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Racconti Erotici Etero

Urgenze in autostrada

By 10 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Matteo stava accompagnando a casa Monica … erano stati alla festa di Carlo, vicino a Varese, e ora tornavano verso la città.

Quando vide la lunga colonna di macchine all’ingresso dell’autostrada, in direzione di Milano, non se la prese. Monica era una bellissima ragazza, con una gran massa di capelli biondi e ricciuti, un seno sodo e ampio, due occhioni blu scuro e un sorriso dolce e malizioso. Oltre ad essere dotata di notevole senso dell’umorismo.

Con pazienza, si accodò al serpentone di auto, ma dopo poche centinaia di metri erano già fermi.

Dopo oltre un’ora, avevano percorso solo pochi chilometri, chiacchierando amichevolmente, ma ora Monica sembrava irrequieta. …

Matteo si girò verso di lei, con aria interrogativa.

“Tutto bene?”

“Sì … certo”

Il sorriso di Monica non era del tutto sincero, ma molto dolce.

“Sai, &egrave solo che … queste code mi stressano … sono anche un po’ stanca, vorrei già essere a casa …”

“Mi dispiace che la mia compagnia ti sia così noiosa ..” sorrise Matteo in risposta.

Monica rise.

“Ma no! … sciocco … anzi, mi ha fatto proprio piacere tornare con te, sei una delle poche persone con cui &egrave davvero piacevole chiacchierare. Anzi, guarda, ti prometto che quando arriviamo ti offro il bicchiere della staffa … ma usciamo in fretta da questa autostrada!”

Mezz’ora dopo, avevano solo percorso altri tre chilometri, e Monica era diventata sempre più silenziosa.

“Monica, dai … mi sembra che ci sia davvero qualcosa che non va. Devi vedere qualcuno? Sei in ritardo per qualcosa?”

Lei continuava a fissare il parabrezza davanti a sé, senza rispondere … poi cominciò a ridere sommessamente.

“Teo … &egrave solo che … mi scappa da morire la pipì!”

Matteo scoppiò in una risata, a sua volta.

“Ma dai, allora non &egrave così terribile … vedrai che tra poco il traffico ricomincia a scorrere, e ci fermiamo al primo autogrill”

Purtroppo però la lunga cosa di vetture non accennava a diminuire, e la loro velocità restava a passo d’uomo.
Monica ormai era completamente silenziosa, e Matteo la guardava con la coda dell’occhio, in imbarazzo per lei, notando come si mordesse le labbra, stringendo forte le gambe tra loro.
La coda avanzò di alcune centinaia di metri, e si fermò nuovamente. Ma Teo notò, poco più avanti, una di quelle piazzole di sosta alberate dove spesso sostavano a riposarsi i camionisti.
Guardò Monica.
“Come andiamo?”
“Non bene” la voce le uscì in un sussurro roco.
“Senti … se sei davvero in difficoltà, forse potrei entrare in quella piazzola là avanti …”
La testa di Monica si alzò di scatto, e si sporse in avanti per guardare.
Si girò verso Matteo con un’aria indifesa e perplessa.
“Non ce la faccio davvero quasi più … ma non so … ho paura che là qualcuno possa vedermi …”
“Non ti preoccupare” Teo assunse un tono rassicurante “Tanti uomini si fermano a fare pipì a lato della strada … ma vedrai, in quella piazzola troveremo un angolo riparato … e nel caso peggiore ti riparerò io, per controllare che non si avvicini nessuno. Sempre che per te sia davvero un problema così urgente …”
Monica sorrise e ridacchiò imbarazzata.
“Temo che sia davvero urgente, se ci tieni alla salvezza dei tuoi sedili …”
Matteo scartò a destra con la macchina, uscendo dalla cosa, e in corsia d’emergenza raggiunse la piazzola.
Fortunatamente era piuttosto buia a quell’ora di notte, e neppure i fari delle auto la illuminavano. Si diresse comunque verso l’angolo più lontano, accanto ad alcuni grossi alberi.
Parcheggiò la macchina lateralmente, in modo da coprire un certo spazio per Monica, che scese dalla macchina.
“Coraggio, non ci pensare”
Matteo parlava con la testa girata verso l’autostrada, senza guardarla.
“Ci sono qui io .. e ti avverto se si avvicina qualcuno”
“E’ così ridicolo e imbarazzante”
Sentì la sua voce dall’altro lato della vettura.

Istintivamente si girò.

Monica si stava sollevando la gonna, e facendo scivolare lungo le gambe le mutandine.

Vide le sue mani che le spingevano fino ai piedi, per poi sollevare nuovamente la gonna mentre si accosciava. rimase come ipnotizzato.

Monica si girò verso di lui.

“Ma cosa fai???? Ma girati!! Vuoi farmi morire di vergogna!!!”

Imbarazzato e al tempo stesso eccitato Matteo si voltò nuovamente verso la strada.

“Scusami … non ho fatto apposta …”

“Sì, sì …” sentì Monica ridere “certo, non hai fatto apposta … se non mi scappasse così tanto scapperei … sei uno stronzo …”

Matteo tornò a girarsi verso di lei.

“Eh no, stronzo no … &egrave solo che hai delle belle gambe …”

“Ma smettila!!!! … non riuscirò mai così … ti prego …”

Matteo si rimise al suo posto, silenzioso.

Dopo un periodo che sembrò lungo, sentì la voce di Monica.

“Matteo non ci riesco … mi scappa da morire ma mi vergogno e ho paura … non riesco a far niente … e poi con te lì … aiuto ..”

“Ma cosa posso fare? Stai tranquilla, non c’&egrave nessuno … nessuno può vedere … e io …” rise ancora “io prometto che cerco di non guardare ..”

“Sì, vorrei vedere te … bell’amico … anzi”

Monica si fermò.

“Anzi, ecco cosa potresti fare. A te non scappa? Se anche tu fossi in questa ridicola situazione, forse ci riuscirei …”

“Ma sei matta?? Adesso devo venire a farti vedere come si fa pipì …”

“No, parlo sul serio … vieni da questa parte, e fallo anche tu … magari a furia di ridere ci riesco …”

Matteo si sentiva la testa leggera. Girò intorno alla macchina.

“Ma stai parlando sul serio?”

“Ma sì, smettila di fare il pudico. Aiutami invece. Saremo così ridicoli che mi rilasserò …”

Matteo si portò dietro la macchina, dove era Monica, rimanendo all’altra estremità.

“Dai coraggio, che per voi maschi &egrave anche più semplice. tiri giù la cerniera ed &egrave bello e che fatto …” ridacchiò Monica.

“Fanculo” pensò Teo, e slacciò i bottoni dei jeans.

L’unico problema fu che il suo uccello saltò fuori praticamente mezzo eretto. Non riusciva a fare a meno di guardare Monica di soppiatto, e vederla accosciata, con le mutande abbassate alle caviglie e la gonna sollevata lo aveva eccitato.

Cercò di far finta di niente, e si voltò verso il limite della piazzola, tenendosi in mano l’uccello.

“Però …” la voce di Monica gli arrivò alle spalle “Non sapevo che ti piacessi tanto …”

“Ma allora???? Adesso sei tu … cosa fai, mi guardi???”

Matteo non riusciva a non ridere.

“Resteremo qui tutta la notte …”

“Dai concentriamoci …” rise lei.

“Ci provo …”

“E poi …”

“E poi cosa?” Teo si voltò di scatto verso di lei.

“E poi ho sempre avuto la curiosità di vedere un uomo che fa pipì …”

Lo sguardo blu di Monica era malizioso e ridente.

“E cosa dovrei fare …” Teo la guardò sorridendo a sua volta “Girarmi verso di te così puoi vedere bene??”

“Quasi quasi …” Monica aggiustò distrattamente la gonna, sollevandola un poco. Gli occhi di Matteo si inchiodarono sul suo pelo, chiaramente visibile.

“Davvero potresti togliermi questa curiosità … siamo amici da così tanto tempo …”

Matteo stava faticando a evitare di accarezzarsi l’uccello, che già aveva in mano. Oltretutto aveva davvero bisogno di fare pipì anche lui, ormai. Per la seconda volta, pensò: “Fanculo” e si girò verso Monica.

Gli occhi di lei si fermarono sul suo cazzo che faceva capolino dai jeans.

“Però non vale, così si vede malissimo …”

Matteo non era in condizione di affrontare una trattativa. Abbassò i jeans e i boxer bianchi, con l’uccello semieretto che ballava …

“Meglio?”

Monica nonostante tutto arrossì.

“Direi …”

“Bene, allora devo dire che anche io non vedo benissimo …”

Ebbe solo alcuni istanti di titubanza, poi si alzò, togliendo gli slip dalle caviglie, e si accucciò nuovamente, tenendo la gonna completamente sollevata. Le sue gambe erano belle, lunghe e affusolate, e il ciuffo di peli spiccava sulla pelle chiara. Allargò le gambe, e il cazzo di Teo si indurì definitivamente.

Improvvisamente, un primo schizzo di pipì zampillò dalla fica di Monica.

“Aaahhh … non ce la facevo più …”

Matteo chiuse gli occhi per un istante, e cercò di rilassarsi. Poi sentì il calore che saliva, e un violento getto di liquido dorato schizzò dal suo uccello, cadendo vicino a Monica.

Lei allargò ancora un poco le gambe, con lo sguardo fisso al suo cazzo, e la sua cascatella si fece rapida e piena, formando una pozzanghera ai suoi piedi.

Matteo era affascinato … l’immagine di lei era terribilmente eccitante … lasciò che il getto si rinforzasse, per impedire di tornare completamente in erezione. Il suo zampillo caldo cadeva molto vicino a Monica, e scivolava poi verso la piccola pozza della sua pipì, mescolandosi.

Improvvisamente si accorse che la mano di Monica era andata sul clitoride, e che lo accarezzava mentre il liquido dorato continuava a colare copioso dalla sua fica.

Gli occhi di lei si fecero liquidi …

“Vieni più vicino … voglio vedere la tua piscia che si mescola alla mia … hai un cazzo bellissimo …”

Teo fece qualche passo, e i due getti caldi si mescolarono … il suo zampillo sfiorava la fica di Monica, che ormai si stava masturbando apertamente … il cazzo di Teo si eresse di colpo, e il getto sfiorò il viso di Monica, che gemette.

La voce di lei uscì roca “Vorrei quasi bertela … sei bellissimo … sto godendo …”

Gli ultimi schizzi uscirono dalla fica di Monica, che fece scivolare l’anulare dentro di sé, nel suo sesso umido di due umori … anche il getto di Matteo si affievolì, fino a cessare, e la sua mano cominciò a muoversi lungo l’asta …

“Vieni qui …”

Con un ultimo passo Matteo fu di fronte a Monica, che impugnò il suo uccello e lo accolse in bocca, succhiandolo avidamente.

La sua mano scese a carezzargli le palle gonfie, poi le dita scivolarono verso le natiche, sfiorando lo sfintere.

L’altra mano aveva ormai portato il clitoride vicinissimo all’orgasmo. Muoveva la bocca lungo il cazzo, con la lingua che lo masturbava avvolgendolo. Il suo indice trovò infine la strada, e penetrò nel culo di Teo, che tremò spingendo il cazzo ancora più profondamente nella sua gola.

Il gemito dell’orgasmo di Monica lo spinse oltre il limite, ed esplose sborrando nella sua bocca. Monica succhiò il suo sperma, inghiottendolo … poi lui la sollevò di peso, alzandola contro la macchina, e l’adagiò sul sedile, cercando con la bocca la sua fica, leccandola, assaporando i suoi umori che colavano.

Arrivarono a casa solo due ore dopo … e avevano entrambi un gran bisogno di andare nuovamente in bagno …

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