Ed invece il venerdì successivo ero lì, davanti a lei, pronto ad aprirmi completamente.
Dopo aver riflettuto tutta la settimana, ero arrivato alla conclusione che Anna era il mio medico, un’autorità, qualcuno che sarebbe stato capace di risolvere i miei turbamenti interiori.
-“Sarò sincero con te Anna. Il periodo che sto attraversando è realmente complicato e mi spaventa. Non mi era mai capitato, prima della morte di Alice, di ritrovarmi in una situazione del genere, neanche da adolescente. Insomma ho quarant’anni e mi sento come in una bolla emotiva sconcertante…Io non so come uscirne..e sento che sta per scoppiare”.
Anna, indossa un tubino grigio informale ma elegante, che le arriva sopra al ginocchio.
Si toglie gli occhiali da vista e mi osserva per qualche secondo, riguarda qualche appunto buttato giù su un quaderno ad anelli, mettendosi distrattamente in bocca una delle asticelle della montatura degli occhiali.
La finestra dello studio è semi aperta, l’aria decisamente calda fa ben sperare in una primavera soave e asciutta.
Alza lo sguardo e mi sorride con l’intento, penso, di farmi rilassare, per quanto sia possibile.
-“Vedi Mauro, tu sei piombato in uno stato di incertezza totale, da una parte vorresti vivere una vita normale, dall’altra hai paura di dover soffrire ancora. Questa dicotomia ti consuma e pretendi che io ti dia una soluzione, che ti indirizzi verso la scelta più opportuna. Ebbene, non posso farlo. Non perché non sappia cosa è meglio per te o cosa ti convenga, ma perché tu hai già scelto. Non ne sei cosciente ma lo hai già fatto”.
Sospiro profondamente come se avessi appena corso per due chilometri senza fermarmi.
-“Non credo…io mi sento totalmente confuso…”
-“Fidati di me. Mauro ha già scelto. Tu vuoi crogiolarti nel tuo stato così da non dover affrontare di nuovo la vita. Ebbene, sta a te decidere, quando avrai preso atto di questa situazione, se continuare così o dare un taglio a tutto e ricominciare”. Ci vediamo la prossima settimana, stessa ora, se sei daccordo.”
-“Va bene” – rispondo confuso e mi alzo per andarmene.
-“Anzi no.” – mi blocca – “Hai qualcuno che possa occuparsi di tuo figlio durante il fine settimana?” – mi domanda.
-“Beh sì. Normalmente i fine settimana, se non facciamo qualcosa assieme, lui li passa dai nonni, i miei suoceri. Perché?”
-“Perché, se non hai altri impegni, domani sera vorrei invitarti a cena”.
-“Tu… A me?” – chiedo ancor più confuso.
-“Sì a te e chi altri?” – mi dice ridendo – “Considerala come una spinta verso una nuova direzione di vita”.
-“Ma… Non so…” – dico titubante.
-“Beh il mio numero ce l’hai, se decidi per il sì chiamami. Ora ti saluto”.
La sera stessa la chiamo per dirle che accetto l’invito.
-“Salve Anna, ci ho riflettuto e sono onorato di uscire a cena con te”.
-“Bene, allora…”
-“Un momento.” – la blocco – “C’è una condizione”.
-“Cioè?”.
-“Sarai tu ad essere mia ospite”.
-“Ah ah ah” – ride – “Daccordo condizione accettata”.
Per tutto il giorno pensai a cosa andavo incontro accettando quell’invito, ma in fondo all’animo avevo la voglia di provare a rimettermi in gioco.
La sera mi recai all’indirizzo che Anna mi aveva dato.
Suono il citofono e lei mi dice di salire, secondo piano.
Mi accoglie sulla porta e mi fa entrare.
-“Vieni sono quasi pronta”.
Indossa un abito di un tessuto lucido blu, che le arriva un palmo sopra al ginocchio, sulle spalle ha già messo una stola di pashmina ed ai piedi calza sandali argento, con cavigliera e tacco 12.
È bellissima!!!
-“Un attimo ed arrivo”.
Si dirige ad una porta e scompare.
Pochi secondi e riappare.
-“Bene possiamo andare”.
Arrivati all’auto le apro la portiera per farla salire.
-“Ah bene.” – fa ridendo – “Allora esistono ancora i gentiluomini”.
Si accomoda, regalandomi una meravigliosa visione delle sue stupende gambe fino alle cosce.
Chiudo la portiera e dirigendomi dall’altra parte, sento qualcosa che si agita nel basso ventre.
Il ristorante lo ha scelto lei; è sulle colline, in mezzo ad un bosco di querce, un casale ristrutturato con tanto di stalle e camere.
Quando entriamo i camerieri la salutano cordialmente; credo che sia di casa qui.
Anche il padrone viene a salutarla, abbracciandola e baciandola sulle guance.
-“Anna, che piacere, era un po’ che non venivi”.
-“Sai Gualtiero, ho avuto un po’ da fare. Lui è Mauro un amico”.
.”Un amico,” – penso – “non un paziente”.
Dopo i convenevoli ci fa accomodare ad un tavolo.
Quando ci sediamo e lei toglie la stola, l’abito si rivela avere delle bretelline che le lasciano scoperte le spalle ed il dorso, sotto il tessuto, davanti, s’intravedono i capezzoli dritti, ha un girocollo con un pendant che le scende nel solco dei seni.
Resto a guardarla incantato ed ancora avverto movimenti nelle mutande.
La cena è piacevole, il cibo è ottimo ed il vino anche.
Durante il pasto parliamo, molto di me, ma anche di lei.
Vengo così a sapere che è in fase di separazione dal marito e non avendo figli la cosa dovrebbe essere abbastanza veloce.
Verso le undici, quando siamo al dessert, un trio musicale inizia ad intrattenerci con canzoncine e musiche locali.
Tra musica e scherzi tiriamo avanti allegramente fin dopo mezzanotte.
-“Grazie Anna è sta una serata magnifica.” – le dico, prima che scenda dall’auto, davanti al portone di casa sua – “Era da tanto che non mi sentivo così bene ed a mio agio”.
-“E vuoi finire così?” – mi dice sorridendo – “Parcheggia l’auto e sali, ti offro il bicchiere della staffa”.
Un po’ perplesso faccio come lei chiede.
-“Accomodati.” – mi dice quando entriamo – “Cosa bevi?”.
-“Ma non so, qualcosa di non molto forte, abbiamo già bevuto abbastanza ed io devo tornare a casa” – rispondo indeciso.
Lei sorride ed apre un mobile bar.
-“Ti va un amaro? – mi dice sorridendo sorniona – “O preferisci una tisana?”
-“Un amaro va bene, grazie”.
Riempie un bicchiere di un liquido scuro e me lo porge.
-“Tu non bevi?” – le chiedo mentre vedo che armeggia con un impianto stereo.
-“No, preferisco ballare un po’” – mi risponde.
Una musica languida si diffonde nell’aria e lei comincia ad ondeggiare.
I suoi movimenti, al ritmo della musica, sono lenti e sensuali.
Ballando solleva di lato un lembo del vestito, mettendo in mostra le sue lunghe gambe ed il sedere, coperto solo da un ridottissimo slippino nero,
Continuando a ballare fa scendere prima una poi l’altra bretellina, mettendo in mostra i seni opulenti dai capezzoli dritti.
Il vestito scivola fino alle caviglie e lei ne esce fuori scavalcandolo.
Poi è la volta dello slip, lo aggancia con i pollici ai lati e lo abbassa fino ai piedi togliendolo.
Rimane nuda con solo il girocollo ed i sandali ai piedi, bella e statuaria.
Lascio a voi immaginare in che stato è il mio membro costretto nelle mutande.
Si siede sul divano davanti a me e solleva le gambe aprendole e mettendo in mostra la figa rosea e liscia.
-“Dai vieni, che aspetti” – mi dice con voce roca.
Non mi faccio ripetere l’invito; mi tolgo giacca e camicia e mi getto tra quelle cosce invitanti.
Affondo la lingua tra le sue labbra morbide ed umide, cominciando a leccarle con passione.
-“Aaahh sììì… Cosììì… Vedo che non hai dimenticato come si lecca una donna”.
Gli do dentro di brutto leccando l’interno della figa e prendendo la clitoride tra le labbra ed aspirandola.
-“Aaahhh… Sei bravooo… Continuaaa…”
Io continuo, ma è da troppo tempo che non vado con una donna, e sento che il piacere monta dentro di me velocemente.
Lei deve intuire la mia condizione, perché mi stacca la bocca dalla figa e mi dice:
-“Mi raccomando non venire, possiamo fare di meglio; spogliati”.
Velocemente tolgo il resto dei miei indumenti restando nudo davanti a lei col cazzo svettante.
-“Uuaaoo che bell’arnese che hai!!!” – mi dice guardandomi sorridendo.
Poi abbassa il viso e me lo prende in bocca e inizia a succhiarlo ed insalivarlo.
il piacere è troppo e mi cominciano a tremare le gambe e sento l’orgasmo montare.
Lei se ne accorge e smette lasciandomi tremante ed angosciato.
Si stende sul divano e spalanca le gambe.
-“Vieni, vieni dentro di me”.
Appoggio la cappella congestionata alla sua figa e spingo sprofondando in quell’antro caldo e umido.
-“Aaahhh” – il nostro è un sospiro all’unisono di soddisfazione e di piacere.
Inizio a fottere quella figa che mi avvolge e mi stimola con le sue contrazioni interne.
Cerco di trattenermi, ma non ne sono capace.
-“Vieni.” – mi dice Anna – “Vieni, non ti trattenere. Godi, riempimi di sperma”.
A queste parole rompo gli argini e vengo grugnendo, e come un fiume in piena le riempio l’utero con ripetuti getti di densa sborra.
Al termine dell’ondata dell’orgasmo mi adagio su di lei esausto ma soddisfatto.
-“Spostati un po’” – mi chiede.
Mi sposto di lato e lei si alza con una mano tra le cosce.
-“Mi hai proprio ben riempita; vado un attimo in bagno”.
Ritorna dopo qualche minuto, mi prende per mano e mi fa alzare.
-“Vieni” – e mi porta nella sua camera da letto.
-“Stenditi”.
Mi sdraio sul letto, lei sale e si mette a cavallo.
-“Ora devi far venire anche me” – e mi mette la figa sul viso.
Quando immergo la lingua nelle labbra mi rendo conto che non si è lavata, sento il sapore della mia sborra misto a quello dei suoi umori.
Lecco, succhio ed aspiro fino a che ho la lingua e le labbra doloranti ed il viso ed il mento bagnati dei suoi e miei liquidi mescolati.
Lei, che ha continuato a gemere tutto il tempo, decide di cambiare e scivola con il corpo sul mio.
Si sistema a cavallo delle mie cosce, si solleva, prende il cazzo con una mano e se lo punta sulla figa, si lascia andare e si impala completamente.
-“Aaahhh… Sììì…” – è il suo grido di soddisfazione.
Comincia a cavalcarmi lentamente, godendosi a fondo la durezza del mio cazzo.
L’orgasmo avuto prima mi permette di resistere al piacere che mi danno le sue contrazioni interne.
Dopo poco la sento fremere, le sue contrazioni si fanno più intense ed impalandosi a fondo gode.
-“Ooohhh… Sììì… Vengooooo…” – mugola lasciandosi andare su di me con l’uccello ancora piantato dentro.
-“Ooohhh ma sei ancora duro!!!” – dice quando riprende coscienza.
-“Vieni facciamo un altro gioco” – si sfila da me e si mette carponi sul letto.
-“Prendimi così”.
Mi piazzo dietro di lei e la infilo con un sol colpo facendola gemere.
-“Sììì… Cosììì… Scopami per bene”.
La fotto con forza, colpo dietro colpo, facendo schioccare il pube contro le sue natiche.
Le sue chiappe divaricate sono un invito; lascio cadere un po’ di saliva nel solco e inizio a massaggiarle il buchino con il pollice.
-“Ooohhh… Sììì… Mi piace… Mettilo dentro”.
L’accontento, appoggio il dito al suo forellino e spingo; il muscolo è morbido e rilassato ed il dito scivola interamente dentro.
Inizio ad alternare colpi col cazzo e penetrazioni col dito, provocandole gemiti di piacere.
-“Sììì… Che bellooo… Continua non ti fermare…”.
Ed io continuo; sento il contatto interno del mio membro con il dito attraverso la sottile pelle divisoria ed è una sensazione sconvolgente; non credo di poter resistere molto.
Allora decido di tentare un colpo gobbo.
Tolgo l’uccello dalla figa e lo punto sul buchetto, che ho allargato con il dito, do una spinta e la punta entra.
Per reazione sento lo sfintere contrarsi, ma è solo per qualche attimo, poi si rilassa nuovamente; allora, tenendola per i fianchi, inizio ad incularla.
-“Sei un bastardo.” – mi dice girando la testa – “Potevi almeno chiedermelo”.
-“Se vuoi mi fermo” – le dico, ma sono ben piantato in lei.
-“No,” – risponde – “ma fai piano, almeno all’inizio”.
Riprendo la mia opera di penetrazione, fino a che il mio pube è schiacciato contro le sue natiche.
Lei si rilassa e sento l’ano ammorbidirsi, prendo, quindi, ad incularla con foga.
Non devo attendere molto; la sento iniziare a tremare, respira a rantoli ed agita il culo spingendolo contro di me, facendo schioccare le natiche contro il mio pube.
-“Oraaa… Non ti fermareeee…Vengooo” – urla dopo un po’.
-“Anch’iooo” – urlo all’unisono con lei e mi lascio andare sborrando dentro di lei.
Passata l’onda dell’orgasmo, sfilo il cazzo dal culo ed un filo di sborra cola fuori, mentre lei si lascia andare sul letto con l’ano oscenamente dilatato.
-“Mi hai rotta, sono stremata,” – sospira – “ma mi hai fatto godere molto”.
Anch’io sono stremato dopo tanto piacere che non provavo da tanto tempo, mi stendo accanto a lei e mi appisolo.
Mi sveglio non so quanto tempo dopo.
Anna dorme tranquilla accanto a me, nuda.
-“Svegliati dormiglione” – la voce mi strappa dalle nebbie del sonno.
-“Uuhh, che ore sono?” – mugugno senza rendermi ancora conto di dove sono.
-“È ora che ti alzi e vieni a fare colazione”.
Apro gli occhi e accanto a me vedo Anna avvolta in un negligé rosa.
-“Vieni, il caffè è pronto così ti svegli”.
Mi alzo e la seguo in cucina.
È sorridente e volteggia in cucina facendo svolazzare il suo negligé.
Penso che ogni uomo vorrebbe avere una meraviglia così, quando si sveglia al mattino!!!
-“Siediti, bevi un caffè, poi facciamo colazione” – mi dice servendomi il caffè e, chinandosi, mi offre uno splendido panorama delle sue tette.
Si siede di fronte a me.
-“Spero che stanotte ti sarai convinto di non avere nessun problema sessuale. È solo il tuo cervello che ti blocca e come ti sei lasciato andare stanotte, potrai farlo sempre. Considera questa notte come una seduta di terapia… e gratuita” – finisce sorridendo.
-“Quindi è stata solo una seduta terapeutica?” – le chiedo.
-“Non essere stupido, non lo sei. Ti sei reso conto da solo che ho goduto enormemente anch’io. Il mio discorso era solo mirato a farti rimuovere tutti i dubbi ed i fantasmi dalla tua mente”.
-“Bene dottoressa, credo che la sua terapia abbia funzionato egregiamente. Ma possiamo continuare le sedute?”
-“Quelle in studio sicuramente, quella di questa notte penso sia stata e sarà l’unica”.
-“Ho capito” – dico con voce delusa.
Finita la colazione, mi rivesto, saluto Anna con un bacio ed esco di casa.
-“Ci vediamo venerdì alla solita ora” – mi dice prima di chiudere la porta.
I commenti e i suggerimenti sono ben accetti, scrivetemi pure a miziomoro@gmail.com
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…
Grazie davvero, sono racconti di pura fantasia. Da quando ho scoperto la scrittura come valore terapeutico, la utilizzo per mettere…