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Racconti erotici sull'Incesto

Cinquina: Zia Mimma

By 12 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Non so se rammaricarmene o compiacermene, ma per me tutte le donne sono principalmente, se non esclusivamente, delle femmine. E questo senza nulla sminuire della loro essenziale importanza nella vita, senza il minimo senso di maschilismo o di riduzione della loro intelligenza, della loro capacità, di tutte le loro eccelse doti.

Tutto qui: di fronte a una donna, lei &egrave la femmina, io il maschio. Elementi della stessa importanza ma esistenti soprattutto per completarsi, unendosi, in splendida armonia di sensi e sentimenti..

E’ sempre stato così, sin da bambino, sin da quando non conoscevo ‘strano a dirsi- la differenza anatomica tra i due sessi. In orni caso, la bimba era colei che dovevo carezzare, baciare, coccolare. E da lei farmi coccolare.

Anche la zia Mimma era una donna!

Ero andato a vivere nella sua casa dopo alcuni drammatici eventi della mia vita. Avevo compiuto sedici anni da qualche mese.

Mi accolse con affetto, con esuberanza, stringendomi al seno, baciandomi. E mi piaceva il seno morbido, e nel contempo sodo, di quella brunetta, per me non giovanissima, che sentivo sul mio petto.

‘Come ti sei fatto grande, Piero, sei proprio un uomo. Fatti vedere!’

Mi allontanò da lei e poi tornò a stringermi a sé. Nel baciarmi le nostre labbra si sfiorarono, casualmente (?) indugiarono in quel contatto. Avvertii che le sue si disserravano. Sentii il sapore della sua saliva.

‘Vieni. Ti faccio vedere la tua camera.’

Si avviò lungo la luminosa veranda sulla quale affacciavano numerose stanze: all’inizio, appena entrati nell’appartamento, a sinistra, un accogliente soggiorno che fungeva anche da ingresso; proseguendo, la cucina, molto ampia, che dava su un vasto terrazzo interno, poi la stanza da pranzo; quindi altre quattro vani. Il primo era la camera da letto di zia Mimma, successivamente quella dei suoi figli, Marta di 7 anni e Marco di 6, no studio, la camera per gli ospiti, ora destinata a me. Un bagno era in cucina, adiacente alla cameretta per la domestica, e altri tre suddivisi tra le varie camere da letto. Un appartamento molto ampio, pieno di luce e di sole, all’ultimo piano dell’imponente edificio che affacciava sulla piazza principale: di fronte il vecchio Castello Angeli, a destra la Cattedrale.

Zia Mimma mi precedeva. Non era molto alta, ma aggraziata, armonica, con belle gambe, ben tornite, fianchi deliziosamente modellati, un sederino nervoso che sculettava civettuolo nella leggera vestaglia che indossava.

Veramente un bel culo, quello di zia Mimma.

Lo fissavo, seguendone l’ondeggiare che m’attirava, quasi inconsapevolmente, ricordami quello della Venere callipigia, la cui immagine andavo sempre ad ammirare, incantato, sul libro di storia dell’arte.

Eravamo arrivati all’ultima stanza.

Zia aprì la porta, entrò, andò a spalancare il balcone. Sulla sedia vicino al tavolino, era stata posta la mia grossa valigia. Due borse erano in terra.

‘Piero, sono certa che vorrai fare una bella doccia. E’ tutto pronto, ci sono anche l’accappatoio e le pantofole di spugna. Lascia sul pavimento la biancheria, la darò a Carmelina per farla lavare. Io, intanto, svuoto la valigia, metto tutto nell’armadio e nel comò, ti preparo sul letto quanto ti servirà per cambiarti. Fa con comodo.’

Entrai nel bagno, mi spogliai. Appesi i pantaloni all’attaccapanni, lasciai per terra camicia, canottiera, slip, calze. Aprii l’acqua, mi lasciai scorrere l’acqua tiepida sul corpo. Una sensazione piacevolissima. Non m’ero accorto che zia Mimma era entrata, silenziosamente, aveva raccolto i miei effetti personali da far lavare ed era restata a guardarmi, con un certo sorrisetto sulle labbra, contento, compiaciuto.

Non avevo chiuso la tenda di plastica.

‘Sei proprio un uomo, Piero. Un gran bel ragazzone. Mi ricordo quando, qualche volta, ti facevo il bagnetto’ anni fa. Il tempo &egrave passato’ e si vede!’

Mi sentivo a disagio, allungai la mano per chiudere la tenda.

Zia Mimma lasciò cadere in terra la biancheria, si avvicinò a me.

‘Dammi la spugna, ti lavo la schiena.’

Il disagio divenne vero e proprio imbarazzo. Non sapevo cosa fare. Zia Mimma, intanto, s’era avvicinata, aveva tolto le scarpe e, cos’ vestita com’era, aveva cominciato a strofinarmi la schiena, incurante degli schizzi. Passava la spugna insaponata, poi seguitava con la mano, leggermente, come lunghe interminabili carezze, dalle spalle scendeva giù, ai glutei, s’insinuava distrattamente (?) tra di essi, proseguiva’ Mi fece voltare, e ripeté la stessa funzione sul petto, sull’addome, sul pube. Non poteva ignorare, certo, la mia prepotente erezione. Non la ignorò, infatti, con disinvoltura, mi insaponò anche lì, con cura, abbassò la pelle, passò le dita, leggerissime, lungo il solco balanico, raccolse dell’acqua con la mano e mi sciacquò, ricoprì il glande. Come se nulla fosse. La guardai fissa. Era accesa in volto, le labbra tumide, tremanti. Era completamente bagnata, il leggero vestito le era incollato, evidenziando i seni, i capezzoli. A 38 anni, e dopo due maternità, non aveva bisogno di reggiseno! Mi sorrise, quasi con aria tormentata, m’attrasse a sé, stringendomi tra le braccia. La mia erezione era divenuta spasmodica, premeva tra le sue gambe. Le aprì appena, l’accolse in parte, le serrò. Mi bacio, un po’ triste. Si staccò da me. chiuse l’acqua, scese dalla doccia, mi porse l’accappatoio.

‘Asciugati, vado a cambiarmi, sono tutta fradicia”

***

Mi asciugai e rivestii molto lentamente. Mille idee mi rimuginavano nella testa. Era stato veramente sconvolgente quanto era accaduto. Specie per chi, come me, non aveva ancora avuto rapporti sessuali completi con una donna. Chissà se zia Mimma la pensava come me: in ogni donna prevale la femmina, in ogni uomo il maschio.

Forse era solo il mio modo di pensare che qualcuno avrebbe definito maniacale. Forse ero io ad interpretare in un certo modo alcuni comportamenti che nulla avevano, invece, di ambiguo.

Quindi, dovevo ritenere più che normale che zia Mimma avesse indossato un abito molto sexy, avesse passato un velo di rossetto sulle sue labbra carnose, mi sorridesse in un certo modo’ Ma ero io a dare strani significati a tutto questo! Ad anteporre la Mimma femmina a qualsiasi altra valutazione.

‘Piero, va a sederti nel soggiorno. Ti porto un’aranciata fresca. Tanto dobbiamo attendere Carmelina che torni dalla visita che ha dovuto fare alla madre, e prima dell’una e mezza non sarà a casa nessuno. Carmelina passerà a prendere i bambini, a scuola, e lo zio tornerà solo domani.’

Ero sul divano, quando entrò col vassoio dov’erano due bicchiere colmi di rosso succo d’arancio. Lo posò sul tavolino, e sedette sulla poltrona, di fronte a me.

Una vestaglia elegante, tenuta chiusa solo in cinta, che si apriva generosamente quando si chinava e lasciava scoperte le belle gambe quand’era seduta. Era senza calze e’ senza reggiseno!

‘Allora, com’é andata la doccia?’

‘Bene, grazie.’

Abbozzò un sorrisetto.

‘Non mi sembra, però, che abbia avuto un effetto calmante, su te”

Non sapevo cosa rispondere. Quelle tettine in mostra, quelle cosce attraenti facevano effetto. M’era difficile nascondere le conseguenze che, certamente, non sfuggivano agli sguardi osservatori della zia.

Scossi la testa, appena, perché quel supplizio stava divenendo insostenibile. Ma, cosa potevo farci?

Mi sentivo confuso, come ubriaco.

Mangiai poco, ciondolai tutto il giorno. Uscii a fare un giretto, mentre zia Mimma faceva fare i compiti ai figli. Tornai poco prima della cena. La zia aveva preparato le cose che sapeva piacermi. Mi invogliò a gustarle. Poi, disse a Carmelina di mettere a letto i bimbi e che lei, dopo aver riassettato, poteva andare a riposare.

‘Io, sento un po’ dell’oppressione che qualvolta mi prende. Come un leggero senso di soffocamento. Un malessere che non so descrivere. Uno stato di tensione che non so spiegare. Credo che andrò a letto. T, Piero, puoi fare quello che vuoi, ma prima di andare a dormire passa a darmi la buona notte. Ciao.’

Si chinò su di me e mi baciò sulla bocca, lentamente.

***

Sfogliavo una rivista senza vederla. Avevo acceso la radio ma non l’ascoltavo. Carmelina, dopo aver messo a letto i bimbi, aveva sparecchiato, in silenzio, dimenando il suo grazioso sederino, e sorridendomi di quando in quando. Aveva poco più dei miei anni. Mi aveva chiesto se desiderassi nulla, e s’era ritirata nella sua stanzetta.

Andai sulla veranda. Da sotto la porta della camera di zia Mimma filtrava una tenue luce. Mi avvicinai, rimasi un momento in silenzio, bussai piano.

‘Piero? Entra.’

Zia Mimma era a letto, semiseduta, poggiata sui cuscini. La leggera camicia da notte non nascondeva nulla, ed era quasi del tutto sbottonata. La copertina le copriva le gambe.

‘Come stai, zia?’

‘Il solito senso di tensione, di soffocamento, angoscia.’

Ero accanto a lei.

‘Siedi qui, Piero, fammi un po’ di compagnia.’

Sedetti sul letto.

‘Posso fare qualcosa per te, zia?’

‘Grazie, tesoro, prova a massaggiarmi lievemente sotto la gola, verso lo sterno. Sai dov’&egrave lo sterno?’

Annuii. Mi voltai un po’, poggiai il palmo della mano sulla parte alta del petto della zia. Cominciai lentamente. Quasi impercettibilmente, scesi in basso, sentii la pienezza della mammella, la tumescenza del capezzolo. Zia Mimma aveva chiuso gli occhi, sembrava trarre sollievo dal mio massaggio. Passai all’altra tetta, provai a stringere il capezzolo. Zia ebbe un sussulto, dischiuse le labbra. Era veramente bella. Mi venne il desiderio di baciarla, mi chinai su di lei, piano, le sfiorai la bocca, la lambii con la lingua, L’accolse golosamente. Poggiandomi su di lei, la mano era scesa giù. Sul pube, sentì la seta che lo ricopriva, il bacino che si sollevava, le gambe che si aprivano. L’andavo esplorando, curioso, le dita incontrarono il piccolo clitoride, eretto, mentre lei non riusciva a contenere il muovere dei fianchi, e mi suggeva la lingua. Abbassò la sua piccola mano verso la cintura dei miei pantaloni, l’aprì. Si mise seduta, stringendo sempre le mie mano tra le gambe. Cominciò a spogliarmi, completamente, mi trascinò sul letto si mise a cavalcioni, su di me, tolse la camicia, apparve in tutta la sua splendente nudità, afferrò il mio sesso, vigorosamente eretto, e, abbassandosi lentamente, ne portò la punta all’orificio della vagina cominciando a farsi penetrare, piano piano, facendomi impazzire di piacere.

‘E’ la tua prima volta, vero?’

Annuii, senza parlare.

‘In un certo senso &egrave anche la mia prima volta. Ho conosciuto solo mio marito, e senza passione, senza trasporto, per dovere coniugale. E’ la prima volta che provo una sensazione del genere, che non immaginavo nemmeno.’

Dondolava con dolcezza, con voluttà. Mi portò alle più alte vette del godimento, mentre in lei si scatenava un irrefrenabile orgasmo che la scuoteva tutta. Quando sentì irrompere in lei il mio seme bollente, ebbe un grido che riuscì a malapena a soffocare.

‘Che bello, Piero, che belloooo’.!

Si stese su me e cominciò a baciarmi, quasi con furia, e il suo agitarsi mi fece uscire da lei, ancora fremente di piacere e pronto a ricominciare.

Zia Mimma si mise supina, col volto infiammato, gli occhi lustri, un po’ ansante. Mi voltai verso di lei, le posi la testa sul petto e cominciai a lambirle un capezzolo, a succhiarlo, a mordicchiarlo, mentre con la mano ero tornato a titillarla tra le gambe. Mi carezzava i capelli.

‘Sei bravissimo, Pierino, hai un’innata arte di amare, di far godere. Ti voglio ancora.. vieni su di me’ così’ entra in me, sì’ così’ , così’, tutto quello che la mia cosina può contenere’, tutto’, tutto’ Bravo’ bravissimo’delizioso’senti come ti assaporo’ come mi sazio di te’ il piacere che mi dai’ Così’ ancora’ ancora’ ancoraaaa’ aaaaaah!’

E l’orgasmo fu lungo, ripetuto, quasi facendole perdere il contatto con la realtà. Fino al punto che credetti fosse svenuta.

Mi sollevai un po’. Le toccai il volto.

‘Zia Mimma’ zia’, zia Mimma’.Mimma”

Aprì gli occhi, sognanti, estatici, con un lieve sorriso sulle labbra.

‘Pierino, Pierino mio’l’ho sempre saputo che sei il mio Pierino.. ora sei un vero uomo, completo. E che uomo!’

Cadde in un leggero sopore, poi il suo respiro si fece sempre più pesante. Ma solo per un minuto. Mi baciò, si voltò su un fianco, si accucciò, e si avvicinò a me, poggiando il suo magnifico culetto sulle mie ginocchia. Sentì che ero di nuovo eccitato, e accolse il mio sesso in quel meraviglioso solco. Il glande percepì il tepore del suo buchino, ne sentiva i fremiti, come piccoli baci invitanti. Il seme era uscito e s’era sparso intorno a quel bocciolo di rosa. Volli sentirlo con le dita. Era morbido, bagnato, palpitante. Lo carezzai col medio, m’insinuai in lui, cominciai a strofinare, dolcemente, percependone il pulsare. Mimma mi prese l’altra mano e se la portò tra le gambe, offrendosi alle mie sempre più insistenti carezze che si riflettevano sul dito nel sedere. Quando i suoi movimenti aumentarono e il mio sesso sembrava dover scoppiare, tolsi il dito e vi poggiai il glande, sempre più insistentemente, favorito dalla lubrificazione del mio seme. Spinsi, insistentemente, prepotentemente, quasi ferocemente, senza smettere di carezzarle il clitoride, intrufolando le dita nella vagina. E, come d’incanto sentii che entravo in lei, sempre più profondamente, molto più di quanto non avesse contenuto la piccola passerina di Mimma. E stantuffavo con decisione ma con dolcezza, sentendo che la zia si avviava a uno dei suoi orgasmi che rasentavano il deliquio. Mi sembrava che il suo intestino stesse mungendomi, con movimenti peristaltici che parevano volermi ingurgitare, trattenermi. E perse ogni controllo nel momento in cui sentì di nuovo il seme versarsi in lei e lei precipitare, affranta, in un vortice voluttuoso.

Restai in lei, così, a lungo.

Voltò appena il capo, verso me.

‘Non avrei mai creduto possibile quanto &egrave accaduto, Piero. Né immaginavo che si potesse provare piacere anche in questo modo, soprattutto in questo modo. Adesso sì, che &egrave stata veramente la mia prima volta. Un evento che non gradivo nemmeno ipotizzare, al quale pensavo che mi sarei sempre e comunque rifiutata. Lo consideravo innaturale. Ma ora ho compreso che non c’&egrave niente di innaturale tra maschio e femmina. Non &egrave neppure innaturale la passione dei sensi tra zia e nipote. Resta ancora così, fammi dormire così. Piena di te.’

E per tutto il tempo che rimasi in quella casa, zia Mimma fu la mia tenera ed appassionata amante, sfruttando ogni occasione. Creandole.

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