Fermati! Lasciami sognare’
Vorrei farmi piccolo come una delle mie dita, e, nudo, sollevarmi lungo le tue gambe fino all’ingresso di questa visione, per aspirarne il profumo. Avvolgermi nell’afrore muschioso che esala la miscela drogante della tua pelle, dei tuoi profumi, delle tue mutandine intrise di sessualità, sdraiato sulla scivolosa morbidezza di queste calze lucide. Le tue cosce si spalancano ai miei sogni come l’antro proibito della dea dell’amore: chi entra non ne uscirà più, prigioniero di un fuoco di desiderio sempre alimentato e mai spento. Nudo e piccolo, vorrei giocare col mio pene turgido tra i ricami delle tue calze, vorrei baciare uno ad uno i pori della tua pelle, vorrei accoccolarmi nella piega struggente della tua vagina, avvolgendomi nella pelliccia appena accennata che il tessuto sottile e fortunato non trattiene. Fermati! Voglio vincere la resistenza elastica e provocante della barriera nera, infilarmi sotto il suo velo, nuotare nelle onde di carne scomposte e irregolari irrorate della loro schiuma sapida, trovare lo scoglio rosa a cui aggrapparmi durante la tempesta del tuo piacere, e poi sparire nella tua voragine rosa, scivolare bagnato di te fino a quel punto il cui contatto può darti le ali e, senza lasciarlo più, farti volare per sempre in un delirio allucinatorio di orgasmi. Prigioniero della tua vagina pulsante, vorrei essere cullato dal tuo piacere, massaggiato lungo tutto il mio corpo dalle sue contrazioni, intridermi del profumo di donna e diventare parte della tua carne.
Il gesto di suprema femminilità che mi doni aprendoti le cosce’ aggiustati le calze, angelo del piacere, e rimani così, illuminata dal mistero di questo dono che gli dei ci hanno fatto: di tutte le meraviglie del creato, non ce n’è una uguale al gioco rosato e morbido delle curve che si moltiplicano lì dove precipitano tutti i desideri dell’umanità. Non c’è gesto preparatorio al piacere che scateni più forza nel mio pene di questo leggero sollevare la gonna, di questo fruscio di dita e di nylon sul piumino rosa delle cosce, di questo impedimento posto alla libido da un gioco di veli e di tessuti che, insieme, nascondono e rivelano la tua carnalità. Non c’è niente di più ubriacante che toccare le umide profondità della tua intimità attraversando gli ostacoli della tua vanità: non è quando mi appari nuda che mi ecciti, ma quando la curva del tuo culetto, la fessura tra le cosce, vengono accennate da una piega del vestito che coprendole le promette. E allora, infilare la mano e sentire il nylon luccicante interrompersi sulla superficie impalpabile della tua pelle più calda; sentire nella strettoia del tuo desiderio (che ti costringe a stringere le gambe per i brividi che ti percorrono) il contatto scivoloso del triangolino di seta nera, che affonda sotto la pressione delle dita nella morbidezza delle tue labbra; scostare il velo e affondare il dito nelle carni come nei petali di un fiore carnivoro che subito mi afferra per succhiarmi; frugare crudele nel labirinto scomposto e inestricabile della vulva bagnata, suonando su ogni asperità come su un tasto, sollevando la musica inimitabile dei tuoi gemiti’ tutto questo è per me come una mano invisibile fatta di sensazioni che mi afferri sapiente il pene gonfio e pulsante e me lo accarezzi leggera e potente, me lo strofini implacabile; tutto questo gioco ai confini del tuo godimento è uno spirito di voluttà che si materializza come una bocca senza denti attorno al mio cazzo, ingoiandolo sempre più man mano che la mia mano ti solleva verso l’empireo dell’orgasmo. Io godo a farti godere, angelo del mio cazzo, con la stessa forza di una eiaculazione: mi gira la testa a sentirti contorcere tra i vestiti, nel fruscio scomposto dei tuoi indumenti intimi, nel sentirti dibattere tra le mie braccia mentre le mie dita ti attanagliano qui sotto, ti prendono, ti scuotono. Fammi mettere la faccia sotto la tua gonna, fammi bagnare la bocca asciugata dal desiderio al tocco delle tue mutandine, stringi le cosce mentre ti strofino la fica con la mia faccia e fammi sentire la forza della tua volontà. Non ne posso più, porcona del mio cazzo: ti strapperò i veli e ti morderò lì in mezzo con la forza della disperazione, ti aprirò le gambe forando la selva dei tuoi peli rossicci con la mia spada impazzita di desiderio’
Le gocce di sperma sparse sul blu e sul nero, sono tutto ciò che resta di un sogno. Non si dovrebbe mai smettere di sognare: la realtà non ha spessore.
Priapeo, il 3 di dicembre 2003
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…