LA SORPRESA
Lì per lì rimasi perplesso. Chi poteva mai essere dei nostri amici o conoscenti, non residenti in città, che suscitava tanto stupore e contentezza? Passai un pò in rassegna mentalmente quei pochi amici che vivono fuori, ma sinceramente non mi venne in mente proprio nessuno. Ma poi fu proprio Patrizia a togliermi dalle ambasce ed a svelare l’arcano a voce alta e con un sorriso smagliante: “Vincenzo!”. Passai rapidamente dall’espressione pensosa a quella allibita, bocca aperta ed occhi spalancati a fissare mia moglie che si avvicinava col braccio teso a porgermi il cellulare perchè io stesso potessi leggere quanto scrittole dal redivivo. Il testo diceva: ”Ciao mia cara Patrizia, come stai? Sono di passaggio a Lecce ed avrei piacere a rivederti. Mi trattengo per altri due giorni, riusciamo a combinare una cena insieme? Ovviamente anche con tuo marito, se ne avrebbe piacere… Fammi sapere, ci conto!”. Iniziai subito le mie elucubrazioni: invito diretto a lei, estensibile in seconda battuta a me, a condizione però che fosse cosa a me gradita. Per quale motivo poteva non esserlo? Perchè ero venuto a conoscenza della consumazione carnale? O semplicemente perchè la civetteria di mia moglie verso di lui era stata fin troppo evidente? Perchè riteneva che la sua capacità di sedurre potesse infastidirmi? In realtà durante la nostra crociera ero stato io stesso a dargli il via libera con Patrizia, dunque perchè ritenere che potessi aver cambiato idea in proposito? A meno chè gli sviluppi della serata incriminata fossero stati realmente bollenti come mia moglie mi faceva immaginare, ma senza mai avermi dato conferma che tutto fosse realmente accaduto. Non ne uscivo fuori, rimanevo in una posizione di stallo dalla quale solo mia moglie aveva il potere di liberarmi. Aveva realmente consumato un atto sessuale con lui o aveva semplicemente voluto mettere carne a cuocere sul fuoco delle mie fantasie più sfrenate? Lo avrei probabilmente scoperto solo accettando l’invito, insieme a loro, perchè chiedere chiarimenti a Patrizia mi era stato da lei categoricamente impedito già in diverse occasioni, e non mi andava di fare la parte del cornuto pentito, anche perchè, in cuor mio, pentito non lo ero affatto. I giochi verbali avevano acceso i nostri rapporti per quasi un anno, per poi scemare e ritornare al nostro sesso canonico e routinario, anche se ancora soddisfacente. “Che ne dici Stefano, ti va di fare questa reunion? E’ stato carino ad invitarci”. “Non lo so Patrizia, credo però che la decisione sia soprattutto tua. E comunque ha invitato soprattutto te, estendendo solo dopo l’invito anche a me, ammesso che mi faccia piacere.” “E tu questo piacere ce l’hai o no?”. Mi incalzava, era evidente che avrebbe voluto rivederlo, con me ma forse anche senza di me, per cui presi tempo, e le risposi che ci avrei pensato un pò su. “Ormai ha visto la spunta blu, sa che ho letto il messaggio, gli dobbiamo comunque una risposta. Ti darebbe fastidio rivederlo?”. Quanta premura nei suoi confronti, pensai, come fosse un amico di vecchia data anzichè un incontro durato il breve lasso di tempo di un viaggio, a meno chè qualcosa di accaduto li avesse legati in maniera più profonda. Certamente era una presenza tra di noi, ed anche abbastanza ingombrante; avevamo parlato di lui per chissà quante sere, gli si era mostrata completamente nuda ed aveva a sua volta goduto delle sue tanto decantate nudità, e, forse, ci aveva anche fatto del sesso. Ma poichè ero stato proprio io a spingere sia lei chè lui a farlo, adesso non potevo neanche fare la parte dell’offeso, per cui decisi di lasciarle carta bianca. “Decidi tu come incontrarlo, se con me o senza di me. Non voglio limitarti, saprai tu come regolarti per il meglio. Qualsiasi cosa tu decida per me va bene”. “E’ stato galante e corretto, non ha fatto nulla che io non gli abbia permesso, senza mai forzarmi la mano, per cui si, mi piacerebbe che ci rivedessimo tutti e tre, ma se ritieni che la situazione potrebbe metterti anche solo un pò in imbarazzo, allora lasciamo perdere.” Nulla che lei non volesse, sempre corretto, nulla che le forzasse la mano: i dubbi non mi si scioglievano nella mente. Ma un senso di eccitazione cominciava ad affiorare nel più profondo della mente e del mio corpo; l’idea di lei con quell’uomo di classe e prestante solleticava nuovamente le mie fantasie. In fondo, se avevano già fatto l’amore, nulla di nuovo poteva accadere. Se non l’avevano fatto, poteva essere un’altra e forse ultima occasione per realizzare la mia fantasia più spinta, lei tra le braccia di un altro, un altro uomo tra le gambe di mia moglie. Presi allora la mia decisione, che mi si appalesò nitida nella mente. “Va bene Patrizia, ma ci andrai da sola. Dirai che io sono fuori per lavoro ma che avendomelo chiesto io ho acconsentito senza esitazione alcuna. In questo modo io non farò la figura del marito ignaro e tu sarai libera di rivederlo, ed anche di andare oltre, se lo riterrai e se l’atmosfera sarà quella giusta. Ad una condizione, però: qualunque cosa accada, qualunque cosa tu faccia, me ne dovrai dare conto. Stavolta niente giochetti, solo la sacrosanta verità, e qualunque cosa io ti chieda tu dovrai rispondermi. A queste condizioni, ci sto”. Ero stato sintetico, chiaro e categorico. Patrizia mi ascoltò con attenzione, e quando terminai il mio penoso dictat, lei mi rispose con un sorriso: “Ma certo amore, è solo un invito a cena! Ma comunque ti ragguaglierò minuziosamente sullo svolgimento della serata: colore della tovaglia, marca del vino, pietanze, e su tutto quello di cui avremo parlato. Contento?” e sorridendomi con fare tranquillizzante sulle sue intenzioni mi mise le braccia al collo e mi baciò sulle labbra.”
Il dado era tratto, la decisione presa. Ora non potevo tornare sui miei passi, ma almeno avevo una certezza: Patrizia mi avrebbe detto tutto, me lo aveva promesso, e lei è sempre stata intellettualmente onesta, se le concedevo questa opportunità lei mi avrebbe ripagato come richiesto. Ma poi, quale concessione? Gli uomini credono spesso di avere il controllo delle situazioni, strette saldamente in mano le redini della vita delle proprie compagne, ma spesso è solo un’illusione. Le donne decidono della loro vita e spesso anche della nostra, di noi poveri illusi a rincorrere l’idea dell’uomo forte che decide delle sorti della famiglia, della coppia, ma, si sa, sono le donne ad essere più forti di noi, e quando ci si confronta sembrano spesso assecondare le nostre decisioni per poi, con calma ed al tempo giusto, portarci sulle loro posizioni. Dunque LEI aveva deciso: avrebbe rivisto Vincenzo, non si sa se per l’intimità già raggiunta o semplicemente per il piacevole viaggio trascorso insieme, non senza qualche pur innocente trasgressione.
“Allora gli scrivo che va bene. Per te è un problema se combiniamo per domani? Ha detto che poi riparte”. “Si, certamente, e mandagli i miei più affettuosi saluti”, aggiunsi con una nemmeno celata nota di sarcasmo. “Oh, non ricominciare, eh? Guarda che posso benissimo farne a meno di questa cena se poi devi tenermi il muso per chissà quanto tempo” mi rintuzzò prontamente. “No, no, scusami, nessun problema”. Ecco, le avevo anche chiesto scusa. Lasciavo che mia moglie uscisse da sola a cena con il suo… amico? ex amante? E le chiedevo anche scusa. Stavo davvero facendo la cosa giusta? Non lo sapevo, ma speravo che gli esiti di questo incontro tornassero a vantaggio mio, delle mie fantasie e dei nostri rapporti sessuali, come accaduto un anno addietro.
La risposta di Vincenzo non tardò ad arrivare: “Mandami la posizione, passo a prenderti domani alle 20! Permettimi di scegliere io la location”. Era fatta.
La notte facemmo l’amore, in un continuo parlare di lui, di come sarebbe potuto andare a finire il dopo cena, di come l’avrebbe posseduta, di cosa lei gli avrebbe consentito di farle. E quando alludevo a quello che lei aveva già concesso a lui durante il viaggio, lei riprendeva il suo gioco al massacro. Ma sì tanto l’aveva già posseduta, ma certo, l’aveva già presa carponi, lo aveva già succhiato fino al limite estremo. Non si tradì una sola volta, con coerenza e precisione riprendeva il suo gioco da equilibrista tra realtà e finzione, tra tradimento e fantasia. Ma del resto, non si sarebbe neanche potuto parlare di tradimento, visto che io stesso ero stato fautore consenziente del loro gioco. Semmai ero stato io a tradirla, con quei due fugaci incontri con Claudia, di cui non le feci mai sapere. Non per nasconderle quanto accaduto, chè anzi sarebbe stato corroborante per la nostra affievolita passione, almeno lo sarebbe stato per me, quanto perchè non si era presentata la giusta occasione per parlarne, ed una volta passato del tempo mi sarebbe sembrata soltanto una confessione di tradimento, in barba all’onestà ed alla sincerità. Io avrei preteso da lei di essere partecipe di quello che avrebbe potuto combinare con Vincenzo, mentre io le avevo tenuto nascosto quanto accaduto con Claudia. Che coerenza!
Ci addormentammo abbracciati, mentre mi chiedevo cosa le passasse per la mente, e se aveva fatto l’amore con me od aveva immaginato di ritrovarsi (nuovamente?) tra le braccia di Vincenzo. Ventiquattro ore, solo un giorno ancora e sarei giunto alla fine di questo nostro pericoloso gioco.



Bello anche se è passato molto tempo, sempre bello leggere i tuoi racconti, ci sarà un seguito oppure ci lasci nel dubbio?