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Racconti Erotici Etero

Una storia di pianerottolo

By 31 Gennaio 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Una storia di pianerottolo

La cosa mi è capitata lo scorso mese di settembre. Il bel tempo allungava ancora un po’ il clima delle vacanze, ma l’imminenza della sessione autunnale degli esami universitari mi richiamava al dovere. Per cui, nonostante mi rompesse non poco tornare a casa a preparare l’esame di scienze delle finanze (tostissimo!), nel pieno della canicola ho lasciato i perdigiorno dei miei amici al bar e mi sono ritirato.
Il caso ha voluto che, proprio sulle scale del mio palazzo, mi sono trovato davanti il culo maestoso della vedova che abita al mio stesso piano, la signora Aurora, una bella donna di una cinquantina d’anni, sempre vestita di nero, con tre figli ormai grandi, l’ultimo dei quali mio coetaneo e studente come me.
L’avevo vista tante volte, qualche volta si intratteneva sul pianerottolo con mia madre, ma non avevo mai avuto occasione di averla lì tanto vicina. Lei saliva davanti a me con quel bel mappamondo ondeggiante e, rampa dopo rampa, seguivo l’arrapante saliscendi delle sue chiappe sbirciando sul davanti il rimbalzo vistoso delle sue tettone. Uno spettacolo mozzafiato che mi trasmetteva un formicolìo alle mani, tanto più che, per il caldo ed il sudore, il suo vestitino leggero si attaccava alla pelle e metteva in bella mostra i contorni delle sue forme voluminose, lo spacco centrale e le pieghe inferiori delle sue natiche.
Avevo la tentazione fortissima di allungarle una bella manata, ma arrivammo molto presto al suo pianerottolo, la signora si voltò appena a salutarmi e scomparve dietro la porta di casa. E a me non restò di scaricare l’eccitazione repressa in un bel segone in bagno.
Ma era destino che la dovessi incrociare di nuovo. Appena un paio di giorni dopo, verso le 10 di mattina, me la ritrovai davanti a me nelle scale inchinata a 90 gradi mentre lavava la scalinata davanti alla sua porta. Piegata com’era, con le gambe e le mani che si muovevano sincronicamente, la gonna nera si era alzata abbastanza ed io, che venivo dal basso, potevo vederle le cosce sino quasi al bordo delle mutandine. Salii fino a impattare col suo culone in movimento e, con un movimento istintivo, le cinsi la vita da dietro e schiacciai la mia patta già ingrossata contro le sue chiappe.
La signora si bloccò sorpresa, girò appena il viso verso di me e mi fulminò con gli occhi:
‘Ma che fai, cretino!?… sei impazzito? ‘. Giù quelle mani! ‘ Guarda che lo dico a tua madre!’
Ma, non so con quanta incoscienza, non mollai, continuai a tenerla avvinghiata così, anzi aumentai la pressione del mio bacino contro il suo didietro.
‘Ma ‘ ma cosa vuoi fare? ‘.’, riprese a protestare, ‘lasciami, screanzato!’
Non le diedi ascolto, cominciai a frugare con la mano destra sotto la gonna, intrufolai due-tre dita sotto la mutandina e le spinsi sin dentro la sua ficona pelosa, cominciando subito a titillarle il clito e a tormentarle le labbra interne.
‘Ma che fai, disgraziato?’, si lamentava la donna ansando e gemendo, ‘dio mio ‘. ma sei uscito di testa?’
Per fortuna, a quell’ora, nelle scale non c’era anima viva. Perciò continuai imperterrito a tenerla bloccata in ginocchio sulle scale, con il cazzo che premeva imperiosamente contro il suo culo e la mano che ormai aveva preso possesso della sua fica e la sgrillettava freneticamente.
Andammo avanti così per tre-quattro minuti, poi, tra gemiti e urletti appena trattenuti, la signora si abbandonò ad un orgasmo lungo e squassante, agitandosi come in preda ad un attacco di epilessia e rilasciandomi tra le dita un abbondante effluvio di succo vaginale.
‘Aaaahhhh ‘.. mamma che spremuta ‘.. mmmmm ” sei un diavolo!’, esclamò quasi delirando, mentre si accasciava lì sulle scale.
Naturalmente avevo il cazzo che stava lì lì per scoppiare; approfittai del suo stato di deliquio, le tirai giù le mutandine e lo infilai direttamente nella fica sbrodolante. Poi, afferrandola per le tettone, la stantuffai con forza per mezzo minuto e le schizzai tra le pareti calde della fica, grugnendo come un maiale per il piacere e mescolando il mio sperma ai suoi umori.
Confusa com’era, mi lasciò fare senza opporre resistenza e restò ancora un po’ in quella posizione per consentirmi di rilassarmi per un momento, di allentare la morsa e di risistemarmi i pantaloni. Poi si girò, si rialzò in piedi, con rivoli di sborra che ancora le colavano lungo le cosce, mi guardò con occhi avvelenati e mi assestò in faccia un sonoro ceffone:
‘Porco!…. Vergognati!’, mi sibilò e rientrò frettolosamente in casa.
Non credevo ancora a quello che mi era capitato. Non mi sembrava vera la sfacciata arditezza che avevo avuto, era incredibile la facilità con cui ero riuscito a far sborrare la vedova ed a scoparmela, sia pure piuttosto sbrigativamente. Non poteva finire così.
Nei giorni successivi mi misi più volte in attesa nelle scale negli orari più propizi confidando nella buona sorte. E fortuna volle che, appunto tre giorni dopo, la sorprendessi mentre rientrava a casa verso mezzogiorno con le buste della spesa. Io sostavo sul suo pianerottolo, lei stava salendo le scale. Appena mi vide a distanza ebbe un tremito e si bloccò interdetta. Le sorrisi e le feci segno di continuare a salire. Quando mi arrivò vicino, si guardò intorno per vedere se c’erano presenze importune, poi mi disse guardandomi torva negli occhi:
‘Cosa vuoi ancora? ‘ non ti è bastato lo schifo dell’altro giorno?’
Le risposi sghignazzando:
‘Mah, per la verità non mi siete sembrata schifata ‘. Io però volevo scusarmi per aver ceduto alla tentazione ‘ ‘
Era curioso quel rispettoso ‘voi’ che le riservavo mentre continuavo nella mia ribalderia.
‘Hai la faccia tosta di venire ancora ad importunarmi?’, ribattè lei polemicamente.
‘Vi volevo solo ringraziare ‘ è stato molto bello, no?’, le dissi con un sorriso accattivante, cingendole la vita e attirandola a me.
Cercò di divincolarsi ma, impedita com’era dalle buste che reggeva nelle due mani, non potè impedirmi di stringerla ancor di più, di palparla sul didietro e di sporgermi a baciarla sulla bocca.
‘Ma ‘ ma cosa fai? ‘. Vuoi che mi metta a gridare?’, mi disse a voce bassa mentre cercava di resistere al mio abbraccio.
La strinsi ancor più decisamente a me continuando a sbaciucchiarla e a palparla e tentando di infilarle la lingua in bocca.
‘Smettila! ‘ ma che ti prende?! ”, mi supplicò, ‘ti prego, possono vederci’..’
‘Sì, avete ragione’, le dissi conciliante, ‘entriamo in casa!’
Le liberai le mani dalle buste per consentirle di aprire la porta e mi introdussi in casa dietro di lei. Appena dentro, lasciai cadere a terra le buste e l’aggredii alle spalle prendendola per le tette e cominciando a sbaciucchiarle il collo.
‘Basta! Basta!’, protestò lei, ‘la vuoi finire?’.
La rigirai verso di me e l’abbracciai forte, quasi a farle perdere il respiro, poi mi lanciai verso la sua bocca e, forzando un po’ della sua resistenza, riuscii ad inserire la mia lingua. In breve la sua resistenza cominciò a scemare e avvertii che anche la sua lingua cominciava a saettare ed il suo corpo si lasciava andare.
Ora limonavamo in perfetta reciprocità sdilinguandoci lascivamente. Io la stringevo a me per le chiappe, lei mi aveva passato le sue braccia dietro la schiena, i nostri bacini si strusciavano con una pressione crescente, tanto che lei stessa abbassò una mano verso il mio sesso come a controllare lo stato di estensione della mia protuberanza inguinale.
‘Siamo dei pazzi!’, esclamò affannata tra un bacio e l’altro.
‘Siete voi che mi fate impazzire!’, le risposi pieno di bramosia aprendole sul davanti la camicetta nera e tirando fuori le sue rigogliose mammellone, che mi piegai subito a leccare e ciucciare.
‘Oh, sììì ‘ che caro che sei! ‘. vuoi leccare le tette della mamma, vero? ‘. mmmm’.’, sospirava lei accarezzandomi teneramente la testa, ‘aaahhhh ‘.. piano, piano, non coi denti’. così, sììììì ‘. che dolcezza!’
Si era appoggiata col sedere al tavolo e, mentre io mi perdevo con la testa in quel mare di carne morbida, aveva cominciato ad armeggiare coi miei pantaloni e piano piano mi aveva tirato fuori il cazzo scalpitante.
‘Oh come sei eccitato, bambino mio!’, diceva impugnandolo e tirandomelo con una certa forza, ‘possibile che una vecchia signora come me ti provochi tutto questo rimescolamento!?’
Lo diceva con evidente autocompiacimento ed io, per conquistarla definitivamente, pensai di rincarare la dose:
‘Avete visto voi stessa l’effetto che mi fate ‘. penso che mi perdonerete se l’altro giorno vi ho aggredita sulle scale’. non capita tutti i giorni di avere a che fare con una signora tanto affascinante e arrapante!’
Mollò il cazzo, si sistemò un po’ meglio le zinne cascanti e si illuminò in un sorriso di grande soddisfazione:
‘E chi l’avrebbe detto che alla tua età si è già così galanti!…. Ma vieni, mettiamoci più comodi!’
Si accomodò sul divano e mi fece segno di avvicinarmi. Avevo ancora il cazzo fuori e spasmodicamente teso, proprio all’altezza del suo viso. Lo riagguantò con le mani e, senza colpo ferire, lo fece sparire nella sua bocca carnosa.
Dio che bocchino favoloso! La signora Aurora mi succhiava aspirando con forza, mulinando la lingua e massaggiandomi le palle. Non ci impiegò più di due-tre minuti a farmi esplodere e ad ingoiare avidamente la crema liquida dei miei coglioni.
‘Mamma, quanta ne hai cacciata!’, esclamò alla fine deglutendo e facendo schioccare ancora la sua bocca impastata.
Mi lasciai cadere sul divano, svuotato di energie. Lei invece si alzò in piedi e cominciò a svestirsi, denudando poco alla volta un corpo sorprendentemente superbo. Le zinne sovrabbondanti pendevano verso la pancia, le coscione avvolgenti e i fianchi larghi rivelavano qualche dilatazione cellulitica, ma il tutto manteneva una certa tonicità, anche sul versante posteriore, con due chiappone sode particolarmente invitanti.
‘Ehi, dov’è finita tutta quella baldanza? non mi dirai che ti ho messo già fuori gioco!’, sghignazzò ridestandomi dal momentaneo torpore e invitandomi a seguirla in camera da letto.
Mi liberai anch’io dei miei vestiti, lei si distese sul letto a gambe larghe dischiudendo oscenamente la ficona pelosa. Fui letteralmente attratto da quella macchia scura e mi lanciai come un ossesso a leccargliela e succhiargliela. Lei attorcigliò le gambe dietro la mia testa e cominciò a dimenarsi come una invasata. Col naso interamente affondato nei suoi peli, respiravo a fatica. Rialzai la testa proprio per non restare soffocato. Ma lei, premendo con le mani sulla mia nuca, mi teneva lì, in quella morsa e gridava:
‘Noooo ‘. continuaaaa ” non mi lasciare sul più belloooo ‘.. daiiiii ‘.. sìììììì ‘.. cosììììì ‘.. bravooooo ‘.. ancoraaaaa ” ora, oraaaa ‘.. vengo, vengo” sì, vengooooo ”’
Chissà da quanto tempo non eiaculava due volte di seguito! Certo è che sentii la bocca, il naso e il mento inondati da una emulsione abbondante, di sapore acre, mentre il suo corpo continuava a scuotersi e contorcersi prima di rilassarsi profondamente e lei delirava quasi cantilenando:
‘Dio mio ‘ dio mio ‘. che beatitudine! ‘.. sei una manna del cielo, ragazzo! ‘. bravo, stupendo!!!’
La porcona si godeva il più bell’orgasmo dei suoi ultimi vent’anni, a me il cazzo era tornato a inalberarsi e scalpitava di immergersi in quel mare di carne e di calore. Quando mi risollevai, lei, distesa a cosce larghe, con la fica ancora sbrodolante, mi guardò dal basso in alto e non potè fare a meno di esclamare, rivolgendosi al cazzo:
‘Hai ragione, poverino! ‘. Sono stata egoista, ho pensato solo a me stessa ‘. Vedo, vedo che stai soffrendo ‘. vieni, vieni qui in mezzo alle mie tette ‘ dai, vieni!’
Seguendo il suo invito mi sedetti sulla sua pancia, lei si impadronì del mio bastone indurito e cominciò a stropicciarmelo in mezzo ai suoi enormi globi di carne morbida. Una spagnola in piena regola che mi portò presto in visibilio. E lei, continuando a dialogare direttamente col cazzo, concluse:
‘Ecco, vedo che non resisti più ‘. dai, ora affonda dove vuoi, sono tutta aperta per te ‘ vuoi la fica? ‘. o vuoi il culo?’
Così dicendo, si girò a pancia in giù e, per incoraggiarmi, si dilatò le chiappe con le mani mettendo in bella evidenza il rosone scuro del suo ano. Un richiamo troppo forte perché potessi resistere ancora.
Mi rimisi in ginocchio in mezzo alle sue gambe, introdussi due dita nella sua fica per estrarre un po’ di crema vischiosa, inumidii l’imboccatura dell’ano e subito vi poggiai la punta arrossata del glande, spingendolo dentro con una serie di spinte progressivamente più decise.
Inculare la vedova fu una goduria indescrivibile. Mentre il cazzo si faceva strada nelle pareti del suo sfintere, lei lanciava gridolini di dolore misti a piacere; ma un po’ di dolore lo avvertivo anch’io scavando come una piccola trivella e lacerando le sue carni. Ma, quando arrivai a fine corsa, con le palle schiacciate contro le sue chiappe, cominciai a fare su e giù sempre più velocemente e la porca cominciò a dare in escandescenze:
‘Uuhhh ‘. ooohhhh ‘.. diooooo ” sììììì ‘. belloooo ‘.. mmmmm ” daiiii ‘.. sfondami ‘. spaccami ” che troia che sono! ‘.. rompimelooooo!!!’
E si agitava, si dimenava tutta, aumentando a dismisura il mio piacere. La cavalcai energicamente spanandole il buco e il canale del culo. Quando la sborra risalì dai coglioni e premette per eruttare, lo tirai fuori e le scaricai tutto sulle chiappe e dietro le spalle, gridando:
‘Che culo meraviglioso che avete, signora mia!’
Mi riversai esausto sul letto al suo fianco; lei ne approfittò per buttarmisi addosso, schiacciando i suoi grossi meloni sul mio petto, massaggiandomi le palle e facendomi succhiotti sul collo.
‘Lo sai che sei stato una sorpresa inattesa per me? ‘. Chi l’avrebbe detto che doveva essere un ragazzotto a farmi provare queste cose? ‘. Potrei essere tua madre’ Ma è stata una benedizione, mica potevo andare avanti masturbandomi con i cetrioli ‘.’
Le sorrisi e le chiesi subito:
‘Una donna come voi con i cetrioli? ‘. Ma bastava che faceste un fischio, e hai voglia di cazzi pronti a riempirvi tutti i buchi!’
‘E che ci vuoi fare? ‘ Il paese è quello che è, hai sempre gli occhi addosso di tutti, non ci vuole niente a far uscire i pettegolezzi più vergognosi’.
‘E voi, per paura delle chiacchiere della gente, avete rinunciato per tanti anni al più legittimo dei godimenti? Non riesco a crederci’.
La signora sospirò, poi, titillandomi con le dita i miei capezzolini, cominciò a confidarsi:
‘Se vuoi sapere la verità, mio caro, mi sono arrangiata alla meglio, senza scoprirmi e senza far accorgere di nulla i miei figli. E sai come ho fatto a tener lontani tutti i sospetti? L’ho fatto con mia sorella’.
Sobbalzai cercando di far mente locale sulla figura della sorella che avevo qualche volta intravista mentre veniva a farle visita. Una donna di qualche anno più giovane di lei, lievemente più magra ma egualmente formosa. Incrociandola nelle scale mi ero istintivamente voltato a guardarle il culo stabilendo immediatamente un paragone tra lei e la sorella. La trovavo bona e desiderabile al pari della vedova, ma notavo come sfuggisse agli sguardi, come si vergognasse di qualcosa.
‘Sì, con mia sorella Ada’, riprese a raccontare la signora Aurora. ‘Lei è insoddisfatta del marito, che è un buono a nulla, e ha avuto più di un amante. Poi si è lasciata sedurre da una collega di lavoro ed ha scoperto il piacere dell’amore saffico. Un giorno me l’ha confidato e, per vincere il senso istintivo di ripulsa che io avevo verso le lesbiche, ha cominciato ad accarezzarmi morbosamente fino a indurmi ad un bacio forzato. Forse perché a secco da tempo, mi sono lasciata andare e siamo finite a leccarci e succhiarci sul letto’.
Il racconto della signora mi conquistava e mi stavo eccitando di nuovo. La pregai di continuare e di raccontarmi i dettagli. Lei sorrise sorniona:
‘Ti piace, eh? Vedo che il fratellino comincia a scodinzolare”.
In effetti il cazzo si stava rianimando e inalberando. Lei lo impugnò e, segandolo lentamente, riprese il discorso interrotto:
‘Tra le braccia di Ada ho scoperto un mondo nuovo. Non immaginavo minimamente che si potesse godere a baciarsi in bocca con un’altra donna, a vellicarsi reciprocamente in mezzo alle cosce, a sentire le sue mammelle schiacciarsi sulle mie, a rovesciare i corpi, come si dice, a 69, per succhiarsi le fiche fino a sborrare l’una nella bocca dell’altra, e poi tornare a baciarsi e scambiarsi i liquidi vaginali’.
La descrizione mi aveva fatto imbestialire di nuovo. Il cazzo era tornato imperioso e la signora non voleva certo perdersi quel momento. Allargò le cosce e mi invitò a depositare il mio bastone dentro la sua tana bollente. Con il cazzo completamente immerso nella sua ficona umida la pregai di continuare a parlarmi di lei e della sorella.
‘Vedo che ti stai accalorando. Dai, chiavami, stantuffami forte! Su, dai’. sìììì ‘.. ancora’. che bello!…. aaahhhh ‘. che trapano che hai! ‘.. ooohhhh ‘. sìììì ‘.. ecco ‘. ai, vieni, vieni’. sborraaaaa’. riempimi tuttaaaa!!!’
Non so quanta sborra ancora avessi nei coglioni, ma gliela svuotai tutta nella sua ficona, mescolandola ai succhi che per la terza volta anche lei aveva liberato. Dopo di che, saziata da tanto sesso, mi disse con voce illanguidita dal terzo orgasmo:
‘Dimmi la verità, hai immaginato di chiavare mia sorella? ‘ Guarda che non sono gelosa, anzi, se vuoi, te la presento quando viene a trovarmi e, chissà ‘ da cosa nasce cosa!’
Detto questo scoppiò in una risata fragorosa, lasciandomi nel dubbio se la sua era una provocazione o una proposta. Ma, esausto com’ero, non ebbi la prontezza di tener vivo il discorso.
Ci rialzammo dal letto e ci rivestimmo. La signora era raggiante. Ebbi netta la sensazione che il rapporto si era rovesciato e che ora era lei la cacciatrice ed io la preda.
Dopo aver servito un’aranciata in cucina mi accompagnò alla porta e mi congedò baciandomi e ammonendomi scherzosamente:
‘E la prossima volta non aggredirmi a tradimento nelle scale!…’
Uscii ancora rintronato, stravolto dall’incredibile avventura, che era andata al di là di ogni mia previsione, e confuso da quell’insistito riferimento alla sorella: che la bella vedova alludesse sotto sotto ad un possibile, intrigante triangolo?

(continua)

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roki_rae@hotmail.it

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