Conforti
di chioschi assolati e tristi,
ornati di petali di felicità,
dove passeggiavano le aurore
e le farfalle volavano di fiore in fiore.
Conforti,
di scorci
di palazzi vetusti,
che dolci occhi di giovane donna
miravano attraverso archi dorati,
meravigliosamente decorati
di mille addobbi floreali.
C’era il vecchio cantastorie,
dalla barba riccia e bianca,
la fisarmonica tra le mani e l’aria stanca,
cenci eran le sue vesti,
il cappello a cilindro sfondato
gli faceva da allegro copricapo.
E alla fine dei suoi canti,
tutti erano festanti
e gli facevano gli applausi.
Conforti,
di sconosciuti zingari,
che portavano una sorta di manto pezzato
ed un rotondo copricapo
di paglia bianca,
vendevano tulipani
a mille nani
dai mantelli colorati.
E c’eran le botteghe,
dove vecchie sempre allegre
vendevano gli zoccoli di legno
e s’accendevano le candele
per la fine dell’inverno.
Conforti d’acque turchine
e di fosche figure
di torri, tuffate nei meandri,
ora cerulei ora scarlatti,
tu sola, con un bacio, m’inebriasti.
Le fisarmoniche
delle illusioni perdute
suonano ancora, suoneranno per sempre,
perché ogni tua parola
dona un senso al niente
ed un lampo di passione già riaccende
le danze del passato,
fatte di rosso, di rosa e di giallo,
di giovani donne e di giovani uomini
che volavano nelle nubi di palloncini dai colori dell’arcobaleno,
nella festa di ghirlande,
nei suoni e nelle sarabande
dolci, come le tue guance.
La piazza dei tetti aguzzi
e delle guglie tristi
era ornata dei fiori profumati di Parigi,
tu eri, sognavi, fuggivi,
parlavi, sussurravi, svanivi
nei baci della carne
e dei desideri furtivi.
Essere, amare, sognare,
giurare all’inverno,
dire addio, dire per sempre,
poi, tutta sola e fremente
abbracciavi il vento
e t’addormentavi
carezzata dai fili d’erba verde,
le labbra socchiuse
promettevano immenso.
L’edera silvestre
ti ricopriva le membra
rubate
alle mie mani nude.
Conforti,
di velluto morbido,
conforti di te,
i discoli erano saliti
sul campanile triste
per gettarvi la statua bianca,
s’era infranta’
Tu non eri mai stanca
di ballare tra le mie braccia.
Oh, conforti,
i violini dei ricordi,
mille fiori morti
e quei capelli biondi,
nel bel mezzo di una pioggia
di balocchi!
Conforti,
a somigliar d’un pianto
di baci
sulla tua spalla,
soavemente casta.
Buongiorno. Ottimo inizio del tuo racconto. Aspetto di leggere il tuo prossimo racconto in qui tu e il tuo amico…
Ciao purtroppo non sono brava nello scritto, Se vuoi scrivermi in privato . delo.susanna@gmail.com
Per un bohemienne come me, che ama l’abbandono completo al piacere e alle trasgressioni senza limiti, questa è forse la…
Ho temuto che non continuassi… sarebbe stato un vero peccato, il racconto è davvero interessante
Grazie, ne sono lusingato. E' da poco che lo faccio, ma lo trovo divertente. Tu scrivi, ho provato a cercare…