Non so quale sia il vero motivo, se perché vedo in loro la solitudine, un senso di rassegnazione dovuto agli anni, o soltanto perché provo un perverso senso di piacere che inspiegabilmente mi attrae, e ci attrae, come tutte le cose proibite a questo mondo, comunque di tutti gli uomini che ci sono al mondo, gli ultrasessantenni sono quelli che mi attraggono di più.
La bisessualità è latente in ogni essere umano.
La controlliamo, siamo in grado di controllarla al punto da poterci ritenere indiscutibili eterosessuali convinti, ma spesso non facciamo i conti con le nostre perversioni, quelle che tirano fuori il nostro lato peggiore, che si lascia andare all’inimmaginabile, quello che ce lo fa venire duro senza una spiegazione apparente.
Camminiamo in strada e ci cadono gli occhi su una ragazzina di quattordici o quattordici anni, di quelle che hanno iniziato a formarsi presto, con le loro piccole e graziose tettine, con le loro gambe lisce e sode dentro a vestitini mozza fiato, con i loro visi superbi ed angelici e noi? Noi cosa facciamo?
Noi ci eccitiamo, ci emozioniamo, vorremmo poterla guardare, vorremmo poterla accarezzare, vorremmo sentire l’odore della loro patatina stretta, eppure, nessuno di noi è un pedofilo, nessuno di noi oserebbe provare a mettere in pratica anche solo uno dei morbosi desideri che ci hanno annebbiato la mente per qualche istante, però, quella piccola tatina adorata, ci tornerà in mente mille e mille volte, e all’ennesima, andremmo a chiuderci in un bagno masturbandoci pensandola, sognandola tutta per noi ed in sogno, la tocchiamo, la odoriamo e magari le facciamo bere il nostro sperma.
Ecco cos’è la perversione, uno stato che sale dal profondo del nostro io, che ci mette davanti a cose che non abbiamo mai pensato e ci porta nel corso della vita a conoscerci meglio.
Ho raggiunto questa consapevolezza tempo fa, quando ero ancora un normalissimo eterosessuale convinto e ad un passo dal matrimonio, come chissà quanti altri nella loro vita.
Senza che me ne rendessi conto, cominciai a sentire uno strano desiderio, una voglia, una curiosità e soprattutto un attrazione per gli uomini maturi e senza organizzarmi, per puro caso, mi ritrovai in una situazione che prese il sopravvento su di me, mi coinvolse e mi trascinò via come pochissime volte in vita mia, e successe in una maniera che non ha alcuna spiegazione razionale.
Mi capitò di incontrare un uomo sui sessantacinque, bello anche se poco atletico, con il quale, senza capire come e perché, mi ritrovai ad affondargli tutto il mio cazzo nella bocca tenendolo per la testa.
Se dovessi descrivere come o cosa ci siamo detti prima, non sarei in grado di farlo, sicuramente il fatto che portasse la fede nuziale e che tentasse un approccio, ha stimolato molto il mio libidinoso e certamente mi ha particolarmente eccitato, ma si sa, che quando ad eccitare è più il contesto che il feticcio, ci si lascia andare come mai si è fatto prima.
Ricordo l’emozione nello spingerli in cazzo dentro e nel sentire le sue mani che mi toccavano le palle e le stringevano, sembrava che stessi facendo sesso per la prima volta, ma con l’aggravante dei miei trentacinque anni, quindi con tutta la consapevolezza necessaria a rendere quella cosa ancora più eccitante.
Probabilmente mi infilò anche un dito nel culo, non saprei con esattezza, perché ad un certo punto schizzai tutto quello che potei dentro la sua bocca e nonostante avessi finito, continuai a fottere e a fottere quell’uomo sconosciuto incontrato per puro caso, come se fosse la cosa più bella mai fatta fino a quel giorno.
Dopo aver terminato, mi chiese di ricambiare il favore, ma non accettai.
Gli proposi di masturbarlo, ma solo se avesse fatto in fretta e si accontentò di lasciarsi toccare fino a raggiungere l’orgasmo.
Francamente ero confuso, molto confuso.
Non mi era capitato e soprattutto, dopo l’impeto mi erano venute in mente mille domande, perché quando succede una cosa del genere ci facciamo sempre mille domande!
Possibile che abbia provato piacere nello scopare la bocca di un vecchio?
Possibile che io, che fino a due ore prima ero un eterosessuale, nel giro di pochi minuti mi ero ritrovato a menare il cazzo di uno mai visto e conosciuto, nascosto tra due muri di un vicolo?
Ma soprattutto, possibile che pensando a questo, provassi ancora una forte eccitazione?
La mano odorava del suo cazzo e la cosa assurda, era che oltre a piacermi, passai il resto della giornata ad annusarla!
Il mondo che si apre quando si hanno esperienze di questo genere è immenso, ci si inizia a perdere nelle varie spirali libidinose, come fossero idee che in qualche maniera esaltano se stessi, ad esempio immaginarsi a condurre una vita normale ed avere questo vizio segreto ed indicibile, oppure, immaginare di rifarlo, o addirittura pensare di fare qualche altra cosa, come ad esempio succhiarlo in un bagno pubblico, prenderlo nel culo, oppure ingoiare.
Queste ultime cose erano quelle che più di tutti mi ronzavano nella mente.
Mi sentivo come catapultato in un grosso parco giochi pieno di attrazioni stimolanti, ma nonostante non capissi il perché, non mi feci troppe domande e continuai a sopravvivere come sempre godendomi i pensieri sporchi che saltuariamente riaffioravano.
Per i mesi successivi, continuai a vivere la mia vita normalmente, convincendomi che quell’accaduto, era solo una parentesi che si era aperta e chiusa nello stesso istante, e che quell’avventura, era solo un ricordo che spesso, non veniva nemmeno richiamato dai pensieri.
L’uomo si fece sentire un paio di volte, ma non risposi mai e questo mi convinse ancora di più a credere che quella strana faccenda, era stato un gioco di mezz’ora e niente più.
Gli ormoni invece se ne fregano di qualsiasi cosa, di stato di salute, di appuntamenti di lavoro, insomma di tutto, e infatti, dopo un bel po’ di tempo, il morboso desiderio cominciò a riaffiorare, permettendomi di analizzare alcune cose.
Una su tutte, se fossero i maschi in generale a piacermi, o se invece, provassi eccitazione sono per alcune situazioni che con determinati uomini, sembravano ancora più eccitanti che con altri.
Effettivamente, per quanto potessi vedere in giro bei ragazzi, pulsioni omosessuali non ne provavo di nessun genere, mentre quando mi imbattevo in uomini anziani, l’idea di farmi sbattere o di dargli il cazzo si faceva sempre più forte.
Camminavo per strada e vedevo maschi attempati ai quali avrei leccato il buco del culo se solo me l’avessero chiesto, e più immaginavo cose sporche ed indicibili, più saliva la voglia di provare.
Quando si passano questi periodi, è il momento in cui la mente si libera dalle catene del buon gusto e del buon senso, permettendo ai pensieri di superare qualsiasi soglia, anche la peggiore, anche la più sporca, perché più è immorale quello che si pensa, più è bello e si prova piacere nel pensarlo.
Ogni uomo maturo, ogni vecchio sessantacinquenne o addirittura settantenne, insomma ogni adulto, mi appariva interessante, se non addirittura attraente, e con quelli che più di altri stimolavano le mie idee, fantasticavo su incontri e pratiche sessuali fuori da qualsiasi canone mai provato.
Un altra categoria che mi eccita molto in questi periodi, sono i parroci delle chiese.
Dietro i loro anni, la loro esperienza e la loro tunica, racchiudono più di chiunque altro, un senso di peccato trascendentale e a dir poco stimolante.
Spesso ho pensato a quanto sarebbe bello farsi inculare da un parroco, da un prete, oppure, come sarebbe bello, leccarlo fino a finire la saliva, partendo dai piedi ed arrivando alla bocca.
La bocca ha un non so che di attraente.
Non del parroco in particolare, ma dell’uomo in generale.
Il bacio è forse l’unica cosa intima che c’è in un rapporto sessuale, che sia etero che sia omosessuale e giocare lingua a lingua con un adulto, è uno dei desideri che reputo più perversi e che apprezzo di più, anche rispetto ad altre pratiche particolarmente più estreme.
Dopo tre settimane passate a immaginarmi con la lingua conficcata nel buco del culo di un qualche porco attempato, decido che è arrivato il momento di chiamare l’uomo che tempo prima mi aveva iniziato a questo gioco.
La telefonata fu breve e scarsa di convenevoli, ci accordammo sul dove e sul quando e ci salutammo in tutta fretta.
Certamente lui avrebbe voluto parlare di più, magari avrebbe voluto dire qualcosa, come ad esempio non ti ho più visto, non mi hai mai risposto, ma credo che il mio atteggiamento, oltre a mettere in chiaro che il nostro non era, e non sarebbe mai dovuto essere considerato un ‘rapporto’, fu una sorta di scudo difensivo, che avvolte, mi rendevo conto io per primo di usare più che altro con me stesso.
I pensieri e i desideri con i quali passavo la maggior parte del tempo, da un lato alimentavano la mia morbosità, ma dall’altro scuotevano sempre di più il mio stato mentale.
Va bene che la perversione è un sentimento che non guarda in faccia nessuno e va anche bene divertirsi a sognare di prenderlo in mano a certi tipi di uomini, ma metabolizzare la cosa, è pur sempre un lavoro difficile.
Il fatto di andare a periodi, il fatto che mi interessassero solo alcuni uomini e non tutti, il fatto che più fossero grandi e più mi eccitavano, mi dava una potenza emotiva senza pari, ma anche un instabilità mentale che mi spingeva quasi ad avere crisi di identità, come se non riconoscessi in quel lato me stesso, mettendo in discussione i tutti i miei trentacinque anni.
In ogni caso, come da accordi, ci ritrovammo dopo mesi uno difronte all’altro, consapevoli del motivo di quell’incontro ed eccitati anche dal fatto di non doverlo dare a vedere.
Mantenni un aria distaccata, ma non riuscii a resistere alle pulsioni fisiche e mentali che mi avevano accompagnato fin li.
Assunsi un atteggiamento scostante ma allo stesso tempo complice, con il quale potevo permettermi di essere maschio e contemporaneamente troia, fargli capire che anche se ci eravamo rivisti, non sarebbe cambiato nulla, ma che prima saremmo usciti, prima avrei affondato la mia lingua nel suo buco del culo.
Capì ed accettò quella situazione senza la minima obiezione, liberandomi dall’ultimo freno inibitorio del mio inconscio e spalancandomi ad un desiderio sfrenato.
Uscimmo con fare disinvolto ed entrammo nella sua auto, dove immediatamente allungai una mano e gli toccai l’uccello, prima dai pantaloni, poi entrando dentro fin sotto ai boxer.
Mi gingillai con i suoi genitali per tutto il tragitto che ci portò all’albergo a ore, dove aveva affittato una stanza con ingresso indipendente, e quando parcheggiammo, scatto subito il primo impulso.
Mi avvicinai al suo viso e affondai la mia lingua nella bocca iniziandolo a baciare.
Baciare un uomo è un esperienza forte, profondamente eccitante, è sentirsi coinvolti in un atto proibito e in qualche modo addirittura vietato dalla stessa natura, quindi ritrovarsi a farlo, da un emozione che supera di gran lunga quelle con cui ci siamo confrontati fino a quel giorno.
Vedevo e sentivo la sua lingua che correva dietro la mia, le bocce si sfioravano, erano a pochi centimetri di distanza, la pancia calda, faceva perno sul mio braccio che continuava a perlustrare imperterrito i suoi organi genitali, sarebbe bastato sfiorarmi il prepuzio per farmi sborrare e così allentai la presa, lasciai le palle, la cappella, tutto quello che stavo toccando e tolsi la mano. Non smisi però di baciarlo, anzi, libero di muovermi mi insinuai sotto la giacca e poi ancora sotto la camicia, arrivai ai capezzoli che coperti di peluria sporgevano come quelli di una donna in calore e più lo baciavo, più diventavo morboso e passionale, quasi come stessi baciando un amore e non un uomo ultrasessantenne che nemmeno conoscevo bene e del quale non sapevo nulla, ma un amore, l’amore della mia vita.
Continuandolo a baciare gli chiesi di entrare dentro e di spogliarsi e così fece.
Finalmente, era nudo davanti a me, finalmente avevo davanti agli occhi quello che per me, era il più straordinario ed indescrivibile spettacolo, perché non è la bellezza di una cosa a far si che sia desiderata, ma quello che per chi la guarda rappresenta e in quel momento, in quell’istante, la sua figura mi lasciò senza fiato.
Mi avvicinai piano e gli girai dietro.
Passai un braccio sulla sua spalla e portai l’altra mano sull’inguine, a pochi centimetri dal suo cazzo mezzo gonfio che scendeva morbido assieme alle ingombranti palle libere e ciondolanti, poi lo strinsi a me, ed iniziai a baciarlo sul collo.
La catenina fredda era l’unica cosa che portava addosso e gli dava un aria ancora più caratteristica e forte. Vedere un Cristo scendere e fermarsi su un petto villoso di un uomo in preda al peccato, aggiunge sentimento e passione ad una situazione già di per sé passionale, perché due uomini assieme, due uomini che si incontrano solo ed esclusivamente per sfogare desideri inenarrabili, sono sono la più grande rappresentazione della passione che possa esserci, un coinvolgimento fisico ed emotivo senza pari.
Non riuscii a resistere più di un secondo che sentii il bisogno di toccare il suo cazzo e i suoi testicoli, ai quali mi avvicinai con un massaggio caldo e delicato, per riuscire ad assaporarli nonostante non li stessi leccando.
Morbidi e caldi riempivano la mia mano, mentre quel collo e quei lobi, si lasciavano baciare senza opporre resistenza.
Tutto aveva un aria poetica, il suo corpo, il suo uccello, i suoi sospiri, io, insomma in quel momento nell’aria c’era qualcosa di superbo, di pacifico, si era creata un atmosfera soave nella quale eravamo perfettamente a nostro agio.
Gli chiesi di voltarsi e di mettersi difronte a me, volevo vedere il suo corpo, volevo scendere in ginocchio e guardare quel dono da vicino, senza doverlo sbirciare come facevo nei bagni pubblici della metropolitana.
Non so quante volte mi sono trovato a sbirciare tra le mani degli uomini che accanto a me, facevano pipì nei bidè appesi al muro degli aeroporti, delle stazioni, dei bagni pubblici. Quante volte ho desiderato toccarli, aiutarli, assaggiarli, sentire l’odore di quei testicoli chiusi negli slip per ore, sballottati dalla frenesia del lavoro che li costringeva a correre in continuazione da un taxi all’altro senza sosta, mentre io, a pochi passi da loro, avrei saputo arrecargli sollievo e farli stare meglio.
Ero in ginocchio e finalmente ce l’avevo davanti.
Un bacio, poi un altro ed un altro ancora, partendo dall’attaccatura e scendendo fino alla cappella.
Respiravo l’odore acre delle palle, della carne, cominciai a massaggiare delicatamente quelle tenere protuberanze che meritavano tutto il bene del mondo e niente più.
C’è qualcosa di maledettamente affascinante e naturale nel cazzo, che sia il proprio o che sia quello di un altro.
Toccarlo, impugnarlo, baciarlo e accarezzarlo sono sentimenti spontanei che si possano tranquillamente scindere dalla voglia di sesso.
Ritengo che sentire la voglia di metterlo in bocca sia un istinto naturale, al quale abbiamo deciso di sottrarci di spontanea volontà, ma che fa parte del nostro patrimonio genetico.
Abbiamo costruito barriere attorno ad un atto che invece, la natura ci ha donato dal primo giorno in cui abbiamo messo piede sulla terra, perché suggere, succhiare, è l’istinto primordiale per eccellenza, è una forma endemica di sopravvivenza, un qualcosa su cui l’uomo, può decidere di mettere regole ma non può sottrarsi.
Succhiamo clitoridi e mammelle attribuendo ad essi il piacere di un gesto che invece è di per se splendido e naturale, perché madre natura, prima ancora di farci capire cosa è giusto e cosa è sbagliato, prima ancora di permetterci di guardare, ci ha dato come unica possibilità di interpretazione del mondo, quella di approcciarci ad esso attraverso la bocca, attraverso un gesto atavico che ci accompagnerà per sempre.
Per questo, avvicino la bocca e la apro, lascio entrare quel corpo estraneo a tutti ma non a me, per poi avvolgerlo con le labbra e con la lingua, accudendolo, come fanno certi pesci quando devono proteggere i loro piccoli.
Lo sento caldo ed ingombrante riempirmi le guance, mentre con fatica, cerco di respirare con il naso per non perderlo un istante.
Si gonfia poco a poco, sento le pulsazioni nella mia cavità orale arrivare una dopo l’altra, sento le mie labbra dilatarsi, il cazzo gonfiarsi e non posso fare a meno di muovere la testa, spingendomi in avanti ed in dietro per sentirlo scivolare dentro come fosse un grosso stantuffo.
Non so se è grosso lui o se è piccola la mia bocca, ma la sottile proporzione che c’è tra quella carne e la mia caverna, diventa sempre meno giusta.
Anche lui inizia a spingere, sincronizzandosi ai miei movimenti, sfruttandoli per trarne beneficio e questo lo eccita ancora di più, lo emoziona e la sua emozione ricade su di me attraverso l’impossibilità di sopportare un rapporto orale così sproporzionato, ma resisto, sono una troia, la sua troia e non posso far altro che lasciarmi scopare, che sia in bocca o nel culo non fa differenza, troppe volte ho sognato quelle sensazioni, troppe volte mi sono chiuso in bagno immaginando di essere inculato in un sottoscala o scopato in bocca da decine di uomini, per cui, mai e poi mai avrei detto basta, mai avrei avuto il coraggio di alzarmi, lasciarlo li e andarmene, per poi ritrovarmi a piangere per un dolore non avuto, non provato, non sentito. No.
Meglio piangere perché qualcosa ha dilaniato la mia carne, meglio piangere perché qualcuno ha goduto col mio corpo fregandosene del mio dolore, piuttosto che disperarmi per non averglielo fatto fare, per non essere stato preso.
Le palle sbattevano sul mio mento come se dovessero ricordarmi ad ogni colpo, che l’uomo che mi fotteva la bocca mi stava facendo un favore, così ogni volta, abbassavo la lingua, spalancavo le labbra e le guance, forzavo l’ingresso e lo lasciavo scendere sempre più in fondo, fino alla gola, trattenendo i conati di vomito che il contatto con il palato ogni tanto mi causava.
Teneva entrambi le mani sulla mia nuca e di tanto in tanto, carezzava le orecchie come a mostrare un briciolo di sensibilità, tanto per farmi capire che anche se mi stava fottendo la bocca, non era affatto un mostro, ma francamente non ce n’era assolutamente bisogno.
Nonostante fosse una condizione apparentemente forzata, sentirmi in qualche maniera sfruttato e usato, mi procurava piacere.
Mi sentivo contemporaneamente troia e schiavo ed entrambe le sensazioni, erano straordinariamente intense ed interessanti.
Sentirsi troia fa provare una particolare emozione e coinvolge sfere che spesso col sesso non hanno nulla a che fare.
Sentirsi troia significa essere importanti per qualcuno, che allo stesso tempo, si diverte e dipende da quella nostra condizione, senza necessariamente doversi accucciare su una poltrona di un cinema a succhiarlo, come invece ci si immagina che sia quando si immagina una troia.
Io ero la sua troia perché lui mi scopava, ma allo stesso tempo perché mi lasciavo scopare da lui.
Mi sentivo schiavo delle mani che mi tenevano ferma la testa e del cazzo che incurante delle mie ristrettezze, scendeva nella gola colpo dopo colpo, ma contemporaneamente, ero schiavo di me stesso e della mia necessità di esserlo.
Se solo avesse dimostrato un briciolo di compassione, se solo mi avesse chiesto ‘ti faccio male’, la mia condizione si sarebbe sgretolata in una frazione di secondo e il suo cazzo, non sarebbe più stato il suo cazzo, ma una fastidiosa massa di carne e sangue che ostruiva la mia bocca e della quale mi sarei immediatamente liberato.
Il mio unico pensiero in quel momento era essere fottuto.
Spingendomi all’indietro mi liberò le guance da quell’arnese e tenendomi per i capelli, iniziò a menarmelo in faccia e sulle labbra.
Si fermò solo dopo una ventina di colpi bene assestati e mi lasciò un po’ di tempo per riprendermi e sistemarmi meglio.
Si sedette sul letto e mi chiese di spogliami, cosa che naturalmente non esitai a fare.
Sentivo il mio buco del culo palpitare ed era così piacevole, che l’idea di dovermi lasciare andare al punto di perdere quell’emozione quasi mi infastidiva.
Avvolte è più bello vivere in un aura di piacere, che nel piacere stesso, perché quando tutto finisce, ci resta come unico appiglio solo un delizioso dolore, che però col tempo svanisce, mentre nell’attesa, c’è un intero mondo di emozioni che non si arrestano mai.
Cammino carponi fin sotto di lui e quando arrivo davanti ai suoi piedi, mi accuccio ed inizio a baciarli.
L’uomo, inteso come maschio, è certamente una creatura sgraziata e poco attraente, soprattutto ad una certa età e soprattutto se paragonato alla bellezza spesso indescrivibile di una donna, però, nel suo essere rude e poco piacente, il maschio trasmette molto più sesso di quanto non lo faccia il suo alter ego femminile.
La donna, credo sia la più bella opera che la natura sia stata in grado realizzare, la sua bellezza può essere così suggestiva, da bastare già da sola ad appagare i piaceri di chi la guarda, mentre l’uomo non è altrettanto.
L’uomo, anche il più bello e statuario del mondo, ha comunque un impatto più rude, meno aggraziato, e questo, mi spinge e ci spinge a sentire la necessità di dover toccare, di dover sentire, la dove, non è più sufficiente vedere.
Quello che provavo in quel momento era proprio questa sensazione.
Volevo sentire il suo corpo, volevo dare un sapore ad ogni millimetro quadrato della sua pelle e volevo dare un odore ad altrettanta grazia, così accucciato e palpitante, baciavo quei piedi nudi e spigolosi nei quali mi persi per parecchio tempo, godendo anche solo nel sapere di star a fare quel genere di cose.
Li odorai e li baciai mordendoli e leccandoli tutti, ovunque, insinuando la lingua tra le dita, sotto ogni spazio imperscrutabile, godendo di quell’amaro sapore mescolato all’odore di maschio che mai nella mia vita avevo avuto il piacere di assaggiare, ma che in preda a determinate pulsioni, avevo spesso desiderato di sentire.
Avrei voluto tenerlo con me per il resto dei miei giorni, avrei voluto sentirmelo addosso sempre, per riscoprirlo tutte le volte che ne avrei avuto bisogno, perché se pur assurdo, in quel momento ne avevo assolutamente bisogno.
Quando la lingua entrava negli interstizi delle dita, mi sembrava di morire.
Dieci minuscoli cazzi da spompinare uno alla volta, partendo dal mignolo, piccolo, tenero e soprattutto pregno di quei sapori virili, fino ad arrivare all’alluce, rude e particolarmente grande, degno dell’uomo che avevo davanti.
Li massaggiavo ed allo stesso tempo li alzavo per metterli sul mio viso, dove liberamente mordevo e succhiavo tutto quello che c’era da mordere e da succhiare, passando la lingua ovunque, alla disperata ricerca di un sapore al quale non sarei mai riuscito ad assuefarmi.
Poco a poco iniziai a salire alle caviglie, leccavo ininterrottamente carne e peli, mescolando in quei gesti passione e sesso, tenerezza ed abominio, per poi continuare a salire, fino alle ginocchia ruvide e spigolose, ed ancora più addosso, sulle cosce poggiando il mio corpo su di lui, fino ad arrivare nuovamente alle sue palle.
Gli chiesi di alzare le gambe e di tenerle alzate, così si sdraiò sul letto e spalancò i suoi arti tenendoli sotto le ginocchia e sistemandosi meglio.
Ora era sul letto a cosce larghe e mi mostrava il suo buco del culo e i suoi coglioni senza alcun pudore, spavaldamente, lasciando intendere che me ne sarei dovuto occupare subito e così feci.
Quello sfintere sfatto e marrone scuro, aveva un fascino indescrivibile, avvicinai il naso e ne colsi immediatamente l’odore, un odore pastoso e penetrante, aspro e pungente, buono come mai nessun odore lo sia mai stato, ed accostare la bocca su quell’amorevole anellino, fu una cosa spontanea e naturale.
Un piccolo bacio, le labbra si avvicinarono e sfiorarono la circonferenza per poi aderirvi perfettamente, mostrandogli tutto l’amore del mondo, perché si può scopare in cento mila maniere, ma solo con la bocca si riesce a fare l’amore e col suo ano, io ci feci l’amore.
Con gli occhi chiusi cominciai a prendermi ciò che mi spettava.
Non stavo leccando e baciando lo sfintere di un vecchio, stavo facendo l’amore con lui, con lui e con tutti gli altri uomini che casualmente incontravo e dei quali mi sentivo attratto, come ad esempio il tizio del semaforo, un bellissimo ultrasessantenne in Alfa Romeo, per il quale mi sarei prostrato se solo me lo avesse chiesto, oppure con l’uomo incontrato in profumeria, un tipo meraviglioso, maturo ed elegante al quale avrei leccato i piedi per ore ed ore, e ancora all’uomo che ogni mattina incontro dal giornalaio, anche lui attraente e caldo, insomma, leccavo ed assaporavo il suo corpo ma nello stesso tempo, godevo dei corpi di altri mille uomini stupendi.
La lingua setacciava ovunque, in qualsiasi punto percepiva un sapore, si avventava e se ne impadroniva con soddisfazione.
Leccai introno all’ano, lungo tutto lo scroto e poi fin sotto i testicoli, che dall’alto, sembrava mi guardassero gonfi e pelosi ed aspettassero di essere baciati e succhiati anche loro.
Non li feci attendere, mi avvicinai a quelle due creature e le assaggiai con la lingua e con il naso, scorgendo profumi e sapori che partivano dai suoi bulbi piliferi e finivano come per magia nelle mie ghiandole e nei miei polmoni.
Succhiare le palle è come rendere grazie a Dio.
Nonostante la loro arrogante grandezza, i testicoli sono la cosa più delicata che esiste al mondo, un capolavoro di cristallo sottile da venerare con cura, ed accudirli in bocca, è un gesto materno, profondo e straordinariamente intenso.
Se potessi, passerei le giornate a leccare i testicoli dei vecchi, per puro amore, per alleviarli dai dolori di una vita dai fastidi, di un quotidiano che poco a poco comincia a non appartenergli.
Mi lascerei anche sborrare in bocca se necessario, li lascerei venire nella mia bocca senza interromperli, per dargli un sollievo meritato e dimostrargli che sono ancora importanti, indispensabili, meravigliosi come è meraviglioso il sapore del loro cazzo, il sapore del loro sperma, che morbido, scende dalla mia gola ed arriva fino all’intestino.
Se solo sapessero, quando mi incontrano, che sarei disposto ad offrirgli tutto questo, chissà quanti si lascerebbero andare, chissà quanti si concederebbero il piacere di eiacularmi in bocca e soprattutto, chissà che meraviglia sarebbe lasciarglielo fare.
In questo momento non sono più ne troia ne schiavo, in questo momento sono solo la persona più felice ed eccitata del mondo, che sta scrutando con la lingua la più bella parte anatomica dell’uomo, del maschio.
Salgo ancora.
Finalmente incontro di nuovo quel cazzo, quello che pochi minuti prima gonfio e duro era padrone del mio viso e della mia gola e che adesso, quasi tenero, riposa adagiato su un fianco stanco e corposo, pronto ad essere coccolato per tornare nuovamente fiero come prima.
Coccolato credo sia la parola giusta, perché è questo che faccio non appena mi avvicino, lo coccolo con l’ausilio di tutto il mio viso.
Le gambe dell’uomo tornando giù, mi avvinghiano come se non volessero farmi scappare, ma tanto, non ho nessuna intenzione di farlo, non ho alcuna intenzione di allontanare le mie labbra da quel ben di Dio, da quel sogno ad occhi aperti, da quel miracolo della natura.
Le mani non le utilizzo, è la mia testa a cercarlo, a muoverlo, a farlo entrare nella bocca sempre più calda e vogliosa, come fanno alcune bellissime e bravissime attrici di film pornografici, e in quel momento tra me e loro non c’è differenza, entrambi succhiamo per il puro piacere di succhiare.
Che bello sentire la cappella in bocca, il prepuzio scivolare sulla punta della lingua, le perle di sperma nutrire le papille, e ancora la carne crescere secondo dopo secondo fin quasi a non starci più dentro.
Forzo me stesso e lo lascio uscire dalla bocca.
Poggiato sul mio viso non riesco comunque a fare a meno di baciarlo, e ogni volta mi ripeto che quello è l’ultimo morso, l’ultimo piccolo bacio, mi viene voglia di continuare, di ricominciare, ma riesco ad essere forte e continuo a salire.
Avevo dedicato così tanto tempo al suo corpo, che quasi mi ero dimenticato del viso.
Quando ci ritrovammo faccia a faccia, mi accorsi quanto fossero affascinanti le sue rughe e quanto particolarmente attraente fosse lui.
Il pizzetto bianco ed i suoi capelli corti e curati, lo rendevano straordinario, forse perché dimostrava tutti gli anni che aveva, forse perché il mio tasso di perversione in alcuni casi arriva alle stelle, comunque sentii un fortissimo desiderio di baciarlo.
Nudi uno sopra all’altro ci abbracciammo e ci avvinghiammo come due amanti, baciandoci con un impeto ed una passione, provati solo poche volte nella vita.
Lui mi mordeva le labbra, mentre la mia lingua entrava nella sua bocca setacciando ogni angolo, scovando ogni minima imperfezione, spiegandogli senza mezzi termini che in quel momento, era mio, soltanto mio e tutto mio.
Sentivo un desiderio impetuoso, una passione travolgente, se avessi potuto, l’avrei mangiato.
Il cazzo e il buco del culo non c’entravano niente adesso, era una folgorazione da uomo a uomo, anzi, da uomo a uomo maturo e credo che questa, era la vera motivazione del sentimento che provavo, del desiderio, dell’amore inteso proprio come amore, quello vero, quello con la A maiuscola, quello che fa fare pazzie.
Lo baciavo e lo leccavo nell’orecchio sospirandogli addosso tutto quello che provavo e lui, coinvolto quanto me, mostrava altrettanto desiderio spingendomi sul ventre il suo enorme pisello duro.
Lo abbracciavo stretto, lo baciavo ovunque, fin sotto le ascelle pregne del suo odore, l’odore dell’uomo, del vero uomo, di quello che ho sempre solo guardato e non ho mai potuto toccare e inebriato da ciò, non potei resistere e gli sussurrai ‘ti amo’.
Un forte senso di liberazione mi rilassò i muscoli.
Presi le sue mani e le strinsi tra le mie, quasi ad immobilizzarlo e continuandolo a baciare, gli ripetei all’infinito ‘Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo’.
In quel momento l’ ho amato, l’ho amato come si ama un amante, un desiderio, un sogno che si avvera, in quel momento sarei voluto rimanere così per sempre, avrei voluto che il mondo si fermasse ed io e lui, fossimo rimasti soli su un isola a fare l’amore per il resto dei nostri giorni, oppure in una baita di montagna davanti ad un camino accesso, mentre fuori, i fiocchi di neve ci facevano stringere nudi e teneri tra baci e carezze.
In poco tempo, ero passato dalle voglie più rudi e violente al sentimento più caldo e dolce, quasi possessivo.
L’idea che sarebbe dovuto finire mi spezzava il cuore.
Ero completamente preso dal vortice dell’amore, io, che per primo avevo delimitato i territori, avevo deciso per me e per lui che non ci sarebbe dovuto essere nulla di più del sesso, io, che avevo avuto un atteggiamento scostante e distaccato.
Provai a pensare ai perché, ma lasciai stare, farsi domande che non hanno bisogno di una risposta è un passatempo che ci manda avanti nella vita reale, quella concreta, quella che siamo costretti a vivere, ma adesso, che stavo facendo ciò che avevo sempre desiderato, non era il caso di sottrarre tempo al piacere, infondo, era solo percorso di un gioco, un gioco di ruolo dove potevo essere avvolte schiavo, avvolte troia, avvolte moglie, avvolte amante.
La mano scese ed afferrò il cazzo duro e scappellato, un giocattolo naturale che riempiva il mio palmo e che si lasciava accarezzare e massaggiare.
Scivolai di fianco e scesi dal letto, rimanendo accanto a lui, poi iniziai un lento ed efficace lavoro di mano che apprezzò particolarmente.
Avrei voluto salirci sopra, sentirlo dentro, ma masturbarlo aveva un qualcosa di fascinoso e continuai a menarlo delicatamente distraendomi da altri desideri.
Masturbare un uomo è bello. Menargli il cazzo, fargli una pippa, tiragli una sega, qualsiasi sia il modo con cui si decida di chiamare quel gesto, il suo fascino non viene minimamente scalfito, perché di per se è proprio un bell’atto e poi è molto più pornografico di quel che sembra.
Farsi una sega è meraviglioso, io, nonostante i miei trentacinque anni, ricorro alla masturbazione molto spesso, soprattutto perché è un modo per liberare la fantasia a qualcosa che avvolte rimane un sogno per tutta la vita.
Masturbandomi ho potuto fare sesso con uomini, donne, ragazzine quindicenni, signore sessantenni, amici, sconosciuti, mogli di amici, fidanzate, madri e padri, masturbandomi ho stuprato, sono stato stuprato, ho potuto toccarlo a politici, ad attori, ho eiaculato in bocca ad attrici, conduttrici, vallette, ma anche bariste, cameriere, semplici ragazze alla fermata dell’autobus, ho bevuto litri e litri di sperma, ho leccato piedi, culi sporchi di uomini sporchi, insomma, in quei dieci minuti di solitudine, non si è mai veramente soli, anzi, ci si ritrova sempre con qualcuno a fare qualcosa di veramente divertente.
Masturbare qualcuno è ancora meglio.
Sapere che quella persona sta pensando a quello che vuole, proprio come quando da solo lo faccio io, ma a dargli piacere non è la sua mano, non è il suo ritmo, ma il tuo, è particolarmente piacevole.
Una psicologa mi ha detto che è il mio altruismo a mettermi in condizione di voler recare piacere agli altri e credo che abbia detto una cosa sacrosanta.
Masturberei tutti e questo è un dato di fatto, perché è il primo o il secondo pensiero che faccio quando un uomo mi attrae, e se è il secondo, è solo perché il primo è prenderglielo in bocca.
Che poi non è tanto fargli una sega, quanto dove fargliela a rendere tutto più affascinante, come una romantica cena a lume di candela, che quando avviene in un ristorante di classe è cento volte meglio di quando avviene in un osteria.
Masturbare un uomo in un auto ad esempio, è molto più bello che farlo in casa, oppure masturbarlo senza troppo romanticismo, così, tanto per non stare con le mani in mano mentre in televisione passano un film e lo si guarda assieme è particolarmente eccitante, ma ce ne sarebbero altre mille di maniere per cui passerei buona parte del mio tempo a menare cazzi.
Quello che sto stringendo è sempre più bello, il cazzo acquisisce fascino dal momento in cui si lascia stringere in mano, le vene, il vigore, danno sostanza a quella forma e quella forma è già una sostanziosa sostanza che vorrei sentire nel culo.
Infatti non ce la faccio più, toccarlo e menarlo ha smosso la mia sensibilità di troia ed ha disinibito i muscoli dello sfintere contro ogni mia volontà, sembra quasi che stiano pulsando indipendenti da tutto e tutti e che cerchino disperatamente di aprire il mio buco del culo, per risucchiare qualsiasi cosa gli sia a tiro.
Monto sul letto, divarico le gambe e lo guardo negli occhi.
Da li a poco mi siederò sul suo cazzo, me lo lascerò scivolare dentro e mi farò impalare come una merda, perché adesso mi sento così e la cosa mi piace particolarmente.
Sono una merda di uomo che adora essere inculato e sotto di me, c’è un altrettanta meravigliosa merda, che vuole fottermi fino a sfondarmi il deretano.
L’amore e la passione, i mille ‘ti amo’ ripetuti come un adolescente sono smarriti come sabbia al vento.
Adesso, uscirei in strada prostrandomi ai piedi di qualsiasi uomo implorandolo di rompermi il culo come lo farebbe una bestia, come farebbe un animale senza sentimento e più l’amore si allontana, più sento salire questa voglia, così mi abbasso e appunto la sua grande cappella nel centro del mio bersaglio, mi muovo appena sulle gambe per qualche centimetro, ed infine mi abbasso per risucchiarla dentro.
La punta del cazzo sparisce avvolta dal mio cratere, che se ne impadronisce cingendola completamente, come fa un preservativo, quando prima di essere srotolato del tutto, veste solo ed esclusivamente la cappella.
Con tutto che i muscoli fossero rilassati e vogliosi, con tutto che mi sentissi puttana fino al midollo, quel pezzo di carne che nemmeno era entrato tutto, risultò così duro, da farmi provare uno strano bruciore, quello tipico della pelle che si dilata oltre il consentito, causando uno strano fastidio misto a piacere che fece apparire una piccola smorfia sul mio viso.
La vide, se ne accorse subito.
Portò le mani sulle mie spalle e con una spinta secca e forte mi schiacciò contro il suo bacino.
In quel preciso istante, il grosso cazzo che già giaceva per un quarto dentro il mio culo, entrò completamente fino a sparire definitivamente, deflorandomi una volta per tutte, sfondandomi una volta per tutte.
Rimasi senza fiato, un dolore mostruoso arrivò dritto al mio cervello e come se non bastasse, non mi lasciò nemmeno il tempo di metabolizzarlo, perché iniziò a fottermi con tanta di quella forza, da alzarmi ed abbassarmi senza che io potessi nemmeno aiutarlo, senza darmi la possibilità di fare perno sulle gambe, sballottandomi in alto ed in basso con un enorme cazzo, che dentro di me, si faceva strada da solo nella mia cavità anale fino all’intestino.
E pensare che se ci fosse stato un cavallo, mi sarei lasciato aprire in due senza fare complimenti.
Riuscii a sincronizzarmi con lui e a godere anche io di quella selvaggia cavalcata che imperterrita, continuava a farmi male nonostante adesso la tenessi sotto controllo.
Mi sentivo impalato nel vero senso della parola, il nerbo entrava ed usciva lubrificato dalle mie secrezioni bianche e schiumose e la cosa doveva in qualche maniera eccitarlo, perché l’intensità delle sue spinte non calava nonostante ormai fosse entrato da diversi secondi, o magari da diversi minuti, ma non potei saperlo, perché tutto appariva leggermente distorto per via del dolore.
Spingeva con forza, la tipica forza della passione, la stessa con la quale gli avevo leccato le palle, gli avevo succhiato la lingua e mi aveva fatto innamorare di lui per qualche secondo e per il resto della mia vita.
Quando si fermò e sfilò quel manganello dal mio culo, il buco rimase viziato e dilatato per quasi mezzo minuto.
Affaticati e con il fiatone ci guardammo ma non ci dicemmo niente, perché nulla c’era da dire, nulla doveva o poteva interrompere l’idillio fisico e carnale che ormai si era creato tra noi, nemmeno altri pensieri morbosi e peccaminosi, non ce n’era bisogno, non era necessario, come non fu necessario parlarmi per farmi capire che dovevo mettermi carponi e stare zitto ad aspettare che lui lo rimettesse dentro.
Il dolore era diventato gestibile e l’idea di essere preso come una cagna in calore era così eccitante da farmi preparare in un baleno, piazzandogli il mio sfintere proprio davanti agli occhi e dicendogli con un unico gesto ‘sono pronto’.
Allargai le natiche con le mani ed aspettai ansioso che mi penetrasse, sperando che lo facesse con un solo colpo, con un solo unico e violentissimo colpo, per provare nuovamente quell’emozione dolorosa che come per magia, mi regalò l’ebrezza di farmi sentire ancora una volta schiavo.
La spinta non tardò ad arrivare.
Il cazzo penetrò il mio piccolo anellino, dilatò la mia pelle e le pareti dell’ano arrivando all’intestino, salendo fino allo stomaco e uscendo dalla mia gola!
Il colpo che mi diede fu così ben assestato da farmi provare questa sensazione.
Mi prese per i fianchi ed iniziò a fottermi, da prima lentamente poi sempre più velocemente.
Faticavo a tenere le natiche aperte, ma a lui piaceva così, e mi sforzai di accontentarlo.
Mi scopò benissimo, spingendo ed ansimando come un vecchio, il mio meraviglioso vecchio, il porco depravato incula ragazzini, sfondatore di culi, martello pneumatico della mia vita, gioia della mia vita, amore della mia vita, passione della mia vita.
Sarei rimasto a farmi inculare anche se mi avesse sborrato dentro ed avesse ricominciato per cento volte di seguito, perché di quel piacere, non si riesce a farne a meno, al piacere di un corpo estraneo dentro se stessi non ci si abitua mai. Per fortuna!
Avevo gli occhi chiusi e sognavo. Sognavo quello che stavo facendo ne più e ne meno, e mentre sognavo, sentivo il mio principe prendermi vigoroso come solo un principe sa fare, fiero e dotato, maschio e virile, maturo e spavaldo.
Nonostante lo stessi prendendo in culo, sentii quasi di raggiungere l’orgasmo, perché nell’essere inculati c’è un piacere così forte e ruvido, da permetterci di arrivare al fine, senza avere alcuna necessità del mezzo.
Ci si eccita in maniera così superiore, da non dover avere bisogno di trasmettere attraverso alcun gesto, alcuno sfioramento, il segnale concreto che scateni il piacere, perché il piacere è nel dolore e nel fastidio, che a differenza di qualsiasi altro dolore e fastidio, ci fa sentire quello che non possiamo essere se non durante quell’atto, cioè puttane, troie, in un unica parola, femmine.
Non centra nulla il travestitismo o il fatto di essere omosessuali o bisessuali.
Nel momento in cui ci si concede, nel momento in cui si lascia disporre del proprio corpo in una determinata maniera, ci si ritrova a ricoprire un ruolo che in quel momento, si estranea da tutto e tutti, un ruolo passivo, che nella sua passività ha il suo punto di forza, ha la sua malizia, ha la sua prepotenza, un ruolo che ci mette nella condizione di apparire usati, mentre ad essere usati sono quelli che credono di usare noi.
Essere inculati è bello come inculare.
Essere inculati è più bello che inculare.
Essere inculati è eleggersi un gradino più su rispetto al resto degli uomini, perché per essere inculati, se ne deve avere la voglia, se ne deve sentire il bisogno, essere inculati è un esigenza e questa esigenza, è un esigenza femminile, che però non c’entra nulla con il voler essere una femmina, con il desiderare di essere una femmina, con il voler comportarsi da femmina, perché di femminile in quella condizione, c’è solo un esigenza carnale e niente più.
Con la testa china e gli occhi strizzati, ripetevo all’infinito la parola ‘fottimi’ e più la ripetevo, più mi riempivo la bocca come il suo cazzo stava riempiendomi il culo.
Avvolte le parole fungono da amplificatori alle emozioni.
Avevo un amico che instaurava un minimo di rapporto, solo quando la donna con cui scopava gli ripeteva continuamente e spontaneamente ‘chiavami’, altrimenti, una volta finito, la riaccompagnava a casa e non si faceva sentire più.
Non ho idea se a lui potesse piacere sentirmi dire ‘fottimi’, ma a me si e per questo ne feci un uso spropositato, soprattutto quando con violenza, mi spinse in avanti e mi fece cadere a pancia sotto sul letto, per poi lanciarsi su di me ed aprirmi nuovamente in due come una mela, con forza ed enfasi, come se volesse punire me per quei quattro o cinque miseri secondi, in cui, per spostarmi, non aveva potuto usufruire del mio corpo.
Spingeva forte e mi sentivo rimbalzare sotto di lui.
Stringevo il cuscino e mordevo le lenzuola mentre i suoi testicoli colpivano il mio scroto ad una velocità impressionante, sintomo di un amplesso che somigliava più ad una monta che ad un rapporto sessuale.
Dopo l’ennesimo colpo, ne assestò uno particolarmente forte, spingendo così tanto da farmi emettere un piccolo ed involontario urlo di dolore.
Era arrivato al limite del piacere, di li a poco, avrebbe avuto un orgasmo.
Avrei voluto farmi schizzare addosso, magari in bocca, ma dalle ripetute e violente spinte, capii che avrebbe potuto sborrare solo dentro al mio culo e che soprattutto, era la cosa che desiderava fare, così, da buona troietta altolocata, allargai i muscoli dello sfintere e lasciai che venisse dentro il mio corpo, dentro il mio intestino e così fece.
Sospirò e gemette profondamente.
La voce abbrutita da quel gesto svelò l’animale che era, l’orso che era e che poi, alla fine, mi aveva attratto di quell’uomo molto più grande di me, molto più bello di un qualsiasi trentenne muscoloso e depilato.
Un calore mi invase, un calore fortissimo, un calore così grande da farmi intendere che la quantità di sperma che avevo dentro, sarebbe bastata a fecondare un cavallo, o un qualsiasi altro grosso animale.
Si lasciò cadere stremato sopra di me, lasciandolo dentro le mie natiche e lasciandomi sentire tutte le contrazioni involontarie post orgasmiche che con cadenza regolare, gli gonfiavano il pisello e continuavano a far uscire gli ultimi rivoli di sperma rimasti dentro.
Quando si tolse, dopo qualche minuto, mi scivolò di fianco e mi abbracciò, teneramente, tornado l’uomo amorevole e delizioso al quale avevo dato baci appassionati e col quale ricominciai a baciarmi.
La sua mano si insinuò tra noi, sfiorandomi i capezzoli e scendendo fino a toccarmi i testicoli, poi iniziò delicatamente a massaggiarli, strusciando la pancia contro il mio prepuzio sensibile e scoperto.
Amore, sesso e ancora passione, non saprei bene quale dei fattori mi scosse al punto di venire, ma mi lasciai andare ad un orgasmo che sporcò di sperma la sua pancia ed il mio viso.
Otto o nove schizzi bagnarono i nostri corpi ed un sorriso affettuoso apparse sul suo viso.
Ci baciammo ed iniziammo a leccare le grandi gocce che giacevano sui nostri corpi.
Lui mi leccò il mento, le guance, io la spalla, la pancia e poi di nuovo ci baciammo mescolando il liquido raccoltosi sulle nostre lingue.
Portai la mia mano dietro il mio sedere e lasciai uscire anche il suo sperma ancora caldo e viscoso, portandolo poi verso la mia bocca, e mangiandolo con un unico grande sorso.
Sorrise e sorridemmo, ci abbracciammo nuovamente e ci addormentammo nudi e innamorati.
Ho sempre sostenuto che il sesso e l’amore siano due faccende ben distinte e separate, che si può fare del sesso anche senza amore e che si può amare anche senza fare sesso, soprattutto perché per amare non è necessario dover per forza essere amati, però, ammetto che gli uomini, e per uomini intendo solo ed esclusivamente uomini maturi, ultrasessantenni attraenti, le due faccende si mescolano e diventano una complementare all’altra.
Durante un rapporto sessuale con un ‘oggetto del desiderio’, si ha la necessità di darsi e di dare incondizionatamente, come se quell’amplesso fosse l’amplesso della vita, l’ultimo vero grande momento di piacere e lo si vive in funzione delle due uniche vere maniere che ha l’essere umano per comunicare con la natura, l’amore ed il sesso.
Amo gli uomini maturi ai quali decido di succhiarlo, li amo, ma solo ed esclusivamente nel momento in cui, posso dar libero sfogo alle mie pulsioni, solo quando finalmente posso toccarli.
Quando li vedo per strada e mi attraggono, non divengono un ossessione e questa attrazione, dura il tempo che impiego nel vederne un altro e provare la stessa identica sensazione.
Non credo che l’amore che vivo durante un rapporto sessuale con un uomo maturo sia lo stesso amore che provo per la donna che ho accanto, la donna con la quale mi sposerò, però sono certo di saperli amare tutti e due e forse, che l’amore viscerale che provo per lui, nel momento in cui ci sono assieme, è anche più forte di quello che provo per lei nonostante abbia deciso di starci per tutta la vita, ma forse, è soltanto perché le Stelle che brillano il doppio, durano sempre e solo la metà.
sullacorda@libero.it
In tutte le volte in cui Maria ordina a Serena di spogliarsi, Serena rimane sempre anche a piedi nudi oppure…
Quanto vorrei che il live action di disney fosse più simile a questo racconto! Scherzi a parte: divertente, interessante, bel…
grazie amore
Non credo di aver avuto il paicere, ma grazie intanto della lettura.
Leggendo i tuoi racconti continua a venirmi in mente Potter Fesso dei Gem Boi