Non ho voglia di studiare, ho provato a mettermi sui libri, ma oggi non c’è niente da fare, non riesco a concentrarmi. Ho una storiella che mi frulla nella mente, la storia di un incesto, tra padre e figlia. Vorrei scriverla, divertirmi un pò a metterla nero su bianco, facendo vivere eventi e personaggi.
Accantono la pallida idea di studiare, tanto per oggi la forza di volontà non mi accompagna, mi sdraio sul divano, col portatile sulle gambe, e comincio a scriverla. Cullata dal silenzio della casa vuota, do vita alle mie fantasie.
Le parole scorrono, gli eventi si succedono, i personaggi sono già ai preliminari..
Sento la porta di casa aprirsi.
“Gaia sono a casa!” mio padre, è appena tornato da lavoro.
“Ciao papi” rispondo ad alta voce, per farmi sentire fino all’ingresso.
Continuo a scrivere, indisturbata, certa che si recherà nel suo studio a continuare a lavorare alle sue cause. Ed in effetti così accade.
La storia stà volgendo al termine, l’amplesso è quasi terminato. Il papà ha appena riempito amorevolmente ogni orificio del piccolo corpicino della propria figlioletta. Resta soltanto l’orgasmo finale. Dilemma, grande dilemma: dove far venire il papà? Opterei per una maestosa sborrata in faccia, anzi no.. una sempreverde venuta in figa, oppure una piacevole eiaculazione nello strettissimo intestino della fanciulla?
La mia placida meditazione viene interrotta dal suono più fastidioso al mondo: lo squillo del telefono..
“Gaia rispondi tu, per favore? Stò lavorando”
Sbuffo “Stai sempre lavorando tu, papi!”, mi alzo, lasciando il portatile sul divano e corro a rispondere.
Laura, la mia migliore amica, è appena stata mollata dal cretino di turno. Armata di santa pazienza, stò ad ascoltarla, tempo che sbollenti la sua rabbia e concluda la solita telefonata con la stessa frase, che ripete, sempre, da quando la conosco “beh, che vada affanculo lui e pure quella puttana!”.
Deo gratias, telefonata finita. Massaggio l’orecchio, è caldo e rosso. Devo essere stata mezzora buona al telefono!
Torno in assetto “racconto erotico”, riprendendo la riflessione di qualche minuto prima, mentre mi dirigo nella mia stanza.
Passo davanti lo studio di mio padre, la porta è aperta, e lui non è dentro. Sarà in bagno, penso. Poi un dubbio mi assale e, prima che finisca di pronunciare fra me e me la frase “stupida, hai lasciato il portatile aperto, con la storia in bella mostra e tuo padre per casa”, varcata la soglia della mia stanza, il mondo mi crolla addosso.
Immediatamente il mio cervello comincia ad elaborare le scuse più varie e fantasiose per giustificare quel racconto, nel mio portatile.
“Il solito Virus! Che palle!”
“Non è mio, me lo ha mandato una mia amica, che ne era rimasta sconvolta”
“Ok, scrivo racconti erotici, ed allora?”
Gli occhi di mio padre, sgranati, davanti lo schermo, si alzano, ed incontrano i miei, sbarrati e terrorizzati.
Nessuno di noi due osa dire nulla.
Cala un imbarazzante silenzio, che dura qualche secondo.. o qualche minuto.
Scommetto che anche lui non vorrebbe trovarsi li. In questo momento starà pensando “Cazzo, ed adesso come la gestisco questa cosa?”
Poi, si alza dal divano, venendo verso di me, fermandosi a pochi centimetri dalla mia persona. Chiudo gli occhi, aspettando un sonoro schiaffo. Nonostante abbia 22 anni,ed una mia vita sessuale, non penso che un padre sia felice di sapere che la sua bimba si diletti con la narrativa erotica, riuscendo ad immaginare e ricreare eventi e situazioni così perverse.
Lo schiaffo non arriva. Apro gli occhi… incerta, biascico un “papà, posso spiegarti”.
Continua a fissarmi, non riesco e reggere il suo sguardo, dall’espressione indecifrabile. Abbasso gli occhi. Pochi attimi, sento la sua mano dietro la nuca, veloce mi avvicina al suo viso. Premendo le sue labbra sulle mie.
Resto di sasso. Non so cosa fare, sento raggelarmi il sangue nelle vene. Chiudo gli occhi e schiudo le labbra, in un gesto istintivo.
Poi l’istinto diventa volontà.
La sua lingua si insinua nella mia bocca, cercando la mia. Ci troviamo, baciandoci con la foga di due ragazzini. Le sue mani carezzano il viso, i capelli, il collo. Stazionano sulle spalle. Vorrebbero scendere, proseguire più in basso, ma sono trattenute, da un ancestrale proibizione.
Ci stacchiamo. Ci guardiamo negli occhi.
Poi, qualcosa accade. Un cambio di prospettiva.
Davanti a me non c’è mio padre, il sangue del mio sangue, c’è un uomo, uno splendido ed affascinante uomo. Anch’egli perde quello sguardo affettuoso di sempre. I suoi occhi adesso non brillano di amore paterno, ma di voglia ed eccitazione.
Mi allontano da lui. Con un cenno del capo indico il divano. “Siediti” sussurro.
Esegue, rilassandosi sul sofà. Io sono in piedi, un paio di metri da lui.
Comincio a sbottonare la camicia, lentamente. La lascio così, aperta sul davanti, lasciando intravede il reggiseno nero sotto di essa. Quindi, abbasso la zip dei jeans, afferro la vita e li trascino giù. Con un rapido movimento dei piedi, li tolgo del tutto, lasciandoli sul pavimento. Poi, via del tutto anche la camicia, giù, a tenere compagnia ai pantaloni.
Resto nuda, in sola biancheria intima, davanti a mio padre. I nostri occhi non si sono lasciati per un attimo, tuttavia d’un tratto, istintivamente, il mio sguardo cade sul cavallo dei suoi pantaloni, dove la stoffa, tesa, lascia immaginare l’enorme pezzo di carne pulsante che si cela sotto. Mi accorgo, non senza un pò di imbarazzo, che la mia fighetta ha cominciato a gocciolare copiosamente umori. E che il mio odore comincia a spandersi nella stanza.
Finalmente mi rendo conto di quello che succede, come se mi fossi appena risvegliata. Comprendo ciò che stò per fare.. stò per scopare con mio padre. Dovrei provare repulsione, imbarazzo, paura, timore. Ma, contro ogni mia aspettativa nessuno dei suddetti pensieri attraversa minimamente la mia testa.
Piuttosto, cammino velocemente verso il divano, allargo le gambe, salendo su mio padre e mettendomi a cavalcioni su di lui.
Le sue braccia mi stringono a se, la sua bocca cerca la mia, le sue mani scorrono lungo tutta la schiena, Afferrano il gancetto del reggiseno, lo slacciano, e velocemente lo sfilano via.
Con la medesima rapidità adesso la sua bocca è sui miei seni. Lecca, succhia, bacia, mordicchia i capezzoli, e con le dita li stringe. In tutta risposta, le mie mani carezzano il suo capo, passando tra i suoi capelli e spingendolo ai mio petto.
Poi mi spinge di lato, facendomi sdraiare sul divano, accanto a lui. Lentamente, dal mio viso, lascia scorrere le sue dita sul seno, sulla pancia, sul basso ventre. Quindi, scosta le mutandine, ormai intrise dei miei umori, quanto basta per scoprire la mia figa. In pochi attimi la sua bocca è già su di essa, la mordicchia e la lecca, con tutto l’amore con cui solo un padre può fare. Due dita adesso mi penetrano, non incontrando resistenza alcuna. Sono ormai un lago.
Comincio ad ansimare, a mugolare.. mi piace, mi piace da morire. Sento mio padre più in basso intento a torturarmi, accarezzo dolcemente i suoi capelli, mentre egli è intento a darmi piacere. Accelera, la sua lingua adesso saetta rapidamente sul clitoride, ormai gonfio. Afferro la pelle del divano, soffocando il gemito del primo e potentissimo orgasmo.
Imperterrito continua, nonostante sia venuta, la sua bocca è ancora salda sulla mia figa, e la sua lingua non accenna a fermarsi.
“Ti prego, papà, ti prego.. basta!” lo imploro.
Solo allora, abbandonata la calda ed umida culla, si porta di nuovo sulla mia bocca, lasciandomi assaporare i miei umori.
Continua a baciarmi, un bacio passionale, un bacio diverso da tutti gli altri, carico di eccitazione, voglia, passione, ma anche di amore, affetto paterno. Contemporaneamente le mie manine slacciano la sua cintura, sbottonano i suoi pantaloni, e si intrufolano nei boxer. Ciò che stò tastando in questo momento è la verga più possente che abbia mai toccato. Inizio una lenta sega, mentre è ancora coperta dal boxer, prima che mio papà si sieda, offrendomi una più comoda posizione per poterlo spompinare.
Mi inginocchio, davanti a lui, spogliandolo, e fiondandomi, immediatamente su quella splendida verga. La ammiro, stringendola tra le mani. Poi la bacio, dolcemente sul glande, disegno con la lingua piccoli cerchi, intorno al meato, ed infine lo infilo, tutto, in bocca.
Soffoco un conato di vomito, tossisco, ho voluto presuntuosamente ingoiarlo tutto, nonostante le dimensioni notevoli non lo consentano. Mi sorride, quasi divertito. Ricambio il sorriso, accompagnandolo ad una linguaccia, prima di riprendere a sbocchinarlo.
Prudentemente lo lascio entrare, per metà della sua lunghezza, lasciando scorrervi la lingua, solleticando il frenulo ed ispezionando dolcemente la porzione iniziale del meato.
Con una mano sul mio capo, comincia a seguirlo nei miei movimenti, ansimando, e tenendo gli occhi fissi sui miei.
“Piano, bimba, piano.. non sprechiamolo così”.
Mi alzo, mettendomi nuovamente a cavalcioni su di lui, lasciandomi penetrare. Riesco adesso ad avvertire l’abissale differenza tra il cazzo di mio padre e tutti quelli che ho finora avuto. Nonostante l’abbondantissima lubrificazione, riesca a fatica ed entrare.
Gemo, aspettando pazientemente che la mia figa riesca ad accogliere quel gigantesco membri, centimetro dopo centimetro, fin chè più della metà non è dentro di me. Comincio allora a cavalcarlo, lentamente, godendo incredibilmente ad ogni affondo. Mio padre tiene le mani sul bacino, accompagnando i miei movimenti.
“Brava bimba mia, brava.. impalati su di me… godi del mio cazzo!”, mi incita, cominciando contemporaneamente ad alzare anche la sua pelvi, venendomi incontro, e rendendo la penetrazione ulteriormente profonda. Comincio a gemere, ansimare, i miei mugolii adesso sono più alti e frequenti.
Scoppia il secondo di una lunghissima serie di orgasmi…
Nonostante ciò, continuo, continuo a muovermi su di lui. Ancora ed ancora, non sono ancora sazia, voglio venire, di nuovo.
Eccomi accontentata.. mentre la mia bocca è incollata a quella del mio papà, soffoco un urlo di piacere.
“Bimba se non abbassi la voce, cosa penseranno i vicini?” mi sorride.
“Che il mio papà è un uomo fortunato” replico.
Mi sorride, alzandomi, prendendomi in braccio, e spingendomi contro una parete. La sua altezza gli consente una comoda penetrazione anche in questo caso. ed adesso è lui a gestire il gioco.
Con una mano tiene alzata una gamba, con l’altra afferra un seno, il suo volto è sul mio collo, sento i suo respiro sulla mia pelle, mentre mi chiava, ancora, senza accennare a fermarsi.
Mi bacia, proprio nel momento in cui il suo cazzo, con un profondo affondo, riesce ad accomodarsi del tutto dentro di me.
Chiudo gli occhi, manca poco gli morda la lingua.
“Papi, ti prego… fa piano anche tu”.
“Perdonami, amore mio. Girati!”. ordina.
Faccia contro il muro, afferra i miei polsi, portandoli dietro, tenendoli fermi, e con l’altra dirige il suo membro contro il mio culetto.
“Posso?” mi chiede.
“DEVI!” replico. La penetrazione non risulta per niente facile: occorre qualche minuto perchè, date le sue dimensioni, esso riesca ad entrare nel mio strettissimo culo. Tengo la bocca e gli occhi chiusi, subendo il momentaneo e lancinante dolore, in attesa che esso si trasformi in puro piacere.
Tiro un sospiro di sollievo appena sento le sue palle poggiarsi sulla figa, testimonianza che l’intera asta è riuscita ad entrare.
“Adesso inculami papà, ti prego. Fammi sentire il culo aperto dal cazzo di mio padre!” .
Senza troppi indugi, mi accontenta, alternando ritmi veloci, a lenti, ma profondi. Continua a lungo, stupendomi della durata e della resistenza di un uomo di 50 anni.
Rallenta, ad un tratto, fermandosi per qualche secondo.
“Il tuo papà è pur sempre un uomo, tesoro.. vorrebbe venire”.
“Nooo, ti prego non ancora, fa venire me, un ultima volta” lo supplico.
Porta la sua mano sul pancino, e più giù, verso la figa, cominciando un ruvido massaggio sul clitoride.
“Mmmmm si, papi, era questo che intendevo, continua, ti prego”.
La breve pausa lo ha momentaneamente rinfrancato, ha ripreso ad incularmi con tutta la forza che possiede.
“Dimmi che sono la tua puttana,. papà, tua e solo tua!”
“Sei la mia puttanella, amore, solo mia. La mia splendida puttanella!”.
E’ a queste parole che, sento l’ennesimo orgasmo arrivare, più impetuoso degli altri.
“Vengo papà… si, stò godendooooo” soffocando le ultime vocali in un roco rantolio di piacere, mentre il mio sfintere si contrae, ritmicamente, accompagnando gli ultimi spasmi.
Attimi di silenzio, spezzati soltanto dai miei profondi respiri.
“Dove lo vuoi?”
“Cosa?” chiedo.
“Dove lo facciamo venire il papà?” mi chiede.
Gli sorrido. “Sei arrivato a leggerlo tutto allora”
“L’ho riletto più volte, Gaia!”
“Dove preferisci tu, papà. La tua scelta inciderà anche sul finale del racconto”.
“Voglio riempirti il culetto, tesoro mio”.
“Fallo allora, riempimi di sborra papino, il mio culo non chiede altro”
A queste parole, rapidamente riprende a muoversi, nello stretto intestino, ormai rilassato, ma molto più sensibile, tanto che ogni affondo risulta quasi doloroso.
Basta qualche secondo perchè il suo cazzo, ormai provato da quasi un ora di scopata, decida di godersi quel fulgido momento.
Afferra il viso, da dietro, lo gira, quanto basta per baciarmi, cerca la mia lingua, e viene. Sento fiotti, copiosi fiotti di sperma riempirmi il culetto, lo sento ansimare, dentro la mia bocca, sento le sue mani abbrancare le carni del bacino, mentre si riversa nel mio intestino.
Resta fermo qualche secondo, ancora dentro di me. Poi, comincia ad accarezzare amorevolmente i capelli ed il viso.
“Voglio che lo scrivi, tesoro. Scrivilo. Finisci quello che ho letto, e scrivi di noi. Voglio che coloro che leggono, si masturbino, immaginandoti mentre ti fai sfondare dal tuo adorato papà”
“Agli ordini, papino” rispondo ironica,
“Ed avrai tanto alto da scrivere, tesoro mio… non crederai che questa sia stata l’unica volta, spero”
“Certo che no, papà, sono ormai la tua puttanella. Mi hai generato, e ti appartengo. Ritieni i miei buchi sotto la tua completa giurisdizione” replico, facendogli l’occhiolino “Adesso vado a lavarmi, tra un pò rientra la mamma”.
Spero che oltre a peculiari li trovi anche piacevoli. Per quanto riguarda, sia Cali che Silente le anticipo che avranno…
Interessante. Mi piace come hai caratterizzato la MacGrannitt. Inoltre trovo molto bello che tu abbia voluto sfruttare il personaggio di…
sarebbe bello se Gianna continuasse a rimanere incinta di suo nonno portando alla luce una bella e numerosa famiglia. Come…
Sono d'accordo. Ninfadora ha potenzialità enormi. Prossimamente vedrò di dedicarle un altro racconto.
ci sono altri episodi ?