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Racconti erotici sull'Incesto

Nikka

By 11 Ottobre 2007Dicembre 16th, 2019One Comment

A quel tempo, i viaggi-premio per i giovani s’intendevano sempre con qualcuno di famiglia e non erano molto frequenti.
I premi per la maturità dipendevano dalle condizioni economiche della famiglia, e andavano, in genere, dalla bicicletta più o meno alla moda (pregiate le Wolsit con cerchioni di legno) al cronometro d’oro.
A Carlo fu regalato un IWC, e lui ne fu felice.
Tirò un lungo sospiro, non proprio di gioia, quando gli fu detto che zia Nikka lo aspettava, in montagna, per farlo riposare un po’ e avere il piacere di riabbracciare il nipote che aveva conseguito una media lusinghiera. Anche zio Rocco sarebbe stato contento, pur se alle prese con le infinite incombenze da sbrigare durante la permanenza estiva nella loro piccola ma graziosa tenuta.
E così Carlo arrivò nella grande casa, in cima al colle, a quasi 900 metri di altitudine, circondata da un fitto bosco di faggi e abeti bianchi. Poco distante l’abitazione dei contadini, e il capannone. Un ruscello scorreva, limpido, a qualche decina di metri, e la provinciale distava solo un chilometro di strada privata abbastanza ben tenuta.
Casa grande, in pietra, su due piani, oltre il pian terreno dov’era la vasta cucina col monumentale caminetto.
Al primo piano un po’ di vani, per il soggiorno e lo studiolo di zio Rocco, al piano superiore le camere da letto, non recenti ma comodi servizi. E poi il soffitto, con travi a capriata, tavolato in legno e tegole ben legate col filo di ferro per resistere al forte vento invernale.
Accoglienza più che calorosa, zia Nikka non finiva mai di abbracciarlo, allontanarlo da lei, e guardarlo con tanta tenerezza. Zio Rocco si complimentò con una vigorosa stretta di mano. Lisa e Luca, i figli di zia Nikka e zio Rocco, rispettivamente di otto e sei anni, furono contenti di avere con loro il ‘cuginone’ col quale si riservavano di giocare.
In fondo, pensò Carlo, quest’aria &egrave proprio buona, e fa venire un certo appetito. Alla cucina pensava Franceschina, la figlia del massaro.
La camera era molto grande, luminosa, comoda, con vecchi robusti mobili, alto letto in ferro battuto e materasso poggiato sulle tavole.
‘Noi,’ ‘disse zia Nikka facendo entrare il nipote nella camera assegnatagli- ‘come sai, dormiamo di fronte’.

Profittando che zio Rocco sarebbe andato nel Capoluogo, insieme al massaro, per certe faccende burocratiche, zia Nikka suggerì una passeggiata al ‘grottone’, distante solo un paio di chilometri, ma quasi tutti in salita. Franceschina avrebbe portato la cesta con vitto, acqua e vino, e il somarello sarebbe stato bardato per trasportare, se necessario, Lisa e Luca.
Andò tutto abbastanza bene, i bambini erano felicissimi, quanto preparato da Franceschina ottimo.
Ritornarono a metà pomeriggio. Zia Nikka si appoggiava a Carlo, ed era alquanto silenziosa. Rientrati a casa, disse che andava a darsi aspetto di nuovo e quindi sarebbe scesa in salotto, al primo piano, per sfogliare una rivista.
Carlo, infatti, la trovò lì, seduta in poltrona. Si era cambiato vestito, indossava una vestaglia di cotone, aperta davanti, e non completamente abbottonata. Lui, Carlo, s’era rinfrescato, indossato pantaloni stirati e camiciola pulita.
Zia Nikka appariva un po’ affaticata.
Le si avvicinò, in piedi, di fronte a lei.
‘Sei stanca, zia?’
Gli sorrise dolcemente. Sospirò.
‘No’ hai visto’ mi sono sostenuta a te’ Mi capita, a volte. Mi prende come una palpitazione, un senso di oppressione, al petto, verso sinistra’ non ti dico, poi, come diviene intollerabile il reggiseno, mi sembra di soffocare, vorrei strapparlo. A casa lo tolgo immediatamente, ma eravamo fuori, per strada”
Seguitò a sorridere.
‘Tua zia &egrave una insofferente, capisco coloro che amano il nudismo’ a me gli indumenti sono come una corazza opprimente’ del resto, se il signore voleva ci avrebbe creati vestiti, magari con una pelliccia, come certi animali”
Ora sorrideva apertamente.
‘Anche adesso, zia, avverti quella oppressione?’
Infilò la mano destra nella scollatura.
‘Eh, sì’ un po” e mi sembra anche che il cuore batta in fretta, disordinatamente’ senti?’
Prese la mano di Carlo e la portò nella sua vestaglia, sul seno, al posto che aveva tenuto la sua.
Carlo deglutì, era stato colto all’improvviso, confuso. Il palmo poggiava sulla carne vellutata e calda della zia, all’inizio del seno’ non sapeva cosa fare’ era delizioso, però, quel contatto’ gli venne spontaneo di premere un po’ per sentire il pulsare del cuore’
Zia Nikka lo guardò fisso.
‘Questo tepore mi fa meglio”
‘Vuoi che’ massaggi un po”
Nikka annuì.
Carlo cominciò a muovere la mano, lievemente, lentamente..
‘Puoi premere di più’ se vuoi”
Premette e, nel contempo, scese in giù’ solo ora si rendeva conto che la zia non indossava reggiseno’ sfiorò il capezzolo, era lungo, duro’ non aveva mai carezzato la tetta di una donna’
Nikka seguitava a guardarlo.
‘E’ un rudere tua zia, vero? Ho superato i trentasei’ ma sono più rovinata di Rocco, che ha vent’anni più di me”
Carlo seguitò a carezzare, insistendo sul capezzolo, e sentiva che quella tetta era ben soda’ a lui stava facendo un certo effetto’. Lo sentiva nei suoi pantaloni’ Fu naturale prendere il capezzolo tra l’indice e il pollice e titillarlo’ poi gli venne in mente di scendere ancora, sullo stomaco, ecco l’ombelico’ non c’era nulla che fermasse la mano’ ma’ le mutandine? Scese ancora, niente’ anzi, sì, una peluria serica che andava infoltendosi, diveniva un cespuglio riccioluto’ ma cosa stava facendo? Guardò zia Nikka, aveva gli occhi chiusi, le labbra socchiuse, la testa poggiata sulla spalliera della poltrona’ E lui, in piedi, che’ Stava per ritirare la mano’ sentì il grembo di Nikka sussultare, la mano di lei poggiarsi sulla sua, attraverso la stoffa del vestito’ E nei pantaloni la’prigionia diveniva tormentosa’
Non aveva conoscenza di donne, Carlo, ma le sue eccitazioni erano più che normali, solo che fino a quel momento, aveva solo fantasticato, e il suo’ sollievo’ era del tutto’ solitario’
Nikka tratteneva sul suo grembo la mano di Carlo, con la sinistra, allungò la destra si per afferrare una gamba del ragazzo’ in alto, proprio dove il pantalone era gonfio’ era sempre con la testa reclinata, gli occhi chiusi, e dalle labbra veniva fuori un lieve gemito’
La destra ghermì quella sporgenza, la strinse, forte, e insisteva nella presa, muovendosi, qua e là, lungo l’asta’
La mano di Carlo divenne nervosa, carezzava e agguantava, quasi strappava i peli’ scese’ sentì come una valle bollente e umida’ proprio in quel momento Nikka aveva stretto il glande, lo stava carezzando, da sopra la stoffa’ Lei sobbalzò impetuosamente, il gemito era roco’ e la mano che stringeva il sesso di Calo percepì il caldo bagnato che filtrava attraverso il pantalone.
Afferrò il collo di Carlo, lo attirò a lei, lo baciò ardentemente sulla bocca, cercando la lingua di lui’ senza freni’
Restarono così qualche secondo.
Fu Nikka a cercare di riaversi, tornare alla normalità.
‘Devi cambiarti, Carletto, bello di zia’ va nella tua camera’ aspettami lì’ penserò io a tutto’ e anche io devo mettermi in ordine’ a dopo”
Non era facile camminare in quella condizione’ comunque, Carlo riuscì a raggiungere la sua camera, a cambiarsi’.

Ciò che era accaduto era impensabile, imprevedibile: soprattutto il contatto con la pelle nuda di Nikka e quell’incalzante strofinio della piccola mano della zia sul suo gonfiore e non avrebbe mai creduto che potessero condurre a una così abbondante emissione di seme. Non s’era trattato di una carezza fugace, era stata la conoscenza diretta, per la prima volta, del corpo di una donna’ e improvvisamente zia Nikka s’era rivelata donna, femmina’ Carlo non aveva mai sentito tra le sue dita un capezzolo duro, eccitato, non aveva mai toccato un pube di donna, il folto dei riccioli che ornano un sesso femminile, e non prevedeva nemmeno il caldo umido che aveva trovato tra quelle morbide e rigogliose labbra’ Aveva scoperto un mondo immaginato, bramato, ma per lui ancora del tutto sconosciuto.
E se quello era stato l’ effetto di una sia pure audace carezza, cosa gli riservava il’ resto?
E zia Nikka, che non era un’adolescente, certo, come mai aveva avuto quella reazione impetuosa, e quel lungo gemito, quell’avergli afferrato il’ coso’ stretto’carezzato’ portato all’ultima conseguenza?
Aveva avvolto i fianchi nel grosso asciugamano e s’era seduto sulla sedia, non lontano dal letto.

Nikka era andata nella sua camera, lavato abbondantemente il volto, era seduta sulla sponda del letto.
Incredibile, quella mano di Carlo l’aveva fatta letteralmente impazzire di piacere. Una mano gentile, leggera ma voluttuosa. Scosse la testa. Già, Carlo, ormai, era un uomo’ e che uomo’ la sua mano conservava ancora la dimensione e i fremiti del sesso di lui’ eccitatissimo’ infatti’ sentiva ancora il caldo viscido che era filtrato dai pantaloni’
Il pensiero di Rocco non la sfiorò nemmeno, e non s’era nemmeno accorta che la mano che aveva afferrato il fallo di Carlo ora stava strofinando tra le sue gambe.
Ebbe come un brivido, cercò di tornare in sé stessa’ si alzo’ andò nel bagno’ si lavò accuratamente, si profumò, si guardò nello specchio, a lungo, soppesò le sue mammelle, passò le mani sui fianchi, sulle natiche, e l’esame sembrò soddisfarla.
Alla sua età, aveva eccitato un ragazzo.
Era perplessa, fortemente esitante.
Carlo era un bel giovane, troppo giovane per lei, ma l’attrazione improvvisa e irresistibile l’aveva spinto a un gesto che non aveva mai fatto, con nessuno,. Mai!
Decise che doveva parlargli, ad ogni costo, e immediatamente. Doveva spiegargli’ sì’ cosa? ‘.come?
Sentiva che tutta la sua pelle era ardente, insofferente perfino al contatto col cotone del leggero vestito. Forse era meglio indossare il reggiseno, le mutandine, vestirsi completamente.
Prese il tutto dal comò, dall’armadio. Infilò le mutandine’ niente da fare’ sembravano incandescenti’ bruciavano dappertutto’ le dovette togliere subito. Sembrava la camicia di Nesso, un tormento insopportabile.
Forse, pensò, l’abito di lino bianco, quello un po’ largo, con grossi bottoni davanti.
Lo prese dal guardaroba, lo indossò. Andava bene, sulla pelle nuda, e quello strofinio sul seno fece sollevare piacevolmente i capezzoli. Calzò delle scarpe basse, aperte, e si avviò verso la camera del nipote.

Nikka bussò appena alla porta, nel contempo abbassò la maniglia ed entrò.
Aveva preparato nella sua mente mille cose da dirgli. Quando le vide così, a torso nudo, seduto sulle grossa vecchia sedia imbottita, con le gambe nude e il solo asciugamano intorno alla vita, rimase sorpresa, e ogni discorsetto elaborato sfumò’
Si avvicinò a lui, guardandolo incantata, sedette sul letto.
Gli prese una mano, la strinse tra le sue.
‘Come sei bello, nipotino mio!’
Carlo restò muto.
Nikka si schiarì la gola.
‘Ecco’ volevo dirti’ beh’ un momento di fragilità, forse dovuto al lieve malore che m’era preso’ e anche per una troppo lunga mancanza di’ capisci, vero? Del resto’ anche la tua reazione, sono certa &egrave dovuta alla lontananza dalla tua ragazza”
Carlo aprì la bocca per parlare.
‘Shhh! Sta zitto. Lo comprendo bene, sono stata giovane anche io e se certe astinenze pesano a una vecchia come me’ figuriamoci a chi ha la tua età e il tuo vigore”
‘Scusa, zia, ma volevo dirti che non ho alcuna ragazza”
‘Beh, &egrave un dettaglio’ voglio dire che un giovane che tutto d’un tratto si allontana dalle sue abitudini ordinarie, specie’. sentimentali”
‘Zia, non ha nessuna ‘abitudine’, sono timido, esitante, impacciato”
Nikka lo guardò intensamente. Non poteva crederci. Strinse forte la mano del ragazzo tra le sue.
‘Vuoi dire che non hai mai”
Carlo scosse il capo.
Nikka si alzò di colpo, gli prese il volto tra le mani e lo baciò quasi sulla bocca.
‘Povero il mio bambino’ e la vecchia zia, cattiva, spudorata’ lo ha’ scusami tesoro mio, scusami.’
Questa volta il bacio sulle labbra fu lungo e profondo.
Nikka s’inginocchiò dinanzi a lui. Lo guardava con occhi lucidi, splendenti. Gli pose le mani sulle cosce, notò che Carlo s’era eccitato, l’asciugamano non poteva nasconderlo.
Lei si sentì avvampare. Ogni buon proposito crollò completamente. Incredibile, alla sua età si trovava come una gatta in calore e con un giovane virgulto privo di qualsiasi esperienza. Si vedeva quella erezione prepotente, come il pennone di una tenda da circo. E lei che ne aveva tanto bisogno, con Rocco che la lasciava quasi sempre’ anzi sempre’ a mezza strada’
Carlo, invece, era bastata quella carezza, quello sfioramento, e le aveva avuto un orgasmo così travolgente che non ne ricordava uguali.
Che bello poter essere lei la prima femmina di quel giovane meraviglioso. E lui avrebbe ricordato zia Nikka, la vecchia zia Nikka, che era stata la sua ‘prima volta’. Il pensiero la eccitava, la stimolava.
E quando se non adesso? Rocco lontano, i bambini fuori casa’.
Lo guardò negli occhi, col volto acceso, le nari frementi.
Infilò le mani sotto l’asciugamano’ lo toccò’ era maestoso. Carlo era restato immobile, impietrito’
‘Sicché, tesoro bello, questo magnifico arnese’ non &egrave mai entrato in una femmina?
Carlo scosse la testa.
‘Amore della zia’.’
Gli occhi di Nikka sembrarono ingrandirsi, riempirsi di una luce strana, quasi diabolica, il volto aveva un’espressione di esaltazione, era radioso, raggiante’
Carlo la guardò, sbigottito. Non riusciva a comprendere a pieno cosa fosse capitato alla zia. Sembrava esaltata, inebriata, come dominata da una forza inarrestabile.
Nikka si alzò, andò alla porta, la chiuse a chiave, tornò di fronte a Carlo che era restato, frastornato ed eccitato, sulla sedia, e la seguiva con lo sguardo.
Nikka si fermò, sbottonò del tutto il cestito, lo lasciò cadere al suolo. Restò nuda, e lo guardava, seducente, provocante.
‘Ecco una donna, Carletto”
Carlo aveva di fronte a sé una donna nuda, per la prima volta.
Come erano belle quelle tettine che lui aveva già carezzato. E il pancino, appena rotondetto, le gambe tornite, il foltissimo triangolo nero tra le cosce.
Non era alta, poco più di un metro e sessanta, e tutto in armoniosa proporzione. E quegli occhi di fiamma.
‘Carletto’ tesoro’ ti piaccio?’
Deglutì faticosamente e annuì.
Il suo sesso premeva penosamente contro l’asciugamano.
Nikka si avvicinò ancora, si chinò, prese un lembo dell’asciugamano e l’aprì. Il fallo svettava possente. Sentì l’acquolina in bocca e l’umido tra le gambe. Senza parlare, gli si mise a cavalcioni, il glande sul suo ventre.
‘Eccomi, tesoro’ la tua zietta ti fa essere uomo’ e che uomo”
Prese il glande e lo portò all’ingresso caldo e viscido della sua vagina. Sebbene eccitata e bagnata, la vagina sembrava stretta, la tensione e la brama la facevano contrarre, forse una inconscia resistenza al pur bramato amplesso che, comunque, era un tradimento, per Nikka, la prima infedeltà coniugale della sua vita!
Fece entrare appena un centimetro la grossa e fremente capocchia a fungo del sesso di Carlo nella sua vagina. Si avvinghiò al collo di lui, spinse decisamente il bacino in avanti, una piccola resistenza e poi la lenta e inarrestabile penetrazione’ Nikka si senti riempita come non mai’ quel giovane e palpitante fallo batteva nel fondo del suo grembo, e lei cominciò un andirivieni sempre più frenetico.
Carlo, vinto il primo momento di confusione, era in preda a un piacere ben superiore all’immaginato, a quello raggiunto con le sue solitarie e meschina manovre. Gli fu naturale avvicinare le labbra a un capezzolo che era lì, invitante, e succhiare. Il suo membro fu stretto voluttuosamente dal caldo e vorace ventre della zia. Nikka aveva rovesciata la testa indietro, cavalcava impetuosa, gemeva, era tutto un sussulto’
‘Tesoro mio’ amore mio’ sei bellissimo’ eccomi’. Eccomi’.eeeeeeeeeeeeeccomiiiiiiiiii!’
Un orgasmo sconvolgente, inarrestabile, che si mutò in infiniti godimenti susseguentisi, che divennero convulsi quando si sentì invasa dal seme caldo del ragazzo, che le aveva afferrati i glutei e la stringeva a lui, sussurrando, roco, ad ogni spinta’ nikka’ nik’. nik’nik’!
Restarono abbraccia a lungo, ansanti, sudati, sfiniti.
Nikka lo baciò sugli occhi.
‘Sei meraviglioso, bambino mio’ non &egrave mai stato così bello’ mai’ mai’ non credevo potesse essere’.’
Lo baciò sulla bocca.
‘Adesso, sì, sei un uomo, un vero uomo’ ed &egrave stata la tua zietta ad iniziarti alla cosa più bella della vita’ perché &egrave bella’ vero?’
‘Bellissima, zia, bellissima”
Era ancora eccitato, sentiva che il suo fallo stava nuovamente rifiorendo’
‘Aspetta, tesoro, aspetta”
Nikka si alzò faticosamente, raccolse l’asciugamano e se lo mise tra le cosce.
Si distese sul letto con le gambe leggermente divaricate, le ginocchia alte, i piedi poggiati sui talloni. Buttò via l’asciugamano.
Carlo s’era alzato, fissava ammaliato tra le gambe della zia, i peli erano intrisi delle loro secrezioni, le grandi labbra erano aperte, s’intravedeva il rosa delle piccole e la leggera protuberanza del grazioso clito’
Nikka gli tese le braccia.
‘Vieni, piccolo mio, vieni’ ero affamata, avida, bramosa’ ti ho avidamente ingollato’ non ne potevo più’ mi hai riempita di te, della tua passione, hai sfogato in me la tua prima volta’ sei stato incredibilmente meraviglioso’ ma sono stata io’io’ a possederti’ ora voglio essere dominata da te, dal mio maschiaccio’ vieni’.’
Il fallo di Carlo si ergeva impaziente. Carlo s’inginocchiò tra le gambe della donna che prese subito il glande e lo posiziono all’ingresso della sua vagina.
Nikka guardò intensamente il ragazzo.
‘Adesso, tesoro’.’
Questa volta la penetrazione fu scorrevole, fin quando lui poté. Il confine lo stabilì l’anatomia.
Carlo la sovrastava completamente. Era molto più alto di e li e robusto.
Dopo una brevissima sosta, cominciò a stantuffarla voluttuosamente, e lei aveva incrociato le gambe sul dorso del giovane, e i sobbalzi del suo ventre lo accompagnavano e lo invitavano’
Le unghia di Nikka quasi gli graffiavano la schiena, i glutei’ La voce era roca.
‘Sei una potenza, amore mio’ mi stai già facendo impazzire’ non immaginavo di poterlo fare di nuovo a così breve distanza’ si’ così’ così’ dai’. dai’. daiiiiiiiiiiiiiiiiii !’
E lei ci dette dentro con tutta la foga della sua gioventù, esultando per il piacere che sentiva di prodigare alla zietta’ e godendo a sua volta, smisuratamente, per quello che la zia, generosissima, donava a lui. Una cosa inimmaginabile’ così, come non avrebbe mai creduto di avere ancora tanto seme in riserva’ lo sparse in lei, aumentando l’orgasmo di lei, concludendo il suo, ripetendo ancora..nik’nik’nik’ ad ogni affondo inebriante!
Sembravano entrambi esausti.
La più raggiante era lei, esultava per quella che era stata la ‘sua’ scoperta: poter godere così tanto, annullarsi nel piacere,,, e soprattutto poterlo fare due volte quasi di seguito’
Carlo, lentamente, sgusciò da lei, giacque al suo fianco, e le carezzava il corpo con la mano’
Lei si mise su un fianco, poggiata sul gomito, e li guardava, adorante.
Gli carezzò i capelli, il volto, il petto, il ventre’ più giù’ afferrò il sesso di lui, umido, non del tutto esaurito’ anzi’ sentendosi così carezzato, coccolato, quel magnifico scettro di carne stava perfino’ reagendo’ Scosse lievemente la testa, la donna, avvicinò le sue labbra a quelle di Carlo, si chinò per sussurrargli all’orecchio: ‘Ma sei instancabile, amore mio, infaticabile’ mi desideri ancora? Vuoi fare ancora nik’nik’?’
Lui le sorrise.
‘E tu?’
Gli strinse appassionatamente il fallo.
‘Io vorrei tenerti in me, tutto, e per sempre”
La passione era tanta che entrambi erano nuovamente pronti a rifarlo.
Nikka la fissò di nuovo, con i suoi occhi fiammeggianti.
‘Ora sarò la tua Valkiria’ Nikka la Valkiria’.’
Si mise a cavallo di lui, si impalò sul fallo eretto’. Iniziò la sua voluttuosa, lasciva, inebriante cavalcata.

Da allora, nik’nik’ fu la loro parola d’ordine.

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