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Nadia era la ragazza di un mio compagno di corso, studiavo in una città del nord nota per una delle più antiche università italiane. Mauro, il nome del mio compagno di corso, lo avevo conosciuto il primo anno, lui era del luogo e mi aveva subito dato delle dritte logistiche molto utili. Io avevo preso in affitto un piccolo appartamento, stanza da letto, piccolo bagno e piccola cucina dove però si poteva mangiare.
Va da se che, vista la disponibilità e gentilezza di Mauro, avevamo legato ed avevo iniziato ad uscire con la compagnia di persone che frequentava lui. Fra di loro Nadia, la sua ragazza, né bella né brutta, alta 1,60 magra, una seconda di seno capelli biondi e, punti di forza, due splendidi occhi verdi ed una bocca carnosa con un sorriso smagliante. Il naso con una gobbetta però colpiva di più degli occhi così come colpiva l’espressione promettente. Aiutava il tutto il fatto che, indipendentemente dalla stagione, indossasse minigonne alte poco più di una striscia di tessuto che, essendo elasticizzate, disegnavano perfettamente il suo culo a mandolino, non stratosferico ma comunque molto piacevole.
Lasciai quasi subito un mazzo di chiavi di scorta a Mauro per ogni emergenza. Ogni 15 giorni tornavo a casa mia e nel caso avessi dimenticato le chiavi nella mia città avrei potuto entrare senza dover tornare indietro.
Gli avevo anche detto che poteva usare la casa purché non lasciasse sporco o casino.
Di solito tornavo la domenica sera col treno verso le 23 per cui il sabato sera e la domenica pomeriggio aveva il tempo di “intrattenersi” con Nadia.
Trovavo sempre tutto in ordine anzi più pulito di come avevo lasciato da single alla prima esperienza fuori casa.
Una domenica, causa sciopero dei treni che sarebbe iniziato alle 21, avevo anticipato il mio rientro al pomeriggio avvisando Mauro della cosa.
Quando verso le 18 arrivai sotto casa vidi la luce accesa essendo metà gennaio e quindi buio. All’epoca non c’erano i telefonini per cui, volendo evitare di piombare in casa e trovarli a scopare, suonai il citofono.
Dopo un minuto circa Mauro si affacciò scarmigliato alla finestra e mi fece cenno che potevo salire.
Entrato in casa trovai Mauro che mi aspettava mentre Nadia era in bagno. Quando ne uscì indossava la abituale mini, un paio di tacchi alti ed una canotta di maglina senza reggiseno che evidenziava i capezzoli dritti come chiodi.
Era evidente che li avessi interrotti sul più bello provai a scusarmi ma Mauro disse che era colpa sua che si era dimenticato che sarei arrivato al pomeriggio ma ebbi una strana sensazione come se più che dimenticarsi l’avesse fatto apposta.
Offrii loro di lasciare le mie cose, andare al cinema e tornare più tardi ma entrambi insistettero perché restassi e mi proposero di andare a mangiare una pizza, Nadia disse che avrebbe provato a chiedere ad una sua amica se voleva venire con noi.
Accettai di buon grado e ci accordammo per trovarci alle 20 davanti alla pizzeria.
Nadia e Mauro uscirono e li salutai lungo la scala del ballatoio dove c’era l’ingresso del mio appartamento.
Aprii il borsone e iniziai a mettere via i vestiti puliti. Presi il pigiama e sollevai il copriletto e trovai un paio di mutandine di pizzo viola, evidentemente Nadia se le era dimenticate dato il mio arrivo improvviso.
Sul comodino trovai anche un sacchetto che conteneva crema spermicida, ovuli ed un dildo. Sorrisi della cosa evidentemente a Nadia non bastava il cazzo di Mauro. Rimisi via tutto aggiungrndo nel sacchetto anche il capo di lingerie che avevo trovato nel letto.
La sera in pizzeria consegnai il sacchetto senza accennare a cosa ci fosse dentro anche perché Nadia, come promesso, aveva portato una sua compagna di classe, Lea, molto simpatica ma fra di noi non ci fu alcun tipo di attrazione e tornai a casa da solo.
Passarono i mesi ed iniziarono gli esami. Ne preparai un paio con Mauro mentre altri li preparai con altri compagni. Il caldo non aveva di molto cambiato il look di Nadia le mini avevano cambiato il materiale, da pelle e stoffe pesanti a jeans e cotone. Sopra il reggiseno era ormai sempre un optional e le canottiere erano sempre più scollate. Ogni volta che la vedevo mi veniva voglia di scoparla.
Nadia aveva appena superato in modo brillante la maturità con 58/60mi ma, per andare in vacanza, c’era ancora tutto luglio visto che aveva deciso di aspettare Mauro. Per poter fare una vacanza migliore aveva ottenuto un lavoro part time in un negozio di abbigliamento. Dato che era molto fantasiosa si occupava anche di fare le vetrine ed ogni volta che le preparava era uno spettacolo. Nadia non si preoccupava della posizione che prendeva così capitava che col culo rivolto verso il vetro, sistemasse qualche capo piegandosi a 90° e, data la scarsa lunghezza delle sue mini, esponesse il suo culo a pochi centimetri dal vetro. Lo scoprii un giorno che ero andato a prendere il pane per pranzare passando davanti al negozio dove Nadia lavorava (non sapevo ancora che fosse impiegata lì). Notai un gruppetto di ragazzi con gli occhi incollati alla vetrina, guardai anche io e vidi Nadia che stava completando il suo allestimento. Appena si ritirò, l’assembramento svanì ed un minuto dopo Nadia usciva dal negozio.
“Ciao Giovanni, cosa fai qua?”
“Ero andato a prendere il pane per pranzare e tu cosa fai adesso?”
“Penso di andare a prendermi un panino perché ho un’ora di tempo poi devo rientrare al lavoro, il padrone mi ha chiesto di fare anche le altre due vetrine”.
Sorrisi al pensiero di Nadia che mostrava il culo a chi passava per strada e, devo dire, mi venne il cazzo duro.
“Se sei di fretta e non hai nessun altro impegno perché non vieni da me a mangiare qualcosa, ne ho per tutti e due ed abito qui vicino così ci facciamo compagnia, ci prendiamo un caffè e rientri in tempo senza stress.
Mi sorrise “davvero? Sei proprio gentile vengo volenteri”
Salimmo da me avevo in programma di farmi un panino coi wurstel le proposi perciò questo menù che accettò di buon grado.
Misi a scaldare il pacchetto ed a tostare i panini. Era un pacchetto da 3 wurstel belli lunghi. Ne misi uno nel piatto di Nadia ed uno nel mio. Li condimmo con Ketchup e senape e dividemmo due birre da 66 con rutto da parte sua mentre ridacchiava dopo il terzo bicchiere.
Per non farla sentire in imbarazzo le risposi con un altro rutto e lei si mise a ridere ancora di più. Non era ubriaca ma sicuramente su di giri, evidentemente reggeva poco l’alcol e mi sentii in colpa visto che avrebbe dovuto rientrare dopo non molto al negozio.
“E’ avanzato un wurstel, ce lo smezziamo ?” mi chiese sempre ridacchiando. Le risposi “Ok”
E lì fece una cosa che non mi aspettai.
Prese il wurstel che era lungo e se lo mise in bocca avvicinandosi poi a me.
“Mangia la tua parte”. Non mi tirai indietro ed attaccai il wurstel dall’altro capo.
In breve ci trovammo bocca a bocca, mi fermai ma lei no baciandomi in una strana situazione in cui ognuno dei due aveva in bocca un pezzo di wurstel.
Mandammo giù ognuno la sua parte e cominciammo a pomiciare. Lei mi mise la mano in mezzo alle gambe iniziando una sega da sopra i pantaloncini per poi tirarmelo fuori. Poi si tolse la maglietta restando con la mini ed i sandali. Mi tolsi la maglia pure io restando completamente nudo e lei si abbassò e me lo prese in bocca per un paio di leccate poi alzandosi, mi prese per mano e mi portò in camera spingendomi sul letto.
“Hai dei preservativi?”
“No”
“Allora non possiamo scopare, ti dovrai accontentare del culo”
Trasalii, avevo avuto poche esperienze e mai a nessuna lo avevo messo nel culo.
Mi fece sdraiare poi si mise sopra di me appoggiando la cappella al buchino posteriore. Se lo strofinò, carico di saliva e liquido lubrificante e lo fece entrare senza molta fatica. Era evidente che era abituata a prenderlo lì. In breve il mio uccello fu tutto dentro le sue viscere. Iniziò ad andare su e giù toccandosi il clitoride ed ansimando pesantemente. In breve iniziò a godere ed anche io, sia per la situazione molto arrapante che per il trattamento ricevuto, le sborrai nel culo subito prima che esplodesse in un orgasmo rumoroso.
Come si era calata si sfilò, si diresse verso il bagno e mi disse “Metti su il caffè che non mi è rimasto molto tempo”.
Ancora nudo obbedii come un automa e quando lei uscì dal bagno la moka stava gorgogliando.
Versai il caffè in due tazzine, lo bevemmo amaro ed in piedi.
“Grazie per i wurstel” mi disse strizzandomi l’occhio.
Aveva pilotato la situazione dal momento in cui la avevo invitata a mangiare da me. Mi aveva preso all’amo ed ora mi sentivo in colpa nei confronti di Mauro.
Mi pulii e rivestii, da li a poco Mauro sarebbe arrivato per gli ultimi ritocchi alla preparazione che il giorno dopo ci avrebbe visto impegnati in uno esame scritto.

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