Sento già qualche lamentela perché non inizia subito l”hard’ di quella che soprattutto è una cronaca, ma gli eventi hanno spesso una recondita genesi e raccontarne il loro svolgimento può agevolarne la comprensione.
Sono George, ho 28 anni, da due sono il marito di Meg, che ne ha 25, e da circa un anno padre di Max.
Ethel è la madre di Meg, è mia suocera, ha quasi 50 anni, vedova di Bob da sei mesi, stroncato da un infarto che non aveva mai avuto premonizioni.
Eravamo al mare, Meg, Max, la tata Lucy ed io. Mi avevano telefonato dalla Società per la quale lavoro, chiedendomi di partecipare a un incontro improvviso e urgente col nostro più importante cliente. Partii mercoledì pomeriggio dal mare, dalla nostra piccola accogliente villetta, sperando di potervi tornare al massimo sabato mattino.
Prima della partenza, quello che doveva essere un breve riposino pomeridiano si trasformò in sesso impetuoso e travolgente, con gran sudata, totale prosciugamento delle mie seminali e, di conseguenza, generoso e apprezzato riempimento del sempre voluttuoso e fremente grembo coniugale.
Meg, in vestaglia, mi accompagnò all’auto, mi baciò con passione, e, dopo avermi mordicchiato l’orecchio, sussurrò che ‘mi aveva ben tagliato le unghie, così non avrei potuto’ graffiare’ nessun’altra’!
Una pacca sul rotondo e sodo sedere e partii.
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Arrivato a casa, telefonai a Meg, assicurandola che tutto era andato bene e lei mi raccomandò di farmi sentire da sua madre che in quel periodo era sola, in quanto le altre due figlie, Ann e Melba, erano a Londra per studiare l’inglese.
Alzai le spalle e mi accinsi a chiamare la suocera. Ci andavo abbastanza d’accordo, ma mi seccava se avesse cominciato a lamentarsi del suo stato di povera vedova, sola e abbandonata’
Rispose dopo il secondo squillo. Fu contenta di sentirmi, mi chiese un mucchio di cose su Max, e disse che voleva vedermi, sentirmi, parlare del suo piccolo nipotino. Perché non andava da lei a cena?
Come rifiutare?
Avrei dovuto tirare in ballo la solita scusa della stanchezza, aggiungendo che l’indomani avevo un impegno, abbastanza presto’
Ma no, sarebbero state finte ragioni, non lo meritava e poi, poverina, era davvero sola!
E così, comprai una torta gelata e alle otto precise, di sera, bussai da lei.
Mi accolse con evidente piacere e affetto. Mi abbracciò forte, più delle altre volte, e sentii il suo robusto seno sul mio petto. Ricambiai l’abbraccio, e la baciai amorevolmente sulle guance.
La guardai attentamente, come fino allora non avevo mai fatto. Un volto abbastanza sereno, aspetto giovanile. In fondo, pensai, aveva meno di 50 anni, era troppo giovane per ritenere conclusa la sua vita, solo perché era rimasta vedova.
Un trucco lieve, capelli accuratamente pettinati, un vestito semplice abbottonato davanti. Insomma, conclusi tra me e me, era una donna piacevolissima, attraente. Sembrava la sorella maggiore di Meg, solo qualche chilo in più. E Meg non era mingherlina, era rigogliosa, senza essere grassa. Mi venne in mente quel suo modo di dire: ‘ti ho tagliato le unghie’!
Parlammo un po’ di tutto. Non si riferì mai alla sua solitudine. Voleva sapere di Max, ogni particolare, e disse che ne sentiva tanto la mancanza, come avrebbe voluto vederlo sulla spiaggia’
Mi venne un’idea.
‘Facciamo un’improvvisata a Max e Meg, vieni con me quando torno al mare. Non diciamo niente, ci presentiamo inaspettati.’
Mi sorrise scuotendo la testa.
‘Ma la vostra intimità, George’.’
‘Accrescerà per il maggior tempo libero che ci consentirà la tua presenza.’
Mi carezzò il volto.
‘Sei caro, George..’
Una carezza tenerissima, e nel contempo un’espressione deliziosa della sua femminilità.
Aveva messo la torta in frigo. Disse che la cena era pronta.
Andammo a tavola. Camminava dinanzi a me. Veramente una silhouette elegante e in un certo senso sexy. Quello che mi attraeva era il movimento dei glutei che s’indovinavano tondi, sodi (pensai a Meg) e gagliardi’
Quando sedette e si chinò per porgermi il piatto di portata, notai anche il seno. Robusto, e perfettamente proporzionato ai fianchi, al fondo schiena.
Certo che una femmina così’ a quella età’ aveva sicuramente le sue’ esigenze naturali’ Mi faceva tanta tenerezza.
Cena ottima, leggera, e anche la torta gelata era buona.
Andai a sedere sul divano, in salotto, mentre lei sparecchiava la tavola. Mi ero offerto di aiutarla ma disse che era questione di un attimo e avremmo bevuto un limoncello fresco. Faccenda di minuti.
Infatti, poco dopo venne con due bicchieri e una bottiglia nel secchiello-frigo.
Sedette accanto a me. Molto accanto. Indossavo pantaloni di lino, leggeri, e sentivo il calore del suo corpo. La sua coscia aderiva alla mia.
Volle brindare a Max. Aveva gli occhi lucidi, era commossa. Fu spontaneo, istintivo, da parte mia, cingerle la vita e attirarla a me. L’intenzione era un abbraccio affettuoso’ quasi filiale’ Mi guardò con infinita tenerezza e mi baciò sulla guancia. Appoggiò la testa sulla mia spalla. Fece un lungo respiro.
‘Sto bene così, George, mi sento protetta, aiutata”
‘Puoi sempre fare assegnamento su di me, confidare in me”
‘Ne ho tanto bisogno, caro’ tu sei molto importante per me’ importantissimo”
Mi carezzò teneramente e fu naturale baciarle il volto’ mentre si voltava per guardarmi, sì che le mie labbra finirono all’angolo della sua bocca. Era morbida, calda, ed ebbi la sensazione che tremasse.
Erano trascorse solo poche ore dall’accurato e coscienzioso ‘taglio di unghie’ operato da Meg, ma sentivo chiaramente che’ le unghie stavano crescendo rapidamente.
La mia mano era sotto l’ascella calda di Ethel, volevo avvicinarla ancora di più e fu così che incontrai la soda globosità del suo petto prosperoso. Era un contatto piacevole, che sollecitava una carezza, quella che, col palmo della mano, leggermente, feci a quella tetta inaspettatamente vicina’ e stimolante’
Sentii Ethel irrigidirsi, percepii la contrazione della coscia. Rimase immobile.
Quella femmina, morbida e calma, mi stava eccitando intensamente. In quel momento non c’era differenza di età né mi sfiorava il pensiero che era la madre di Meg, mia suocera.
Accipicchia, che tetta! Che devo fare? E, inoltre, cosa potrà mai accadere?
La mano, intanto, come avesse una volontà autonoma, proseguì e sentì il capezzolo che certamente non era della sua normale dimensione ma sporgeva turgido e prepotente. Appena si sentì carezzata in tal modo, Ethel ebbe un sobbalzo’ mi guardò con espressione stupita, sbalordita, sconcertata. Voce roca, bassa.
‘Cosa fai George’ non mettere in ridicolo una povera vecchia”
Una delicata strizzata al capezzolo, seguita da un più energico sussulto e un fioco gemito. La strinsi forte a me.
‘Ma quale ridicolo, Ethel’ ma cosa parli di vecchia’.’
Strinsi di nuovo.
” e questo vuole dire essere vecchia?’
Sempre un viso allarmato’
‘George’ ti prego’ pensa’.’
Le strinsi forte il petto e, nel contempo, le dissi ‘taci’ ponendo le mie labbra sulle sue, in un bacio appassionato, con la lingua che cercava di intrufolarsi’.
Ora la voce sapeva di pianto l’espressione era una supplica’
‘George’. George’ cosa fai’. Cosa facciamo’.’
Per parlare aveva aperto le labbra’ la mia lingua saettò imperiosa’ impedì alla sua di seguitare a dire ‘ e cercò di lambirla’. Sentii un lieve cedere delle sue labbra, e le lingue s’incontrarono’. Senza lasciare la presa della tetta, l’abbracciai forte’. Stava abbandonandosi lentamente’ ricambiando il bacio!
Durò abbastanza a lungo, appassionato.
Deglutì più volte, si staccò dalla mia bocca, mi prese il volto tra le mani, mi fissò con occhi luminosi ma con un lieve velo di pianto.
Scosse la testa, lentamente, quasi sconsolatamente.
‘Come sono ridicola, spregevole.. George’ una povera vecchia’ scusami”
Fui io, ora, a prendere il suo viso tra le mani e le sfiorai le labbra con un bacio, tenero, affettuoso e nel contempo desideroso.
‘Non parlare così, Ethel’ sei bellissima e più giovane di tante giovani”
Le sorrisi.
” lo hai dimostrato’ sei nel fiore della tua vita”
‘Ma sei il marito di mia figlia’ sei mio figlio per legge, come dicono gli Inglesi”
‘Un figlio felice di aver trovato una madre come te’. Meravigliosa”
Scosse ancora la testa.
‘No, George, no’ cerca di comprendere il mio assurdo momento di debolezza”
‘Debolezza? Stai scherzando’ è normale, naturale in una femmina giovane e florida’ sarebbe come dire al sole di non dar calore”
Le sfiorai ancora la bocca, con la lingua.
Trasalì.
Aveva lo voce rotta, soffocata, sembrava rauca.
‘Sii buono, George’ ti prego’ sento di essere debole’ sento”
La baciai con impeto, con la lingua prepotente’
‘Oddio’ oddio’ sto impazzendo”
Era più un gemito che parole articolate. Ma non mi respingeva’ Le mie mani sotto le sue ascelle, la sollevai delicatamente, la feci sedere sulle mie ginocchia, sul fardello imperioso che stava soffrendo nella oppressione dei pantaloni’ cercai di farlo capitare tra i suoi glutei’ ci riuscii’
‘Oooooh! Questo’ poi’!’
Quasi cercò di alzarsi, le feci dolce violenza, la feci restare sulle mie gambe e mi mossi un po’ per’ sistemarmi meglio.
Intanto, le infilavo una mano sotto il vestito, a contatto con la pelle nuda e vellutata della sua coscia, strinsi piano.
‘Va via, George, va via! Lasciami’ sto morendo di vergogna’ mi sto comportando come una poco di buono, una’ con mio genero’ quasi mio figlio”
‘Sei stupenda, Ethel, favolosa’ ‘
Cercai di salire ancora, con la mano’ raggiunsi la patta delle sue mutandine’ Era bagnata! La fissai con un sorriso affascinato. E con infinita delicatezza scostai il bordo e il palmo si poggiò sul foltissimo morbido cespuglio che nascondeva il suo sesso’ sentivo le grandi labbra, carnose, che andavano sempre più inturgidendosi e i peli arruffandosi’
‘No’ no”
Il medio s’infilò tra quelle formose labbra e sfiorò la protuberanza del clito.
Mandò giù la saliva, con forza.
‘Oddio’ no’ così’ no’ noooooo’
Ma sembrava più un sintomo di godimento, che altro.
Il mio ‘coso’ stava per esplodere.
Decisi che era quello il momento per comprendere’ il seguito’
Non mi fu facile. Ma riuscii ad alzarmi, con lei sulle mie braccia’ Mi guardò senza rendersi conto delle mie intenzioni.. Mi avviai lentamente verso la sua camera da letto’ la adagiai sul letto, col sedere sulla sponda e i piedi sul tappeto.
Sembrava priva di ogni resistenza’ abbandonata’ remissiva’ avevo ‘sto coso, nei pantaloni, che mi stava facendo impazzire’ ci misi un attimo a restare nudo dalla cintola in giù, col pene svettante..
Guardai Ethel, era con gli occhi chiusi’ e scuoteva leggermente la testa’ Ormai ero deciso. Mi avvicinai, afferrai l’elastico delle mutandine con entrambe le mani’ riuscii a non essere precipitoso’ tirai giù, lentamente ma decisamente’ ad un tratto’ la guardai’ era sempre con gli occhi chiusi ma certamente aveva alzato un po’ le natiche per favorirne lo svestirsi’ tolsi completamente le mutandine, e anche le scarpe. La blusa era semiaperta, la gonna sollevata’ La visione era incantevole, ero arrapato come non mai’ scostai ancora le gambe’ sì’ un folto cespuglio ricciuto’ e il roseo delle grandi labbra’. Mi avvicinai, quasi tremando, e avevo preso il mio glande’.
—-
[La telefonata di Gorge mi colse di sorpresa, non l’attendevo, ma mi sembrò un raggio di luce nel buio della mia solitudine.
Quando venne, l’abbraccio fu molto, molto affettuoso, specie da parte mia. Era per dirgli quanto gli fossi grata per la sua presenza.
Finalmente! La casa non era più tetra, lugubre’
Potevo preparare una cenetta, non più il triste e solitario desco dove mangiavo, in fretta e di mala voglia, qualcosa. Tanto per non morire di fame.
Finalmente! Dovevo’ anzi volevo’ assumere un aspetto meno mesto’ mi sarei truccata un poco, avrei indossato un bel vestito’
Fu premuroso, tenerissimo’
Ero veramente commossa, emozionata, intenerita’ mi colmava di attenzioni’ e quando, credo per caso, le sue labbra sfiorarono l’angolo della mia bocca’ la sua mano si trovò proprio.. vicina’ al mio petto’ improvvisamente qualcosa si risvegliò in me’ stranamente’ da quanto tempo non mi capitava’ sentii che ancora ero femmina, irresistibilmente femmina’ in tutta la sua fragilità’ ma con tutte le sue pulsioni, più imperiose che mai, forse come mai m’era capitato prima’ George inaspettatamente era divenuto il maschio’ un maschio vigoroso come non avevo mai sentito, neppure Bob, l’unico uomo della mia vita, che pure mi attraeva e mi appagava’
La mente fu attraversata da un pensiero di cui mi vergogno: ‘beata Meg’, e li immaginai nella loro intimità’ beata mia figlia’ almeno lei’
Tutto, poi, era accaduto in modo che non ricordo chiaramente’ Ciò che non ho dimenticato (e come posso?) sono le sue labbra, la sua lingua, le sue mani’ ma quante ne ha’ e come riescono a’. darmi tali e tante sensazioni’ mai provate’ mai’ forse è la lunga castità’ perché Bob, devo ammetterlo’ da tempo era divenuto un amante molto, ma molto tiepido’
Lo so benissimo che avrei dovuto ribellarmi, troncare tutto subito’ ma ne avevo sempre meno la forza’ e la forza è data soprattutto dalla volontà’
Mi sentivo inconcludente’ debole’ o solamente desiderosa’. allupata?
Ero su letto, in una strana, certamente sconcia positura, mantenevo gli occhi chiusi’ la saggezza diceva no’ no’ e muovevo piano la testa… sentivo che stava per accadere qualcosa stabilita dal fato, inevitabile, che mi avrebbe segnata per sempre’ la brama, però, era tale che sentivo che sarei morta se non fosse avvenuta’ Stavo dando l’anima al diavolo’
Oddio’ ecco’ sento qualcosa d’antico, ma mai sperimentata così intensamente, che sta premendo all’ingresso del mio sesso’ sono bagnatissima’ eccitatissima’ eppure mi accorgo che non gli è agevole penetrare in me’ la mia ingordigia è tale che le contrazioni della vagina sono violente’ il desiderio di stringerlo in me è appassionato’ sì’ amore’. sì’ mi sembra che ti ho atteso tutta la vita’. è meraviglioso’ incredibile’
Mi sono trovata con le gambe intrecciate sulla sua schiena, le mani sui suoi lombi, quasi a guidarne, cadenzarne il ritmo crescente, inebriante’
Oddio’ ma sto già’ sì’. Non resisto’ oddio’ oddio’. Non mi era mai capitato’ così presto’ e non è finito’ sto di nuovo’. sì’ è incredibile’ due travolgenti orgasmi consecutivi’ una violenza meravigliosa’ ne potrei morire’ no’ è vita’ vita’ vitaaaaaaaaa’ non immaginavo che un maschio potesse straripare con tanta abbondanza nel grembo d’una femmina’ un balsamo meraviglioso’ caldo’ che si sparse dovunque, in me’ e cominciò anche a stillare da me’.]
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Non appena il glande sfiorò l’orificio vaginale lo sentii contrarsi leggermente’ ebbi la sensazione che Ethel volesse rifiutarlo’ eppure quell’entrata, calda, era viscida, scivolosa’ lo feci penetrare appena’ ecco’ le contratture c’erano ma erano come se il sesso della donna volesse risucchiarlo, era il modo di dirgli che lo bramava, lo voleva in sé, stringere’ mungere’
Non avrei mai immaginato, però, che una donna non giovanissima, con anni di rapporti sessuali, e madre.. fosse così stretta, né mi attendevo, nel contempo, una così raffinata maestria’ che muscoli vaginali, aveva Ethel’.!
Mi guardò con occhi spalancati, pieni di sgomento ma con bagliori che dicevano quanto necessitasse di sentire in sé un maschio’
Iniziai a pompare lentamente, poi, sempre più in fretta’ ansimava, sobbalzava, il suo grembo era un continuo voluttuoso ondeggiare’ alzò le gambe. Le strinse dietro i miei fianchi e il suo ritmò incalzò’ un gemito profondo, lungo, andava aumentando di intensità’ un gemito roco, sordo’ sentii per un momento che si stringeva a me, si irrigidiva, poi il mugolio si trasformò in un grido’ ooooooooooooooooooh! Oooooooooooooooooh!
Sentii il mio fallo circondato da un meraviglioso calore, e lei, dopo un lungo e convulso sussultare, si abbandonò, con le pareti vaginali che andavano lentamente, molto lentamente decontraendosi’ ripresi a pompare’ ancora un po’ e le dighe delle mie seminali cedettero inviando impetuosi getti di seme vischioso’ il suo ventre riprese ad agitarsi’ sempre di più’ ancora un orgasmo, forse più tempestoso del precedente’ e giacqui su lei, in lei’ a lungo.
Sentivo che le secrezioni del nostro piaceri stavano lentamente colando’
Mi teneva ancora legato a lei, con le gambe.
Quando allentò la stretta, le gambe scivolarono giù’
Mi guardò di nuovo, col volto splendente, infiammato. Scosse leggermente la testa.
‘Cosa ho fatto’. Cosa ho fatto’ non potrò mai più guardare in faccia mia figlia’.’
Le carezzai il volto, dolcemente, le baciai gli occhi pieni di pianto, le gote, la bocca’ Dapprima cercò di sfuggire le mie labbra’ poi vidi le sue nari fremere, dilatarsi. Ero ancora in lei, non del tutto calmato, e sentii ancora quelle deliziose contrazioni della vagina. Allontanò appena il viso.
‘No George’. No’ capisci cosa stiamo facendo?’
Per risposta spinsi il rifiorente scettro della mia virilità.
‘Aaaaaah! Sei sleale’ non devi’. stai spadroneggiando”
Le sussurrai nell’orecchio: ‘E’ così sgradevole’?’
‘Sciocco’ non l’hai sentito? Mi giudicherai una vecchia in calore’ che vergogna”
Non mi decidevo a scivolar fuori, anzi premevo sempre.
‘Sei una femmina meravigliosa, palpitante, appassionata’. Sì’. meravigliosa”
‘Ma sono la vecchia mamma di tua moglie, tua suocera’.’
‘Una donna splendida, voluttuosa’ e troppo sola’.’
Deglutì, mi guardò.
‘Credo che abbiamo fatto un disordine’. mi devo rassettare’ sento che stiamo inzuppando dappertutto’ ‘
Sgusciai lentamente da lei, mi alzai a fatica. Sì, avevamo fatto un bel disordine’
Presi le sue mutandine, gliele misi tra le gambe. Era bella, Ethel, nulla da dire.
Le porsi la mano per farla alzare, la abbracciai, le baciai gli occhi’
Si allontanò in fretta, verso il bagno. Si fermò un momento, si voltò.
‘Va nella tua camera, nel tuo bagno”
‘Si, ma torno presto, a vedere come stai.’
Alzò le spalle.
* —
Ero abbastanza sconvolto. Tutto era accaduto così in fretta. Non avrei mai immaginato che d’un tratto potesse prendermi quella specie di frenesia erotica passando rapidamente dalla tenerezza, quasi filiale, alla urgenza di doverla possedere, e con impeto, con foga primordiale’ afferrarla per i capelli, e penetrarla, senza tanti preamboli, scaricandomi con energia dominatrice ‘
E lei’ una meravigliosa femmina mungente, con una passionalità sorprendente. Stavo già eccitandomi di nuovo.
Entrai nella mia camera, con alcuni indumenti in mano’ mi denudai completamente, andai a infilarmi sotto la doccia tiepida. Ma non fu un lavacro di purificazione, sebbene una abluzione preliminare, come quella che in alcune religioni precede il rito. Perché dovevo tornare nella camera di Ethel, nel suo letto’. in lei!
Ritornai, infatti, e mi infilai nel letto. Completamente nudo. La camera era nella penombra, solo il lume sul comodino, dalla parte di lei.
Ethel comparve dopo poco, avvolta nell’accappatoio, con i capelli sciolti, il volto alquanto meditabondo, guardò il letto, ebbe come un sussulto, spalancò gli occhi, socchiuse le labbra, era stupita, sconcertata, restò a guardarmi, per qualche secondo, fissamente, poi, con calma, sciolse l’accappatoio, lo lasciò cadere al suolo, restando stupendamente nuda, e mostrando un corpo che poco o nulla rivelava della sua età non giovanissima, sollevò il lenzuolo, entrò nel letto, spense la luce!
Devo confessare che non mi attendevo tale decisione. Ethel aveva valicato il suo Rubicone.
Sentii prendermi il volto tra le mani, due labbra ardenti e bramose sulla mia bocca, la sua lingua che saettava ingorda.
La voce era bassa, un po’ roca.
‘L’hai voluto tu’ ragazzaccio’ l’hai voluto tu’ e ora mi vendico”
Fu decisa e rapida nei movimenti, salì su me, con le gambe larghe, le tette lievemente pendule che battevano sul mio petto, e sentivo il duro dei capezzoli, la mano aveva afferrato il mio fallo e lo stavano portando all’ingresso del suo caldo, umido e lanoso sesso, vi si impalò lentamente, con concupiscenza, e la vagina sembrava goderlo centellinandolo, con contrazioni voluttuose, finché capì che non poteva andare oltre. Si fermò così, ma il grembo sussultava, afferrai una mammella, un capezzolo, lo succhiai avidamente, sentivo gli effetti che quel poppare ripercuotevano in vagina, mi stava mungendo con energia’ poi iniziò la sua cavalcata, sempre più rapida, travolgente, e ancor più impetuoso fu l’orgasmo che la squassò: ansava, gemeva, la testa rovesciata indietro, e l’abbondanza della linfa del suo godimento che sollecitò l’eruzione improvvisa e violenta del mio seme. I liquidi s’incontrarono, si fusero’ si sparsero dovunque, e lei riprese a muoversi, sensualmente, incurante del liquido che cominciava a uscire da lei’
Giacque su me, col respiro che andava acquietandosi. Era sudata, e io le carezzavo la schiena, i glutei’
‘Mi ci voleva proprio’ sì’ mi ci voleva’ oddio’ non ho capito più niente’ ed è stata una cosa inimmaginabile’.’
Strinse le gambe, strizzò il mio sesso ancora in lei.
‘Sei un dio, George, un dio’ anzi il dio’ non m’era mai capitato di lasciarmi andare in questo modo’ un piacere sconosciuto’ da’ da morirci”
Le carezzavo il volto-
‘George.. cosa diremo a mia figlia, a tua moglie?’
‘Glielo dirò io!’
‘Sei matto?’
‘Le dirò che la sua mamma è degna delle massime attenzioni, delle massime cure’ e che cercherò in ogni modo di riempire il vuoto che è in lei’ così”
Il mio cosino stava ringalluzzendosi e alla mia spinta Ethel rispose con insaziabile ingordigia.
Pensare che Meg mi aveva’ tagliato le unghie’.!
Mi venne da sorridere, pensando ai tempi universitari, quando chiamavamo ‘fava’ il glande, e ricordai che con una fava si potevano prendere anche due’. Nel mio caso due magnifiche passere!
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grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…