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famigliaRacconti Erotici

L’inizio – Perdita della verginità

By 13 Settembre 2025No Comments

Mi presento, il mio nome è Manuel, ormai prossimo ai cinquant’anni ho deciso di raccontare alcune delle mie avventure che, credo, siano le più coinvolgenti ed eccitanti della mia vita.
Non voglio scrivere le mie memorie, ma rendervi partecipi di come ho passato la vita dedicandomi alle donne, amandole, servendole, rendendole a volte felici ed altre, forse, no, ma sempre rispettandole e traendone e donando il massimo del godimento e del benessere.
Credo, senza essere immodesto, di essere sempre stato un bel ragazzo prima ed un bell’uomo in seguito; quasi 1,80 di altezza. moro, capelli ricci ed occhi verdi, fisico atletico, a scuola facevo parte della squadra di pallavolo e poi ho continuato con squadre nazionali.
Che fossi attraente era confermato dal fatto che, fin dal tempo del liceo, molte mie compagne di scuola mi facevano il filo senza mai, però, concludere niente di definitivo; qualche palpatina di tette e figa da parte mia e baci ed, a volte, qualche sega da parte loro.
Ma la vera svolta della mia sessualità avvenne una mattina in modo del tutto imprevisto.
Quell’anno, per premiare la mia promozione in quinto liceo, i miei genitori mi avevano mandato in vacanza a Lione da mia zia Adeline, la cognata di mio padre, con la scusa che così avrei potuto fare un mese di full immersion e migliorare il mio francese.
Il marito, fratello di mio padre, l’aveva lasciata vedova qualche anno prima, con una figlia, Genevieve, detta Gegé, che a quel tempo aveva 24 anni ed un negozio di panetteria da mandare avanti.
Mia zia si era rimboccata le maniche ed aveva continuato a gestire la boulangerie da sola, con un nuovo panettiere, per mandare avanti la casa e far continuare gli studi a Gegé.
Gegé era una ragazza estrosa, piena di vita, frequentava l’università e com’era consuetudine a quei tempi non aveva molti tabù, era una ragazza libera e si divertiva con gli amici quasi tutte le sere.
Ora, dopo anni, posso dire che non era una gran bella ragazza; non molto alta, lunghi capelli castano scuro quasi neri ed occhi scuri, che tradivano la sua discendenza mediterranea, dei seni sodi e grandi come meloni , fianchi un po’ larghi ma con un culo sontuoso e gambe non molto lunghe ma ben affusolate; ma a quel tempo per me era bellissima!!!
Io ero il suo cuginetto preferito, mi coccolava, mi chiamava “Mumù”, che per lei era il vezzeggiativo di Manuel, mi portava con se durante il giorno e la sera quando usciva con i suoi amici, insomma avevamo un rapporto bellissimo, intimo, come fratello e sorella.
Devo dire che in quegli anni di adolescenza io ero molto attratto da Gegé; la spiavo quando faceva la doccia, sbirciavo nella sua scollatura e a volte, quando in casa non portava il reggiseno, riuscivo ad intravedere le sue aureole scure.
Quelle visioni erano l’oggetto delle mie fantasie e delle mie masturbazioni serali.
La nostra vita aveva una routine ben consolidata: mia zia si alzava presto la mattina per aprire la boulangerie e vendere croissants e baguettes, Gegé poltriva a letto fino verso le nove, o anche più, e quando si svegliava scendeva alla panetteria a prendere delle baguettes fresche e mi svegliava per fare colazione.
Un giorno eravamo andati a prendere il sole, che a Lione, anche d’estate, non è una cosa di tutti i giorni, su una spiaggia riportata su una spianata di cemento sulle rive del Rodano.
Eravamo sdraiati uno affianco all’altra, lei era con la testa rivolta verso il mio fianco e le mani sotto il mio asciugamano.
Sentivo le sue dita, contro il fianco che si muovevano; era come se suonasse il pianoforte, danzavano contro la mia pelle provocandomi strane sensazioni e brividi di piacere.
Poi spostando le mani ancor più sotto di me, arrivò a sfiorare il mio basso ventre, continuando quella danza con le dita.
Io, nella mia innocenza adolescenziale, non mi resi conto del significato di quei movimenti, sapevo solo che per me erano fonte di una grande eccitazione, infatti avevo il membro, dentro il costume, duro come la pietra e schiacciato contro l’asciugamano.
La sera stessa stavamo guardando la televisione.
Di solito mia zia si metteva in poltrona ed io ed Gegé ci mettevamo sul divano.
A Gegé piaceva guardare la tele stando sdraiata e spesso mi chiedeva di sdraiarmi dietro di lei per avere più spazio.
Questo mi metteva in una situazione a dir poco difficile; io sdraiato dietro di lei e lei con il dorso e il suo didietro appoggiato contro di me era fonte di eccitazione continua, il mio membro era costantemente duro ed appoggiato contro le sue natiche, ma lei sembrava non accorgersene o almeno faceva finta.
Quella sera però successe qualcosa di diverso.
Stavamo guardando una commedia molto noiosa e mia zia, stanca della giornata, si era addormentata in poltrona.
Anch’io, seppur eccitato dal contatto con il corpo di Gegé, ero in uno stato di dormiveglia, quando qualcosa mi riportò allo stato di veglia: il corpo di mia cugina si muoveva!!!
Le sue natiche si muovevano, strusciavano contro la mia erezione, in un movimento lento ed eccitante!!!
Presi coscienza di quello che accadeva, il mio sesso prese coscienza di ciò.
Lei lo aveva incastrato nel solco delle natiche, protette solo da una leggera vestaglietta di cotone e mi stava massaggiando con quelle sue sode rotondità.
Non resistetti per molto, mi alzai di scatto e corsi in bagno dove detti sfogo alla mia eccitazione con una lunga sborrata.
Quando tornai, lei si alzò dal divano.
-“E’ ora di andare a dormire, buonanotte.” – e sorridendo mi diede un bacio sulla guancia.
Durante la notte non riuscivo a prendere sonno.
Lei dormiva nella camera accanto alla mia e dopo un po’ sentii dei rumori provenire dalla sua stanza, mi alzai e andai a sbirciare alla sua porta socchiusa.
La scostai quel poco che bastava per vedere lei senza essere visto.
Aveva acceso la luce per togliere la coperta dal suo letto, dato il caldo insopportabile che faceva, ma la cosa che mi lasciò di pietra fu che era completamente nuda e così nel chinarsi sul letto vidi le labbra rosee della sua figa depilata fare capolino tra le cosce, e poi il suo culo, bello rotondo, con un profondo spacco che divideva due collinette perfette.
Purtroppo quella visione duro solo pochi secondi, poi lei tornò a letto e spense la luce, ma subito dopo, tornato nella mia stanza, mi masturbai pensando a lei.

Due giorni dopo, la mattina entra nella mia stanza ed apre le imposte per svegliarmi.
-“Bonjour Mumù,” – mi dice – “è ora di alzarsi. Vieni che facciamo colazione.”
Io sono ancora nel limbo del sonno e mi giro nel letto cercando di svegliarmi, senza rendermi conto che la forte erezione mattutina solleva il lenzuolo in alto come una tenda.
-“Oh Oh” – fa mia cugina – “Vedo che stamattina siamo in piena forma!!!”
-“Scusa, devo andare a fare pipì” – rispondo imbarazzato.
“Ma quale pipì” – mi fa lei avvicinandosi e sedendosi sul letto.
La sua mano si posa sul mio ginocchio ed inizia ad accarezzarmi risalendo pian piano fino alla coscia.
I suoi occhi sono fissi sulla mia erezione, la sua mano continua ad accarezzarmi la coscia, poi risale verso la mia turgidità.
Lentamente le sue dita dalle unghie lunghe raggiungono il lenzuolo sollevato e cominciano una lenta carezza sul mio membro eccitato.
Con l’altra mano prende un lembo del lenzuolo e tira fino a scoprire la mia erezione protetta solo dalle mutande tese.
Le sue dita ne spostano l’orlo per accarezzare la peluria del pube, poi con lentezza scendono e si stringono sul mio cazzo pronto ad esplodere.
Me lo tira fuori dalle mutande e prende ad accarezzarlo dolcemente con la sua mano esperta.
“Però!!!” – dice con voce meravigliata – “Il mio cuginetto mi nascondeva ciò che non mi aspettavo. Sei messo molto bene!!!”
Dopo neanche un minuto di quei maneggi, m’irrigidisco ed inarcando la schiena lascio sgorgare dal glande caldi getti di sperma e sento la mano di Gegé che diventa viscida e bagnata. La guardo negli occhi ed anche lei mi fissa per un attimo, poi si alza e si dirige verso la porta:
“Dai alzati, andiamo a fare colazione.”

E poi arrivò quella fatidica mattina.
La sera prima, Gegé era rientrata tardi e credo anche piuttosto brilla; io ero rimasto a casa con la zia.
Mi alzai prima di lei e decisi di farle una sorpresa.
Scesi alla boulangerie e presi le baguettes calde, poi preparai il caffè ed andai alla sua stanza per svegliarla.
Diedi due colpetti poco convinti con le nocche della mano alla porta.

-“Ouì?” – mi risponde una voce assonnata.
-“Sono io. Ho preparato la colazione”.
“Entra.”
Quando apro la porta, la stanza è rischiarata dalla luce del mattino che filtra tra le imposte; Gegé è stesa sul letto nuda con indosso solo uno slip traforato molto piccolo.
M’incanto a guardarla!
Ha le braccia conserte e le sue tettone, strette in mezzo, sembrano due palloni.
“Non mi guardare così.” – mi fa sorridendo – “Piuttosto apri la finestra.”
Mi riscuoto dal mio stupore ed vado alla finestra.
Pur non vedendola sento che si alza.
Sono girato, ma mi accorgo ugualmente che Gegé si sta avvicinando a me.
Mi giro e me la trovo davanti, nuda a parte un piccolo slip.
I miei occhi s’incollano al suo corpo e lo percorrono tutto, dal viso fino ai piedini scalzi.
Alzo lo sguardo e noto una strana luce nei suoi occhi, un’espressione sul suo viso che non avevo mai visto.
Gegé mi guarda negli occhi e mi accarezza le guance, sfiorandomi gli zigomi con i pollici, poi si avvicina di più, si solleva sulla punta dei piedi e mi bacia.
Il suo è un bacio leggero, a cui io, però, partecipo con l’ardore della mia giovane inesperienza, abbracciandola forte e tenendola stretta a me per i fianchi.
La mia lingua vortica beatamente nella sua bocca calda e accogliente, che ha il sapore muschiato della notte.
Le sue mani scendono a carezzare le mie natiche, provocandomi un’erezione spontanea, immediata, irruenta, che spingo contro il suo ventre nudo.
Gegé si stacca e mi tira delicatamente verso il letto, senza incontrare alcuna resistenza da parte mia.
Sdraiati sul letto Il nostro bacio continua a lungo, e quando mi stacco da lei socchiudendo gli occhi, senza fiato mi elargisce un sorriso candido e sincero.
-“Perché ti sei fermato?” – sussurra.
Senza rispondere inizio a baciarla sul collo, mentre le mie mani cominciano ad esplorare il suo corpo.
Lei inarca la schiena per facilitarmi il lavoro, e così spinge in alto il bacino ed il suo monte di venere s’incolla alla mia coscia e sento sulla pelle il cavallo del suo slip umido.
La mia eccitazione cresce e cerco di spogliarla completamente, togliendole anche quell’ultimo indumento.
Lei aiuta i miei gesti maldestri con i movimenti del corpo e, finalmente, riesco nel mio intento e mi fermo a guardarla.
E’ bellissima!!!
Il suo corpo disteso sul letto è completamente rilassato e le sue forme prorompenti risaltano con eleganza sulle lenzuola candide.
Osservo la perfezione delle sue gambe abbronzate e dei seni generosi, tondi e sodi, i suoi lunghi capelli sciolti sul cuscino, la bocca socchiusa in un’espressione di rilassatezza, gli occhi scuri luccicanti nella luce della stanza illuminata dal sole.
Poi il mio sguardo cade sul segno lasciato dal costume da bagno sul pube, un triangolino di pelle più chiara che contorna un cespuglietto di peli scuri e sormonta le labbra rosee della sua vagina depilata.
-“Vieni” – m’invita sorridendo, tendendo le braccia e allargando le gambe.
A quella vista non resisto ed avanzo verso di lei, sovrastandola con il mio corpo.
Mi sdraio su di lei premendo le mie labbra sulle sue, in un bacio intenso e appassionato.
-“Vieni,” – mi sussurra nell’orecchio – “vieni dentro di me.”
La sua mano scivola tra noi e raggiunge il mio sesso carezzandolo ed indirizzandolo, poi, verso la sua natura umida e dischiusa.
Entro in lei, con incredibile delicatezza, lentamente; un calore intenso avvolge la mia asta ed io preso dall’eccitazione spingo con forza, penetrandola fino in fondo.
-“AAhhgg” – mugola – “Come sei duro!!!”
-“Ti ho fatto male?” – chiedo timoroso.
-“No. E’ bellissimo, ma fai con calma, prendi il tuo tempo e… fai attenzione a non venirmi dentro”.
Lei mi guida in un amplesso lento e dolce, i nostri corpi ondeggiano morbidamente e vibrano di piacere all’unisono, accompagnati da affannosi sospiri e gridolini di piacere.
Le sue braccia mi stringono forte a lei e le sue mani accarezzano la mia schiena scendendo fino ai glutei che stringe, mentre le mie sono strette sui suoi seni e accarezzano i suoi capezzoli turgidi.
Dopo un tempo che sono incapace di determinare, sento che sto per venire; il mio corpo sussulta in preda a violente contrazioni muscolari, con uno sforzo di volontà mi tiro indietro, il mio sesso scatta nell’aria e da esso partono tre o quattro getti di bianca e densa crema che si spargono sul suo ventre e sullo stomaco.
Qualche minuto dopo giaciamo sul letto abbracciati, la sua testa sul mio petto ed io le accarezzo i capelli.
-“Scusa non ho resistito molto. Era la prima volta”.
Si gira verso di me e sorride:
-“Lo so. Non ti preoccupare sei stato bravo, mi è piaciuto molto; imparerai, col tempo imparerai a far godere anche la tua compagna. Ora, però, devo andare in bagno, altrimenti bagno il letto di pipì, non la tengo più” – dice scendendo dal letto ridendo.

Nei giorni che seguirono m’insegnò tutto sul sesso: come leccare una donna per prepararla, il sesso orale e provammo assieme svariate posizioni.
Un giorno, approfittando del fatto che zia era uscita, la bloccai nel corridoio con l’intenzione di scoparmela lì, appoggiata alla parete.

-“Che fai Mumù?” – mi chiede sorpresa.
-“Ti voglio, non ne posso più” – le dico all’orecchio tenendola stretta da dietro con le mani che stringono i suoi seni.
-“Ma dai. Maman può tornare…” – obietta, ma senza veramente ribellarsi ai miei maneggi.
-“Dai, facciamo alla svelta, non ti preoccupare” – dico stupidamente, mentre con una mano le slaccio i pantaloncini di jeans.
Li abbasso fino a mezza coscia portando dietro le mutandine e mettendo a nudo il suo splendido sedere.
Impaziente, estraggo il cazzo, già duro, dai pantaloni e mi abbasso per infilarglielo tra le cosce, senza neanche prepararla un po’.
Nella foga e nell’inesperienza, invece di puntarglielo sulla figa, lo poggio sul buchetto posteriore.
-“Aaahhh” – urla, stringendo le natiche, quando spingo.
-“Nooo, questo no” – fa girandosi e spingendomi via.
-“Ma sei impazzito?” – mi urla in faccia – “Cosa volevi fare?”
-“Scu… Scusa Gegé,” – balbetto confuso – “non volevo…”
-“Mi hai fatto male.” – continua ad urlare – “Vattene via”.
Mortificato me ne vado in camera, mentre lei si tira su i pantaloncini.
Sono in camera e triste ripenso alla cazzata che ho fatto, quando la porta si apre. entra mia cugina e si siede sul letto guardandomi.
-“Scusa Mamù, non dovevo urlarti in quel modo, ma mi hai fatto veramente male” – dice dolcemente.
-“Sono stato uno stupido.” – dico a voce bassa – “Io non volevo prenderti… Prenderti dietro, ma nella… Nella foga…”
-“Ho capito e ti perdono” – mi fa alzandosi e venendo ad accarezzarmi i capelli.
-“Vedi per fare quella cosa bisogna essere consenzienti tutti e due.” – continua – “E poi ci vuole una lunga preparazione, altrimenti è una violenza”.
-“Ho capito. ma io non volevo… Perdonami”.
-“Va bene, sei perdonato” – dice dandomi un bacio sulla fronte – Ora vieni di là, con me”.

E effettivamente mi perdonò e continuammo ad essere i cugini affettuosi di sempre ed ogni tanto a scambiarci qualcosa di più dei bacini.

Ed oggi è il penultimo giorno che sono in Francia.
Approfittando che la zia è già uscita Gegé è venuta nel mio letto e nuda si è stretta a me.
-“Dai facciamolo ancora.” – mi sussurra svegliandomi – “Oggi è l’ultimo giorno”.
Senza darmi il tempo di svegliarmi completamente scivola lungo il mio corpo ed una sensazione di caldo umido mi avvolge l’uccello.
La sua bocca vorace, che già conosco, inizia un sapiente pompino, su e giù, aspirando come se volesse tirarmi fuori l’anima.
Il mio membro, così sollecitato dalle sue labbra, non tarda a diventare duro come il marmo.
La rovescio sul letto e memore dei suoi insegnamenti le apro le cosce e mi getto sulla sua figa umida.
La lecco, la succhio, le massaggio il bottoncino strappandole gridolini di piacere.
-“Ooohhh sììì Mumù… Continuaaa… Come sei diventato bravo… Ooohhh che bellooo…”
Continuo a leccarla, anche se mi fanno male le labbra, finché la sento che inizia a tremare, le sue cosce si stringono attorno al mio viso ed uno schizzetto di umori mi bagna il naso.
-“Oh mon dieu… Je viens… Je vieeeenss…” – urla.
Pian piano i suoi tremori si placano e la stretta delle cosce si allenta permettendomi di tornare a respirare normalmente.
Si mette in ginocchio e riprende in bocca il mio uccello e ci cola sopra un bel po’ di saliva.
Quando, secondo lei, ha raggiunto la giusta consistenza si solleva e si mette a cavallo dei miei fianchi.
Lo prende con una mano, lo passa tra le labbra della figa, che sento già bagnata e, poi, con un movimento deciso si cala, infilandoselo completamente fino in fondo.
-“Aaahhh” – geme quando il glande arriva a toccare l’utero – “Oh mon dieu”.
Sopra di me, profondamente impalata sul mio sesso, si muove lentamente, non su e giù, ma avanti ed indietro, mantenendo il mio cazzo ben piantato in fondo a lei e contemporaneamente strusciando il clitoride, ben pronunciato, sui miei peli pubici.
Le sue mani poggiano sul mio petto ed i seni, tra le sue braccia, ondeggiano con un movimento ipnotico davanti ai miei occhi.
Ha le labbra socchiuse ed il suo respiro è accelerato, ogni tanto interrotto da qualche gridolino.
-“Oh ouì… così è bello… ouì c’est merveilleux…”
Piega le braccia ed i seni sfiorano il mio viso, i capezzoli sono turgidi e dritti come chiodi.
Non posso fare a meno di sollevare la testa e prenderne uno tra le labbra e cominciare a succhiarlo come un poppante.
“Oh ouì, Mumù, c’est bon… continua… non ti fermare… ouìììì…” – mi incita.
E chi vuole fermarsi!!!
Passo da un seno all’altro continuando a succhiare quei due chiodi duri e rendendoli, se possibile, ancora più duri.
“Ooohhh c’est bon… je viens… ohhh ouiiii je vieeeeens…” – urla.
E con questo grido gutturale mi allaga il pube con un getto di umori odorosi di femmina in calore.
Ancora in preda al tremore scende da me e si mette in ginocchio al mio fianco.
-“Ancora.” – mi dice allargando le cosce – “Prendimi da dietro”.
M’inginocchio dietro di lei ed appoggio il glande alle sue labbra intime completamente bagnate.
Do una spinta e sprofondo nella sua figa ormai dilatata ed accogliente.
La prendo per i fianchi ed inizio a scoparla con foga, facendola gridare di piacere.
-“Ouì, ouì, cosììì… Scopami forteeee…” – urla.
Il calore ed il massaggio della sua figa hanno ben presto la meglio sulla mia resistenza e sento che anch’io sono arrivato al limite e sto per venire.
“Gegé… non posso trattenermi vengoooo!!!” – le grido avvertendola.
Prontamente sfilo il mio cazzo dalla sua intimità; lo afferro al volo con la mano e sono sufficienti due o tre colpi su e giù e lui erutta dei getti di bianca crema che finiscono sulle sue natiche sulla schiena.
Poi stanchi, ma appagati e felici, ci stendiamo sul letto a riprendere fiato.

Il giorno dopo partii con la tristezza nel cuore.
L’anno successivo non tornai in Francia, dopo la maturità, con alcuni amici facemmo un tour per l’Europa.
Intanto, Gegé mi aveva comunicato telefonicamente che si era fidanzata e finita l’università aveva intenzione di sposarsi.
Ancora oggi che è sposata e con due figli, manteniamo dei contatti e, ogni tanto, ci vediamo in Francia o in Italia.
Quel favoloso mese passato in Francia con lei, rimarrà per sempre impresso nella mia memoria, come potrei dimenticarlo, l’esperienza fatta con Gegé condizionò, poi, le scelte della mia vita; ho sempre preferito corteggiare ed avere donne più grandi di me ed anche oggi le ragazze non m’interessano più di tanto.

Cari lettori, m’interessano i vostri pareri, commenti e suggerimenti, scrivetemi pure a manuelferrero751@gmail.com

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