Era maggio quel sabato mattina quando si svegliò sentendo i giocosi rumori della famiglia che si preparava ad andare a scuola. Era arrivata prepotentemente primavera e Luciano avvertiva un languore che gli attanagliava le viscere e lo spingeva a desiderare con una forza primitiva di fare sesso. Si alzò, baciò la moglie e le figlie che stavano finendo colazione. ‘Caro, dopo aver accompagnato le piccole devo andare da mamma perché ha bisogno di aiuto con la macchina da cucire. Tu vai a comprare le olive perché senno non riesco a preparare la pasta al forno per stasera. Io torno per pranzo’ Un casto bacio sulle guance e via. Luciano era lì, percorso dagli ormoni risvegliati dalla primavera, con il desiderio represso di accoppiarsi con sua moglie lì in cucina, sul tavolo, alla pecorina. Ma sapeva che la moglie lo avrebbe respinto e invece accolto tradizionalmente tra le lenzuola. Cazzo, la amava ma mai una trasgressione! Non era mai riuscito a farsi dare il culo, nemmeno sfiorarlo, diventava una tigre!
Si avviò verso il mercato rionale, che ricordava per certi versi la Vucciria, dove c’era un rinomato banchetto che vendeva olive di tutti i tipi. Assaporò con tutti i suoi pori l’aria di primavera che pervadeva completamente l’atmosfera ovunque si recasse, nei larghi viali come nelle strettissime viuzze. E con la primavera entrava dai suoi pori il languore per niente sottile che lo aveva assalito fin dal suo risveglio. Il suo sguardo si soffermava su tutte le scollature, di qualunque tipo di seno, sulle gambe che si intravedevano attraverso le stoffe oramai leggere che fasciavano i corpi, sui culi, sui culetti e sui culoni che gli passavano davanti. E il suo pensiero costante ad ognuna di quelle visioni era sempre rivolto lì: a come sarebbe stato bello perdersi in una spagnola tra quelle tette, come sarebbe stato dolce farsi accogliere tra quelle cosce, alla piacevole perversione che lo avrebbe preso nel far sparire il suo pistolone in quei culi.
Sentiva le viscere mandargli un messaggio inequivocabile che si traduceva in un rigonfiamento, ancora discreto tra i pantaloni. Giunse al banchetto di olive e non fu per niente sorpreso di trovarvi una calca notevole di persone strette per non perdere il turno di attesa acquisito a fatica. Al solito pensò che la calca lo avrebbe aiutato a gustare un po’ di carne con la mano morta o addirittura con una palese palpata. Non aveva mai tradito sua moglie con un’altra donna, ma quella mattina di primavera era pronto a tutto. E’ vero non l’aveva tradita con il corpo, ma con la mente e con la costante ricerca su internet di racconti, filmati e foto non sapeva più se aveva scopato di più con sua moglie o sulla propria mano! Si gettò speranzoso nella calca con la mano destra a muoversi innocentemente per cogliere qualche sensazione piacevole di contatto. Fu con una certa sorpresa invece che percepì chiaramente il dorso di una mano che dolcemente accarezzava il suo arnese, già un po’ in tiro. Spinse in fuori il bacino per cogliere meglio il dolce massaggio e al contempo si guardò attorno per cercare di capire chi, in quella calca, stava approfittando per palpargli l’uccello.
Era forse quel donnone sulla sua destra? Speriamo di no! La quarantenne secca sulla sinistra non poteva essere perché teneva la mano destra in alto per cercare di farsi notare dal commerciante al banchetto. Un sospetto lo prese e cercò di capire se il sospetto che lo aveva preso era fondato o meno. Davanti a lui, leggermente sulla sinistra, e quindi comodo con la mano destra lungo il fianco per accarezzargli il gioiellino, stava un extra comunitario, forse un magrebino, i capelli ricci neri e corti, una pelle caffelatte che immaginò soffice e vellutata, un odore da buono, da bagno appena fatto. Lo fissò intensamente, era giovane, forse non aveva neanche trent’anni, non era più alto di lui ed era magro ma non in eccesso. Ora la mano si era girata e con il palmo carezzava dolcemente l’erezione che stava sbocciando nei suoi pantaloni. Era maggio, era primavera, gli ormoni erano impazziti, anziché scandalizzarsi spinse in avanti il bacino a cogliere meglio la consistenza della palpata.
Era proprio il giovane arabo davanti a lui che gli stava facendo il servizio. Si girò un attimo e fu fissato da due carboni neri e dolci. Uno sguardo remissivo che sembrava dire ‘fammi quello che vuoi’. Luciano non credeva agli stimoli che il suo corpo gli ritornava. Invece di essere schifato sentiva l’apprezzamento per questa situazione che gli cresceva nei calzoni. Quando il giovane cominciò ad ordinare le sue olive si sporse in avanti come per voler indicare meglio al commerciante quale tipo voleva, e facendo così spinse il proprio culetto a strusciarsi contro il bozzo di Luciano. Era come immobilizzato, da un lato il suo desiderio di infilare il pistolone in un culo sembrava ad un passo dal realizzarsi, ma dall’altro il mezzo per vivere il suo sogno recondito passava attraverso il fare sesso con uno sconosciuto. Si godette come un porco lascivo lo strusciarsi del culetto contro il suo desiderio sempre più prorompente arrivando anche a posare una mano sul fianco del giovane per posizionare meglio quel ben di dio. Quando questi ebbe finito, si girò a fissarlo, mentre la mano ora palesemente lo accarezzava nelle zone basse e gli fece l’occhiolino.
Mentre ordinava le sue olive, Luciano si girò a guardare nella direzione dove si era incamminato il giovane arabo e lo vide fermo qualche passo lontano dal banchetto come se lo aspettasse. Pagò in fretta i suoi acquisti e si avviò nella stessa strada. Cominciò allora una specie di inseguimento fatto di sguardi reciproci e di attese. Ad un certo punto fu Luciano a far fermare il giovane avvicinandolo e prendendolo per un braccio lo fece girare. ‘Chi sei? Cosa Vuoi?’ L’arabo lo fissò con i suoi carboni neri e gli sorrise ‘Sono Yussuf e ‘ ti ho visto e ‘ ‘ ‘E ‘ cosa?’ ‘Ho visto che sei ben messo, che hai un bel culo, che hai un bel pacco e allora mi sono detto che forse ” ‘Forse cosa?’ ‘Forse potevo calmare la mia voglia. Ed è tanto tempo che non faccio sesso. Mi vuoi aiutare?’ Si sentì fissare da uno sguardo tenero come di un cane che aspetta che il padrone gli lanci il boccone. Cosa fu? Forse la primavera, forse i complimenti per il culo di cui era orgoglioso e per il cazzo che non era per niente da trascurare, forse il fatto che Yussuf sembrava remissivo e disponibile, forse la repressione accumulata in anni nei quali avrebbe voluto fare il culo alla moglie, forse fu tutto questo o forse ancora altro, fatto sta che Luciano rispose ‘Io mi chiamo Luciano. Abiti qui vicino?’ ‘Sì possiamo andare da me, non è lontano, vieni seguimi’ ‘Aspetta’ disse Luciano ed entrò in una farmacia lì vicino. Prese preservativi e lubrificante e ritornò dalla sua preda. Non credeva fosse possibile ma questa caccia stava risvegliando in lui atavici sentimenti e desideri: inseguire la vittima designata, ghermirla, farla sua. Si sentiva tutto eccitato mentre uscivano dal mercato rionale rimanendo però nelle vicinanze dove sorgevano delle case popolari risalenti all’epoca della guerra.
Ad un certo punto il giovane si fermò e gli disse ‘Aspetta un minuto che controllo non ci sia nessuno’ quindi entrò in un portone. Luciano aspettò vicino alla porta solo accostata, un respiro profondo e poi la spinse. Un corridoio in semi oscurità e in fondo una luce che sbucava da una porta. Si avvicinò e trovò il giovane che stavolta lo aspettava per chiudere la porta dietro il suo ingresso. Lo guardò finalmente e con calma mentre un ghigno comparve sul volto di Luciano, si sentiva depravato e pronto a raggiungere il suo più profondo desiderio: scopare nel culo e non importava se per farlo avrebbe dovuto violare le terga di un altro uomo. L’arabo lo prese per mano e lo accompagnò nell’altro locale oltre a quello d’ingresso dove trovavano posto una cucina, una tavola e un paio di poltrone.
Era una stanza arredata poveramente ma pulita. Stranamente Yussuf prima di cominciare a spogliarsi e a spogliare Luciano volle fargli una carezza al viso sorridendo con quei suoi denti bianchissimi. Luciano si sentì stringere lo stomaco da una morsa perché tutto gli stava piacendo di quella situazione che neanche lontanamente pensava di vivere quando si era alzato in quella mattina che ora sembrava così lontana. Fece tutto Yussuf e alla fine si ritrovarono nudi con i loro bastoni già ben vigorosi anche se non ancora all’apice. Luciano rimase colpito dalle dimensioni di quello del giovane magrebino che gli sembrava più lungo del suo ma anche meno grosso: un paletto lungo senza curvature ma puntato dritto verso il suo piacere. Si lasciò trascinare sul letto e finalmente fu preso dalla bocca di Yussuf che cominciò a leccargli prima le palle, poi l’asta, il glande e infine cominciò a ingoiarlo.
Luciano guardava come se stesse assistendo ad uno dei filmati porno che vedeva di solito, e gliene erano capitati anche di tipo gay, ma ora lui era il protagonista e finalmente decise di scendere in campo. Afferrò le cosce del compagno, stupito dalla delicatezza della pelle vellutata, e cominciò a massaggiare il buco con le dita cosparse di lubrificante. Sentì Yussuf fremere sotto le sue carezze e la cosa lo fece attizzare ancora di più. Si sentiva padrone di tutto e voleva provare tutto. Afferrò con la mano libera l’uccello che gli danzava poco distante dal suo sguardo e assaporò di quel contatto ogni centimetro di pelle. Era strano perché mille e più volte si era segato con il suo e ora aveva in mano un altro cazzo, così uguale al suo ma anche così diverso: il colore, la forma, la consistenza.
Tutto questo passava nella testa di Luciano mentre le sue dita stava oramai dilatando sempre di più l’ingresso del paradiso del giovane arabo. Il quale però non si stava accontentando solo di fargli un bocchino ma leccava tutte le parti basse di Luciano fino a giungere anche lui alla rosellina. Fu come se una scossa colpisse Luciano partendo dalla base del suo culo e risalendo veloce come un fulmine a colpire e annientare il suo cervello. Quando sentì la lingua entrare dentro il suo sfintere gli mancò per un attimo il respiro e allora si decise anche lui a lavorare di lingua. Cominciò a leccare l’asta percorrendo tutte le vene che costellavano la superficie rendendola particolarmente nodosa, poi inghiottì il glande e lo risputò, lo riprese e proseguì così per alcune volte, quindi scese a leccare i coglioni riempiendosi la bocca. Non immaginava che avrebbe goduto così tanto nel maneggiare e succhiare un uccello maschile: era venuto per prendersi un culo e si ritrovava gratis anche un bel cazzo che lo stava sollazzando. Sentiva il piacere salirgli dai lombi e decise che era ora di prendersi quanto aveva così a lungo agognato. Si alzò e allo stupito Yussuf che si vedeva privare del gelato da succhiare e della rosellina da leccare, fece cenno di mettersi a pecora.
Era il momento, l’arabo si allargò le chiappe mettendo in mostra il solco e il buco su cui Luciano posò il suo cazzo già ricoperto dal preservativo. Aveva letto molto sull’argomento e sapeva che non doveva avere fretta, spinse leggermente come a voler socchiudere una porta, e l’uscio fece un primo fremito e si aprì ad accogliere parte della sua punta. Un altro fremito e il glande superò la prima barriera. Fu ospitato e risucchiato in un antro umido e accogliente. Si godette il momento di possesso pieno quando le sue palle andarono a cozzare su quelle del suo giovane amante. Finalmente! Era dentro un culo e la cosa lo piaceva, sia per il godimento fisico sia per il senso di dominio che gli nasceva dalla posizione. Lentamente estrasse l’uccello dal canale appena violato e si infilò nuovamente. Ora sentiva la sua asta durissima e pronta ad eruttare il frutto del proprio piacere.
Fu come un corto circuito nel suo cervello quando sentì rantoli di piacere provenire dall’uomo che stava possedendo e decise di lasciarsi andare. Spinse sempre più forte, sempre più a fondo mentre avvertiva l’orgasmo a lungo trattenuto corrergli fuori e sfociare in una serie di scosse che mandarono in tilt il suo senno e riempirono il serbatoio del preservativo. Stremato e appagato si accasciò sul letto a fianco dell’uomo che aveva posseduto fino in profondità. Lui lo fissava con lo sguardo dolce e, gli sembrò, anche riconoscente. Sentì le carezze sul corpo e lasciò che la spossatezza che nasce dal desiderio appagato si impadronisse del suo corpo. E fu così che permise a Yussuf di percorrere con la sua bocca ogni centimetro della propria pelle. Era un piacere strano, sconosciuto, quasi lasciarsi andare ad un massaggio orale e, complice il languore primaverile, lasciò che l’umido ospite si impossessasse di ogni suo anfratto.
Quando la lingua forzava dolcemente lo sfintere o quando a bocca intera sentiva risucchiare tutti gli umori della sua rosellina il suo cervello sembrava impazzire dal piacere e dalla insoddisfazione che gli veniva da questo continuo titillare che non si concretizzava in qualcosa di più consistente. Avvertiva che la cosa gli piaceva ma ogni minuto che passava, diventava cosciente che non bastava, che ci doveva essere qualcos’altro, qualcosa di più, e lui sapeva cosa, ma non voleva pensarci. Fu quasi con sollievo che accolse il primo dito colmo di lubrificante. Ma il malandrino se ne uscì quasi subito salvo ritornare veloce come se si trattasse di una incursione militare.
Ora tutte le terminazioni nervose del suo ano erano diventate il fulcro delle sensazioni che stavano assorbendo completamente l’attenzione della sua centrale cerebrale. Si sentiva rantolare e fu quello il rumore con il quale accolse il secondo dito. Anche questo, in coppia con il primo, non si tratteneva a lungo ma entrava, colpiva e usciva, rendendo i tessuti sempre più cedevoli e al tempo stesso desiderosi di continuare il gioco dell’entro ‘ esco. Oramai la sua volontà stava cedendo e, complice anche il languore primaverile che lo aveva colto in mattinata, voleva lasciarsi andare, lasciar fare, donarsi. Ecco voleva donare il suo corpo al giovane amante quasi a dire ‘Ecco, fammi ciò che vuoi. Basta che mi fai godere!’ e i fremiti del suo culo e i rantoli che gli uscivano dalla gola non facevano che sottolineare questo cambiamento del suo stato d’animo.
Yussuf lo mise di schiena sul letto, gli sistemò un paio di cuscini sotto i lombi, accomodò le gambe sulle proprie spalle e lo guardò ‘E’ tanto che non faccio sesso’ sembrò che volesse scusarsi perché non era ancora appagato. E Luciano oscenamente aperto come un agnello sacrificale si sentiva salire il cuore in gola, desiderio o paura o entrambi? L’arabo gli puntò il cazzo dritto, coperto dal preservativo e ben lubrificato, all’ingresso delle sue intimità, poi, quasi ignorando di essere alle porte del paradiso, si dedicò a leccargli i capezzoli. Un coacervo di sentimenti contrastanti e di sensazioni unidirezionali si accavallavano nella mente di Luciano e non sapeva cosa fare. Aveva contratto i muscoli del buco quasi a volersi proteggere dalla penetrazione, ma essa non era venuta, ma ogni secondo che passava diventava sempre più desiderata, sempre meno temuta. Un fremito e mezza punta entrò. Una pausa, un sospiro, poi la tranquillità ridistese i muscoli perineali e con stupore sentì il proprio culo che chiamava dentro con un paio di contrazioni l’ospite a violarlo. La cappella si sistemo nel caldo antro appena dopo i muscoli sfinterici interni. Yussuf aspettò che gli intestini si adattassero alle dimensioni dell’ospite poi si lasciò scivolare dentro.
Fu un colpo per Luciano rendersi conto che era riuscito ad accogliere dentro di se un cazzo turgido e palpitante, certo non grandissimo, ma nemmeno trascurabile. Quello che più lo stupiva, da indomito stimatore della bellezza femminile in tutte le sue forme ed esibizioni, era che, a parte un fastidio per i tessuti così dilatati, come quando aveva uno stronzo grosso che non voleva uscire, era che la penetrazione subita gli piaceva. E cominciò a piacergli di più quando Yussuf iniziò ad andare su e giù per il canale intestinale rendendolo ad ogni tragitto sempre più elastico, più arrendevole, più desideroso di essere riempito. E proprio questa bramosia di sentirsi pieno e di donare se stesso con le intimità più profonde che lo stava sorprendendo e lo avvolgeva pienamente e ad essa si abbandonò.
Il magrebino non aveva fretta di scaricarsi e pompava con una lentezza che ora cominciava ad esasperare Luciano che voleva sentirsi riempito ancora di più e fu così che si sentì implorare ‘Dai ti prego, sfondami il culo. Dai!’ E l’altro non si fece attendere. Come rifiutare un invito così esplicito da una persona che aveva un buco così stretto, e un canale così caldo e accogliente, così ben lubrificato.
Allora aumentò la frequenza e l’intensità delle pompate e cominciò a cavalcarlo selvaggiamente. Non so da quanti mesi non scopasse per bene Yussuf ma la forza che metteva in ogni colpo sembrava nascere dalla fame che aveva patito in questo ultimo periodo. Rantolavo entrambi, si urlavano l’un l’altro il desiderio reciproco e oscenità irripetibili (o almeno Luciano pensava che lo fossero quelle parole gutturali che intuiva nella nebbia della propria mente obnubilata dall’orgasmo che stava salendo. Dovette afferrare alla base il proprio uccello perché una vampata che saliva dalle sue intimità si stava diffondendo come una onda inarrestabile e portava con se un orgasmo prorompente. Cominciò a schizzare il suo nettare sulla pancia mentre Yussuf continuava la trionfale cavalcata e per un paio di minuti ancora lo montò con selvaggia forza accasciandosi poi, sfinito, su di lui. Luciano, ancora stremato dall’orgasmo che lo aveva squassato, lo accolse in se e gli avvolse il tronco con le proprie gambe. Il sorriso riconoscente di Yussuf gli aprì il cuore. ‘E’ tanto che non faccio sesso’ è la scusa che egli usa una volta di più.
Ma adesso è il momento di conoscersi meglio, perché Luciano, ora lo sa che vorrà ancora incontrarlo e assaggiare le delizie esotiche che vengono dal deserto del Magreb. Scopre così che Yussuf ha quasi trent’anni e lavora nel magazzino di un centro commerciale, quattro mattine e sei pomeriggi, incessantemente, ogni settimana, anche senza fare ferie. Lo guarda nudo steso al suo fianco e si rende conto di quanto sia scura la sua pelle e rivede l’immagine del suo cazzo bianco penetrare tra le chiappe mulatte e poi quella della verga bruna che violava le sue intimità. Un brivido gli percorre la schiena. Prendono accordi per il lunedì successivo quando Luciano inizierà le lezioni alla quarta ora e Yussuf ha la mattinata libera. Gli lascia i preservativi e il lubrificante. Si lavano e, prima di rivestirsi, l’amico arabo gli si avvicina e lo bacia teneramente sulla bocca mentre una mano gli accarezza i pettorali e i capezzoli e l’altra palpa le chiappe del sontuoso culo. Vorrebbe fare ancora sesso ma sa che è tardi e si lasciano.
Tornando a casa la brezza primaverile risveglia in lui il mai sopito languore e i suoi occhi si soffermano vogliosi su ogni seno, su ogni culo, sulle gambe slanciate come su quelle tozze. Guardano anche il pacco di qualche bel maschio. A casa, quando torna la moglie, la circonda di carezze, la bacia sul collo, sul lobo dell’orecchio, percorre con le labbra ogni centimetro visibile di pelle e infine comincia a spogliarla e, finalmente, riesce a farlo sul tavolo della cucina: un altro tabù è stato infranto in quella luminosa mattina di maggio!
‘Accidenti caro ma eri proprio assatanato! Cosa avevi?’ ‘E’ la primavera cara e poi vedevo tutte le donne che incontravo e non ce n’era nessuna bella come te e allora ho pensato che non posso trascurare una bellezza come te ”.
ettoreschi@yahoo.it Passò un buon week end preso dalla sua famiglia ma sapeva che, in un angolo della sua mente, il cervello stava elaborando quanto gli era successo e, soprattutto cosa avrebbe fatto lunedì mattina. Pensava a cosa gli sarebbe piaciuto di più fare e si diceva ‘ah che bello incularselo!’ ma in realtà era più per calmare la sua incrinata eterosessualità perché sentiva anche una vocina dentro di se che implorava ‘fai che mi riempia di nuovo’ e un’altra che invece gli diceva ‘hai visto che bello manovrare e succhiare un bel cazzo!’. Fu così che, emozionato come un liceale al primo incontro con la sua ragazza, ripercorse la strada per la casa di Yussuf. Suonò, aprì la porta, percorse il corridoio in penombra, entrò nella stanza dell’arabo. Lui era lì in piedi ad aspettarlo vicino all’uscio. Si fissarono e per un attimo non seppero che cosa fare, poi le mani scattarono veloci e voraci: era troppa la voglia repressa da una parte e dall’altra.
In pochi istanti furono nudi e, mentre le bocche si baciavano e le lingue iniziavano un appassionato balletto, le mani percorreva il corpo dell’altro. Assaggiavano la consistenza delle chiappe, i pettorali, i capezzoli, il turgido desiderio che ora si frapponeva fra di loro eretto e desideroso di soddisfazione. Senza lasciarsi guadagnarono la stanza da letto e vi si gettarono in un frenetico 69. Erano da alcuni minuti avvinghiati così che si sentì la porta aprire e una voce con la tipica cedenza del dialetto arabo pronunciare il nome di Yussuf. Lui si irrigidì e gridò aspro una frase che cominciava con ‘Ahmed’, ma non fece in tempo a finirla che sulla porta della stanza da letto comparve un ragazzo che indossava la tradizionale tunica, ancora più giovane e nero di carnagione di Yussuf, forse un po’ più cicciottello, come può esserlo un adolescente, che rimase basito e a bocca aperta davanti ai due membri eretti e ai due uomini nudi. Ci fu uno scambio di frasi gutturali che Luciano non capì ma che intuì erano un invito ad andarsene rivolto al giovane. ‘Aspetta. Ma chi è?’ ‘E’ Ahmed, mio cugino, abita qui vicino’ Un pensiero porco attraversò la mente di Luciano ‘Ma quanti anni ha?’ ‘Quasi diciannove. Ma ha solo lavori irregolari e ‘ non è denunciato’.
Forse fu questa frase o forse lo aveva deciso prima ma se ne uscì con un ‘Perché non lasci che resti qui a divertirsi con noi?’ E si vedeva già a violare quel culo forse vergine e comunque che si preannunciava succulento. Yussuf rimase interdetto, poi un pensiero porco attraversò anche la sua mente, e, con un sorriso a 32 denti si rivolse ad Ahmed dicendogli ‘Dai vieni qui e spogliati che ti insegniamo una cosa nuova che devi sapere’. Timido Ahmed si avvicinò ai due, si tolse la tunica rimanendo in mutande e rimase a guardare un po’ interdetto, un po’ curioso, Luciano che gliele sfilava. Cominciarono ad accarezzarlo entrambi e Luciano si gettò a leccare, mordere e succhiare i suoi capezzoli. Il trattamento combinato stava facendo effetto perché i respiri si facevano più pesanti mentre in mezzo le gambe stava crescendo una verga che Luciano trovò particolarmente attraente. La afferrò e cominciò a segarla apprezzando la consistenza e rimirandone la forma. Era diversa da quella del cugino: la punta rivolta all’insù e il tronco che scendeva ingrossandosi. Terminato lo sviluppo sarebbe diventato un signor uccello.
Yussuf sussurrò qualcosa all’orecchio del cuginetto e poi fece mettere Luciano a gambe aperte steso sul letto con Ahmed inginocchiato davanti al suo totem. Ancora un suggerimento poi Ahmed cominciò a leccare l’asta bianca che creava un eccitante contrasto con la sua pelle scura. Messo così il giovinetto esponeva il sedere all’esterno e lasciava che Yussuf lo leccasse e poi lo lubrificasse. Era come una iniziazione sentimentale, o meglio sessuale. Il cugino più esperto insegnò anche a leccare il culo di Luciano, che si stava facendo sempre più carico di libidine per la situazione che veniva a crearsi. Allora si girò e si mise a 69 perché voleva assaggiare quel giovane uccello che profumava di ormoni adolescenziali, di pulito, di carne da violare e desiderava anche curiosare su come Yussuf stava preparandogli il condotto morbido e lubrificato. Perché sapeva che sarebbe stato lui a violarlo, forse per la prima volta. Di una sola cosa si stava dispiacendo, di non poter carezzare e godere del contatto delle chiappe del ragazzo, belle sode e pronunciate, quasi più belle delle proprie di cui era molto orgoglioso.
Mentre Ahmed gli inumidiva tutto l’apparato anteriore e posteriore lui si concentrò sul bel gelatone che gli si parava dinanzi. Leccò per bene l’asta assaggiando le vene che la percorrevano ingrossate, poi passò a succhiare i coglioni, rischiando di cozzare con la lingua contro le dita di Yussuf che stavano aprendo il pertugio desiderato con la pazienza e maestria che aveva avuto modo di apprezzare. Assaporò per bene il glande ben segnato e rivolto verso l’alto, il suo odore deciso, la purpurea tonicità della erezione mentre la mano percorreva ogni centimetro quadrato di quella pelle scura e vellutata percependo chiaramente ogni vena, ogni rotondità, ogni asperità e godendo di questo contatto.
Quando capì di non poter più porre freno alla sua libidine si cambiò posizione per prendere Ahmed a pecorina, ma Yussuf lo fece invece stendere con la schiena sul letto e un paio di cuscini alla base della schiena, come aveva fatto con lui l’altro giorno. Si posizionò all’apertura dello sfintere mentre Ahmed, segandosi, lo guardava un po’ preoccupato. Il cugino impugnò l’asta e la guidò a violare le intimità del parente mentre gli parlava con voce dolce in quella lingua gutturale e incomprensibile. Quando Luciano si sentì per bene dentro il culo violato di Ahmed, si fermò a godere della bella sensazione di potere e, ricordando quanto aveva subito il precedente week end, ricambiò le attenzioni ricevute allora andando a baciare i capezzoli del ragazzo. Erano buoni e si trovavano al culmine di pettorali più pronunciati di quelli di Yussuf. Quest’ultimo intanto aveva cominciato a fare il lento e capace lavorio, che prima aveva fatto per preparare l’ano del giovane arabo, anche all’amante italiano.
Profanato da un lato da dita sempre più voraci e proiettato dentro l’antro stretto e appena violato del ragazzo si sentì come preso da due fuochi, da due piaceri diversi che contemporaneamente lo facevano impazzire e cominciò allora a dimenarsi, sforzando sempre di più quell’umido condotto e offrendosi al contempo alla piacevole penetrazione che preludeva a qualcosa di più piacevole che sarebbe giunto dopo. Si concentrò allora sul ragazzo che stava sverginando, pompandogli il culo con colpi sempre più potenti e frenetici. Lo vedeva mentre ad occhi chiusi vibrava sotto ogni suo fendente, con il viso che si stava contorcendo per farsi stravolgere dal piacere che stava salendogli dai lombi. Quella visione fece sentire Luciano maschio, potente e decise di dare il via e rompere la diga che ancora bloccava il suo orgasmo. ‘Dai troia, prenditi questo cazzo, lo ricorderai e lo vorrai ancora’ gli urlò ma forse Ahmed non capiva troppo perso a inseguire il proprio orgasmo che lo prese facendolo schizzare il bianco nettare sulla pancia e trascinando con se anche il piacere di Luciano. ‘Maledizione!’ Pensò ‘Poterlo inculare senza preservativo! Che bello sentire la mia sborra colargli dal culo!’.
Non passò nemmeno un paio di minuti che egli sentì movimento alle proprie spalle e avvertì la presenza di un ospite già conosciuto che bussava alla porta posteriore. Ansimando ancora per il piacere travolgente che lo aveva preso, si chinò ancora di più verso Ahmed e con le mani si aprì il solco per favorire l’attesa occupazione. Respirò a fondo e via! Il primo pezzettino, un altro respiro profondo e ‘ via, ancora un altro pezzettino. Il suo condotto sembrò risvegliarsi ricordando come era stato piacevolmente violato nemmeno 48 ore prima e lentamente cedette adattandosi alle dimensioni dell’ospite. Non passò molto tempo che le palle di Yussuf sbatterono contro le sue e sentì un breve scambio di frasi fra i due cugini. Ahmed si alzò allontanandosi. Poco dopo si sentì il rumore dell’acqua provenire dal bagno vicino. Quindi il giovane ritornò sistemandosi con il viso tra le gambe di Luciano. Una volta di più si ritrovò tra due fuochi: un palo incandescente che scorreva nel suo canale intestinale e una bocca calda che avvolgeva il suo uccello oramai sbrodolante liquidi in continuazione. Ma forse non era sufficiente perché preso da una foia incredibile, avvicinò il ventre del giovane al proprio viso e si lanciò a ricambiare il pompino che stava ricevendo. Fu colpito dal gusto della pelle appena lavata, un leggero retrogusto di un sapone forse un po’ troppo profumato, ma si concentrò sulle nervature e sulla cappella.
Yussuf sembrava non avere fretta perché percorreva il suo cammino con lentezza, quasi a volersi gustare ogni centimetro del viaggio. Ogni tanto si aggiustava l’uccello forse a voler rallentare l’arrivo dell’ orgasmo e prolungare il piacere. Luciano si donava completamente ai suoi colpi assaporando la gioia di sentirsi pieno, posseduto, fonte di piacere per l’altro ma anche per se stesso. La giovinezza di Ahmed non tradì e bastarono pochi minuti perché la consistenza della sua verga raggiungesse la durezza del marmo. Quando Yussuf se ne accorse, si arrestò, scambiò alcune parole con il cugino e attese che questi si togliesse da sotto a Luciano ma si posizionasse alle spalle dello stesso. Solo allora il primo si tolse completamente e lasciò posto all’esuberanza giovanile del secondo. ‘Luciano volevo insegnare ad Ahmed come deve fare. Abbi pazienza è un po’ impulsivo’ Ma Luciano si sentiva riempito da un uccello abbastanza diverso dal precedente e stava prendendone le misure. Quando poi le parole arrivarono alla parte cosciente del proprio cervello, si sentì ancora più porco di come si vedeva: lo trattavano come una nave scuola!
Yussuf guidò per un po’ i colpi del giovane Ahmed in modo da non far male a Luciano e, una volta sicuro che questo non sarebbe successo, lasciò che il cugino trovasse il suo ritmo e si posizionò con il proprio uccello davanti alla bocca del bianco. Questi, preso da una mai sospettata voglia sfrenata si gettò su di lui ingoiandolo, leccandolo, mordicchiando, succhiando, facendo tutto quello che nemmeno sua moglie era mai riuscita a fargli. Nel frattempo il giovane cugino stava dando sfogo alla sua adolescenziale irruenza menando fendenti profondi e frequenti (avrebbe imparato con il tempo a distribuire l’intensità!) quasi stesse cercando di raggiungere in fretta un nuovo treno per il piacere.
‘Vengo Luciano!’ sentì che Yussuf gli diceva e allora, tenendo sempre stretta la base del suo randello, se lo tolse di bocca appena in tempo per ricevere sul viso il frutto della gioia che lui aveva procurato mentre la sua mano sentiva le pulsazioni intense provenire dal bastone di carne. Ora il nostro protagonista era libero di concentrarsi solo sul piacere che saliva a ondate dalle sue profonde intimità. Fu allora che percepì l’irruenza del suo giovane sodomizzatore, si sentì come in balia di una forza incontrollabile, quasi fosse un uragano, e fu colto da una vertigine di paura che poi lasciò spazio alla bramosia di lasciarsi andare alle folate di vento, farsi trasportare da esso dove lui avrebbe deciso, sottomettere la propria volontà a quella dell’altro perché così avrebbe raggiunto le sommità inesplorate. Era come se stesse provando la medesima ebbrezza del volo.
Prese ad urlare il suo annientamento, a chiedere con voce roca e implorante di più, sempre di più, di poter raggiungere facilmente l’Himalaya del piacere e poi giù in picchiata con il tuffo al cuore e via di nuovo in alto. Tra le nubi delle sensazioni che lo tempestavano ascoltò la voce gutturale e roca di Ahmed che urlava anche lui, forse oscenità, mentre pompava inesorabilmente le sue viscere. Anche stavolta un flusso di calore intenso, immenso, irrefrenabile, gli salì dal profondo del culo, e attraversò il suo corpo come una tempesta tropicale. Ahmed stava ancora urlando il suo desiderio, ma anche lui non tardò a far saltare la diga che ostruiva il piacere, che allora fluì in lui irrefrenabile come un fiume in piena.
Yussuf soddisfatto li osservava e non si mosse per non disturbare il lento ricomporsi delle membra e dei tessuti. Luciano sentì il proprio culo ‘cagare’ fuori l’uccello di Ahmed oramai ammosciato e si lasciò crollare sul letto tra i due amanti. Passarono lunghi minuti di silenzio, di respiri che faticosamente riacquistavano il ritmo normale, poi venne il momento di ricomporsi, di pulirsi e di prepararsi ad una nuova giornata di lavoro. Quando fu sull’uscio Luciano sentì che una mano sul braccio lo fermava e lo faceva girare. Ahmed, con un sorriso riconoscente e gli occhi che rispecchiavano ancora l’intensità della gioia provata nelle ultime ore, si avvicinò al suo viso e lo baciò dolcemente per poi discostarsi dicendogli solo ‘Grazie!’.
Luciano si avviò verso la sua scuola con la testa in preda ancora ad una qualche vertigine e allora si fermò a prendere un caffè. ‘Non se ne può più di questo scirocco!’ disse un avventore e un altro gli rispose ‘Ah tranquillo ho sentito dire da un pescatore che domani cambia e arriva la tramontana!’. ‘Mah!’ pensò ‘Vuoi vedere che è tutta colpa dello scirocco?’. Senza sapere se voleva maledire o benedire lo scirocco se ne uscì in strada. Il sole splendeva, una donna vestita con un bel tailleur grigio gli passò accanto per entrare nel bar e lui non potè non ammirare la profonda scollatura. Desiderò immensamente potersi gettare tra quei seni, brancicarli a piene mani. ‘E’ proprio colpa dello scirocco!’
ettoreschi@yahoo.it
Grazie Rebis
Bellissima storia, molto realistica
Pisellina… fantastico! Un buon mix di Femdom e umiliazione
Storia molto intrigante. Per favore, continua! :)
In tutte le volte in cui Maria ordina a Serena di spogliarsi, Serena rimane sempre anche a piedi nudi oppure…