L’avevo vista per la prima volta una sera agli allenamenti. Accompagnava suo figlio e la trovai bellissima: alta, slanciata, capelli biondi corti, occhi chiari. Sembrava una donna del Nord Europa. Indossava una camicetta azzurra e degli short bianchi che mettevano in risalto le sue lunghe gambe abbronzate. Ai piedi, sandali gioiello.
“Ma chi è? Non l’ho mai vista prima.”
“Come non la conosci? È Francesca.”
“Possibile che non l’abbia mai vista prima? Ormai sono quattro anni che sono tornato…”
Tornato a casa, trovarla su Facebook fu semplicissimo e scriverle su Messenger ancora più facile.
“Ciao. Ora, mi rendo conto che sembra un atteggiamento un po’ da stalker (ma davvero non lo sono, giuro), ma io e te non ci conosciamo? Cioè, mai visti né parlati prima?”
“Ciao, penso che non abbiamo mai parlato, però forse da qualche parte ci siamo incontrati.”
“Ahhh, io che cercavo certezze… ancora per poco posso giocarmi l’alibi del ‘Sai, sono stato tanti anni via…’, ma sta per scadere il bonus. Se non ricordo se ti ho vista prima (parlato, sentita…), è subito un problema di memoria. 😟”
“No, dai… comunque, io con il tuo cognome conosco Fausto.”
“È mio fratello!”
“Sono amica di Carla, inoltre Barbara e il mio bimbo sono in classe insieme.”
“Beh, a questo punto, se ci sei giovedì, mi presento ufficialmente: nome, stretta di mano, piacere mio e tutto il resto.”
“Ok, d’accordo, ci sarò.”
Bingo!
Chiamai subito mia cognata, costringendola a raccontarmi tutto ciò che sapeva. L’informazione più importante? Francesca era separata da più di un anno ed era ancora libera da legami. Perfetto, niente seccature di mariti o altri spasimanti.
La sera della presentazione ufficiale ci venimmo incontro, ci stringemmo la mano e sorridemmo.
“Piacere.”
“Piacere mio.” Mi avvicinai leggermente e le sussurrai:
“L’altra sera non mi ero sbagliato: sei bellissima.”
“Che gentile, grazie…”
Tutto lì, per quella sera. Rimasi agli allenamenti e, quando suo figlio finì, se ne andarono. Ci salutammo da lontano con un cenno e un sorriso.
Dopo un paio di giorni di messaggi abbastanza generici, decidemmo di vederci per un caffè. Lo facemmo due volte: una al centro commerciale, l’altra davanti alla piscina. E ogni volta Francesca mi piaceva di più. Ogni volta si presentava più affascinante. Decisi di giocarmi il tutto per tutto e la invitai a pranzo da me.
Un pranzo estivo, leggero. Parlammo tanto, ma sul finire Francesca divenne seria.
“Rudi, mi interessi molto, mi sembri una bella persona, ma devo sistemare i miei casini con il mio ex marito. E poi c’è mio figlio… la situazione è abbastanza delicata e, per ora, preferisco non avere coinvolgimenti. Possiamo essere amici, vederci per un caffè, ma per il momento niente di più.”
“Sì, certo, capisco. Mi dispiace, ma me ne rendo conto… davvero nessun problema. Però vediamoci ogni tanto, dai.”
Ci lasciammo con un lungo abbraccio e un bacio sulle guance.
Naturalmente, non mi passò neppure per un attimo dall’anticamera del cervello l’idea di rinunciare. Ma la mossa successiva la fece lei: caffè a casa sua due giorni dopo.
Arrivai e mi accolse nel soggiorno: divani bianchi, arredo tradizionale toscano in legno, di buon gusto. Per salutarmi, mi abbracciò. Le baciai la guancia, ma indugiai con le labbra. Lei non si sottrasse, anzi, mi strinse un po’ più forte. Così, le diedi ancora qualche bacio, spostandomi verso il collo.
“Hai un profumo buonissimo…”
“Ti piace?”
“Tantissimo.”
Con le labbra feci il percorso a ritroso, soffermandomi appena sulla guancia prima di proseguire verso la sua bocca, che trovai socchiusa ad aspettarmi. Entrai appena con la punta della lingua e trovai la sua che mi cercava. Ci baciammo piano, piccole schermaglie per conoscerci, poi i primi affondi. Le braccia si serrarono, le mie mani sui suoi fianchi la stringevano per guidarla a me. Volevo che percepisse che mi stavo eccitando. Il suo corpo si faceva più lieve e si lasciava attirare a me, compiaciuta dell’effetto che mi aveva procurato.
Le presi il viso tra le mani.
“Ma quanto sei bella! Lo sai, sì?”
Senza aspettare risposta, la baciai di nuovo, questa volta con più intensità, come a mimare una penetrazione. Lei rispose colpo su colpo. In pochi secondi, avevo già il cazzo che mi scoppiava. La tenni stretta, spingendole l’inguine contro la pancia.
Ci staccammo un attimo, il tempo di un sorriso. La girai, mettendole un braccio intorno al busto per baciarle il collo e strusciarmi contro il suo culo.
“Rudi, dobbiamo fermarci.”
La lasciai andare subito.
“Sì, scusami… non volevo.”
“No, anzi… mi piace tantissimo. Solo che ho il ciclo e non possiamo spingerci oltre.”
Cazzo, che sfiga di merda…, pensai. Ma non feci una piega.
“Ah, ma no, figurati. Nessun problema, non c’è nessuna fretta. Tanto non scappiamo, no?”
“Infatti.”
Invece di sederci sui divani in pelle, finimmo seduti sul pavimento, così fresco in quel luglio caldissimo. Uno di fronte all’altra, ci ritrovammo abbracciati e di nuovo a baciarci, con una foga che mi fece indurire di nuovo. Lei si mise a cavalcioni, schiacciandomi il cazzo ad ogni affondo della lingua. Cominciò a farmi pregustare cosa avremmo potuto fare una volta che il ciclo le fosse terminato.
Ci sarebbe stato almeno un pompino, ma non insistetti. Come primo approccio, andava già bene così.



scusa, al quarto sono bloccato!
ti ringrazio, mi fa molto piacere sapere che ti sia piaciuto! il secondo capitolo l'ho completato. nel terzo sono bloccato.…
ne ho scritti altri con altri nick...spero ti piacciano altrettanto.
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Ti ho scritto, mia Musa....attendo Tue...