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Racconti Erotici Etero

Vacanze spagnole

By 12 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Voglio raccontarvi la mia storia. Sono M un ragazzo di 26 anni di Bergamo. La storia che vi voglio raccontare parte 7 anni fa quando erano passati ormai sei mesi da quando la mia ragazza mi aveva lasciato. Ero e sono un bel ragazzo, alto 190 cm, fisico atletico molto muscoloso che ho sempre curato molto, occhi azzurri, capelli castano scuri. Non mi mancavano certo le possibilità di trovare un’altra ragazza, ma con mio stupore mi ritrovavo indebolito nell’affrontare i rapporti con l’altro sesso. Mi sentivo fiacco, goffo e così finì che dopo sei mesi avevo mandato all’aria una mezza storia perché avevo avuto troppa fretta. Il tempo passava inesorabile, e l’avvicinarsi dell’estate faceva pesare maggiormente l’astinenza. In giro era tutto un fiorire di belle ragazze che facevano defluire il sangue verso basse zone, non adatte al ragionamento e allo sviluppo razionale di un approccio che non svelasse le mie vere intenzioni dopo pochi minuti di conversazione. Così arrivò agosto. Anche l’anno della maturità passò senza riuscire a rovinare i nostri impeti giovanili di ribaltare il mondo e ci ritrovammo noi soliti dieci, amici fin dall’infanzia ,a trascorrere le vacanze insieme come capitava ormai da anni. Quell’anno alla solita compagnia si erano aggiunte due ragazze, ripetenti dell’anno prima che sinceramente non mi stavano simpatiche per niente, ma visto che erano diventate le migliori amiche delle ragazze della compagnia, e visto che erano decisamente molto carine decidemmo di invitarle con noi. La destinazione era per la Spagna. Ci aspettavano tre settimane di totale delirio. Alcool droga divertimento e, si sperava, sesso. Eravamo già tutti d’accordo infatti. La compagnia era composta solitamente da quattro ragazze e sei ragazzi. Le quattro erano già impegnate con quattro di noi, restavamo io e G liberi, e anche per questo motivo le due nuove ragazze avevano avuto il permesso di aggregarsi a noi. Partimmo il primo agosto. Non mi sarei mai aspettato una vacanza così terribile. Lucia, la ragazza che secondo accordi prestabiliti sarebbe toccata a me mi voleva far impazzire. Seppi dopo, da racconti di altri conoscenti che non erano lì con noi, che Lucia già dall’inizio dell’anno mi voleva, ma sapeva anche che avevo una ragazza fissa da due anni. Così si mise in mezzo senza che me ne accorgesi tra me e lei, mettendo in giro voci sul mio conto false ecc ecc, finch&egrave la mia ragazza mi piantò e io rimasi convinto che fosse una isterica gelosa non ci soffersi nemmeno molto. Da quando tornai libero però, non collegai i segnali che lei mi mandava, magari anche perché ero ancora preso dalla storia finita e in verità ci soffersi molto, soprattutto non capendo i motivi della fine. Non cogliendo i segnali fin troppo espliciti che quella stronza di Lucia mi mandava, talmente palesi che li capirono gli altri, lei fu indotta a pensare che io facessi il superiore e si ripropose di farmela pagare. Ci pensò molto, e alla fine riuscì ad architettare tutto organizzandomi queste vacanze. Il suo scopo era farsi desiderare da me fino all’impossibile e non concedersi. Così, dopo due settimane tutti si stavano godendo le vacanze indimenticabili, quelle che nessuno si scorda mai e io stavo impazzendo dietro alla stronza senza capire cosa stesse succedendo. Le facevo la corte come non avevo mai fatto con nessuna e le continuava a tirare la corda. Voleva vedermi impazzire di desiderio per godere dei suoi rifiuti alle mie avances. Una mattina, quella del quindicesimo giorno per la precisione, crollai. Ci svegliammo verso le due del pomeriggio come al solito con tracce di sbornie e per gli altri postumi da notte di sesso. Io e Lucia eravamo sempre i primi a svegliarci, visto che dopo le classiche feste nei locali o party sulla spiaggia fino all’alba, eravamo gli unici a non concludere con un dopo serata lussurioso. Così, dopo colazione-pranzo mi faccio una doccia. Lucia ad un certo punto entra in bagno e mi dice di sbrigarmi che vuol andare in spiaggia. Ormai mi facevo trattare come un cane. Esco dalla doccia, asciugamano in vita e vedo lei nuda che aspetta il suo turno. Rimango impacciato un secondo, non so che dire, fisicamente &egrave veramente bellissima e sento che lui, in astinenza da mesi si solleva subito. Lei notando che sto per avere un erezione, si mette a ridere, mi palpeggia da puttana vera e propria da sopra l’asciugamano e sempre ridendo mi dice:’ Non hai mai visto una donna nuda in carne ed ossa eh verginello? Di solito i maschietti non si toccano sotto la doccia? Non l’hai fatto stamattina?’ e continuando a ridere si infilò sotto la doccia. La stavo uccidendo. Non sono mai stato così vicino all’odio totale per una persona e nello stesso tempo me la prendevo con me stesso che le permettevo di trattarmi così. Ne avrei potute trovare dieci di ragazze alla spiaggia che avrebbero passato ben volentieri la vacanza con me facendomela godere. Ma non capivo. Continuavo a non capire dove sbagliavo. Perché mi respingeva sempre. E perché avevo sempre l’impressione, quando mi respingeva, che fino ad un attimo prima avrebbe dato tutto per scoparmi? Feci finta di niente, andammo alla spiaggia e ci sdraiammo a prendere il sole. Anche lei fece finta di niente e riprese come se niente fosse il suo atteggiamento adulatorio misto voglioso nei mie confronti. Pian piano arrivarono gli altri. Verso le tre e mezza andammo insieme a fare un bagno. Mi sfiorava fingendo di non farlo apposta e mi faceva domande che mi imbarazzavano e che mi facevano fare veramente la figura del verginello. Tornammo in spiaggia. Io stavo morendo. Dovevo spesso nascondere violente erezioni con posizioni assurde o con letture improbabili. Appena usciti dall’acqua mi chiese di spalmarle la crema. Si distese a pancia in giù, le slacciai il pezzo sopra come sempre e mi girai per prendere la crema. Ero seduto su un angolo del lettino. Quando mi girai si girò anche lei, in topless dicendo che aveva cambiato idea, voleva abbronzarsi davanti. Riamasi come un pesce con la crema in mano a bocca aperta e lei sdraiata di fronte a me tette al vento. ‘Spalmami la crema per favore’. La sua voce mi risvegliò. Una violenta erezione si scatenò mentre le spalmavo la crema massaggiandole le tette praticamente perfette. Erano grosse e sode. Con due capezzoli durissimi anche se piuttosto piccoli. L’avevo spalmata tutta e ormai la gente poteva solo pensare che le stavo palpando le tette in pubblico con la scusa della crema, e come se non bastasse mentre lo facevo lei aveva preso ad accarezzarmi sensualmente un polpaccio. Avevo finito, dovevo solo con noncuranza sedermi sul mio lettino di fianco al suo nascondendo un cazzo marmoreo che non ne voleva più sapere della gabbia. Stavo per compiere la delicata operazione quando lei, intuendo le mie intenzioni mi blocca con una mano e mi dice:’Dove vai? Non hai mica finito. Non sai che i capezzoli sono delicatissimi e molto sensibili al sole? Su quelli ci vuole la protezione totale. (non me li aveva fatti spalmare infatti di crema quelli). E’ nella mia borsa, vicino alle borse degli altri’. Avevamo infatti sistemato i lettini in due file una di fronte all’altra e mettevamo tutte le borse al centro. Ero in una brutta situazione, avrei dovuto alzarmi, andare verso il centro e tutti si sarebbero resi conto della mia situazione, anche perché erano tutti incuriositi di come stavano andando le cose tra noi e il siparietto della crema sulle tette era un ottimo intrattenimento per tutti che fingendo di sonnecchiare ci tenevano d’occhio e spettegolavano. Inoltre non smetteva di accarezzarmi il polpaccio il che non mi permetteva di rilassarmi e far scendere il coso. Mi rassegnai, mi alzai. Ma non feci in tempo ad arrivare alle borse. A qualcuno scappò da ridere e in un secondo fu il putiferio. Erano tutti gambe all’aria dal ridere. Non so nemmeno perché ma presi quella maledetta crema in un secondo e mi risedetti accanto a lei che mi sbeffeggiava con gli altri. ‘Verginello!!!!’ Come se non sapessero chi ero. Lei incitava tutti, pavoneggiava le sue tette dicendo:’ Non ne avevi mai viste di vere prima? Anche quelle delle conigliette di playboy ti fanno un effetto così devastante?’ E tutti a ridere. Mi sentii umiliato. Mi era passato tutto, così potei correre a farmi un bagno mentre sentivo gli altri ridere di me ancora. Volevo andarmene. Questo era troppo. Ero stato tra tutta la compagnia sempre quello che durante le vacanze faceva scuola a tutti, avevo avuto un sacco di ragazze e sta zoccola non mi era ancora riuscito di farmela dopo due settimane. Senza contare che era riuscita a ridicolizzarmi trattandomi come una cane. Decisi di andarmene dalla spiaggia. Dovevo trovare un modo per vendicarmi. Andai all’appartamento nonostante tutti gli altri, stupiti della mia violenta reazione tentassero di convincermi che era solo uno scherzo. Ma non volli sentir ragioni. Spiegai ai miei amici, quelli con cui ero praticamente cresciuto che la stronza avrebbe pagato. Ma non ne vedevo il modo. Mancavano sei giorni. Cosa potevo fare? Non certo farmi desiderare, era lei che conduceva il gioco. Decisi di tentare di farla ingelosire. Cambiai spiaggia, aspettai la fine del pomeriggio abbordando la cameriera del chioschetto decisamente molto carina. Tornai all’appartamento, trovai gli altri che un po’ preoccupati mi chiesero se mi fossi calmato. La stronza mi chiese scusa tentando ancora coi suoi modi adulatori-vogliosi, ma non ci cascai più. Mi ero svegliato. Non avevo ancora capito perché ma sapevo che mi stava prendendo in giro e mi voleva umiliare davanti ai miei amici. La spagnola staccava alle nove, eravamo d’accordo di uscire a cena. Ero sicuro di aver già fatto colpo, ma non volevo bruciarmi tutto per la troppa fretta. Dissi che andavo a cena con una ragazza che avevo conosciuto all’altra spiaggia. Lo dissi in modo da vedere in faccia Lucia. Rimasi molto molto soddisfatto nel vedere che per un secondo la sua espressione si fece stizzita. Capiva che stava esagerando, rischiava che prendessi il largo e mi godessi la mia vacanza con qualcun’altra. Ma per il momento non fece nulla, se non insistere per strapparmi la promessa che dopo cena come al solito saremmo usciti tutti insieme, facendo stavolta la parte della santarellina che si sente in colpa per uno scherzo innocente. Mi preparai e uscii, non senza averle tirato delle frecciatine. Sentivo che mi gironzolava intorno curiosa di sapere cosa doveva aspettarsi, ma non le diedi modo di capire nulla. Ero in vantaggio ora e la cosa mi faceva sentire carico. Andai dalla spagnola e la corteggiai, capendo dal suo sguardo che non cercava amore. Avevo incrociato una bomba del sesso. Aveva quattro anni in più di me. Parlava italiano, tedesco, inglese, poco francese e alla perfezione lo spagnolo. Era di Cuba e abitava a Miami. Aveva finito quell’anno la facoltà di lingue in america e stava lavorando in Spagna per godersi un bel posto perfezionando la sua materia. Che era veramente la lingua. Pensavo in una cena senza pretese visto che ci conoscevamo da poche ore. I suoi programmi erano diversi. Non so perché ma l’avevo veramente colpita. Io piaccio &egrave vero, ma un colpo così veloce non mi era mai capitato. Mi invitò per un aperitivo nel suo appartamento prima di cena e con quella scusa dopo un’ora i miei testicoli liberavano mesi di astinenza in bocca e sulle tette di una bellissima cubana. Facemmo sesso per quattro ore di fila, alternando attività sessuali con alcoolici e dell’erba profumatissima come non ne avevo mai fumata. In quattro ore mi ero ripreso di otto mesi di purgatorio e di due settimana di inferno, ero arrivato al paradiso. Pensavo di saperne molto di sesso. Avevo incontrato una vera maestra. Mi insegno tutto. Dopo tre quarti d’ora di conversazione aveva capito che entrambi volevamo far sesso subito, ma soprattutto aveva capito che su questo non potevo esser io a sbilanciarmi così in fretta. Così, mentre da un anguria fresca mi versava in un bicchiere della sangria gelata, mi chiese a bruciapelo:’Tu mi vuoi scopare vero? Si dice così in italiano?’ Rimasi a bocca asciutta, sentii il cazzo pulsare come non mai. La mia erezione era evidente ma non me ne preoccupavo. Era la mia risposta. Anche lei lo notò immediatamente. Mi si avvicinò, me lo accarezzò e mi disse:’ Questo non può aspettare. Sta per scoppiare.’ Capì che ero in astinenza da troppo e che non avrei certo garantito buone prestazioni così eccitato così decise di farmi venire subito per poi poter godere delle mie prestazioni per più tempo. Mi spogliò in due secondi netti, mi fece sdraiare per terra, dall’anguria prese un pezzo di arancia imbevuta della sangria e me la passò su tutta la lunghezza del pene fino ai testicoli. Mi disse di rilassarmi e di non preoccuparmi se fossi venuto troppo presto. Pensava a tutto lei. Mi fece chiudere gli occhi e si staccò da me. Quando li riaprii era nuda. Era fantastica. Si chinò su di me e dopo un minuto la sua bocca raccoglieva tutto il mio desiderio represso. Si sollevò in ginocchio e con un dito raccolse uno schizzo che le era finito chissà come su un seno e portandoselo alla bocca lo succhiò socchiudendo gli occhi con una faccia da porca che avevo veramente visto solo alle pornostar e reclinando la testa disse:’Mmmmhhh. Dolcissimo. Ti piacciono le donne porche come me vero? Conosco bene gli italiani..Ehehehe’. Pensavo di essere in paradiso. Concluse la frase facendomi rialzare e dopo aver bevuto un altro bicchiere di sangria sollevò le braccia e si mise in punta di piedi per farsi ammirare da me che ero estasiato da lei e da ciò che mi stava capitando. Non resistetti a stringerle i seni tra le mani ed affondarci la faccia. La baciavo, le succhiavo i capezzoli e lentamente la spingevo contro il tavolo. La feci sedere sul tavolo e le spalancai le cosce. Ero impaziente, volevo subito ripagarla del piacere immenso che la sua bocca mi aveva donato. Lei non era molto d’accordo, avrebbe voluto rallentare il ritmo ora, ma io non ce la facevo più. Mi inginocchiai di fronte al tavolo in modo da trovarmi esattamente di fronte il suo sesso che tradiva l’emozione che evidentemente la mia passione le stava dando. Si sentiva desiderata ardentemente e la cosa la eccitava. Aveva un fica bellissima. Aspirai profondamente per riempirmi le narici dell’odore del suo desiderio. Lentamente comincia a baciargli le cosce, avevo una voglia sfrenata di riempirmi la bocca del suo piacere ma non volevo correre più del dovuto. Mi rialzai, presi una sedia e la misi di fronte a lei dicendo:’Signorina, la situazione &egrave grave. Ci dovrò lavorare un po’ ma le assicuro che ce la faremo a spegnere l’incendio’. La cosa le risultò buffa evidentemente e rise sdraiandosi sul tavolo e dicendo:’Sono nelle sue mani, mi salvi la prego”. Mi sedetti, le feci appoggiare le gambe sulle mie spalle e con le mani arrivai alle tette massaggiandogliele e indugiando sui capezzoli, stringendoli per poi passare alla bocca. Le facevo leccare le mie dita e poi le passavo bagnate su quelli che ormai erano dei veri chiodi. Ora

avevo davanti alla faccia la sua farfallina. La facevo attendere, le leccavo abbondantemente il contorno delle grandi labbra carnose e scure. Sentivo che pian piano stava per esser pronta. Non ce la facevo più. Mi tuffai improvvisamente sul suo sesso. Con due dita le scappucciai quasi con impeto il clitoride grosso, gonfio di desiderio e mi misi a succhiarlo avidamente tenendolo delicatamente tra i denti e torturandolo con velocissimi colpi di lingua mentre con il dito medio dell’altra mano la penetravo seguendo le parei della sua accogliente caverna. Ora ero come impazzito. Il suo odore e il sapore dei suoi umori mi inebriarono a tal punto che era quasi violenta la mia azione. Lei non se l’aspettava, non voleva venire così, subito, ma io le chiesi di lasciarsi andare e così in pochi minuti i suoi gemiti si intensificarono, i suoi umori abbondantissimi mi permisero di usare due dita per penetrarla profondamente e velocemente.Mi eccitava vederla godere, urlava quasi, finch&egrave i suoi umori divennero copiosissimi e stringendomi la testa fra le gambe venne in un ultimo gemito. Mi staccai da lei che lasciò scendere le gambe lungo il tavolo. Avevo il suo sapore sulle labbra e ci passai la lingua. Mi faceva impazzire, ed ero di nuovo eccitato. I suoi gridolini e gemiti avevano fatto risvegliare il mio cazzo che si ergeva di nuovo retto e fiero. ‘Mi hai fatto impazzire” mi disse.’Adesso si che possiamo andare a cena. L’aperitivo &egrave stato ottimo’. Mi alzai in piedi e mettendomi di fianco a lei in modo da avvicinarle il mio sesso alla faccia le dissi:’Potremmo andare a cena, ma mi sa che qualcuno qui non &egrave d’accordo”.Riese predendomi in mano il cazzo e dandogli una serie di baci sulla cappella mi disse:’O povero, &egrave una evidente ricaduta. Mi sa che &egrave meglio restare in casa per oggi, uscire potrebbe rivelarsi molto rischioso”. Così dicendo, sempre stringendomi il membro con una mano si rialzò e scese dal tavolo. ‘Mi sa che tu o sei proprio un porco o &egrave da molto molto tempo che non scopi. Facciamoci una doccia prima, io non posso ricominciare subito, ho ancora le gambe molli per il lavoretto che mi hai fatto”.Mi abbracciò e dopo tanto tempo riprovai il piacere immenso di stringere tra le braccia una donna nuda. Sentire il contatto della sua pelle liscia sulla tua, il suo calore, il suo seno premere contro il petto. Stavo bene finalmente e avevo voglia di riprendermi tutto quello che nell’ultimo anno mi ero perso. Andammo sotto la doccia. Mi lavò tutto, dal capo ai piedi senza volere che io facessi niente, indugiando chiaramente su di lui. Mi sciacquò e mi chiese di far lo stesso con lei. Le lavai i lunghi capelli lisci e li sciacquai. Mi riempii la mano di bagnoschiuma e lentamente le passai tutto il corpo. Schiena, pancia, cosce, polpacci, piedi, braccia. Poi passai alle tette. Gliele insaponai ben bene, le sciacquai e massaggiandole gliele succhiai tutte. Mancava solo la micetta. Presi dell’altro bagnoschiuma sulla mano e la massaggiai entrando pian piano con le dita. La accarezzavo in tutta la sua lunghezza, indugiavo sul clitoride e la penetravo. La sciacquai, mi chinai e le baciai dolcemente il ‘pisellino’. Chiusi l’acqua. Stavo per cercare l’asciugamano, ma lei mi fermò e mi disse: ‘Non hai finito!Non mi hai lavata tutta’. Rimasi stupito, non capivo. Lei riaprì l’acqua che ci investi di nuovo. Mi prese una mano, versandoci abbondante bagnoschiuma. Chiuse l’acqua e con mio grande stupore si voltò e si chinò. Allora capii. Dalla sua posizione avevo la completa visuale di entrambi i suoi buchi. Rimasi fermo, indeciso. Non mi era mai capitata una donna che volesse esser presa anche da quella parte e sinceramente per la prima volta nella mia vita di fronte ad una donna mi sentii ingenuo, imbranato. Lei lo capì subito, rise del mio imbarazzo dicendomi che se era una cosa che non mi andava di fare non dovevo sentirmi obbligato. Le dissi imbarazzato che il problema non era quello ma che proprio ero ignorante in materia. Rise, si chinò di nuovo e da dietro guidò la mia mano col sapone. Fece in modo che dall’inizio della spaccatura il sapone colasse lentamente vero il buchetto. Mi guidò ne massaggio dell’anello esterno di quel buco che sentivo fremere. Mi spalmò il dito medio di sapone e mi disse: ‘Avanti, ti voglio sentire. Non aver paura, imparerai’. Infilai il dito pian piano mentre lei guidò la mia mano libera verso il suo sesso. Mi sentivo imbranato &egrave vero, ma tranquillo. I suoi modi di fare mi trasmettevano serenità e mi liberarono dalla paura di sbagliare facendomi eccitare. Così pian piano mi trovai a massaggiarle di nuovo il clitoride, mentre il dito medio della mia mano destra andava su e giù per quell’orefizio che in nessuna donna avevo mai esplorato. La cosa mi eccitava, così, senza pensarci presi l’iniziativa, La penetrai da dietro, senza togliere dall’altro buco il dito. La cosa le piaceva, la sentivo bagnatissima, calda. La mia asta era oramai lucente dei suoi umori che le colavano. La sentivo porca, ma volevo di più, ero scomodo così, in piedi nella doccia. Uscii dalla sua fica ed estrassi il dito. Quella posizione era divina. Aveva un fisico decisamente perfetto. La feci sollevare anche se non era proprio quello che voleva e la accompagnai sul letto. La feci sdraiare a pancia in su, le piegai le gambe fino quasi a farle toccare il petto. Lei si lasciava fare, curiosa di quello che avrei fatto. Mi ero portato il bagnoschiuma. Me ne versai un po’ su una mano e lo spalmai lungo tutta la lunghezza del pene. Mi misi in ginocchio sul letto in modo da puntare la cappella sul suo buchetto. Ero eccitatissimo all’idea che l’avrei presa lì. Lei chiuse gli occhi e mentre con una mano si massaggiava un seno con l’altra si accarezzava il clitoridi. Lo appoggiai all’orifizio, la cappella mi pulsava come se dentro ci stesse viaggiando un treno merci. Cominciai a spingere piano, delicatamente. In quella posizione il mio peso mi avrebbe aiutato e lei non avrebbe potuto sottrarsi ai miei colpi e la cosa mi faceva sentire strano, come una sensazione di dominio, di controllo possesso totale mi pervase. La cappella, aiutata dal bagnoschiuma e dal lavoro del dito fatto prima entrò piuttosto facilmente. Mi fermai. Volevo assaporarlo fino in fondo quel momento. Sentivo l’anello di muscoli del suo ano stringermi forte la base della cappella. Non volevo farle male, anche se dai suoi gemiti capivo che il misto di sensazioni tra il suo dito e il mio pene la stava facendo impazzire letteralmente.Mi chinai per baciarla e lei mi sussurrò di proseguire, voleva sentirmi dentro tutto. Non mi feci pregare, Mi puntai con le mani sul letto e spinsi, deciso. Non un colpo secco, potente e continuo. Non mi fermai finch&egrave le mie palle non incontrarono le sue fantastiche chiappe. Era fantastico mi fermai di nuovo, lei a tratti ansimava, senza mai smettere di titillarsi il clitoride. Si penetrò con due dita, il suo odore pervase la stanza e mi inebriò. Mi sembrava di sentire le sue dita andare avanti e indietro da dentro il suo ano. Quasi come un toro infoiato cominciai a pompare, i suoi gridolini mi facevano impazzire, la vista delle sue tette che ballonzolavano su e giù e delle sue dita che entravano e uscivano dalla sua fica mi fecero quasi perdere il controllo del mio corpo. Ero quasi violento ora e sentire che lei urlava in preda all’orgasmo mi fece accelerare i tempi notevolmente. L’orgasmo mi colse improvviso e fulmineo. Sentii il mio getto bollente percorrere l’asta e dai ciglioni esplodere fuori dalla cappella in quattro copiosi getti. Ansimando e con le gambe tremanti mi accasciai su di lei stringendole i seni e baciandola, sentendo le ultime gocce di sborra che uscivano. Baciandola uscii lentamente da lei che come me ansimava. Riuscì a sussurrarmi: ‘Sei stato fantastico’. Si alzò e si infilò sotto la doccia. Io rimasi sdraiato sul letto con il cazzo che, quasi violaceo mi doleva. Mi sentivo completamente svuotato. Riflettevo quasi sopito quando uscì dalla doccia. Incrociandola la baciai e mi andai a lavare. Quando tornai era sdraiata sul letto, aveva cambiato le lenzuola e aveva preparato un canna. Fumammo sdraiati abbracciati guardando il soffitto in silenzio. Le accarezzavo un braccio. Aveva la pelle di seta. Mi alzai per prendere due bicchieri colmi di sangria gelata dal frigorifero e qualcosa da mangiare. Praticamente non avevamo ancora scambiato parola da quando avevamo finito. Entrambi avevamo raggiunto un orgasmo intensissimo, alienante quasi, ma ora la cura di cannabis ed alcool cominciava a fare i suoi effetti e ci trovammo a nudi davanti al frigorifero a far razzia di qualsiasi cosa commestibile e con un attacco di ilarità tipico dell’uso di certe sostanze. Ridendo e scherzando il figo lo svuotammo quasi e ci ritrovammo nuovamente eccitati da giochi erotici praticati col cibo stesso. Ero meravigliato delle mie stesse capacità. Un’altra erezione dopo due orgasmi non mi era mai capitata. Lei non si fece certo pregare. Mi spalmò la verga di yogurt e con frasi sconce e sguardi da porca se lo lecco tutto. Non mi hai ancora scopato come si deve mezza segha’, mi disse. ‘Ho dovuto pensarci io prima con le dita, ricordi?’. Prendimi qui, sul tavolo’ disse e in un attimo si sdraiò spalancando le cosce e allargandosi quasi oscenamente le grandi labbra con due dita. Notai subito che era già pronta, ma il suo sapore mi faceva impazzire, così non persi occasione per dare prima una passata di lingua. Prendendola per le gambe la avvicinai al bordo del tavolo e in piedi la penetrai velocemente. La sensazione del mio pene nella sua vagina era fantastica. Da quella posizione poi potevo massaggiarle il clitoride.La sentii di nuovo gemere e di nuovo la cosa mi fece perdere il controllo. Pompavo forte ma prevedevo che lei avrebbe raggiunto l’orgasmo rima di me, Volevo venirle addosso., in faccia sulle tette, volevo di nuovo quella sensazione di dominio. Come mi aspettavo raggiunse l’orgasmo prima di me. Continuai a penetrarla finch&egrave non fui sicuro che avesse finito, quindi salii sul tavolo anch’io stupendola. Mi misi cavalcioni sopra di lei e avvicinai la punta del pene alle sue labbra tenendolo con una mano. Le stavo praticamente scopando la bocca ora. Mi tirai indietro e appoggiai il pene nel solco tra le sue tette. Lei capì. Mi guardò e accarezzandomi con una mano i testicoli mi disse:’ Ma quanta ne avevi di arretrata?Sei un porco’. Quindi strinse il mio uccello tra le sue tette e io comincia ed andare avanti e indietro godendo sia dello strusciare dei mie testicoli sulla sua calda e morbida pelle, sia dei suoi sapienti e veloci colpi di lingua. Accelerai il ritmo e tornai a scoparle la bocca mentre lei mi massaggiava lo scroto. Lo presi con una mano e me lo menai. Ero vicino all’orgasmo. Lei lo capì e aspettò a bocca aperta, mugolando per aumentare il mio piacere. Le venni un po’ in faccia, in bocca, sulle tette, lo lascia per gli ultimi schizzi ai sapienti colpi della sua lingua e delle sue morbide labbra. Lo massaggiò per bene. Quando ebbe finito, avendo capito ormai di che pasta ero fatto, raccolse lo schizzo che era finito sulla guancia e se lo portò alla bocca senza smettere di guardarmi negli occhi con uno sguardo da porca. Sembrava godesse nel bere il mio sperma. Infine, si spalmò con le mani su tutte le tette quella che era rimasta. Ero senza parole, avevo incontrato il mio sogno erotico.(Continua’.)

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