Di man_max_rm@libero.it
Intro.
Iniziare il racconto di una storia non è mai facile. A volte basta descrivere una scena, aiutare il lettore ad imprimerla nella mente nell’attimo stesso in cui si consuma. Altre volte è sufficiente fare una descrizione dei personaggi, corpo e mente. Ancor più difficile far capire come un piccolo particolare o un incontro fortunato e fortuito possano far deviare il corso degli eventi. Vediamo cosa ne esce fuori! Uno degli inconsapevoli attori, il cui nome reale ha poca importanza, così come quelli degli altri protagonisti di questa vicenda, si chiama Max, cosi come gli amici di vecchia data lo conoscono da sempre, e quindi Max sia! Ha superato da un bel pò la quarantina, è un uomo realizzato nella vita e negli affetti; il resto di lui verrà fuori piano piano. La scena… è a letto con sua moglie Michela, l’orologio segna più o meno le 4 di una domenica che cambierà per sempre la sua vita. Doveroso dire che possiede un pub ben avviato; ha 21 dipendenti e solo nel fine settimana è presente nel locale, per il resto delle serate ci pensa un suo uomo di fiducia. E come tradizione sua moglie lo ha subissato di messaggi per tutta la serata: la gelosia aiuta a non dormire! Ormai è un gioco delle parti, una consuetudine piacevole. Ad ogni “invito” della consorte a tenere la mani al loro posto lui risponde con una proposta per rendere piacevole il suo ritorno: oggi ha ricevuto tutti “si va bene” e solo un “vedremo”. Michela è una splendida quarantunenne, mora, mediterranea, misure che sfiorano la perfezione, una donna che non passerebbe inosservata neanche in abito monacale, e che ha trascorso le ultime due ore prima del ritorno a casa del marito a dare concretezza a parte dei “si” detti in precedenza. Quindi una controllata a tutta la zona inquinale alla ricerca di una minima traccia di peli, una accurata pulizia interna, doccia, crema su tutto il corpo e capelli legati a coda. Poi la vestizione: corpetto nero di raso, quello che lascia i capezzoli liberi, autoreggenti nere indossate altissime sulle cosce, reggicalze e sopra il perizomino nero lucido e morbido che Max ama tanto, ai piedi le meravigliose lobouitin tacco 12. Poi la scelta dei due film, computer collegato al televisore in camera da letto e tutto il litro di succo d’ananas finito! Poi in casa c’è lei, Veronica. Figlia unica di Max e Michela, 18 anni compiuti a febbraio. Scrioccioletto, anzi bambolina o cuoricino, come la chiama sempre papà. Perché Veronica non ha preso nulla della fisicità di mamma, anzi. Col suo scarso metro e 50 ed i suoi 38 chili sarebbe costretta a mostrare la carta d’identità per bere una birra. E poi quella brutta esperienza, tutto il percorso psicologico per venirne fuori… si, è una ragazza diversa dalle sue coetanee; esce pochissimo, praticamente non ha amici ne fidanzato. Nella sua vita c’è il liceo e papi. Anche mamma è stata messa da parte, da quel venerdì sera di tre anni fa, quando quel ragazzo le fece quella brutta cosa. No, non è stata abusata; ma è servita tutta la competenza della spicologa esperta in traumi giovanili per venirne a capo. Quella specie di ragazzo, di 5 o 6 più grande e di cui Veronica era follemente innamorata, l’ha convinta ad andare con lui nella casa dei suoi al mare, per fare l’amore. Veronica era tesissima ma lo voleva fare, voleva sentirsi grande come tutte le sue compagne di classe… le stesse che la prendevano sempre in giro per il suo essere minuta, poco “donna”. E quando si sono ritrovati nudi sul letto lui non è riuscito ad avere uno straccio di erezione, urlando in faccia a Veronica che faceva schifo, che non glielo faceva venire duro. Da quella maledetta sera sono successe tante cose nella vita della giovane, molte sono state risolte dalla spicologa, che ha fatto aprire Veronica e che poi ha messo al corrente i suoi genitori della vicenda, spiegando loro come comportarsi con lei. Quello che neanche la professionista è riuscita a tirar fuori da Veronica riguarda il modo in cui è cambiato il suo modo di vedere i genitori: mamma è la donna che non sarà mai, bella, sicura di sé, ammirata da tutti e con uno splendido marito; papà… beh papà è il fidanzato che lei non avrà mai e allo stesso tempo è l’unico uomo che le vuole bene, la cerca, l’abbraccia, la fa sentire la ragazza più bella del mondo. Prima di quel venerdì, Veronica aveva ascoltato decine di volte i suoi genitori fare l’amore. Sin da molto giovane aveva imparato che nel fine settimana mamma e papà passavano le ore della notte a fare “cose rumorose”, così definiva all’inizio quello che sentiva provenire dalla vicina camera da letto. Poi pian piano, cercando su internet il significato delle singole parole che riusciva ad estrapolare dai lamenti e dai mogolii, si era fatta un idea mentale del sesso che mamma e papà facevano. E molte cose l’avevano sorpresa non poco! Dopo quella brutta esperienza però voleva sapere, voleva vedere coi suoi occhi cosa fosse davvero stare bene insieme, come coppia, ed aveva iniziato a sfruttare la presenza in casa del gatto. Proprio il gatto! Che non sopporta le porte chiuse, che è capace di grattare rumorosamente per ore finché non gli viene concesso il libero accesso in ogni stanza di casa. E così ogni venerdì e sabato, quando mamma è a casa dal lavoro, aveva imparato ad andare a dormire presto, a svegliarsi intorno alle 3 con la vibrazione del telefono ed a spiare i suoi genitori nelle loro performance amorose, anche le più spinte, le più perverse. E ogni volta odiava, invidiava di più mamma ed amava papà più profondamente. Il suo meraviglioso papà… così virile… così bravo a far godere la mamma tante volte. Ma anche in Max le cose stavano cambiando, e non poco. Il suo primo pensiero riguardo a tutta la triste vicenda di Veronica fù rabbia, una rabbia incontrollabile… che lo portò a stare sempre più vicino alla sua bambolina. Facendola anche dormire con lui nel lettone quando mamma faceva il turno di notte in ospedale. Tenendola stretta, controllando la sua erezione per non turbare la figliola. Ma nella sua testa… la immaginava in ben altre situazioni, così pudica nelle sue mutandine coi cuoricini, l’unico indumento con cui quasi sempre dormiva in estate. D’altronde il suo seno era un altro mondo rispetto a quello di Michela: definirlo una prima era generoso; c’era quindi ben poco da coprire. Ma appena Veronica si addormentava Max si alzava silenzioso dal letto, dal cesto dei panni da lavare prendeva le mutandine tolte da sua figlia prima della doccia serale e con mano tremante le porta al naso… il profumo, l’odore di Veronica lo inebria, lo eccita duramente all’istante. Non se ne fa una ragione… non riesce a focalizzare il momento in cui è passato dall’amore sconfinato verso la sua figliola ferita al desiderio, al sogno di essere al posto di quel mezzo uomo che tanto male ha fatto a Veronica. E aspirando i suoi odori viaggia con la mente… lei così minuta ed il suo cazzo di dimensioni importanti che si fa strada dentro di lei. Il contrasto di queste due immagini è devastante per lui. Devastante! E ogni notte torna in camera da letto, dove la sua bambolina dorme nel posto che da quasi vent’anni è di Michela; accende la piccola luce di cortesia e spera sempre di trovarla supina e spesso succede. Veronica ha il sonno pesante, lo ha sempre avuto sin da bambina, quando ridendo di se stessa si definiva innamorata del letto. Ed ora è davanti a lui, bellissima, coi suoi lunghi capelli castani disordinati che le disegnano il viso, le labbra semiaperte, il suo seno tremendamente diverso da quello di sua moglie ma eccitante in egual misura, fatto di poca carne e bellissimi capezzoli rosa che coprono quasi per intero le sue tettine, e poi giù… il ventre piatto, il monte di Venere ed il contorno ben definito delle grandi labbra. Quello che Max non sa è che sotto le mutandine Veronica è completamente depilata: ha iniziato a farlo pochi giorni dopo aver spiato per la prima volta i suoi genitori fare sesso. Era l’unico modo per poter essere simile a mamma. Povero Max… in piedi accanto al letto, con una mano si masturba con l’altra tiene le mutandine usate di Veronica davanti al naso ed alla bocca, leccandole, succhiandole, immaginando dove sborrare. Le prime volte si limitava a pensare alla sua cappella infilata nelle mutandine indossate da Veronica, con tutta la sborra che le gonfiava; col tempo è andato oltre… tutta la sua bocca piena, tutto il viso coperto, il suo culetto che cola sperma dopo una lunga inculata a pecorina, tutto il suo corpo coperto da lunghe strisce bianche e dense, togliendo il cazzo appena in tempo dalla sua fichetta con lei sotto, sborrando copiosamente come spesso gli succede quando è molto preso mentalmente. E finalmente il cattivo/buono papà sborra! Sborra nelle mutandine sporche di Veronica. Sborra tantissimo, attento a non sporcare né il letto né sua figlia. Decine di volte è stato tentato di prendere un po di sperma col dito è passarlo sulle labbra di Veronica… ma ha sempre desistito. Veloce in bagno, mette le mutandine e tutto quello che trova da lavare in lavatrice e torna a letto. Un pò pentito un pò ancora eccitato. Si sdraia accanto a sua figlia, le mette un braccio dietro la schiena e la tira a se; Veronica nel sonno si sistema con un braccio ed una gamba su papà, che le dà un bacetto sulla fronte. Per lui, è il bacio degli innamorati che hanno appena fatto l’amore.
Racconta papà.
Cazzo oggi Michela è perfetta. Non saprei come altro definirla. Si è fatta trovare esattamente come le avevo chiesto, neanche una virgola fuori posto; anche il primo film porno da mettere in sottofondo è indovinato. Sappiamo entrambi quanto sia stimolante soprattutto per Michela farsi inculare anche in modo severo mentre ha lo sguardo fisso sulle immagini di quelle ragazze coperte dalla sborra di decine e decine di uomini prima di farsi pisciare in bocca e su tutto il corpo. Non sono un santo, ho avuto ed ho tutte le donne che mi pare. Quando sono al pub ho solo l’imbarazzo della scelta… tra turiste straniere mezze brille, ragazze italiane con voglia di divertirsi, le mie stesse dipendenti, ce n’è per tutti i gusti. Devo solo stare attento a Michela, piccoli accorgimenti che ho imparato col tempo. Dicevo, tante donne si, ma nessuna come mia moglie riesce a farsi inculare da me senza fare un fiato. Saranno gli anni di pratica, probabilmente. Ora però voglio far fare un pò a lei… voglio proprio vedere se ha bevuto quello che le ho detto. Mi sdraio e lei mi mette in piedi a gambe aperte sul letto, sopra di me; bellissima, vestita così da puttana di gran classe! E poi si accuccia davanti al mio viso, scosta il perizoma incollato alla sua fica dagli umori frutto degli orgasmi avuti durante gli ultimi 20 minuti di inculata. Non so cosa mi ecciti di più… se il sapore che mi fa sentire leccandola o il contatto delle mie mani sulle sue cosce avvolte nelle autoreggenti. E lei sa bene cosa fare, adesso. Con la mia lingua dentro inizia a strofinare velocemente il clitoride… sento che sta per succedere da quello che dice… parole pesanti… nella migliore delle ipotesi si dà della troia… bestemmia addirittura e poi succede: devo reggerle le cosce mentre scuotendosi come un ossessa inizia a schizzare. Una due tre volte almeno, devastata da un tipo di orgasmo di cui ormai da anni non può più fare a meno. Rilassandosi piano piano dalla sua fica continua a colare quel liquido densissimo che amo, direttamente nella mia bocca. Squirtare è un arte, averle spiegato per filo e per segno come fare è stato un passo importantissimo nella nostra vita di coppia. Da quel momento Michela si è aperta a tante nuove esperienze, e soprattutto quello che sta per fare adesso… vedo la sua mano sull’addome che si contrae, sento sulla lingua i primi assaggi… e poi finalmente inizia a pisciare. È diventata bravissima! Riesce a controllarsi, dandomi il tempo di berla, gustandomi il suo sapore dolce e salato. Le prime volte ha fatto un casino, pisciando ovunque, bagnando tutto; ma ora mi sembra quasi di sentire l’odore dell’ananas mentre le pulisco la fica con la lingua. Niente è andato sprecato. E siano solo all’inizio…
Racconta Veronica.
Col passare degli anni ho capito una dinamica fondamentale nel rapporto tra mamma e papà: più messaggi si scambiano mentre il mio amore è al lavoro, più quella stronza ridacchia mentre legge e scrive, più articolata e lunga sarà lo loro nottata. Che rabbia!!! E stasera di rabbia ne ho talmente tanta che non sono riuscita a chiudere occhio, neanche per un minuto. A cena mamma era quasi euforica, scriveva e scriveva, ridacchiando e quasi non pensava a mangiare. È anche andata in camera da letto una volta, ho sentito che apriva un armadio e poi è tornata a tavola scrivendo subito a papà. Ormai li conosco… purtroppo: papà le avrà chiesto di farsi bella con qualcuna delle cose da puttana che indossa e la stronza sarà andata a controllare se fosse pulita al suo posto. E certo che è al suo posto! Mica posso rubartela io, stronza!!! Quando cazzo potrei indossare le tue cose??? Sei almeno 25 centimetri più alta di me e pesi quasi il doppio! Ti piace farmi notare quanto sei fica, vero? Anche stasera a cena eri praticamente nuda, solo con uno dei tuoi minuscoli perizomini, stretto stretto anche davanti e quella odiosa canotta tutta trasparente, con le tettone al vento: vuoi farmelo pesare, vero? Che tu sei strafica, che tu lo fai venire duro duro a tutti? Vaffanculo! Vaffanculo a te ed a tutti i tuoi perizoma da puttana! Pensare che a me compri solo queste cazzo di mutandine da ragazzina delle medie e queste magliette coi cartoni animati… se non fosse per quel completino rosso che mi ha regalato papà per capodanno non saprei neanche cosa si prova ad indossare qualcosa da donna. Si, papà, me lo ha regalato lui, non tu; e mi ricordo bene la vostra litigata, vi ho sentito benissimo, per l’altro regalo, per questa collanina col cuoricino d’oro ed il brillantino al centro che non toglierò mai dal collo; per te era troppo, avevo già ricevuto quel giubbino di merda per Natale. Ma io sono il suo cuoricino, non tu! Puttana puttana puttana… mi masturbo nel letto mentre tu sei da una vita in bagno… mi masturbo strofinando il clitoride sperando di riuscire a dormire almeno un pò… ma non riesco a venire… anche in questo tu sei brava, vero??? Come sei perfetta nel prenderlo in culo! Ti odio ti odio!!! Cazzo, quando provo a mettere un dito nel culo… piango. Piango calde lacrime non di dolore ma di rabbia. Ti rendi conto che il cazzo del mio amore è più grosso e lungo del mio avambraccio??? E tu brutta stronza lo fai entrate nel tuo culo come se niente fosse mentre io, la povera piccola Veronica, quella che fa schifo a tutti, non riesce neanche a far entrare un suo dito??? Spero che papà torni presto a casa, almeno mi tolgo il pensiero e dormo un pò.
Racconta papà.
Michela Michela… quanto ti conosco bene! Poggiato con la schiena sulla testata del letto, ti tengo seduta sopra facendoti impalare in fica coi tuoi ritmi. Hai le mani sulle mie cosce, non ti puoi sgrillettare… e quindi ti aiuto io, come piace a te, strofinandoti da su quel che resta del perizoma ormai ridotto ad uno straccetto bagnato. Ti piace l’altro film che è iniziato, lo sento dagli spasmi della tua fica: niente di clamorosamente perverso, un all sex italiano, genere che ti piace guardare quando ormai hai bruciato i primi orgasmi. Tranquilla… ci vado piano col clitoride, non ti faccio godere, non ancora, non così. Sposto le mani, ti prendo per i fianchi intrecciando le dita col reggicalze, per aiutarti a salire e scendere più velocemente… se il tuo utero potesse parlare ci manderebbe affanculo: lo sento che si schiaccia contro la cappella ogni volta che affondo nella tua fica. E poi ti alzi, ti giri verso di me, sedendoti con un gemito sul mio cazzo lucido, iniziando la tua danza lussuriosa. Lo sai che mi piace scoparti così ed io so cosa vuoi quando poggi la testa sulla mia spalla… è il momento di farti sentire quello che tanto ti eccita: “Stasera al pub c’erano tre ragazze, occupavano uno dei tavoli vicino alla cassa, le ho osservate molto bene per tutta la serata. Dal modo di parlare inglese, credo fossero australiane. Tutte molto, molto belle, tra i 20 ed i 25 anni, due di loro si assomigliavano tanto… non so, forse erano sorelle o cugine. Proprio loro, le parenti, chiamiamole così, avevano minigonna e maglietta senza reggiseno, l’altra un vestitino nero, cortissimo. Per tutta la serata hanno mostrato ai quattro angoli del locale quello che indossavano sotto: niente. Anche a me. Belle fichettine lisce, fresche. Hanno bevuto tre birre a testa, più una serie infinita di drink offerti da tutto il popolo maschile presente. Non si sono filate nessuno e non sono mai andate al bagno. Mai! Adesso immagina… tornano nel loro b&b… si spogliano e scelgono una su cui cominciare. La fortunata si sdraia per terra, un’altra si mette subito a leccarle la fica…” il tuo primo morso al mio collo… “mentre l’ultima si siede sulla sua faccia; e inizia a pisciarle in bocca e sul viso mentre la fortunata viene fatta schizzare dalla lingua e dalle dita in fica della loro amica. Poi cambiano, quella che ha pisciato va sotto… ” si, continua pure a mordermi, sento le pareti della tua vagina che mi stritolano il cazzo… “finiscono il giro. Sono tutte e tre sdraiate nude sul pavimento bagnato, si baciano, si toccano, si leccano fiche e culi, si mordono i capezzoli. Continuano a lesbicare, schizzando e pisciando ad ogni orgasmo per tutta la notte, anche adesso lo staranno facendo…”. Adesso si che stai godendo, vero Michela? mordendomi più forte il collo per non urlare. Ancora col fiatone mi dici: “te le saresti scopate tutte e tre, vero porco?” E subito ti sollevi dal mio cazzo bagnatissimo, lo impugni e prima di iniziare uno dei tuoi magistrali pompini mi dici guardandomi dritto negli occhi “e tu invece stai qui con me!”. Dalle chiacchiere che sento al pub ormai da una vita, la cosa che accomuna tutti gli uomini sposati è la continua ricerca di una brava pompinara, visto che le proprie mogli rarissimamente lo sono. Tu, Michela, sei l’eccezione. Praticamente perfetta, sotto tutti i punti di vista; morbida, delicata quando serve, profonda, dura, veloce quando mi infili una o due dita nel culo. Ed è proprio mentre mi sto godendo questo tuo trattamento degno di una pornodiva che vedo un luccichio nel buio assoluto del corridoio, una piccola luce riflessa nello spazio lasciato libero dalla porta semiaperta, un piccolo particolare che tu, impegnata come sei, non puoi notare. Un piccolo particolare…
Racconta Veronica.
Mi tremano le ginocchia. Forse perché sono stanca… forse perché sono venuta. Forse perché sono incazzata nera… o forse è solo colpa dell’amore? Ho mille cose in testa, tanta confusione, anche relativa a me stessa. Se alzo gli occhi vedo il porno alla tv appesa al muro, se li abbasso ho la terribile e magnifica allo stesso tempo immagine di papà che tiene la stronza seduta sopra. Quella puttana, se lo tiene stretto stretto e gli saltella sopra come una indemoniata. Stronza, così non mi fai vedere papà in tutto il suo splendore. Cosa credi che io guardi voi??? Io ho occhi solo per il mio amore, tu sei solo la sua valvola di sfogo, un giocattolo con cui lui si diverte e basta. Io lo amo troppo perché lui possa amare te, hai capito puttana??? Si, sei una puttana, come quelle dei film che tanto ti piacciono. Cazzo, sarò l’unica diciottenne al mondo vergine e che non ha mai visto una merda di porno al pc o sul telefono. Un’altra mia particolarità? Non mi so toccare. O meglio, non riesco a venire masturbandomi. Ormai è cosi da quasi tre anni. Ma quando vedo te, nudo, amore mio… vorrei potertelo urlare in faccia quello che mi succede. Mi bagno senza sfiorarmi… mi bagno in maniera assurda appena inizio a guardarti. È una dolcissima e tremenda tortura amore mio, ma lo faccio per te; non mi tocco, aspetto di sentire l’orgasmo salire lungo la spina dorsale… mi viene la pelle d’oca su tutto il corpo e mentre lo spasmo mi prende, mentre chiudo strette strette le gambe per paura di farmela addosso, bacio il cuoricino che porto al collo e che ci rende unici. Siamo gli amanti impossibili, e proprio per questo irripetibili. Tu sei il mio uomo, io il tuo cuoricino per sempre. Questa nostra unione unica, questo nostro piccolo particolare…
Racconta papà.
È lei. Non può che essere lei… cazzo cazzo cazzo. Da quanto tempo sarà lì a spiarci? Dall’inizio??? Spero proprio di no. La psicologa è stata chiarissima nella seduta che ho avuto da solo con lei ormai quasi due anni fa, quando Veronica ha finito il suo ciclo di costosissimi appuntamenti: evitare smancerie troppo osé con Michela in sua presenza! Va bene abbracciarsi, anche baciarsi, ma niente “pacche sul culo”, parole sue, o cose similari. Non so cosa abbia consigliato di fare a Michela; il suo atteggiamento non è cambiato nei miei confronti. E comunque ora ho un attimo di confusione e terrore. Più di un attimo! Mentre Michela continua ad impegnarsi con la bocca e le dita per farmi sborrare, mi tornano alla mente le immagini di mia figlia chiusa in sé stessa, devastata dal mondo del sesso, degli adulti. Per un padre, qualcosa di inaccettabile, come se si fosse trattato di uno stupro. Ma ho anche altri fotogrammi davanti agli occhi! Quante volte nell’ultimo periodo ho avuto Veronica su questo letto con me? Ho addirittura la lucidità di fare un rapido calcolo in base al numero di notti al mese in cui Michela lavora: 5 o 6. E per 5 o 6 volte ogni cazzo di mese, che sia in estate, con quasi nulla addosso, o che sia in inverno col suo pigiamino due pezzi ho sempre sborrato guardandola, con le sue sue mutandine in mano e sognando di fare con lei giochi erotici indicibili per un padre. Ma poi… poi… credo che il modo di dire “mi si è chiusa la vena” possa congelare l’immagine di me in questo preciso istante, come se si fosse fatto buio all’improvviso durante una giornata di sole, come se io stesso fossi un automa solo in parte consapevole delle proprie azioni. Mi è salita un insana voglia di far vedere a Veronica quello che tante volte ho fatto per lei, sborrare. Forse già altre volte ci avrà guardato, ma oggi ho la consapevolezza di farlo per lei, solo per i suoi occhi. Voglio che veda come gode papà, ed anche tutto quello che sono in grado di fare ad una donna prima di coprirla di sborra. Faccio sollevare Michela, che mi guarda stupita… a stento mi arrivano le sue parole “ma non vuoi sborrare?”; non ci penso proprio, posso reggere ancora, stupendomi di quanto avere Veronica come spettatrice mi renda virilmente prestante malgrado tutte le acrobazie già fatte con Michela. La metto a pecorina, proprio in parallelo alla porta; dal comodino prendo il lubrificante ed anche il suo vibratore preferito, quello rosso anatomico. Mentre copro per bene il cazzo di lubrificante, mettendomi perfettamente in linea con la porta, butto il vibratore sul letto, davanti al viso di Michela. Nel momento in cui faccio entrare la cappella nel suo culo, le dico a voce anche abbastanza sostenuta: “Adesso ti sfondo di nuovo il culo. Tu fammi vedere come lo succhi”. Io l’ho fatto, lei lo ha fatto. Per raccontare quello che è successo tra me e lei nella mezz’ora successiva avrei bisogno di una registrazione… credo di aver messo in pratica tutto quello ho imparato nella mia vita su come far impazzire una donna. Ben presente ho solo la sensazione di potenza, di voglia, di desiderio immondo di far vedere a Veronica cosa può fare un uomo ad una donna per farla godere fino allo sfinimento. E poi il mantra di Michela, che da “vengo vengo vengo” diventa “sborrami sborrami sborrami”. E alla fine, letteralmente distrutto, ho ceduto. L’ho fatta mettere sdraiata, la testa su un cuscino, ben visibile dalla porta; io sopra di lei, in ginocchio con le gambe aperte ai suoi fianchi, che mi masturbo ferocemente. “Apri bene quella cazzo di bocca”. Con la mano sinistra la prendo per la coda sfatta, facendola sollevare un po, con la destra do gli ultimi colpi… l’orgasmo mi arriva violentissimo, direttamente dal cervello; dopo il primo schizzo indirizzato precisamente in bocca, Michela ha ancora gli occhi aperti e mi fissa. E non sono gli unici occhi che mi guardano, ne sono sicuro. Poi mia moglie li chiude, consapevole di quello che deve ancora arrivare, mentre spero che mia figlia continui a tenerli bene aperti. Tutto il resto della sborrata la “dedico” alla faccia da porca di Michela… e cazzo, è stata forse la più bella sborrata della mia vita. Sotto di me il viso di mia moglie è una maschera bianca lattiginosa, dai capelli ormai sciolti fino al mento. Continuo a mungere il cazzo, che piano piano perde consistenza. Michela ha ingoiato quello che aveva in bocca, si passa le dita sugli occhi chiusi per liberarli dalla sborra e, da gran troia, le porta alla bocca; che ora deve usare per pulirmelo, e come sempre lo fa da gran pompinara. Sto riacquistando lucidità, piano piano. Le passo la cappella su ogni angolo del viso, raccolgo sborra e la rimetto nella sua morbidissima bocca. “Adesso trasformi il tuo vedremo in un si”. Lo sa bene cosa voglio. Cazzo se lo sa! E, malgrado lei non ami farlo quanto me, questa volta la trovo più che accondiscendente. Dovrebbe esserlo sempre cazzo… si eccita nel farlo a me, si eccita nel vederlo fare in tutte le salse ma quando tocca a lei capita che si tiri indietro. Ma oggi no: oggi la sua bocca è aperta, la sua lingua mi stuzzica il frenulo… è questione di pochi secondi e la prima densissima piscia post sborrata le riempie la bocca. Stringo fortissimo il cazzo, deglutisce e riapre la bocca… subito, per farmela vedere vuota! La riempio altre tre volte, e altre tre volte ingoia. Mi stupisce Michela, solleva il capo e me lo riprende in bocca. Apprezzo il gesto ma sono troppo sensibile adesso, non mi piace. Penso a Veronica, a quello che ha visto… a tutto lo sporco che le ho fatto vedere… nella speranza che capisca quanto il sesso sia bello in ogni sua sfaccettatura, che quanto ha visto è solo uno dei tanti modi di amare. E per dimostrarglielo bacio Michela. La bacio a lungo abbracciandola stretta. Tutti i “ti amo” che mi sussurra ogni volta che le nostre bocche si incrociano mi servono. A capire che con Michela faccio del gran sesso, che lei realmente mi ama, ma che Veronica… Veronica è tutt’altra cosa. Veronica è il mio cuoricino, lo penso fissando quel piccolo luccichio nel corridoio, lo penso col cuore e questo non è solo un piccolo particolare…
Racconta Veronica.
Fuori si vede già la luce del giorno. Forse riuscirei a descrivere i miei pensieri solo se fossi una grande poetessa, o una scrittrice affermata. Riesco si e no a parlare di quello che mi circonda. La mia cameretta, ancora con la carta da parati di quando ero bambina, il mio letto con la libreria a ponte per tutta la sua lunghezza, la scrivania col pc, le tapparelle socchiuse. Loro hanno fatto la doccia e già dormono. Vado in bagno appena sento i loro respiri pesanti. Mi spoglio e metto le mutandine nel cesto dei panni da lavare, tra tutte quelle cose che la stronza ha messo per fare la puttana con papà. Io non sarò mai come lei. Mai. Torno a letto, nuda, ma poi ci ripenso, mi è venuta un’idea: vado di nuovo in bagno, apro il cesto e cerco… le trovo subito, le calze nere autoreggenti, più difficile è trovare il perizoma. Certo, praticamente è una pallina bagnatissima e pesante, se lo stringo ne cadono goccie di liquido denso e filamentoso. Cazzo cazzo… se solo fosse sperma di papà lo leccherei subito! Ma sono stata molto attenta… non è mai venuto dentro la troia, non è di certo roba sua. Mi chiudo a chiave dentro, e vaffanculo se il gatto rompe! Apro il perizoma, quel poco di tessuto è coperto da schiumetta densa, non saprei come altro definirla, uno strato più asciutto ed uno molto più liquido sopra. Lo infilo col batticuore. Devo legarlo sui fianchi per farlo stare su. Sento un calore immenso… inspiegabile… quella cosa bagnatissima a contatto con la fichetta mi sta incredibilmente facendo eccitare; sarà per questo che la stronza non se lo toglie mai quanto è a letto con papà. Mettere le calze è facilissimo, anche se sono veramente ma veramente lunghe. Le sistemo come meglio viene, prendo coraggio e mi guardo allo specchio! Ecco la solita Veronica… vorrei ridere e piangere. Dalla vita in giù cazzo, sono fica!!!! Anche il culetto, col filino nero in mezzo, fa la sua bella figura. Il dramma è sopra… sono un cesso. Orribile. Piatta, sciatta, non mi piace niente di me, neanche i capelli! Vaffanculo vaffanculo vaffanculo. E pensare che… che ho addirittura pensato di provare a masturbarmi vestita così! Lo giuro! Quando ho messo il perizoma mi ero fatta tutto un film in testa… toccarmi pensando di dire a papà cose tipo “scopami, inculami, sborrami dove vuoi” e altre che ora mi vergogno anche solo a pensare… il tutto per provare finalmente a venire da sola. Ma sono troppo delusa. Basta, mi spoglio, rimetto tutto nel cesto e torno in camera mia. Metto un paio delle mie mutandine del cazzo e… come una scema innamorata rido e piango. O forse piango e basta. Anche questo è confuso dentro di me. L’unica mia certezza è papà… e oggi mi ha sconvolta. Oggi non voleva fermarsi più. Oggi odio la stronza come non mi è mai capitato. E amo lui. Lo amo perché non potrò mai averlo, lo amo perché non esistono uomini come lui, forti e dolcissimi, lo amo perché solo accanto a lui mi sento bella, mi sento me stessa, mi sento amata, lo amo perché stanotte mi ha fatto venire 4 volte senza neanche sfiorarmi. E anche questo non è un piccolo particolare….
Mamma mia ruben, mamma mia... Ti prego, scrivimi a gioiliad1985[at]gmail.com , mi piacerebbe condividere con te le mie esperienze…
ciao ruben, mi puoi scrivere a gioiliad1985[at]gmail.com ? mi piacerebbe condividere con te le mie esperienze...
Davvero incredibilmente eccitante, avrei qualche domanda da farvi..se vi andasse mi trovate a questa email grossgiulio@yahoo.com
certoo, contattami qui Asiadu01er@gmail.com
le tue storie mi eccitano tantissimo ma avrei una curiosità che vorrei chiederti in privato: è possibile scriverti via mail?