Mil stava per compiere i suoi cinquanta anni.
Abbastanza alta, di forme discretamente prosperose, senza essere grassa. Il seno abbondante, non doveva avere più la consistenza d’un tempo, ma da quello che si poteva scorgere, anche dalle scollature, doveva difendersi bene. Fianchi ben disegnati, un gran bel culo (non posso certo chiamarlo culetto), gambe levigate, ottimamente conservate.
Si capisce che il mio modo di osservare le donne non cambia, neppure secondo la loro età.
Dovevo fermarmi in quella città due o tre giorni. Ogni tanto il Comando designava me, malgrado la mia giovane età, a partecipare a quelle noiose e spesso inutili riunioni.
Mil mi accolse a braccia aperte, mi attendeva, ero riuscito a preavvertire telefonicamente il mio arrivo. Rimasi colpito dall’inusuale silenzio della casa. Mil mi spiegò che il marito s’era recato a Milano, per ragioni professionali, e le figlie avevano approfittato dell’occasione per accompagnare il padre col proposito di passare anche un giorno, almeno un giorno, sul Lago Maggiore. La donna, dato il poco lavoro, si faceva vedere solo un paio d’ore, al mattino, per rassettare tutto.
‘Vedrai, Piero, ho preparato il pranzo che piace a te. ,a dimmi come stanno tua moglie e la bambina.’
Le assicurai che stavano benissimo, che la salutavano, si auguravano di poterla riabbracciare al più presto e le inviavano un piccolo pensiero. Le porsi il pacchetto.
Mil lo scartò, aprì la scatola di velluto, ne trasse la collana di corallo vermiglio.
‘Bellissima, ma perché disturbarsi tanto. Ormai sono vecchia, mi sento quasi a disagio a portare una cosa del genere.’
‘Ma che vecchia, sei sempre un gran bel tocco’ Vieni qua, che ti aiuto io.’
Mil sorrise.
‘Non t’allargare troppo, Piero, lo sai che hai bevuto il mio latte. Ero grande amica di tua madre, e allattavo il mio primo figlio, quello che è tornato al cielo, quando venisti a trovarci. Tiravi forte, e stringevi ancor più. Vieni, aiutami.’
Presi la collana, andai alle sue spalle, gliela posi al collo, chiusi la sicura. Eravamo di fronte allo specchio. Si chinò per guardarsi meglio, in tal modo spinse il sedere sul mio grembo. Sentii chiaramente il solco delle natiche, e lei dovette notare quello che premeva contro di lei. In ogni caso, non si scostò. Anzi mi sembrò il contrario. Non mi mossi.
‘Bella, vero, Mil? Ti sta benone, risalta sulla tua scollatura e, a sua volta, la evidenzia.’
‘Si, è bella!’
‘Devi aumentare un po’ la scollatura.’
Così dicendo, cercai si abbassare il giro del vestito, pizzicando la stoffa e tirandola giù. Le palme, intanto, accoglievano le sue belle tette.
‘Meglio, vero?’
‘In effetti, si.’
Non lasciavo la presa, anzi, la stringevo verso di me. Adesso non poteva ignorare l’evidenza della mia eccitazione. Seguitò a guardarsi nello specchio.
‘Così, Mil, una di queste tette mi ha allattato!’
E le strinsi entrambi.
‘Tutte e due, non sembravi mai sazio.’
‘Sempre belle, vero?’
‘Non scherzare, Piero.’
Si allontanò un po’.
‘Senti, Piero, mentre tu ti sistemi nella camera degli ospiti, io vado a cambiarmi, desidero mettermi un po’ a mio agio.’
Va a capire cosa mi accadeva. Alla mia età concupivo una donna che poteva essermi madre. Comunque, l’attrazione era forte, e l’eccitazione non si decideva a passare. Me la sarei fatta sul momento, anche se solo una sveltina. L’acqua fredda non spegneva il mio ardore.
Misi un pantalone borghese e la camiciola.
Mil era in soggiorno, alla finestra. Indossava una leggera vestaglia sul celeste scuro. Tenuta in vita da una specie di cordoncino dello stesso colore. Le fui affianco. Guardava distrattamente la strada, appoggiava il volto tra le mani. La vestaglia era molto aperta, aveva al collo la collena di corallo, e, sbirciando, mi sembrò che non indossasse reggiseno. Guardai meglio. Ne indossava uno a balconcino, che teneva ben alte le sue belle tette e lasciava intravedere i lunghi capezzoli violacei. Volsi lo sguardo alla schiena, alla linea dei fianchi.
‘Mil, porti un modellatore?’
‘Certo che no, per fortuna non ne ho ancora bisogno. Sai, cerco di fare qualche piccolo esercizio ginnico ogni mattina.’
Le passai la mano sui fianchi.
‘Sei in perfetta forma.’
La tentazione era di alzarle la vestaglia e di possederla così, dal di dietro. Mi accorsi che le tenevo ancora la mano sulla schiena, sul fondo della schiena. Il sesso mi doleva, così imprigionato nei pantaloni.
Si alzò.
‘Andiamo a pranzo, Piero, è tutto pronto, in forno, e la tavola è apparecchiata.’
Un mangiare delizioso, preparato con raffinatezza. Il vinello frizzante era invitante. Non permettevo che il calice di Mil restasse vuoto.
‘Piano, Piero, altrimenti m’ubriaco.’
‘Ma no, Mil, scende giù benissimo. E poi, un piccolo riposino e passa tutto.’
Io, però non bevevo.
Eravamo al caffè.
‘Bisogna mettere la macchinetta sul gas, ma io sento che mi gira un po’ la testa. Temo di non reggermi in piedi.’
‘Facciamo così: ci penso io. Tu, intanto, sdraiati sul letto, quando è pronto te ne porto una bella tazza, senza zucchero. E’ un toccasana. Vieni, ti sostengo io.’
L’aiutai ad alzarsi. In effetti non si reggeva bene. Mi passai un suo braccio sulle spalle e le cinsi la vita. Era completamente appoggiata a me. ma non sembrava brilla. La condussi nella sua camera, la feci sedere sulla poltroncina, scostai la coperta.
‘Vieni, mettiti sul letto.’
Automaticamente slacciò la vestaglia, che cadde sul tappeto e così, con la sola corta sottoveste e il minuscolo reggiseno, sedette sul letto, si sdraiò.
‘Voltati un po’, Mil, ti slaccio il reggipetto, così respiri meglio. Le tette, liberate, irruppero dalla sottoveste. Mi accorsi, inoltre, che non indossava alcun altro indumento.
‘Vado a preparare il caffè, torno subito.’
Mi aspettava seduta. Aveva aggiustato un po’ la sottoveste. La collana di corallo era sempre al collo. Bevve avidamente il caffè.
‘Grazie, Piero, ora cerco di riposare, ma non credo che mi sarà facile.’
‘Perché?’
‘Così. Mi stanno capitando strane cose, oggi, tra cui questo leggero stato di ebbrezza. Mi sento euforica.’
Si voltò di fianco, dandomi la spalle. Avevo messo la tazzina di caffè, vuota, sul comodino. Mi chinai su lei. Giaceva in silenzio, con gli occhi aperti, la fronte un po’ aggrottata, il petto quasi del tutto fuori dalla sottoveste.
Fu più forte di me. Infilai la mano sotto la coperta, alzai la stoffa serica, cominciai a carezzarle il sedere, tra i glutei, sempre più insistentemente. Le baciai il collo, sentii che stava voltandosi, supina. Scesi a baciarle i capezzoli, a ciucciarli, lentamente, insistentemente, e la carezzavo tra le gambe che s’erano pian piano dischiuse. La mia lingua cercò il suo sesso. Lo penetrò, sentì dischiuderlo. S’inoltrò sempre di più, mentre lei respirava sempre più affannosamente. Mi fermai, andai a sedere sulla poltroncina senza bracciolo, tolsi la camiciola, le scarpe e le calze, sfilai i pantaloni, lasciai cadere i boxer. Mil era di fronte a me, nuda, che fissava il mio sesso, con occhi lucidi, espressione indescrivibile. Allargò le gambe, e si mise a cavalcioni, portando il mio glande verso la sua vagina, che rorida, mi accolse fremente, mi strinse, mi avvolgeva, mentre le mie labbra le tormentavano i capezzoli, stringendoli con voluttà. E giungemmo insieme, al piacere, pronti a riprendere.
Questa volta a letto, con le sue gambe sulle mie spalle, e il mio fallo profondamente annidato nella sua sempre palpitante carne.
‘Pier’ Piero, cosa sto facendo’Sono vecchia, ma godo come mai nella mia vita, non sento più i miei anni’ Non avrei mai creduto di giungere a tanto.. Dai, Piero, fammi godere ancora, è indescrivibile, paradisiaco”
Era insaziabile, Mil, come non avrei immaginato potesse essere una donna matura. Ma sono d’accordo con chi sostiene che nella donna fame di sesso non ha né tempo né età.
La natura ha le sue regole, i suoi limiti e,a un certo punto, si contentò di abbracciarmi, di strofinarsi a me.
La sera non ritenne neanche necessario dirmi che avrei dormito nel suo letto. Per precauzione, però, mise la spranga alla porta. Non si sa mai. Qualcuno potrebbe rientrare in anticipo.
Mi attendeva a letto, completamente nuda, con la sola collana di corallo. Quando mi sdraiai accanto a lei, si curvò su di me.
‘Chi me lo avrebbe mai detto, Piero, che avresti fatto l’amore con la tua Mil, come la chiami tu. E siamo solo all’inizio di questi brevissimi giorni. La tua Mil, te ne sarà grata per sempre.’
Scosse il capo.
‘Scusa, Mil, ma da quando’.?’
‘Non è da quando, Piero”
Si mise supina, guardava verso il soffitto.
”è che da ventisei anni la scena è sempre quella’ mi guarda con un certo sorrisetto’mi dice cara’ sale su di me, senza pensare se io lo desideri o meno’ mi penetra senza entusiasmo, pochi colpi, incurante del mio piacere, qualche goccia, e si toglie subito. E’ sempre così, le volte che lo fa, da ventisei anni! .’
Abbozzò un sorriso triste, mentra io, rivolto verso di lei, le carezzavo i folti riccioli tra le gambe.
‘Mi viene da ridere’ Mi sono autodefinita la ‘missionaria” Solo ed esclusivamente la posizione del missionario. Non parliamo, poi, di baci, carezze, od altro. Tutta roba inesistente. Una volta provai a chiedergli se era vero che si potesse fare l’amore, oddio sarebbe più esatto, nel caso, dire accoppiarsi, in altro modo. Mi risposte che certo, si poteva. Era quello che facevano le puttane’!’
Mi faceva tenerezza quella donna, ancora molto bella e attraente, piena di fuoco, di passione, di carnalità. Assetata da sempre, che finalmente era riuscita a vincere, finalmente, chissà quali e quanti blocchi, per concedersi, ormai verso il tramonto della sua giovinezza, qualche fremito vagheggiato da tempo. Ed era significativo che aveva atteso tutti quegli anni, che non aveva accettato chissà quali e quante sollecitazioni, in proposito, dagli uomini incantati dal suo naturale sex appeal.
‘Mil, ma tu hai voluto farlo ponendoti a cavalcioni”
‘Per la prima volta, dopo aver letto qualche cosa in materia’ E’ stato meraviglioso’ cosa ho perduto in tutti questi anni. Ma sono certa che tutto è splendido con te, col mio piccolo delizioso Piero.’
Il suo grambo aveva iniziato a fremere.
‘Vieni, Mil, mettiti carponi, o, come si dice, gattoni, lo faremo come i felini, modo ferae”
Non si fece ripetere l’invito. La vista di quelle terga aumentarono la mia erezione, ma volevo agire con calma. Dilatai appena i glutei, le grandi labbra, poggiai il glande all’ingresso della vagina, e senza spingere le afferrai entrabe le tette, carezzandole, strizzandole, stringendole i capezzoli. Poi, portavo il glande dalla vagina allo sfintere, piano, senza spingere troppo, attendendo le sue contrazioni, e tornavo al posto di prima. Più volte, fino a quando, sommersa da piacere non cominciò a spingere.’
‘Dentro, Piero, dentro’.adesso”
Stantuffi, dapprima lentamente, poi sempre più in fretta, titillandole, nel contempo, il clitoride. Sembra impazzire. Si dimenava come un’invasata, curando, però, di non farlo uscire. Spingeva pur se sentivo che il mio brando aveva raggiunto il fondo del fodero, e quando sentì invadersi dal seme ebbe un grido roco: Oddio sto per morire dal piacere!’
Si gettò bocconi, e restai su lei.
Volle essere abbracciata, voleva dormire così, ma solo dopo avermi ancora deliziosamente munto.
E il sonno prese anche me.
Malgrado la scorpacciata di sesso, sognavo d’essere ancora eccitato, di provare un certo dolce piacere’ Stavo destandomi lentamente’ Il piacere aumentava’ Mil stava baciando il mio sesso, lo lambiva con la lingua, lo stringeva tra le labbra infuocate, in bocca. Decisi di lasciar fare, ma non potevo evitare i naturali movimenti che provocava tale inatteso trattamento. Stavo per eiaculare, la presi per i capelli per farla allontanare. Copì, ma seguitò a insistere, come prima, più di prima, accogliendo il mio seme come un nettare inebriante, ingoiandolo come un elisir eccitante’
‘Mil, sei fantastica”
‘Ti è piaciuto? Pierino mio, tu hai ciucciato me, fin da neonato, ed ho voluto assaporare il tuo latte’ Attendo solo di sentirti di nuovo pronto”
‘Lo sono Mil, lo sono’Vieni su di me”
E sembrò come se non facessimo l’amore da anni. Io, intanto, andavo stuzzicando il suo roseo buchetto tra i glutei, e sentivo che questo aumentava la sua voluttà. Lo penerai appena, lo sentii contrarsi e rilassarsi, ritmicamente. Intanto era mattino, e il Comando m’attendeva.
Mi preparò la colazione, m’aiutò a vestirmi, sempre nuda, con una naturalezza che solo Eva deve aver avuto nell’Eden.
‘Tornerai per il pranzo?’
‘Credo di si, anzi ritengo che ci sia solo una sessione mattutina.’
‘Che bello, ti preparo una sorpresa..’
‘Che cosa?’
‘Non ti dico nulla, altrimenti che sorpresa è!’
Mil era alla finestra, dietro le persiane appena accostate. Venne ad aprirmi, mi tolse la borsa dalla mano, mi baciò. Indossava una vestaglia da camera, molto elegante, che la ringiovaniva di almeno dieci anni. Aveva passato lievemente il rossetto sulle labbra.
‘Cambiati, Piero, ti attendo alla finestra.’
Quando tornai, infatti, era dietro le persiane, con i prosperosi fianchi che erano tutto un invito: una montagna di sfizi!
Fui dietro di lei, la mano sentì la leggera sfericità della stoffa, la sollevai piano’ Era nuda! Introdussi la mano tra i glutei, erano vellutati, scivolosi, immaginai che li avesse massaggiato con una crema balsamica. Il piccolo bottoncino rosa, sul fondo, era morbido, cedevole. Sentii che divaricava un po’ le gambe. Intanto, la mia erezione premeva prepotente. Non riuscivo a trattenerla. Non volevo farlo. Feci cadere pantaloni e boxer dei quali mi liberai con un calcio, e la punta del mio sesso scivolò facilmente verso il tondo fremente di quel magnifico sedere. Mil taceva, sembrava che attendesse quel momento. Provai a spingere, la crema facilitava tutto. Una leggera resistenza e poi sentii che si schiudeva, lo ingoiava, lentamente, inesorabilmente, tutto, fino in fondo, con i testicoli che battevano tra le chiappe e la mano che la frugava tra le gambe.
Mil iniziò una danza erotica, al cui confronto quella di Salomé impallidiva. Una frenetica adorazione fallica per dare e ricevere piacere. E se il suo godere era solo la metà del mio, doveva sentirsi nei Campi Elisi. Non avevo mai provato, simili sensazioni, e mai ne avrei provato in seguito. Era un’arte innata, istintiva, quella di Mil, che nessuna scuola vrebbe mai potuto insegnarle. Una prima volta preparata in ogni particolare, condotta con raffinatezza.
Una moderna macchina mungitrice non avrebbe potuto prosciugarmi meglio. Spremeva, strizzava, si rilasciava, tornava a stringere. Avrei voluto che non finisse mai. Mil era scossa da fremiti crescenti, temevo che svenisse da un momento all’altro’ Poi tutto andò lentamente affievolendo.
Andai a sedere sulla poltrona, così com’ero, e Mil venne sulle mie ginocchia, con i glutei ancora palpitanti che accoglievano i’ resti del mio sesso.
‘Mil, come fai ad essere così brava?’
‘Ti è piaciuta la sorpresa?’
‘Meravigliosa, inattesa, impareggiabile.’
‘Non immaginavo mai di farlo, non sapevo cosa avrei provato.’
‘E che hai provato?’
‘Che per ogni femmina c’è il suo maschio, ed è uno solo! Per me sei tu! E’ una parentesi che vale una vita, che, sono sicura, non si ripeterà più. Una pazzia, certo dovuta all’incipiente demenza senile. Una passione improvvisa, esplosa senza alcun segno premonitore, avida, smaniosa, come terra riarsa che aneli d’essere dissetata, la zolla che implora il seme, il frutto che attende d’essere colto prima di avvizzire del tutto.
Quello che non avrei mai pensato, che il mio maschio eri tu, che saresti stato tu a saziare la tua Mil, la tua mother in low!’
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…