Si sa che il mare racconta tante leggende, ma una in particolare mi è rimasta impressa, forse mi è stata raccontata da un vecchio pescatore, comunque proverò a raccontarla, dice più o meno così’
La Leggenda del Mare racconta di un Uomo Solitario, che nella vita, pur essendo ancora abbastanza giovane, aveva visto molte città, quasi sempre da solo, e camminando lungo le strade e le piazze aveva imparato a leggerne i segreti, a decifrare i volti della gente seduta nei caffè, di chi leggeva un giornale su una panchina e di chi sbuffava aspettando il tram, di due amanti che si abbracciavano in segreto e dei ragazzi che ridevano uscendo dalla scuola.
Una volta l’Uomo Solitario si trovò in una città di mare, dove le piazze e i palazzi si moltiplicavano nello specchio delle onde, dove tutto era musica ed era grazia e nasceva da una storia che durava da millenni, attraverso uomini e donne di religioni diverse, nel dialetto così aperto e pronto a suoni dolci di vita, nel mistero della luna che d’improvviso saliva nel cielo, così generosa nell’abbracciare i luoghi e nell’incantare il tempo. Passavano i giorni e l’Uomo Solitario sentì di amare quel luogo, così vero, così ricco di luce che trovò naturale che molti viaggiatori, nei secoli, con tanta gioia vi avessero sostato. Una sera si ritrovò in una strada ben illuminata, all’angolo una scritta come quelle di un luna park, prometteva musica ed allegria e l’Uomo Solitario provò ad avviarsi. Il posto era al primo piano di un palazzo, sembrava una casa come tante ed era strano pensare di entrarci; l’Uomo Solitario con passo esitante salì le scale, trovò la porta ma non ebbe il coraggio di entrare, ‘magari domani’ pensò, e tornò al suo alloggio. Tornò la sera dopo e stavolta decise di entrare, con mano un po’ incerta aprì la porta e dentro la musica riecheggiava, si avvicinò al bancone e lì, seduta sorridendo quasi ad aspettarlo, vide una Principessa vestita di bianco. L’Uomo Solitario sorrise, si avvicinò e strinse la mano alla Principessa, chiacchierò a lungo con la signora dietro il banco e con la Principessa, poi sedette solo con la Principessa: e come per incanto, profondi e limpidi nel locale semibuio, vide risplendere i suoi occhi. Intorno a loro il tempo continuava a passare, l’Uomo Solitario parlava della sua vita, della poesia del tempo fugace e ingannevole che le parole provano ad ingannare, la ascoltò parlare di lei e intanto la musica, il cibo e tutto d’intorno era vero, e fluido, come il mare della città, così lieve e insieme così reale. D’un tratto la Principessa gli chiese se voleva ballare, l’Uomo Solitario esitò ma lei sorrise, e lui vincendo ogni altro dubbio, lentamente, magicamente la prese tra le braccia, e insieme ballavano e cantavano e il tempo continuava a passare, sembrava un’onda dolce capace di guidare i loro sogni, sembrava nascere e durare al di là del tempo e dello spazio. Poi la Principessa gli chiese un indirizzo, per potergli scrivere, gli chiese se le avrebbe mai fatto un regalo ed egli sorrise con dolcezza, disse che voleva farlo, poi si abbracciarono, forse con la speranza di rivedersi.
Fuori era la notte ed era il mare, era il risplendere della luna ed il tempo che continuava a passare, l’Uomo Solitario tornò al suo alloggio mentre tutte le strade, tutti i palazzi sembravano dirgli che tutto era bello, che era bello quello che aveva vissuto, che era dolce e limpido come l’onda del mare, come il tempo che non smetteva di andar via e come l’aurora che forse, chissà, avrebbe portato una lettera della Principessa, di lei dagli occhi risplendenti, di lei così dolce che comunque, l’Uomo Solitario lo sapeva, per sempre sarebbe rimasta dentro di lui.
In tutte le volte in cui Maria ordina a Serena di spogliarsi, Serena rimane sempre anche a piedi nudi oppure…
Quanto vorrei che il live action di disney fosse più simile a questo racconto! Scherzi a parte: divertente, interessante, bel…
grazie amore
Non credo di aver avuto il paicere, ma grazie intanto della lettura.
Leggendo i tuoi racconti continua a venirmi in mente Potter Fesso dei Gem Boi