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Racconti Erotici

H.P. : the untold tale – parte 2

By 8 Febbraio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

IV.
“Harry! Harry!”
Le grida di Ron svegliarono bruscamente il ragazzo, che ancora insonnolito si rizzò a sedere strofinandosi gli occhi.
Afferrati gli occhiali, Harry si ritrovò a fissare l’amico, in piedi in mezzo alla stanza in maglietta e mutande. Ron sembrava agitatissimo ed indicava un punto imprecisato del pavimento, vicino al letto di Harry.
“Eh? Che c’è Ron, cosa succede?”
“Non so, cioè.. Ho lanciato un incantesimo di protezione attorno ai nostri letti ieri sera, pensavo che Hermione sarebbe stata fiera di me… Solo che credo abbia sortito un effetto diverso… Lui…”
“Lui.. Chi?” chiese Harry, quindi si sporse dal letto per sbirciare il punto indicato dall’amico…
“Ma che diavolo…!?”
Tom Harshwood giaceva prono lungo e disteso ai piedi del letto di Harry, il corpo piuttosto rigido e le braccia disposte in una posa innaturale.
“Cosa pensi gli sia successo?” Ron sembrava vagamente preoccupato
“Non ti preoccupare” tentò di rassicurarlo l’amico, osservando dall’alto Tom “o il tuo incantesimo lo ha paralizzato, o é stato schiantato … o tutti e due” Ron sorrise.
‘Ah’ ok” poi notò qualcosa di strano ‘…ma che ha sotto la faccia?’
‘Come scusa?’ lo guardò Harry interrogativo. In effetti, da sotto il viso del ragazzo sembrava spuntare qualcosa. Con cautela, rivoltò Tom su un lato fino a girarlo completamente’ per poi balzare nuovamente sul letto dallo stupore. Guardò la faccia incredula di Ron.
Il volto di Harshwood aveva un colorito quasi violetto, o meglio, quel poco che si poteva vedere. Il resto, era quasi completamente occupato da una scarpa da ginnastica di Harry, nel quale il ragazzo sembrava aver immerso il viso giungendo fin quasi a metà.
Era davvero strana quella posizione. Non poteva esserci semplicemente caduto sopra quando l’incantesimo di Ron l’aveva colpito, sembrava… sembrava proprio che ci avesse infilato il naso dentro apposta. Ma era assurdo! Chi farebbe una cosa simile?!
I due ragazzi guardarono Tom dall’alto, sdraiato com’era sul pavimento. Erano disgustati. Quel tizio aveva passato l’intera notte ad annusare la scarpa di Harry.
‘Che schifo!’ commentò il giovane eroe. L’amico lo guardò vagamente divertito:
‘Puoi dirlo forte amico, secondo me è morto per il puzzo… voglio dire, tutta la notte!’ Harry sorridendo cercò di scrutare l’espressione di Tom dal quel poco di viso che riusciva a vedere. Avrebbe giurato che fosse contento.
‘Harry guarda!’ Ron lo distolse indicandogli un punto un po’ più in basso sul corpo di Harshwood.
‘Cosa?’ gli disse Harry, ma poi capì: il ragazzo aveva il pacco ingrossato, era più che evidente che avesse un’erezione micidiale in corso.
‘Ma che accidenti…?’ commentò Harry e Ron fece spallucce, sul viso un sorrisetto come a dire ‘…non chiederlo a me…’ Harry si allungò e prese la bacchetta dal comodino.
‘Adesso chiariamo tutto’ disse e Ron soppresse una risatina.
‘Voglio proprio sentirla questa!’.
Con un colpo di bacchetta, Tom aveva riacquistato la possibilità di muoversi. Si tolse la scarpa dalla faccia e si mise in ginocchio davanti a loro, con le mani sulle ginocchia. La sua espressione era completamente cambiata: da una statuaria contentezza adesso era contrita e mortificata.
Harry era seduto sul bordo del letto, mentre Ron era in piedi appoggiato al baldacchino. Entrambi indossavano soltanto una maglietta e i boxer. Tom non aveva il coraggio di guardarli negli occhi e continuava a fissare il pavimento davanti a loro più imbarazzato che mai.
‘Tom!?’ gli disse Harry mentre continuavano a guardarlo, in attesa di una spiegazione. Il giovane ingoiò e, senza alzare gli occhi, rispose piano:
‘Si signore?’. Harry alzò gli occhi al cielo un po’ esasperato:
‘Ti spiacerebbe spiegarmi che ci facevi rannicchiato per terra con la faccia dentro la mia scarpa?!’ Tom ingoiò di nuovo e tentò di rispondere:
‘L’ho solo presa per metterla a posto ma…. qualcosa mi ha…’ non finì la frase perché Harry lo interruppe:
‘E con cosa l’hai presa, sentiamo? Con la bocca? Andiamo, non raccontare storie! L’incantesimo di Ron ti ha semplicemente pietrificato nella posizione in cui eri, non vorrai farmi credere che ci sei cascato col naso dentro?! Dai! Se vuoi che andiamo d’accordo, devi essere sincero, devo potermi fidare di te!’ Tom era sull’orlo delle lacrime. Alzò lo sguardo e incontrò quello dei due ragazzi. Lo guardavano con un’espressione incuriosita. Aspettavano una risposta e lui non poteva non dargliela, doveva… doveva…
‘Penserete il peggio di me…’ disse loro infine col solito filo di voce.
Ron sorrideva divertito ma Harry cominciava a spazientirsi. Non sapeva come sentirsi, quello strano ragazzo aveva passato la notte ad annusargli la scarpa, la cosa lo infastidiva e lo incuriosiva allo stesso tempo.
‘Senti Tom, non mi piacciono i giochetti! Voglio la verità! Ora!’ lo guardò con un sopracciglio alzato e tutto sommato si stupì dell’autorità nel suo tono di voce. Quasi stava per scusarsi ma notò che aveva sortito l’effetto giusto. Gli occhi di Tom si riempirono di lacrime il giovane cominciò a vuotare il sacco.
‘Mi dispiace, mi dispiace davvero, non avrei mai voluto che lo scopriste…’ disse loro singhiozzando ‘…vedete fin da piccolo io e mio fratello facevamo questo gioco… sapete… padrone-schiavo…’
Ron e Harry non avevano idea di cosa stesse parlando. Ron ridacchiò ‘Ma che bel giochetto!’ commentò sarcastico ‘Continua…’
‘Beh… Nick, mio fratello, era più grande, più forte, più furbo di me ed era naturale che fosse lui a fare il padrone e io lo schiavo. Gli veniva così spontaneo che dopo un po’ smise di diventare un gioco per lui. Mi trattava sempre come il suo schiavetto facendomi fare di tutto… di tutto… e io…. beh, col tempo mi ci sono abituato e quasi lo adoravo…’
Lo guardarono stupiti e in qualche modo divertiti da quel racconto surreale. Harry gli chiese con una punta d’incredulità:
‘Ti piaceva fargli da schiavo?’ Tom annuì in silenzio e i ragazzi si scambiarono un’altra occhiata, stavolta divertita.
‘Beh, comunque questo non spiega perché ti sei messo ad annusarmi le scarpe!’ il ragazzo inghiottì di nuovo e ricominciò:
‘Vedete, uno dei miei compiti principali era prendermi cura, tra l’altro, dei suoi…’ fece una pausa, imbarazzato. I due ragazzi lo guardavano impazienti:
‘Si?!’ lo spronò Ron.
‘…dei suoi piedi…’
‘Dei suoi piedi?’ ripeté Harry, disgustato.
‘Si….’ disse loro con aria quasi trasognata ‘…me li faceva annusare di continuo e… beh, e non solo… col tempo ha incominciato a piacermi….’ poi s’interruppe, un’espressione triste sul suo volto.
‘Ma che schifo!!’ esclamò di nuovo Harry. Ron ridacchiava apertamente ora e Harshwood provò a spiegarsi:
‘Immaginavo che l’avreste presa così! Ma vedete, io… beh, io l’ho fatto per talmente tanto tempo che non riesco ad immaginare la vita senza, non posso più farne a meno ormai, ne ho veramente bisogno! Quando mi hanno detto che avrei dovuto servire Harry Potter mi sono sentito quasi predestinato… dati i trascorsi della mia famiglia pensavo che mi sarei potuto redimere, inoltre speravo che Lei avrebbe potuto sostituire…’ ma non finì la frase, la sua espressione era di nuovo triste. Harry gli chiese:
‘Tom, dov’è tuo fratello adesso?’ il ragazzo esitò un attimo, poi gli rispose.
‘Lui è… era un mangiamorte Padron Harry… è morto…’ ci fu un momento di silenzio imbarazzante, poi Ron pose l’attenzione su un particolare:
‘Padron Harry, huh?’ disse all’amico e Tom, ancora imbarazzato, rispose:
‘Scusate… a me fa piacere chiamarvi così, può capitare che mi venga naturale… posso continuare a farlo se capita?’ Harry scuoteva la testa tra il divertito e l’incredulo e Ron gli annuì incoraggiante:
‘Beh… vedremo, ma se proprio ci tieni amico…’ disse Harry ‘… solo quando siamo in privato, non voglio che la gente si faccia delle strane idee!’ Tom sorrise, più tranquillo ora:
‘Grazie Padrone!’ poi Harry guardò il grande orologio davanti a loro.
‘Cavolo siamo in ritardo Ron!’ i due giovani si sbrigarono a vestirsi lasciando Tom inginocchiato sul pavimento. Mentre si allacciava la scarpa, Harry gli disse:
‘Tom, di tutta questa faccenda ne riparliamo più tardi, mi sembra assurdo e ci dobbiamo pensare… tu intanto dai una sistemata alla stanza, poi vai a fare colazione, ci vediamo alla prima lezione, Erbologia, non te ne dimenticare!’. Detto questo, uscì dalla stanza, chiudendo la porta sul sorriso timido ma rinfrancato di Harshwood.
Non c’era quasi nessuno lungo le scale e i corridoi, evidentemente la gran parte degli studenti era già a colazione, probabilmente per non perdersi le ultime frittelle ancora calde. I ragazzi si affrettarono insieme agli ultimi ritardatari.
“Tu pensi… ” sussurrò Ron mentre i due imboccavano una scorciatoia “che quel tipo… Harshwood, sia completamente ammattito vero?”.
“Beh… perché, tu no invece?” Harry guardò sorpreso l’amico, quindi proseguì “voglio dire… secondo me ha qualche problema, hai visto anche tu quello che… quello che ha fatto no? Sarà anche rimasto sconvolto per la storia del fratello, ma francamente quello che combinavano mi pare assurdo…”.
“Lo é infatti” convenne Ron “ma considerando da dove proviene, quel tizio avrebbe potuto perfino provare ad ucciderti, non poteva sapere del mio incantesimo… Invece ha preferito adorarti!”.
“Credi mi sia piaciuto?” Harry alzò un sopracciglio.
“Non dico questo…” rispose l’altro “ma in fondo, non ci ha fatto niente di male, devo dire che mi fa un po’ schifo quello che fa ma… Beh, lui ci serve!”.
“Ci serve?”
“Preferisci passare tutto l’anno a studiare da solo senza il suo aiuto?”.
Harry lo fissò, era rimasto talmente sorpreso dagli ultimi avvenimenti da dimenticarsi che, in fondo, Tom aveva ufficialmente la funzione di assistente, specie per ciò che riguardava la scuola.
“In effetti…”
“Beh, pensaci amico… In fondo possiamo contare anche sull’aiuto di Hermione… però lei vuole concludere gli studi al più presto, è davvero molto impegnata e io… Beh, non voglio certo passare il tempo con lei solo a stare sui libri! Ho anche altro da fare, sai?”.
“Ok ok…” ridacchiò Harry “Ci penserò, promesso…”.
Erano arrivati. Percorsero i lunghi tavoli delle Case e si sedettero vicino alle loro ragazze, impegnate in una fitta conversazione. Hermione stava rimettendo nella borsa i suoi libri, con i quali aveva invaso una vasta porzione del tavolo. Baciò appassionatamente Ron, per poi cacciare metà dei suoi libri nella borsa del ragazzo.
‘Scusa caro, puoi portarmeli tu? Io devo correre in biblioteca a prenderne di nuovi, potrebbero servirci!’.
” Fortunato te che mia sorella non è un granché come studiosa!’ commentò Ron rivolto ad Harry, mentre questi sedeva accanto a Ginny. La ragazza lo guardò con un sopracciglio alzato:
‘Ha parlato il genio della famiglia!’ Harry sorrise.
Un quarto d’ora più tardi, i quattro erano in aula, seduti vicini in fila. La lezione era appena cominciata, quando entrò anche Tom, leggermente accaldato. Era chiaro che aveva corso su e giù per metà del castello. Si sedette in silenzio nella fila dietro ai ragazzi che lo salutarono con un’occhiata eloquente.
Storia della magia era, notoriamente, molto, molto noiosa. A parte Hermione che come al solito seguiva attentamente senza lasciar trasparire la minima disattenzione, il resto della classe sprofondò in un silenzio soporifero. Ginny tentava disperatamente di scribacchiare qualcosa dagli appunti presi ad una velocità impressionante dall’amica, per poi far scorrere a sua volta il proprio foglio verso Harry, in modo che il ragazzo potesse copiare qualcosa. Ron, che sembrava aver rinunciato da tempo, giocava distrattamente con la sua piuma, finché non la fece cadere assieme alla boccetta d’inchiostro, lasciata mezza aperta. Il tutto si rovesciò a terra e il vetro si ruppe.
‘Oh cavolo”
Aveva appena fatto in tempo a realizzare quanto accaduto che una mano si mosse dietro di loro. Un semplice, leggerissimo quanto rapido tocco di bacchetta e il pavimento tornò immacolato, la boccetta vuota si era ricomposta. Ron alzò gli occhi e si ritrovò a fissare Harshwood che, sorridendo, gli stava porgendo la piuma.
‘Ecco qua’ credo sia vostr’ tua. Non ti preoccupare per l’inchiostro, se serve ti presto volentieri io quello che ti occorre’.
‘Oh’ grazie’ il ragazzo sorrise, lanciando un’occhiata ad Harry.
‘Scusalo’ intervenne Ginny, rivolgendosi gentilmente a Tom ‘…mio fratello è sempre stato un po’ maldestro’.
‘Nessun problema”
‘Non a quanto pare” osservò Harry ‘basta adesso, prima che ci dicano qualcosa”.
Tutti quanti tornarono in silenzio, fingendo di concentrarsi.
Passarono dieci minuti, quindi improvvisamente le piume dei due ragazzi caddero di nuovo in contemporanea, i loro proprietari che si guardavano sorridendo. Chiaramente, le avevano gettate in terra di proposito, eppure un secondo dopo Tom le aveva prontamente raccolte.
Ron strappò un pezzo della propria pergamena, bisbigliò qualcosa ad Harry e per la prima volta dall’inizio dell’ora si mise a scrivere. Ripiegò il foglietto, che si sollevò per poi planare dolcemente volando a bassa quota in modo da non essere visto. Puntò dietro di loro, dritto verso Harshwood, il quale lo afferrò e, stupito, lo aprì.
‘Ciao amico’ riguardo stamattina, l’idea fa quasi schifo, ma apprezziamo il tuo lavoro, fai anche di più di quello che dovresti. Basta che continui ad ‘assisterci’, specie per la scuola e non lo diremo a nessuno, tranquillo’ sei anche abbastanza simpatico e, in cambio del tuo aiuto, se proprio vuoi possiamo aiutarti a comprendere meglio il tuo’ problema’.
Tom rilesse il biglietto due volte, quindi alzò lo sguardo verso i due ragazzi, che lo sbirciavano da davanti. Nonostante l’imbarazzo, intercettò il loro sguardo, sorrise e annuì lentamente. Poi chiuse la mano, accartocciando il tutto. Quando la riaprì, non c’era più nulla sul suo palmo.

V.

Quella sera, quando rientrarono dopo cena, i due amici trovarono la propria stanza ancora più lustra del solito. Harshwood aveva appena finito gli ultimi ritocchi e li salutò sorridendo.
‘Bel lavoro Tom’ si complimentò Harry, ‘vai pure a dormire se ti va, sarai stanco più di noi immagino”
Il ragazzo ora li fissava entrambi, incerto. Sembrava combattuto, come se volesse dire qualcosa.
“Si?”.
“Riguardo ad oggi, il biglietto…”.
Harry alzò un sopracciglio, ma rispose comunque “Tranquillo, dopo il lavoro che hai fatto oggi, ci accontentiamo che tu sia un bravo assistente… Non importa cosa ti piace, finché non disturbi quelli sono fatti tuoi”.
“No… Avete ragione…” Tom stava arrossendo violentemente “io ho un problema e mi chiedevo… insomma avete scritto di potermi aiutare”.
“Ah già…ehm…” iniziò Harry, vagamente preso alla sprovvista, ma Ron lo precedette:
“Beh, senza offesa … non credo ci sia molto da fare… voglio dire… cavolo, ti piacciono i piedi… i piedi!!!” sottolineò la parola scuotendo la testa incredulo “normalmente farebbe un po’ senso, ma dato che sei fin troppo bravo e non vogliamo certo liberarci di te…credo che la cosa migliore che tu possa fare sia o superare il tuo problema o accettarlo …”
“Io… grazie…” borbottò Harshwood, ma il ragazzo continuò:
“Certo, se proprio non ne sei sicuro, basta poco a verificare… dammi un attimo e vedrai se non ti convinco ehehe”.
Detto questo, Ron attraversò la stanza e si sedette sul bordo del proprio letto, in attesa. Tom restò come inebetito, una strana espressione in volto.
“Allora?” lo incoraggiò quindi il ragazzo, sorridendo “se proprio non riesci a farne a meno, tanto vale che ti abitui subito… e poi non dovresti fare tanto il timido, la tua figuraccia l’hai già fatta stamattina no? “.
Era un tono leggero e quasi amichevole, eppure Tom si sentì comunque umiliato da quella frase. Allo stesso tempo, sentiva che il ragazzo stava dicendo la verità. Potevano cacciarlo, non lo avevano fatto e gli stavano offrendo un’altra strada… non sapeva cosa stesse andando incontro ma chissà, forse in cambio del suo lavoro sarebbero potuti diventare amici. L’alternativa, rifiutare, apriva scenari ben peggiori: una parola dei ragazzi al Ministero e sarebbe stato rovinato per il resto della sua vita.
Harshwood non aveva mai avuto scelta: imbarazzatissimo, si avvicinò al letto di Ron, lo sguardo che ormai sfrecciava a tratti verso il pavimento. Anche Harry, suo malgrado, non poté non essere stupito da quell’insolita scena. Borbottò qualcosa che suonò come un “bah…!”, fece un mezzo sorriso e scrollò le spalle, quindi se ne andò verso il bagno. Lasciò soli gli altri due e Ron ridacchiò.
“Allora… me le devo togliere io queste benedette scarpe? Ti credevo più appassionato amico ehehe”.
“Si… si certo’ Tom non sapeva che dire, stava al suo corpo rispondere per lui. Si inginocchiò. Sciolti i lacci, le sfilò entrambe con estrema delicatezza e le resse.
‘Senza offesa, fai un po’ pena con le scarpe in mano ‘ dammi qua ” Ron allungò un braccio, premuroso, quindi aggiunse sorridendo ‘e adesso, che ci facciamo con questa?’
‘Io ” cominciò Harshwood, ma il ragazzo non lo lasciò finire.
Con una risatina, Ron gli spinse la scarpa sul volto, intrappolandogli il naso all’interno ed occupandogli una buona parte di visuale.
‘Giusto per non lasciar cadere nel dimenticatoio la storia di stamattina, che ne dici? Serviti ed annusa pure, stavolta sei tra amici ehehe ‘ prenditi tutto il tempo che vuoi!’.
Tom non riusciva a crederci. Era completamente sconvolto, eppure non poteva smettere, gli occhi azzurri del ragazzo che continuavano a fissarlo divertiti ed increduli.
Il tutto durò svariati minuti, fu Ron a rompere lo strano silenzio che si era venuto a creare nella stanza.
‘Basta così direi ‘ sei tutto rosso ‘ non vorrei farti soffocare il primo giorno di lavoro ehehe!’.
‘Beh?’ continuò quindi incoraggiante ‘va meglio? Iniziamo ad accettare la cosa, vero?’.
Tom non emise alcun suono, ma sorrise. Si sentiva umiliato certo, eppure era quasi contento che quel tipo, che pure poteva cacciarlo via a calci, stesse invece li a ‘divertirsi’ con lui.
‘Chi tace acconsente’ sembrarono pensare entrambi e il ragazzo, non ottenendo risposta, prese l’iniziativa, contento che l’altro apprezzasse.
Pochi minuti dopo Ron stava ormai strusciando il suo piede destro, ancora avvolto in un calzino colorato, lungo tutto il viso di Tom. Ci giocherellava tutto interessato, coprendogli gli occhi e passando dalla bocca al mento, impedendogli di parlare e soffermandosi infine più volte sul naso. Ogni volta che ciò accadeva, il suo sorriso incuriosito si allargava un altro po’.
‘Tom! Ma che state’ ancora!? Ron, ne abbiamo già parlato stamattina, ma non pensavo sareste arrivati a tanto!’. Harry, cambiatosi, era tornato. Indossava una maglietta bianca e i boxer neri. Ai piedi aveva ancora i calzini alla caviglia. Spostava gli occhi dall’amico ad Harshwood e, nonostante fosse un po’ disgustato, quella scena era così ridicola che non riusciva a prenderla seriamente. Era assurdo.
‘Harry scusaci’ ridacchiò Ron, togliendo di colpo il piede dalla faccia di Tom ‘il nostro compare qui era ansioso di sperimentare e l’ho accontentato’ così la prossima volta s’imbarazza di meno”
‘Si’ è vero” tentò debolmente di sostenerlo l’altro, ma Harry ne aveva abbastanza.
‘sentite, fate quel che volete’ sbuffò, quindi si mise a letto, fissando i due con fare corrucciato. Ron si strinse nelle spalle a mo’ di scusa, mentre Harshwood sembrava mortificato. Calò un silenzio spiacevole finché ‘
‘Mi dispiace Signor Potter’ era solo un gioco ‘ volete che lo faccia anche a voi?’
Ron scoppiò a ridere e perfino Harry per un secondo dimenticò di fingersi arrabbiato, lasciandosi scappare un mezzo sorriso incredulo. Povero Tom, davvero non aveva capito nulla? Possibile che si sentisse in colpa per non avergli prestato le dovute attenzioni?
‘Tom” il ragazzo alzò gli occhi al cielo, esasperato ‘pensa ad aiutarci negli studi piuttosto che ai piedi, fa schifo come cosa e poi abbiamo così tanto da fare! Già domani mattina dobbiamo iniziare a preparare un tema!’.
‘Li faccio io, adesso” Harshwood parlò d’istinto ‘voglio dire’ se mi lasciate’ ve li svolgo io dopo, promesso”.
‘Vuoi dire” fece Harry incredulo ‘che se te lo lasciamo fare ci fai tutti i compiti stasera?’
‘Se volete, penso di si” Tom era rosso come un peperone, mentre si avvicinava al letto del ragazzo.
‘Pensi’?’ lo incalzò Ron
‘Si’.
‘Beh” Harry si sentì quasi in colpa guardando il volto implorante che aveva di fronte, quindi con un sospiro spinse un fuori un piede da sotto il lenzuolo ‘solo, cerca di non abituarti troppo amico’ consideralo un favore’.
Poco dopo, mentre ancora Ron ridacchiava a tratti in sottofondo, Harshwood era già al lavoro ed Harry sfogliava beatamente l’ultimo numero di Quidditch oggi. Tentare d’ignorare i lenti respiri del suo nuovo assistente all’opera non era poi tanto difficile.

Tom strofinava il naso con tutto se stesso sui fantasmini neri di Harry. Erano umidi… molto umidi e l’odore era davvero forte. Come se non bastasse, oltre ad essere bagnaticci restavano pur sempre caldi, per cui quell’odore sembrava quasi depositarsi sul suo viso e rimanerci. Aveva un’erezione in corso come non ne aveva mai avute in vita sua. Due ragazzi… no, no, no! Due eroi come loro gli stavano permettendo di realizzare le sue fantasie perverse. Il ragazzo aprì gli occhi a cercare i loro sguardi. Trovò solo quello di Ron che continuava ad osservarlo ridacchiando. Harry lo ignorava, immerso nella sua lettura.
‘Dì un po’ amico, ti piacciono?’ gli chiese Ron e Harry distolse lo sguardo dalla rivista.
‘Si…’ disse loro un po’ timidamente ‘grazie… grazie davvero, vi sarò sempre debitore!’ continuò. Il ragazzo rise, mentre Harry scosse il capo tornando al suo articolo, ma sorrideva.
‘ehehe!! Non c’è di che amico! Se continui a servirci così bene, direi che possiamo tranquillamente concederti questo…’ si fermò a cercare una parola adatta ‘…chiamiamolo ‘divertimento’, che ne dici Harry?!’
Il ragazzo guardò Harshwood col naso appiccicato ai suoi calzini sudati. Era patetico, non c’era un altro aggettivo che lo descrivesse altrettanto bene. Sorrise.
‘Beh, vedremo, intanto tu pensa a fare bene il tuo dovere…’ e tornò a leggere. Ron sorrise incoraggiante allo strano ragazzo inginocchiato sul pavimento di pietra della loro camera.
‘Si signore, padron Potter!’ gli rispose zelante Tom.
Passarono alcuni minuti di silenzio, interrotto solo dalle risatine di Ron, dai respiri deliziati di Tom e dal voltar di pagine della rivista di Harry, finchè ‘
‘Come accidenti fai amico!?’ gli disse Ron. Tom non fece che sorridere.
‘Mi piacciono così tanto…’ disse sognante strofinando la faccia sulla pianta di Harry.
‘Che schifo…’ borbottò quest’ultimo chiudendo la rivista e volgendo la sua piena attenzione alla scena. Ron fece una smorfia, quasi fosse offeso:
‘Hey! Vuoi dirmi che ti piacciono più dei miei?’
‘Ron!’ gli disse Harry tra il divertito e l’esasperato. L’amico si strinse nella spalle:
‘Che c’è?! Sono curioso, no?’ Harry non poté fare a meno di sorridergli.
‘Allora?’ lo pressò Ron. Tom rimase un attimo inebetito.
‘beh… non saprei signore…. sono… diversi…’ finì con un filo di voce. Ron e Harry si guardarono e scoppiarono a ridere.
‘Hahahaha!!! Che accidenti vuol dire sono diversi? Sono piedi! Puzzano di piedi, com’è normale!’ gli disse Harry. Tom lo guardò e sorrise imbarazzato.
‘Beh, in realtà i vostri due odori sono ben distinguibili per me padron Harry…’ il ragazzo fece una smorfia e Ron continuò.
‘Ok, allora dicci quale ti piace di più!’ Tom li guardò un po’ incerto. Poi si voltò verso Ron:
‘Posso risentire…’ gli disse indicandogli i piedi.
‘Hahaha!! Serviti pure amico!’ gli disse il rosso alzando un piede per avvicinarglielo alla faccia. Anche Harry ridacchiava adesso. Tom premette il viso sui calzini di Ron ed inspirò a fondo ripetutamente, ogni volta concentrandosi su una parte diversa. Da sopra le dita a sotto di esse, dove il calzino era più scuro essendo intriso dal sudore della giornata, per poi passare a tutta la pianta. Una, due, tre volte. Poi aprì gli occhi e li guardò. Stavolta fu Harry a rompere il silenzio.
‘Allora?’
‘Beh, è difficile… è come chiedermi di scegliere tra…. una torta al cioccolato e un profiterole alla panna… vado matto per entrambi, non posso scegliere!’ Ron e Harry si guardarono e scoppiarono di nuovo a ridere. Ma diceva sul serio?
‘Tu sei tutto matto amico! Hahaha!!!’ gli disse Harry e Ron scosse la testa. Tom abbassò lo sguardo imbarazzatissimo e dispiaciuto. Harry se ne accorse e smise di ridere.
‘Tranquillo amico! Ron ha ragione. Tu fai il bravo assistente e noi in cambio… beh, se ce lo chiedi gentilmente, s’intende, potrai annusarci i piedi ogni tanto, che ne dici?’ gli occhi di Tom s’illuminarono.
‘Grazie, grazie davvero…’ non sapeva cos’altro dire loro.
‘Dai Ron, andiamo a letto che è tardi. Tom, tu hai i nostri due saggi da scrivere, meglio che ti metti a lavoro!’
‘Si signore!’ Ron fece uno sbadiglio.
‘Posso chiedervi un favore?’ chiese loro Tom.
‘Cosa?’ fece Ron.
‘Beh, ecco, mi chiedevo se potevo avere i vostri calzini… per tenermi compagnia mentre scrivo…’ era tutto rosso per l’imbarazzo. Un altro scambio di occhiata tra Ron e Harry.
‘Sempre più strane le tue richieste…’ commentò Harry ‘…comunque per me va bene…’ gli mise i piedi davanti alla faccia, senza farsi più molti scrupoli ‘…prendili pure, me li sarei tolti in ogni caso.’ Tom non riusciva a crederci. Emozionato come un bambino, liberò i piedi di Harry rimirandone la bellezza, le dita lunghe e le piante strette ed affusolate. Dopo poco più di un istante Harry li infilò sotto le lenzuola e Tom si mosse automaticamente verso Ron che gli sorrideva. Il ragazzo gli porse i piedi, era talmente divertito che nel suo slancio colpì leggermente Tom in faccia per l’entusiasmo.
‘Ooooops ‘ scusami, non ti distrarre troppo amico, scrivici cose intelligenti in quei saggi!’
‘Certo, certo, state tranquilli, saranno perfetti!’ disse loro ma non li stava guardando. Aveva appena tolto un calzino a Ron e il suo sguardo non percepiva altro che le sue piante larghe e la pelle chiara. Ron alzò un sopracciglio al sorriso ebete del ragazzo. Poi s’infilò sotto le lenzuola ed insieme al suo amico fraterno osservò Tom affondare il naso nei loro calzini, in estasi. Dopo qualche secondo Harry lo interruppe:
‘Tom, va’ a scrivere, altrimenti te li togliamo!’ gli disse con un’insolita autorità, tanto che Tom sobbalzò.
‘E mi raccomando’ aggiunse con leggerezza Ron ‘divertiti finchè vuoi, ma non lasciare quei calzini vicino ai fogli, non vorrei che puzzassero anche i nostri temi ehehehe’
‘No, no, vado subito, vado subito!’ Si alzò ‘buonanotte padron Harry, buonanotte padron Ron!’
‘notte Tom’ gli risposero i ragazzi e Tom uscì dalla loro stanza.
‘Questo è completamente fuso!’ commentò Harry, aspettando qualche secondo per sentire i passi di Tom svanire nel silenzio della notte.
‘Totalmente!’ gli rispose Ron ‘Però può renderci la vita MOLTO facile amico mio. Pensaci. In fondo tutto quello che vuole è servirci e come ricompensa vuole solo odorarci i piedi. A noi non costa nulla, no?’
‘Si ma…’ Harry fece un’altra smorfia di disgusto.
‘Lo so amico, fa vomitare! Ma se a lui piace…’ Ron fece spallucce e Harry scosse la testa. Poi disse:
‘Se le ragazze lo scoprono…’ Ron sorrise.
‘E perché dovrebbero scoprirlo?’ Harry alzò un sopracciglio.
‘E dai staremo attenti! Hai visto quant’era contento, vorresti deluderlo?’
Harry sospirò, poi scrollò le spalle.
‘Ok, mi hai convinto.’ Ron rise.
‘Grande, amico! Quest’anno volerà in un attimo, vedrai!’
‘Si, si, come no!’ gli rispose Harry ma stava sorridendo, pensando che forse Ron non aveva tutti i torti.

VI.

Erano passate due settimane dall’inizio della scuola e Tom era il ragazzo più felice di questa terra. Vero, tra il seguire le lezioni, fare i propri compiti e fare da assistente a Harry e Ron non aveva tempo per sé ma questo non gli importava minimamente perché i due ragazzi gli avevano reso la vita incredibilmente eccitante. Ormai annusava loro i piedi quasi ogni sera, era il suo premio per aver fatto il bravo durante il giorno e lui ci teneva così tanto da non mancare mai di nulla nei loro confronti.
Si era creata una piccola e perfetta routine quotidiana che lo vedeva inginocchiato davanti ai loro letti ad annusare mentre loro si rilassavano a fine giornata. Era il massimo che potesse chiedere. O così credeva.

Erano le 18.11 quando Harry entrò nella sua stanza sbattendo la porta. Tom lo guardò, era livido in volto e borbottava tra sé e sé una sequela di parolacce.
‘Padron Harry? Qualcosa non va?’ chiese timidamente Tom. Harry gli rispose sarcastico:
‘Ma no?! Come hai fatto a capirlo Tom? Sei un genio!’ Tom abbassò gli occhi imbarazzato e Harry si buttò sul letto quasi con rabbia.
‘Possibile che non sappia mai quand’è il momento di smettere?!’ Tom si rese conto che il ragazzo doveva aver litigato con Ginny. Era già successo e, per esperienza, sapeva che era meglio lasciarlo sfogare. Gli si avvicinò e s’inginocchiò al fondo del letto.
‘Ma chi si crede di essere!’ continuò Harry mentre Tom aveva già cominciato a slacciargli le scarpe da ginnastica.
‘Come se fosse l’unica ad avere un cervello! Deve avere sempre l’ultima parola!’ Tom accolse il forte odore del suo padroncino nei polmoni, strusciando la faccia su quei calzini umidi.
‘In fondo vorrei soltanto un minimo di rispetto, non mi sembra di chiedere troppo, no?!’ disse Harry guardando Tom e notandolo realmente per la prima volta da quand’era entrato nella stanza.
‘Hey! Chi ti ha detto che era il momento del tuo premio?!’ gli disse ancora più seccato. Tom fece un’espressione contrita.
‘Mi dispiace, volevo solo farti rilassare padrone, sei così teso!’ disse piano. Harry sbuffò ma non gli disse di smettere. Incrociò le braccia dietro la testa e lasciò che Tom riprendesse il suo divertimento. Dopo qualche altro secondo di silenzio Tom disse:
‘Per quello che può valere padron Harry, tu meriti il massimo rispetto possibile… e anche oltre! Tu e padron Ron mi avete reso felice come non lo ero da tanto tempo!’ Harry abbassò lo sguardo e non poté sopprimere un sorriso.
‘Sei davvero strano, lo sai?’. Tom sorrise.
‘Lo so signore!’ rispose quello.
‘Quindi immagino che tu una ragazza non ce l’abbia mai avuta, dico bene?’
‘Signore… a che mi serve una ragazza quando tutto quello che amo è di fronte a me?’ gli rispose guardando trasognato le sue piante sudate. Harry fece un’espressione disgustata:
‘Tom, non so se sentirmi lusingato o vomitarti addosso!’ il ragazzo sorrise ma continuò ad inspirare profondamente.
‘Beh ma sei un adolescente, come me, non ti viene mai voglia di… che ne so… baciare qualcuno?’ Tom pensò un attimo, poi gli rispose:
‘Beh, ho una voglia matta di baciare padrone… ma non qualcuno…’ gli disse a mezza voce guardandolo imbarazzato. Harry sorrise aggrottando un po’ le ciglia. Poi scosse il capo:
‘Non ho parole… e va bene, forza! Toglimi le calze e dai sfogo a tutta la tua passione!’ gli disse divertito. Tom lo guardò come se fosse arrivato Natale in anticipo.
‘Dici davvero?’
‘Beh, è la cosa più naturale… se ti piace così tanto annusarli perché non dovresti baciarli?!’ Tom gli fece un sorriso pieno di gratitudine e Harry gli sorrise di rimando.
‘Grazie!’ gli disse solo e l’eroe nazionale scosse di nuovo il capo.
Tom gli tolse le calze e per la prima volta dopo tanto tempo appoggiò le labbra umide su ciò che adorava di più dandogli un lento, passionale e languido bacio. Aprì gli occhi per guardare il suo padrone che gli sorrideva. Rimase immobile.
‘Beh? Non ti fermare. Mostrami tutto il rispetto di cui parlavi prima!’ Tom sorrise contento e ricominciò. Harry si sorprese delle parole che gli uscivano dalla bocca. Ma che diavolo ti è preso? Parte della sua coscienza gli urlava sdegnata. E’ così che si tratta un ragazzo pieno di problemi?
Tom gli baciava i piedi con ingordigia, come se avesse paura che gli scomparissero da davanti agli occhi. D’altro canto però, fece eco il diavoletto dentro la sua testa, è lui a voler essere trattato così, in fondo è un piacere per lui, no? Guardalo! Nessuno lo sta obbligando a fare niente e poi in fondo non è maltrattato, anzi viene lasciato libero di fare ciò che gli piace!’ Sentiva le sue labbra aderire dolci sotto le sue piante, solleticandolo quando passavano sotto le dita, venerando ogni centimetro di pelle odorosa. Harry si scoprì incline a quel trattamento, in fondo non gli dispiaceva affatto, finalmente qualcuno gli portava un po’ di rispetto! Guardò Tom pomiciare con i suoi piedi per diversi minuti. Era incredibile. Era completamente perso nella passione, non esagerava nel dire che li amava, era così evidente.
‘Tom, sai una cosa? Sei riuscito davvero a farmi rilassare un pochino, hehe!’ gli disse sorridendo. Harshwood era contento come una Pasqua.
‘Mi fa piacere signore!’ poi gli sorrise un po’ malizioso ‘sai, quando mio fratello era arrabbiato c’era una cosa che lo rilassava completamente….’
‘Ah, si? Cosa?’ chiese l’altro, curioso.
‘Beh, lui… si stendeva sul letto a piedi nudi e se li faceva… lavare…’ gli disse baciandogli l’alluce destro.
‘Lavare i piedi?’ ripeté Harry interrogativo.
‘Si! Se vuoi posso provare, lo sai che mi farebbe solo piacere farti scaricare dallo stress! Tra l’altro è uno dei miei divertimenti preferiti’ gli disse con un sorriso imbarazzato. Harry scrollò le spalle non sapendo esattamente dove volesse andare a parare.
‘Ok, non vedo cosa ci sia di male!’ disse noncurante. A Tom si accesero gli occhi. Sorrise al suo padrone, poi tirò fuori la lingua e leccò la pianta del suo piede dal tallone alle dita con un’espressione sul volto che era la definizione stessa dell’estasi.
‘Aaaahhhh! Dai amico! Fai veramente vomitare, lo sai!?’ gli disse Harry schifato, non allontanandogli però i piedi dalla faccia.
‘Lo so…’ gli disse piano Tom ‘…ma sapessi quanto mi piace…’ continuò sempre più imbarazzato guardandolo negli occhi. Il silenzio venne interrotto dalla pendola che segnò le 18:30. Harry alzò un sopracciglio e gli disse:
‘Se non ti sbrighi ad andare a mensa salterai la cena.’
‘Cena?’ gli rispose l’altro ‘…la mia cena è davanti a me signore, sto solo aspettando il tuo permesso di gustarmela…’ Harry non poté fare a meno di sorridere. Questo ragazzo era talmente patetico da essere ridicolo. Se lo voleva davvero…
‘Come vuoi! Lecca pure finché vuoi, direi che per oggi te lo sei meritato’

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