Questa è una storia che volevo raccontare da un po’ di tempo.
E’ la storia di un’amore giovanile che si trasforma.
Lei era una ragazza del mio quartiere.
Erano tre, quattro ragazze di sedici anni che stavano su un muretto. E’ inutile che vi spieghi il concetto di ‘muretto’, ben noto all’italica gente.
Il muretto è un luogo dello spirito.
Infatti non c’era, fisicamente, un vero muretto. Ciò che di più simile c’era (un casotto contenitore di contatori), era scomodissimo per starci seduti.
Noi eravamo un gruppetto di maschietti dicassette-diciottenni, e ronzavamo intorno a questo muretto.
Nella frequentazione murettesca funziona così (per chi non lo sapesse), tutti a turno piacciono a tutte, e tutte a tutti.
Ci sono muretti più promiscui in cui tutte si mettono con tutti. Il nostro era più morigerato, e fu di più breve durata, rendendo impossibile il completarsi delle combinazioni.
Ora mi alieno le simpatie del pubblico femminile (ma ho detto VERITA’, e verità sia):
Io ero un po’ vanitoso(ora me ne rendo conto), sapevo di piacere a Lilia. E volutamente la tenevo in una condizione di muta adorazione.
Lei mi sbatteva gli occhi, si sdolcinava , si sdilinquiva ogni volta che parlavo.
Ed io mi godevo questa sensazione di piacere (non frequente per me).
Mi piaceva?
E che ne so?
Secondo me ci sono delle età in cui i gusti non sono poi così definiti, ed il caso incide molto.
Tu piaci a lei, quindi lei, in un certo senso ti piace. Se non altro non può lasciarti indifferente il fatto che lei ti adora.
Continuavo a sentire le amiche che dicevano ‘guarda che tu piaci a Lilia’.
Ed io ‘ma ‘non lo so’.
Però non negavo l’interesse del tutto sennò, temevo, si sarebbe allontanata (ma tu si’ ‘na carogna!).
A questo punto lei si scoccia e mi frega nel più banale dei modi (carogna e fesso, la peggiore combinazione)
Dopo una festa mette in giro la voce, ad arte, che io non le piacevo più tanto e le piaceva Caio.
Mi telefona un mio amico dicendo ‘mi ha detto Caia che a Lilia piace Caio’.
Mi ricordo ancora esattamente i miei gesti.
Senza dire parola esco di casa, salgo sul motorello, citofono e dico :
‘Scendi’
Lei scende, ed io ‘è vero che ti piace Caio?’
Lei nega con fare malizioso.
Si dispera, giura.
A questo punto Ci mettiamo insieme dopo avere pronunciato la formula di rito (‘tu mi piaci , vorresti metterti con me?’ ‘si lo voglio’).
Una storia romantica dunque.
Sessualmente una tortura.
Lei, ragazzina di buona famiglia, non la dà. .
Dopo una settimana di baci riesco, stentatamente, a toccarle le tette (non male peraltro).
La situazione è quindi drammatica.
A quell’età c’è un esigenza mentale e fisica di fare sesso (poi cambia?)
Le pippe sono grandi amiche del diciassettenne, ma non possono bastare.
E qui parte la parentesi.
La mia scoperta delle seghe merita un racconto a parte.
Faccio come Manzoni ‘chi vuole può saltare questa parte’.'(allora perché l’hai scritta se sapevi che era pallosa?).
Ricordo bene la prima sega, qualche anno prima (vai con la musica del ricordo..laaalaalllallalllallaaa).
C’erano dei filmetti sulle reti private in quegli anni. Tutti dormivano ed io mi mettevo vicino alla televisione. Il pisello mi diventava duro e lo rimaneva per tutta la durata del film.
Io lo toccavo e lo sfioravo. Non avevo ancora idea di che cosa fosse ‘venire’.
Scientificamente, sapevo che l’uomo emetteva il seme. Ma non comprendevo come, e perché, lo emettesse. Chi comandava l’emissione?.
Quindi stavo con questo pisello in mano senza un fine preciso, per il solo piacere di sfregarlo.
Una sera due vampire particolarmente procaci si iniziarono a leccare a vicenda su un tavolaccio (non di casa mia, nel film).
Io avevo il pisello in mano afferrato per la punta.
Sento un sommovimento interno. Che cazzo è?. Sai il rumore del terremoto che arriva?. Un tremore profondo, un rumble rumble del pisello stesso. Ho la sensazione di un eruzione imminente.
Stà per eruttare, ed ora che faccio?.
Istintivamente mi è venuta come l’idea di ‘tapparlo’. Ho stretto la pelle del prepuzio.
Quando sono ‘venuto’, se così si può dire , ho sentito come una scossa elettrica ed un fluire via. Ma ero sempre concentrato sull’eruzione da tenere a bada.
E’ stata incredibile la sensazione di emettere liquido, che non era pipì e che, si sentiva, veniva da un’altra parte.
La pelle si è riempita come un palloncino, ed io sono corso in bagno.
Poi ho guardato quello che usciva.
Eccola, mi dicevo, sarebbe questa la ‘sborra’ di cui tanto si parla (così la chiamavano i miei compagni). Ecco come fa ad uscire: esce da sé, casualmente, non per tua volontà.
Da quel giorno mi ero impratichito.
Potevo farmi un numero di seghe imprecisato, avendo opportunità e tempo.
Che in realtà non avevo, essendo impegnato nella scuola, nello studio, in attività sociali e andando a letto presto.
Poi erano arrivate le ragazze, intorno ai quindici anni. Con loro ero andato oltre (scriverò poi un prequel), ed ora si trattava di tornare indietro con Lilia.
Lei era proprio acqua e sapone.
Sempre in pantaloni, calzini bianchi, mai un filo di trucco, sempre ingenua, dolce, gentile.
Per quanto le volessi bene, e per quanto non fossi centrato sul sesso, un pochino di più volevo farlo, con lei.
Non che le mancasse il desiderio.
Mi ricordo le nostre pomiciate.
Io mi sdraiavo sul divano.
Lei si metteva su di me, a cavalcioni di una mia gamba, in modo che la topina strusciasse sulla gamba.
Poi mentre ci baciavamo si muoveva in avanti e indietro.
E sentivo la topina che cambiava forma, come se restasse impigliata sulla mia gamba, e che si scaldava.
Lei MAI metteva le mani sul mio attrezzo, MAI permetteva alle mie di entrare dentro i pantaloni (e ci provavo , giuro).
Tutto dall’esterno. E poi un mal di palle allucinante.
Ma era tanto dolce e carina.
Arriva l’estate.
E qui iniziano i guai.
Un periodo al mare da lei (io da solo in campeggio).
Poi parto.
Arrivo al mare da me, e dopo due giorni una ragazza, molto bella e affascinante mi inizia a corteggiare. Nel senso che mi segue dappertutto, pur facendosi vedere molto distaccata.
Il quinto giorno ci provo, e stiamo insieme tutta l’estate restante.
Alla fine il dilemma.
Comunque dico alla ragazza affascinante ‘scusa sono fidanzato’ e torno con la mia tontolona.
Torno in città e qui inizia il divertimento.
Io che mi sento eroico.
‘sono tornato da te!’
Lei arriva ed ha uno sguardo strano.
Io non ci posso credere:
1. non mi venera più
2. probabilmente ha fatto quello che ho fatto io.
Me lo confessa, senza lacrime (brutto segno). Ha baciato uno. A proposito, avete notato?, molte confessioni sono: ho baciato tizio, ho baciato caio. Come sono romantiche le nostre donne:
‘Un bacio, solo un bacio, cos’è in fondo un bacio?, un apostrofo rosa”
‘Sì’, ecco, fammi capire, questo apostrofo rosa, esattamente, di preciso, lui quand’è che l’ha tirato fuori’?’
Due mesi dopo il ‘bacio’ io e Lilia ci lasciamo senza nessuna scossa.
Ed io che mi ero proiettato tutto un film in cui tornavo dalla santa dopo avere lasciato la rovinafamiglie.
Amici, a voi mi rivolgo. Tra la santa e la rovinafamiglie, ricordatevelo sempre, quella buona è la rovinafamiglie.
Questo significa: restate con la santa, ma sfruttatene appieno le potenzialità.
Qui la storia sembrerebbe finita.
Un momento, devo soddisfare fino in fondo l’esigenza di punizione del cattivo della storia (che sono io).
Richiamo biecamente la rovinafamiglie, che mi dà il due di picche: ‘adesso mi chiami?sto con un altro che mi piace da impazzire’.
Buuuu, tristezza (e giù pippe).
Ed ecco però il sequel. (qui si tromba, abbiate pazienza ancora un attimo).
Lilia parte per una altra città, a lavorare dopo la maturità. Io studio all’università .
Passano due anni di contatti sporadici, poi torna.
Lei circa ventenne. Io un anno di più.
Ci incontriamo in gruppo.
Lilia è proprio cambiata.
Lo sguardo è fisso su di me. Uno sguardo da ‘telosucchio’.
Il modo di parlare, le cose che dice, sono diverse.
Mi sommerge di esplicite allusioni sessuali, tanto che io ci rimango quasi male.
‘sei diventata brava a cucinare ?’
‘sapessi in quante cose sono diventata brava’ e giù lo sguardo.
Come?
Una santa, un fiore, un giglio di purezza, ridotto così, a fare battute esplicitamente allusive.
Il moralismo dei giovani?, non credo, proprio un senso di delusione per quello che, mi sembrava, avesse perduto. E per la forzatura di quelle allusioni.
Quindi quella sera finisce così.
E però il rovello inizia a lavorare.
Intanto era più bella (fare sesso migliora l’aspetto), più donna, più sensuale.
E poi pensavo: ‘lei vuole fare l’amore con me, ci pensi, proprio lei. Quanto l’ho desiderata.’e poi considerazioni più materiali: ‘Non le ho mai neanche visto la topina, e potrei vederla. Io e lei. Lei, proprio lei che mi tocca il pisello. Assurdo, neanche se lo vedo,” e così via.
Drinnnn
(così facevano i telefoni. Ed è comodo per chi scrive ).
Drinn (è lenta a rispondere)
‘che fai stasera?’
La serata procede allegramente.
Io sono in uno stato di curiosità, continuo a guardarla, e a non credere al fatto che, dopo tanto tempo, tra poco farò l’amore con lei.
Ci sono delle volte che ti godi la serata, pizza e birra, perché non hai fretta di far finire l’attesa.
E’ una di quelle sere.
Io protraggo l’arrivo a casa, per chiacchierare e capire meglio che cosa l’ha trasformata così.
Man mano che la serata va avanti capisco di più.
La sua esperienza fuori è stata tosta. Sola, abbandonata ha frequentato gente assurda. Gente votata al lavoro, carrierista, sprezzante.
Si è poi messa con uno, non il peggiore, ma neanche un buon soggetto (dal punto di vista etico).
E lì, semplicemente, si è abituata a quel modo di essere.
Aggressivo, in primo luogo.
Man mano che passano le ore riaffiora la Lilia che avevo conosciuto, a cui avevo voluto bene.
Mi sembra un film, quando il cattivo (che prima era buono) per un attimo recupera il suo vecchio essere, ma poi dice ‘ormai sono cattivo,’ quasi con tristezza.
Qui è un mezzo e mezzo. C’è nostalgia per la vecchia sé stessa, ma anche orgoglio per la nuova che è diventata.
E voglia da parte sua di farmi vedere di che cosa è capace.
Bene, sarà un piacere.
A casa.
Lei si siede sul divano.
Ora il ricordo indelebile.
Le metto la mano sulla nuca ed inizio ad accarezzarla. Poi l’avvicino a me, e la bacio.
La mano sulla nuca inizia ad accarezzare i capelli.
L’altra mano si poggia sul ginocchio.
Lei porta una gonna sopra al ginocchio, e delle calze coprenti.
Ed ecco la cosa che mi colpisce. Appena la mano si poggia sul ginocchio, lei spalanca le gambe.
Ma le spalanca veramente.
Completamente aperte.
Io mi stacco e la guardo. ‘scopami, scopami’ mi diceva con lo sguardo.
Sul mio divano con le gambe spalancate.
Sono immagini che devi guardare più volte per realizzare.
Ma poi, quando realizzi, la botta arriva forte.
Mi voglio godere il momento.
Per cui resto a guardarla fisso negli occhi, e salgo lento con la mano lungo la coscia.
Scopro la parte restante di gonna.
Ormai le calze coprenti sono come un pantacollant.
Con le due mani le tiro giù. Lei alza prima un piede , e poi l’altro. Nessuno di noi distoglie lo sguardo dagli occhi dell’altro. Capisco che anche lei ha lo stesso ‘trip’: scopare con Ombra, dopo tanti anni e tanto sesso negato, scopare.
Io sono seduto. Lei è scivolata verso il basso, le gambe protese fuori dal divano.
Un lembo della gonna copre ancora le mutandine.
Lo sollevo con lentezza, come si scopre il velo della sposa prima di baciarla
E mi appare uno slip trasparente, bianco, con la classica macchia scura sotto.
Una nuvoletta nera che si spande in un te bianco.
E’ la fica.
La fica di Lilia.
Lilia dunque ha una fica.
Una fica vera fatta di carne e peli.
Appoggio la mano aperta sopra, con delicatezza.
Stringo leggermente sempre senza perdere il suo sguardo.
Tepore.
Umido.
Incavo tra le labbra.
Dito che preme.
Dito che si insinua, e scava.
Mugolio
‘mmmmhhh’
Mi sporgo in avanti ed infilo la mano nella mutandina.
Un solo passaggio sulla topina, esternamente.
Ogni passaggio me lo fisso nella mente (e così ora lo posso raccontare).
A questo punto sfilo la mano.
Mi alzo e senza dire nulla, le tendo la mano, per alzarsi dal divano ed andare sul letto.
Fare l’amore è una doccia di sensazioni.
Quelle fisiche si uniscono a quelle spirituali.
E’ impossibile raccontarle tutte. Più difficile è raccontare il sesso quando c’è un coinvolgimento emotivo forte.
Si possono però, secondo me raccontare spezzoni.
Mi trovo con lei sul letto.
Le sfilo le mutande, piano.
Mi trovo la sua fica davanti al viso, e non resisto alla tentazione di appoggiare la lingua in mezzo.
Il clitoride è piccolo.
E’ tutta piccola. Ha dei tessuti tesi, elastici.
Si allarga e si richiude, mentre la lecco.
E’ bello e impressionante. E’ come una bocca, sembra quasi che l’imene non si sia rotto, o non si sia rotto intgralemnte (lei poi me lo confermerà).
E’ quindi una fica strana.
Ha come una saracinesca, o una membrana.
Insomma, ha la capacità di aprirsi e chiudersi.
E lo fa. Ad ogni vibrazione più forte, si apre.
Quando hai il viso davanti ad una fregna , lei ti sembra enorme.
Il tuo mondo è quella fregna.
La donna lecca un uccello, l’uccello, è davanti a lei, o dentro la bocca, in ogni caso non è tutto il suo orizzonte.
Quando lecchi una fica, la fica è tutto il tuo orizzonte, è tutto il mondo.
E’ spaventosa.
In lontananza, oltre i seni, vedi lei, che raramente ti guarda, spesso è persa altrove.
E’ molto bello, questo pochi lo dicono, la visione dei seni da sotto, mentre la lecchi.
Ed anche per verità l’ampia prateria della pancia mi piace.
I seni sono duri, ed i capezzoli svettano come torri sulle colline.
Decido di ricorrere ai soliti trucchetti. Uno di quelli è , chiaramente, ‘la lingua più in fondo possibile’.
Qui bisogna essere tosti, nel senso che non basta spingerla, ma devi muoverla e tenerla tosta.
Ma comunque non è il trucchetto più gradito.
Il risucchio è quello più gradito.
A me personalmente piace succhiare il clitoride. Cioè acchiapparlo, con un piccolo risucchio, per tenerlo in bocca, e leccarlo mentre ce l’ho in bocca, come una caramellino.
E’ più facile a farsi che a spiegarsi.
Ad ogni modo non ci sono leggi esatte.
Come voi sapete le donne hanno un diverso grado di sensibilità al clitoride.
Quindi, anticipatamente, non puoi sapere quanto se lo vogliono fare stimolare:
A incessantemente
B saltuariamente
C sporadicamente
Voi nell’incertezza fate quello che più vi piace, salvo sentire i suggerimenti che vi giungeranno da oltre le torri sulle colline.
Ma torniamo sul pezzo.
Sono lì che lecco, ma viene il momento cruciale.
Lo voglio dentro.
Ed anche lei lo vuole.
Sono sopra di lei.
Mille pensieri. Quante volte l’ho voluto. Quante volte l’ho desiderato.
Amici ed amiche. Il sesso è sempre amore.
Anche quando sai che non ci sarà mai nulla, e che tutto finisce lì, si tratta di un atto d’amore.
O almeno io lo vivo così.
Appoggio la punta. E’ stretta, molto stretta.
Spingo leggermente, e la guardo. Si ha un bel dire, ma questo momento, è insuperabile.
Mi fermo:
‘voglio fare l’amore con te’
‘si’
Lo metto dentro tutto.
Qui mi accorgo che questa sua ‘malformazione’ alla topina è in effetti una ‘benformazione’.
Nel senso che l’effetto saracinesca fa si che il pisello sia completamente risucchiato dentro la topa.
Non sto ora a raccontare ogni dettaglio. Ricordo però con commozione il momento in cui lei si è lentamente girata sulla pancia, ed ha tirato un poco su il sedere, bello e tondo, sempre lentamente, per offrirmelo.
Come erano tonde quelle chiappe. E come rilucevano alla luce soffusa della stanza.
Quanto è bella poi la fighetta, chiusa come una prugna, ma con un piccolo cerchio formato dalle natiche intorno.
Quando vedi la donna così, ti accorgi che era quella la posizione che la natura aveva immaginato per l’accoppiamento.
All’inizio tu pensi che la donna sia costruita per la posizione del missionario.Non è vero. Quando la vedi così, ti accorgi che il nostro corpo è ancora formato per un accoppiamento come lo fanno gli animali, da dietro( o a pecora, come preferite)..
Quando lo mettiamo da davanti, in realtà, ci pensate?, mettiamo il cazzo a rovescio.
E’ strano pensare che la maggior parte delle donne (almeno di quelle che ho conosciuto), pur amando quella posizione non riescono a venire in quel modo.
Lei no.
Lei venne in quel modo, da dietro.
Mentre si muoveva e veniva (palesemente veniva), io non ci volevo credere.
Sta venendo.
‘si- si – si ‘si ‘ SI ‘ SI’
Un ‘SI’ forte e secco. Come a dire ecco, ci sono , ce l’ho fatta.
E chissà a che pensava in quel momento.
La storia finì poco dopo. Ma c’è un piccolo seguito molto divertente che vi voglio raccontare.
Una sera usciamo con gli amici decisi a strapparci l’eccitazione di dosso.
Lei si veste in modo serio, ma molto provocante.
Andiamo a ballare. Non abbiamo detto di avere una storia. Questo rende la cosa più eccitante.
Lei mi siede di fronte. Accavalla le gambe spesso. Intravedo le cosce sempre più in profondità. Appena sono solo allarga le gambe. Aveva messo, conoscendo la mia piccola debolezza, le calze con i reggicalze.
Quelle classiche nere.
In fondo, semicoperta dal buio, la fica.
Banalità, dirà qualcuno. Ma è inutile che mi ripeta. Sono quelle piccole cose che quando ci sei dentro, ti attizzano.
Conta soprattutto lo sguardo. E lei ce lo aveva fisso e diretto su di me.
Riesco per un attimo ad appartarmi. Se non la tocco mi sento male. Devo metterle le mani sotto la gonna.
Va in bagno. La seguo.
Si lascia accarezzare un secondo, poi mi scansa.
Sa che così mi fa impazzire definitivamente.
Ma mi controllo.
Alla fine qualcuno dice ‘cornetto e cappuccino?’ (screeek sbang)
Io dico ‘NO CAZZO, voglio andare subito a casa!’.
‘ahi, amico, sei parecchio incazzoso, e che ho detto mai?’
‘sono a dieta, cazzo’
Lei sale in macchina parto a razzo, ed alle cinque del mattino arriviamo a casa mia.
A ‘sto punto la misura è colma.
Appena dentro inzio a scoparla , così com’è, sopra al tavolo.
Poi vengo preso da frenesia erotica. Decido di scoparmela all’impiedi.
Come dice il vecchio zio Buck, la scopata all’impiedi non è facile.
E’ vero che in quello stato avrei sollevato un elefante.
Ma non è facile, sorreggere una donna con due mani e pompare nello stesso tempo.
Le braccia: ‘cazzo quanto pesa, non sembrava così pesante’
Tutto il corpo: ‘dai ragazzi ce la potete fare’
Le braccia: ‘è che si muove, si dimena, ci scappa’
Lo spirito: ‘trovate l’energia dentro di voi’
Le braccia ‘che cazzo dice questo?’
Il cazzo ‘zitti e al lavoro, non fate una minchia tutto il giorno, ed ora che mi sto divertendo io, volete mollare. Andate a lavurè’
Le braccia ‘bravo, bravo lui, deve solo entrare ed uscire. Ehi bello, hai mai solevato un peso?’.
Il cazzo : ‘E il peso psicologico del successo negli incontri sessuali?, e lo stress, dove lo mettete?, il mio è un lavoro usurante, lo sapete?’
(sfumiamo su questa polemica intercorporea)
La verità è che è troppo piacevole il tutto, e poi l’orgoglio mi impedisce di mollarla.
(vi immaginate?. ‘Basta non ce la faccio più’, sbang per terra)
Decido barcollando di aiutarmi con una parete.
Lei sembra in visibilio, a maggior ragione non posso mollare. (Ma in queste cose non si sa mai, magari pensa ‘che stronzo!’.)
Poi il colpo di genio.
Mi sposto. C’è un punto in cui lei dalla parete può appoggiare i piedi sul letto (distanza tra parete e letto 50cm).
La situazione cambia, lei si puntella con i piedi sul margine del letto. Sento che si solleva.
Vittoria.
E possiamo scopare in santa pace.
Non ho più scopato all’impiedi e non mi chiedete di farlo mai più.
Ecco, questa è la storia.
E’ una storia che ricordo, e racconto, con piacere.
Ma resta un fondo di amarezza per quanto è rimasto dietro la linea scarlatta.
ombra-rossa@hotmail.it
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…