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Racconti Gay

L’incontro con Salvo

By 28 Luglio 2024No Comments

Mi piace farmi chiamare Daniela, mi sento profondamente femmina e puttana anche se dentro un corpo maschile. Capita ogni tanto di incontrare il maschio che percepisce questa femminilità e ne gode a piene mani, spesso più appagato che da una vera donna. Questo è uno di questi episodi, successo non più di un anno fa.

Per noi frocette non più giovanissime è diventato difficile farsi rimorchiare da qualcuno. Una volta c’erano i cinema porno, le saune, i bagni (cessi) sotterranei dove succedeva di tutto. Per anni ho conosciuto non so quanti bei cazzi in quegli ambienti, regalando centinaia di pompini e ricevendo altrettante inculate.
Adesso i cinema a luci rosse non esistono più, i cessi pubblici sono stati chiusi e le poche saune gay sono diventate posti da giovani fighetti abbronzati, depilati e palestrati, che arrivano con i loro suv per farsi un drink con l’amichetto. Si piacciono talmente che non so se poi segua una sana scopata.

Ho conosciuto Salvo nell’ultimo cinema porno rimasto, credo, in tutta la regione. Era l’estate scorsa, a fine agosto. Avevo un paio di pantaloncini larghi e leggeri, con effetto gonnellina, che avevo messo apposta nel caso in cui qualcuno volesse infilare facilmente le mani e arrivare subito al culo.
Appena arrivato e abituatomi al buio, vedo che in effetti c’è un certo via vai, ma niente di che. Individuo i bagni ma sembra che nessuno li frequenti. Mi appoggio a una colonna e mi passano vicino un po’ di uomini, che mi danno un’occhiata ma non sembrano molto interessati. Tranne uno, appoggiato alla colonna vicina, che ogni tanto mi lancia un’occhiata toccandosi visibilmente il pacco. Per quello che riesco a vedere avrà una sessantina d’anni abbondanti, tracagnotto, pantaloncini, con una faccia, quando riesco e intravederla, che mi sembra davvero da porco. Mi piace, ho deciso. D’altronde a me di un uomo non interessa né la faccia né il fisico, ma solo quanto sia maschio, porco e dotato.
Vado a sedermi in ultima fila, qualche sedile all’interno e intanto lo seguo con lo sguardo, cercando di farmi notare, anche se in modo non sfacciato. Lui ciondola un po’, si muove, viene verso i sedili ma passa dietro. Ormai lo guardo apertamente, girando la testa, non può non aver capito. Ripassa, continuando a guardarmi, aspetta un attimo e poi viene finalmente a sedersi sul sedile vicino.
Niente, al momento sembra che tutti e due siamo interessati al film (in quel momento una trans messa allo spiedo, con un cazzo in culo e uno in bocca, l’ho veramente invidiata), non succede nulla. Forse è timido, vorrebbe ma non osa. Detesto quel tipo di uomini, quelli che mi rimorchiano e poi si siedono su una sedia come fossimo lì per recitare il rosario.
Dopo un po’ sento la sua gamba che si avvicina alla mia e si struscia leggermente. Struscio anche la mia e decido di rompere gli indugi: metto una mano sulla sua gamba. È stata una buona mossa, dopo qualche attimo sento la sua mano sulla mia coscia, lasciata bene in vista dai pantaloncini sconci.
Visto che la cosa procede bene, decido che tutti e due vogliamo la stessa cosa e pian pianino porto la mia mano sempre più in alto sulla sua gamba, fino ad arrivare a posargliela sul pacco. Apperò! Ce l’ha già bello duro, e anche le dimensioni sono invoglianti. Lo palpeggio per un po’, mentre la sua mano si muove all’interno della mia coscia.
Con la mano mi palpeggia la coscia sempre più intensamente, me la strizza quasi, e si sposta sempre di più verso l’inguine. Non mi tocca il pacco: bene, sto cercando uno interessato al culo, non all’uccello.
Dopo un po’ che ci tocchiamo, con la mano che non mi palpeggia la coscia si tira giù la zip e lo tira fuori. Finalmente! Lo afferro. Gran bell’arnese! Non lunghissimo ma bello cicciotto, duro come il marmo e, a quanto posso capire, con una bella cappella rugosa, come piace a me. Vorrei chinarmi per dargli una bella succhiata ma i sedili sono stretti, non ci riesco, e allora continuo a segarlo lentamente, immaginando che sensazioni potrebbe darmi un cazzo del genere che cercasse di entrarmi nel culo.
Lui si avvicina con la testa fino ad appoggiarsi alla mia guancia. Ha la barba lunga. Mi fa impazzire, immagino che effetto mi farebbe sentire quella faccia che mi affonda fra le chiappe.
Si gira leggermente e infila la mano sotto i miei pantaloncini-gonnellina, fino ad arrivare al culo. Lo agevolo sollevandomi un po’ sul sedile e la mano mi arriva sotto entrambe le chiappe, come se fosse un altro sedile su cui sono seduto. È una mano da uomo, forte e rugosa e con un dito comincia a stuzzicarmi il buchino. Sono in estasi: un vero maschio che, lì in mezzo alla sala, con tutti che possono immaginare cosa sta succedendo, mi sta infilando un dito nel culo mentre gli sto segando l’uccellone.
Mi sussurra nell’orecchio: “Minchia che culo che c’hai, troia. Se andiamo a casa mia te lo riempio”. Ecco, quando mi dicono queste cose, la mia indole di femmina e puttana si scatena, non capisco più niente, farei qualunque cosa.
Quel maschio era un perfetto sconosciuto, poteva avere brutte intenzioni, anche se non avrebbe potuto stuprarmi, perché il culo glielo avrei dato io volentieri.
“Dove abiti?” rispondo con il tono di voce più sexy che mi viene. “Qui vicino, possiamo andare a piedi”.
“Sì, dai, allora andiamo”.
Mi sento di volare quando posso essere così puttana, evidentemente è proprio la mia natura e non ci posso fare niente, non la posso reprimere più di tanto.
“Ti aspetto qui fuori, tu esci fra un attimo” mi sussurra. Faccio solo un cenno con la testa. Lui mi toglie il dito dal culo, rimette dentro l’uccello, si alza e va verso l’uscita.

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