Skip to main content
Racconti Erotici

SOLEIL DE PARIS 5

By 10 Maggio 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Accadde che la Rossa si smarrisse nel bosco.
Gli alberi, carichi di neve, gli uccelli silvestri, i cespugli tenebrosi, irti di spine, i sentieri bianchi e le volpi la circondavano.
Tutto le girava intorno e si sentiva rapire dal mistero.
– Oh, dove sono? ‘ si chiedeva. ‘ Dove sono capitata?
Chiamò aiuto a gran voce.
Le parve di udire le parole nere dei briganti, che forse la guardavano da dietro i rovi.
Credette di vederne uno’ Aveva il volto coperto da una maschera scura, portava un grosso sacco sulle spalle e sghignazzava. Le faceva anche l’occhiolino. Cielo, quant’era grande la pistola, mezza arrugginita, che portava alla cintola!
La bella si mise a correre. Qualcosa l’aveva spaventata. Ricordo che disparve lungo il sentiero nevoso, mentre, dalla sommità di una rupe, la Mercantessa la guardava in modo arcigno, sorridendo e tirandole dei baci misteriosi.
Ad un tratto, la Rossa inciampò su di una fascina abbandonata lungo la via e cadde. Dalle sue dolci labbra di donna sfuggì un grido.
Non si fece nulla.
Sentì una mano che si posava sulla sua spalla. Si voltò. Vide un fucile, una baionetta ed un cappello a cilindro’
Era il gabelliere.
– Coraggio, signorina, non si &egrave fatta male, spero!
Ella si alzò e, fatalmente, si trovò quasi stretta tra le sue braccia. Erano così vicini l’uno all’altra, che’
Per la Rossa, fu come sentirsi abbracciare dal proprio padre, o dal proprio fratello.
Alzò lo sguardo su quel volto un po’ attempato e, guardandolo dolcemente, gli disse:
– Lei mi ha salvata! Come potrò mai sdebitarmi?
L’altro arrossì e le strinse la mano, che era fredda.
– Siamo vicini al confine, lo sa? ‘ mormorò. ‘ Vuole venire a scaldarsi davanti alla mia stufa? Signorina, la trovo così intirizzita’ Non deve avere paura, ora &egrave con me! La proteggerò io dalla cattiveria dei briganti e dei contrabbandieri!
Il gabelliere volle condurla in casa sua. Lungo il cammino, le narrò di fughe a cavallo, di inseguimenti, di fuorilegge mascherati che sparavano ai gendarmi, di contrabbando.
Di tanto in tanto, le accarezzava i bei capelli’
Ricordo che la fece entrare nel suo bugigattolo e, dopo aver deposto in un angolo il fucile ed aver ravvivato il fuoco della stufa, la invitò a sedersi sopra le sue ginocchia, lì, sulla sedia a dondolo.
Si guardarono negli occhi a lungo, in silenzio.
– Non hai più freddo, adesso? ‘ le chiese il dolce amico, con voce carezzevole.
– No, per niente’ – rispose lei, sfiorandogli una guancia con la mano bianca.
Egli era stato così buono e premuroso, nei suoi confronti, che, ad un tratto, dalle labbra le sfuggì la parola ‘papà’.
I suoi lunghi capelli rossi toccavano dolcemente le spalle larghe e il petto forte del gabelliere, mentre lei giocherellava con il suo cappello a cilindro.
Le capitava anche di spingere lo sguardo verso la finestra appannata’ Ormai, sognava.
Lui prese a narrarle delle storie un po’ tristi.
Si era sposato tre volte e ad ognuna delle sue mogli il destino aveva riservato una fine non lieta.
La prima era stata rapita dal contrabbandieri. In un mattino brumoso, durante la sua assenza, se l’erano caricata sulle spalle e l’avevano portata al di là del confine, nonostante le sue urla.
La poverina aveva subito una lunga cattività, in una sorta di prigione in cui s’udiva sempre il lugubre verso del gufo.
Un vecchio sdentato, che andava sempre su e giù con una candela accesa in mano, era stato il suo uggioso carceriere.
Una volta, per farle paura, le aveva mostrato un baule, tutto pieno di rovi e di spine’ L’avrebbe chiusa lì dentro, se non fosse stata buona.
Poi, i contrabbandieri avevano deciso di sopprimerla’ L’avevano legata, le avevano messo un cappuccio nero sul capo e poi’ Oh!
Il gabelliere l’aveva ritrovata con gli occhi chiusi, chiusa in una botte, abbandonata alla corrente’
La sua seconda moglie, invece, era dovuta partire per un lungo viaggio, senza di lui. Non aveva mai più fatto ritorno.
Egli ricordava la grande locomotiva a vapore, tutta nera, il fumo che saliva nel cielo, i saluti affettuosi della sua bella, che, affacciata al finestrino, sventolava un fazzoletto bianco’ Poi, l’addio!
Come una colomba che s’invola e fugge nel vento l’aveva lasciato per sempre.
La sua terza moglie, invece, dopo avergli concesso uno dei suoi dolci baci, sulle labbra, era andata a fare una passeggiata nel bosco’
Oh, quasi non riesco a raccontarlo! Voi dovete sapere che i bracconieri solevano mettere delle tagliole nella foresta, nei luoghi più impensabili’ Lei era caduta in una di quelle trappole e’ Cielo! La neve si era tinta di scarlatto’
Il buon gabelliere singhiozzava, narrandole il suo passato.
La Rossa, lasciandosi accarezzare dalle sue mani innocenti e paterne, pensava al suo violino e alla misteriosa abitatrice della selva, che noi chiamiamo Mercantessa.
Cercava di immaginare le sue forme flessuose, il suo ventre piatto, il suo collo di cigno, le sue labbra carnose, dolcissime, che potevano stregare.
Le loro gambe nude erano intrecciate insieme, i loro piedi scalzi, perfetti, divenivano preda della lingua affettuosa del caro giocoliere, partecipe di quell’amplesso.
La mano della bionda stuzzicava impietosa i loro capezzoli, le loro natiche ed i loro ombelichi. Pareva disegnasse delle virgole, che lasciavano nell’aria una traccia vermiglia.
Dalle labbra delle due donne sfuggivano dei mugolii di passione, che però si spegnevano in una musica di violino.
Poi, la Rossa, che stava sotto, liberava una delle sue gambe dalla stretta fatale e, con il piedino, riusciva a stuzzicare se stessa e la sua compagna, là dove entrambe si sentivano più femmine.
Ad un tratto, il gabelliere chiamò affettuosamente la sua protetta, che rialzò le ciglia e gli diede un bacio sulla guancia.
Erano sempre insieme, sulla sedia a dondolo. Lei gli stava seduta sulle ginocchia, davanti alla stufa, in cui ardeva il fuoco.
– Dimmi, buon vecchio, nevicherà ancora quest’inverno?
– Sì, me lo hanno confidato il silenzio e la neve, bianca figlia dell’immenso.
Così si parlarono.

Leave a Reply