Sera tardi.
Nel buio assoluto la piccola luce illumina solo la pagina del libro posato sulle gambe. Rannicchiata sul divano, le gambe nascoste sotto i cuscini mi abbandono alla lettura. Un altro piacere. Il libro pesa, ma il desiderio di divorare ogni parola è immenso. Scivola via dolcemente per qualche pagina, poi accelera d’improvviso trascinandomi nel suo vortice’
Buonanotte amore mio.
L’ho iniziato solo da qualche giorno e mi sembra quasi impossibile averne già letto più della metà. Mi prende, mi appassiona. Stranamente un libro giallo mi fa questo effetto, eppure’riesco ad isolarmi del mondo esterno. Sono capace di estraniarmi del tutto, divorando centinaia di pagine, persino in mezzo ad una folla festante. Leggo e nulla esiste più intorno a me. Come se chiudessi realmente la porta con il mondo esterno. Io ed il mio libro. I miei occhi che avvolgono le pagine, corrono lungo le righe assaporandone ogni parola. Materializzo la scena, mi calo nel personaggio, fino a sentirmi protagonista anch’io. Soffro nel vivere una parte che non condivido, gioisco se accade ciò che avrei fatto io. Giro le pagine, ed ogni volta è una scoperta, una sorpresa una gioia.
Leggo e rileggo. Stasera rileggo. Torno in cima alla pagina e rileggo.
Buonanotte amore mio.
Quasi come se non afferrassi il senso delle parole. Quasi come se mi sfuggisse il filo logico, come se la mente fosse distratta da chissà cosa. Eppure regna il silenzio questa sera. E’ quasi notte ormai. Dalla strada non giunge alcun suono, persino i rumorosi vicini devono aver cessato ogni possibile attività. Ho spento la tele, nemmeno la musica mi fa compagnia. Sono sola con il mio libro. Ma non riesco a leggere.
Ricomincio il capitolo. Torno indietro di qualche pagina, quando la protagonista scopre’cosa scopre? Non ricordo. Mi sfugge il suo nome. Forse sono stanca, forse dovrei riposare. Il silenzio è opprimente come una cappa. Manca l’aria. Mi scoppia la testa. Mi starò ammalando. Avrò mangiato qualcosa che mi ha fatto male?
Buonanotte amore mio.
Chiudo il libro, dimenticando persino di inserire il segnalibro nella pagina esatta. Sono infreddolita, ma non ho sonno. C’è qualcosa che non so definire. Non riesco a leggere, non ho voglia di televisione, nemmeno riesco a scrivere. Cosa c’è?
In cucina cerco conforto nel frigorifero. Sgranocchio un quadratino di nero cioccolato, ma mi innervosisco subito dopo per la sete ed il senso di colpa. Calorie da smaltire, maledizione! I piedi nudi sul marmo freddo sono ormai congelati. Nel buio la luce del frigorifero aperto non mi è di alcun aiuto.
Torno sul divano coprendomi con un plaid caldissimo. Ripenso alla mia giornata. Tanto vale fare così. Affrontiamo i mille pensieri che litigano tra loro questa sera. Affrontiamo il senso di smarrimento che avverto senza saperne il perché’o forse sarebbe meglio dire affrontiamolo e basta. Il perché lo sai, ti conosci benissimo.
Una giornata come un’altra. La mattina in ufficio, il pomeriggio da clienti. La solita coda in autostrada, il traffico impazzito, la mia musica in macchina. Comincia a fare freddino anche durante il giorno. La pioggia intristisce le ore che, per me, trascorrono con un caldo pensiero. China sulle mie carte, nella penombra dell’ufficio il cellulare ogni tanto vibra avvisandomi che qualcuno mi sta pensando. Qualcuno. Lui. Un semplice messaggino, un abbraccio da lontano, il desiderio di un bacio. Basta questo ad illuminare il mio sorriso.
Succede sempre così. Una mail, un sms, una piccola telefonata fuori dai soliti orari. Piccole dolci sorprese tinte di normalità. Una normalità che a noi è negata. La normalità di stare insieme quando lo desideriamo, la tranquillità di godere delle ore che possiamo riservare solo a noi. Il piacere di allungare una mano e toccarsi, di chiudere gli occhi solo per un bacio, veloce, davanti alla tazzina fumante di un caffé in piedi. La normalità di passeggiare mano nella mano in una moltitudine di gente senza volto e senza colore.
Buonanotte amore mio.
Poi la corsa all’ora di pranzo per stare insieme, lontani. Un pranzo divorato in pochi minuti oppure il digiuno assoluto. Il telefono, amico fedele delle nostre interminabili conversazioni. La sua voce, la mia. Esplosioni di gioia. E’ come essere insieme. Ora è lui. Non c’è più traccia della voce timida e sommessa che tanto mi colpì la prima volta. Ora è una voce calda, vera, spontanea. Ora è allegria, a volte noia, nervosismo, tristezza. Ora è lui in ogni momento della sua giornata, della mia. E’ il desiderio di capirsi senza esserci. E’ la volontà di esserci da lontano. E’ il piacere di sapere che entrambi ci vogliamo così tanto.
Il pomeriggio scorre troppo lentamente in attesa di essere fuori di nuovo per altri minuti al telefono. Il saluto della giornata, la buonanotte, l’arrivederci a domani. Rumori che ormai diventano familiari. La macchina che si accende dirigendosi verso casa. Abbiamo quasi quindici minuti per noi. Tanti, pochissimi. Racconto, parlo, rido, ascolto. Ti voglio, dove sei? Ci vediamo? Quando, appena posso. Difficile. Fraintendere è un attimo. Non vuoi. Non posso! Ti dirò domani. Ti voglio, ricordalo. Un quarto d’ora è un secondo. Sento la freccia, è arrivato a casa. Ciao, buonanotte. La mia giornata è finita.
Buonanotte amore mio.
Torno a casa, senza capire da che parte stiano torto o ragione. Forse nessuno ha realmente torto, entrambi vogliamo la stessa cosa. Certi giorni è difficile accettare i limiti della nostra situazione. Limiti noti da sempre, ma che a volte pesano come macigni. A volte il desiderio di stare insieme è così violento da avvertirne persino un peso fisico.
Come stasera.
Non ho cenato ed ora il mal di stomaco mi tormenta senza tregua.
Vorrei tanto dormire, vorrei che questa giornata lunga e grigia finisse. Vorrei essere già a domattina. Vorrei che il cellulare vibrasse, vorrei il suo pensiero. Vorrei tutto ciò che non posso avere. Ho freddo e sono sola.
Sul tavolo di cristallo al centro della sala il portatile collegato sembra invitarmi. L’avevo sistemato decisa a scrivere, mentre ho soltanto vagato in cerca di un briciolo di serenità che non sono riuscita a trovare.
Scaricherò la posta e me ne andrò a letto. La giornata, maledizione, finirà.
Oppure gli scrivo. Devo spiegargli che non ha importanza se non possiamo vederci domani. Che lo amo lo stesso. Lo amo? No, meglio non dirlo, non ancora. Gli scriverò che ci vedremo quando si potrà scappare da questa vita per qualche ora e che, se non sarà presto, lo aspetterò. Potrei scrivergli che lo penso tanto, che sto malissimo, che non volevo gridare.
Posso dirgli che se non si può muovere potrei raggiungerlo io, che non ho mai dubitato di lui, né di quanto ci tenga a me. Anzi, gli scrivo che a volte si dicono cose che non si pensano e delle quali poi ci si pente. Oppure gli mando semplicemente un bacio, anche se magari non sa nemmeno più cosa farsene’
Apro la posta.
Pubblicità, messaggi da sconosciuti e poi la sua mail. Un tuffo al cuore, un gelo nell’anima mentre la mano tremante clicca per apri il messaggio.
Poche parole.
I miei occhi sbarrati le divorano senza quasi afferrarne il senso, la mano stringe il mouse’..mi mordo nervosamente il labbro, fino a farmi male.
‘sei la mia luce, lo sai. Vediamoci domani’solito posto, solita ora”buonanotte amore mio”
Solo una piccola lacrima di gioia riga la mia guancia.
Buonanotte amore mio.
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…