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I miei ex 2

By 14 Novembre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Da Roma tornavo spesso e mi piaceva l’idea di trascorrere qualche giorno di vacanza nella mia Napoli. A quel tempo, inizio anni 80, era una cosa che facevo quasi ogni settimana. Mi ritrovavo spesso alla stazione Termini ad attendere il treno. Anche quel Venerdi pomeriggio ero li con la mia valigia, pronta per tornare dalla mia famiglia. Avevo indossato un abitino di colore verde e mi ero concessa gli autoreggenti di color carne, un semplice tanga e scarpe con tacco alto. Avevo cosparso le mie gambe di un olio che mi aveva suggerito una mia amica per renderle lucide e devo dire che fu un gran bel vedere. Mi accorgevo che tutti i maschietti mi guardavano con una certa insistenza. Non mi dispiaceva. Ero seduta alla testa del binario 20 e leggevo un giornale senza far caso a chi era di fronte a me. D’un tratto mi accorsi che un giovane carino mi guardava con più impegno rispetto a come gli altri fino ad allora avevano fatto. Guardava in particolare le mie gambe. Cominciai a sorridere compiaciuta dell’impegno nello sguardo. Poi decisi di cambiare gioco. Lui era lì da un quarto d’ora e allora doveva per forza meritare altro. Non avendo le gambe accavallate, non persi tempo e le schiusi appena, facendo in modo che si potesse vedere qualcosa di più. Poi, sempre con molta tranquillità ed eleganza le allargai al punto che il giovane potesse scorgere il mio tanga. Nel frattempo il ragazzo era diventato di mille colori e stava cominciando a sudare. Io feci scivolare lo sguardo (una cosa che mi piace molto e che non riesco a trattenere mai quando guardo un uomo), tra le sue gambe e mi accorsi di un rigonfiamento della patta. Ebbi la sensazione che il suo cazzo stesse crescendo a dismisura. Richiusi le gambe quasi infastidita dallo sguardo del giovane. Afferrai la valigia e, alzandomi, feci per andare nel senso opposto. Camminavo e non mi accorgevo di ancheggiare (il movimento era particolare perché prodotto dai tacchi alti). Lui mi segui . Nel frattempo il treno era arrivato in stazione e da lì a poco sarebbe ripartito. C’era molta gente, un affollamento particolare in quel Venerdi a Termini. Stavo percorrendo con molta difficoltà il tratto di strada che mi avrebbe permesso di salire sul treno, quando d’improvviso un nugolo di persone era fermo davanti a me. Non potetti fare altro che fermarmi. Sentii un brivido sulla schiena quando dietro di me, appoggiato sul mio culo, lui e il suo cazzo si strusciavano freneticamente. Mi girai di scatto per urlargli in faccia che certe maialate non si fanno, ma lui aveva un bel viso, sembrava una persona seria, socievole, una gran bella persona. Non feci altro che indurire il culo in modo che il suo cazzo trovasse ostacolo e continuasse a strusciarsi. Ora mi piaceva. Salì sul treno con me e nello scomparto si sedette di fronte a me. Nel frattempo il treno era ripartito per Napoli. Ed io cominciai a giocare. Eravamo in 4 nello scompartimento, io, Lui, un signore sulla sessantina ed un altro giovane sui 35 anni. Aprivo e chiudevo le gambe in base al movimento del treno, lasciavo vedere e non. Gli altri si accorsero di questi movimenti e cominciarono ad aguzzare la vista. Non ebbi più freni inibitori, la cosa mi piaceva seppure fosse la prima volta che mi divertivo in quel modo. Sentivo la fica bollente e piena di umori, misi la borsetta che avevo con me sulle gambe e da sotto cominciai a titillare il mio clitoride. Loro erano li che mi guardavano. Il signore, da persona navigata, chiuse lo scomparto e tirò il pannello per non permettere la vista dall’esterno. Il ragazzo trentacinquenne cominciò a toccarsi il cazzo. Lui, che poi mi disse di chiamarsi Roberto, tirò fuori il suo pisello e cominciò a masturbarsi. Io avevo accanto a me in piedi il signore anziano, per cui cominciai a passare il mio viso sui suoi pantaloni. Mi sentivo una ragazzina che aveva bisogno della protezione del papà e dei fratelli. Così fecero. Il signore tirò fuori un cazzo non molto grande, ma abbastanza grosso di diametro. Aveva una cappella bollente che soltanto quando la misi in bocca cominciò a trovare sollievo. Nel frattempo il ragazzo era venuto accanto a me e alzandomi il vestito mi aveva spostato il tanga per inserire due dita nella mia fica. Entrambi mi leccavano le tette avendomi abbassato i lembi del vestitino. Stava avvicinandosi Roberto che aveva anch’egli tirato fuori il suo cazzo. Avevo ragione, era un bel vedere, turgido, una mazza che molte donne desiderano per tutta la vita e purtroppo non ottengono mai. Era ad un passo da me, pronto a metterlo nella mia bocca. Mi fermai e gli altri fecero lo stesso. Dissi a Roberto che non lo volevo in bocca. Lo doveva mettere immediatamente nella mia fica. Fece così e subito dopo, alla seconda sferzata, venni. Loro furono compiacenti, felici di questa cosa, ma non smettevano affatto, anzi. Il signore anziano e il ragazzo avevano i loro membri nella mia bocca. Roberto mi era dentro. Io non capivo più niente. I loro cazzi erano saporiti e il cazzo di Roberto continuava a farmi girare la testa. D’improvviso il ragazzo si scostò e chiese a Roberto di prendermi sedendosi. Avevo capito perché. Roberto mi chiavava da seduto e lui infilò il suo cazzo stando in piedi. Avevo due randelli nella fessa e un signore anziano che mi stava sborrando in bocca. Assaggiai per un po. Poi, come mio solito feci scorrere la sborra dalla bocca facendo attenzione che andasse a finire sui cazzi del ragazzo e di Roberto. Non ci vidi più ed esplosi ancora. Venni da impazzire. Anche Roberto stava per eiaculare. Gli chiesi di venirmi in bocca e questa volta non feci nulla per farlo fuoriuscire. Lo ingoiai mentre il ragazzo stava venedo nella mia fessa. Leccai le labbra, lo lasciai uscire e poi gli dissi. ‘Ti rendi conto che posso avere dei problemi per quello che hai fatto?’. ‘Perdonami mi disse, ma non sono riuscito a lasciare in tempo il tuo buchino così caldo ed accogliente’. Risposi. ‘Non ti preoccupare, non è questo il mio momento fertile’. Ringraziai anche il signore anziano. Mi ricomposi, ci ricomponemmo nel mentre il treno arrivava nella stazione di Napoli. Ero tornata a casa.

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