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Racconti erotici sull'Incesto

Mamme troie

By 14 Agosto 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Mike restò basito a guardarla. Sandra, sua madre, una 45 enne formosa e ancora piacente, se ne stava seduta a fianco del letto. Coperta solo da una camicetta di seta che nascondeva appena le grosse poppe teneva le gambe ben spalancate e lavorava sodo.
Mike notò la schiuma bianca fra le cosce di sua madre e il rasoio che aveva in mano ‘Mamma!’.
Lei sorrise ‘Mi faccio la barba tesoro’ cercando di minimizzare la cosa.
Non c’era nulla di perverso.
Si stava semplicemente depilando. Aveva sempre avuto il vezzo della depilazione: gambe, braccia, ascelle e anche fica.
Eppure vedere la schiuma che spariva ad ogni passata, il bocciolo rosa della sua passera così invitante scatenò in lui una naturale erezione fra i pantaloni.
Cominciò a desiderare di ficcare la lingua fra quelle cosce, di consumarle la vulva a colpi di lingua, di tirarsi fuori il cazzo e… fotterla.
Lei, forse ignara, si depilava con calma incurante degli occhi del figlio che la consumavano un centimetro alla volta.
Poi alzò lo sguardo e lui dovette abbassare gli occhi perchè l’aveva colto in fallo a fissarle la fica.
Credeva lo avrebbe sgridato o ripreso invece Sandra disse solo ‘Anche tu dovresti sfoltire un po’ il pelo sai’.
‘Come scusa?’.
Lei si avvicinò con la mano e gli sbottonò con tutta calma i jeans.
Il suo uccellone già notevolmente duro sbucò fuori di prepotenza dai booxer.
Senza badarci come se quel cazzo dritto fosse naturale gli calò i boxer e gli carezzò i testicoli pelosi.
‘Ecco vedi potremmo tagliare un po’ di tutto questo pelo specialmente qui sotto -e gli carezzò quel sottile lembo di pelle fra cazzo e buco del culo che appena sfiorato lo eccitò come non mai- Senza pelo sarebbe molto più igenico sai?’.
Lui cercava di ascoltarla ma la cappella gli si era gonfiata così tanto che non riusciva più a contenersi.
Sandra prese il sapone per depilazione e gliene passò un po’ sui coglioni tanto per fargli sentire l’effetto
Gli afferrò ben bene il cazzo, lo alzò verso l’alto e prese a spalmare sotto per bene.
Quell’uccello duro pareva per lei solo un intralcio.
Lui invece con la mano calda sul cazzo e l’altra che gli solleticava le palle perse il controllo.
Sentì l’orgasmo salirgli incontrollabile.
Chiuse gli occhi e lasciò partire una sborrata pazzesca.

Quando li riaprì la faccia di Sandra era una maschera di sborra.
‘Scusa’ arrossì il ragazzo.
Lei ancora una volta gli sorrise ‘Poco male. La sborra rassoda la pelle. Sarebbe stato meglio che me lo dicessi ma fa nulla. La prossima volta magari mi avvisi prima così mi sciolgo il seno… Sai sul seno lo sperma fa molto più effetto’.
‘Mamma ma stai scherzando?’.
‘No. Tuo padre me lo ha fatto per anni e guarda che belle gemelle che ho. Quarantanni e non sentirli’ e così dicendo si denudò del tutto mostrando le grosse bocce al figlio.
‘Mamma io…’.
‘Belle vero?’.
‘Stupende’ ammutolì lui.
‘Si tuo padre prima di lasciarmi almeno una cosa buona l’ha fatta’.
‘Mamma io… Io sarei onorato di… Insomma se è questo che vuoi… Quando credi io…’.
‘Vuoi sborrarmi sulle gemelle anche tu?’.
‘Si mamma si non sai nemmeno che piacere ne avrei’.
‘Magari la prossima volta che ti fai una sega mi chiami’ rise Sandra facendogli capire che sapeva bene quanto adorasse tirarsi il cazzo prima di dormire.
‘E adesso?’ chiese lui.
‘Come adesso ma se hai appena fatto bello della mamma’.
Lui però gli mostrò il cazzo che solo a vederla già si era indurito.
‘Ooooo ma sei così veloce nei recuperi?’.
‘Sei tu che mi fai questo effetto mamma’.
‘Bhe allora visto che è colpa mia’ e ammiccando avvicinò il seno.
Gli fece scivolare il cazzo in mezzo alle tette e iniziò a muoverle con le mani ‘Te la faccio alla spagnola così non perdiamo neanche una goccia. Tu stai buono che la mamma fa tutto da sola ok’.
Poi Sandra aprì la bocca e tirò fuori la lingua leccandogli la cappella.
‘Mammaaaaaaaaaaaaaaaa’ guaì lui.
‘La lingua aiuta molto vero?’.
‘Si mamma si, oddio mamma mi fai sborrare tutto’.
‘Spara bello mio spara’ lo incitava lei.
E sparò.
Una seconda fluente sborrata che le investì tutto il seno.
Per Max era stata la porcata più grande che avesse mai fatto in vita sua. Che cosa avrebbe significato.
Ora pensava che la donna si sarebbe sottomessa, che gli avrebbe offerto il suo più intimo buco, che esattamente come lui avesse una voglia di scopare incredibile.

Sandra invece finito il trattamento di bellezza non fece altro che rivestirsi tutta allegra.
Ci restò male.
Così prese la palla al balzo per intavolare la discussione ‘Mamma quando voglio posso sborrarti ancora sul seno?’.
‘Ma certo tesoro più me ne fai più mi fai un piacere’.
‘E se lo facessimo tutte le sere?’.
‘Perchè tu sborri tutte le sere?’.
‘In pratica si’.
‘Bhe allora potremmo anche farlo ed evitare che ti sloghi il braccio’.
‘E se poi oltre alla sega io….’.
‘Io cosa dimmi?’.
‘Bhe se te lo infilassi dentro che ne diresti?’.
‘E che dovrei dire. Non so che giovamento estetico ne avrei. Se me lo metti dentro al massimo rischio di rimanere incinta. No fidati della mamma. La sborra è meglio sul seno so quello che dico’.
‘lo so mamma ma io…’.
‘Io?’.
‘Io te lo voglio infilare mamma. Sborrati addosso mi ha solo aumentato la voglia’.
Lei lo guardò con un sospiro ‘Sei sincero e la cosa mi piace. Va bene visto che me lo hai detto ti accontento. Dammi lo sperma che mi serve e dopo, se ce la fai ancora la micetta è tutta tua…’.
‘Davvero mamma. Davvero te lo posso infilare?’.
‘Si basta che non mi metti incinta e non lo dici a nessuno’.
‘Si certo mamma, te lo giuro mamma sarà il nostro segreto’.
Aveva già il cazzo duro solo all’idea.
‘Oddio .disse Sandra notando la cosa- ma sei ancora così in tiro. Non ti bastano le due che hai sparato’.
‘mamma tu non mi basti mai’.
Deliziata dal complimento Sandra scivolò lungo il letto e divaricò le gambe ‘Visto che sei stato tanto bravo… Dai forza datti da fare’.
Lui non se lo fece ripetere due volte.
Si sdraiò sopra sua madre, gli palò appena la fica già bella bagnata e con la più totale soddisfazione iniziò a guidare il suo cazzo nella vulva.
‘Oi che trave’ sospirò Sandra.
‘Ti faccio male mamma?’.
‘No solo che non mi ero accorta fosse così grosso’.
‘Devo uscire?’.
‘Ma che dici sei pazzo? Pompa, pompa che mi hai caricata di voglia. Pompami quel cazzo dentro fino ai testicoli’.
‘Si mamma si ti scopo tutta ti scopo’.

Chiavarono.
Alla fine lui lo tirò fuori appena in tempo per dirigere il getto sul seno della madre facendovi fluire altro sperma che lei si spalmò con gioia sulle gemelle tutta contenta.
Esausti si stavano fissando l’un l’altro quando sqillò il telefono. ‘Monica che piacere’ rispose Sandra.
Max la guardava senza capire.
‘Si certo. Bhe forse dovremmo parlarne di persona. Facciamo domani? Ok ti aspetto cara’.
‘chi era?’ chiese Max.
‘la mia amica Monica. Pensa un po’ ha scoperto che suo figlio vuol fare sesso con lei e non sa cosa fare’.
‘E vuole un consiglio da te?’ disse Max.
‘Già proprio da me’ rise a tutta bocca Sandra giocherellando col cazzo di Max che già si stava indurendo un altra volta. Quasi tutte le mattine intorno alle dieci si presentavano al bar due signore. Una sui trentanni con dei lunghi capelli rossi e una ampiamente sopra ai sessanta bionda, magra e con tutti i segni dell’età sul volto. Erano Cristina e Genoveffa, rispettivamente madre e figlia trasferitesi da poco dal centro italia nella nostra città.
La madre, Genoveffa pareva da subito un po’ rimbambita e a volte pareva persino faticasse a camminare tanto che la figlia se la portava regolarmente sotto braccio.
Di cosa vivessero non era ben chiaro, si sapeva soltanto che avevano comprato casa dalle nostre parti e che ogni mattina scendevano in città per farsi le commissioni. Cristina non lavorava, forse non l’aveva mai fatto e ora diceva in giro di essere in aspettativa per badare alla mamma.
La vecchia non commentava molto, anzi quasi non parlava, giusto un pallido buongiorno quando mi passava a fianco per andare in bagno.
Io mi facevo la mia meritata pausa bar tra le dieci e le undici del mattino e di solito ne approfittavo per leggere un libro o finire di scrivere qualcosa sul pc e quindi mi mettevo volutamente nel tavolo più riservato del bar dove acquisita un minimo di privacy mi isolavo dal mondo per farmi gli affari miei appena per un ora quindi non ero per nulla incuriosito da queste due tanto più che fin dal primo sguardo, per quando Cristina avesse certamente un bel fisico con lunghe gambe ben proporzionate e un sodo culetto a mandolino la trovavo irrimediabilmente bruttina.
Si, a guardarla in faccia lo era davvero.
Un giorno dopo l’altro però la rossa riuscì anche a diventarmi tremendamente antipatica. Stava nel bar per oltre mezz’ora e non la smetteva mai di parlare. Parlava ad alta voce con quell’accento strambo e la voce squillante rendendo impossibile a chiunque non udire i suoi immensi sproloqui.
Già perchè la Cristina nel suo cervellino era davvero convinta di essere una gran donna e si atteggiava cpome se avesse avuto la fila di corteggiatori e un albero di euro in giardino.
Parlava di tutto e interveniva su tutto quello di cui parlassero gli altri sempre con quel tono di chi la sa davvero lunga.
Insomma una stronza calzata e vestita.
Quando la sentivo entrare nel bar, e non potevo farne a meno visto che marciava a passo pesante sugli spessi tacchi dei suoi stivali neri di pelle, era un agonia.
Da quel momento che tentassi di leggere o scrivere venivo irrimediabilmente distratto da quel suo pigolante sottofondo di ignoranza e presunzione.
Non la sopportavo più.
Avrei dovuto cambiare bar.
Eppure non mi andava di darla vinta a quella gran stronza. In fondo era lei che veniva a rompermi i coglioni nel bar dove io facevo la mia pausetta da anni. Perchè dovevo andarmene io? Che se ne andasse lei.
Cominciai anche a pensare che non mi sarebbe poi dispiaciuto troppo chiavarla. Metterla a pecora, calarle i jeans a tubo fino alle caviglie e infilarle il mio grosso cazzo duro dritto nel culo senza anestesia. Già. Avrei davvero goduto a togliermi la soddisfazione di far latrare quella voce da idiota per qualcosa che valesse la pena e avrei concluso la cosa con una bella sborrata in bocca così da farla tacere un po’.
Mi immaginai questa cosa e mi eccitai, tanto più quando fantastyicavo di sottoporla a questa sodomia proprio lì in mezzo al bar con le mani poggiate al bancone come la vedevo adesso.
Sarebbe stata una giusta vendetta alla mia pausa ingiustamente disturbata.
Quella sera mi ritrovai ancora ripensare divertito a questa cosa e fantasticai ulteriori dettagli, soprattutto tenendo presente che Cristina aveva sempre la mamma al seguito. Che avrebbe fatto vedendomi che le inculavo la figlia? Bhe poteva partecipare no? Spalancare la bocca e ciucciarmi il cazzo anche lei… La cosa mi eccitò terribilmente e mi ritrovai il cazzo inaspettatamente duro.
La mia ragazza, Romina, che mi dormiva a fianco se ne rese conto e mi fissò un po’ stupita. ‘Ma l’abbiamo appena fatto’ mi disse come se questo dovesse frenarmi dall’avere ancora voglia di sesso.
‘Pensavo a una cosa e….’.
‘Cosa?’ chiese lei seria sgranando i suoi grossi occhi verde smeraldo.
Ovviamente dovetti mentire. ‘Pensavo al tuo culetto ecco tutto’.
Lei scosse la testa. ‘Tutto qui. Ti ecciti a mettermelo dietro. Mi pareva di averti già fatto felice in quel senso’.
‘Si ma lo sai che il culo…. Insomma eccita parecchio’.
‘Si ma tu con quella trave mi fai un male cane. Ogni volta mi brucia per tre o quattro giorni’.
‘Non è colpa mia se è grosso’.
‘Non te ne faccio una colpa, anzi, la mia fichetta ti fa un applauso ogni volta che glielo infili ma nel culo… Amore mio…. brucia’.
‘Lo so ammisi io’.
Lei capì di avermi intristito e lesta mi si strusciò addosso lasciando che le sue belle tette dure e sode mi facessero sentire tutto il loro ardore lungo il corpo quindi gettato in fondo ai piedi il lenzuolo svelò il mio cazzo dritto come un palo. Lo afferrò con entramebe le mani e iniziò a farmi una sega. ‘Facciamo contento questyo bel manganello che poi bisogna fare la nanna’ disse e iniziò a spompinarmi con foga e abilità.
Romina era una maestra dell’apnea e sapeva succhiarlo anche per dieci minuti di fila senza mai staccarvi la bocca.
Alla fine sborrai, grato alla mia ragazza per il servizietto extra ma l’idea di fottere il culo a quella troietta di Cristina non mi era certo passato, anzi, il giorno dopo quando la rividi entrare nel bar cominciai ad osservare entrambe con grande attenzione.
Passarono altri giorni e finalmente arrivò il sabato in cui Romina, libera da impegni il giorno successivo mi fece scopare per tutta la notte come un dannato e concluse mettendosi a pecorina per porgermi il suo bel culetto.
Facendo attenzione la sodomizzai per quasi mezz’ora di fila concludendo con un appagante sborrata fra le sue chiappe ‘Grazie Romy, grazie’ mormoravo mentre le eiaculavo nel retto ma lei troppo presa a godersi il mio siluro un orgasmo dietro l’altro non mi rispose.
La domenica mattina eravamo entrambi come diue stracci. Il letto era tutto pieno di sborra e ronfammo come ghiri fino a metà pomeriggio.
‘Adesso però te lo tieni in tasca fino a sabato prossimo’ mi disse.
‘Come scusa?’ chiesi io abituato a fottere tutte le sere o quasi.
‘Si. Il pegno per il mio culetto è almeno una settimana di astinenza. Ho le labbra della fica rosse come il fuoco e non ti dico quanto mi brucia dietro. Mi hai sfondata. Mi hai davvero sfondata e adesso mi devi dare una pausa’.
L’amavo troppo per dirle di no.
Lunedì sera andai comunque a letto tutto nudo come d’abitudine sperando che il ciondolare ossessivo del mio cazzo davanti ai suoi occhi la facesse ripensare alla cosa.
Lei, che a sua volta era sempre nuda sotto alle coperte si mise invece le braghe di un pigiama da uomo con tanto di cintura a corda ben legata in vita. Un chiaro segnale che le sue parti intime non erano disponibili. I seni invece erano liberi da impedimenti visivi. Almeno quello. Le chiesi se le dava fastidio se facevo con la mano.
Lei disse no e anzì mi aiutò a masturbarmi accarezzandomi dolcemente la testa mentre il mio polso si consumava sul cazzo fino all’eruzione finale.
La cosa non mi placò più di tanto.
Una sega non è una chiavata.
Così di giorno in giorno ero sempre più arrapato e resistevo contando i giorni che macavano a sabato. I miei pensieri erano sempre più impuri e l’idea di fottermi Cristina la stronza sempre più eccitante.
Poi giovedì accadde un fatto strano.
Ero andato a fumarmi una sigaretta nel cortile del bar quando vidi uscire la signora Genoveffa. Col suo solito passo malfermo mi passò davanti, mi salutò e proseguì verso la porta del bagno del bar dall’altra parte del cortile.
Forse perchè non ci avevo mai fatto caso per la prima volta mi accorsi che la vecchia stava lì dentro un secolo e mezzo. Ma che faceva tanto tempo così sulla tazza? Vabbè che era una vecchia rimbambita ma a tutto c’è un limite.
Finii la sigaretta, ne fumai una seconda e lei ancora non era uscita.
Curioso mi avvicinai alla porta del bagno.
E la sentii… La sua voce era chiara e nitida erano rantoli soffocati ma insistenti e potevano avere poche spiegazioni.
O stava cagando un canotto o stava lavorando con le dita.
Un ultimo gemito, stavolta nemmeno soffocato mi tolse ogni dubbio, sentii chiaramente mugulare ‘siiiiiiii’.
La vecchia si sparava un ditale.
Ecco perchè ci metteva sempre tanto per uscire dal cesso.
Pensai che la cosa era tutta a mio vantaggio e per un attimo comincia a riflettere sul da farsi. Forse avrei dovuto aspettare che uscisse e propormi con delicatezza, forse potevo strizzarle l’occhio all’indomani prima che si chiudesse in bagno, forse potevo andare di là raccontare la cosa a tutto il bar e sputtanare la figlia per togliermela di torno.
Potevo giocare tante carte ma era mercoledì e non fottevo da tre giorni così il mio istinto mi fece reagire prima ancora di pensare.
Afferrai la maniglia e aprii la porta.
Sapevo che non era chiusa a chiave visto che la chiave era sparita da quasi un anno. La mia era pura curiosità di beccarla a gambe larghe sulla tazza e togliermi la voglia e la curiosità di vedere la patata alla vecchia. Se urlava potevo sempre dire che mi ero sbagliato e avrei comunque intravvisto il suo pelo.
Aprii. Ma restai dsorpreso. La vecchia non era dove doveva essere.
Seduto sulla tazza non c’era nessuno.
La vecchia anziché essere lì se ne stava ritta in piedi di fronte al lavandino nuda. Sul lavandino c’erano il suo vestito intero grigio e le mutandine bianche. La vecchia, con l’acqua aperta, li stava lavando delicatamente. A giudicare dall’intenso odore di muschio si capiva bene cosa era successo, si era sparata un grilletto ed era venuta come una fontana. Troppo.
Il suo seme aveva inzaccherato vestito e mutande ed ora doveva fare pulizia.
Indossava ancora le calze di nylon, nere ma corte sotto al ginocchio. I gambaletti da vecchia.
La guardai. Guardai la sua panciotta celulitica, le sue tette ancora decenti e con un bel capezzolonme a chiodo e il suo culo stretto e sodo come quello della figlia. Lei alzò gli occhi e da dietro le spesse lenti mi fissò senza dire molto. ‘Mi scusi, mi scusi tanto’ mormorò cercando di pulire il vestito ancor più in fretta.
‘Faccia con calma’ le dissi io e mentere lo dicevo automaticamente mi calai la zip dei pantaloni.
Il mio cazzo emerse in tutta la sua potenza.
Ed era già nella posizione giusta.
Le misi due dita sulla fica pelosa e ingrigita e la sentii umida e caldissima. La palapi piano piano.
‘Veloce che tra un po’ arriva mia figlia’ disse lei tutto d’un fiato.
‘ok signora ok’ annuii io e senza perdere altro tempo glielo infilai prendendola da dietro contro il lavandino.
Dovevamo fare in feretta ma volevo godermi per bene quella chiavata così pompavo con forza approfittando della posizione per palparle tette e fianchi.
La vecchia era scatenata.
Venimmo insieme in pochi minuti e io le inondai ancor di più la fica pelosa, quindi ci rivestimmo in gran fretta e io le consigliai di mettere le mutandine nella borsetta per fare prima.
Uscimmo.
Cristina faceva ancora comizio al bancone del bar e quasi non si accorse di niente noi invece eravamo solo all’inizio.
Il giorno dopo appena la vecchia mi fece l’occhiolino mi alzai e la precedetti in cortile. Stavolta entrammo in bagno insieme e ci spogliammo per poterlo fare per bene. Con le solite calzettine nere e basta la vecchia si mise comoda sulla tazza e me lo succhiò un po’ mostrandomi una gran fame di cazzo quindi la scopai di nuovo a pecora contro il lavandino. Lei godeva e si sentiva chiaramente che stava venendo.
Conclusi sborrandole dentro alla fica mentre lentamente le avevo infilato un ditino nel culo per cominciare a saggiarne la consistenza.
Il terzo giorno, era venedì, la vecchia attaccò subito col pompino ma appena decise che era ora di fottere mi chiese di sedermi sulla tazza e mi ci si sedettte sopra iniziando a cavalcarmi. Il mio cazzo le entrava e usciva ad ogni colpo e pareva tutto meno che vecchia e stanca.
Io la faeco contenta e mi godevo la chiavata ciucciandole amabilmente i capezzoli. Poi, dopo aver evidentemente goduto si arrestò e mi fissò mentre sollevava la fica dal mio cazzo, Con una mano mi afferrò l’asta e la mise in posizione ‘Facciamoci aiutare dalla forza di gravità’ disse e così facendo si lasciò scivolare piano piano giù sul mio cazzo mentre io sentivo il suo culo che si dilatava lentamente.
Quando fu ben dentro la vecchia iniziò a pompare su e giù facendomi godere come un animale. Le piaceva farsi inculare e non ne faceva un mistero. Sborrai appagato in quel bel culo poco dopo.
Ci rialzammo in piedi soddisfatti per ripulirci.
Ora le visite di Genoveffa e di quella stronza di figlia erano per me graditissime. Mi ero trovato la porca che mi succhiava il cazzo a metà mattina e non mi dispiaceva affatto, tanto più che essendo in bagno a scoparmi la madre non ero più tenuto a sentire le stronzate della figlia. Ogni mattina dal lunedì al venerdì alle 9 e 30 in punto ci chiudevamo nel bagno del bar e pompavamo per un bel quarto d’ora alternando chiavate a inculate e pompini. La vecchia non ne aveva mai abbastanza ed io nemmeno con buona pace di Romina che ora poteva dormire tranquilla senza che il culo le bruciasse più di dolore.
La pacchia, se così possiamo dire, finì tre settimane dopo.
Evidentemente tendevamo a metterci sempre più tempo o avevamo fatto qualche passo falso fatto stà che proprio mentre eravamo nel buono con Genoveffa china a novanta sul lavandino e io dietro a incularla a tutta forza la porta si aprì.
Io ero in piena sborrata e feci appena in tempo a voltarmi per vedere la faccia brutta e allibita di Cristina che mi fissava.
Non avevo ancora terminato così metà sborrata restò in culo a Genoveffa ma l’altra metà mi schizzò fuori mentre mi voltavo andando a incollarsi sui begli stivali della rgazza.
Alla fine di tutto una gran soddisfazione.
Inculargli la madre fu il modo migliore di mostrare a Cristina tutto il mio disprezzo.
Dal giorno successivo non si fecero più vedere al bar.
Troppa vergogna ovviamente.
Nonostante ciò, in un paio di occasioni fui ancora ospite a casa della vecchia quando la figlia era assente e chiavammo come ricci per tutto il tempo che ci pareva.
Romina era una vera troietta.
Stavamo insieme da meno di un mese e già avevo perso il conto delle volte che avevamo chiavato sia in fica che culo.
Begli occhioni blu, faccino da troia, capelli rossi, una bella terza con tettone dritte e sode.
Piccola di statura, gambe da pupa, culetto a mandolino e nessun problema a farci passare in mezzo il mio cazzo duro.
Insomma era perfetta.
Non aveva problemi a succhiarmi il cazzo, a farmi le spagnole tra le tette o a farsi venire nel culo.
Insomma non era una che si risparmiava anzi spesso era lei a stare sopra e a cavalcarmi come una troia arrapata, gemendo e ansimando per tempi lunghissimi.
In più era multi orgasmica quindi era una bella soddisfazione sentirla venire e colare ogni cinque minuti.
Una così era da sposare pensavo e di certo non l’avrei tradita visto che avevo già tutto.
Invece nemmeno due settimane dopo eccomi lì a fissare Romina mentre il mio uccello era ancora piantato nel culo di un’altra donna.
Lei era tornata a casa prima ed io ero talmente preso a inculare la troia che mi stava sotto che non ‘avevo nemmeno sentita.
Così Romy mi beccò tutto nudo a pecorina con una troia quasi sessantenne con indosso solo le calze nere che se ne stava beata a farsi sbattere il mio cazzo nel culo.
Che figuraccia tradirla con una vecchia ciabatta con la ciccia sulla pancia, le tettone grosse ma cadenti, la cellulite sulle coscione e le rughe in faccia.
Ma che mi era successo. Che aveva la vecchia più della giovane per attizzarmi tanto?
In realtà non aveva un bel nulla a parte due cose tremendamente eccitanti.
La prima era essere un innata troia tardona pronta a farti un pompino come e quando volevi.
La seconda era essere la madre di Romy.
Non avevo saputo resistere. Appena conosciuta, appena aveva iniziato a farmi delle avances, a farmi vedere la mercanzia avevo iniziato a pensare a quanto sarebbe stato bello chiavare la madre.
Il sogno segreto di fottersi la suocera.
O ancora peggio di fottere la suocera insieme alla figlia.
Ma questa storia va raccontata con calma, un giorno alla volta da quando Romy mi aveva presentato sua madre fino a quel momento quando col cazzo ancora nel culo di sua madre dissi a Romy ‘Scusa amore non volevo tradirti è stato più forte di me’.

Quando conobbi Valeria fu la seconda volta che andavo a casa di Romina.
Lei mi disse che sua madre era ansiosa di conoscermi e io non mi tirai certo indietro. L’unica cosa che sapevo di lei era che si trattava di una vedova di 58 anni, giovanile a detta di Romina e simpatica.
Venne lei ad aprirmi e fu con non poco imbarazzo che notai quanto era corta la sua gonna.
Fosse stata una ragazzina l’avrei ancora capito ma una quasi sessantenne con una micro gonna, le calze nere velate e i tacchi alti sembrava davvero una vaccona.
In più, come se non bastasse, aveva quelle due tettone davvero grosse e impossibili da non notare.
Così le diedi i fiori che le avevo portato con parecchio imbarazzzo cercando di guardare altrove per non fissarle le cosce ne le tette.
Lei prese i fiori, si avvicinò e mi diede un bacino sulla guancia ‘Piacere di conoscerti sono Valeria’.
‘si lo sò’ balbettai io più preso a sentire le sue tettone poggiate sul mio petto che altro.
Per tutto il pranzo fu un agonia.
Valeria sedeva di fianco a me e ogni volta che si alzava o cambiava posizione quelle cosce sbucavano fuori e il mio occhio immancabilmente vi cadeva sopra.
Non che mi spiacesse guardarla solo che Romina guardava me e ogni volta che l’occhio si abbassava ero terrrorizzato di sentire la mia ragazza urlare ‘Che fai porco guardi le cosce a mia madre’.
Invece riuscii a fingere quel tanto di indifferenza che bastava per superare indenne il pranzo con mamma Valeria.
Non fu facile tanto più che quando per il caffè ci accomodammo sul divano in salotto Valeria accavallò le gambe svelando non solo la coscia ma anche l’elastico delle autoreggenti.
Le autoreggenti WOW pensai.
A me le autoreggenti facevano sembrare le donne tanto troie.
Mezz’ora dopo Valeria ci lasciò soli per andare a casa di un amica e io manco a dirlo fui lesto a saltare addosso a Romina spogliandola in fretta e furia bramoso di fare sesso.
Quando tolse la gonna anche la mia ragazza si mostrò in calze nere autoreggenti.
Era la cosa che volevo di più in quel momento. Se non le avesse avute l’avrei implorata di indossarle.
Scopammo.
Ero così carico che ne facemmo tre di fila prima che mi si ammorbidisse il cazzo.
Non so se Romina se ne fosse accorta ma quel giorno mi soffermai più del solito a leccarle le gambe o ad accarezzargli il nylon delle calze mentre venivo.
Non che scopare con la mia ragazza infuocata mi dispiacesse, tuttaltro, ma i miei pensieri ogni volta che le toccavo le gambe non erano certo per Romina.
Ci salutammo prima che sua madre tornasse e per quel giorno credevo di aver chiuso.
Invece arrivato a casa mentre ero solo la doccia mi ritrovai in un flash-back col cazzo in mano a tirarmi una sega con ben in testa la cosciona sexy della mamma di Romina.
Con quell’immagine in testa mi sborrai in mano e dopo me ne vergognai per mezz’ora buona.

Rividi Valeria due giorni dopo.
Ero solo salito a chiamare Romina per andare al cinema ma lei non era ancora pronta.
Così eccomi di nuovo in salotto.
E lei sempre in minigonna, calze nere velate autoreggenti seduta davanti a me a mostrare la mercanzia.
Mi offre un caffè.
Io accetto.
Si alza per fare il caffè e non posso non vedere la coscia, il bianco candido a fine calze.
Sotto ai pantaloni ho l’uccello marmorizzato.
Ed è solo l’inizio.
Valeria va verso la cucina, inizia a cercare qualcosa, non lo trova.
Io la guardo, anche da dietro è bella sexy la vecchia.
Si china verso il ripiano sotto al lavello, inizia a cercare, è tutta arcuata e la gonna si alza, si alza e si alza ancora.
Io e soprattutto il mio cazzo siamo sempre più curiosi tra un po’ si vedranno gli slippini.
Chissà di che colore sono?
Chissà se porta i tanga, le mutande o il perizoma.
Tanto Romina non mi può vedere, una sbirciatina non sarà poi chissà che penso.
Mi metto bello teso in avanti per avere una visuale ancora migliore del suo culetto sperando di vedergli le mutande.
Ma non vedo niente.
Non riesco a scoprire di che colore Valeria abbia l’intimo.
Il motivo è molto semplice:
Non ha intimo.
Vedo le sue chiappe tonde in tutto il loro biancore e il pelo della sorca fare appena capolino tra le cosce.
Come se già non bastasse quanto già mi aveva mostrato eccoti che ti trovi una cinquantenne in mini tacchi autoreggenti e anche la gnocca al vento.
Di certo c’è una spiegazione logica anche a questo e anche se io non la vedo stento ancora una volta ad additarla come troia.
Certo è che quando arriva Romina che finalmente è pronta per uscire sotto ai pantaloni ho un pezzo di cemento così duro che quasi fatico a camminare.
Al cinema arriviamo che lo spettacolo è già iniziato.
Ero troppo attizzato e non ho resistito.
Al primo vicolo buio e isolato ho parcheggiato l’auto e ho scatenato il mio cazzo di fuoco su Romina.
Lei non si è lamentata ne quando l’ho presa davanti, ne quando gliel’ho infilato dritto fra le chiappette sode.
Di certo scopare le piace e non sospetta nulla.
Dopo, quando mi ero scaricato, mi ha chiesto se il vestito porpora che aveva messo mi piaceva.
Io le ho detto che era stupendo e lei forse ha anche ingenuamente pensato che fosse stato il suo abitino sexy ad attizzare la belva che avevo tra le gambe.
Non credo abbia pensato che avevo in testa il pelo pubico di sua madre, non penso lo abbia mai sospettato nemmeno quando le ho sfilato le mutandine rosse di pizzo e le ho chiesto di restare senza per tutta la serata.
Certo dopo la serata ha preso una svolta del tutto inaspettata. Romina senza mutande, io per tutto il film con la mano ficcata sotto la sua gonna a farle dei grilletti lunghi e lenti mentre mi veniva in mano.
Ci siamo persi buona parte del film per farci una sveltina nella toilette delle donne.
Romina chinata sul lavandino con la gonna sulla schiena e io dietro a pompare di brutto prima nella fica e poi dritto nel culo…
Ragliando le ho sborrato dentro…
Esattamente quello che avrei fatto volentieri a sua madre qualche ora prima…

Terzo incontro con Valeria.
Stavolta non è casuale.
Sono andato a prendere Romina per uscire e sono salito in casa ancor prima di essere invitato sperando che la mia ragazza avesse come sempre ancora da fare per trovare un vestito adatto.
Non sbagliavo affatto.
Era ancora in bagno sotto la doccia.
Buon per me. Mi apparto in cucina con Valeria che oggi ha una gonna blu ancora più corta del solito.
Mi offre il solito caffè e io siedo al solito posto sul divano.
Lei invece si siede a tavola proprio di fronte a me.
Solo allora mi rendo conto che così facendo posso vederle sotto la gonna.
Così sbircio un pochino mentre fingo di ascoltare lei che parla del tempo.
Da seduta la gonna è così corta che già vedo dove finiscono le sue autoreggenti e già questo basterebbe a scatenare la bestia.
Ma non basta.
A un certo punto Valeria mi fa un mezzo Basic Instict. Allarga le gambe, le divarica parecchio e BANG!
LA GATTONA PELOSA.
Cristo santo è tutta lì da vedere.
C’è solo un problema. Mentre io sono lì a fissarle la gatta che ha tra le gambe lei stà fissando me così un attimo dopo quando di colpo Valeria chiude le gambe strette io alzo lo sguardo e mi incrocio col suo.
‘Buono il caffè?’ mi chiede.
‘Buonissimo’ dico io.
‘Lieta che ti sia piaciuto’ ammicca lei.
Ma stiamo proprio parlando di caffè?
Imbarazzato mi alzo, vado verso il bagno e busso.
Romina mi dice ‘entra pure’.
Obbedisco aspettandomi di trovarla vestita invece è ancora nuda sotto la doccia.
E’ bella, è tremendamente sexy.
Non resisto.
Mi tolgo veloce i vestiti e mi ficco sotto la doccia con lei.
Romina strabuzza gli occhi temo quasi che mi respinga visto che sua madre è lì dietro la porta invece non si tira indietro.
Mi si avvinghia addosso mentre l’acqua ci scorre addosso.
Mi riempie della schiuma che ancora ricopre il suo splendido seno mentre la sollevo verso di me.
Sento la sua fica tutta linda aprirsi meccanicamente sotto al mio turgido cazzo che la penetra inesorabile.
E’ solo una sveltina che dura una dozzina di minuti ma è così bello, così sensuale…
E forse sapere che Valeria potrebbe sentirmi mi eccita ancora di più.
Quando usciamo dalla doccia e ci rivestiamo torno in salotto dove Valeria se ne sta tranquilla seduta a tavola.
Non si può certo nascondere che in bagno io e sua figlia si sia fatto qualcosa tanto più che sono mezzo bagnato.
Proverei anche a giustificarmi se avessi una scusa buona ma non ce l’ho e così non dico niente.
Aspetto in silenzio che arrivi Romina con un abitino nero corto e sexy e la seguo verso la porta di casa.
‘Buonasera signora Valeria’ saluto prima di allontanarmi.
‘Ciao divertitevi’ dice lei gentile e tranquilla ma mentre lo fa spalanca un altra volta le gambe sotto al tavolo e vedo di nuovo tutto.
Stavolta lo sa che la stò guardando. Sa che posso memorizzare ogni millimetro della sua ficona pelosa.
Lo sa e mi lascia fare…
Saliamo in auto, Romina mi bacia lasciva. Vuole che la porti in un posto tranquillo per fare sesso.
Non chiedo mi meglio.
Abbassiamo i sedili poco dopo e scopiamo piano piano.
Mi attacco al suo seno e glielo succhio con passione.
Lei si dimena tutta col mio cazzo che le stantuffa su e giù per la patata. Se la gode e viene.
Poi si accorge che la stò fissando in faccie e mia fissa a sua volta. ‘Problemi?’ mi chiede.
‘Niente scusa amore stavo pensando ad una cosa’.
‘Importante?’ chiede lei.
‘No, nulla, scusa ancora’ dico io tornando a baciarla sui seni.
Di certo non potevo dirgli che stavo pensando che sua madre è una troia…

Con Romina stiamo assieme da dieci giorni quando mi ritrovo per la prima volta davvero solo con sua madre.
Romina è in ritardo e la stiamo aspettando.
Valeria mi siede accanto e mi prende amorevolmente la mano ‘Mi ha detto Romy che sei molto molto….’.
‘Molto cosa?’.
‘Lungo… non so se è la parola giusta’ fa segno con le mani per mimare un asta di carne da 30 centimetri che in effetti è pressapoco la mia chiaga.
Arrossisco ‘Tu e tua figlia parlate di queste cose?’.
‘Noi parliamo di tutto’ spiega lei tranquillamente.
‘Bhe in effetti sono un po’ sopra la media’.
‘Romina dice che sembra quello di un cavallo’.
‘Lo devo prendere per un complimento?’ sorrido io.
‘No è lei che devi prenderla piano. Specie quando cambiate buco capisci? Che siate giovani e abbiate voglia di sesso estremo lo capisco ma non voglio certo che…’.
‘Che? Cosa Valeria?’.
‘Che mi rompi la figlia’ dice seria
‘Starò attento’ annuisco io.
‘Forse dovresti fare più che stare attento. Secondo me dovresti alleggerire un po’ la tensione prima di farlo capisci?’.
‘non propio’.
Valeria mima il gesto con la mano.
Io ridacchio ‘Cioè dovrei farmi una sega prima di scopare?’.
‘Secondo me si. Saresti più tranquillo e non rischieresti di sfondarmi la figlia. Non vorrei mica dovermi presentare al pronto soccorso per far curare una fica rotta’.
Era così eccitante sentirle dire le parolaccie pensavo. E pensavo anche che sotto a quella gonna c’era la sua pelosa ficona al vento.
Ero eccitato.
‘Bhe ci penserò dissi’.
‘Pensaci adesso’ propose lei.
‘Come scusa?’.
‘Se tra mezz’ora arriva Romy vuoi mica farmi credere che non lo farete…’.
‘In effetti la voglia c’è’ ammisi.
‘Allora forza… Fai una prova. Tanto si vede che lo hai già duro’.
‘Cioè dovrei andare in bagno a…?’.
‘Se preferisci fartela qui in salotto ti do un asciugamani’.
Mi stava provocando. Stava esagerando. Voleva sopraffarmi, sfidarmi…. E accettai la sfida.
‘Ok grazie’ dissi e abbassata la zip ecco che il mio gigantesco uccello spuntò fuori.
Presi a menarlo lentamente sapendo che lei guardava. ‘Prendimi l’asciugamani per favore’.
Valeria per nulla imbarazzata sparì verso il bagno ma era certo che aveva ben guardato il mio uccellone duro.
Quando tornò ero lì a muovermi la mano sul cazzo e le sorridevo.
Mi diede l’asciugamani poggiandomelo su una gamba.
Nel frattempo i pantaloni erano calati a terra e me ne stavo tranquillo nudo dalla vita in giù.
‘Certo che è davvero grosso, mai visto uno così’.
‘Grazie’ annuivo e segavo io.
‘Ce la fai a sborrare o ti serve qualcosa… Ho dei giornaletti porno se serve…’.
‘Li leggi tu?’ chiesi.
‘Ogni tanto…’ annuì lei.
‘Comunque non serve. Basterebbe che ti sedessi a tavola a gambe larghe come l’altro giorno…’.
‘A porcellone quindi guardavi?’.
‘Tu mostravi e io guardavo’ risi mentre l’uccello mi si irrigidiva ancora di più.
‘Comunque posso fare di meglio’ disse Valeria e davanti ai miei occhi increduli si slacciò la gonna e la lasciò cadere a terra. Con indosso solo calze nere autoreggenti e senza mutande era davvero una gran troia.
Mi fissò il cazzo, io le fissavo la fica.
SPRUZZZZ! ‘Wow che sborrata’.
‘Si ho visto -disse lei- però dovevi centrare l’asciugamani non il pavimento.
‘Scusa’ dissi io.
‘Fa nulla’ disse e preso l’asciugamani si chinò sul pavimento a pulire. Il fatto che non indossasse la gonna pareva ininfluente.
Così chinata pareva a pecorina. Il suo culo proprio di fronte a me, la sua fica pelosa lì a provocarmi, il mio uccello ancora al vento.
Me lo ritrovai duro senza accorgemene e siccome avevo fatto trenta decisi di fare trentuno…

‘Hey’ guaì Valeria mentre la mia cappella ancora sporca di sperma le si poggiava sul sedere.
‘Questo non faceva parte dei patti’ disse.
‘Lascia stare i patti sono arrapato’ e spinsi quel tanto che bastava per fargli sentire la cappella sulle labbra della vulva.
‘Dai che ne hai voglia dillo…’.
Lei non lo disse ma arcuò il culo all’indietro e spinse per farselo entrare dentro.
Meglio di qualunque risposta.
Chiavammo.
La montai come un ossesso. Dentro e fuori.
A pecorina in mezzo al suo salotto come due cani in calore pompai in quella fica calda tutta la voglia che avevo in corpo.
Alla fine sborrai…. Le sborrai dentro.
‘Attento che sennò Romina si ritrova un fratellino’.
‘Scusa, vorrà dire che la prossima te la sborro nel culo’ risi io.
Ma Valeria non rise… tuttaltro.
Ci rivestimmo e lei pulì appena in tempo per il ritorno della figlia.
Ci chiudemmo in camera di Romy che era già calda e si spogliò freneticamente ansiosa di farlo.
Il mio cazzo ridivenne duro (questo non era mai stato un problema) ma ero in riserva di sperma e così ci misi una vita a schizzare ancora.
Tutto a vantaggio ri Romina che si fece un’unica chiavata da un’ora senza che il mio uccello desse mai segni di cedimento.
Non sapevo se sospettasse qualcosa ma ero certo che la mammina tenesse l’orecchio ben teso per sentire quanto mi davo da fare.
Concludemmo a pecorina e venni nel culo di Romina copiosamente come avevo già fatto tante volte. Quel giorno però era speciale perchè il culo a cui pensavo non era il suo…

E così cominciai ad andare a casa di Romina ogni mattina.
Valeria non si faceva problemi anzi mi aspettava già seminuda in calze a rete e bustino di pizzo.
Lo facevamo una o due volte e non ebbi problemi a spaccarre il culo alla vecchia come avevo fatto con la giovane.
Verso le dodici facevamo una pausa, una doccia e poi si preparava il pranzo per il rientro della figlia.
Dopo pranzo a letto con Romy non facevo di peggio di quanto fatto con la madre.
Era fantastico ed io, porcone, non mi pareva vero avere due belle fiche così sempre a disposizione.
Già pensavo che se avessi sposato Romy mi sarei potuto prendere anche la madre come e quando volevo.
Dovevo solo starci attento.
Ma non lo feci.
Quel giorno c’erano quattro ore di sciopero ed io non me lo ero ricordato.
Neanche Valeria se lo era ricordato visto che era lì a farselo infilare nel culo un’altra volta.
E così eccoci alla fine. Io sul letto ad inculargli la madre e la mia ragazza a fissarci.
Non riuscivo a dire nulla. Volevo solo fuggire il più in fretta possibile. D’altra parte avendo il cazzo ancora duro sentivo lo stimolo a spingerlo nel culo a Valeria nonostante gli sguardi di Romina.
‘Mamma la devi smettere di chiavarti i miei ragazzi’ sbottò la ragazza.
‘O dai su quanto la fai lunga questo ha un bazooka per cazzo e non vuoi farmelo provare’ disse Valeria e senza mollare spinse per far muovere il cazzo su e giù dalla vulva.
Avevo capito bene?
Chiavando, perchè Valeria di smettere non aveva intenzione le due mi spiegarono che non ero il primo ragazzo di Romy che gli chiavava la madre ma come era sempre successo dopo averlo fatto con Valeria gli ex di Romina scappavano.
Forse per vergogna di ciò che avevano fatto.
‘Ma io ti amo e non voglio perderti’ disse Romy.
‘Anche io ti amo…’ dissi.
‘Se davvero mi ami e non ti scoccia la compagnia di mamma’.
‘Me scoccia? Ma scherzi’ dissi mentre la cappella si gonfiava per sborrare.
Romina si avvicinò e mi baciò.
Un bacio languido che favorì la sborrata nel culo di sua madre.
‘Ti amo’ le sussurrai e lasciai che tutta la sborra riempisse la mia futura suocera.

Ci sposammo un anno dopo.
Valeria venne con noi in viaggio di nozze.
Nulla da stupirsi visto che dopo i primi titubanti tentativi avevamo iniziato a farlo tutti e tre assieme. Madre e figlia avevano anche dimostrato una grossa carica omosessuale che a me non dispiaceva affatto, anzi, prendere madre e figlia mentre se la lappavano a 69 era stupendo.
Ogni giorno, ogni notte avevo una venticinquenne troietta aperta ad ogni buco che oltre ad essere bella e simpatica aveva una madre veramente troia e non se ne vergognava affatto.
Il mio cazzo non aveva problemi ad accontentarle entrambe.
Comprammo una nuova casa (io non ho problemi di soldi sono ricco di famiglia) e ci andammo ad abitare tutti e tre assieme.
Il nudismo era di regola.
Le mie due splendide porcelline sempre in tiro, sempre ad eccitarmi con vestitini ultra sesy e sempre pronte a fottere.

Una sera che avevo appena finito di soddisfarle entrambe Romy mi disse ‘Stai per diventare padre lo sai?’.
‘Romy davvero? Sei incinta che bello’.
‘Due splendidi bambini’ aggiunse Valeria.
‘Due? Vuoi dire che aspetti due gemelli?’.
‘No tesoro -sorrise Valeria- ti stà solo dicendo che ci hai riempite tutte e due…’.
‘Ops!’ esclamai cominciando a preoccuparmi.
Ma neanche quello per le due porcone era un problema.

La gravidanza fu perfetta. Anzi con le pance gonfie e le tettone piene di latte le due erano anche più attraenti.
In più con gli ormoni impazziti erano forse anche più vacche di prima.
Preferivano farlo nel culo per non dar noia ai bimbi ma lo facevano tanto e forse più di prima.
E io non mi tiravo indietro.

Dopo il quarto mese Valeria badò bene a non uscire più di casa così che nessuno vedesse che era gravida mentre Romy diceva a tutti di aspettare due gemelli.
Partorirono in svizzera in una clinica dove non ci fecero troppe domande una settimana l’una dall’altra e quando tornammo a casa Romina aveva due gemelli.
Noi con i figli in casa ci placammo un po’ e feci costruire apposta una stanza insonorizzata dove quando eravamo soli potevamo continuare il nostro gioco a tre con discrezione.
Così avevo i miei due bambini, la mia bella mogliettina e la mia dolce suocera.

Qualcuno mi pensava infelice a dovermi sorbire la suocera in casa tutto il giorno.
Nessuno però sapeva quanto io me la sorbissi anche tutta la notte… ‘Aia!’ urlò Lisa a squarciagola.
Io ritrassi la punta e le sussurrai ‘scusa amore’.
Ripresi a baciarle la schiena.
La giovane troietta bionda mi stava distesa sopra con la schiena poggiata al mio petto. Io comodo sul letto la tenevo in braccio guidando la sua galoppata sul mio uccello.
Era fantastica Lisa. Bionda, bellissimi occhi azzurri, minuta dal fisico perfetto.
Un peccaminoso gusto nel vestire con minigonne cortissime da cui sbucavano le calze autoreggenti che la troietta teneva anche quando scopavamo prolungando il mio piacere.
Erano sei mesi che stavamo insieme e non si era mai risparmiata.
Scopare ci piaceva e lo facevamo il più possibile e nei modi più strani.
All’inizio era stato solo in macchina, dentro la macchina ma anche fuori con lei a pecorina sul cofano poi, senza troppi problemi avevamo cominciato a farlo in camera sua.
La madre, Agnese, una vedova 45 enne molto simpatica mi aveva subito accolto bene e quando la prima volta ci eravamo appartati in camera di Lisa non ci aveva disturbato ne fatto commenti.
Che stessimo scopando era evidente tanto più che Lisa quando veniva mugugnava così forte che probabilmente la si sentiva anche in cortile.
Agnese però non me lo aveva fatto pesare. Come se fosse una cosa accettata dopo la chiavata io e Lisa ci facevamo una bella doccia e scendevamo da lei in salotto a bere un the tutti assieme.
Qualche parola di circostanza, un ringraziamento alla padrona di casa, un bacio a Lisa e tornavo a casa.
L’iniziale imbarazzo di sapere che sua madre mi sentiva aprire la fica di Lisa come una cozza era presto stato vinto e ormai vivevamo serenamente la nostra sessualità.
Che brava donna la signora Agnese, comprensiva, simpatica e per di più anche bella.
Certo il suo viso mostrava tutti i segni del tempo di una donna che ha dovuto crescere la figlia da sola lavorando e faticando tutto il giorno ma le gambe, sempre in bella vista sotto a gonne molto corte erano davvero sode e ben tornite.
Anche il seno, pensavo una quarta, era uno spettacolo e non mi era mancato di fissarglielo sotto al vestito con notevole interesse.
Una volta avevo chiesto a Lisa se la madre frequentasse qualche uomo e lei mi aveva detto che la madre praticamente non usciva di casa, per di più in un paesino piccolo come il loro se si fosse data da fare sarebbe presto stata una cosa di dominio pubblico.
Dissi a Lisa che mi pareva strano che una donna ancora così procace rinunciasse con tanta facilità al sesso e anche Lisa mi ribadì che pensava fosse più per un problema di maldicenza che per una vera mancanza di voglia o di occasioni.
‘Magari si sgrilletta quando dormo’ mi disse ridendo.
Risi anche io ma a immaginarmi Agnese a gambe larghe con le dita in vulva mi ridivenne durissimo e Lisa ne subì piacevolmente le conseguenze.
Tutto meraviglioso con la futura suocera accondiscendente e Lisa sempre calda.
Tutto a parte una cosa.
Il culo.
Ci avevamo già provato un paio di volte, sia con una crema, che con la saliva. Glielo avevo anche leccato a lungo, infilato un dito, sborrato sopra ma nulla da fare.
Il mio cazzo lo ammetto è bello largo ma il culo di Lisa era proprio una fessurina assurda.
Insomma non ci passava.
Così anche quel giorno appena aveva provato a poggiarsi la cappella sul culo e a sedersi piano piano facendoselo scivolare dentro eccola soffrire come una cagna maltrattata.
Così smettevamo e passavamo ad altri buchi.
Lei però sapeva che la cosa mi mancava, che fottere nel culo era un piacere che suo malgrado doveva negarmi e così spesso si sforzava e sorridendo mi diceva ‘Dai amore riprova’.
Così feci, più deciso ma il risultato fu un urlo di dolore che arrivò fino alla strada.
Fui lesto a ritrarlo e subito le scivolai nella fica per farle dimenticare il dolore facendola godere.
Ma, probabilmente, quel rumore era stato troppo forte e minaccioso.
Così la porta si aprì di slancio e apparve Agnese.
La fissai. Lei ci fissava.
Certo non facevamo nulla che lei non potesse immaginare ma un conto è sapere che le stai scopando la figliola un altro fissarla mentre saltella su e giù con un cazzo piantato dentro.
Si perchè va detto che Lisa, presa dalla furia dei sensi, non aveva mica smesso di cavalcarmi.
La madre la fissava e lei tranquilla se la spassava con la fichetta bagnata.
C’era quasi da mettersi a ridere a vederle mentre parlavano tranquillamente come se nulla fosse.
Tra un gemito e un sospiro Lisa tranquillizzò sua madre e le spiegò tutto senza mai smettere di farsi scorrere il mio cazzo in fica.
Agnese di fronte a noi, probabilmente osservando il mio uccello duro che entrava e usciva dalla gnocca della figlia ascoltava paziente come se nulla fosse.
Lisa senza tanto girarci attorno le spiegò il problema del culo stretto. Io impassibile stavo fermo a godermi la patata calda ma le mani erano immobili lungo i fianchi. Non osavo palparle le tette, non con la madre lì, almeno quello.
E poi sorpresa.
Con un unico gesto Agnese afferrò il vestitino intero e corto blu a fiorellini, se lo sfilò dalla testa e lo poggiò sul letto.
WOW.
Sorpresa numero uno. Sotto al vestito Agnese non indossava nulla. Proprio nulla.
Sorpresa numero due aveva delle tettone stupende.
Certo in vita c’era un po’ di ciccia in più e qualche rughetta ma cazzo che donnona.
E che bella ficona pelosa!
‘Tu hai finito amore?’chiese mentre io la mangiavo con gli occhi.
‘Si mamma grazie’ rispose lei come se le avesse chiesto la cosa più banale del mondo.
In effetti Lisa era appena venuta e gocciolava ancora.
Agnese si mise sul letto di fianco a me a pecorina mostrandomi il culo. Si prese una chiappa per mano e le spalancò più che poteva.
Lei si che aveva un buco adatto al mio cazzo.
Ma io ero ancora bloccato da Lisa che mi fissava.
In fondo era sua madre.
‘Hai visto che brava la mamy. Lei che è bella aperta ti fa quello che ti piace tesoro mio’ mi tranquillizzò la troietta.
Non me lo feci ripetere ancora.
Mi misi alle spalle della donna e glielo piantai dritto nel culo.
Certo era bella aperta ma io in fatto a diametro mica scherzavo.
Sentivo che godeva e godette ancor di più quando schizzai prepotentemente in quel culone da troia.
Ero così eccitato dalla situazione che però non persi un colpo. L’uccello ancora duro glielo poggiai sul pelo della vulva ‘Ti spiace se entro anche qui’.
‘O sarebbe stupendo’ disse la vecchia e Lisa per incoraggiarmi a farlo mi si avvicinò, mi abbracciò e mi mise la lingua in bocca iniziando a limonare con amore.
Scopai Agnese in fica, facendola venire più di una volta e quindi tornai a Lisa che si prese la sua parte a gambe larghe accanto alla madre che per eccitarla ancora di più le succhiava delicatamente i capezzoli.
Poi tornai ad Agnese e le inondai ancora la fica.
Persi il conto del tempo che passavamo a chiavare e alla fine esausti in un mare di sborra, umori e sudore ci ritrovammo nudi in salotto a bere il the.
‘Forse è ora che torni a casa’ dissi.
‘Davvero devi proprio tornare ogni sera in quel mini appartamento da solo?’ chiese Agnese.
‘Già -disse Lisa- potresti venderlo, portare la tua roba qui… Così oltre che di giorno mi avresti anche tutta la notte’.
‘Ci avresti’ precisò Agnese che per sottolinearlo spalancò le gambe rimettendo in bella evidenza la sua vulva’.
E mi venne di nuovo duro.
Loro lo capirono e si misero entrambe lingua contro lingua a lapparmi il cazzo. In pratica si baciavano col mio cazzo a separarle appena.
Poi si passò al vero pompino.
Agnese aprì la bocca e ingerì per intero la cappella, Lisa per aiutarmi mi leccava ben bene i coglioni.
Tornammo a letto a far sfogare quella dura erezione…
Restai da loro tutta la notte…
Il mattino dopo, ovviamente misi in vendita l’appartamento e mi stabilii da Lisa e Agnese per tutte le notti da lì a venire. Mia zia Monica ha circa trentanni. Fisico molto esile, lunghi capelli neri e una terza abbondante di seno. Insomma tutto sommato è una bella fica anche se i lineamenti del viso non sono il massimo e osservandola con attenzione la si potrebbe definire bruttina emana un fascino particolare.
Il fascino della troia suppongo.
Non è un segreto che nonostante sia sposata ed abbia persino due figli la zietta vada in giro a farsi sbattere da un paio di focosi amanti alle spalle del marito.
Tutti in famiglia sapevamo che quando la zia usciva di casa con tacchi a spillo, calze a rete e minigonna il più delle volte stava andando a farsi una bella scopata.
Comunque….
Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino dice il proverbio e così fu anche per lei. Beccata dal marito tutta nuda in macchina a tirare un bel pompino ad uno sconosciuto.
La troia aveva pagato le sue colpe.
Ciò almeno in apparenza visto che il marito si mostrò subito comprensivo, ammise le sue colpe, soprattutto quella più grave di cui lo incolpava zia Monica ossia di averla trascurata sessualmente per troppo tempo.
Insomma non la scopava abbastanza. La sostanza era un po’ questa.
Il maritino, ossia lo zio, la perdonò. Misero una pietra sopra a tutta la faccenda e lei promise di non fargli altre corna o meglio di non farsi scopare da altri uomini.
Questa frase è molto importante se pronunciata da una zoccola vogliosa come mia zia Monica e si presta a parecchi doppi sensi.
Infatti, dalla vicenda delle corna allo zio erano passati appena tre mesi, la beccai a far di nuovo cornuto lo zio.
Era in salotto. Sul divano bianco a cui la nonna teneva tantissimo.
Maiala.
Tutta nuda con le gambe oscenamente spalancate e un cazzo di plastica color giallo limone piantato nella fica.
Era la prima volta che vedevo la sua fica pelosa e appena mi resi conto di cosa stava accadendo mi nascosi meglio che potevo dietro ad una tenda.
Da quella posizione potevo vedere benissimo le belle tette della zia Monica e la sua fica ben disegnata e circondata da un pelazzo nerastro piuttosto rado.
La zia convinta di essere sola in casa mugulava ad ogni colpo mentre quel cazzo giallastro la perforava sempre più in profondità spinto con sagacia dalla mano di un ignota signora.
Anche quest’ultima era completamente nuda e mi mostrava il pelazzo rosso della sua ficona.
Doveva avere almeno una decina d’anni più della zia, non bellissima, sul viso aveva tutti i segni dei suoi cinquanta e passa anni ma sufficientemente troia da suscitare ancora voglia e curiosità.
Nel suo sguardo assatanato potevo leggere tutta la sua immensa porcaggine notando quanto godesse ad ogni colpo con cui perforava Monica.
Era una rossa naturale, come si poteva dedurre dalla fica, coi capelli corti di un intenso color carota e sembrava avere in mano quell’intenso gioco lesbico mentre guidava la zia passo dopo passo.
Insomma la zia porcona per togliersi la voglia che lo zio continuava a non soddisfare si era trovata l’amichetta lesbica.

A un certo punto la rossa prese dalla borsetta un secondo fallo di plastica stavolta di colore bianco e se lo infilò nella fica con un unico colpo secco. Era così bagnata che quel cefalo la perforò senza alcuna difficoltà.
Ora le due si erano messe una accanto all’altra, e si masturbavano reciprocamente pompando una col cazzo finto dell’altra.
‘Angela quanto sei brava’ esclamò ad un certo punto e l’altra, per ringraziarla le si avvicino è le infilò la lingua in bocca baciandola con passione.
Fu a quel punto che da dietro la tenda mi tirai fuori il cazzo dai pantaloni e iniziai a toccarmi.
Le due porche intanto continuavano a pompare coi loro cefali finti perforandosi sempre più velocemente e a giudicare dai loro urli stavano venendo come vacche da mungere.
Anche io ero sulla soglia di una bella sborrata.
Evidentemente però mi stavo agitando troppo con la mano perchè a un certo punto intercettai gli occhi di Monica che mi fissavano.
Non disse molto. Si limitò a fissare nella mia direzione ed era sufficiente a capire che mi aveva visto anche perchè aveva smesso di masturbarsi.
Avvicinatasi all’orecchio di Angela la rossa le sussurrò qualcosa e quest’ultima iniziò a ridere.
Ora non si masturbavano più ma si limitavano a fissare la tenda.
Che fare? Mi avevano chiaramente visto.
Ero parecchio in imbarazzo ma, in fondo che avevo da temere? Non ero mica io la madre di famiglia che faceva sesso saffico alle spalle del marito. Certo ero lì col cazzo duro e questo andava nascosto in fretta.
Tirata fuori la camicia dai pantaloni la feci scendere più che potevo e tenendola tirata con una mano occultai il cazzo duro.
Non era un gran nascondiglio anche perchè si vedeva bene che l’erezione era piena e l’uccello duro come il marmo ma andava bene.
Con un gesto veloce uscii da dietro la tenda.
‘Mio nipote Roy’ disse Monica appena mi vide.
‘Ciao’ mugolò la rossa con la voce roca da fumatrice incallita.
‘Salve’ salutai io mentre notavo con quanto interesse mi fissasse la camicia.
Restammo lì ammutoliti a fissarci l’un l’altro finchè Angela non disse col massimo della naturalezza ‘Visto che sei qui tanto vale che ce lo fai vedere no?’.
Già che male c’era a far vedere il cazzo dritto ad una sconosciuta nuda? Secondo i parametri da troie che avevano quelle due nessuno. Lasciai andare la camicia e mostrai il cazzo dritto.
‘Urka che bel tarello -sorrise la rossa- cos’è 30 centimetri?’.
‘Ma no sono a malapena 25′ dissi io che me lo ero già misurato più volte a andavo ben fiero di quell’asta modello cavallo che tanto successo e piacere mi aveva dato in passato.
Già. Non faccio per vantarmi ma pur avendo solo 22 anni scopavo con tutte le porche disponibili riscuotendo sempre un notevole successo.
Insomma le misure sono importanti no?
Certo preso a rimorchiare troie in giro per il mondo non avevo mai fatto caso a quanto fosse vacca mia zia Monica.
Non ci avevo fatto caso o forse non avevo voluto farci caso visto che a livello personale mi era sempre stata un po’ antipatica. La trovavo stupida, vuota, parecchio ignorante e tutto questo contribuiva a non renderla appetibile sessualmente.
Ma sbagliavo.
Me ne resi conto in quel momento.
Forse la rossa pensava fossi un pivello segaiolo che vedeva per la prima volta una donna ma non sapeva nemmeno quanto si stava sbagliando.
Quando in un batter d’occhi mi levai tutti i vestiti mostrandole il mio fisico sommariamente atletico le vidi entrambe strabuzzare gli occhi.
Ormai era fatta.
Mi avvicinai alla rossa poggiandole quasi il cazzo in faccia ‘Vedi sono solo 25’.
‘Sempre tanti’ annuì lei con un sorriso.
Io subito mi avvicinai alla zia che le stava a fianco e senza nemmeno chiederle l’invito le poggiai il cazzo sulle labbra.
‘Magari se la zia lo ciuccia cresce ancora un pò’.
‘Una bella gonfiatina dalla zietta’ ridacchiò Angela e la zia, che forse non aspettava altro spalancò la bocca e iniziò a spompinarmi con foga. Angela intanto aveva rimesso mano al cazzo di plastica e glielo muoveva su e giù per la fica stimolandola più che poteva.
Pochi istanti dopo Angela si avvicinò e mi mise la testa vicino ai coglioni. La porca ci sapeva fare anche più della zia. Così ora mentre Monica continuava a succhiarmi avidamente la cappella Angela mi succhiava con gran foga i coglioni eccitandomi al massimo.
Alla fine non ci vedevo più dalla voglia di chiavare.
Presi zia Monica e le feci divaricare velocemente le gambe. Lei accucciata di tre quarti mi porgeva tutta la sua splendida fica in cui infilai tutto il cazzo in un colpo solo.
Intanto fissavo Angela che godendosi la mia chiavata si trastullava allegramente col cazzo finto continuando a masturbarsi.
Zia Monica era in mio potere e guaiva ad ogni colpo mentre pompavo a tutta forza tentando di sfondarla come una vacca.
Stavo godendo e il piacere aumentò quando Angela cessato di masturbarsi mi mise una mano sui coglioni stuzzicandoli delicatamente. Ogni tanto lo tiravo fuori dalla fica di Monica e lei amorevolmente me lo stuzzicava con qualche lunga leccata che mi attizzava ancor di più spronandomi a infilarlo ancora in fica a Monica con ancor più vigore.
Quando poi mentre ormai sbattevo la zia come un martello pneumatico sentii la lingua ardente della rossa lapparmi dal buco del culo ai coglioni il piacere fu così tanto che la sborrata arrivò come una tempesta.
Sborrai una colata da un litro nella fica della zia e la provocai dicendole ‘Si lavatela tutta troia, lavatela con la mia sborra’.
Monica era ormai sottomessa e non provò nemmeno a sottrarsi anche se sapeva benissimo che poteva restare incinta ‘Si sborrami tutta… Si sborra la tua zia troia’ mugulò ancheggiando a tutta forza.
Alla fine si alzò in piedi esausta. Le facevano male le anche e la fica colava il mio sperma appiccicoso ovunque.
Monica prese un fazzoletto e iniziò a pulirsi.
Forse non si era resa conto di una cosa.
Una cosa che invece Angela aveva notato benissimo.
Il mio cazzo era ancora perfettamente dritto.
Stavo li seduto sul divano e lei mi si sedette sopra dandomi la schiena. Due, tre rapide carezze del suo pelo pubico alla cappella e il gioco era fatto.
Angela mi si era seduta sul cazzo e si stava facendo perforare lasciando che le scivolasse dentro fino ai coglioni.
‘Dio che clava’ sospirò mentre io sentivo di averla ormai infilzata fino ai coglioni.
Ora faceva tutto lei. Io in pratica ero un cavallo e lei il mio cavaliere.
Facendo leva sulle ginocchia mi cavalcava di gran foga strillando ed urlando il suo piacere.
La sua fica era bella e calda e io avevo già deciso che l’avrei inondata come avevo fatto con quella della zia.
Intanto Monica seduta sul divano a gambe larghe si stava asciugando ben bene l’intimo ma era talmente divaricata che non potevo far a meno di vederle il bel buchetto del culo stretto ed invitante.
Portata Angela all’orgasmo la feci alzare mentre la sua sbroda le colava lungo le cosce fino ai piedi. La rossa si doveva essere bagnata come mai prima di allora.
‘Sei davvero bravo’ mi disse mentre si asciugava le cosce.
‘E non ho ancora finito’ le dissi io.
Approfittando della posizione di Monica le sollevai ben bene le gambe sopra la testa. Ora il suo buco del culo era perfettamente alla portata della mia cappella.
Si vedeva chiaramente che Monica doveva già averlo preso dietro ma mai nulla di grosso come il mio.
Tanto meglio. Avrei goduto di più.
Considerando che tutto lo sperma e la sbroda femminile che mi avevano avvolto il cazzo sarebbero stati sufficienti a favorire la penetrazione. Inizi a pompare ignorando del tutto i suoi lamenti.
Pompavo e la inculavo con forza e vigore e lei a mano a mano iniziò a guaire dal dolore al piacere ‘Si, si o si’.
Urlò un si che dovettero sentirlo fino in fondo alla strada.
Era forse il suo primo orgasmo anale.
Certo ora il culo le bruciava da morire ma sapevo che non aveva mai goduto tanto.
Si alzò in piedi massaggiandosi le natiche. Il culo ovviamente le bruciava da morire ma è un piccolo pegno da pagare di fronte ad una gran scopata.
Angela, che mentre mi guardava inculare mia zia si era masturbata a raffica mi fissò con un mezzo sorriso molto eloquente.
Velocissima si mise a pecorina sul divano.
‘Fai piano che io il culo ce l’ho vergine’ disse.
‘Ma non dire cazzate’ ridacchiai io mentre già avevo iniziato a spingerle la cappella dentro all’ano.
‘Si sente subito che sei spaccata’.
‘Solo roba artificiale -ribadì lei- cazzi veri mai. Sei il primo’.
‘Ma che onore -risi io- allora bisogna romperti il culo piano piano’.
‘Si, rompilo. Rompilo tutto ma fammi godere’ reclamava lei.
E la accontentai.
Andai avanti ad incularla per quasi un quarto d’ora trattenendomi dallo sborrare ancora. Un orgasmo anale, poi due, tre…. e alla fine furono cinque di fila.
‘Ma quanto duri?’.
‘Quanto voglio’ mormorai continuando ad incularla.
‘Mi brucia tutto’.
‘Lo so capita a prenderlo troppo nel culo’.
‘Facciamo una pausa?’ propose esausta.
‘Ok’ annuii io ‘Chiudiamo in bellezza’.
Rapidamente uscii dal culo della rossa e la invitai a mettersi in ginocchio sul pavimento facendo in modo che la zia facesse altrettanto.
‘Brave così ora tirate fuori la lingue e leccatemi la cappella metà per una’.
Loro obbedirono ed io feci una seconda sborrata non meno copiosa della precedente schizzando tutto il mio seme caldo sui volti di quelle due troie assetate di sesso.
Già sapendo che quella non sarebbe stata l’ultima volta stanchi ma appagati andammo a lavarci e ci rivestimmo.
Quando un ora dopo mia nonna Graziella tornò a casa non v’era più traccia di quel che avevamo fatto. Il divano era stato ripulito, Angela era sparita e Monica ed io eravamo vestiti e a posto.
Solo nell’aria aleggiava uno strano odore di sesso che la nonna non potè fare a meno di notare.
‘Cosè questo odore?’ chiese a Monica.
E li menti dicendole che era il nuovo profumo della sua amica Angela.
‘Che odore strano ma che fragranza è?’ chiese la nonna.
Io facevo finta di niente ma trattenevo a stento le risate.
‘Non so nonna io non sento nulla’.
‘Molto intenso comunque’ notò la nonna.
‘Si. -annuì Monica- molto intenso’.
‘Mi ricorda qualcosa’ concluse la nonna.
‘Anche a me’ dissi io e me ne andai in camera mia per non riderle in faccia.

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