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Racconti Erotici Etero

Una giornata bollente (parte 1)

By 12 Agosto 2024No Comments

La storia è basata su fatti realmente accaduti, tuttavia i nomi sono stati cambiati per rispetto della privacy dei protagonisti.

In una afosa giornata di luglio ci ritroviamo tra amici della palestra per grigliare. La location è la casa di Gabriel, argentino, che ci ospita per la giornata nell’appartamento in una zona popolare della città, che condivide con una ragazza spagnola di nome Sara. Oggi però la coinquilina l’abbiamo vista solo di sfuggita al nostro arrivo. Appena uscita Gabriel ci ha spiegato che usciva per raggiungere la sua scopata settimanale: pare che Sara sia una bella ninfomane che non disdegna portare a letto indistintamente maschi e femmine almeno un paio di volte a settimana ed a lui è già capitato di ritrovarsi in mezzo a situazioni bollenti. Magari ne parleremo un’altra volta.

Oltre al padrone di casa ci sono Roberto, Paolo, Lucia, Barbara e poi io che mi chiamo Enrico, con la mia compagna Giorgia.
L’età media è intorno ai 22 anni, se escludiamo il sottoscritto che ha da poco superato i 40 ma ho ancora una mentalità piuttosto giovanile. Loro sono tutti atletici, mentre io ormai frequento la palestra solo per muovermi un po’: la pancia prominente e la relazione stabile, ormai quasi decennale, mi hanno messo fuori dai giochi di seduzione e conquista, di cui ero tanto appassionato. C’è anche da dire che Giorgia non mi ha mai fatto mancare nulla in fatto di sesso, ma ammetto che il brivido della trasgressione è sempre intrigante.

I racconti su Sara del padrone di casa poi non hanno risvegliato solo i miei desideri sopiti, ma hanno scombussolato la timida Lucia che, insieme a Gabriel è l’unica single. Ci conosciamo poco, perché frequentando la palestra in orari diversi non abbiamo mai scambiato più di 3 parole e non mi sono mai soffermato ad osservarne le fattezze. Quel giorno, il caldo l’ha spinta ad indossare un vestitino beige leggero, senza spalline, mettendo in mostra tutte le sue grazie. Il suo corpo è da “petite”: una prima/seconda di seno, un metro e 60, fisico minuto e tonico, occhi azzurro/grigi e capelli biondi molto chiari. Ha 20 anni, ma all’apparenza è anche più giovane e sembra pudica ed introversa: la tipica preda che anni fa mi avrebbe fatto partire a caccia, ma oggi e con tutta questa gente intorno, da subito mi convinco che non ci sia alcuna possibilità.

La casa è grande e Gabriel ci mostra per prima la sua camera da letto che è l’unica stanza con l’aria condizionata e la tv per guardare le Olimpiadi in corso, poi inizia a preparare la griglia sul balcone della camera, mentre noi altri ci dirigiamo in sala da pranzo, che ha altri due balconcini e un angolo cottura.
Io sono seduto al tavolo a chiacchierare insieme a Roberto e Barbara, che è accanto a me, e per tutto il tempo che la guardo parlare, noto sullo sfondo dietro di lei Giorgia che chiacchiera con Lucia sul divano. C’è poco da dire: con il suo visino innocente, Lucia attizza un sacco.
Ad un certo punto entra Gabriel che chiede aiuto a Roberto con la griglia; io resto al tavolo, mentre le ragazze si riuniscono sul divano a parlare e sento i complimenti di Barbara e Giorgia per il vestito di Lucia: “È davvero bello! E sembra anche molto comodo” dice la prima; “Si, d’estate preferisco avere meno tessuto possibile addosso” risponde sorridendo Lucia.
Nella mia mente perversa quelle parole sortiscono immediatamente una intuibile curiosità. Abbasso lo sguardo e noto che, non avendo accavallato le gambe, la luce riflessa sul pavimento lucido mostra inequivocabilmente l’assenza di intimo. La visione mi scatena una discreta erezione che fortunatamente nascondo grazie al tavolo ed ai boxer un po’ stretti, ma lo stato di eccitazione permane inesorabile.

Finalmente ci attiviamo per apparecchiare: non abbiamo ancora messo le posate che ci rendiamo conto del fatto che, complice una scarsa organizzazione, nessuno aveva portato birra o vino. Giorgia e Paolo si offrono per andare in spedizione al primo negozio che possa averne di fresche da frigo, in modo da non dover aspettare per bere.
Non molto dopo la loro uscita, spunta Gabriel tutto trafelato e ci comunica che non c’è abbastanza carbonella: essendo che gli altri arriveranno già carichi di bottiglie, manda Roberto a recuperarne e Barbara si offre per fargli compagnia, mentre io e Lucia finiamo di sistemare il tavolo per poi accomodarci sul letto della camera a vedere qualche gara olimpica al fresco. Con l’aria condizionata che spinge, i capezzoli di Lucia fanno capolino da sotto al sottile tessuto del vestito e la mia erezione si ripropone sempre più visibilmente. Questa volta non c’è niente che la possa nascondere e gli occhi timidi di Lucia più volte sbirciano nella direzione del bozzo in mezzo alle mie gambe.

Come se non bastassero le dimenticanze a tardare il pranzo, Gabriel rientra per dirci che il vicino del piano di sotto si sta lamentando animatamente del fumo e quindi decide di scendere per discuterci e calmarlo prima che faccia un casino e chiami la polizia. Gli chiedo se ha bisogno di un supporto, ma preferisce andare da solo per non farlo sentire aggredito e così resto seduto sul bordo del letto con Lucia.

In quel momento penso che non avrò un’altra occasione così ed appena Gabriel si chiude la porta alle spalle, abbasso lo sguardo verso la coscia nuda di Lucia (con una leggera peluria bionda quasi impercettibile), ci poso la mano sopra e le chiedo, con tono malizioso, se quello che stava guardando le piacesse. 
Un po’ spiazzata dal gesto ed avendo paura di essere stata beccata a sbirciare, risponde balbettando che il nuoto le piace e le piace guardare, che, che, che…. Ma mentre cerca di articolare altre parole, il respiro le si blocca in gola quando la mia mano sale verso l’inguine spostando il tessuto beige del vestito: “Sai bene che non parlavo della tv. Ho visto come lo guardi”. Mentre ormai le mie dita stavano giocando con i riccioli biondo del suo pube, l’altra mano tirava fuori il mio uccello dalla patta, suscitando una serie di sussulti ed una costante accelerazione del respiro di Lucia.

Essendo seduta con le cosce sul letto, i piedi penzoloni e le mani appoggiate dietro la schiena per tenersi su, ho trovato un facile passaggio in mezzo alle sue gambe un po’ aperte, mentre lei aveva gli occhi fissi sul mio pene eretto (non una lunghezza da film porno, sui 16-17 centimetri, ma molto largo e duro).
Immobile, con il cuore che batte sempre di più, Lucia distoglie lo sguardo dalla mia cappella lucida solo quando le mie dita si appoggiano al cappuccio del clitoride e il medio scende lentamente tra le labbra bagnate raccogliendo i suoi umori.
Lei chiude gli occhi, inspira: è visibilmente su di giri e non si accorge che la mia mano non sta più esplorando il suo sesso e si riprende solo nel momento in cui sente il mio dito bagnato appoggiarsi sulla sua bocca semiaperta, massaggiando lentamente il labbro inferiore per inebriarla con l’odore ed il sapore dei suoi stessi liquidi densi e gelatinosi.

Mentre con una mano le torturo i capezzoli e con l’altra torno a stuzzicare il clitoride, sento il telefono appoggiato sul letto vibrare più volte e leggo sullo schermo che le due spedizioni stanno avendo problemi a trovare negozi aperti la domenica che abbiano birre già fredde e la carbonella, così come sento Gabriel ancora discutere dal piano di sotto attraverso finestra socchiusa e decido che è ora di darle il colpo di grazia.

Appena si lascia scappare il primo gemito, mollo tutto, la prendo di peso e la metto in piedi davanti a me per sfilarle il vestito con un rapido gesto, lasciandola completamente nuda e senza fiato, che mi fissa come un cervo con un TIR che sta per travolgerlo.
Il suo corpo nudo è uno spettacolo raro: i capezzoli eretti per via dell’aria fredda e dell’eccitazione svettano sui piccoli seni, la pelle candida e liscia, il pube adornato da un piccolo cespuglio di peli quasi trasparenti e le grandi labbra perfettamente glabre imperlate di umori.

“Sei fradicia.” Le dico. “Più bagnata di così non potresti. Non c’è bisogno che tu dica nulla per capire cosa vuoi.”
Lei resta immobile ed inebetita: “Abbiamo poco tempo e il mio cazzo è già duro. Sieditici sopra” le ordino.
Le gambe sembrano cederle all’improvviso, tanto che si appoggia a me con una mano, mentre mi rendo conto che le mie parole hanno accentuato il suo stato di eccitazione e approfitto del suo momento di fragilità per girarla; lei si lascia maneggiare come una bambola e quando allargo un po’ le gambe per farle spazio mentre la faccio sedere sul mio membro, mi rendo conto che la sia figa sta gocciolando copiosa e costante già da un po’ sul pavimento e, prima ancora, sul letto.

Per quanto i tempi siano stretti, voglio godermi ogni istante e voglio che se lo goda anche lei. Appena avviene il contatto tra i nostri sessi, la sento sussultare tra le mie mani. La muovo lentamente avanti ed indietro, in modo che i due sessi condividano i loro liquidi e la frizione aumenti ulteriormente il grado di eccitazione.
Dopo averla posizionata in modo da agevolare la penetrazione, col suo peso appoggiato sulla mia verga eretta, abbasso le mani dai fianchi alle sue natiche allargandole e all’improvviso il suo corpo cade di alcuni centimetri, come se avesse trovato di botto il giusto incastro.

Lucia trattiene a denti stretti un lungo urlo di piacere, in modo che non si senta da fuori dove ci sono sempre Gabriel e il vicino che discutono al piano di sotto. Per le mie orecchie è come una conferma: dietro lo sguardo tenero e il viso candido, la cagnetta si è finalmente decisa a lasciarsi andare.
Dopo aver ripreso fiato, ferma con la schiena appoggiata al mio petto e mezzo cazzo infilato dentro, gira la testa verso di me implorandomi di averne ancora: “ti prego, ancora… di più…”.
Sapendo che con le sue gambe chiuse avrei avuto poche possibilità di far entrare ulteriormente il mio membro largo dentro di lei, le presi di nuovo il culo tra le mani e la sollevai sfilandomela di dosso e suscitando in lei un flebile e disperato “no…”.
Mi inoltro sul letto portandomela appresso, in modo che lei possa appoggiare i piedi, mentre punto nuovamente il suo pertugio sulla mia cappella, facendola scendere lentamente per farle assaporare ogni millimetro dell’asta rigida che si allarga sempre più verso la radice.
Ora è completamente piena, ferma, quasi in apnea, per poi cominciare lentamente a salire e scendere ritmicamente sul mio palo fradicio.

Il tempo sta passando e, dai messaggi che ogni tanto riesco a sbirciare sul blocca-schermo del telefono, pare che il resto della compagnia sta lentamente tornando verso casa, così decido di giocare un po’ con la sua mente e farla godere con le parole. 

Mentre mi cavalca dolcemente le sussurro all’orecchio: “Pensa se adesso rientrasse la coinquilina di Gabriel.”
Il movimento del suo corpo si interrompe all’improvviso, come se fosse tornata alla consapevolezza che presto non saremmo stati più soli e sembra andare un po’ nel panico balbettando del fatto che avesse fatto un macello e il vestito e se arrivano gli altri, etc…
Intanto mentre con le mani faccio ripartire il suo e giù sul mio cazzo, mi riavvicino col viso al suo dicendo in maniera sensuale “Chiudi gli occhi. Immagina che in questo momento, mentre vai su e giù, Sara sia in ginocchio qui davanti con la lingua che passa dal mio cazzo alle tue labbra, dalle mie palle al clitoride e ancora e ancora e ancora…”.
Ed eccola di nuovo che, in un crescendo di “ancora, ancora” Lucia si trova in preda ad un furioso orgasmo che le fa allargare ulteriormente la figa permettendomi di affondare fino alla radice il mio cazzo che ormai è al limite.

Piano piano si riprende e cerca di articolare frasi di senso compiuto: “Non ho mai goduto così… non ho mai goduto così tante volte, è devastante.” Nel mentre si dimena come se non ne avesse mai abbastanza “La tua voce… le tue parole… non avrei mai immaginato che mi avrebbero scatenato tutto questo… mi fai sentire sporca… troia…”.
“La mia troia”, le sussurro io.
“Dovresti trovarti degli amanti con un po’ più di esperienza”, le dico.
Lei ha un sussulto d’orgoglio: con agilità ruota sul mio cazzo di 180 gradi fino a trovarmela faccia a faccia e mi infila la lingua in bocca. Inizia un lento movimento di bacino avanti e indietro che mi fa diventare, se possibile, ancora più duro, fino a quando si stacca dalla mia bocca, mi spinge con la schiena sul letto e, iniziando a cavalcarmi sempre più veloce a smorzacandela con lo sguardo in estasi, mi dice: “Gli altri potrebbero arrivare da un momento all’altro, quindi non c’è tempo per troppe pulizie: vienimi tutto dentro!”.

Per me è una di quelle frasi che di solito mandano in tilt la capacità di pensare.

Il mio cervello ha un microscopico scampolo di lucidità: le chiedo se prende la pillola e lei “No, ma mia sorella è farmacista e una pillola del giorno dopo gliela posso chiedere. Ho sempre desiderato di provare la sensazione di godere mentre vengo riempita di sborra: dammela! La voglio tutta!”.

Fine del mio scampolo di lucidità.

Riprende al massimo il ritmo della cavalcata, quando si accorge che sono al limite si inclina all’indietro, mi afferra le palle e le scarico dentro litri di crema bianca con cui le farcisco la fregna a mo di cannolo, con lei che comincia a venire sbrodolandomi il pube.

Dopo qualche istante di black-out mi ripiglio e la scena che mi si para davanti mi coglie decisamente di sorpresa: Lucia in piedi sopra di me, con la mano a coppetta che raccoglie il cocktail di sborrate che le sgorga dalla figa, e se la versa in gola, per poi leccarsi la mano fino in fondo.
Poi si rimette il vestito e come se nulla fosse: “Quella che avanza voglio sentirmela dentro tutto il giorno”, mi dice facendomi l’occhiolino.
Io resto senza parole. Mentre esce dalla stanza per andare in bagno a lavarsi le mani, io do una ripulita per terra con un asciugamano trovato in giro, quando sento la porta di casa aprirsi e mi ricompongo velocemente rimettendo dentro la mercanzia e sistemando i vestiti che avevo tenuto indosso tutto il tempo.

L’aria condizionata della stanza ha ridotto al minimo la sudorazione, ma ho avuto i brividi quando andando in corridoio ho incrociato Lucia che usciva dal bagno e Giorgia che le bisbigliava che aveva qualche goccia che le colava dall’interno coscia. Per fortuna Lucia aveva già ripreso la sua espressione timida ed innocente, quindi ha sorriso ad Giorgia ringraziandola e rispondendo che sarebbe rientrata in bagno ad asciugarsi meglio.
Sospiro di sollievo. In più, al suo rientro, Gabriel esulta per aver convinto il vicino a non rompere le palle in cambio di un paio di braciole e ci invita a fargli compagni sul balcone intorno alla brace con le birre fresche appena comprate.

Anche se io il mio momento di fuoco sapevo perfettamente di averlo già avuta.

PND

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