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Racconti Erotici Etero

Trilogie Française

By 25 Novembre 2007Dicembre 16th, 2019No Comments
[NOTA: I personaggi di questo racconto sono inventati!]

Ciao a tutti, mi chiamo Gabriel e ho 20 anni; sono un bel ragazzo: alto un metro e ottanta, bel fisico dovuto alle mie due più grandi passioni: la boxe e il nuoto; sono castano e ho gli occhi verdi. Questa volta vi racconterò di un’esperienza in Francia e di una ragazza che non ho mai dimenticato’

Guardai un’ultima volta la finestra illuminata’ Lei mi guardava triste, con le lacrime agli occhi’ Guardava nei miei occhi’ Incrociava il mio sguardo freddo’ Non provavo emozioni’ Non sentivo nulla per lei’ Almeno credevo’
Il volo che dall’Inghilterra mi portava a casa mi sembrò stranamente breve’ Tornavo da Valeria, una ragazza con cui mi stavo facendo le storie in quel periodo’ Non prese molto bene il mio racconto sulla vacanza studio in Inghilterra e così mollò la storia con me e si rimise con il suo ex’ Non me ne fregava nulla’ La mia ossessione era ormai un’altra’ Passavo ore nel letto senza chiudere occhio, ricordando gli attimi vissuti insieme’ Quel profumo che dalle narici mi penetrava il cervello, annebbiandolo. Il suo corpo sul mio, anche se con i vestiti addosso’ La lotta per il dominio sull’altro, che passava attraverso i nostri sensi’ I baci che non significavano nulla, gli strusciamenti, l’eccitazione trattenuta pur di non dare soddisfazione all’altro’ Poi, l’ultima notte’
Lei che si scopre alla mia vista, il suo seno perfetto, i suoi capelli biondi e gli occhi azzurri’ La Bellezza per noi mortali porta il nome di Céline’ E quella sera ero io a stringerla tra le braccia, vergine, impacciata’ Timida’ Splendida’ Pochi flash di quell’ultima notte passata insieme: la mia mano tra le sue cosce a scoprire la sua splendida fichetta depilata, sempre nascosta ai miei occhi’ La sua mano che stringeva la mia eccitazione, mentre mi guardava negli occhi’ Le chiesi di non farmi venire’ Volevo in qualche modo restare fedele a Valeria’ Stupido, stupido, stupido! Mi ripromisi che non avrei mai più fatto quell’errore’ Lei per tutta risposa mi chiese di non toccarla più tra le cosce’ E così ci lasciammo, carichi di voglia repressa e di sentimenti inespressi’ Con la domanda che mi tormentava ogni notte: ‘E se fosse andata diversamente?’.

Passai un periodo infernale’ Mi sentivo solo come non lo ero mai stato’ Il mio diciottesimo compleanno fu uno schifo, circondato com’ero di amici che si divertivano mentre io non avevo motivo di sorridere’ ‘Non mi sento mai così solo come quando sono circondato dalla gente’ scrissi il giorno dopo su messenger’ Poi arrivò Federica’ Il primo amore, quello vero’ Mi prese totalmente e mi fece dimenticare il dolore’ Ogni tanto il viso di Céline si riaffacciava nei miei pensieri’ Ma ora ero felice’ Quando la pensavo, una dolce nostalgia mi prendeva delicata, senza ferirmi’ Come quando Federica metteva il suo profumo’ Coco Mademoiselle di Chanel’ Il profumo di Céline’ Facevo l’amore con lei, e la mia mente correva dietro a quei dolci momenti, e sognava un lontano futuro in cui ci saremmo rivisti’

Io e Federica abbiamo una cara amica in comune: Valeria (un’altra Valeria)’ Studia lingue, ama l’inglese e soprattutto il francese’ Fu lei a propormi di andare insieme a Parigi’ I miei occhi brillarono’ Aprii word e cominciai a scrivere una lettera a Céline: le scrissi che mi mancava, che la pensavo sempre e che era il più dolce dei miei ricordi’ E che forse l’estate sarei stato a Parigi’
Mi rispose con uno SMS: ‘Tu es mon prémier amour, Gab” Quando lo lessi, qualcosa dentro di me si ruppe’ Non so se sia possibile amare due persone contemporaneamente, ma quelle semplici parole distrussero in me la certezza del contrario’

L’estate successiva ero a Parigi, in stanza con Valeria’ Stare con lei non mi turbava più di tanto: ero abituato alla sua presenza, e l’avevo anche vista nuda in più di un’occasione’ Verso di lei non nutrivo più pensieri impuri, diciamo: era un’amica. La mia ragazza lavorava in un villaggio turistico come istruttrice-animatrice, quindi non l’avrei rivista per quasi un mese. Céline sarebbe arrivata in città il giorno dopo, e avrebbe preso una stanza in un buon albergo’ Ci saremmo incontrati lì la sera stessa.
Tutti i miei pensieri erano per lei’ Passai l’intera giornata a fantasticare, a immaginare il nostro incontro in mille modi diversi’ L’indomani sera, mi vestii come lei ricordava: non indossavo un solo capo che non fosse nero e sopra il tutto, a ripararmi dall’aria frizzante della serata parigina, il mio adorato cappotto di pelle, con cui avevo coperto le sue spalle quasi due anni prima, e che in un certo senso aveva dato inizio alla nostra storia’
Mi misi in marcia: il suo hotel distava una ventina di minuti dall’ostello in cui alloggiavo. Il mio cappotto svolazzava cullato dal venticello freddo… Non era lui la causa per cui tremavo’ Ero emozionato. Tre anni senza vederla, quasi senza avere notizie di lei. Il fascino di una storia mai conclusa, forse neanche mai iniziata, che finalmente avrebbe trovato una mano disposta a scriverla, nella romantica Parigi illuminata dalle sue mille luci’ Vidi l’hotel’ Lei mi aspettava nella hall, così mi diressi spedito verso l’ingresso’
Non arrivai alla porta. Lei era lì, davanti l’albergo, con un cappottino nero e i jeans chiari’ Era splendida, come la ricordavo’ Un po’ più donna, forse’ Ora stava per compiere 19 anni, mentre io andavo per i 21′ Alzò i suoi splendidi occhi azzurri da terra e incrociò i miei’ Non trovò freddezza, stavolta’ Sorrise con le lacrime agli occhi’ E non era l’unica. Mi abbracciò stretto e dopo quasi tre anni finalmente sentii quel profumo che saliva dai suoi seni’ Il SUO profumo’

Cenammo insieme nel ristorante del suo hotel’ Parlammo degli ultimi anni, e delle nostre storie’ Lei al momento aveva una relazione con un tipo del suo paese’ La storia non mi era nuova: anche quando l’avevo conosciuta stava con un ragazzo, ma aveva la ferma intenzione di lasciarlo al suo ritorno. Diciamo che ho preso la palla al balzo e ho fatto sì che accelerasse i tempi’ Questa volta pareva fosse una cosa seria, invece’ L’affetto c’era, e anche la fedeltà’ Quello che mancava era una buona intesa sessuale’ Le dissi che sarebbe nata con il tempo. Parlammo di noi, ricordando quella volta che le facevo piedino in aula, durante una lezione’ Istintivamente il mio piede avanzò sotto il tavolo’ Si intrufolò tra i suoi senza che lei si accorgesse di nulla’ Ora stavamo parlando della nostra ultima notte, del nostro desiderio l’uno dell’altro’ Tra me e me pensavo che forse era stata una fortuna non essere andato oltre con lei’ In quel periodo ero inesperto ed incapace’ Ora potevo vantare un buon allenamento’ Il mio piede sfiorò la sua caviglia, risalendo lentamente’ Lei spalancò gli occhi’ Lesse nei miei il desiderio, troppo a lungo nascosto’ Il suo stupore si trasformò’ Lo sguardo da gatta che tanto mi eccitava in quei giorni ricomparve sul suo viso’ Chiamò il cameriere:

– *Il conto, per favore.*

L’ascensore era vuoto’ Spinse il pulsante del quarto piano senza nemmeno guardarlo’ Le ero addosso, la baciavo con passionalità contro la parete’ Le mie mani le stropicciavano la camicetta bianca sotto il cappottino’ Le sue mani mi accarezzavano la schiena, frenetiche’ Ansimavamo come se avessimo corso per chilometri e le nostre bocche non si separavano se non per riprendere fiato’ Quando le porte dell’ascensore si aprirono, pochi secondi dopo, un corridoio vuoto ci osservava sconvolti, contro la parete, rossi in viso e con uno sguardo colmo di desiderio’ Mi prese per mano e percorse a lunghe falcate lo spazio che ci separava dalla sua stanza’ Aveva un sedere ben fatto’ Non quanto quello di Federica, d’accordo’ Ma era comunque notevole’ Gambe lunghe e affusolate, una schiena che sembrava scolpita da un maestro neoclassico’ Arrivammo davanti alla sua stanza, la spinsi contro la porta e di nuovo la mia lingua si fece strada tra le sue labbra, assaporando la sua, come se fossi un viandante nel deserto che trova una fonte fresca’ Le tremavano le mani mentre cercava di infilare la chiave nella toppa’ Un’allusione squisitamente sessuale che non poteva non sfiorarmi, in quel frangente’
Entrammo e accendemmo la luce’ Chiuse la porta e continuammo la pomiciata, più assetati che mai.
Senza mai separarci, arrivammo al letto’ Era matrimoniale.

– *Hai preso una stanza doppia?*

Mi sorrise come un piccolo demonietto malizioso’ Mi faceva impazzire’ Mi spinse sul letto, come faceva quando eravamo nella stanza di uno dei due, in college’ Mi saltò addosso, a cavalcioni, baciandomi con foga’ E io mi godevo le sensazioni che ancora una volta quel corpo mi donava’ La lasciai fare per un po” Mi baciò, mi tolse il cappotto e lo gettò a terra, a raggiungere il suo che non aveva mai toccato il letto’ La mia camicia non durò molto di più’ Non l’avevo mai vista tanto intraprendente, e per una volta volevo godermela senza avere in testa stupidi sfide per il comando del gioco’ Il nostro gioco’ Mi accarezzò il petto mentre la sua lingua voluttuosamente continuava il suo turbinio, in una frenetica danza con la mia’ Raggiunse la cintura dei miei pantaloni’ Armeggiò qualche secondo, senza mai staccarsi da me’ La cinta si arrese alle sue mani’ La allontanai per guardarla negli occhi:

– *Céline’ Ti voglio’*
– *Anch’io, Gab’*

Con un lieve colpo di reni la adagiai al mio fianco, e mi portai su di lei’ La osservai un istante: ancora una volta stringevo quella dea tra le mie braccia, mi perdevo nei suoi occhi azzurri e mi inebriavo del suo profumo’ La baciai, stavolta con calma, e con la mano le accarezzai il ventre, la pancia’ I seni’ Sodi, tondi’ Una seconda perfetta’ Non ho mai amato particolarmente i seni grandi’ I suoi erano una dolce musica per il mio tatto’ Lentamente, sensualmente, le sbottonai i bottoni della camicetta bianca’ Uno per uno, partendo dall’alto’ Ogni bottone apriva la porta alla sua pelle, che sfioravo delicatamente’ Il desiderio cresceva, ma volevo resistere’ Volevo portarla alla follia’ ‘L’attesa del piacere &egrave essa stessa piacere’, affermava Lessing’ Sapevo quanto fosse vero’ E volevo che anche lei lo sapesse’ Aveva aspettato per tre anni il piacere che le avrei donato’ Ma questi minuti insieme sarebbero sembrati molto più lunghi’ La chiave del piacere &egrave nell’attesa’ L’ultimo bottone si sganciò sotto le mie dita e passai la mano calda sotto la camicetta, aprendola, e sfiorandole il seno su un lato’ Il reggiseno era di pizzo bianco, meraviglioso e puro, in netto contrasto con le fiamme che si agitavano dentro di noi’ Le passai la mano dietro la schiena, mentre le mie labbra sfioravano le sue per poi scendere sul collo, dove la lingua disegnava ghirigori che le davano lievi brividi di piacere’ Trovai con le dita il gancio del reggiseno’ Con un rapido movimento delle dita lo sganciai, scoprendole un seno bianco latte. Con le labbra scesi ancora, sfiorandole la pelle delicata, fino ad arrivare al capezzolo scuro. Lo stuzzicai con la lingua, lo accolsi tra le labbra succhiandolo dolcemente’ Lei sospirò, accarezzandomi la testa’ Con una mano le carezzavo l’interno coscia, avvicinandomi al centro del suo piacere senza mai deliziarla del contatto’ Le passai un braccio sotto la schiena e la sollevai delicatamente per poterle sfilare la camicetta e il reggiseno’ La mia dea indossava ora solo dei jeans chiari’ Le sue scarpe erano già, chissà come, a terra. Le tolsi le calze, e poi tornai a baciarla’ Sentivo la sua smania crescere, le sue mani che percorrevano tutto il mio corpo, il petto, il ventre’ Giù, verso l’eccitazione che le negavo’ La distesi di nuovo, con delicatezza’ Per poterla baciare su ogni centimetro di pelle fino ad allora scoperto. Le mie dita le sfioravano il ventre, s’insinuavano sotto il suo pantalone per poi ritrarsi come onde sulla risacca’ Finche non si appropriarono del bottone metallico e lo aprirono’ Seguì poi la cerniera che scese, rivelando dei finissimi slip coordinati con il reggiseno’ Mi misi in ginocchio davanti a lei, per poterle sfilare i jeans’ Non persi mai il contatto con i suoi occhi, nei quali il desiderio montava’ Erano trascorsi pochi interminabili minuti da quando la porta della sua camera si era chiusa, ad isolare il mondo fuori di quella stanza’ C’eravamo solo noi, con la nostra storia che ardeva nei nostri corpi e la voglia di sentirci l’uno dell’altra’ Solo gli slip mi separavano dalla sua fichetta’ Non l’avevo mai vista, prima d’ora’ La tentazione a cui dovetti resistere era tanta’ Tornai su di lei, ma non si fece trovare’ Scivolò di lato, mi prese i pantaloni e me li strappò letteralmente di dosso:

– *Ti voglio ADESSO!*

Li gettò lontano, contro il muro’ Le scarpe e le calze erano scomparse’ I boxer che indossavo erano gli stessi della nostra ultima notte in Inghilterra’ La mia eccitazione li deformava, voleva fuggirne’ Céline passò quasi impercettibilmente la lingua sulle labbra’ Un gesto forse spontaneo, ma che mi eccitò da impazzire’ Lo prese in mano da sopra il tessuto, lo strinse, andò su e giù con movimenti un po’ bruschi, ma che mi tolsero comunque il respiro’ Scese con la bocca e accolse quel rigonfiamento del tessuto tra le labbra’ Sentii il calore del suo respiro avvolgermi mentre mordicchiava con le labbra, strappandomi un sospiro di piacere’ La sua bocca si spostò sulla punta, mentre con la mano continuava il movimento di su e giù e ogni tanto mi accarezzava i testicoli’ Era molto più brava di quanto ricordassi’ Scese con la bocca a lambire i testicoli, mentre con le mani accarezzava i lati dell’asta’ Guardandomi fisso negli occhi tirò fuori la lingua e la passò per tutta la sua lunghezza’ Con le due mani afferrò l’elastico del boxer, poi ci ripensò’ Lo lasciò andare, lo strinse tra i denti e lo tirò via’ La mia erezione schizzò come una molla’ Lei lo guardò, compiaciuta’ Poi lo riprese in mano’ Era bravissima’ La sua mano andava su e giù velocissima, lasciandomi senza respiro’ Dovetti fermarla, per non venire subito’

– *Non vuoi godere?*
– *C’&egrave tempo’*

Le carezzai l’interno delle cosce, baciandole le labbra, scendendo con la bocca senza mai smettere di farle sentire le mie mani, ora sul ventre, ora sulle cosce, ora sul monte di Venere’ Le succhiai i capezzoli, percorsi tutto il suo corpo con la lingua, assaporandolo lentamente, come fosse un prelibato dessert. Mi sistemai tra le sue cosce aperte, frementi, e portai le mie labbra vicinissime alla sua fichetta’ Cominciai un succhiotto all’inguine, mentre con le mani a coppa le massaggiavo i seni’ Il suo respiro si fece via via più profondo’ Si stava eccitando: vedevo le sue mutandine bianche umide’ Il suo odore cominciava a invadere la stanza, facendomi eccitare ancora di più’ Tornai su a baciarle la bocca, e mentre lo facevo le presi la fica in mano, facendole sentire la pressione del palmo’ Si lasciò sfuggire un gemito senza mai staccare la bocca dalle mie labbra’ La carezzai mantenendo una certa pressione’ Quando passai sul clitoride, tutto il suo corpo tremò e un nuovo gemito mi avvertì che l’attesa stava dando i suoi frutti’ La mano abbandonò quel calore per tornare all’interno coscia, mentre continuavo con la bocca ad occuparmi delle sue labbra e dei suoi seni’ Quando tornai sulle sue mutandine, fui molto più mirato: con due dita le accarezzai il contorno delle labbra, dal basso verso l’alto’ Gemette ancora alla fine della loro corsa, quando il medio le toccò il clitoride’ Mi guardava con gli occhi umidi, quasi supplicanti’ La baciai ancora’ Poi le sorrisi, mentre con le mani le sfilavo gli slip’ Scesi con la bocca, ancora seguendo un tortuoso percorso sul suo magnifico corpo’ Con la lingua seguii il contorno delle grandi labbra, poi la spostai al centro e la infilai nella fonte dei suoi umori’ Era buona, come ricordavo’ Leggermente acida, ma dolce nello stesso tempo’ Lei tratteneva il respiro, mentre la mia lingua saliva verso il clitoride lenta, senza fretta, schiudendo al suo passaggio le porte di quel paradiso tanto agognato’ Non dovevo trattenermi, stavolta’ Potevo finalmente sentirla godere’ La lingua giunse alla meta del suo interminabile viaggio’ Appena la punta accarezzò quel bottoncino duro, lei trasalì gemendo

– O, Dieu!

Dallo splendido suono dei suoi gemiti capii perché il francese fosse considerato la lingua dell’amore’ Ma la vera lingua dell’amore non &egrave un suono’ &egrave la danza che ora stavo eseguendo sul clitoride di quella splendida creatura’ I suoi umori mi bagnavano il mento, impregnando il mio pizzetto del suo magnifico odore di femmina’ Le misi dentro un dito, muovendolo come avevo imparato a fare con Federica’ Chiuse gli occhi e gettò la testa all’indietro’ Il movimento dentro di lei le piaceva’ Cominciò presto ad ansimare’ Sentii che il suo orgasmo si avvicinava e mi fermai’ Era sconvolta, rossa in viso e respirava affannosamente’
Allungò la mano, impugnò la mia eccitazione e si girò di scatto, cacciandosela in bocca’ Volevo quasi gridare dal piacere, mentre famelica mi risucchiava in un vortice di sensazioni fortissime’ Quando fui al massimo dell’eccitazione, si staccò e mi guardò dritto negli occhi:

– *Scopami, Gab’*

Non me lo sarei fatto ripetere per niente al mondo’ Presi un preservativo e stavo per metterlo, ma lei mi fermò e mi disse che avevamo aspettato tre anni, e che voleva donarsi a me completamente’ La distesi a schiena in giù, le spalancai le cosce e puntai la mia eccitazione contro la sua fichetta’ Schiusi le sue labbra con la punta, poi la passai dal basso verso l’alto ad incontrare il clitoride’ Lo feci più volte, finché lei non catturò i miei fianchi con le sue gambe e mi spinse con violenza dentro di sé’ Una sensazione di morbido calore mi avvolse’ Era stretta, nonostante non fosse più vergine’ Cominciai un lento movimento per farla abituare alla più dolce delle intrusioni’ Lei mi sorrideva’

– *Finalmente’*

Le sorrisi anch’io’ Era bellissima, con il viso concentrato a ricevere ogni piccola scintilla di piacere che il mio corpo su di lei, dentro di lei, le procurava. Le portai le mani sotto il culetto e la sollevai in modo da cambiare l’angolo di penetrazione. Ora lo sentiva in modo completamente diverso, e le piaceva molto di più’ Accelerai gradatamente il ritmo’ Sempre più veloce, sempre più in fondo’ Passò le mani sulla mia schiena, mi strinse facendomi sentire le unghie’ Le sue cosce mi serrarono mentre il mio bacino continuava il suo inesorabile movimento’ Piantò quelle pietre preziose che aveva al posto degli occhi nei miei:

– *Gabriel’*

Poi li richiuse, puntò la testa indietro e strozzando le grida venne, inarcando la schiena sotto di me, dimenandosi come una puledra selvaggia’ La sua fica si contrasse risucchiandomi dentro di sé, procurandomi un piacere indicibile’
Uscii da lei, lucido dei suoi umori’ La guardai ansimare, stesa sul letto impregnato del suo sudore e dei suoi umori’ Gli occhi chiusi, il respiro che man mano tornava regolare’ Non era certo finita’ Tornai con la bocca tra le sue cosce, delicatamente, perché non le desse fastidio’ Piano piano, gli umori ripresero a sgorgare tra le sue labbra, il respiro si rifece profondo e il desiderio riprese possesso della magnifica terra che era il suo corpo. La feci mettere a quattro zampe e continuai il mio lavoro di lingua, a cui aggiunsi le dita dentro la fichetta e sul suo culetto’ La vista era splendida: le sue spalle incorniciate dai capelli biondi, la sua schiena perfetta, il suo viso arrossato che cercava con difficoltà di incrociare il mio sguardo, quegli occhi da gattina’ Quel bel fondoschiena tra le cui cosce le labbra depilate disegnavano la più bella delle opere d’arte’
La presi così, stringendole i fianchi a piene mani, e spingendola contro la mia eccitazione che ancora una volta si nutriva di lei’ Se prima le piaceva, ora era addirittura deliziata dalle mie spinte incessanti, profonde’ Le mie mani raggiunsero i suoi seni’ Li strinsi, li carezzai’ Poi, mentre con una mano mi puntellavo per aumentare il ritmo, intrufolai l’altra tra le sue cosce. Trovai un lago di umori caldi che rendevano il clitoride scivoloso’ A quel contatto gemette e spinse il suo bacino contro di me’ Le ripresi i fianchi tra le mani e spinsi quasi con violenza, stando attento a non farle male’

– *Godo ancora, Gabriel’ Godo!*

Ancora una volta il mio mondo si strinse tra quelle labbra fameliche che catturavano il mio desiderio di lei’ Gridò, con le lacrime agli occhi, continuando a sbattere il suo magnifico sedere contro i miei fianchi’ Il suo piacere accese il mio’ Non fu facile trattenere l’orgasmo’ Ma certo non potevo venirle dentro’ Affondò il viso nel cuscino, mentre si rilassava’ Rimase qualche secondo così, con il sedere un po’ alzato che seguiva il ritmo del suo respiro che rallentava’ Poi si accasciò su un lato, e io crollai al suo fianco’ Ci coccolammo per un po’, guardandoci negli occhi e dicendoci quanto fosse stato bello’

– *Non sei ancora venuto, Gabriel’*

Si mise tra le mie cosce e lo prese in bocca’ Sapevo che non sarei durato molto’ Ero stato vicinissimo all’orgasmo, pochi minuti prima’ E nonostante i due orgasmi, la sua bocca era ancora vorace’ Le passai le dita sotto il mento, lei alzò lo sguardo:

– *Girati’*

Si girò e ci ritrovammo in un eccitante 69′ Non era la più comoda delle posizioni, ma riuscivo a ridarle un po’ del piacere che sentivo salirmi lungo l’asta’ Lei ansimava con la mia eccitazione tra le labbra’ Incredibile che fosse venuta due volte e fosse ancora pronta per godere’ Ma stavolta non potevo aspettarla’ Il piacere stava per rompere ogni argine’ Cercai di avvertirla, ma rimasi senza fiato’ Mi gettai sul suo clitoride, mentre sentivo le ondate di piacere che si infrangevano su di me, scuotendomi dal profondo due, tre, quattro volte’ Si lasciò sfuggire un ultimo gemito, mentre io mi abbandonavo sul cuscino, beandomi delle sensazioni del dopo orgasmo e della vista delle sua fichetta a pochi centimetri dal mio viso, grondante di umori’ Rotolò su un fianco e mi guardò’ Il suo viso era tutto imbrattato di sperma, così come i suoi capelli, il suo seno’ E persino la sua schiena’
Andò a darsi una rapida sciacquata’ La doccia vera e propria l’avremmo lasciata a dopo, con tanto di sesso sotto l’acqua’ Tornò poco dopo’
La abbracciai e la baciai con passione, poi la spinsi sul letto’

– *Cosa fai, Gab?*

La guardai malizioso’

– *Non hai ancora assaggiato come si deve la mia bocca’*

Sorrise felice e schiuse le cosce’

{Mi fa molto piacere ricevere commenti: iltempofugge@hotmail.it}
Rientrai tardi in ostello, quella notte. Ero sfinito, ma estremamente felice. Valeria era sul suo letto con ancora i vestiti della serata addosso, sveglia e piuttosto brilla’ Evidentemente era rientrata da poco dopo una serata di baldoria in qualche locale parigino: la città offriva svaghi di ogni genere, e se conoscevo la mia amica sapevo che non se li sarebbe mai lasciati scappare.

– Ehilà, Gab!

disse con voce un po’ impastata, ma estremamente allegra.

– Ciao, Vale’ Divertita, stasera?
– Altroch&egrave’ e tu?

mi chiese ammiccando maliziosamente’ Si alzò dal letto e mi raggiunse per abbracciarmi’

– Mmm’ Profumi di sesso’
– Sì’

Si staccò da me, guardandomi con una strana luce negli occhi’

– Cos’&egrave successo con Céline? Voglio che mi racconti tutto per filo e per segno’

Parlare di sesso mi &egrave sempre venuto naturale, e con i miei amici non omettevo di certo particolari, così raccontai alla mia interessatissima migliore amica la notte infuocata che avevo appena passato con la bella francese, di come lo avessimo fatto più volte, con tutta la voglia accumulata in quegli anni di distacco’

– Eh, eh’ In effetti ti vedo un po” usato!

Commentò scherzosa’ Chiacchierammo un po’ delle conseguenze che avrebbe avuto questa notte sul mio rapporto con Federica, ma le feci promettere che non ne avrebbe parlato con lei’

– Dovrai comprarti il mio silenzio’

Disse, prima di scoppiare in una risata strana, vagamente alcolica, forse’

– Beh, potrei accompagnarti in qualche disco in cui si rimorchia’

Le risposi, sempre scherzoso’

– Lascia perdere, dopo stasera ne ho avuto abbastanza’

mi disse, con una sfumatura di impercettibile delusione nella voce.
Realizzai che avevo parlato per più di mezz’ora, e lei non mi aveva ancora detto niente della sua serata; le chiesi cosa avesse fatto. Mi raccontò di essere andata in disco, di aver dimenato un po’ quel bel sedere tondo che si ritrova grazie alla ginnastica artistica e di essersi ritrovata subito circondata dai maschietti francesi, che magari hanno un’aria un po’ effeminata, ma di certo sanno apprezzare una bella ragazza’ Valeria lo &egrave senza dubbio: alta, capelli biondi tinti su una base naturale di castano rossiccio, occhi azzurro chiaro e un fisico niente male; unica pecca &egrave il suo viso, un po’ rotondetto e con un mento leggermente quadrato’ Una bella seconda piena e soda di seno, piuttosto rara nella maggior parte delle atlete. Proseguì il racconto, dicendomi di aver ballato a lungo, subendo diverse avances, se così si possono chiamare quelle patetiche strusciatine da dietro, che tanto denotano la disperazione a cui arrivano certi (troppi, in verità) individui del nostro sesso’ Insomma, aveva iniziato ad eccitarsi e aveva puntato un bel moretto, un po’ più maschio e meno ‘francese’ della media’ Aveva ballato con lui, sensualmente, per farlo cedere’ Non che il tipo si fosse mostrato ritroso’ L’aveva stretta a sé, dimostrando al suo entourage che il ballo &egrave la frustrazione verticale di un desiderio orizzontale’ E aggiungendo però una postilla: a volte può trasformarsi in altro’ Valeria gli aveva preso il volto tra le mani e l’aveva baciato, eccitatissima. Peccato che proprio in quel momento la ragazza di lui si trovasse a ballare casualmente da quelle parti’ Evidentemente lui non sapeva nulla di quella presenza, ma ci furono fuoco e fiamme, e Vale decise di cambiare aria’ Morale del racconto: era vagamente ubriaca, e terribilmente eccitata.

– Sta’ tranquillo, Gab’ Non dirò niente a Fede’

concluse ammiccando.

– Grazie, Vale’ Sei un’amica’

Mi chinai per darle un bacio sulla guancia, ma lei girò di scatto la testa’ Mi trovai con le labbra sulle sue’ lei le schiuse, lasciando che la sua lingua cercasse la mia’ Scattai indietro, come se avessi preso la scossa.

– Vale’ che diavolo fai?
– Sta’ zitto, Gab’ Questo odore mi eccita da pazzi’
– Non &egrave che non ne abbia voglia Vale, ma’ siamo amici, ricordi?
– Chi se ne frega’
– E poi’ sono davvero stanco’
– E io ho davvero voglia, Gabriel’

detto questo, prese il mio viso tra le mani e mi baciò. Ero troppo stanco per resistere, e nonostante fossi già venuto più di una volta quella sera, mi ritrovai di nuovo eccitato’ Certo, questo era forse dovuto al fatto che ora stavo baciando un’altra ragazza’ La seconda nel giro di poche ore. Una mia amica, su cui tanto avevo fantasticato i primi tempi, e che alla fine avevo accettato come tale’O almeno così avevo creduto. Vale non perdeva tempo, la voglia repressa e l’alcol erano come burattinai che si divertivano a muovere quel corpo splendido. Sbottonò la mia camicia, scendendo con la bocca a leccare, succhiare, persino mordere leggermente, pregustando il seguito’ Le sue mani armeggiarono frenetiche sui miei pantaloni mentre io, con molta più calma, mi dedicavo alla sua maglietta nera’ Mentre lei apriva la patta e infilava una mano dentro, a cercare un’eccitazione che si stava risvegliando fin troppo bene, le passai una mano dietro la schiena, sganciandole il reggiseno con un movimento fluido delle dita. Che splendido seno! Roseo e tondo, sodo ma morbido’ Caldo’ Soffocai un gemito nel momento in cui impugnò l’asta e la strinse quasi con forza’ Mi fece un po’ male: gli orgasmi della serata l’avevano reso piuttosto sensibile ma lei, presa nel fuoco incrociato dell’ebbrezza e del desiderio, parve non preoccuparsene più di tanto’ Cominciò a muovere la mano con violenza’ Un movimento che poco alla volta divenne piacevole anche per me che lo subivo’ La mia mano scese sotto la sua gonna, prese le mutandine e le tirò via, sorpassando gli stivali neri’ Ci spostammo sul letto di lei, ad una piazza, un po’ piccolo’ ma sarebbe servito allo scopo’ Lei tirò via in un sol colpo pantaloni e boxer, trovandosi davanti agli occhi la mia completa erezione’ Non era la prima volta che mi vedeva nudo: eravamo stati in sauna insieme, con i nostri rispettivi partner, durante un viaggio in Germania. Ma questa era la prima volta che mi vedeva ‘pronto all’uso” e fu piacevolmente sorpresa di constatare che quando le dicevo che lei non mi attirava più sessualmente in realtà mentivo. Lo imboccò senza proferire parola, lasciandomi senza fiato’ Non che fosse particolarmente brava, ma la sua foga tradiva una passione che mi lusingava oltremodo. Peccato non potessi restituirle altrettanto, per quella sera avevo già dato parecchio. Mi limitai a gemere senza controllo ai movimenti della sua bocca, e a cercare di ripagarla qualche minuto dopo, portando la mia bocca tra le sue cosce, sotto la gonna’ La mia lingua era stanca, e avevo i primi sentori dei crampi che presto sarebbero arrivati’ Eh sì, ero davvero ‘usato’, per quella sera. Per mia fortuna, sapevo per certo che Vale era dall’orgasmo facile e, a differenza di molte ragazze, riusciva a raggiungerlo con il sesso’ Altra mia grande fortuna, &egrave che amava stare sopra. Quando non ce la feci più, mi lubrificai un po’ e mi spinsi dentro di lei, che mi accolse golosamente tra le cosce. Appena arrivato in fondo, mi serrò incrociando le gambe e mi incitò a spingere’ Andai avanti così per qualche minuto, poi le chiesi se voleva stare su lei’

– Ma come! Fede mi ha sempre detto che ti piace condurre il gioco’
– L’ho condotto per ore, questa sera’ Te l’ho detto che sono stanco’

Sorrise e con un rapido movimento si trovo sopra di me. Prese in mano la mia eccitazione che nonostante la stanchezza non aveva perso minimamente vigore e la condusse tra le sue labbra gonfie. Mi cavalcò come una forsennata’ Raramente in quella posizione riuscivo a venire, e certo non ci sarei riuscito in quelle condizioni’ Si portò all’orgasmo così, con un grido liberatorio e incurante dei vicini di stanza, stritolandomi al suo interno con le contrazioni di quei muscoli fin troppo allenati.
Mi guardò con un sorriso quasi di sollievo, sollevò il bacino lasciando uscire la mia erezione dalla sua fichetta ancora coperta dalla gonna. In effetti, sotto la cinta era ancora vestita: solo le mutandine erano a terra, in qualche angolo nascosto della stanza’ Mi baciò di nuovo in bocca, e poi scese sul petto, la pancia’ Fino ad arrivare alla meta. Lo prese in bocca, stavolta con meno foga, ma sempre appassionata, e desiderosa di vedermi godere’ Durai abbastanza, poverina. Ma alla fine cedetti al piacere, riversando sulla sua lingua quelle poche gocce che mi erano rimaste’

– Però, Céline ti ha consumato per bene’

e lo ingoiò.
Ci addormentammo così, abbracciati e dormimmo a lungo. Ci svegliammo all’una passata da un pezzo, con una gran fame’ Eravamo entrambi confusi e frastornati’ Poi ci guardammo negli occhi, ancora con la testa sul cuscino’ E scoppiammo in una fragorosa risata’

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Quando aprii gli occhi non capii. La mia vista era offuscata, ma sentivo un grande piacere invadermi. Céline era tra le mie gambe, e si dedicava con passione al mio piacere’ La sua magnifica bocca rapiva l’anima al mio corpo. Pian piano tutto si fece più chiaro: la stanza d’albergo, il letto matrimoniale, la luce soffusa’ I suoi meravigliosi occhi azzurri che si fissavano nei miei, a trasmettermi il piacere che lei stessa provava nel regalarmi quelle sensazioni. La mia eccitazione era al culmine’ Faceva quasi male’ Sussurrai il suo nome, spezzando in un sussurro il sacro silenzio di quella stanza, tempio del nostro piacere.
La mia avventura francese volgeva ormai al termine’ L’alba che mi aspettava al di là della finestra mi avrebbe riportato a casa’ Céline notò il mio sguardo triste’ Sollevò la bocca’ Un sottile rivolo di saliva la legava ancora a me’ Mi sorrise, un sorriso un po’ triste, ma comunque bellissimo’

– Gab’ J’ai une surprise pour toi’

Inarcai il sopracciglio, mentre la sua mano prendeva il posto della sua bocca, delicatamente, sensualmente’ Mi chiesi che sorpresa avesse per me, quando dal bagno della stanza uscì una figura femminile in accappatoio’ Alta, atletica’ Mi era stranamente familiare’ Cercai di metterla meglio a fuoco’ Valeria.

– Che ci fai qui, Vale?
– Mi ha chiamato Céline’ Sa che forse non vi rivedrete più, e voleva farti un regalo’
– E tu hai accettato?
– Beh, non ci perdo nulla’ E adesso non sei stanco, quindi’

Mi rivolse un sorriso furbetto’ Un sorriso che ricambiai’ Posai la mano sulla testa di Céline, tra quei capelli biondi e morbidi. Lei mi sorrise e scese lentamente, schiudendo le labbra. Valeria rimase ad un lato del letto, aprì il suo accappatoio rivelando il suo corpo magnifico. Alla vista del triangolino di pelo sul suo ventre mi venne l’acquolina in bocca. Qualche sera prima non avevo potuto gustare appieno il suo sapore’ Ma stavolta la serata era appena iniziata, ed ero pronto a vivere una delle fantasie più ricorrenti ed eccitanti che un ragazzo possa avere’ Valeria salì sul letto a quattro zampe e gattonò verso di me. La baciai appassionatamente, mentre Céline aumentava il ritmo del pompino’ Mi girava la testa, tanto era il piacere’ Mi trovavo in una situazione che nemmeno i miei sogni avevano mai osato regalarmi, e non l’avrei certo gettata al vento’ Posai la testa sul cuscino e presi Valeria per i fianchi’ Lei capì subito cosa volevo che facesse, così scavalcò la mia testa e si sedette con la fica sulla mia bocca. Iniziai a leccarla di gusto, assaporando ogni centimetro della sua pelle profumata, disegnando il contorno delle sue labbra, schiudendole leggermente insinuando la punta della mia lingua nel profondo del suo piacere. Con le mani stringevo il suo sedere, lo impastavo, vi affondavo le dita con foga crescente, mentre Céline mi donava un piacere sempre più profondo e incontrollabile’ Valeria era fradicia, e non mi sarei mai stancato del suo sapore sulla mia lingua. Ma lei voleva sentirsi piena, e così passò la sua mano sotto il mento di Céline che alzò il viso e la guardò, poi delicatamente la allontanò dalla mia eccitazione e vi si posizionò sopra, come poco prima aveva fatto con la mia bocca. Céline non sembrava molto contenta di essere stata allontanata dal suo gioco, ma mentre il turbinoso inferno caldo della fica di Valeria mi accoglieva in sé, presi Céline per la mano e le dissi:

– Ton tour’

Lei mi sorrise eccitata, e si posizionò a sua volta sulla mia bocca, dando però le spalle a Vale’ Per quanto illogica, visto che era ben consapevole del fatto che fossi innamorato di un’altra ragazza, la sua gelosia l’aveva spinta a quella posizione’ Non che potessi lamentarmi: avevo una magnifica visuale del pelo biondo sul suo monte di Venere, del suo seno perfetto e del suo sguardo eccitato, mentre il suo sapore si mischiava a quello di Valeria, come fosse il prelibato condimento del magnifico banchetto che stavamo consumando tra gemiti e sospiri in quella stanza appena illuminata. L’odore forte del sesso mi arrivava al cervello, donandomi brividi di eccitazione per tutto il corpo, facendomi sentire instancabile, un dio che accoglieva il sacrificio di due superbe fanciulle. Ma di sacrificio c’era ben poco: l’unico dio che aleggiava nella stanza pregna del nostro odore era il Piacere. I gemiti delle due ragazze che mi stavano cavalcando si intensificarono, sentii il sapore di Céline farsi più deciso, e con un gemito venne sotto i colpi della mia lingua, stringendo le cosce attorno alla mia testa, e prendendo i miei capelli tra le mani, come a chiedermi di non fermarmi mai’ Mentre Vale continuava il suo rapido su e giù, Céline si accasciò di lato, e si stese sulla schiena per riprendere fiato, gli occhi verso il soffitto su cui giocavano le nostre ombre, che amoreggiavano a tempo con i nostri movimenti. Una danza primordiale e sensuale, che rendeva irreale l’atmosfera di quella stanza’ Carezzai i capelli di Vale e le avvicinai le labbra alle mie, baciandola’ Nel momento in cui si chinò su di me, le mie mani scesero a stringerle i fianchi. Piegai le gambe, puntando i piedi sul letto, poi iniziai a spingere con violenza il bacino verso il suo.

– Oddio!

Si fece sfuggire tra le labbra semichiuse. Dopo qualche minuto di quella attività gli addominali cominciarono a bruciarmi’

– Vale’ Mettiti a quattro zampe’

Vale non esitò un istante: con un colpo di reni lo sfilò da dentro di sé e si posizionò sul letto, aspettandomi. Le diedi una lunga leccata tra le labbra, finendo sul suo clitoride. Trasalì. In quell’istante Céline si mise nella stessa posizione, spingendo la sua fica rosea verso di me.

– Moi aussi!

Disse, strizzandomi l’occhio. Infilai due dita dentro Valeria, muovendole per stimolarla al meglio. Gemette’ Ne infilai un altro, senza fretta, ma non fece che procurarle altro piacere.

– Scusami, Vale’ Ti farò aspettare un po’.

Mentre muovevo le dita dentro di lei, con l’altra mano preparavo la strada tra le cosce di Céline. Sotto le mie mani avevo due femmine eccitate che gemevano e ansimavano’ Una sensazione di potere mi fece girare la testa. Mi portai a pochi centimetri dal centro pulsante del piacere della ragazza francese. Sentivo il suo calore, mentre mi avvicinavo alle sue labbra grondanti di umori’ La sensazione di penetrare nel corpo caldo di una femmina &egrave una delle più forti del sesso’ Me la gustai fino in fondo, lentamente, mentre le dita dentro Valeria si fermavano, per permettermi di concentrarmi su quel calore che si schiudeva avvolgendomi’ Valeria non tardò a mostrare il suo disappunto: cominciò a spingere il suo sedere tondo verso le mie dita, che ripresero subito il movimento, riuscendo a placarla almeno per un po’. Presi a muovermi dentro Céline, arrivandole fino in fondo, con movimenti lenti e controllati. Lei mi accoglieva golosa, ansimando sempre più forte, lasciandosi sfuggire di tanto in tanto qualche gridolino eccitato. Alla fine decisi di non distrarmi oltre: sfilai le dita dalla fica di Valeria, che a malincuore si mise a sedere e prese a toccarsi, afferrai le natiche della francese e guardai la mia amica al suo fianco.

– Non azzardarti a venire’

Mi sorrise, mentre io cominciavo a prendere Céline con tutta l’energia che avevo in corpo, fino a sentire dolore, rallentare e spingere in profondità, alternando delle vere e proprie sfuriate a degli affondi lenti. Céline era estasiata, e non riusciva più ad emettere alcun suono. Fu allora che portai il pollice sul suo culetto, massaggiandolo. Una stimolazione micidiale, per una ragazza eccitata. I miei colpi si fecero sempre più incisivi, fino a che le sue contrazioni con mi strinsero con forza e le sue grida non risuonarono tra le quattro pareti. Vale era assorta nel suo ditalino, le cosce aperte e gli occhi chiusi. Le braccia di Céline cedettero e crollò con il viso sul cuscino, fuggendo via dal nostro contatto’ Ancora lucido dei suoi umori, presi Valeria per le cosce e la tirai a me, facendola cadere con la schiena tra le lenzuola. Aprì gli occhi, giusto in tempo per vedermi entrare dentro di lei, preso da una foga incontrollabile di vederla godere. La presi per i seni, li strizzai leggermente mentre la scopavo con tutto me stesso, fino allo sfinimento che sarebbe arrivato di lì a poco. Vale era dall’orgasmo facile, e ancora una volta me lo confermò, gridando il suo piacere e graffiandomi la schiena. Le sue contrazioni mi stavano risucchiando anche l’anima’ Dovetti uscire a malincuore per non rischiare di venirle dentro. Per permetterle di godersi appieno l’orgasmo le infilai dentro le mie dita, portando poi la mia bocca sul suo clitoride. Continuò a gridare ancora per un po’, poi pian piano si calmò, lasciando spazio ai suoi gemiti eccitati. Decisi che sarei riuscito a farla godere ancora una volta, così mi misi di impegno a leccarla’ Ero un po’ stanco, così mi sdraiai e la feci di nuovo accomodare su di me. La sua fica sapeva di noi, ed era fantastica. Céline si era un po’ ripresa, ed ansimando imboccò la mia asta sfinita. Il prorompente piacere che mi annebbiava la mente non mi aiutò certo a concentrarmi’ Rallentai il ritmo delle leccate, fino quasi a fermare la lingua sul clitoride di Valeria’ Lei non si perse d’animo e cominciò a muovere il bacino per conto proprio. Sentii il mio piacere arrivare al limite, avrei voluto gridare ma Vale mi spingeva contro la sua fica bollente, e non potei fare altro che gemere in preda ad un orgasmo devastante che riempì la bocca avida di quella splendida ragazza francese’ Non la vidi ingoiare. Ripresi il mio lavoro tra le cosce di Vale. Durò pochi minuti ancora. Venne intensamente, sedendosi con tutto il suo peso su di me che la leccavo senza sosta’ Restò così qualche secondo, con il respiro mozzato, poi rotolò su un fianco, ansimando. Mi sentivo come se mi fosse passato sopra un treno, ma ero infinitamente felice di aver soddisfatto due femmine così sensuali e’

Il piacere via via scemava’ Quando aprii gli occhi non capii. Sentivo il mio orgasmo dissolversi pian piano nel piacevole senso di rilassamento che lo segue’ Misi a fuoco il viso di Celine che faceva capolino tra le mie cosce. Si alzò, con le labbra serrate. La vidi ingoiare. Il sogno sfumava in una realtà non meno piacevole. Venne a baciarmi sulle labbra, forse per l’ultima volta. Sentii il mio sapore sulla sua lingua, ma non mi diede fastidio’ Aveva le lacrime agli occhi, quando mi guardò:

– Ne m’oublie pas’

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