutto dentro! Le passo le mani sotto le ascelle, per afferrarle le mammelle e stringerle mentre entrambi si muovevano uno incontro all’altra. Lui si accorse che stava per godere ed affannosamente la spinse via, mentre schizzava facendola alzare.
‘ Non voglio metterti incinta, Kate!’
‘ Non dovrebbe essere pericoloso, non dovrei essere nei giorni fecondi!’
‘ E’ sempre meglio non rischiare! Mi hai preso di sorpresa però! Sarei stato molto delicato e ti avrei fatta godere come non mai!’
‘ Non volevo essere più vergine, ormai avevo deciso. Abbiamo tanto tempo per godere! Procurati tanti preservativi!! Poi prenderò la pillola! Così potrai prendermi in ogni occasione ed in piena libertà. Sarò solo tua!!’
Nel dire così diresse il getto della doccia verso il suo sesso, l’acqua prima rosa presto rimase incolore.
I ragazzi si asciugarono e mentre lei lo stringeva al seno, Giannino ebbe un brivido, un sudore freddo all’improvviso.
Lui la fine della scorsa estate, non ebbe tanti scrupoli con Nina! La penetrò in continuazione senza minimamente preoccuparsi degli eventi. Ma subito si rassicurò!
Nina non aveva avuto conseguenze in seguito alla passione amorosa che li aveva accecati mesi fa. Non gli aveva mai accennato niente nelle varie lettere.
Lui però aveva trascurata abbastanza quella bella cugina lontana!
Questi pensieri gli erano sopraggiunti in quel frangente, ma decise di pensarci poi.
Intanto a Genova una sera, qualche giorno prima di questi fatti, prima di cena Nina rivolgendosi a Teresa:
‘ Ho paura di aver mangiato un po’ troppi spaghetti con il pesto a pranzo, sai quanto mi piacciono! Più che un bruciore di stomaco, penso che sia un po’ di indigestione!’
‘Vai a distenderti un po’. Cercherò io di mettere insieme qualcosa per una cena leggera.’
Dopo la cena,che Nina, non aveva onorato, Teresa la osservava apprensiva dicendo:
‘ Ma cosa c’è? Sei verde! Eppure non hai quasi cenato!’
‘ No credo ancora quei dannati spaghetti.’
Era lo stesso dolore che ogni tanto si trasformava in fitte lancinanti, già provato prima di cena. Adesso era più fitto.
Passarono pochi minuti da quando Nina si ritirò che usci dalla sua camera e si fermò sulla soglia della cucina, ancora vestita. Aveva uno aspetto strano, ma il suo viso era illuminato da un sorriso .
‘ Teresa!’
Teresa non riusciva ad interpretare quella espressione.. Nina aveva un’aria radiosa che Teresa non le aveva mai visto prima.
‘ Sai..non credo sia mal di stomaco il mio ‘credo invece che possa essere il bambino’ Così dicendo scoppiò a ridere mentre si sentiva al settimo cielo. Aveva un po’ paura perché era troppo presto, mancavano una ventina di giorni, ma si sentiva eccitata. Il bambino finalmente stava per nascere.
‘ Vuoi dire che hai già le doglie?’ Teresa diventò di colpo bianca in viso.
‘ Potrebbe essere!’
‘ Ma non è presto? ‘ rispose preoccupata Teresa
Nina annui ma sentiva che stava per partorire. Era finita l’attesa ma era anche l’inizio! Poi come se non avesse più la pazienza di spiegare si sedette ed allungò la mano per prendere quella di Teresa: ‘ Senti qui!’
Teresa aveva appoggiato la mano sul ventre. Ne tastò la superficie gonfia, dura
‘ Ti fa male?’
‘No, ho come la sensazione che sia molto, molto teso, sembra quasi che voglia esplodere’ Sorrideva!
‘ Cosa devo fare? ‘ Le mani di Teresa tremavano e Nina si mise a ridere.
‘ Se adesso perdi la testa e ti spaventi ti picchio. Sono contenta che tu sei qui, per fortuna. Chiama un taxi, andiamo in ospedale. Prendi la valigetta, già pronta li affianco al letto’
Passò mezz’ora e Nina era già in sala parto. Le doglie aumentavano rapidamente e non c’era quasi più un momento per tirare il fiato. Teresa era tesa nella camera affianco e fu la prima dopo la spasmodica attesa che era sembrata un’eternità, ad entrare nella sala parto e ricevere la notizia dalla stessa Nina, raggiante con gli occhi lucidi.
‘ E’ femmina, Teresa! Ti presento Aurora!’
Anche dagli occhi di Teresa sgorgavano le lacrime:
‘Oh..come è bella!’ Era piccola, rotonda e mentre piangeva il suo visino aveva assunto un colore paonazzo.Poi improvvisamente si cacciò un minuscolo pollice in bocca e il pianto cessò mentre Nina scoppiava a ridere, guardando sua figlia.
Teresa non aveva mai visto niente di più bello al mondo come nell’espressione di quella neo-mamma. Le pareva di non riuscire più a smettere di piangere mentre Nina, silenziosa e fiera, sorrideva distesa con la bambina fra le braccia; guardò di nuovo Teresa che aveva capito. Se ne era accorta anche lei. Per quanto fosse così piccola, Aurora assomigliava tanto a Giannino.
Dopo pochi giorni, Nina e la sua bambina erano già a casa.
Teresa guardava Nina che allattava la bambina: ‘ Ti fa male, quando succhia?’
Nina fece segno di no con un sorriso poi abbassò gli occhi su sua figlia, bianca, rosea, con il faccino lucido, dopo la prima settimana di vita. ‘ No non fa male. Può sembrare assurdo ma ho l’impressione di essere stata fatta proprio per questo. Pensa credevo che non mi sarebbe piaciuto!’
‘ Sei sempre convinta di non avvertire Giannino? Non ti pare che abbia diritto di sapere’.e a tuo Zio?’
‘ No, Teresa, lo sai come la penso! Giannino è da quasi un anno negli Stati Uniti e quelle poche volte che mi ha scritto si è sempre dimostrato così entusiasta della vita che sta facendo. Non posso distoglierlo e poi sembra che voglia legarlo a me dal momento che lo sento freddo nei miei confronti.
Mi occuperò io della mia bambina! Nemmeno lo zio dovrà saperlo.’
‘ Va bene, Nina, rispetto la tua decisione, sai quanto ti sono vicina, non sei sola, ormai tu ed Aurora siete la mia famiglia.
Il legame che univa le due cugine era ormai indissolubile. Stavano condividendo i momenti più rari e preziosi della vita.
Giannino quell’anno rimase a New York, non pensò di tornare in Italia.
Il pensiero per Nina era offuscato dalla morbosa sfrenata vita sessuale che aveva intrapreso con Kate, la quale sembrava una ninfomane. Giannino era l’uomo ideale per le sue esigenze. Era bello, irresistibile, sempre pronto a soddisfarla con quel membro infaticabile. Lei ne era assoluta padrona di quello strumento. Giannino lo usava in modo egregio in ogni anfratto di quel corpo mozzafiato, che non aveva più segreti per il ragazzo.
Kate aveva superato la paura delle malattie veneree, aveva iniziato a prendere la pillola e non ne aveva mai abbastanza di quel membro sempre pronta a soddisfarla.. Giannino era molto resistente e più delle volte lei godeva a ripetizione prima che lui scaricasse la sua tensione erotica in un buco qualsiasi di quel corpo splendido.
Aveva il cervello annebbiato, ma non si poteva dire che fosse innamorato di quella ragazza meravigliosamente bella che non era altro che una bomba sexy.
Giannino stava però cominciando a perdere colpi seri, tanto da rinviare la presentazione della tesi in biologia per l’ultima sessione degli esami di laurea all’università di Napoli.
Giustificò la mancata partenza perché non voleva perdere l’occasione di fare un giro turistico per gli Stati Uniti. La tesi l’avrebbe presentata l’anno successivo.
Informò di questo anche Nina la quale sempre innamorata del bel cugino sembrava avesse perso le speranze di rivederlo. Si era quindi, dedicata anima e corpo alla bimba che cresceva senza padre, ma si poteva dire con due madri.
Si rimise a studiare per prendere un diploma superiore ed ebbe l’occasione di rilevare la libreria nella quale era impiegata, dato che i proprietari anziani avevano intenzione di cederla.
Nina riuscì a vendere la fattoria nell’Irpinia e con il ricavato trattò l’affare, riuscendo anche a mettere da parte un buon capitale da investire.
In tutte queste operazioni fu ben consigliata e seguita dalla cugina Teresa, esperta ed accorta donna d’affari.
La situazione economica di Nina era florida, era serena con la bimba e l’inseparabile cugina Teresa. Non aveva occhi per alcun altro uomo, benché fosse una giovane bellissima donna. Il suo pensiero era sempre li per il bel cugino a New York.
Passò un altro anno, Giannino presentò la tesi, fece solo un salto di pochi giorni a Napoli, per laurearsi e ripartire subito per New York. Riferì in un’emozionante telefonata, per Nina, che doveva ripartire subito in quanto ormai faceva parte di uno staff di ricercatori in quella grande società a New York e non poteva lasciare il lavoro che aveva intrapreso.
Era la verità perché nel frattempo era riuscito a svincolarsi dalle grinfie ninfomani di Kate, la quale si era subito consolata altrove.
Giannino si buttò a pesce nell’attività nella quale progrediva con successo, tanto che negli anni successivi furono i genitori che si recarono a fargli visita a New York. Ebbe, però, il tempo e la serenità di riprendere contatti epistolari più frequenti con Nina, l’unico legame con l’Italia, dal momento che anche i genitori si erano trasferiti in America.
Nina era felice di tale riavvicinamento, ma non rivelava mai al cugino che era padre di una deliziosa bimba, già di cinque anni. Rimandava sempre al momento opportuno.
La bimba alle prime domande sul suo papà ebbe risposte certe. Sapeva già che il suo papà era molto impegnato in America, un posto tanto lontano. Era un uomo importante e ne conosceva le sembianze dalle foto che la mamma non le nascose. Ne aveva una sempre ben in evidenza su una mensola nel salotto della sua nuova bella casa.
Nina a trent’anni era una donna affermata, affascinante, bellissima, molto ambita, ma inattaccabile con profondo cruccio di Teresa che non si stancava mai di invogliarla a lasciarsi andare.
Giannino ebbe molto successo a New York con i risultati di una importante ricerca sulla biologia molecolare e cellulare, per cui si era sviluppato un particolare interesse da parte di diverse Università occidentali, fra cui quella di Genova, per certi risultati raggiunti che facevano fare passi da giganti nel mondo della ricerca.
Giannino era il responsabile del progetto ed Italiano, per giunta. Fu invitato quindi ad illustrare le tematiche, le tecniche ed i risultati da parecchie università. Scelse quella di Genova, nella quale sarebbe dovuto rimanerci per un lungo periodo per attivarvi corsi particolari. Aveva preferito Genova, invogliato dalla prospettiva di rivedere la cugina che ricordava sempre con nostalgia.
Era entusiasta di questa opportunità e Nina fu felicissima, al settimo cielo quando seppe della notizia.
Non annunciò il fatto alla figlioletta, allora di otto anni, che si mostrava sempre più desiderosa di vedere il suo papà di cui conosceva soltanto le foto di alcuni anni prima.
Giannino neanche, annunciò la data del suo arrivo.
Una mattina d’inizio d’estate, un giovane signore, elegante, alto, robusto con una barba ben curata con occhiali scuri da sole, si apprestava ad entrare nell’elegante libreria, in pieno centro, che Nina e Teresa avevano completamente trasfornmata.
Giannino infatti non la ricordava com’era la prima volta che la vide, con vecchi scaffali di legno, libri alla rinfusa.
La libreria era elegante, modernissima, ben disposta e suddivisa con scaffalature tematiche in ampi locali che erano intervallati ogni tanto da piccoli salottini dove i clienti si potevano soffermare per consultare le pubblicazioni.
Giannino si aggirava un po’ incuriosito fra gli scaffali, quando scorse una bimba in uno di quei salottini, in ginocchio appoggiata con i gomiti ad un tavolino, intenta a scrivere o a disegnare. Ebbe un sussulto, alla vista di quella testina rossa chinata, che gli riportò la memoria venti anni indietro. Si avvicinò ed un tuffo al cuore lo fece sobbalzare quando la bimba nel girarsi lo fisso con quegli occhietti vispi e con sguardo sorridente. Era deliziosa! Il visino punteggiato da lentiggini, come Nina piccola, soltanto gli occhi erano scuri e rotondi, non avevano l’ovale particolare della sua cuginetta. Ma chi era quella bimba? Dei brividi strani gli percorrevano la spina dorsale. Gli tremavano le gambe nel constatare l’impressionante somiglianza alla sua cuginetta. Si inginocchiò alla sua altezza e con voce emozionata e sussurrata le chiese:
‘ Ciao, come ti chiami?’
La vocina gentile che udì lo fece trasalire e perdere la cognizione per un attimo.
‘ Aurora e tu chi sei? ‘ Era Nina piccola che rispondeva! Non poteva riconoscerlo sotto quella barba e gli occhiali scuri. Ma quando si tolse gli occhiali e soprattutto pronunciò il fatidico nome: ‘ Sono Giannino, vengo dall’America!’ La bimba senza esitazione gli buttò le braccia al collo gridando felice:
‘ Ma sei tu? Il mio papà!’. Mamma!!’
Giannino era paralizzato, stretto da quelle braccine, tremava dall’emozione mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime.
Alle urla della bimba comparve prima Teresa e poi Nina che osservavano la scena con occhi stralunati.
Giannino nella maniera più scioccante seppe di essere padre.
La gioia, l’emozione offuscarono il disappunto di averlo cosi per tanto tempo ignorato anche perché ritenne plausibili le giustificazioni di Nina. Non potè darle torto!
Era felice! Inoltre la bimba gli dava ampi motivi per esserlo con la sua gioia esuberante e le coccole che gli faceva.
Nina finalmente potè stringere al cuore quel suo cugino ritrovato che aveva sempre amato con profonda dedizione da tutta la vita.
Giannino, ebbe assegnato dall’Università un alloggio in una località rivierasca, fra Genova e Savona, proprio sul mare. In una giornata libera ed assolata di quella estate chiese a Nina di trascorrerla solo con lei al mare in quel luogo meraviglioso che voleva farle conoscere.
Teresa si sarebbe occupata della bambina.
Comprò un pollo arrosto, frutta, e tanto altro ben di Dio per il pranzo.
‘ Vuoi fare una festa con tutta questa roba?’ quando gli vide sistemare tutte quelle leccornie.
‘ Certo Nina, per averti ritrovata!’ Così dicendo si inchinò e quando si rialzò si trovò così vicina a lei e le tese le braccia stringendola stretta.
Nina si senti travolta da qualcosa che non aveva più provato da quella favolosa estate di nove anni prima, e vi si abbandonò.
Non avrebbe potuto resistere neanche se avesse voluto, d’altra parte non lo voleva. Voleva semplicemente trovarsi li, con lui, sentire il calore della sua pelle, la forza di quelle braccia, il profumo, di quel corpo familiare, che le era rimasto impresso nelle narici tutti quegli anni.
Lui con delicatezza le mise una mano sotto il mento ed alzandole il volto verso il proprio la baciò, con dolcezza in un primo momento e poi con sempre maggiore veemenza la tenne stretta a se con le braccia e la bocca senza lasciarle le labbra.
‘ Ti amo Nina’ Disse quando riuscì a staccarsi ansante, da quel corpo, guardandola con desiderio.
‘ Ti amo anch’io’ lo sai’non ho mai smesso di amarti!’
‘Andiamo sulla spiaggia a fare un bel bagno e mettiamo un po’ di cibo in una cesta mangeremo li?’ Le chiese Giannino mentre ammirava carico di desiderio il minuscolo bikini che improvvisamente si rivelò quando Nina si tolse la camicetta e la gonna. La lasciava quasi nuda. Proseguendo con quelle occhiate ammirate e sorridente prosegui: ‘ E tu pensi che possa nuotare in mare con una come te che si presenta in questo stato? Annegherei senz’altro?’
‘ Non fare il furbo, corriamo invece, facciamo chi arriva prima! ‘ Scattò all’improvviso, come faceva sempre venti anni prima, quando di sorpresa gli faceva la stessa proposta e lei arrivava per prima al laghetto tuffandosi con il cuginetto dietro.
Questa volta anche se le falcate erano lunghe, seguita da lui che contemplava quel corpo conturbante, fu superata. Passandole davanti la colpi con mano larga con una sonora pacca sul sedere e tuffarsi nella prima ondata che sopraggiungeva verso la riva.
Nina lo seguì nel tuffo pronta alla vendetta per il colpo ricevuto.
L’acqua era piacevolissima sulla loro pelle calda per il Sole. Giocarono felici a lungo, come da bimbi facevano nel laghetto della fattoria. Giannino cercò di spingerla sott’acqua, ma lei svelta gli sgusciava fra le mani. Nel tentativo di afferrala le strappò il reggiseno, liberando quei seni meravigliosi.
‘ Se non stai attenta, Nina, finirò per strapparti anche quella specie di pezzuola che porti addosso!’ Era proprio un’ipotesi di costume quello di Nina, ma tutti i suoi costumi erano così .
‘ Vuoi proprio provocare..vedo’
‘ Sei insopportabile’ rideva Nina felice.
‘ Lo sarò presto se devo continuare a contemplare tutto quel ben di dio che hai?’
Lei scoppiò a ridere e insieme ritornarono sulla spiaggia.
Nina era felice, spensierata.
‘ Ho una fame! E tu?’
Si sedettero su un grande telo di spugna, sulla spiaggia e guardarono avidamente la cesta. Chiacchierando e ricordando tante cose comuni divorarono quasi tutto.
Giannino all’improvviso era rimasto assorto nei propri pensieri, facendosi serio. Nina preoccupata gliene chiese ragione.
‘ Sei stata tutti questi anni sola.. Nina.. Ma perché non mi hai cercato?’
‘ Lo sai Gianni’ te lo ripeto? Non potevo caricarti di pensieri che avrebbero nuociuto alla tua carriera… non potevo.. Ti amavo troppo!’ Nina si protese a prendergli la mano e con un tenero sorriso:
‘ Tutto è già successo.. ora sei qui!’ Per un attimo i magnifici occhi verdi ebbero un luccichio e Giannino la prese fra le braccia.
‘ Mi spiace Nina’
‘Non Giannino, non deve dispiacerti. Perché ci sono state anche molte cose belle. Aurora, la libreria, Teresa. Tu’.Tu c’eri sempre sai!’ Si staccò da lui sedendosi un po’ in disparte con un sorriso tenerissimo.
‘ Come sei bella! Un giorno” ma non ebbe il coraggio di dirlo restando li seduto ad ammirarla.
‘Cosa?..un giorno?’
‘ Si solo che..un giorno..’
‘ Giannino ..dimmelo! ‘ Si alzò, bella seducente, con aria altera. ‘ Dimmelo!!’
‘ Un giorno.. anche subito vorrei farti diventare la mia principessa ‘
‘ E tu’ il principe Azzurro.. oh Giannino ma tu lo sei sempre stato per me!’
‘ Nina , non hai capito.. io non voglio più perderti ora che ti ho ritrovata?’
‘ Si Giannino..sono troppo felice ora..sai la mia risposta!’
Ma ecco all’improvviso, non se n’erano accorto assorti nella loro estasi, un acquazzone, foriere di un temporale stava abbattendosi sulla spiaggia.
Fecero giusto in tempo a racimolare le cose intorno e si diressero verso la casa, poco distante dalla spiaggia.
Nonostante il temporale incombente c’era un caldo afoso nel locale prospiciente la spiaggia, allora si diressero verso la camera posteriore più fresca che rappresentava uno spogliatoio con doccia.
Nina entrò sotto la doccia con Giannino. Rideva spensierata alle storie del cugino che le lavava la schiena per ripulirla dalla sabbia. Ma ad un tratto ogni chiacchiera cessò perchè Giannino la costrinse a girarsi verso di lui. Con lentezza, come attratti da una forza magnetica si baciarono sotto lo scroscio dell’acqua.
Nina si sentì circondata la vita da quelle forti braccia ed il corpo schiacciato contro quello di lui. All’improvviso, provò il desiderio spasmodico, lo stesso che con molta evidenza Giannino provava per lei, mentre l’acqua continuava a scrosciare su di loro. Lo stare così abbracciati non bastava, del resto l’escrescenza di Giannino che premeva sul pube di Nina era un fatto evidente.
Giannino chiuse il rubinetto dell’acqua, il silenzio si fece profondo rotto solo dall’affanno prodotto da quei baci appassionati. Il piccolo stanzino della doccia era pieno di vapore, i due avevano i capelli incollati. Giannino baciava dolcemente le belle ciglia di Nina mentre piano piano le toglieva il minuscolo slip.
Le mormorò dolcemente alle orecchie, mentre lei faceva scorrere le mani sul petto di lui.
‘ Ti ho tolto quella specie di pezzuola che ti era avanzata’
Lei sorrideva con gli occhi chiusi, poi Giannino si abbassò a baciarle i seni. Lo fece con tanta delicatezza anche mentre afferrava con le labbra quei capezzoli duri che Nina si senti spasimare di desiderio per lui” oh come lo desiderava!
Gli lo chiese così : ‘ Ti amo .. Giannino!’
‘ E’ da tanto tempo vero..amore mio!’ Doveva saperlo questo, Giannino, ne era certo. Nina fece cenno di si. Ora si rendeva conto Giannino come fosse stata la solitudine in cui Nina era vissuta per anni. Gli pareva strano.. ma gli faceva anche piacere, anche se lui era la causa di quella solitudine e le sussurrò ancora:
‘ Da molto tempo , tesoro?’
Lei fece ancora cenno di si e proprio in quell’attimo a Giannino sembrò di amarla ancora di più.
‘ Da prima di Aurora ‘ confermò lei
‘ Oh amore mio!’ Poi la strinse più forte e la tenne a lungo sul suo petto. Aveva un grande desiderio di ripagarla per tutti quegli anni senza il suo amore. Ma non poteva restituirglieli. Poteva darle soltanto il presente. Cosi con infinita dolcezza, la avvolse nell’accappatoio, la portò nella stanza da letto, ampia, con panoramici finestroni che affacciavano sul mare.
Li cominciò ad amarla, mentre fuori senza che loro se ne accorgessero la tempesta infuriava.
Era destino! La loro passione era sempre accompagnata da furiosi temporali .
La accarezzò dolcemente, le passò la mano lungo il corpo e lei si allargò a lui. La penetrò possedendola a lungo con quel membro inesauribile. La portò al godimento una volta, una seconda volta e un’altra ancora. Lui resistette a lungo per sfinirla di piacere per poi consumarsi in lei spossato per addormentarsi insieme a lei fra le sue braccia.
Quando Nina si svegliò, il sole illuminava la camera, le nubi temporalesche erano state spazzate via.
Giannino anch’egli risvegliatosi dalla profonda dormita, ricordava cosa fosse successo ma non ricordava dove fosse.
Nina sembrava aver capito perché gli disse:
‘ Sei qui con me tesoro. Non riesci neanche ad immaginarti quanto ti amo’
Era un modo stupendo di svegliarsi. Nina sorrideva rannicchiandosi di nuovo fra le sue braccia, poi d’un tratto s’irrigidì, sollevandosi di scatto:
‘ Oh mio Dio!’
‘ Qualcosa non va?’ osservò con preoccupazione, Giannino.
‘ E se resto incinta?’
Lui sorrise e la baciò sulla punta del naso:
‘ In tal caso vorrà dire che Aurora avrà un fratellino o una sorellina e ciò non potrebbe farmi che un piacere immenso’
‘ Oh Giannino! Mai e poi mai ho pensato di poter avere un altro figlio’ Sembrava così dubbiosa e stupefatta, che Giannino la strinse ancora a se più forte.
‘ Quante cose, tesoro, non hai pensato per molto tempo. Dobbiamo recuperare il tempo perduto. Ma ora non pensiamo a niente. Se dovesse succedere quello che dici ben venga. Poi oggi non ti lascerò in pace, voglio amarti fino allo sfinimento. Mi dovrai portare a pezzettini da Aurora e Teresa ‘
Nina ridendo:
‘ Ma si Giannino’ io ti amo! Amami ancora.. prendimi quanto vuoi! ‘ e così dicendo gli afferrò il membro già duro e lo accarezzò, lo vezzeggiò mentre lui la baciava di nuovo.
Pensava che Giannino era tutto ciò che le importava ora e lo desiderava più che mai.
Si adagiò di lato e con un cenno lo invitò’ senza parole ad entrare in lei.
Giannino era pronto, s’introdusse facendola godere subito di nuovo, facendola fremere di piacere, facendola implorare di non staccarsi quando lui si sollevava per prendere un po’ di fiato.
Fu come se fossero sempre vissuti insieme. C’era tanta naturalezza nei loro atteggiamenti, tanta semplicità.
Nina, dopo anni di vita in solitudine,non si sentiva nemmeno un po’ imbarazzata poi a girare tutta nuda per quell’alloggio.
Giannino la prendeva in continuazione, la penetrava in ogni posizione con tutta la fantasia che aveva.
Nina era sbalordita da simile resistenza e cedeva sempre, del resto era ciò che voleva stupita di fronte a quel bellissimo aitante ragazzo.
Sempre più pazzesca..vorrei conoscervi..anche solo scrivervi..sono un bohemienne, cerco l’abbandono completo ai piaceri.. e voi.. Scrivimi a grossgiulio@yahoo.com
Grazie per i complimenti. Ma non so come consigliarti per cercarli.
Adoro i tuoi racconti! c'è ancora modo di trovarli raccolti per autore? con la nuova versione del sito non ci…
Grazie mille, sapere che il mio racconto sta piacendo mi riempie di soddisfazione! Se non vuoi aspettare i tempi di…
Ma che bello vedere la complicità, l'erotismo e l'affinità costruirsi così! Davvero ben scritto! Attendo il seguito! E ho già…