Una estate torrida. Stavano al mare e con loro c’era anche Sandro, suo figlio. Si era lasciato con la sua ragazza e passava l’estate con sua madre e sua zia. Era solitario, triste e non frequentava i ragazzi della spiaggia, se ne teneva lontano.
Sandro aveva appena 18 anni, un bel ragazzo bruno, bel fisico, bel viso ed una voce calma e suadente. Lei era Mena (Filomena) sua madre; una donna sui ’50, bruna, regolare, non una vera bellezza ma una donna piacente. La sorella, Luciana, era come lei, aveva qualche anno in meno, divorziata.
Sandro passava la serata in terrazzo a leggere, non gli andava di uscire, e Mena si preoccupava perché temeva che di deprimesse. Quando la sera uscivano, lei e la sorella, rientrando lo trovavano sempre già dormendo; e passò così la prima settimana.
– Ha bisogno di sbloccarsi – disse Luciana – di stare con una donna. Gli passerebbe tutto subito.
– Lui teneva a quella ragazza. Non so neppure perché hanno litigato, ma da metà di maggio che è accaduto lui è così, sembra che si rinchiuda in sé stesso. Che posso fare, Luciana?
– Te l’ho detto, una donna, un bell’amore di passione e di sesso e gli passa tutto. Non gli serve una ragazzina per questo, ma una donna esperta.
Quella mattina c’era mareggiata e decisero di prendere il sole sui lettini in terrazzo .
Luciana stava distesa bocconi, senza il reggiseno e Sandro stava all’ombra, a leggere. Mena non lo vide quando si tolse il reggiseno per distendersi, fece alcuni passi a seno nudo, si passò l’olio abbronzante sui seni indugiando sui capezzoli, giocandoci, tirandoseli…… e poi si accorse di lui. Si coprì con le braccia e lo guardò. Ma lui non aveva sollevato lo sguardo dal libro. Solo per un attimo aveva intravisto i seni nudi della madre, belli certo, col capezzolo scuro.
Mena si era quasi addormentata sul lettino, ma il calore del sole la costrinse a girarsi. Si mise supina ma nel girarsi e poggiare i reggiseni del costume i seni nudi furono esposti per un attimo allo sguardo del ragazzo. Lui continuava a leggere e lei pensò che non avesse visto. Poi Sandro si allontanò e lei ne profittarono per esporre i seni al sole. Anche Luciana si mise a seni nudi.
– Attenta se torna Sandro – disse Mena.
– Perché? – disse Luciana – oramai le ragazze vanno a seno nudo in spiaggia. Dai, non ci formalizziamo. Che c’è di male se ce li vede?
Rimasero così, coi seni nudi distese sui lettini e con le cosce divaricate per abbronzarsi.
– Ma non è sconvenente? – chiese Mena
– Uh, quante storie per un po’di tette. Magari trovassi un ragazzo come lui che me le guardasse. Ringrazia che sia mio nipote, altrimenti……
– Luciana!
– Beh? non essere ipocrita. Tu non te lo faresti un bel diciottenne, fresco e forte?
Risero, ma quelle parole entrarono nella mente di Mena.
Sandro tornò e loro finsero di dormire tenendo gli occhi chiusi. Le vide, ma non si eccitò affatto. Solo che, rimettendosi a leggere, sollevò lo sguardo e le guardava. E ciò che lo emozionava di più non era il corpo della zia; si sentiva più attratto dal corpo della madre. Guardò i suoi capezzoli un pò lunghi e scuri, le sue cosce e qualche peletto che fuoriusciva dall’elastico del costume. Provò piacere a guardarla. Poi lei si mise la mano nello slip del costume per aggiustarselo, e si videro i peli folti del pube, scuri e lucidi. Ma nell’aggiustarsi il costume, passando la mano sulla fica, fece scivolare il dito medio lungo le labbra. Lui vide e lei si accorse che lui la guardava. Non fece nulla; solo che la sgambatura dello slip le dava fastidio e mise di nuovo la mano dentro per aggiustarla, ma nel farlo sollevò un pò l’elastico del costume facendogli vedere di nuovo i peli del pube e ripetè il gesto del dito che passava tra le labbra della fica.
Lei e Luciana tornarono da una cena. Passò davanti alla stanza di Sandro. Dormiva in slip, sulle lenzuola, per il caldo. Luciana, che era dietro di lei disse:
– E’ proprio bello. Farebbe la felicità di una donna. Guarda che cosce forti. E guarda che cazzo ha…..bello……
– Luciana ! E’ mio figlio ed è tuo nipote.
– Ah, questa vecchia storia dell’incesto. Hai un uomo giovane bello, forte a portata di mano…. che vuoi farci, …… peccato..
Durante la notte Mena si alzò per la sete: il vino della cena le aveva fatto venire arsura. Lei e Luciana dormivano in slip, per il caldo. Andò in cucina a bere così come stava. Quando tornò guardò nella stanza del figlio; la porta era aperta per fare corrente d’aria. Era quasi buia, appena un po’ di riflesso della luce del terrazzo. Si avvicinò e vide il glande che spuntava fuori dall’elastico dello slip. Aveva una mezza erezione nel sonno e il suo cazzo era più lungo di quanto lo slip potesse contenerlo. Era grosso, un grosso glande che l’erezione aveva esposto e che arrivava quasi all’ombelico. Lei si incantò a vederglielo e sentì i suoi capezzoli diventare duri.
Quando rientrò Luciana le sussurrò.
– Sei andata a vederlo? Prima, quando sono andata a bere, l’ho visto. Mena, tuo figlio ha un cazzo bellissimo, bello grosso e forte.
– Luciana, mah….
– Dai, non fare la moralista, lo sai che è bello. E stamattina ti sei accorta che ti guardava? Ti guardava i peletti che uscivano dal costume, forse immaginava la tua fica. Tu lo attrai, forse perché sei sua madre, ti guardava….e si toccava.
– Dici sul serio?
– Mena, tu non lo capisci. Ha avuto un trauma con quella ragazza e si rifugia nella sua mamma. Ma tu non lo aiuti perché sei troppo inibita. Secondo te, da quanto tempo è che non viene? che fa, si masturba? così gli viene la depressione…e poi non è un peccato che sprechi così la sua vitalità? Ci vorrebbe poco, pochissimo per aiutarlo, dipende da te.
– Ma che dovrei fare secondo te?
– Lo ecciti. Pensaci. Io glielo farei fare, gli darei ciò che desidera e me ne fregherei delle convenzioni. Se lo facesse con me non servirebbe. Funziona solo se sei tu a…..
– Tu lo faresti con lui?
– Si, certo. Perché no?
– Ma è tuo nipote ! ed è mio figlio !
– Si, e tu sei una stupida che lo lascia infelice perché sei prigioniera delle convenzioni. Ma sai quante donne chiavano con i loro figli? Che c’è di male, in fondo? E’ amore, è un prolungamento dell’amore materno ed è più emozionante che con qualsiasi altra donna.
Pensieri inquietanti. Luciana che la spingeva. Di lei Mena non si meravigliava, la conosceva da quando a volte usciva in macchina lei sola con tre ragazzi e poi le confessava tranquillamente: “Li ho fatti chiavare tutti e tre, a me piace così. Uno solo non mi fa venire.” Un prolungamento dell’amore materno, aveva detto, chiavarsi il proprio figlio, sentirlo penetrare nella sua carne, sentire il suo orgasmo, sentire il suo sperma caldo bagnarla dentro la fica. Non si ritraeva al pensiero dell’incesto, anzi la attraeva. Che poteva esserci di più dolce? E perché doveva lasciarlo a macerarsi infelice e deluso quando lei poteva dargli quelle sensazioni che lo avrebbero portato fuori dalla sua tristezza. E se lui era attratto al suo corpo, allora perchè non fargli godere il sesso nel corpo di una donna che lo amava più di chiunque altra? Che c’era di delittuoso in questo?
Quella mattina si alzò presto. Luciana e Sandro dormivano. La mattina era fresca e lei si assicurò che Sandro fosse coperto almeno col lenzuolo. Entrò nella sua stanza, lui dormiva e lei guardò il suo slip. Il cazzo era semiduro e sotto la stoffa bianca dello slip si vedeva la sua forma. Sentì il desiderio di stringerlo nella mano. Il glande usciva dallo slip. Passò la punta del dito sulla stoffa, poi mise pianissimo il dito dentro gli slip per toccare la carne. Mi mise il dito in bocca. Sentiva dolore dei capezzoli induriti, aveva voglia di masturbarsi, ma era tardi, si stavano per svegliare. Si pressò l’indice sul clito come per spegnere quella eccitazione.
Tornarono dalla spiaggia per il pranzo. Faceva caldissimo e mangiarono in costume. Mena notò che a tavola Sandro le guardava i seni cercando di non farsene accorgere. Il reggiseno del costume li nascondeva poco, erano nudi per metà. Lei era in dubbio, voleva capire se suo figlio la stesse guardando con intenzione oppure se era solo un caso lo sguardo che lui aveva dato al suo petto.
Andarono a letto per la pennichella e lei aspettò che il ragazzo dormisse e passò silenziosamente davanti alla sua stanza. Lui stava sul letto e teneva in mano il cazzo. Lei si fermò, senza farsi vedere, e vide che Sandro stava masturbandosi. Allora passò davanti alla porta e lui si coprì subito col lenzuolo.
Lei aspettò un poco in cucina, voleva che si calmasse e che non si sentisse umiliato. Poi andò da lui. Lei indossava le piccole mutandine dal cui sgambo fuoriuscivano un po’ di peletti negli inguini, e una canottiera larga, senza reggiseno, che faceva intuire il movimento dei seni. Entrò e lo guadò in viso, con dolcezza.
– Sveglio? Sei inquieto? Sandro, perchè non dici nulla alla tua mamma dei tuoi pensieri?
Si sedette sul letto e gli sorrise.
– Dai, parla con me. Io posso capirti.
Stava seduta sul letto accanto al ragazzo e le sue cosce nude e le sue mutandine erano sotto gli occhi, vicino al suo corpo e negli inguini si vedevano i peletti scuri.
– Mamma, che dirti? sono solo e non mi va di fare amicizie.
– Ma non si può stare sempre da soli …….. e ci sono cose che non bisogna fare da soli ….. mi capisci?
Sandro era rimasto sotto il lenzuolo senza slip ed il cazzo duro sollevava il lenzuolo. Mentre lei parlava, la sua mano sfiorò il glande sotto il lenzuolo; lo vide trasalire. La sua coscia nuda era vicina alla coscia del ragazzo sotto il lenzuolo. “Se ce l’ha duro con me vicina…..vuol dire che …..” Poi, con un gesto distratto sfiorò di nuovo il lenzuolo dove il glande lo sollevava. Lui ebbe un brivido e lei se ne accorse.
– Mamma, io …..
– Sssss…io capisco, ma non so come aiutarti. Dimmelo tu.
E la sua mano lo carezzava sulla coscia che stava sotto il lenzuolo. E il lenzuolo sollevato da cazzo duro era a pochi centimetri da lei.
– Non vuoi che …. ti aiuti….a finire quello che stavi facendo?
Mise una mano sul lenzuolo e toccò il cazzo duro di Sandro. Lo strinse e guardò il suo viso; era di desiderio.
– A cosa pensavi che ti sei così eccitato?
– Ti arrabbi se te lo dico.
– No promesso.
– Beh, … a te, così come stai adesso …….
Mena ebbe un tuffo al cuore.
– Aspetta.
Si alzò, chiuse la porta e poi mise una mano sotto il lenzuolo, glielo prese nella mano.
– Vieni, amore, ti fa venire la tua mamma.
Lo stava masturbando con dolcezza. Si metteva due dita sulle labbra, prendeva la saliva e la passava sul glande e continuava facendo in modo che il glande non si asciugasse. Poi imboccò due o tre volte il glande per inumidirlo.
– Mamma, così ……. – disse Sandro.
– Lo vuoi così? si amore, si.
Ci mise tutta la sua passione: lo vedeva torcersi di piacere quando lei deglutiva col glande nella gola, Voleva farlo venire nella sua bocca. Il ragazzo era pronto per lasciar esplodere il suo orgasmo, lei lo sentiva contrarre i muscoli ed era il momento di dargli tutta la sua passione. Gli prese i testicoli nella mano e succhiò più forte e più dolcemente. Senti i suoi schizzi con il glande che le batteva contro il palato, lo aiutò a consumare tutto il suo orgasmo, non lo lasciò finché non sentì che era moscio. Deglutì due, tre volte per lasciare scivolare lo sperma lungo la sua gola, fino nel suo stomaco.
E lo baciò in bocca mentre ancora vibrava per l’orgasmo.
Lo raccontò a Luciana. Lei era divertita.
– Hai visto? non era poi così difficile. Bel sapore giovane, vero? Lo hai fatto godere molto? Ti è piaciuto farlo venire ?
– Beh, come dire …….
– Dai, il tuo ragazzo ha un cazzo bellissimo, che fa sognare…… Mena, lui ha bisogno di chiavare, sappilo.
– Ma non posso farglielo fare con me. Nella fica no.
– E invece si, perché è proprio quello che gli serve e quello che lui adesso sta desiderando dopo che lo hai fatto venire di bocca. Secondo me è nei suoi pensieri, lo sta già immaginando. Tu lo ami, è tuo figlio, allora amalo completamente…amalo tutto, anche nel corpo……e dagliela senza pensarci più.
– Ho l’insonnia – disse Luciana – prendo un sonnifero altrimenti non dormo.
Fece un occhiolino a Mena ed andò in camera da letto. Sandro stava ancora seduto a tavola.
– Non dai un bacio alla tua mamma? – chiese lei. E si abbassò col viso fino a quello di Sandro. Lui la baciò sulla guancia, dolcemente. Lei gli prese inl mento e lo baciò in bocca, con la lingua.
– Lo desideravo – disse – anche quando ti stavo…facendo venire.
Mise di nuovo la sua bocca su quella del ragazzo e gli spinse la lingua in bocca. Sandro le rispose.
– Luciana già dorme, non la svegliano neppure le cannonate – disse lei.- Mi cambio e vengo a farti un pò di compagnia.
Oramai lei aveva deciso, voleva farlo chiavare.
Provava uno strano sentimento di libido e di amore per suo figlio: era sesso, il desiderio di giocare col suo corpo, di farlo venire e di venire, un desiderio di possesso, di averlo tra le sue mani, tra le sue cosce che la stordiva. E lo amava; era stata felice di sentirlo venire nella sua bocca e di essere stata lei a farlo venire.
Entrò nella stanza del ragazzo, chiuse la porta a chiave, tirò via il lenzuolo e si mise in ginocchio accanto al suo letto.
– Lasciamelo toccare, non dire niente.
Prese il cazzo duro e lo masturbò lievemente, scappellandolo passandogli il pollice sul glande
– Mamma….
– Non dire niente, chiudi gli occhi. Dimmi solo si se vuoi venire di nuovo. Però dammi un bacio come quello di prima. Sono la tua mamma perciò posso farti venire.
Si misero insieme nel lettino, sui fianchi, l’una di fronte all’altro a baciarsi ed i loro corpi stavano a contatto. Lei si era sollevata la canottiera e gli premeva i seni nudi sul petto.
– Li guardavi, adesso li senti? toccali, sono tuoi.
Lui le prese i seni e glieli baciò, succhiò, mordicchiò
Fra loro c’era il cazzo duro di Sandro.
– Adesso é bello duro duro; mettilo qui, fra le cosce e stringiti di più contro di me.
Prese il cazzo del figlio e lo mise tra le cosce, ma nel metterlo aveva scostato le mutandine in modo che venisse a contatto con le labbra della fica. Il desiderio le aveva allontanato il pudore, voleva sentire quel giovane cazzo.
– Ecco, così la senti.
Sandro si muoveva leggermente, ma l’attrito con la cucitura delle mutandine lo irritava.:
– Aspetta – disse lei – me la tolgo…però se la tolgo tu……vuoi questo?
– Si
– Vuoi chiavare la tua mamma? Dimmelo.
Tolse le mutandine e la canottiera.. si mise supina ed aprì le cosce.
– Vieni tra le mie cosce, allora. Lo facciamo, abbiamo deciso. Entrami dentro. Adesso non sono la tua mamma ma la tua donna, voglio dartela. .Entra, chiavami e vienimi dentro; chiavami.
Sandro sentiva la fica caldissima e stretta; gli dava piacere sentire la carne che si resisteva e poi veniva allargata dal suo cazzo. Lo volle provare di nuovo; lo titò fuori tutto e lo spinse lentamene di nuovo dentro, e ancora.
– Bello, amore mio, mi fai morire così.
Lei stava venendo. Il ragazzo sentì le prime contrazioni della vagina e lei che spingeva forte il bacino contro il cazzo.
– Mamma, stai venendo?
– Si, amore mio, si. Finiscimi, fammi sfogare. Eccomiiii, sto venendo, amore.
Sandro la sentì stringere le fica mentre anche lui stava venendo.
– Si, vieni dentro di me, bagnami, goditi la fica della tua mamma.
Lo trattenne col cazzo dentro finché lui non si fu placato.
– Ah, Sandro, sei un tesoro. Ti è piaciuto? E’ stato bello farlo con la tua mamma? – gli chiese – o era meglio quella stupida ragazzina?
– Mamma, con te è bellissimo. Sei calda e dolce e sei più stretta di lei.
Lei sorrise per quel complimento osceno che la lusingava.
– Allora ho una bella fica? Avanti dimmelo.
– Si mamma, è bellissima.
– Fai piano quando vai a lavarti, non svegliare Luciana, io vado dopo. Aspettami in cucina, lo facciamo di nuovo.
Infatti, chiavarono in cucina, più lontano dalla stanza di Luciana, lei piegata sul tavolo e lui che la penetrava da dietro. Per Mena era un sogno, lui l’aveva fatta venire due volte e tutte e due penetrata, un amante da sogno. E poi sentirlo mentre la penetrava da dietro pressandole e stimolandole il suo punto G, sentire la forza della sua spinta, sentire che era suo. Glielo prese in bocca bagnato dallo sperma e dai suoi umori, per desiderio di possesso, lo succhiò. E sentiva il sapore di quello sperma di ragazzo che le faceva venire il desdierio di ingoiarlo.
– Glielo hai fatto fare? com’era?
– Luciana, ti prego. Sono molto in imbarazzo.
– Ma dai, stupida. Stai parlando con tua sorella, com’era?
– Un sogno, una meraviglia. E’ l’amante perfetto. Lui ha aspettato che venissi io prima di venire lui. Non è come quegli uomini quattro colpi e via. E’ resistente e lungo da venire. Lucy, che sogno ! Non lo avevo mai fatto così. Mi eccita solo a ripensarci.
– Visto? Che c’era di male nel far felice tuo figlio? Glielo hai fatto fare …. dentro?
– Si. Mi è venuto dentro ed io sono ancora stordita ed eccitata dalla sensazione del suo orgasmo.
– Ah,,,, avrei voluto essere al tuo posto. Faglielo fare ancora, segui il suo desiderio….e il tuo.
Luciana era partita con la sua auto. Lui e la madre partirono dopo di lei. Mena guidava con le cosce scoperte e lui gliele accarezzava.
– Sandro, sto guidando, aspetta che saremo a casa, avremo tanto tempo per noi due !
– Perché non ci fermiamo e lo facciamo qui, adesso? E’ da ieri che io e te non ……. Ti amo, mamma.
– Anch’io. E anch’io vorrei sempre farlo. Pensa, a casa saremo solo io e te ma dovremo essere prudenti, sarebbe uno scandalo. Aspetta, fatti toccare dopo che ho cambiato la marcia. E’ mio, dimmelo che é mio. Ti faccio fare tutto quello che vuoi, tutto.
– Sandro, viene zia Luciana. Starà con noi qualche settimana.
– Accidenti! e noi come facciamo….?
– Ma no. tu non lo sai ma lei è la nostra complice. E’ stata lei a spingermi, ad incoraggiarmi. Figurati, quando ti vedeva depresso voleva farlo lei con te.
– Davvero? quindi?
– Non perdiamo la nostra libertà.
– Ma che viene a fare?
– Ha nostalgia di noi, lo sai che ci vuole bene.
Sandro era all’università. Luciana era arrivata la sera prima, stanchissima. Si svegliò verso le 10 e dopo colazione si mise a parlare con Mena.
– Felice? – le chiese
– Si, Lucy. Io e Sandro siamo felici in questa situazione. Lui è diventato bravissimo, gli ho insegnato molto.
– Anche…? – e si passò la lingua sulle labbra.
– Ah, si, mi fa morire per un’ora buona prima di finirmi.
– Accidenti, ma è il massimo!! Come ti invidio !
Quando Sandro tornò furono abbracci e baci con Sandro. Lui la strinse per i fianchi e Luciana lo baciava a ripetizione sulle guance.
– Ti sei fatto più bello. Si vede che certe cose fanno bene.
– Casa, zia Lucy?
– Non mi hai capita? “quelle” cose. Anche Mena la vedo rifiorita, più curata, più elegante. E dai, Sandro, non fare lo gnorri con zia Lucy, so tutto.
– Già, e sei stata tu a…..
– Ho fatto male?
Sandro la abbracciò e la baciò sulla guancia.
– Guarda che tu sei un bel ragazzo…ed io non sono di legno. Se mi stringi così…..
– Zia Lucy?!?
– Beh ? che ho detto di sbagliato? Piace anche a me, sai.
A tavola erano allegri.
– Allora, raccontatemi di voi due.
– Cosa vuoi sapere – chiese Mena
– Quello che fate, come lo fate, quando lo fate. Ho il diritto di saperlo, vi pare?
Risero, la cosa era divertente.
– Di mattina – disse Mena – sembra che la voglia sia più forte.
– Si – disse Sandro – qui, in piedi. Mi tiene calmo tutto il giorno, fino alla sera. Ma la sera……
– Eh…immagino le vostre notti…..- disse Lucy
Mena preparò il letto per Luciana accanto a lei, nel letto grande. Quando furono a letto, Lucana chiese.
– Vai da lui stanotte?
– Ho mal di testa, no, stasera non mi sento.
– Tu saresti gelosa di me?
– No, di te no. Perché me lo chiedi?
– Perchè mi hai fatto venire un desiderio.
– Lucy, tu vuoi…provare con lui?
– Solo se tu lo accetti. Il fascino dell’incesto, capisci. Poi é così bello. A te dispiacerebbe che lui avesse un’esperienza con me? Ci sto pensando da questa estate; se non lo facevi lo avrei fatto io.
– Lucy, io….accidenti! che vuoi che ti dica….e va bene….. per una volta sola, però. In fondo sei stata tu a convincermi…..aspetta che mi sia addormentata.
Luciana entrò nella stanza di Sandro; lui dormiva e lei sollevò la coperta e si mise accanto a lui, pressandolo col corpo nudo. Si svegliò, pensò che fosse la madre e le mise una mano sulla fica.
– Ma tu……
– Si, sono zia Lucana. Come ti sei accorto nel buio….
– Hai le grandi labbra molto grosse e gonfie. Mamma sa che sei qui?
– Si. Lei ha mal di testa, sta dormendo, e per non lasciarti solo…..dai, tocca il mio corpo.
Era un poo’ più paffutello di quello di Mena, seni più grossi e più turgidi, una leggera peluria sul ventre e le grandi labbra grosse come un cordone. La baciò in bocca e lei lo ricambiò quasi con furore.
Stavano sui fianchi, il letto era piccolo ed il glande del ragazzo premeva nell’incavo delle grandi labbra, sul clito. Allora Luciana lo prese in mano e cominciò a passare forte il glande sul clito, forte e veloce.
Quela giorco lo eccitava da svenire; sentiva la dolcezza di quella fica bagnata dagli umori e del glande che scivolava sul clito dandogli brividi e sensazioni. Luciana cominciò ad ansimare; quella masturbazione la stava portando all’orgasmo. Continuò finchè non esplose in un orgasmo intenso, forte, carico di libidini. E continuò a passare il cazzo duro sul clito fino a consumare tutto il piacere.
– Ah, che bello. Sei un dio. Un altro sarebbe venuto prima che io finissi. E da questa estate che sognavo di farlo, dopo che ti avevo visto dormire col cazzo duro negli slip. Ora ho la fica stretta, vieni.
Lei si muoveva sotto il movimento del cazzo, le piaceva da morire il modo come Sandro la stava chiavando, tre colpi e una pausa, e così via.
– Bravo, bravo. Me lo stai facendo sentire tutto il tuo cazzo. Che forza, bravo, chiava zia Luciana, chiavami.
– Ti vengo dentro?
– No, amore, sulla pancia. Voglio sentirlo sulla pancia.
– Non mi piace uscire mentre sto venendo.
– E allora aspetta che mi giro. Nel culetto.
– Con mamma non lo abbiamo mai fatto.
– Prova, a me piace moltissimo.
Bastò un po’di saliva, Luciana lo prendeva nel culo, il culo era predisposto. E lui sentì come lei faceva pulsare sul glande quando lui lo spinse appena oltre lo sfintere. La chiavò forte, sbattendola sul letto e spingendoglielo fino nelle viscere; e lei godeva, si esaltava.
– Tutto, fallo entrare tutto.
Per lui era un piacere sentire il culetto della zia contro il suo ventre, Le allargava le natiche per spingerlo di più e lei lo assecondava, si teneva lei stessa le natiche aperte, si sollevava dal materasso per offrirgli il suo culo. Sandro le venne nel corpo, lei lo sentì spingere sempre più forte e sempre più veloce.
– Si, si, vieni, bello di zia, vieni nel mio culo !!!
Lei andò a lavarsi e dopo Sandro andò in bagno. Gli era piaciuto moltissimo, per lui era nuovo. Tornò in camera sua. Luciana stava sul bordo del letto a ginocchia divaricate.
– Davanti a me, inginocchiati, sai cosa voglio?
– Forse si, dimmelo.
– Fammi sentire come ti ha insegnato tua madre, con la lingua. Vuoi farmelo, amore?
Sandro scherzò:
– Che mi dai in cambio?
– Ti ho dato anche il culetto, che altro puoi volere?
– Te lo chiedo dopo. Adesso dimmi solo si.
– Si, certo, quello che vorrai.
– Rimani con le cosce aperte così e mettiti con le spalle sul materasso.
Le prese le gradi labbra tra pollici ed indici e le pressò come se volesse chiuderle; strinse forte, facendola ansimare. Poi le mordicchiò, le leccò, le succhiò forte, sempre tenendole strette. Le lasciò e passò il dorso ruvido della lingua sulla fica: Luciana ebbe un piccolo sobbalzo di piacere. Le prese tra le labbra una delle piccole labbra e la succhiò fortissimo, poi l’altra. La lasciò calmare un attimo e le passò la lingua insalivata nell’incavo tra piccole e grandi labbra, più volte, e passò al clito. Lo succhiò con forza, quasi volesse strapparglielo, poi passò la lingua sopra, bagnandolo di saliva e continuò, ancora ancora, portandola ad uno stato di eccitazione da stordirla; e continuando la penetrò con indice e medio incrociati, chiavandola forte.
Poi introdusse solo il medio, lo passò sulla volta della vagina cercando il punto di maggiore sensibilità, il punto G.
– Zia Lucy, dimmi tu quando ci sono sopra.
Lo rifece, pianissimo e ad un certo punto Luciana ebbe un sobbalzo di piacere.
– Qui – disse – dove sei adesso.
Lui premette su quel punto mentre continuava a tormentarle il clito…e la sentì liberarsi dei suoi umori che gli bagnarono la mano, la sentì venire torcendosi, dibattendosi, mugolando, tirandosi i capezzoli forte, fino a sollevarsi i seni.
– Mi fai morire così, sei troppo bravo, é troppo bello. Ah, come ti ha insegnato bene la mia sorellina !
– Sei contenta, zia Lucy.
– Sono felice, lo farei di nuovo anche adesso. Ma tu vuoi venire ancora? Dai, ti fa venire zia Lucy.
– Mi hai promesso…..
– Si, certo, cosa vuoi?
– Mi piacciono le tue tette, capisci?
– Mettilo qui, in mezzo, e non muoverti: faccio tutto io.
Lo scappello e lo mise in mezzo ai seni e lei li teneva in mano e li muoveva in modo che strofinassero il glande. Ogni tanto lasciava colare saliva per rinfrescare e far scivolare. Poi si bagnò l’indice e lo mise tra le natiche del nipote.
– Alanti, allargati, fatti carezzare nel culetto.
Gli passava il dito umido sull’ano e sentiva che a lui piaceva. Spinse la punta del dito un pò dentro e lui la lasciò fare.
– Ah, vieni qui allora. Ti faccio provare una cosa.
Si inginocchiò di fronte a lui, glielo prese in bocca, lo succhiò un poco e poi gli disse:
– Facciamo come prima. Avanti. Lo vuoi?
Non aspettò la risposta. Lo eccitò col pompino e gli carezzava l’ano.
– Se ne vuoi di più, spingiti sul mio dito.
Ma fu lei a spingerlo nel culo del nipote, seguendo il ritmo del pompino, dapprima piano, poi più forte, sempre più forte e quando sentì che stava per venire, incrociò due dita e gliele spinse dentro senza muoverle. Sentì le contrazioni del suo ano nell’orgasmo insieme al caldo dello sperma nella sua bocca e sentì che lui era felice, godeva moltissimo.
– Allora? – le sussurrò nel buio Mena.
– Avevi ragione, quel ragazzo é un dio, mi ha fatto morire. Magari gli altri uomini fossero come lui.
– E non hai visto ancora niente. Quando è di genio è capace di chiavarmi nella fica per mezz’ora prima di venire. A volte ho la sensazione di non bastargli. Dopo che abbiamo chiavato fino alle due di notte, la mattina alle sette mi sbatte contro il muro e mi chiava prima di uscire.
– Mena, ma se fossimo in due, io e te, lui sarebbe più contento.
– Si, credo di si. Vieni a stare con noi? Che ci fai tu sola in casa? Dai, trasferisciti da noi. Ci dividiamo le spese e ci dividiamo….lui. Ah, Luciana, mi hai spinta tu in questa avventura, grazie.
– Beh, ti dirò una cosa che non sai. Vedi questa estate stavo in terrazzo e sai che il finestrino del bagno affacciava in terrazzo. Era socchiuso ed io l vidi che si masturbava mettendosi sopra il tuo olio solare e facendo scivolare le mani sul glande l’una di seguito all’altra. E’ una cosa che eccita moltissimo. Quando stava venendo disse una parola.
– Quale?
– “Mamma”. Lui si masturbava pensando a te e perciò ti incoraggiai. Se non ti fossi decisa lo avrei fatto io, era un peccato, un spreco, un cazzo così bello e così duro che si masturbava pensando a te. Credo che tu sei sempre stata nei suoi desideri, si masturbava pensando a te, veniva per te. Gli sto insegnando altri piaceri, vedrai.
– Lucy, vieni ad abitare con noi. Io e te insieme lo faremo felice.
ciao ruben, mi puoi scrivere a gioiliad1985[at]gmail.com ? mi piacerebbe condividere con te le mie esperienze...
Davvero incredibilmente eccitante, avrei qualche domanda da farvi..se vi andasse mi trovate a questa email grossgiulio@yahoo.com
certoo, contattami qui Asiadu01er@gmail.com
le tue storie mi eccitano tantissimo ma avrei una curiosità che vorrei chiederti in privato: è possibile scriverti via mail?
Complimenti, argomento e narrazione fantastici.