Cammino tra le gente, lungo il marciapiede gremito di gente frettolosa. Il viale del centro è rumoroso, affollato, sembra quasi festante. Il traffico è congestionato, i tram ostruiscono il passaggio dalle vie laterali, le persone tentano di attraversare da ogni parte, motorini e biciclette fanno lo slalom cercando di superare la colonna di auto strombazzanti. Tutto rumoroso, folle, esagerato. Cammino verso la piazza che si apre in fondo alla strada sentendo solo due rumori: i passi dei miei stivali che corrono sempre più veloci ed il mio cuore, che batte all’impazzata per il desiderio che mi spinge correndo sempre più verso la meta.
Il cuore batte ed io so perché.
Nella piazza, seduto sul muretto ci sarà lui. Mi separano solo pochi metri dall’angolo e finalmente lo vedrò. Eppure mi sembra che la distanza sia incolmabile. Vorrei poter correre verso di lui, abbracciarlo di slancio, invece cammino: apparentemente calma, elegante e composta, mentre dentro mi sento impazzire. Impazzisco dal desiderio di toccarlo, di vederlo davanti a me, ancora una volta.
L’angolo è sempre più vicino, il cuore non smette di battere. Non so decifrare cosa sento, non capisco cosa provo. Sono solo felice e già sento che il mondo scivola via da me. Non esiste già nient’altro. Solo io ed il mio desiderio. Lui e la mia passione.
Osservo la fine del muro oltre il quale dovrei riuscire a scorgere almeno una parte della piazza, quando d’improvviso compare il suo volto. Non ha resistito. Si è alzato ed ha cominciato a venirmi incontro. Non me l’aspettavo. Freno la mia camminata e lo osservo. Ancora non mi ha visto. Cammina a testa bassa, le mani nascoste nel giacchino di renna, sembra infreddolito; finalmente solleva lo sguardo incrociando immediatamente i miei occhi lucidi e festanti. Il cuore impazzisce, non riesco nemmeno a respirare.
Posso solo sorridergli.
Non esiste più nulla ora. Svaniscono i rumori del traffico, della gente che corre, che mi urta, i rumori di una città in continuo fermento. Non sento più nulla, né il freddo né la stanchezza. Svaniscono mesi di attesa, di frustrazioni ed aspettative deluse. Lui è qui, davanti a me. Era quello che desideravo.
Sono immobile, come schiacciata contro il muro. Aspetto. Il suo sguardo nei miei occhi mi inchioda, lasciandomi senza fiato. Si avvicina, incurante di chi osserva la scena, così come di chi ci ignora volutamente. Ci avvolge un alone di felicità, forse la gente ci ignora per questo. Le sue labbra sono vicino alle mie, sento il calore del suo respiro, i suoi occhi si perdono in me, ed ancora una volta mi saluta dicendomi che sono bellissima. Poi finalmente, le sue labbra toccano la mia bocca, la sua lingua calda si unisce alla mia: siamo, ancora una volta, solo noi.
Sento le sue mani cingermi la vita, salire lungo la schiena. Sento il suo corpo aderire al mio, mentre la bocca succhia le mie labbra. Mi sento sua anche lì, al centro della città, tra migliaia di persone che non possono vedere la mia crescente pazzia.
Camminiamo così, abbracciati, come fossimo due amanti normali: ci fissiamo, ci stringiamo, ci baciamo ad ogni passo. Ci abbracciamo ad ogni semaforo rosso, ci assaggiamo soffermandoci ad ogni vetrina. Svoltiamo nelle stradine meno trafficate, poggiandoci al muro per baciarci ancora. E poi, mano nella mano, camminiamo lentamente, sperando che il tempo non passi mai.
Sembriamo due amanti veri.
Vorremmo gridare a tutti cos’abbiamo per noi, cos’abbiamo scoperto, cosa custodiamo gelosamente. Vorremmo che il mondo sapesse della nostra incredibile ricchezza, della fortuna che solo noi abbiamo. Invece no, il nostro è un segreto, solo nostro.
Abbiamo altre vite. Questo è solo un piccolo ritaglio. Forse il tassello della felicità che mancava a completare le nostre vite ed ora abbiamo anche quello. Ogni tanto riusciamo a vivere quel piccolo ritaglio, così ricco, così pieno, così vero da bastarci fino alla volta successiva in cui l’incontro sarà ancora più emozionante.
Coltiviamo il nostro meraviglioso rapporto con cura. Dedizione. A volte con disperazione: la disperazione di chi teme che la lontananza, dopo aver tanto rafforzato la passione, possa distruggere il desiderio. Perché noi siamo così lontani, così legati alle nostre vite che spesso viviamo di immaginazione, di ricordi e di speranze. Il nostro è un amore difficile, eppure non vorrei fosse diverso.
Le porte scorrevoli dell’albergo ci accolgono aprendosi davanti a noi.
401. Quarto piano. Entriamo nell’ascensore stretto e buio. Il rumore delle porte che si richiudono dietro di me coincide con la consapevolezza di essere finalmente soli. Ma il viaggio verso la camera è breve. Eppure anche lì baci, abbracci, stretta tra le sue braccia, il viso nascosto nel suo collo ad inspirare il suo profumo meravigliosamente eccitante.
Arriviamo in camera quasi correndo. Nemmeno il tempo di guardarsi intorno, e siamo uniti. La sua bocca cerca la mia, il mio viso. Lo sento baciarmi, leccarmi le labbra, il mento, il collo e risalire. Lo sento baciarmi gli occhi chiusi, correre verso le orecchie ed infilarci la lingua, consapevole di farmi rabbrividire di piacere. Le sue mani slacciano di fretta i bottoni della camicia, cercando i seni. Il reggiseno vola via come d’incanto, mentre con la bocca scende a succhiarmi i capezzoli. Quante volte la sua voce mi chiedeva di toccarmi i seni, di stringermi i capezzoli. Quante volte ho ubbidito alla sua voce attraverso un telefono. Ed ora è qui. Lascio che mi guidi verso il piacere. Lascio che mi spogli completamente, lasciandomi nuda sul letto, con solo gli stivali e la collana ad abbellire il chiarore della mia pelle. Lo vedo inginocchiarsi al bordo del letto, aprirmi le gambe con delicatezza. Sento il respiro che prima avevo sul viso scaldarmi tra le gambe. Le sue dita mi cercano con dolcezza, scoprendo il mio segreto dal quale sgorgano gocce di piacere. La sua lingua calda si poggia sul mio desiderio facendomi sussultare. Lo sento succhiare ogni stilla di voglia, lo sento penetrarmi con la lingua, con le dita e la lingua ancora. Il suo respiro è dentro di me. Inarco la schiena tra gli spasimi di piacere che solo lui sa donarmi, mentre le dita colme del mio sapore corrono lungo il mio corpo fino alla bocca. Lecco le sue dita che sanno di me, mentre lo sento leccare ancora il mio desiderio che sgorga senza freno.
Così abbandonata lascio che risalga verso di me, che la lingua disegni immaginarie strade di piacere sulla pelle che rabbrividisce ad ogni tocco. Lecco ancora le sue dita, la sua lingua e finalmente succhio la sua bocca. Lo stringo con forza a me, sento il suo membro duro spingere e varcare con dolcezza la soglia di un desiderio ormai incontrollabile. Spinge dentro di me, dentro e fuori, mentre la sua lingua ripete l’identico movimento nella mia bocca. Siamo finalmente avvinghiati: due corpi che si desideravano con forza, con passione. Come se per noi fosse ossigeno. Poggia le braccia sul letto, sollevandosi leggermente dal mio viso. Apro gli occhi, osservando il suo sguardo perso, ascoltando il suo respiro affannoso, annusando il profumo del dopobarba che mi riempie la mente. Lo sento spingere dentro di me, aumentare il ritmo, mentre anch’io mi perdo con lui in un delirio di sensi. Gridiamo insieme. Meravigliosamente insieme.
E poi il buio’
Lo sguardo segue il perimetro della stanza. Corre sul letto disfatto, sui vestiti gettati a terra, sugli anelli tolti in fretta e rotolati sul comodino. Un giornale poggiato sulla mensola, un bicchiere vuoto e il suo profumo, ovunque. Annuso l’aria e sento ancora la sua presenza. Mi bacio le mani che l’hanno accarezzato e sento il suo odore su di me. L’odore meravigliosamente eccitante della sua pelle, la barba ruvida di sera, la pelle liscia e fresca di mattina. Sollevo lo sguardo e rivedo i suoi gesti, lenti e meticolosi, lo rivedo nudo passeggiare per la stanza, sedersi accanto a me e baciarmi. Mi guardo nello specchio. La camicia di seta copre la mia nudità, ancora calda e fremente della passione che ci ha uniti. I miei occhi sono ricchi e tremendamente tristi. La sua musica risuona nelle orecchie evocandomi i momenti belli, le finte litigate, i baci, le carezze, il suo calore.
E’ il momento dell’addio. La porta si è appena richiusa dietro alla sua sagoma che silenziosamente tornava alla sua vita, ed io alla mia. Ma i miei occhi bruciano, ricacciando indietro lacrime che non dovrebbero esserci, tentando di frenare la tristezza che non potrà mai sopraffare la felicità. I miei giorni di sogno sono finiti, ognuno torna a recitare il copione che gli è stato assegnato. Ma il ricordo mi scalderà il cuore, ancora, sempre.
Seduta sul letto, sola, tento disperatamente di lasciare che le immagini vadano a collocarsi nella mia mente: aspetto che il suo odore diventi un’idea della mia fantasia, che i suoi baci tornino ad essere un desiderio, che la pelle che brucia si raffreddi lentamente.
Cammino a piedi nudi per la stanza ripercorrendo i suoi passi, toccando ciò che ha toccato, cercando qualcosa che possa aver dimenticato. Cerco tracce della sua presenza, come se tornare ad essere amanti lontani significasse non esistere davvero. Cerco nella valigia tutti i regali che mi ha portato. Il più gradito è quello non programmato. Indosso le cuffie e lascio che la musica mi entri nella mente. Poggio la testa sul cuscino mentre i miei occhi si riempiono di lacrime. Non le freno, non più. Ora sento solo dolore, un dolore grande, acuto e profondo. Il dolore di un addio che non vorresti dire, dell’ultimo bacio che non avresti mai voluto dare. Il dolore dell’abbraccio che gli ho dato davanti alla porta. Io nuda, lui vestito. Io così piccola davanti alla sua apparente tranquillità ed alla mia evidente disperazione. Il dolore delle sue ultime parole, mentre io non sono nemmeno riuscita a parlare.
E allora ti chiedi cosa fare.
Ne abbiamo parlato tanto, cercando soluzioni che non esistono.
Ora devo solo fare un passo indietro. Ho avuto la mia parte, ora devo tornare alla mia vita. Devo cercare di convivere con la sua immagine impressa, indelebile, nella mia mente. Devo riuscire a trovare la forza di sorridere anche se lui non c’é. Devo rallentare la mia passione, il mio desiderio che cresce in me se solo penso a lui, al suo sguardo, al suo sorriso. Ripercorro i nostri momenti: le mani strette nella tasca, affrontando il freddo della sera in una piazza deserta e splendida. Penso al suo imbarazzo mentre il mio piede nudo lo cercava sotto un tavolo del ristorante. I suoi occhi fissi nei miei a cercare di frenare la voglia che non potevo controllare. Penso al desiderio di correre in albergo per essere ancora noi, uniti e insieme. Penso a quando mi ha detto che sono la sua donna, penso a quando mi ha detto che voleva stare sempre dentro di me, che avrebbe voluto fare l’amore con me, tutta la notte.
Penso che fare un passo indietro sarà molto difficile, ma ci riuscirò, per la prossima volta. Sarò ancora qui, ad aspettarlo, a donargli tutta me stessa, ed ogni volta sarà più bello di prima.
Devo riuscirci, almeno provarci’.
Mi sdraio sul letto, dalla sua parte. E’ ancora calda. Sul cuscino il suo profumo inebriante. Chiudo gli occhi. Anche la musica è finita.
Voglio solo dormire’..
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…