Erano i giorni della merla
erano gli anni di bambina
tutto intorno un grigio cupo
come il freddo che faceva.
La sua faccia una corteccia
i suoi guanti tra i miei seni
tra la patta un ramo caldo
come bulbo nella neve.
Era solo un uomo adulto
incontrato il giorno prima
alla festa di mia sorella
che compiva diciotto anni.
Era solo una bocca adulta
che sapeva di buon vino
che ora dietro mi beccava
come i galli nel cortile.
Era il giorno della merla
era l’ultimo dei sogni
sentii un dolore da lontano
come un taglio quando è freddo.
Non mi accorsi dei suoi baci
solo denti tra i capelli
che mi colsero nel punto
dove il cuore è più distante
Erano i giorni della merla
parole mai sentite prima
che non era solo bella
che ero vacca, che ero troia.
Poi amore soffiato appena
come fiato urlato piano
dentro il vuoto che fa la neve
nel rimbombo del silenzio.
Mi chiamava senza un nome
come fossi uccellino
che ripara sotto al tetto
e canta ai maschi tutt’intorno.
M’accarezzava piano piano
come un gioco il primo giorno
mi diceva che ero bella
senza mai guardarmi in faccia.
Mi diceva ch’ero donna
che ero fatta su misura
per via di questo seno
che ancora oggi stringo a morte
Lo invitai con un sorriso
come avevo visto fare altrove
sul fienile il giorno prima
o lungo il fiume a mia sorella.
Tra sterpaglie fredde e secche
m’abbandonai senza sapere
che per essere una donna
sarebbe bastato poco meno.
Gli offrii il mio nido caldo
bocconi sulla neve
alla ricerca di pagliuzze
proprio come fa la merla.



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