Capitolo 1.
Luisa stava ancora cercando di raccapezzarsi e raccattare i cocci della sua vita. Suo marito se n’era andato dopo vent’anni di matrimonio, e tutto quello che aveva lasciato era un vuoto. Grazie al cielo che c’era Cristina; se non fosse stato per la forza di sua figlia, dell’aiuto offerto in tutte le difficoltà, Luisa dubitava che sarebbe riuscita a sopravvivere al dolore. Cristina l’aveva sorpresa. Era sempre apparsa così dipendente, ed invece con la morte di Gianni era apparsa subito così sicura di sé’ aveva iniziato ad organizzare le cose da sola e a prendere decisioni, mentre Luisa cercava ancora con fatica di pensare con lucidità. Ma Luisa sapeva che la morte di Gianni aveva colpito Cristina tanto quanto aveva colpito lei stessa, dato che essendo figlia unica era molto legata ad entrambi i genitori.
La sera del funerale non sapevano che fare. Guardarono la TV, e su ogni canale sembrava ci fosse qualcosa che faceva rammentare di Gianni o della sua morte. Piansero così tanto che alla fine le prese un riso nervoso; allora Luisa suggerì che forse era il caso di andare a letto prima del solito. Si prepararono e si coricarono in silenzio. Luisa provò a leggere un libro, ma i suoi pensieri vagavano continuamente, finché si accorse che aveva riletto continuamente la stessa pagina, senza ricordare nulla. Mentre Luisa stava per spegnere la luce, Cristina si presentò sulla porta della camera da letto. Aveva il viso rosso e gonfio, e chiese se poteva entrare nel letto per un abbraccio. Luisa disse di sì. Erano così stanche che si addormentarono subito, abbracciate.
I giorni passavano ma, ogni notte, prima di andare a letto, Luisa sentiva i piedi nudi di Cristina in corridoio, e poi la vedeva apparire a chiedere di poter dormire con lei. Luisa pensava che fosse un buon accordo. Il letto sembrava grande e vuoto senza Gianni accanto a lei. Cristina era dolce e calda, ed ogni notte Luisa le teneva stretta la gamba come per prevenire il demone della morte dal prendere un altro membro della sua famiglia. Cristina appariva forte a sua madre, ma dentro di lei sentiva come se tutto fosse finito, e così anche lei si stringeva a lei in modo che nulla potesse separarle.
Durante il giorno non parlavano mai dei loro terrori notturni o del fatto che dormivano assieme, né tra loro né con nessun altro. Era come una segreta, fragile fonte di piacevolezze che sarebbe svanita se se ne fosse parlato.
Era circa un mese che dormivano assieme quando una notte furono svegliate di soprassalto da un rumore proveniente dallo studio di Gianni. Luisa si alzò di scatto sul letto: stava sognando di Gianni ed il suo primo pensiero fu che era nello studio, ma molto arrabbiato perché lei era a letto con un amante. Cristina, che dormiva profondamente, si svegliò sonnacchiosa chiedendo cosa stava accadendo. Luisa era disorientata: non c’era alcun amante a letto con lei, c’era sua figlia.
Saltò giù dal letto e corse verso lo studio. Una libreria era crollata sul computer, spargendo libri e dischetti dappertutto. Luisa cercò Gianni ma, mentre pian piano prendeva coscienza della realtà, capiva con una grande delusione che aveva confuso i sogni con la realtà, e che Gianni non sarebbe più tornato a casa. Tornò in camera e raccontò a Cristina cosa era accaduto. Mentre si stringeva accanto a Cristina, capì che non avrebbe più dovuto trarre piacere dalla presenza a letto della figlia, dato che non avrebbe portato nulla di buono ad entrambe, e decise che il giorno dopo le avrebbe detto che questa era l’ultima volta che dormivano assieme. Dopo tutto, Cristina aveva quasi 15 anni, ed era ormai una donna più che una bambina.
Il giorno dopo, non ci fu il tempo materiale per spiegare a Cristina la decisione. Andò e tornò da scuola, Luisa era impegnata e, quando calò la sera, Luisa orientò la conversazione sul sonno di Cristina. Cristina disse felice che dormiva tutte le notti come un ghiro. Luisa allora disse con circospezione che in tal caso forse Cristina avrebbe potuto tornare a dormire nel suo letto, come se il desiderio di dormire assieme fosse solo di Cristina. Luisa si accorse subito che Cristina era colpita da questo rifiuto, ed avrebbe voluto abbracciarla e dirle quanto le costava dirle questo, ma invece mantenne un atteggiamento impassibile e attese la risposta di Cristina. Cristina formulò una risposta che sottintendeva che era rimasta a dormire con Luisa solo per farle piacere, e che era ben felice di tornare a dormire nel suo letto.
Quella notte Luisa attese Cristina prima di spegnere la luce. Quasi voleva che lei si mostrasse, pur sapendo che se l’avesse fatto l’avrebbe respinta. Si sforzò di leggere un altro capitolo del libro ma, non vedendo alcun segno da Cristina, spense la luce e tentò di dormire.
Nessuna di loro dormì molto quella notte. Cristina forse sperava che sua madre sarebbe venuta a consolarla. Rimase stesa al buio, immaginando di sentire il suo nome bisbigliato, ma era solo il rumore del vento sugli alberi.
La mattina dopo, sia la madre che la figlia sembravano distrutte. Nonostante fosse Sabato, si parlarono appena durante la colazione, ma non riconoscevano che tutto era dovuto al fatto che non avevano dormito assieme. Cristina voleva uscire, ma Luisa volle che lei rimanesse per aiutarla a riparare lo scaffale rotto nello studio. Cristina rimase di malavoglia, ma era stanca e risentita con sua madre per il suo rifiuto.
Luisa non aveva molta esperienza di bricolage, ma frugando tra gli attrezzi di Gianni aveva estratto qualcosa che sembrava utile. Cristina aveva discusso di come avrebbe fatto lei a rimettere a posto lo scaffale, anche se non ne sapeva più di sua madre. Si era anche rifiutata di lavorare vestita normalmente: si era tolta tutto e si era presentata con addosso soltanto la vecchia tuta da lavoro di Gianni. Luisa trovava molto buffo che, nonostante tutto, la tuta calzasse alla perfezione su Cristina, dato che era della stessa taglia di Gianni. A Luisa era sempre piaciuto Gianni così vestito: con il berretto da baseball sarebbe stato un perfetto imbianchino. Mentre pensava a questi ricordi, Luisa fu scossa dal viso triste di Cristina, così triste da essere quasi buffo. Luisa si trattenne dal ridere, ma più si sforzava di restare seria, più Cristina si arrabbiava e si intristiva.
Provarono parecchie cose, che non funzionarono, e alla fine finirono ad urlarsi addosso l’un l’altra. Questo almeno ruppe la tensione. Al culmine del litigio lo scaffale, che era stato messo precariamente al suo posto, praticamente in bilico, cadde di nuovo, praticamente addosso a loro. Il litigio si placò subito, e si misero entrambe a ridere. Le loro guance erano segnate dalle lacrime mentre cadevano a terra ridendo di loro stesse, o l’una dell’altra, o di non si sa cosa. Cristina salì sopra sua madre, che era sdraiata a terra sulla schiena, e la bloccò contro il pavimento. Provò a dirle che aveva avuto sempre ragione sullo scaffale, ma questo fece ridere ancor più Luisa. Cristina allora provò a costringere sua madre ad ascoltare, bloccando le sue braccia a terra con le ginocchia e tenendole ferma la testa con le mani. Luisa fu sorpresa dalla forza della stretta di Cristina e tentò di divincolarsi, ma non ci riuscì. Mentre Cristina era sopra di lei, Luisa poteva sentire l’odore di solvente e delle macchie di vernice sulla tuta di Gianni. Improvvisamente, si ricordò di dieci anni prima, sdraiata a terra al di sotto di Gianni, che indossava la stessa tuta. Stavano dipingendo lo studio, e lui improvvisamente aveva avuto il desiderio di possederla. Il ricordò la turbò, e di colpo usò tutta la forza di cui era capace per liberarsi da sotto sua figlia. Cristina mantenne la presa, e Luisa non riuscì a muoverla. Alla fine Luisa rinunciò, ansimando forte per lo sforzo. Cristina guardò stupita sua madre, cercando i suoi occhi per capire come mai sua madre improvvisamente aveva voluto liberarsi da quello che era solo un gioco. Luisa rispose con uno sguardo di sfida, come per dire: “Sei cresciuta più di me, sei più forte di me, e allora’.?”
Cristina si sentì imbarazzata per aver bloccato con la forza sua madre sul pavimento, ma non riusciva a capire esattamente la ragione del suo disagio. Con sua madre bloccata sotto di lei le era sembrato che non ci fossero più limiti o confini, e questo l’aveva impaurita. Ma c’era anche dell’eccitazione, causata dal potere che le aveva dato la sua forza. Era troppo per lei, e cercò di non pensarci.
Quella notte, Cristina si presentò in camera di Luisa prima che la luce fosse spenta, ma non chiese nulla: semplicemente si arrampicò sul letto e si infilò accanto a sua madre. Luisa non disse nulla, spense semplicemente la luce, accettando con gratitudine la presenza di sua figlia.
Capitolo 2
Alcuni mesi più tardi, Luisa e Cristina dormivano ancora assieme. Nessuna delle due ne parlava: era diventata semplicemente un’abitudine familiare. Cristina si era sviluppata un sacco da quando aveva 14 anni, ed ora destava le attenzioni di tutti i ragazzi a scuola. I sabati sera erano diventati una battaglia, dato che Cristina aveva iniziato ad andare alle feste, ma Luisa voleva che lei fosse a casa per le 11.30, il che significava lasciare sempre la festa prima della fine. C’erano stati molti litigi: in uno dei più violenti, Cristina accusò Luisa di essere “gelosa”. La parola aveva fatto riflettere Luisa: sapeva che c’era un fondo di verità, dato che la vita affettiva di Cristina stava per iniziare, e presto se ne sarebbe andata di casa, ponendo la parola fine alla propria vita affettiva.
Quel sabato sera Cristina ritornò su di giri. Era appena in tempo per il limite fissato, anche se Luisa stava già dormendo. Aveva conosciuto un nuovo ragazzo alla festa, ed avevano passato ore a baciarsi sulla pila di cappotti nella camera da letto buia. Le sue labbra erano indolenzite e la sua figa così bagnata che poteva sentirne il profumo. Mentre si spogliava nella sua camera, ci passò sopra le dita, che si inzupparono del suo succo. Annusò le dita e provò anche a leccarle, ma non avevano nessun gusto particolare. In quel momento Luisa la chiamò sonnacchiosa, chiedendo se era in casa, e Cristina in fretta e sentendosi in colpa indossò la t-shirt che di solito usava a letto, e raggiunse sua madre. Non riusciva a dormire: continuava a pensare ad Alberto, il ragazzo che aveva conosciuto alla festa. La sua figa voleva la sua parte, e il solo modo per calmarsi era quello di sollevare il bordo della t-shirt e premerci la mano sopra. Luisa dormiva di nuovo, e così Cristina cominciò ad accarezzarsi, dolcemente, per soddisfare il grande desiderio. Era magnifico. Immaginava che fossero le dita di Alberto a fare tutto ciò. Le sue gambe si allargarono naturalmente, le sue dita accelerarono i movimenti, e scivolò felice in un nuovo mondo di piaceri’.
Luisa fu svegliata dall’oscillare ritmico del letto, e non capiva cosa stava accadendo. Sentiva che Cristina era accanto a lei, e si chiese se stesse piangendo, ma non era abbastanza sveglia da muoversi per guardare. Poi capì con orrore che i movimenti ritmici del letto erano il risultato della masturbazione di Cristina. Luisa si svegliò del tutto, ma rimase assolutamente immobile. Era molto imbarazzata, ma non sapeva cosa fare. Se avesse detto o fatto qualcosa, Cristina si sarebbe risentita: ma cosa pensava, che non si capisse cosa stava facendo? Luisa era troppo stanca per restare sveglia, e si riassopì chiedendosi quando era stata l’ultima volta che si era masturbata. Non aveva fatto del sesso dalla morte di Gianni’.
Cristina era assolutamente deliziata dal nuovo piacere che aveva trovato. Dopo un potente orgasmo, si addormentò di botto, sognando di Alberto’.
Il giorno dopo, non riusciva a guardare negli occhi sua madre. Sentiva che aveva fatto qualcosa di sconveniente, per di più accanto a sua madre che dormiva. Comunque, Luisa era carina, e quindi Cristina non ci pensò più.
Quella notte Cristina era eccitata al pensiero di andare a letto, ma si disse che non avrebbe fatto ancora quella cosa sconveniente. Comunque, dopo che Luisa si era addormentata, era distesa a letto, incapace di addormentarsi. Aveva resistito al desiderio di toccarsi per un’eternità, ma alla fine la voglia ebbe il sopravvento, e si masturbò di nuovo.
Lo schema continuò, notte dopo notte. A volte Luisa si svegliava, a volte no, ma non parlò mai con Cristina delle sue azioni. Cristina iniziò ad essere meno preoccupata di quello che stava facendo.
Il crescente interesse di Cristina per i piaceri del suo corpo cominciava comunque a fare breccia su Luisa. Un giorno, mentre si faceva la doccia e vagava con la mente, Luisa iniziò a toccarsi un po’. Cristina era fuori, così quando finì la doccia andò in camera, si distese sul letto sopra l’asciugamano e si masturbò, tutta concentrata nell’atto, per la prima volta da più di un anno. Era passato così tanto tempo dall’ultima volta che aveva sentito questo piacere!
Mentre si masturbava, lasciò i suoi pensieri vagare. Allargò le gambe al massimo e immaginò che qualcuno la stesse guardando. Non era molto concentrata su chi era, se fosse un uomo o una donna o perché la stesse guardando: voleva solo essere guardata. Poi si chiese semi-cosciente cosa immaginasse Cristina mentre, notte dopo notte, faceva la stessa cosa. I pensieri si accavallarono e improvvisamente immaginò che fosse Cristina, assieme a lei nella camera da letto, che la stesse guardando! Quest’immagine era così eccitante che iniziò a masturbarsi molto più velocemente. “Sì puttanella”, pensò, “non sei l’unica ad avere desideri da soddisfare. Guarda la tua mammina come si tocca la figa”. La sensazione era completamenete perversa, eppure eccitantissima. Sollevò i fianchi da letto. “Vieni qui, annusami”, e immaginò Cristina che si inginocchiava per annusarla meglio. “Guarda come sono bagnata, come me la allargo, come mi chiavo con tre dita!”
L’immagine di sua figlia che si inginocchiava di fronte a lei mentre si masturbava furiosamente la spinse oltre il limite del piacere, e quando venne l’orgasmo fu così intenso che rantolò forte, involontariamente. Rimase distesa esausta per un po’, imbarazzata dall’immagine che il suo subconscio aveva rivelato. Provò a liberarsene, ma la scena persisteva nella sua mente’.
Il sole stava tramontando, e la sua luce arancione entrò dalla finestra e colpì il suo corpo. Guardandosi, Luisa decise che non era poi male, anche se aveva i suoi 42 anni. Anche se sentiva che si era un po’ lasciata andare dalla morte di Gianni, era sempre riuscita a mantenere un corpo snello e sodo. Solo la nascita di Cristina aveva lasciato una piccola smagliatura.
Dopo quel piacevole pomeriggio, Luisa si masturbò spesso. Ed anche se aveva provato più volte a negarlo a se stessa, la perversa immagine di Cristina che la guardava ritornava sempre’.
Una sera, Cristina era da basso a guardare la TV, mentre Luisa era di sopra a fare la lavatrice. Sul cesto della biancheria c’era un paio di mutandine di Cristina e, senza pensare, Luisa le prese e le annusò. Erano un po’ sporche, ma emettevano un odore afrodisiaco che eccitarono immediatamente Luisa, che così si accorse che sua figlia non aveva più il profumo di una bambina, ma di una donna. Luisa chiuse a chiave la porta del bagno, si abbassò i jeans e le mutandine e si distese a terra, con il cuore che batteva forte. Cominciò a masturbarsi furiosamente e mentre lo faceva si accorse che stava ancora tenendo in mano le mutandine di sua figlia. Con mano tremante le avvicinò ancora al viso e inalò quel profumo. Il profumo, e l’idea che Cristina fosse presente in casa la fecero venire in un orgasmo fortissimo, tanto che poi faticava a reggersi sulle gambe’.
Capitolo 3
Le settimane passavano e gradualmente le cose di Gianni se ne andavano dalla casa. Luisa si risolse a riordinare la scrivania di Gianni nello studio. In fondo ad uno dei cassetti trovò una rivista pornografica. Niente di speciale: sfogliando qua e là, Luisa vide pagine e pagine di ragazze in tutte le posizioni possibili. Gianni non sembrava essere mai stato interessato in simili cose, e Luisa sentì un lampo di gelosia, per il fatto che lui gli avesse nascosto queste riviste. Stava per gettare via la rivista assieme al resto, quando la pubblicità sul retro la incuriosì. Si vedeva tutta una serie di vibratori, di ogni forma, dimensione e colore. Luisa era divertita, ma anche incuriosita. Le sue masturbazioni erano soddisfacenti, ma le mancava Gianni dentro di lei, e si chiedeva se uno di quegli attrezzi l’avrebbe fatta godere di più. Prima di pensarci troppo, compilò e spedì il coupon, chiedendo un vibratore di grandezza media e forma regolare, e poi gettò via la rivista.
Quella notte, come al solito, Cristina si abbandonò al piacere, silenziosamente mentre Luisa era sveglia, ma fingeva di dormire accanto a lei. Luisa era divertita dalle azioni di Cristina e si chiese come era finita in quel bizzarro rituale notturno. Luisa fantasticava di saltare su e di discuterne con sua figlia, ma si frenò per la scena imbarazzante che ne sarebbe seguita. Invece, decise di solleticare sua figlia e, fingendosi ancora addormentata, fece scivolare il piede finché non si posò sulla gamba spalancata di Cristina, che immediatamente si bloccò. Luisa sorrise silenziosa, e pensò “Questo ti serva di lezione'”
I pensieri di Cristina vagavano sempre più durante le sue masturbazioni. Inizialmente era sempre Alberto, ma poi le sue fantasie sembravano diventare sempre più spinte, ed alla fine aveva sognato perfino di essere violentata da sconosciuti, sia uomini che donne. Quando il piede di sua madre toccò la sua gamba, stava giusto immaginando una biondona con un grosso seno, che la stava legando ad un tavolo per fare di lei tutto quello che voleva. Cristina immediatamente si bloccò. Tornò alla realtà con un tremito e si rese conto di dove era e cosa stava facendo: si stava masturbando a letto di fianco a sua madre. Sua madre di solito dormiva profondamente. Cristina aspettò ancora per un po’ di minuti, con la figa che urlava per finire quello che aveva cominciato. Non c’erano più movimenti da sua madre, così ricominciò a toccarsela con delicatezza’.
Luisa era veramente stupita. Nonostante la presenza del piede, Cristina stava continuando. Cosa doveva fare? Darle un calcione’.?
Cristina presto si dimenticò del piede di sua madre che la toccava, o piuttosto lo incluse nella sua fantasia della biondona che la stava legando’.
Luisa sentiva le vibrazioni della masturbazione di sua figlia attraverso il piede. La situazione sembrava ridicola, ma anche coinvolgente’.
Cristina venne, in uno dei suoi orgasmi più profondi. Il tocco del piede nudo di sua madre sulla gamba aveva aggiunto un tocco di realtà alle sue fantasie perverse’
Luisa sentì il corpo di Cristina irrigidirsi, e capì che era venuta. Avrebbe voluto prenderla ed abbracciarla, ma non aveva il coraggio di farlo.
Dopo quella notte speciale, Cristina a volte spostava le gambe finché si posavano su caldo corpo di sua madre. Aveva scoperto che il tocco di un altro corpo rendeva il suo orgasmo molto più intenso. Sapeva di essere nel torto, ma sua madre aveva un sonno così profondo’.
Capitolo 4
L’oggetto di Luisa arrivò due settimane dopo, come un semplice pacco postale. All’inizio Luisa lo nascose, e si chiese come era stata così pazza da sprecare i soldi per un vibratore. Ma, alcuni giorni più tardi mentre si masturbava, si ricordò della cosa e lo ritirò fuori. Dopo aver fatto un po’ di esperienza, e stava quasi per buttarlo via, trovò che preferiva usare il vibratore come un semplice fallo finto, tenendolo fermo con piccoli movimenti, mentre toccava il clitoride con le dita dell’altra mano. L’uso del vibratore la faceva sentire un po’ ridicola, ma ancora più troia, dato che la fantasia di masturbarsi di fronte a Cristina ritornò con forza. “Guardami, Cristina”, pensò, “guarda la tua mammina che puttana che è, guarda come mi chiavo da sola con questo cazzo finto, guarda come entra nella mia figa bagnata'” Questi pensieri, sommati alla sensazione dell’oggetto dentro di lei, la portarono ad un istantaneo orgasmo. Mugolò forte e tremò anche dopo, tenendosi ancora dentro il vibratore, muovendolo piano su e giù.
Dopo, Luisa nascose il vibratore, cercando di convincersi che non ne avrebbe più sentito la necessità. Ma invece di quando in quando lo utilizzava, come un compagno sempre duro e fedele. Cominciò a nasconderlo in ogni dove, ma pian piano iniziò a prestare meno attenzione a tenerlo nascosto finché un pomeriggio, dopo una masturbazione estenuante, lo lasciò dentro il primo cassetto del comodino’.
Che era esattamente dove lo trovò Cristina il giorno dopo, cercando un fermaglio per capelli tra i cassetti. Nonostante la sua età, Cristina capì subito di cosa si trattava, dato che ne aveva sentito parlare a scuola, in certe barzellette. Era molto colpita dal fatto che la sua mammina lo usasse. Non se lo sarebbe mai immaginato. Improvvisamente si rattristò: era un rimpiazzo per il papà, anche fino ad ora non aveva mai pensato che i suoi genitori avessero una vita sessuale, o che sua madre ne avesse bisogno. Accese oziosamente il vibratore, e lo sentì vibrare come vivo in mano. La sensazione correva sul per il polso, fino al braccio: sembrava molto potente, e Cristina si chiese cosa si provasse ad averlo dentro di sé. Lo spense e con un senso di colpa ne annusò la punta. Sì, era stato all’interno della sua mamma: l’intenso profumo era sparso dappertutto. Cristina accese ancor il vibratore e lo tenne sopra le mutandine: anche dall’esterno della sua figa, la sensazione era forte ed ebbe il subitaneo desiderio di averlo dentro di sé. Luisa sarebbe stata fuori per un’ora, e così si tirò da lato le mutandine e si spinse l’oggetto vibrante tra le labbra della figa. La sensazione era stupenda, e si distese sul letto cominciando a penetrarsi con il giocattolo, spingendolo sempre più in fondo e sfregandosi il monte di venere allo stesso tempo. Non ci mise molto a venire, e prima che sua madre tornasse a casa lavò l’oggetto e lo rimise a posto.
Da quel giorno in poi, entrambe le donne condivisero il vibratore. Cristina si deliziava con il forte odore che lasciava sua madre, ed iniziò ad associarlo al piacere, come una sua anticipazione. Luisa non si accorse mai che Cristina lo usava, fino a quando un giorno Cristina commise l’errore di riporlo nel posto sbagliato’
Luisa era mortificata che Cristina avesse scoperto il suo segreto. Annusò il vibratore e capì che, nonostante il profumo di sapone usato da Cristina per lavarlo, c’era un fondo del suo profumo, lo stesso odore che aveva sentito sulle mutandine di Cristina. Adesso Luisa era doppiamente sconvolta: sua figlia non solo aveva scoperto il suo giocattolo segreto, ma addirittura lo usava! Non sapeva più cosa fare, il suo primo pensiero fu quello di gettare via il vibratore. Sarebbe stato troppo imbarazzante confrontarsi con Cristina, sarebbe stato ovviamente un confessare pubblicamente che lei si masturbava con un vibratore, anche se ormai era ovvio che Cristina già lo sapeva. La fantasia erotica di avere Cristina che la osservava mentre si masturbava le tornò alla mente, adesso che in un certo senso si era quasi avverata: Cristina sapeva che lei si masturbava, e con un vibratore. Cosa penserà di lei sua figlia? Ripensò al rapporto che aveva con sua figlia. Dalla morte di Gianni erano diventate sempre più vicine, condividendo lo stesso letto, ma ora Luisa sentiva che il fatto che Cristina si masturbasse di fianco a lei la notte era profondamente sbagliato, specialmente quando sembrava toccarla deliberatamente, come faceva spesso. Tutta la faccenda doveva terminare, e Luisa decise di chiuderla quella notte.
Quella notte, Cristina andò a letto con Luisa come sempre. Luisa non sapeva come cominciare, e non riusciva ad entrare in argomento. Si addormentò, frustrata dalla sua timidezza. Si svegliò circa un’ora dopo e, di nuovo, sentì l’oscillare ritmico del letto con il piade di sua figlia contro la sua coscia. “Ora ne ho abbastanza”, pensò Luisa. Non sapeva trovare le parole da dire, e così semplicemente si girò e appoggiò la mano sul polso di Cristina per fermarla. Dato che era buio, mancò il polso e invece afferrò la mano, che era giusto sopra la sua figa. La strinse forte e disse semplicemente: “Basta!”
Cristina quasi morì di paura.
“Non stavo facendo nulla”, disse.
Luisa era veramente stanca di questa storia.
“Oh, non negarlo, so cosa fai tutte le notti”, disse.
Cristina si sentì sprofondare, vedeva solo un modo per uscirne.
“Non sono l’unica a farlo da queste parti”, disse in autodifesa.
Luisa sentì che Cristina era ora all’attacco.
“Cosa vuoi dire?” disse, ma mentre pronunciava queste parola, capì che era finita in trappola.
“Ho trovato il tuo vibratore” disse Cristina.
Luisa si inferocì perché Cristina ne aveva parlato, e si alzò seduta di scatto.
“E tu l’hai usato!”, disse.
“No, non è vero!” disse Cristina sulla difensiva.
“Sì cara mia, ho sentito il tuo profumo sul vibratore”, disse Luisa.
Era buio nella stanza, e sia la madre che la figlia erano paonazze per l’imbarazzo, ma nessuna delle due poteva saperlo. A volte è più facile parlarsi se non ci si vede.
Cristina non sapeva più cosa rispondere. Il suo colpevole segreto era noto, la mamma sapeva che aveva usato il vibratore! Cosa poteva dire ora in sua difesa?
“Volevo solo, volevo solo'”, ma non finì, e cominciò a piangere.
Luisa capì che forse aveva spinto troppo.
“Oddio, scusami Cristina. E’ solo che, sai, non possiamo andare avanti così'”
“Così come?” singhiozzò Cristina.
“Voglio dire che sei quasi una donna, non puoi venire a letto con me e fare quello che fai ogni notte”, Luisa non riuscì a pronunciare la parola “masturbarti”.
“Mi dispiace”, provò a dire Cristina fra i singhiozzi.
Luisa la abbracciò e la tenne mentre piangeva, ma sentì che Cristina in qualche modo si tirava indietro.
“Cosa c’è che non va ora?” chiese Luisa.
“Penso di essere una pervertita, o qualcosa del genere”, disse Cristina.
“No assolutamente”, disse subito Luisa, “Tutti lo fanno, perfino la tua mamma”.
“Non parlavo solo di quello”, continuò Cristina, “Ho dei pensieri veramente brutti quando lo faccio”.
Luisa era incuriosita, e ripensò ai suoi “brutti pensieri”, quando si masturbava.
“Cosa vuoi dire?” disse, sapendo che stava per entrare in un terreno minato.
“Non te lo dico”, disse Cristina, “ma sono proprio perversi”.
“Va tutto bene”, disse Luisa, e poi aggiunse: “Anch’io li ho'”
Cristina si ritirò dalle amorevoli braccia di sua madre e si tolse un ciuffo di capelli dal viso. Cercò il viso di sua madre nel buio.
“Anche tu?”, ora era lei che era incuriosita.
Luisa si sentì come sull’orlo di un precipizio, aveva come un vuoto allo stomaco. Cos’era questa ragazza per lei? Una figlia, un’amica, una confidente?
“Sì”, continuò Luisa, “Quando lo faccio mi fa sentire come una puttana, e la cosa mi eccita.”
“Anche a me fa lo stesso effetto!”, ribatté subito Cristina, sentendo che finalmente qualcuno la capiva, che non era sola.
Luisa rise. “Oh cara, e adesso cosa ne facciamo di te?” abbracciando e stringendo Cristina nel buio.
“La mia piccola puttana” rise per togliere un po’ di tensione.
“Mamma puttana”, disse ridendo Cristina.
“Avanti, cerchiamo di dormire adesso” disse Luisa, lasciando che Cristina si distendesse a letto di nuovo.
Cristina si distese, ma non aveva pace, non riusciva a dormire e voleva continuare a mantenere il contatto con sua madre. Non sapeva cosa dire, e così dopo un minuto di indecisione disse:
“Mamma, non avevo finito'”
Anche Luisa era ben sveglia. Anche lei sentiva che si era avvicinata a sua figlia come mai nel passato. Sentendo cosa diceva Cristina rise, si allungò verso il comodino, tirò fuori il vibratore e lo mise in mano a Cristina nel buio.
“Allora hai bisogno di questo!”, disse. Luisa ora stava giocando, ma voleva vedere fino a dove si sarebbe spinta Cristina.
Cristina era sorpresa dalla reazione della mamma e, anche non sapeva bene cosa si aspettasse, sentì che erano entrambe in un territorio inesplorato. Sua madre voleva veramente che adesso lei si masturbasse con il vibratore? Cristina sentì inconsciamente come il buio ed il caldo abbraccio delle coperte potessero far rimandare la decisione.
Cristina accese il vibratore, ed entrambe scherzarono quando iniziò a vibrare nel buio tra loro. Era veramente una cosa ridicola. Cristina lo appoggiò al torace di sua madre, facendole il solletico, e Luisa la spinse via, dicendo “Fermati, fermati!”.
Cristina solleticò sua madre ancora ed ancora, toccandola sul corpo qua e là, schivando le sue mani.
“Stai attenta a dove infili quel coso!”, scherzò Luisa.
Sia la madre che la figlia si sentivano felici e rilassate. I loro “segreti” erano ormai conosciuti, e si sentivano vicine come mai prima.
Cristina divenne seria. “Mamma, ti dispiace se lo faccio?”
“Cosa?”, disse Luisa, stupidamente.
“Sai di cosa parlo”, rispose, di nuovo timidamente, “accarezzarmi fino a venire”
“No, naturalmente no, cara”, rispose Luisa, “ma non dovresti farlo più nel mio letto.”
“Perché no?”, disse sfidandola Cristina. Non era sicura di volerlo fare, ma a 15 anni ribatteva praticamente a qualunque cosa dicesse sua madre.
“Perché,” e Luisa fece una pausa cercando la risposta, “non è carino”, finì sommessamente.
Cristina non era sicura di come rispondere. Voleva spingere i confini più in là che poteva, ed ora sapeva che era arrivata a toccare l’irrazionale di sua madre.
Luisa si muoveva su un terreno sconosciuto. Capiva che qualcosa stava andando storto, che alcune certezze sembravano sfuggirle. SAPEVA che Cristina non avrebbe dovuto masturbarsi accanto a lei, ma non riusciva più a vederne la ragione. Ripensò alle sua fantasie, alla perversione di lasciare che sua figlia la guardasse mentre si masturbava, e capì che l’aspetto eccitante era proprio la rottura del taboo. Improvvisamente il suo cuore accelerò i battiti, era più vicina che mai alla sua fantasia. Cristina era a letto di fianco a lei, il vibratore era nel letto con loro e stavano parlando di masturbazione.
“Non ti piacerebbe che io mi toccassi di fronte a te, non è vero?” disse, con la voce che saliva di tono alla fine.
Cristina ci pensò su, mentre la bizzarra immagine di sua madre che si masturbava le riempiva la mente. Non riusciva però ad immaginarsi la mamma nell’estasi di una masturbazione, e disse:
“Non mi urterebbe più di tanto.”
Il cuore di Luisa impazzì. Stava per soddisfare il suo desiderio più perverso, ma ancora non era sicura di riuscirci. Senza esitazioni disse:
“Allora va bene”, e aggiunse: “Ma dimmi subito quando ne hai abbastanza ed io mi fermerò.”
Cristina era divertita dalla reazione della mamma. Luisa accese la luce sul comodino e la stanza si illuminò. Luisa sollevò la coperta, rivelando il suo corpo. Dormiva con una camicia da notte di cotone. Guardò ancora Cristina:
“Vuoi che mi fermi?”
“No” disse Cristina, un po’ nervosa.
Luisa sospirò. Pensava che forse l’avrebbe fermata.
Con finta noncuranza, sollevò la camicia da notte, mostrando il suo pube peloso a sua figlia.
“Ne hai avuto abbastanza?” riuscì a stento a dire, mentre la frase le si chiudeva in gola.
Cristina era nervosa come Luisa. Non era sicura di voler vedere cosa accadeva dopo, ma sentiva che era inevitabile. Cosa voleva che rispondesse sua madre? Cercò di stare calma.
“Se proprio vuoi’non mi turba'” disse.
“No”, disse Luisa, “Lo sto facendo solo per mostrarti quanto è sbagliato.”
“Allora fallo”, disse Cristina.
Quello era il segnale che serviva a Luisa; chiudendo gli occhi forte, si mise la mano sul pube e cominciò a strofinare. Sapeva che Cristina la stava guardando, ma per qualche motivo la cosa sembrava più imbarazzante che eccitante.
“Dimmi non appena vuoi che mi fermi” disse.
“Continua”, disse Cristina, in cui l’imbarazzo cominciava ad essere sostituito dal fascino per la perversione.
E Luisa continuò. Nonostante la situazione, cominciò ad andare su di giri. Improvvisamente trovò molto naturale strofinarsi come una pazza. Le sue gambe si spalancarono da sole, e cominciò ad ansimare.
Cristina guardava sua madre quasi incredula. Non l’aveva mai vista sotto quella luce. Sua madre sembrava si stesse dimenticando della sua presenza, e così si avvicinò nel letto per avere una migliore visione. Le labbra della figa di sua madre venivano aperte e tirate, mentre le sue dita lavoravano veloci sul clitoride. Cristina improvvisamente sentì un alone di quel profumo familiare che associava al vibratore che associava al sesso, e così la sua figa si bagnò. Come sua madre, su portò la mano giù e cominciò a toccarsela piano.
Sua madre era veramente concentrata ora, e sembrava mormorare qualcosa.
“Cosa?” disse Cristina.
“Ho detto, guardami! Guarda la tua mamma porcona, guarda come mi tocco la figa, come me la tocco, come me la apro!”, ripeté Luisa più forte che poteva.
“Lo sto facendo!” disse Cristina, eccitata ancor più dalle parole di sua madre.
“Annusami” disse Luisa, immergendosi completamente nella sua perversa fantasia.
Cristina si inginocchiò il più possibile tra le gambe di sua madre, e inalò il profumo.
Non era sicura di cosa doveva fare, ma sapeva che era piacevole essere toccati mentre ci si masturbava, e così mise le mani sulle cosce di sua madre e le allargò un altro po’. Luisa rantolò dal piacere. Non riusciva più a pensare. Aveva la mente annebbiata, e ad un certo punto pensò addirittura che ci fosse Gianni che le allargava le gambe.
“Chiavami, ti prego!”, disse.
Cristina non era sicura di cosa volesse sua madre, ma prese il vibratore e lo puntò all’ingresso della figa di sua madre.
Luisa sentì il tocco, e mosse il bacino verso il vibratore. Cristina rispose spingendo il cazzo finto più profondamente dentro sua madre, e poi lo tenne fermo, mentre sua madre muoveva la figa come per chiavarsi da sola. Luisa mugolava e diceva:
“Cosa pensi di me adesso? Sono quella troia di tua madre! Voglio godere tanto quanto te! Chiavami! Tieni fermo quel coso che voglio infilarmelo dentro!”
Era quasi impazzita di piacere. Si stava letteralmente impalando da sola contro il cazzo finto, tenuto in mano da sua figlia. Cristina fu presa dalla passione e si masturbò con trasporto.
Improvvisamente sua madre si irrigidì e rantolò come per un grande dolore. Cristina ebbe paura di averle fatto male.
“Dio mio”, rantolò Luisa, “è stato fantastico.”
Rilassandosi, sorrise dolcemente a sua figlia e sussurrò “Grazie, cara.”
Cristina era ancora eccitatissima.
“Adesso tocca a me!” disse, e sfilando il vibratore umido da sua madre, si distese sulla schiena, se lo infilò dentro e lo accese. La vibrazione riempì tutta la parte inferiore del suo corpo, e si morse le labbra dal piacere. Sorrise a sua madre e, orgogliosa, le mostrò cosa sapeva fare.
Istintivamente, come un amante, Luisa si alzò a sedere, si spostò verso sua figlia e la abbracciò mentre godeva da sola. Il corpo snello e scattante di Cristina era stupendo nella luce fioca della lampadina, e la sua testa era tutta all’indietro, con gli occhi chiusi e la bocca aperta nell’estasi. Vedendo la bocca aperta, Luisa volle baciarla. Dapprima un bacio leggero, giusto una sfiorata di labbra. Poi Cristina volle qualcosa di più, e le due donne spinsero le bocche l’una contro l’altra, con le lingue che giocavano con passione, perdute nel loro piacere proibito.
Cristina venne in questa posizione. Luisa la sentì venire, e lasciò la presa con le braccia e con la bocca. Cristina ansimava nel letto. Aprì gli occhi e guardò sua madre.
“E’ stato come con papà?”, chiese.
“Sì, cara, proprio come con papà'” rispose Luisa, e baciò ancora la sua amante.
Sempre più pazzesca..vorrei conoscervi..anche solo scrivervi..sono un bohemienne, cerco l’abbandono completo ai piaceri.. e voi.. Scrivimi a grossgiulio@yahoo.com
Grazie per i complimenti. Ma non so come consigliarti per cercarli.
Adoro i tuoi racconti! c'è ancora modo di trovarli raccolti per autore? con la nuova versione del sito non ci…
Grazie mille, sapere che il mio racconto sta piacendo mi riempie di soddisfazione! Se non vuoi aspettare i tempi di…
Ma che bello vedere la complicità, l'erotismo e l'affinità costruirsi così! Davvero ben scritto! Attendo il seguito! E ho già…