Mamma e il fantasma di mio padre
La mia adolescenza è stata segnata da un tragico evento, dal quale è poi scaturita un’esperienza sconvolgente, che continuo a rimuginare nonostante siano passati quasi vent’anni e la mia vita professionale (mi chiamo Sergio S., ora ho 36 anni, lavoro nello staff manageriale di una importante casa editrice e mi diletto anch’io, sotto pseudonimo, a scrivere qualcosa) mi abbia portato piuttosto lontano dai luoghi dell’infanzia e dall’ambiente familiare.
La tragica fatalità si abbattè sulla mia famiglia un nebbioso pomeriggio di febbraio del 1992, quando ci fu d’un tratto strappata la vita di mio padre, la cui auto era uscita letteralmente schiantata da una violenta collisione con un Suv. Una tragedia che gettò, naturalmente, la mia famiglia e, in primo luogo, mia madre Franca, 45 anni, insegnante, nell’angoscia più disperante. Mio padre Guido, 47 anni, broker assicurativo, era conosciuto e apprezzato da tutti nella nostra cittadina come un uomo tranquillo, misurato, rispettoso, gioviale. Ma egli lasciava un vuoto enorme soprattutto per noi, perché era davvero il perno della famiglia: sempre presente, si occupava di tutto, decideva quasi tutto, con premura ma anche con determinazione. Senza di lui la nostra casa era irriconoscibile.
Mia madre era rimasta come inebetita, incapace di prendere atto di quanto era accaduto. Io e mio fratello per fortuna eravamo già grandicelli, io avevo quasi 18 anni, Giorgio 16, e fummo i primi a riprendere la normalità delle azioni giornaliere e ci preoccupammo innanzitutto di far reagire nostra madre, facendole sentire raddoppiato il nostro affetto e facendole intendere che la vita continuava e che insieme ce l’avremmo fatta come se ci fosse stato papà.
Per fortuna non avevamo problemi di carattere materiale: vivevamo in una casa di nostra proprietà e, alla morte di papà, avevamo incassato la sua pensione di reversibilità e una sua superpolizza assicurativa sulla vita, convertita da mia madre in un lauto vitalizio. Lei tornò al suo lavoro di insegnante, che svolgeva con tanta passione e che sicuramente la faceva distrarre dalla tristezza del lutto; io e mio fratello ci ributtammo nei nostri studi con impegno moltiplicato anche per procurare sollievo e soddisfazione a nostra madre.
Piano piano una certa serenità era tornata in casa, anche se l’assenza di papà continuava ad angosciare mia madre soprattutto la notte, e spesso la sentivamo singhiozzare. Pensavamo che prima o poi anche questo sarebbe passato. E invece le notti di mamma si facevamo sempre più agitate.
Una notte sentii dei gemiti profondi, quasi delle grida, e mi preoccupai non poco. Mio fratello dormiva, mi alzai e mi diressi verso la camera di mamma per capire se stava male. Ma, più mi avvicinavo più coglievo distintamente le sue espressioni, che non erano affatto di dolore:
‘Sììì ‘. Guido ‘.. sìììì ‘.. vienimi dentro ‘. prendimi ”. oh che bello sentire il tuo spadone ‘.. mmhhhh ” dai, dai ”. aaahhhhh ‘.. sììììì ”. ancoraaaa ” sììììì ” vengo, vengooooo!!!’
Mamma stava simulando una bella scopata con il defunto marito, non potevo capire se stesse sognando o si stesse masturbando, certo non si disperava.
Me ne tornai a letto un po’ sollevato e un po’ turbato e, anche se nel frattempo i rumori si erano chetati, non riuscii a prendere sonno facilmente. La scoperta che avevo appena fatto aveva rivoluzionato nella mia mente l’immagine di mia madre, all’improvviso cominciavo a riconsiderarla come donna, come donna che aveva visto amputata la sua sessualità e che legittimamente aveva impulsi e bisogni da sfogare. Non l’avevo mai fatto prima, ma ora rivedevo la sua figura in una nuova luce: mamma era una donna ancora vitale e desiderabile, con un corpo maturo ma ancora florido; non si curava tantissimo, per la sua riservatezza preferiva un look di basso profilo, ma ciò non le impediva di risultare piacente. Con mio padre costituivano una coppia ben affiatata, e credo che lo fossero anche a letto, anche se io e mio fratello eravamo stati educati secondo principi piuttosto rigorosi e mai ci saremmo permessi di origliare dietro la porta della loro camera.
Quella notte dormii poco e male e, con mia somma sorpresa, mi svegliai al mattino con una spaventosa erezione: quei pensieri notturni, quella nuova immagine di mamma, mi avevano provocato inconsciamente una forte eccitazione. In altre circostanze me la sarei fatta passare con una bella sega; ma a segarmi pensando a mia madre non riuscivo, era troppa la riverenza che avevo per la sua figura. Per cui repressi l’istinto e, come ogni mattina, mi affrettai a prepararmi per andare a scuola.
Ma rimuovere non è cancellare, e difatti per tutto il giorno il pensiero di mamma insoddisfatta, vogliosa, infoiata, lavorò nel mio cervello come un tarlo, facendomi combinare poco o nulla sia la mattina a scuola sia il pomeriggio a casa. Non diedi modo a mia madre di sospettare alcunché, ma il mio turbamento persisteva, tanto che la notte successiva restai con l’orecchio teso a percepire ogni rumore che provenisse dalla sua stanza.
E, come previsto, poco dopo la mezzanotte, quei gemiti che ormai ben interpretavo si fecero risentire. Mi alzai lesto dal letto e mi portai proprio dietro lo stipite della porta della camera di mamma, cominciando a fare capolino per vedere meglio. Nella penombra si riusciva a distinguere solo l’agitarsi frenetico delle lenzuola, ma la colonna sonora era grosso modo quella della notte precedente, mamma si lasciava andare ad una nuova e ancor più furibonda scopata con mio padre buonanima:
‘Aaahhh Guido ‘. sei proprio uno stallone ‘.. ooohhh ” sìììì, sììììì ” la mia fica è tua, solo tua ‘.. oh, ma sei insaziabile ” non ti basta? ” vuoi anche il culo? ” ma sei insaziabile ‘.. ma così mi sfondi tutta! ” dai, ti prego, no’. fai piano ” aaahhhh ‘.. nooooo ” sìììììì ‘. aaaahhhhh ” mammamia, che bestione! ” me l’hai rotto! ” sei un porco, amore! ‘ ma io sono tua ‘.. e sono anche la tua puttana!’
Anche stavolta non riuscii a capire se si trattasse di un delirio erotico nel sonno o di una estasi masturbatoria, o della combinazione di entrambe, ma fui preso da un’eccitazione violenta, irresistibile, e accovacciato proprio sull’uscio della stanza tirai fuori dal pigiama il mio cazzo imbizzarrito e gli diedi pace tirandomi un segone memorabile. Poi mi risollevai, asciugai con la carta igienica i numerosi spruzzi di sperma sparsi sul pavimento del corridoio e tornai a letto.
Mi sentivo meglio, avevo dato sfogo all’eccitazione accumulata, ma soprattutto mi ero liberato della rimozione edipica che dissociava nel mio subconscio sesso e famiglia. Quella notte mi aveva aperto uno squarcio nella vita intima dei miei e mia madre mi era apparsa finalmente e semplicemente una donna come tutte le altre, vogliosa e peccaminosa come tutte le altre. Cominciavo ad avvertire verso di lei un sentimento misto di compassione e di desiderio, leggevo in quelle sue simulazioni notturne il triste segno della solitudine, ma al tempo stesso riconoscevo che quel corpo che reclamava di essere posseduto non mi lasciava indifferente, anzi.
Nei giorni successivi i miei rapporti con mia madre, pur apparentemente consuetudinari, si colorarono via via di una crescente morbosità. Ora la guardavo con altre intenzioni, mi rendevo conto che non era una donna trascurabile, trovavo particolarmente attraenti le rotondità del suo seno e del suo culo, i fianchi larghi, i polpacci sodi: se solo si fosse dato un abbigliamento più adeguato, sarebbe risultata più che desiderabile. Di notte restavo con l’orecchio teso e, più o meno alla stessa ora, si replicava la scena di autoerotismo già descritta. Ma ad assistere in silenzio per tirarmi l’ennesima sega non mi andava più, venivo maturando una iniziativa più spregiudicata, anche se non riuscivo a prevederne gli esiti.
Passò qualche giorno di incertezza, poi una notte che ero più inquieto del solito trovai il guizzo di follia necessario per rompere l’incantesimo. Appena cominciarono ad arrivare alle mie orecchie quei gemiti cui ormai mi ero abituato, mi alzai di scatto e mi precipitati verso la camera di mia madre, ma stavolta entrai dentro e mi avvicinai temerariamente al suo letto. Mamma si agitava tutta sotto le lenzuola tenendo gli occhi chiusi ed esternava il suo godimento con le parole solite:
‘Guido, amore mio, vieni ‘. prendimi ‘.. dai, ho una voglia che non mi dà pace ‘.. vedi, la mia fica è in subbuglio ‘.. vuole il tuo cazzo ‘.. ‘
Il corpo caldo e fremente di mamma esercitava un’attrazione irresistibile, anche perché lei aveva scostato le lenzuola ed offriva al mio sguardo le sue nudità opulente: vidi per la prima volta la folta peluria che adornava la sua fica e ne restai rapito. Quel corpo mi ammaliava con le sue lente contorsioni e sembrava che mi invitasse esplicitamente a darmi da fare. Mi distesi al suo fianco e, prima timidamente, poi con crescente decisione, abbrancai quel corpo e cominciai a palparlo dappertutto.
Mia madre era come in trance, continuava a dimenarsi e ad invocare il marito, voleva essere posseduta. Mi tolsi tutto e mi calai sul suo corpo, nella posizione classica del missionario, appoggiando il mio cazzo inturgidito sopra il triangolo peloso della sua fica. Mia madre, come una invasata, mi ghermì e mi attrasse dentro di sé, afferrandomi dalle natiche ed esclamando accalorata:
‘Oh sìììì, Guido ” sìììì ” vieni, vieni ‘.. aaahhhh ‘.. riempimi tutta ‘. che bellooooo!!! ‘.. sììì, spingi, aprimi, sfondamiiii !!! ‘..’
Entrai subito nella mia parte e cominciai a stantuffare con forza quella ficona già sbrodolante di umori; per sbatterla meglio, le passai le mani dietro le morbide chiappe; ad ogni colpo il mio petto rimbalzava contro le sue belle tettone.
‘Guido, Guido ‘.. stanotte sei più voglioso del solito ‘. eh, ti piace la puttana di tua moglie? ‘.. continua, dai ‘. continua con quel trapano!’
Mi sembrava tutto un sogno! Io che chiavavo mia madre prendendo il posto di mio padre, e lei che, almeno apparentemente dormendo, scatenava la sua sensualità più lussuriosa. Continuai a trivellare quella sua caverna infuocata ma, quando sentii che dalle palle cominciava a salire la sborra, in un lampo avvertii che avrei potuto ingravidarla ed ebbi la prontezza istintiva di tirarlo fuori e di scaricare tutta la crema sulla sua pancia. Nello stesso tempo anche mia madre gridò il suo piacere, liberando i suoi umori più profondi:
‘Aaahhh ‘.. bellooooo!!! ‘. oohhh Guido mio ‘ che bella chiavata stanotte! ‘. sei il mio stallone ‘ ed io sono la tua giumenta ‘. ma perché non mi hai lasciato dentro il tuo seme? ‘. non sono nel periodo fecondo, te l’avrei detto ‘.. comunque mi hai fatto godere tanto ‘. mmhhhh ‘.. ora dormiamo, amore!’
Mamma si girò dalla sua parte e si acquietò. Io, trattenendo il respiro, mi alzai dal letto e, piano piano, in punta di piedi uscii dalla camera di mamma e tornai nella mia.
Restai a lungo a pensare, non credevo ai miei occhi, la testa era ancora frastornata dai dubbi. Mamma recitava? Ma, se recitava, possibile che mi parlasse in quel modo così osceno? E, se invece era in trance onirica, come faceva a intendere che non le avevo sborrato dentro la fica?
Pensavo che il giorno dopo sarebbe stato il giorno della verità. A colazione mi tenni un po’ a distanza da lei che, invece, si mostrò naturale come sempre. Per il resto della giornata solita routine, alla notte di fuoco nessun accenno. Ero molto perplesso sul suo comportamento. La notte successiva decisi di resistere al suo richiamo: mi fermai sull’uscio della camera a sentirla agitarsi convulsamente, ascoltai ancora una volta i suoi gemiti e le sue invocazioni goduriose, ma non mi mossi e mi trattenni persino dal masturbarmi. Volevo capire sin dove potesse spingersi in quella pantomima con il fantasma di papà.
Nulla, non accadde nulla di diverso dal solito. E così ancora per altre due notti successive, nelle quali mi tenni lontano da quel letto e da quel corpo, limitandomi ad origliare i suoi sussulti autoerotici. E nulla neanche di giorno, nessun segno di ambiguità. Certo che, se mia madre recitava, era una grandissima attrice!
Mi arresi a stare a quel gioco di finzione e a dar corpo al fantasma di mio padre. La quarta notte, all’ora del desìo, entrai senza titubanze in camera di mamma e, appena lei cominciò ad evocare le notti d’amore con il suo Guido, senza indugi mi infilai nel suo letto e cominciai a prendere possesso del suo corpo caldo e accogliente. Ma fu lei a prendere l’iniziativa, mi strinse forte a sé baciandomi languidamente, aprì le cosce e indirizzò con sapienza il mio cazzo dentro la sua fica già bagnata, poi mi incitò:
‘Sì Guido, dai, dai ‘.. dai che ho una voglia matta ‘. aaahhh che bell’uccello che ha il mio maritino! ‘. sììì’ sìììììì ‘ dai, prendimi ‘. possiedimi ‘.. ‘
Si muoveva come un’assatanata, lasciai fare tutto a lei che, agitando cosce e bacino mi procurò a me e se stessa un godimento memorabile, trattenendosi a stento dal dare in escandescenze. Ma, d’un tratto, fermò il movimento e mi disse:
‘Amore mio, scusa, ma sono nei giorni fecondi ‘.. non sborrarmi nella fica ‘. Dai, mettimelo dietro!’
Mi fece uscire e, senza aprire gli occhi, come una sonnambula, si girò a pancia sotto offrendomi le sue splendide, enormi chiappe:
‘Dai, Guido, so che il culo ti piace ancora più della fica ‘.. sì, è tuo, prenditelo! ‘. rompimelo! ‘.. sìììì, inculami, amore!’
Non credevo ai miei occhi ed alle mie orecchie. Mamma mi implorava di entrare nella sua intimità più profonda, mi pregava di sodomizzarla. Mi buttai come un ossesso su quello splendido fondoschiena e cominciai a stantuffare con forza. Non mi parve che soffrisse particolarmente la penetrazione, perché il mio cazzo era, sì, duro, ma non grossissimo, e quel buco certo non era vergine. Dopo una sgroppata di qualche minuto esplosi nel suo sfintere i fiotti di sperma che salivano dai coglioni, accompagnando l’eiaculazione con un grugnito appena trattenuto.
Mamma sospirò con grande soddisfazione:
‘Bravo Guido, grazie ‘. Sei stato magnifico ‘ guarda, ho goduto tanto con il culo che sono venuta anche nella fica!….. sei stupendo, amore!… ti amo!’
Ci distendemmo appagati nel letto. Dopo qualche minuto sgattaiolai fuori dalla camera di mia madre e tornai nella mia, dove mio fratello dormiva placido e inconsapevole. Restai ancora un po’ a pensare all’incredibile situazione, alla commedia boccaccesca che stavamo inscenando io e mia madre. Il comportamento di mia madre mi lasciava molto dubbioso, ma mi convinsi che, tutto sommato, anche a me andava benissimo: facevamo sesso incestuoso senza dovercelo reciprocamente riconoscere, era la soluzione migliore per sfuggire entrambi al senso di colpa.
Continuammo a recitare l’allegra commedia ancora per qualche mese, fino a quando, superata la maturità, non partii per l’università e restai lontano da casa per diversi mesi. Debbo dire che, soprattutto nelle prime settimane, soffrivo particolarmente la lontananza da casa, abituato com’ero a quegli appuntamenti notturni con mia madre. Contavo le settimane e i giorni che mi separavano dal rientro a casa, coltivando ardentemente il desiderio di rimpossessarmi del mio ruolo nel periodo delle vacanze.
Quando tornai apprezzai molto la gioia affettuosa con cui mamma mi accolse, ma aspettavo con grande ansia il sopraggiungere della notte per riprendere il gioco interrotto alcuni mesi prima. Ma percepivo nell’aria qualcosa che non quadrava.
All’ora fatale, constatai che non ero sveglio solo io, anche mio fratello Giorgio non dormiva, anzi era stranamente smanioso. Finsi di russare per dargli la sensazione che dormivo e restai in attesa. Dopo pochi minuti Giorgio si alzò e, con fare felpato, uscì dalla stanza. Feci passare un minuto e mi alzai anche io, facendo attenzione a non fare il minimo rumore. Un sospetto si era insinuato nella mia mente ed ebbi presto conferma che era più che fondato. Mi avvicinai alla camera di mia madre, dove cominciai ad ascoltare quei gemiti e quelle espressioni che ben conoscevo:
‘Oh Guido ‘.. amore mio ‘.. oh sì, vieni, vieni ‘. entra ‘ la mia fica ti desidera ‘. sìììì, senti come vibra ‘.. aaahhhh ‘.. sìììì ‘. pompami, scopami ” aaahhhh ‘.. sìììì ‘.. la voglio tutta la tua sborraaa!!!’
Feci appena capolino dentro la stanza e, pur nella penombra, riuscii a distinguere il corpo di mio fratello affondare nelle tenere e dolci carni di mia madre che lo ghermiva appassionatamente. Ero già eccitato per aver atteso tanto a lungo il momento di riprendermi mia madre; ma la scena cui assistevo rese irrefrenabile il bisogno di sfogare insieme eccitazione, gelosia e rabbia. E, con la testa sconvolta dall’eco dei gemiti goduriosi di mamma e di Giorgio, mi piegai in ginocchio ed esplosi una quantità asinina di sborra, che si riversò ampiamente nel corridoio. Andai in bagno, presi tanta carta igienica per ripulire il pavimento, poi me ne tornai nel mio letto.
Dopo una decina di minuti anche mio fratello Giorgio rientrò furtivamente in camera e sentii che, dopo un sospirone di evidente soddisfazione, era caduto in un sonno profondo. Io invece restai ancora un po’ a snocciolare le mie tristi riflessioni. Il fantasma di papà continuava ad aleggiare ancora nella mia casa. Ma non ero più io a farlo vivere.
Vissi la vicenda come uno strappo definitivo dalla mia famiglia e, appena tornato all’università, spostai la mia attenzione verso le belle ragazze che incontravo tutti i giorni alle lezioni. E’ lì che ho conosciuto Virginia mia moglie, con la quale, dopo un rapido e reciproco annusamento, ho presto diviso una stanza di affitto e, subito dopo la laurea, al primo incarico di lavoro, ho messo su casa. E, vittima di un risentimento alquanto infantile (lo riconosco!), di mia madre e di mio fratello non ho voluto saper più nulla.
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…