STORIA IGNOBILE 10 “IL CULO DI MIA MOGLIE.”
SOMMARIO:
Questa storia è vera e gira tutta intorno al culo di una bella signora 40enne, moglie di un professionista affermato, e mamma di due splendidi ragazzi. Il marito, l’ha conosciuta da giovinetta 20 anni prima e per caso, solo dopo anni di matrimonio e vita coniugale serena e tranquilla, ne riscopre la bellezza e le qualità del suo magnifico culo e le apprezza sotto tutti i suoi aspetti, fisici, anatomici, romantici, sessuali e fisiologici. Si anche fisiologici, perché una mattina in bagno nel sentirla involontariamente e casualmente fare aria intestinale, scoppierà la scintilla che provocherà l’incendio e infiammerà tutto quello che verrà dopo.
La confessione è la metafora rappresentativa di tutto quello che ruota attorno a un bel culo femminile di signora piccolo borghese, moglie e mamma modello, seria, educata e stimata. Dal desiderio di ammirarlo, alla tentazione di toccarlo e accarezzarlo, alla fantasia di sculacciarlo, alla voglia di possederlo sessualmente o di vederlo posseduto da un altro, in questo nostro caso dal suo ex ragazzo di un tempo. Si parlerà della forma e della consistenza, dei suoni e dei rumori emessi riservatamente o che con imbarazzo sfuggono al controllo anale e mentale. Degli odori imbarazzanti che può provocare anche una bella signora quando libera il suo intestino o li emana intorno a sé silenziosamente.
La descrizione meticolosa della parte più osservata del corpo femminile, sia dagli uomini che dalle donne, desiderata, amata, volgarizzata, si presenterà prepotentemente al marito in un’altra prospettiva, non più parte di un insieme corporeo, ma come un feticcio dei suoi desideri, sconvolgendo la sua vita e di conseguenza quella della moglie.
Questa nuova attenzione al culo della bella consorte, madre esemplare e moglie fedele, lo porterà a riconsiderare la sua vita intima oltre che quella della moglie in modo diverso, fino a pensare e fare… ma leggete.
Note:
Io vado fiera del mio sedere. È difficile, per una donna di razza bianca una simile perfezione. E poi trovo che il sedere sia importantissimo nella sensualità contemporanea. È sexy e moderno, pratico e arioso. A differenza del gran seno, che è antico, scomodo.
Carla Bruni Sarkosy
IL CULO DI MIA MOGLIE
Buongiorno a tutti mi chiamo Maurizio, sono di Torino e leggo spesso in rete segretamente i racconti erotici sul cuckoldismo. Dopo averne letti molti, ho voluto anch’io scrivere la mia storia e quella di mia moglie, ma prima di iniziare a narrare questa mia confessione, devo fare una premessa e un preambolo.
La premessa di quello che sto per narrarvi, per quanto possa apparirvi assurda è accaduta realmente anni fa, facendo nascere in me, per uno stupido inconveniente intestinale di mia moglie, il desiderio di cuckoldismo, fino a realizzarlo realmente in modo anomalo nella ricerca del partner per lei. Non con un partner sconosciuto occasionale o qualcuno conosciuto su internet tramite annunci o altro come fanno molti e leggo spesso, ma con il suo ex ragazzo.
Si avete letto bene, l’ex fidanzato di mia moglie o meglio il tipo che frequentava prima di mettersi con me oltre sedici anni fa.
Quello che scriverò è assolutamente vero, anche nei suoi aspetti “ridicoli” e per meglio farvi comprendere farò un preambolo andando indietro negli anni, quando mia moglie usciva con lui, il suo ex ragazzo.
Nel duemilauno avevo 21 anni, mi ero diplomato da poco in ragioneria e lavoravo nell’agenzia assicurativa di mio padre, quella che oggi è la mia o meglio la nostra perché ci lavora anche mia moglie. Ero un ragazzo normale, timido, non bello ma un tipo, con capelli castani e statura media in un corpo esile. Con altri amici frequentavamo un bar della cintura torinese, a Moncalieri, dove c’erano varie compagnie miste di ragazzi e ragazze. La nostra era una bella compagnia o “banda” come ci apostrofavamo noi allora. I più grandi avevano 23 anni e le più giovani 18 anni. In questa compagnia c’era una bella coppia che filava assieme da parecchi mesi, lui si chiamava Alberto e aveva 23 anni e lei Eleonora, Ele per gli amici e ne aveva 18 di anni.
Chi era Alberto e come fosse, non è difficile da descrivere. Era il bello del gruppo, un po’ sbruffone, di quelli che sanno sempre tutto di tutti, facendo sempre meglio degli altri e si vantava continuamente delle sue qualità, sia per la moto, che l’auto, il vestire e le ragazze che cambiava frequentemente e tradiva spesso. Non era un ragazzo regolare come me e altri miei amici, era uno di quei tipi che non sapeva mai cosa volesse, aveva una ragazza bella come il sole, Eleonora e faceva lo stupido con le altre, per me era senza cervello a tradire Eleonora. Era un tipo narcisista, oggi direi un sociopatico, con più problemi da risolvere di qualsiasi altro ragazzo della nostra età che avessi conosciuto allora, sembrava che se le andasse a cercare invece di evitarle le difficoltà. Voleva essere e apparire sempre il numero uno, soprattutto in campo sessuale e si vantava e lodava da solo nel raccontare a noi ragazzi più giovani di lui, delle sue avventure sessuali, di cosa facesse con le ragazze e come si dovevano fare determinate porcate sessuali con loro.
Devo ammettere che era un tipo affascinante e ci sapeva fare, con un suo modo di vestire alla moda. Un bel ragazzo, alto, di quelli che piacevano alle ragazze a prima vista, con cui ci tentava sempre e subito senza tanta attenzione e quasi tutte ci stavano perché era bello e piaceva e questo mi faceva rabbia, perché io non ci riuscivo mai, ero timido. A volte cercavo di essere come lui e lo imitavo nel vestire e nei gesti, nel pettinarmi, ma senza successo.
Lo volevo amico soprattutto perché frequentava Eleonora, che era il mio amore segreto a cui morivo silenziosamente dietro, anche se quello che raccontava di cosa facesse sessualmente con lei mi ingelosiva e infastidiva, avrei preferito non saperlo. Se ne avessi avuto il coraggio, lo avrei preso a pugni quando diceva certe cose. Lo scopo della sua vita in quegli anni era probabilmente quello di sbattersene più possibile di tutto e uscire solo con belle ragazze, con sedicenti modelle come diceva lui e chiavarsele. Perché l’aspetto fisico per lui contava molto. Aveva molte fotografie scattate con il cellulare, con amiche e tizie conosciute in discoteca, spesso abbracciate a lui che a volte ci mostrava.
Nel periodo che uscì con Eleonora e furono assieme quasi un anno, non fece mai un progetto di vita futura in comune con lei, cosa che io invece feci subito appena la conquistai, lui invece si limitava a fare sesso con lei, a chiavarla e a farle fare porcate come le definiva lui, e basta.
A volte spariva per qualche giorno, mandandole sms con il cellulare e raccontandole un sacco di falsità riguardo al motivo che non poteva incontrarla, del tipo:
” Scusa amore, sono presissimo dal lavoro. Come va? Ci vediamo domani!”
Mentre invece era con qualche troietta della cintura torinese a divertirsi e chiavare e lei sola e innamorata ad aspettarlo. Le faceva anche dei complimenti ambigui, dicendole: “Stai bene quando ti stiri i capelli.” Oppure: “Sei bellissima con il trucco.”
Dirlo a lei che era una ragazza semplice acqua e sapone era un po’ come se le dicesse che le piaceva solo se truccata e filtrata come nella pubblicità, un po’ come se la vedesse attraverso le altre.
Alberto fu uno dei primi della nostra compagnia ad avere il video cellulare e spesso alla sera al bar ci invitava a guardare i film porno di quart’ordine, talmente piccoli sul display che non si vedeva quasi nulla. Commentando che le stesse cose le faceva anche lui e meglio, dicendo che convinceva e spingeva a vederli anche le ragazze con cui si rapportava in quel periodo, ridendo da solo come uno stupido, dichiarando che le faceva vedere anche a Eleonora.
Mi dava un fastidio enorme e mi faceva una rabbia che non volevo crederci che Eleonora potesse guardare con lui quei video porno, e mi dicevo:
” Ma come può una ragazza come Eleonora guardare queste cose?… Queste porcate? Si inventa tutto.”
E inoltre spesso mi chiedevo come Ele, come la chiamavamo noi, potesse amare e uscire con un tipo simile.
Una volta sfacciatamente, passeggiò davanti al bar assieme a un’altra ragazza che stava chiaramente frequentando all’insaputa di Eleonora, per farsi vedere da noi e sorrideva stupidamente. Sembrava quasi che volesse fargliela vedere e io vedendolo provavo rabbia e dispiacere per Ele.
Spesso mi capitava di vedere Eleonora seduta da sola al bar che lo aspettava smanettando con il cellulare e mi ripetevo guardandola:
“Ma come fai a farti prendere in giro da una persona come lui? … A cui importa così poco stare con te e che, inoltre fa pubblicità delle sue relazioni multiple e dei suoi tradimenti? E dice in giro quello che fate assieme e tu lo sai. Eppure continui a frequentarlo perché pensi che sia figo?” La osservavo in silenzio pensando: “Ma non vedi che lui non ha intenzione di impegnarsi con te, ti prende solo in giro, ti usa! Continuare a frequentarlo che senso ha??”
Ma erano tutti discorsi che mi facevo io mentalmente da innamorato e come dicevo non avevo mai il coraggio di dire a lei o a qualcun’altro quello che pensavo realmente e restavo in silenzio a guardarla, sempre più bella che aspettava Alberto, amandola ancora di più dentro di me per l’attaccamento che dimostrava a quello che credeva il suo amore.
Purtroppo Alberto, come faceva con altre ragazze, la sapeva manipolare sentimentalmente così bene che lei non si rendeva neanche conto di che tipo fosse realmente. In quel periodo lei ne era innamorata e si sa con l’amore giovanile, il primo amore si vedono tutte le cose in modo diverso.
Come dicevo sopra, io ero innamorato segretamente di Eleonora che faceva parte dei miei sogni e delle mie fantasie, comprese le masturbazioni che riguardavano tutte lei. Ad Alberto inconsciamente lo invidiavo e odiavo, avrei desiderato essere come lui che si chiavava Eleonora e si baciavano in bocca anche davanti a noi al bar, ma purtroppo non lo ero. E già allora tra me ed Eleonora c’era lui, che spesso masturbandomi pur non volendo me lo immaginavo al mio posto attivamente che si chiavava lei …
Eleonora invece aveva 18 anni quel periodo, era di famiglia piccolo borghese come la mia, e per me era la più bella ragazza che avessi mai visto al mondo, aveva i capelli castani lunghi oltre le spalle, non alta ma carina, aveva un sorriso vivace e radioso e un bel corpo perfetto e snello. Mi piaceva molto Eleonora, non so se vi è mai capitato di vedere una ragazza o una donna che vi piace tantissimo e sentire dentro voi una forte attrazione per lei, un trasporto istintivo, il cuore battere forte e immaginarvi e pensarvi con lei anche se ha un altro; e per me fu così, ne ero segretamente innamorato e non lo dicevo a nessuno. La guardavo sempre non visto da lei, parlare, sorridere e mi piaceva sempre più, ma purtroppo era la ragazza di Alberto e usciva con lui da qualche mese e io dovevo restare in disparte.
Da innamorato continuavo a chiedermi come potesse uscire con lui, cosa ci trovasse in quel ragazzo volgare, libertino e che anche davanti a noi della compagnia a volte non la trattava bene. Ma come dicevo, lei era innamorata e accettava tutto da lui.
Alberto al bar si vantava sempre con noi di aver chiavato quella o quell’altra e che alle ragazze che uscivano con lui praticava di tutto, si faceva fare i pompini e a tutte faceva anche il culo. Anche su Eleonora sosteneva gli stessi discorsi quando alla sera dopo averla accompagnata a casa tornava al bar dove noi seduti al tavolino giocavamo a carte, e bevendo una birra esclamava: “Stasera Due! …Davanti e dietro! “E rideva stupidamente mentre io lo guardavo serio e ingelosito con disgusto. Ma non dicevo nulla, come dicevo nessuno sapeva che io l’amavo.
Lei era talmente convinta che lui l’amasse, che si era persuasa che nel suo comportamento non ci fosse nulla di male, che era fatto così, che in fondo era buono e le voleva bene e che tanti parlavano dietro di lui solo per invidia. Solo dopo… quando si accorse realmente al di là d’ogni ragionevole dubbio, che lui dedicava le proprie energie anche per soddisfare sessualmente altre ragazze che trovava disponibili nelle discoteche o nei dintorni, senza la minima attenzione alla loro età o all’avvenenza. Lei anziché infuriarsi e reagire con durezza o almeno con tristezza e risentimento contro di lui come le sarebbe stato più che lecito, diceva che non era vero… negava l’evidenza.
Ma visto il tipo di ragazzo quella situazione non poteva durare molto e così fu, Alberto un giorno si innamorò di un’altra ragazza e la frequentò lasciando Eleonora nel pianto, nella delusione e disperazione del suo amore finito.
Quando vidi Alberto con un’altra ragazza e gli amici mi dissero che aveva lasciato Eleonora e che tra loro era tutto finito, mi sentii euforico…avrei saltato sulle loro teste dalla gioia, pensavo che era scampata a un pericolo con quel balordo. Certamente lei soffriva, era molto innamorata di Alberto e lo sapevo, era stato il suo primo amore, primo ragazzo della sua vita ed ero a conoscenza che si era concessa completamente a lui, anche sessualmente, senza riserve e tabù. Gli prestava mille attenzioni, compiva molte cose per lui…e all’improvviso conoscendone un’altra lui la lasciò. L’abbandonò in malo modo, mortificandola e umiliandola, fino a quando due giorni prima diceva ancora di amarla e di essere felice con lei.
A Eleonora le crollò il mondo addosso, e restò depressa e triste nella disperazione, era la fine del suo primo amore giovanile e per alcuni mesi pianse ed era triste e malincomica e lo inseguiva.
Subito la cercai, ma lei non frequentava più il bar per non vedere Alberto con quell’altra. Era avvilita e preferiva stare sola o con qualche amica, ed evitava di venirci, restando a casa o andando al lavoro.
A quei tempi aveva appena finito la maturità e aveva iniziato a lavorare nel panificio dello zio come commessa e io tutte le mattine per vederla, passavo a prendere la focaccia o il pane o qualsiasi altra cosa e quando la incontravo che mi serviva lei era un tuffo al cuore per me, anche se era con il viso triste e delusa. Ma era molto bella anche senza sorriso.
Dopo qualche mese di insistenza e inviti di venire a passeggiare con me, accettò, complice anche una nostra amica comune che su mia preghiera la stimolò a considerarmi, anche se non ero il suo tipo. Quella prima passeggiata fu normalissima e ne seguirono altre, dove chiacchieravamo di tutto, io di me e lei di sé stessa.
Affrontammo solo una volta l’argomento Alberto, il suo ex ormai, ma ne parlò male:
“È un porco non voglio più vederlo e per favore non mi parlare più di lui.”
Mi disse, e così felici feci.
La corteggiai educatamente e romanticamente, la invitai a ballare e accettò e dopo circa sei mesi da quando si era lasciata con Alberto, finalmente si lasciò baciare in bocca. Il primo bacio fu una esplosione di gioia e tripudio per me, lo ricordo ancora. Ero felicissimo e innamorato, il mio sogno si era avverato, il cuore mi batteva all’impazzata, Eleonora era diventata la mia ragazza e poco mi importava se era stata sua, se Alberto fosse stato il primo e l’avesse chiavata prima di me. Ora era mia…e l’amavo e lei diceva lo stesso a me, ed ero ricambiato.
Su mio consiglio con una scusa banale cambiammo frequentazioni e amicizie, addirittura zona per sicurezza, per timore che lui ci vedesse e si facesse ancora avanti con lei, oppure o che Eleonora rivedendolo potesse cambiare idea su di me, sentire ancora qualcosa per lui e avere un ritorno di fiamma. E decisi anch’io di allontanarmi dal quel bar, dalla compagnia e dalle amicizie che avevo da anni e di conseguenza cambiammo zona, frequentando altri posti e altra gente in Torino centro, facendo nuove amicizie.
Sapevo che lei usciva male da quella relazione che aveva avuto con Alberto, perché era stato lui a lasciarla mentre lei avrebbe voluto continuare, perdonarlo, essendone innamorata. E nei mesi successivi aveva voluto prendersi un momento di pausa per sé stessa, per stare senza pensieri e divagarsi, distrarsi, dimenticarlo prima di rivolgere le sue attenzioni a me.
In quello stare insieme, nella mia dolcezza e attenzione, penso che si innamorò anche lei di me. Io di lei lo ero già da molto e nacque un sentimento forte, anche se mi veniva difficile accettare il suo passato conoscendolo, dove prima di me era arrivato Alberto, nel suo sesso e nel suo cuore, che era stato il suo primo uomo, l’aveva sverginata e si era divertito con lei.
Anche se all’inizio ci fu solo un corteggiamento romantico da parte mia, fino a giungere al primo bacio sentimentale solo dopo sei mesi, la sua disponibilità verso me, sia di amicizia che interesse aveva aumentato la mia autostima e mi sentivo sicuro e diverso dal ragazzo che ero prima, aiutandomi a maturare.
Eleonora mi piaceva da morire e l’amavo e come tutti i giovani che amano, non perdevo occasione per poter stare insieme e provare educatamente e rispettosamente ad avere un rapporto sessuale con lei, anche se ne avevo timore, interiormente temevo il confronto tra me ragazzo serio, semplice e per bene e quel libertino donnaiolo di Alberto.
In genere alla sera o al pomeriggio, ci appartavamo in auto in qualche luogo tranquillo di periferia o qualche radura vicina al Po, silenziosa e riparata da sguardi indiscreti, con le portiere aperte seduti ad ascoltare musica, coccolandoci e baciandoci fino a giungere ad accarezzarci reciprocamente.
La prima volta che ci furono effusioni sessuali tra di noi, non ero molto pratico se non per aver sentito dire come si facesse, ma il desiderio e la voglia di lei erano tali che le misi la mano tra le cosce e la tirai su alzandole la gonna fino alla mutandina, a toccarle il sesso e fu come toccare il paradiso. E visto che non faceva resistenze, le infilai le dita dall’inguine sotto di esse e le accarezzai i peli della figa, osservandola in viso e capendo che quel mio toccarla lì nella sua intimità le dava piacere, e questo mi diede coraggio fino a farmi osare sempre più e a giungere con le dita sulla fessura e fu come sentire la scossa.
Era semibuio, non capivo granché. Lei rise, alzò la gonna eccitata e infilò anche lei la sua mano sotto le mutandine e mi guidò verso il posto giusto, dove introdussi il dito iniziando a masturbarla baciandoci, limonandoci come due ragazzi quale eravamo. Quello fu il primo passo di una sessualità diretta nel nostro amore che fino ad allora era stato solo sentimentale.
Una decina di giorni dopo quella pratica diretta sui nostri sessi, avvenne il nostro primo rapporto sessuale completo che fu emozionantissimo, lo facemmo in auto e come dicevo sopra temevo il paragone con Alberto, una comparazione che mi assillava. Io non avevo quasi mai chiavato se si esclude una volta che con gli amici andammo a prostitute, ma in compenso avevo visto molti video hard, masturbandomi pensando spesso a Eleonora come facevo sempre, e pensavo di sapere come fare.
C’eravamo appartati in auto ad ascoltare le nostre canzoni d’amore preferite e continuavamo a guardarci negli occhi in modo romantico e all’improvviso ci baciammo. Eravamo persi in quella nuvola di sogno e amore che solo i giovani di vent’anni hanno e mi prese il desiderio fortissimo, di fare sesso con lei, ma non sapevo da dove cominciare. Come dicevo, sembrerà strano ma a 21 anni non avevo ancora fatto sesso con una ragazza, ma solo con una prostituta, avevo solo dato qualche bacio, limonato e fatto carezze sul seno e sulla figa con alcune con cui ero uscito, ma nulla di più. E quindi mi sentivo a disagio per non dire inferiore a lei che la ritenevo pratica avendo già fatto sesso completo con Alberto, essendo stata la sua ragazza e Alberto era uno che sapeva chiavare e far godere le ragazze, ne aveva avute parecchie, quindi potrete ben capire il mio stato d’animo in quel momento, avevo paura di bloccarmi.
Ma baciarla era così naturale e meraviglioso che lasciai che le cose andassero da sole. Distesi e abbracciati sui sedili vivemmo un’intensa ora di romanticismo, lei mi toccava e io sentii il desiderio di fare lo stesso. Iniziai con vari palpeggiamenti, strusciamenti e via dicendo, tutto era sensuale e coinvolgente assieme alle canzoni di moda in quel momento in sottofondo dello stereo dell’auto, mi piaceva ed ebbi l’erezione subito. Le tirai su la gonna e accarezzai le cosce mentre ci baciavamo e le piaceva, mi lasciava toccare e accarezzare senza fermarmi, sentivo le sue dita tra i capelli che mi frugavano e la sua lingua calda in bocca che baciandomi mi tratteneva e tirava a lei. Quando la mia mano dalle cosce passò al suo addome e da lì si infilò sotto l’elastico delle mutandine e scese di poco, iniziai a sentire i suoi peli folti che mi elettrizzarono… giunto alla fessura, sentii umido con le dita, era bagnata.
“Lo facciamo? Facciamo l’amore?”
Borbottai emozionato ma quasi sfacciatamente chiedendole praticamente il permesso.
Lei rispose di sì e sorprendendomi alzò di più su la gonna, vidi che mise le mani dietro le natiche e alzando un poco il sedere dal sedile prese l’elastico sui fianchi e si tirò giù le mutandine alle cosce da sola, poi tirando su e piegando le gambe le fece passare dalle ginocchia e le portò alle caviglie e le sfilò fino a toglierle, restando senza, mostrandomi il suo bel sesso peloso e rigoglioso da 19enne. Restai sorpreso ed eccitato, ma anche impaurito ed a disagio da quel suo comportamento, quella sua sicurezza e padronanza da donna, non me lo aspettavo, praticamente faceva tutto lei, sapeva come fare avendo già fatto sesso altre volte con Alberto quando era la sua ragazza e la chiavava lui in auto.
Le vidi la figa per la prima volta, fu una emozione indescrivibile per un ragazzo innamorato come ero io, era bella rigogliosa, scura, non avrei mai smesso di guardarla, ma lei con una forma di pudore pronunciò: “Dai non mi guardare!” Si vergognava e mi fece tanta tenerezza.
Posando le mutandine appallottolate sul cruscotto, si mise bene nel sedile e si assestò con il sedere e allargando le gambe mostrandomi ancora e di più la sua splendida figa mi invitò:
“Dai vieni!” Mi esortò con un sorriso.
Impacciato mi slacciai i pantaloni e li abbassai assieme allo slip e feci uscire il mio cazzo duro e oscillante, non senza apprensione, come dicevo temevo il confronto sessuale con Alberto che mi tormentava e metteva a disagio sempre. Non so se lei lo capì mai il motivo del mio imbarazzo, so solo che si predisponeva già prima che io mi muovessi facendomi capire o dicendomi cosa dovevo fare. Non avevamo il preservativo, ma il desiderio era tanto che lo facemmo lo stesso.
Quando fui sopra di lei, mi prese una sorta di batticuore, timoroso, sudavo e cercavo il “buco” come chiamavamo noi ragazzi l’orifizio vaginale, con le dita tra i peli, con disagio e incapacità ed ero in difficoltà a trovarlo. Allora appoggiai la cappella contro i peli e mi misi a spingere, ma non entrava, in quella posizione e confuso ed emozionato non sapevo nemmeno se ero nel punto giusto. Fu lei a dirmi: “Bagnalo!” La guardai. “Bagnalo con la saliva!” Ripeté.
Avevo sentito dire da alcuni miei coetanei di questa pratica per lubrificare il cazzo con lo sputo, ma pensavo che non sarebbe mai servita a me, il mio non era di grosse dimensioni. Comunque lo feci, lo insalivai e lei senza dire nulla lo prese in mano e se l’appoggiò sopra l’orifizio vaginale sussurrandomi con la sua voce dolce:
” Spingi… ora spingi che sei nel punto giusto!”
Premetti, e lo sentii entrare, fu bellissimo sentire il caldo umido della vagina di Eleonora che amavo, intorno al mio cazzo. Non potete immaginare come mi sentivo in quel momento, era come se fossi entrato in paradiso. Ero contento, gioioso, l’avevo penetrata e distinto iniziai a muovermi, a fare avanti e indietro con il bacino in modo goffo, come sapevo io, facendo ricorso alle mie conoscenze acquisite nei mesi precedenti di visioni di video porno, prendendo poi il ritmo da solo e iniziando a chiavarla con le sue mani appoggiate sui miei fianchi, sul mio viso o sulla schiena.
Per la prima volta sentii la sua figa calda e umida avvolgere il mio cazzo e la sua bocca, la sua lingua e saliva nella mia mentre la baciavo e chiavavo, era magnifico, bellissimo. Non potevo crederci, la stavo chiavando …. stavo chiavando Eleonora, il mio amore, la mia passione, dopo averla desiderata tanto, mentre lei con le sue mani mi accarezzava i capelli e il volto. In quel momento mi sentivo capace e potente, constati che sapevo chiavare anch’io.
Era la prima volta che possedevo una ragazza e oltretutto che amavo e senza preservativo … ed era Eleonora, la mia Eleonora, il mio amore bellissimo…il mio sogno, la mia vita. Ero pieno di gioia e la stringevo e baciavo e accarezzavo e lei ricambiava e la sentivo godere. Si! … godeva con me, quindi significava che tutto sommato ero bravo anch’io a chiavare…e mi rassicurai, mi calmai e presi padronanza di me stesso.
Perso tra i baci e carezze dell’amore e nel sottofondo delle nostre canzoni d’amore, sentii la sua voce ansimante dire con dolcezza: “Non venire dentro! Vieni fuori!”
“Certo amore!” La rassicurai fingendo di essere pratico. “Stai tranquilla!” Sussurrai ormai sicuro di me che la stavo chiavando e facendola godere.
Non so quanto durò quel rapporto sessuale, forse pochi minuti o di più, so solo che io tra di lei, sul sedile a gambe piegate e cosce larghe con il dondolio dell’auto iniziai a muovermi velocemente, finché avvertii i testicoli contrarsi e diventare duri come quando mi masturbavo e capii che stavo per venire e mi trattenni. Finché sentii lei provare l’orgasmo, tirare su le ginocchia e appoggiare le gambe sui miei glutei iniziando a gemere e ad ansimare stringendomi forte … godeva: “Ooooooooohhhhhhhhh!!!!!!” Non resistetti, stavo avendo l’orgasmo anch’io, il primo della mia vita con la donna che amavo, Eleonora.
Lo tirai fuori veloce e le venni abbondantemente sulla coscia sporcandomi le dita della mano che tenevano il cazzo per dirigerne l’eiaculazione lontano dalla figa, poi restammo un momento abbracciati, e dopo ci pulimmo con dei fazzolettini di carta. Ero al settimo cielo, l’avevo chiavata, finalmente l’avevo chiavata… era mia …ero felice.
In quel periodo, come dicevo sopra, lei aveva 19 anni e io 22 e dopo aver fatto sesso completo il mio amore per lei si elevò all’ennesima potenza, divenne la mia regina, la mia vita…tutta per me e non mi importava niente di Alberto.
Dopo quella prima volta, presi sicurezza e lo facemmo ancora e Alberto nei miei pensieri e nei miei timori passò in secondo piano, poi in terzo, quarto fino a dimenticarlo completamente e sparire dalla mente. Per oltre quindici anni non mi venne più in mente lui.
Da quel giorno con Eleonora iniziammo un rapporto serio, con l’intenzione di sposarci. Avemmo anche un altro tipo di rapporto, quello orale. La prima volta che mi fece un pompino eravamo in auto, fu quasi casuale, volevo fare sesso, ma lei era indisposta perché aveva le mestruazioni, io insistevo infoiato desiderandola ma lei rifiutava.
“Ma io ho voglia di te amore!” Le dicevo:” Guarda poverino è duro e soffre!” Mormoravo sorridendo e scherzando coccolandola in modo dolce, mostrandole il cazzo duro sotto i pantaloni che spingeva. Avrei certamente desistito da quel proposito, ma lei guardandomi con un sorriso malizioso senza dire nulla allungò le mani e mi tirò giù la cerniera dei jeans, credevo che mi volesse masturbare come era già capitato altre volte e invece quando lo tirò bene fuori, tenendolo tra le dita, con mio stupore chinò il capo e lo prese in bocca.
Mi sorprese e fui sconcertato da quell’atto che non mi aspettavo. D’istinto avrei voluto dirle di non farlo, era come se ai miei occhi, anche se lo faceva a me, Eleonora si sporcasse moralmente e perdesse il suo candore facendomi un pompino; significando con la sua iniziativa che lo aveva già fatto altre volte, probabilmente ad Alberto. E invece continuò con capacità e padronanza, tra leccate e succhiate sulla cappella, fino a prenderla in bocca interamente e masturbandomi anche con la mano mi fece venire con gioia in breve tempo, togliendosi subito come sentì le pulsazioni e lo sperma arrivare.
Sapeva bene come si faceva un pompino e mi dispiaceva invece di esserne contento, avrei voluto essere io a istruirla, ma non dissi nulla per non ossessionarla e rinvangare il passato portandole il ricordo di quello stronzo di Alberto… ma sapevo benissimo chi era, che le aveva insegnato a fare i pompini.
Quando ci mettemmo insieme seriamente, non parlò mai se non una volta all’inizio del suo rapporto con Alberto e io non le chiesi mai nulla. A che pro …poi chiederglielo? Per farmi del nervoso e tormentarmi? O farle venire ricordi e forse desideri strani? E comunque mi infastidiva ed eccitava contemporaneamente sapere che Alberto l’aveva sverginata e aveva avuto a che fare con il corpo della ragazza che amavo e che sarebbe diventata mia moglie; che sapesse com’era fatto, e che lui le avesse procurato e ricevuto piacere da lei, oltre a insegnarle a fare sesso.
A differenza di Alberto, io dopo pochi mesi che ci eravamo messi insiemi, chiesi di conoscere la sua famiglia, avevo intenzioni serie.
“Vuoi conoscere i miei genitori?” Domandò Eleonora stupita quando glielo chiesi.
“Si! Voglio che mi conoscono e sappiano che loro figlia esce con un ragazzo che ha intenzioni serie e che ti ama. “
La trascinai con il mio entusiasmo e il mio amore e mi presentò ai suoi genitori e al fratellino più piccolo, così non ebbi più problemi per vederla essendomi fidanzato ufficialmente e alla sera potevo anche andare a casa sua e stare con lei a guardare la Tv o vedere qualche dvd. Naturalmente io la presentai ai miei genitori e a mia sorella che si complimentarono per la bella ragazza che avevo scelto. Eravamo entrambi molto giovani ma ci amavamo.
Ci sposammo, lei ne aveva 21 e io 24 anni, fu un bellissimo matrimonio, festoso, con tanti invitati e un bel viaggio di nozze, acquistammo casa e facemmo un mutuo decennale. Lei smise di lavorare nella panetteria di suo zio e venne ad aiutarci in agenzia assicurativa e pratiche per auto, dove pochi anni dopo mio padre per motivi di salute si ritirò, lasciandola a noi. Io e lei titolari.
Devo dire che Imparò in fretta e divenne molto brava sul lavoro di assicurazioni che in quel periodo girava bene, tanto da assumere anche una giovane impiegata part time al pomeriggio, per far sì che lei avesse più tempo libero, per sé stessa, la casa e i figli. Si perché quasi subito dopo il matrimonio di comune accordo avemmo due figli, un maschio e una femmina che si distanziavano di età tra loro per un anno di differenza. Roberto come mio padre e Chiara come sua madre, che diventarono la nostra ragione di vita e quella dei nonni.
Negli anni proseguimmo la nostra vita coniugale e lavorativa con sentimento e amore. I figli, la casa, il lavoro, i week end al lago e le ferie annuali al mare con i ragazzi, e altri piccoli svaghi come cinema, qualche partita allo stadio, perdendo tante altre abitudini che avevamo da fidanzati, come andare a ballare e frequentare gli amici. Raramente ci concedevamo una pizzata o cena e sempre rigorosamente con i figli.
La nostra vita senza rendercene conto era diventata abitudinale, monotona e borghese, in giornate quasi tutte uguali di routine, tra lavoro, casa e famiglia, con momenti ed emozioni scontate, come gli anniversari, i compleanni o il martedì e sabato sera quando facevamo l’amore, che negli anni era ormai diventato fare sesso; un sesso ormai affievolito e stanco, poco ardente, più per un dovere reciproco tra di noi che un piacere.
Come tutte le coppie avevamo anche qualche litigio, per i figli o per altre cose futili, con qualche giorno di muso da parte di mia moglie e poi io che cedevo e lentamente la cercavo riavvicinandomi a lei. E andavamo avanti proseguendo la nostra vita di coniugi e genitori normali e comuni e pur essendo abitudinari eravamo felici.
Fino a qui la prima parte di preambolo della nostra vita per farvi comprendere meglio il seguito. Ora vi narrerò come eravamo e quello che è accaduto dopo, la storia che abbiamo vissuto come è avvenuta e che ci ha cambiato la nostra sessualità.
Vivemmo una vita tranquilla e durante quei quindici anni cambiammo anche nell’aspetto, a me venne un po’ di pancia con qualche chilo in più e i capelli radi e stempiati. Eleonora subì una limitata metamorfosi che la migliorò, facendole accorgere come a me che i quarant’anni stavano ormai sopraggiungendo. La ragazzina fighetta con il culetto piccolo e con il corpo snello che avevo sposato non c’era più, era cresciuta e i fianchi da longilinei e stretti si erano leggermente riempiti e arrotondati facendola diventare adulta nell’aspetto.
Come scritto sopra ebbe due gravidanze volute che la fecero ingrassare di qualche chilo, diventando leggermente in carne anche perché le piaceva la buona tavola. Divenne una bella signora di 38 anni anche nel portamento, con una esteriorità e un atteggiamento molto affascinante. Tagliò i capelli e cambiando stile di pettinatura in una acconciatura più corta, poco sopra le spalle, e i capelli castano chiaro le tinse con colpi di sole biondi che le stavano molto bene. Il viso riempiendosi un po’ si abbellì maggiormente nelle fattezze, delineando i lineamenti perfetti e radiosi che aveva, diventando da donna adulta, con il bel volto pieno e solare, appena arrotondato, con i suoi stupendi occhi grandi, profondi e scuri truccati leggermente.
La bocca con labbra sensuali e colorate, nel sorridere non mostrava più l’espressione sbarazzina e allegra da ragazzina, ma quella maliziosa e provocante da adulta, esibendo tra le labbra inrossettate i denti bianchi e regolari insieme alla sua pelle quasi diafana, sempre molto chiara che la rendeva più attraente e in certo senso verginale e pura….
Amava truccarsi in modo lieve, equilibrato, anche solo per portare i bambini a scuola o stare in agenzia, indossando vestiti comodi e leggeri e accessori vari, come i monili, anelli, orecchini, bracciali e collane vistose che attiravano l’attenzione. Esibiva unghie lunghe e smaltate che la rendevano molto signora, e devo dire che faceva la sua bella figura e a me piaceva molto che i clienti o la gente che incontravamo per strada o veniva in agenzia l’ammirassero e la desiderassero.
Era diventata proprio una bella signora. Il corpo era pieno e curvilineo, con un bel seno cresciuto anch’esso prosperoso e morbido che aveva allattato i nostri figli, con una sensualità che attirava gli sguardi assieme al suo splendido culo, compatto, denso e pronunciato il giusto. Il ventre piatto e la vita stretta da diciottenne non c’erano più, ma nonostante le due gravidanze il giro vita stringeva, mettendo in risalto il seno e dietro il suo meraviglioso sedere. Le gambe si erano riempite restando sempre lunghe, sode, senza cellulite e continuavano posteriormente fino a congiungersi con la linea orizzontale di due magnifiche e carnose natiche, leggermente all’infuori, rendendola eccitante e desiderabile.
Come dicevo sopra indossava tutti i tipi di abiti, gonne o pantaloni, comodi ma anche aderenti che le risaltavano la forma e la sporgenza del suo delizioso culo. Lei sapeva di averlo bello e ammirato e lo valorizzava con vestitini fascianti o svolazzanti, casual o eleganti, di tessuto leggero a secondo le stagioni. A volte indossava i leggings o pantaloni casual chic o jeans molto stretti o a pinocchietto, che erano colorati e attillati come una seconda pelle colorata e fasciavano il sedere e la gamba fino a metà polpaccio.
Essendo spesso seduta in ufficio, d’estate il tessuto leggero dei pantaloni a volte si insinuava fra le sue natiche senza che se ne accorgesse. La stoffa sottile degli slip assieme a quella stretta dei pantaloni leggeri, penetrava all’interno del solco intergluteo, evidenziandolo, disegnandolo e prendendone forma, dandone una visione indecente e sexy. Mostrando nel suo bel sedere a sua insaputa quando si alzava, una linea interglutea molto erotica, lunga e profonda in conseguenza della consistenza carnosa delle sue natiche, facendo intuire all’osservatore come potesse essere stupendo nudo. Io maliziosamente non glielo segnalavo mai quando la vedevo così, con il tessuto dentro e in profondità nel solco tra le natiche, lasciavo che inconsapevole di come fosse si rapportasse con i clienti e quando dava loro le spalle per prendere qualche pratica o qualcosa nell’armadietto alle sue spalle, glielo ammirassero. Lasciavo che mostrasse ignara tanta bellezza. Ma purtroppo era l’impiegata che chiamandola da parte l’avvertiva:
” Signora ha il tessuto sul sedere rientrato…”
E subito lei appartandosi in bagno se lo metteva a posto.
Le calzature che portava erano con tacco normale o poco sopra la media, ma la slanciavano e le davano un portamento eretto e fiero, di donna sicura di sé.
Come sappiamo noi uomini, sono diverse le parti del corpo femminile che attraggono il desiderio maschile e queste possono differire da uomo a uomo; così c’è chi predilige in una donna il seno, chi le gambe, chi gli occhi o la bocca, e chi il culo. E lo stesso ogni donna ha una sua qualità fisica personale migliore delle altre e quella di mia moglie era ed è il culo, uno splendido fondoschiena che veniva prima di tutto, armonioso, proporzionato, sporgente.
Lei sapeva che il culo era il suo lato migliore fisicamente e appositamente con un po’ di malizia e accortezza femminile, nel vestire lo mostrava ed evidenziava con naturalezza e sempre non passava inosservato attirando sguardi maschili incuriositi, desiderosi, ammirati.
Secondo me era il sedere più bello di tutti quelli che avevo visto finora, al mare, per strada o in ufficio. Un sedere alto, da giumenta di razza, sporto in fuori con naturalezza e arroganza, come ad offrirsi o ad offrirlo a chiunque lo osservasse. Nobile e pieno, con la curvatura dell’arrotondamento delle natiche erotica e seducente che le arrivava ai lombi, compatto e tenero, senza un filo di cellulite e smagliature, con le natiche sollevate e rigonfie in fuori e perfettamente simmetriche tra loro. Nell’insieme colmo ma non voluminoso. Un bel sedere tondo e con forma ben definita.
A casa capitava che senza slip o nuda, la vedessi casualmente piegarsi a raccogliere qualcosa a terra, mostrandomi nel farlo, da dietro la fessura paffuta della vulva, tra i peli, che appariva sotto e tra i globi carnosi del culo, bella e invitante. Non c’era uomo che non glielo ammirasse quel simbolo di erotismo concentrato e di seduzione.
Lessi su internet, che la forma e la bellezza del culo femminile dipende da diversi fattori, tra cui la posizione e conformazione dell’ossatura del bacino, la grandezza dei muscoli glutei e il modo in cui questi si collegano al femore. Tutti questi fattori assieme a dell’adipe ben distribuito a seconda delle varie combinazioni possibili che la natura regala a ogni donna, donano la curvatura accentuata della schiena che offre il classico effetto di “culo in fuori” e lo rendono seducente, facendo girare la testa agli uomini a contemplarlo e desiderarlo. Per cui il culo particolarmente in evidenza è un fattore di successo, uno strumento invincibile di conquista ed esercita una maggiore attrattiva sui maschi, ma anche sulle donne, che lo ammirano anch’esse con invidia.
Anch’io mi sono chiesto nel guardare o pensare quello di mia moglie, perché fosse così bello e attraente e piacesse così tanto agli uomini che incontravamo nei luoghi che frequentavamo o venivano in agenzia e glielo osservavano mentre lavorando si girava e muoveva. Uomini così diversi tra loro per etnia, religione, ceto sociale, professione, mentalità e gusti, eppure a tutti piaceva il culo di mia moglie da come lo guardavano e senz’altro desideravano, e mi sono dato varie risposte semplici anche in contrasto tra loro. Penso che ad alcuni piaccia per il fatto che nella mentalità maschile, possedere sessualmente il culo di una donna, incularla, significa sottometterla e domarla fisicamente e psicologicamente ed è un po’ il desiderio che abbiamo tutti noi uomini. Per cui un sedere alto, pieno, invitante, specie se di una bella signora per bene, suscita vari desideri strani oltre che il semplice incularla, che può essere l’atto finale di un percorso libidinoso o vizioso. Alcuni prediligono accarezzare, baciare, palpare, pizzicare con dolcezza, passione e a volte amore il culo femminile, e c’è chi dice a tal proposito che il simbolo universale dell’amore, la forma stilizzata del cuore, rappresenti in realtà il sedere femminile alla rovescia. Ad altri invece piace possederlo con brutalità e vigore, inculandolo o sculacciandolo forte con le mani o altri oggetti, per punire eroticamente e umiliare la bellezza, l’intelligenza e superiorità che hanno le donne nei confronti del maschio e tramite questo dare a loro e a noi piacere.
Ma al di là di queste riflessioni, devo dire che guardavo anch’io mia moglie con occhi differenti di quindici anni prima, era una donna diversa dalla ragazza che avevo sposato, ma l’amavo sempre ed era una bella donna anche se non era più una super figa come prima, ed ero orgoglioso di lei e della sua bellezza. E se all’inizio del nostro matrimonio mi dava fastidio che qualche libidinoso la guardasse con desiderio, negli anni seguenti non più, anzi mi dava un senso di piacere, privilegio ed eccitazione che la desiderassero e non potessero averla perché era mia e non ci facevo neanche caso; ma si sa la vita si evolve e noi cambiamo.
Lei era ed è, una donna piccolo borghese con alti valori morali ed educativi, siamo sempre stati e siamo una famiglia unita, molto rispettata, con un ottimo rapporto coniugale e una intesa sessuale, che anche se limitata e affievolita nel tempo per noi è soddisfacente. Dopo il matrimonio mi era restata fedele e io lo stesso, non aveva avuto altri uomini oltre me, come io altre donne, era sempre stata onesta nei miei confronti e seria con la gente. Era contraria ai tradimenti e agli inganni per cultura, educazione, morale e religione e quindi mi era sempre restata fedele.
Come scrivevo sopra vivevamo discretamente bene, come la famiglia piccolo borghese che eravamo. Il mutuo era oramai pagato e il lavoro in comune in agenzia ben avviato. Guadagnavamo bene non mancandoci nulla, soprattutto ai nostri figli, sia nel vestire che in casa come arredamento e comodità. E ognuno di noi aveva la propria auto. Tra noi andava tutto bene, c’era sincerità e onestà e se qualcuno la corteggiava o qualche cliente faceva lo stupido con lei facendole avances o battutine strane e spinte, lei me lo diceva e poi ne ridevamo insieme e tutto sommato piaceva a entrambi, a lei essere ammirata e corteggiata e a me che lo facessero, che mia moglie, la mia Eleonora piacesse agli altri uomini.
Come ho già scritto e scusatemi se a volte mi ripeto, ma serve a me per essere preciso e a voi per capire meglio, il sesso tra noi negli anni era mutato, da passionale era diventato coniugale come capita spesso alle coppie, diminuendo quelle chiavate che all’inizio erano giornaliere e piene di esaltazione che facevamo a venticinque anni e con il tempo si erano ridotte considerevolmente fino a diventare classiche, monotone e rade. Le sue preoccupazioni e priorità giustamente erano i figli, la scuola, il lavoro, la casa, i soldi e a volte mi trascurava sessualmente per questo e alla mia richiesta di attenzioni rispondeva:
“Prima i ragazzi e la famiglia e dopo il resto.” E nel resto naturalmente c’era anche il sesso.
Tra le cause del nostro rallentamento sessuale, c’era anche la sua insofferenza, non so quanto reale o voluta ad avere rapporti sessuali frequenti. D’estate c’era il caldo che la infastidiva, la faceva sudare e il mio sfregare su di lei le irritava la pelle chiara arrossendola. D’inverno aveva freddo e si copriva tutta senza volersi spogliare e passammo quegli anni in quel modo, avendo un rapporto sessuale o due al massimo alla settimana. Il risultato fu che io spesso mi mettevo a fantasticare da solo o guardare le altre. Poi circa due anni fa o poco più, il nostro rapporto coniugale prese un risvolto diverso, impensabile … e qui finisce la seconda parte del preambolo e inizia la storia che ha cambiato la nostra sessualità.
Non ridete per favore, per quello che scriverò anche se può apparire assurdo e anche ridicolo, ma è assolutamente vero ve lo ripeto, è una storia reale anche se inverosimile per quanto sceneggiata con maestria.
Tutto iniziò con una scoreggia involontaria di mia moglie. Accadde una mattina che eravamo in bagno assieme, come tutte le mattine prima facevamo andare i ragazzi a lavarsi faccia, denti e fare pipì e poi una volta vestiti intanto che facevano colazione in cucina, entravamo noi in bagno. Io mi lavavo e facevo la barba, mentre mia moglie si preparava per lavarsi nelle parti intime, pronta poi per tornare in camera a vestirsi.
Mi rasavo e intanto parlavamo della giornata, dei ragazzi di cosa avremmo dovuto fare quel mattino, degli impegni e appuntamenti d’agenzia, come tutti i giorni.
Lei quella mattina indossava solo la canottiera bianca di raso e pizzo che le arrivava al pube e le lasciava scoperto il sedere e davanti la figa pelosa, e si notava nell’aderenza all’addome un po’ di pancetta tipica delle signore adulte, con sopra il seno prosperoso e dondolante e dietro un gran bellissimo culo.
Come accadeva spesso i nostri figli lasciavano la loro biancheria in giro un pezzo qua e un pezzo là e lei quella mattina si piegò arcuandosi a novanta gradi senza flettere le ginocchia a raccogliere una maglietta sporca di nostra figlia Chiara, che era sul pavimento. Come dicevo si fletté con il tronco e in quell’atto piegandosi fece forza sull’addome comprimendolo e forse per indisposizione intestinale o per quello che aveva cenato la sera prima, nel piegarsi per raccoglierla fece una forte scoreggia involontaria, talmente forte da sembrare il rumore di un mobile trascinato sul pavimento, lunga e rumorosa. D’istinto mi girai verso di lei, vedendola ancora piegata in quella posizione con il suo meraviglioso culo pallido che sembrava ancora più pieno e bello e risi. Si, d’istinto mi scappò da ridere. Lei si tirò su subito impacciata, vergognandosi perché non era mai successo dicendomi seccata:
“Beh! Che c’è da ridere? Mi è scappata, sono indisposta e ho la pancia gonfia.… scusami!”
Con una espressione imbarazzata per giustificarsi dell’episodio, le guance rosse e lo sguardo afflitto e dispiaciuto anche se ero il marito, forse pensando che quella scoreggia involontaria avrebbe potuto scapparle in qualsiasi luogo, anche pubblico.
“Non ti ho mai sentita scoreggiare così forte! “Dissi sempre ridendo.
Era un momento imbarazzante per lei lo capivo dall’espressione e dal rossore che aveva in volto al di là della mia risata stupida e vedevo che non si preoccupava se io sentissi l’odore sgradevole del suo intestino, che in quel momento non c’era; ma con il volto insaponato scherzando sventolai l’aria con la mano come per allontanarlo.
” Stupido! Quanto sei stupido quando fai così, non ti sopporto! “Esclamò risentita e mortificata dal mio gesto:” Ho mal di pancia!” Ripeté gettando la maglietta sporca di Chiara dentro la cesta della biancheria sporca, sedendosi nel water a urinare. E insieme allo zampillare di urina contro la ceramica e al gorgogliare nell’acqua sul fondo vaso al suo arrivo, fece uscire ancora dell’aria intestinale da dentro di lei, facendo alcune scoregge di seguito, questa volta volute, con spinta addominale, dovute alla posizione seduta sul water con il tronco portato in avanti verso le ginocchia. Meno rumorose della prima che fu dirompente e volgare, ma altrettanto fragorose per il rimbombo all’interno della tazza vuota del water.
E io pronunciai scherzando e sempre ridendo:
”Ehhiii!!!! Ma stamattina cos’hai?… Non mi diventerai mica una scorreggiona!?”
“Sei proprio uno stupido…” Ripeté:” Ti ho detto che ho mal di pancia. “Replicò seria e a disagio:” Se non vuoi sentire esci fuori per favore che mi fai un piacere…”
“Ma dai amore scherzavo…non prendertela dai!” Esclamai. E mi avvicinai e le diedi un bacino pieno di schiuma in fronte, ma lei offesa mi allontanò con il braccio dicendomi:
“Ma va vai!!”
Tutti sappiamo che nella vita di coppia, nell’essere marito e moglie, inevitabilmente dopo aver trascorso insieme un po’ di anni della propria vita, mangiando, dormendo e facendo dei figli assieme, le persone tendono a mostrarsi ai propri partner per quello che sono realmente. Ci si sente sempre più a proprio agio col proprio compagno o consorte e questo porta anche a una confidenza psico-fisica e fisiologica maggiore, in cui rientra nella stragrande maggioranza dei casi per alcuni anche lo scoreggiare, in genere involontario.
Naturalmente con il rispetto reciproco e senza volgarità intenzionale e quando ciò avviene, non si prova quella vergogna come se si fosse in presenza di un estraneo, essendo con il coniuge non si pensa che sia una cosa indecente, soprattutto in una relazione coniugale.
Io quella mattina non dissi più nulla di quella sua situazione e continuai a rasarmi ma dentro di me ridevo e pensavo:
” Certo che con quel suo bel culo pieno e rotondo, scoregge così rumorose non ne aveva mai fatte… tanto forte da sentirsi a disagio lei stessa nei miei confronti che l’avevo ascoltata, fino a scusarsi.”
Finito di urinare in silenzio si alzò e si voltò cambiando vaso per lavarsi, e in quel trasferimento igienico rividi il suo splendido sedere seduto sul bidet a gambe divaricate che si lavava l’ano e la figa. Ammetto che rimasi un po’ sorpreso a guardarlo, pensando:
” Però! È indecente ma sensuale.”
Non che le scoregge fatte da una donna mi facciano eccitare, tanto meno quelle di mia moglie, ma il fatto che l’avesse fatta in quel momento, in quella posizione erotica, piegata in avanti a gambe unite e leggermente flesse, facendo uscire dal solco erotico di quella congiunzione carnale dei glutei pallidi e libidinosi il suo gas intestinale rumoroso come un lungo tuono fragoroso, l’avevo pensata come se avesse cancellato ogni pudore per mostrare il suo lato volgare e osceno.
Può apparire assurdo, ma assieme alla sua vergogna e il suo imbarazzo trovai sexy quella scoreggia di mia moglie. Ripeto, non che lo scoreggiare di una donna lo sia, ma in quella situazione lo era diventato. Sembrerà strano, ma fu così.
In seguito curioso e colpito da quell’atto di mia moglie nei momenti liberi e riservati, navigai su internet e ricercai e mi informai su siti specifici. E lessi che secondo alcuni, la scoreggia femminile nasconde nel suo profondo una grande carica erotica, sia per il diverso tipo di suono che produce che può essere sordo, sibilante, a trombetta, a tratti o continuo, o sia per il rumore volgare e dirompente che provoca. Non pensando mai che il culo di una bella signora oltre che fare fragori osceni, possa provocare fastidio nel produrre esalazioni che nell’avvertirle alle narici, sia quando è dirompente che silenziosa o odorosa e densa, disturba.
Secondo alcuni il piacere si prova nell’ascoltarle e nell’annusare, ed è una forma di feticismo inconscio che molti uomini (e donne) hanno. Per qualcuno può essere motivo di erotismo, magari in determinate situazioni, per altri è una cosa disgustosa. Comunque ogni opinione è degna di rispetto, a patto che si resti entro certi limiti riguardosi e non si offenda e urti la sensibilità altrui.
A mia moglie l’avevo sentita altre volte scoreggiare, durante la notte a letto o non sentirla per niente ma avvertirne poi l’odore pungente, caldo e fastidioso del suo gas salire da sotto le lenzuola fino al risvolto e uscire, avvertendolo direttamente al naso, voltandomi dall’altra parte per non respirarlo. Oppure al mattino in camera o in bagno, quando lei sicura di sé, pensando di essere sola o non sentita, non si tratteneva e lasciava andare liberamente l’aria del suo gonfiore intestinale.
In genere le sue erano le tipiche scoreggette silenti da giovane signora adulta.
A volte emetteva uno stitico peto da educanda, breve e con suono appena percettibile. A seconda di dove si trovava erano fiati, soffietti, flatulenze silenziose, controllate e trattenute e poi rilasciate a intermittenza; di solito quasi impercettibili all’udito, che causavano una emissione sulfurea concentrata e densa, molto personale, con una componente nell’odore caratteristica e comune a tutte le scoregge femminili. E me ne rendevo conto per l’esalazione che emanava, venendo improvvisamente e fortemente percepita dalle narici.
Altre erano un suono debole e intermittente come una brevissima pernacchia, ma nulla in confronto alla roboante tromba di culo che suonava con liberazione e gioia in bagno alcune mattine, prolungata e dirompente come un insulto pronunciato a voce alta, gridato, che ascoltandola mi lasciava sorpreso, incapace di credere che fosse lei, mia moglie, la mia bella Eleonora a fare certi rumori personali, impressionanti e osceni.
A volte in casa essendo più tranquilla e sicura si tratteneva meno pensando di farle silenziose e invece alcune le scappavano rumorose davanti a me e ai ragazzi, che maliziosamente, irriverenti della madre ridevano e poi ripetevano stupidamente con la bocca il suono, facendola arrabbiare molto a volte prendendosi degli schiaffi in testa, con il suo dire irato:
” La piantate!!” Oppure secondo com’era di umore, quando la piccola a volte si chiudeva il naso tra l’indice e il pollice ridendo, lei presa dallo scherzare diceva:
“Quelle delle mamme non puzzano!” Ridendo anche lei.
Ma come si suole dire poeticamente il suo suono era il leggiadro e leggero venticello da signora educata e per bene.
Di solito le arie o scoregge femminili sono quasi tutte involontarie e per questo motivo di vergogna e disagio. Espellere i propri gas intestinali per una donna è sempre stato imbarazzante specie se avviene in pubblico. La maggior parte delle donne tende a trattenere i propri gas, fino a sentire mal di pancia. So che Eleonora quando era in pubblico e come tutte le signore le capitava di doverla fare, emetterla nel momento meno adatto, piuttosto di rischiare la vergogna e l’umiliazione di essere sentita da qualcuno per i suoi rumori corporali e di conseguenza per l’odore che emanavano, specie ascoltata da qualche uomo che le piaceva, si tratteneva fino a farsi venire gonfiore e mal di pancia, ma non le emetteva.
Le donne, a differenza degli uomini avvertono il loro intestino brontolare, ciò significa che lo hanno pieno d’aria che gira e quindi di scoregge che vogliono uscire e se non sono sole, ma in un ambiente con qualcuno, cercano di allontanarsi o bloccarne l’emittenza stringendo le natiche, trattenendole e rilasciandole poco dopo, facendo frammentare la potenza della loro perdita nell’aria per non farsi sentire e notare; ma l’odore, quello non riescono a bloccarlo.
Quando ero vicino a mia moglie che sentivo il suo intestino gorgogliare perché era a dieta o a digiuno, sapevo che di lì a poco avrebbe scoreggiato e la vedevo tesa, eretta, portare la mano sull’addome probabilmente duro e gonfio e bloccarne l’uscita concentrando il viso e stringendo forte le natiche del suo magnifico culo.
Se discuteva con qualche cliente e non ce la faceva più, la vedevo alzarsi e allontanarsi con la motivazione di cercare qualche pratica, distanziandosi, rilasciando i glutei poco dopo, facendo spezzettare la fuoriuscita del suo fastidio gas intestinale per non farsi sentire e notare. Per poi una volta liberatasi, ritornare con il sorriso sulle labbra a risedersi dal cliente, ignaro che la bella signora che aveva di fronte e ammirava e le piaceva tanto, si fosse allontanata per scoreggiare.
Lei ancora adesso è così, quando capita in posti pubblici e avviene nei momenti impensati e meno appropriati, se c’è gente le trattiene e rilascia lentamente e di nascosto, in silenzio…oppure si allontana con aria ingenua o distratta guardandosi in giro, facendo due passi o fingendo di osservando qualcosa. La osservo camminare fino ad arrivare a trovare un posto per lei tranquillo e sicuro per liberarsi lentamente e serenamente come descritto sopra.
Si dice che le donne siano tenere e fragili, carine ed eleganti e facciano scoregge educatamente, che il loro rumore è un dolce suono della natura in genere di pochi decibel e della durata di brevi istanti, e la loro aria intestinale sia come la brezza marina, a volte piacevole e altre fastidiosa. Ma molte sono delle scoreggione vere e proprie.
Comunque la scoreggia, se volontaria in qualsiasi caso è un gesto volgare, provocata da gente rozza e irrispettosa degli altri.
Finita questa disquisizione sulla flatulenza e aerofagia femminile (in questo caso riguardante mia moglie Eleonora), precisazione dovuta alla motivazione del proseguimento della storia, essendo quell’atto rumoroso della mia signora la scintilla che ha dato via alla fiamma del proseguo.
Come dicevo sopra, da quel momento in bagno, da quella scoreggia rumorosa, iniziai a pensare al suo culo in modo diverso, non più come organo anatomico o fisiologico ed estetico, ma sessuale ed erotico.
Osservandola dietro, per un momento mi venne in mente improvvisamente il ricordo di qualcuno che vent’anni prima diceva e si vantava di averglielo fatto. Un ricordo che fuggì subito mentre la osservavo mettersi le mutandine pulite e andare in camera e intanto che mi sciacquavo il viso pensai:
“Certo ha davvero un gran bel culo, pieno e carnoso…invitante…”
E sapevo che io non glielo avevo mai fatto per una serie di fattori morali, coniugali, ed educativi, come il rispetto, l’incapacità e il timore, ma soprattutto perché non sapevo come si facesse, avevo paura e non mi piaceva quel tipo di sessualità, ma mi piaceva pensare ed eccitava che la facessero altri.
La vidi ritornare poco dopo vestita, bella, attraente ed elegante con le sue collane e braccialetti in coordinato tra loro e con il colore dell’abito indossato, guardarsi allo specchio pettinandosi e mettendo in ordine i capelli, truccarsi un poco. Un rossetto tenue alle labbra, un po’ di fard sul viso e la matita intorno agli occhi, spruzzarsi il profumo preferito e andare in cucina dai ragazzi.
In poco tempo fui pronto anch’io e in cucina con loro facemmo una breve colazione, io ed Ele e i ragazzi con caffè e la loro bella mamma tutta profumata. Per poi da madre dire ai ragazzi:
“Su ragazzi, andiamo che facciamo tardi! “
Prendere il soprabito ed essere pronta per uscire con i figli e accompagnarli a scuola, bella, attraente, ben vestita, tutta profumata e gentile. Partire tutti e quattro e fermarsi con l’auto a prendere la focaccia per la loro merenda e poi ripartire e giungere davanti all’istituto. E dopo avergli dato il bacino, scendere con i ragazzi mentre io l’aspettavo in auto osservandola poco distante sorridere e parlare con le altre mamme, guardata con desiderio dagli altri papà e uomini presenti, nessuno di loro immaginando cosa fosse successo un’ora prima nel bagno di casa a quella bella giovane signora con i figli che ammiravano. Di quella sua scoreggia che aveva risvegliato i miei sensi e purtroppo i miei ricordi.
Ed era eccitante vederla tra le altre mamme, donne comuni, mogli, impiegate, casalinghe e sapere che tutte loro erano simili a mia moglie e anche loro probabilmente con i mariti e i compagni involontariamente erano soggette a certe fughe intestinali, e noi coniugi eravamo gli unici a poter vedere, sentire e respirare la loro intimità reale.
E tornando indietro in auto d’impulso osservavo e pensavo a tutte quelle belle signore come mia moglie per strada, sugli autobus o nei negozi, tra la folla o nei supermercati intasati. Tutte ben vestite e truccate, che mascheravano i loro odori naturali spruzzandosi di profumo e deodorante, accrescendo il loro richiamo da donna attraente e sensuale, per non sentire e far sentire ad altri il proprio odore corporeo sgradevole tra cui quello intestinale.
E osservavo anche le giovani ragazze passare, con i loro culetti marmorei e perfetti, a gruppo o solitarie, ragazzine con jeans strettissimi con il loro smartphone in mano a scrivere messaggi o a leggerli distratte, oppure ascoltando il trillare di canzoni alla moda con i loro auricolari. E anch’esse come le loro mamme e istruite da loro (e in questo pensavo a mia figlia Chiara educata da mia moglie Eleonora), essere in giro o pronte per la discoteca, tutte tirate, vestite all’ultima moda e profumate, strette nei loro jeans a pelle. Immaginando le loro scoreggette emesse con raffinata dolcezza o con la volgarità irridente dell’età, presto diventare come la mia Ele e le loro mamme.
In fondo non cambia molto se a emetterla sia una fighetta discotecara quindicenne firmata anche sotto le mutandine o una mamma con l’alito profumato e le scarpe di marca in pelle, il loro suono e odore ha sempre qualcosa in comune.
Nei giorni seguenti in ufficio seduto da solo dietro la scrivania, la pensavo e la vedevo sempre in bagno, in quella posizione erotica che scoreggiava involontariamente e mi immaginavo che subito dopo qualcuno da dietro appoggiasse le sue mani nude sul suo bel culo pallido e incurante dell’odore, glielo accarezzasse, gli allargasse le natiche, la penetrasse e la inculasse lì, davanti a me… in quella posizione nel bagno di casa nostra.
Un pensiero, una fantasia, un desiderio eccitante …. e mi tornarono in mente le parole di Alberto di quasi 20 anni prima, che si vantava al bar che aveva fatto il culo a tutte le sue ragazze e anche a Eleonora, che era la sua ragazza di allora e usciva con lui, ma che ora era diventata mia moglie.
E ricordavo le sue parole: “Tutte le ragazze che escono con me, le buco davanti e di dietro…” Diceva volgarmente: “A me il culo piace tanto più della figa!” Esclamava, precisando subito:” Il culo femminile si intende…eh!” E rideva da solo.
Noi ragazzi in quel periodo, quello che diceva lo prendevamo come battute, pagliacciate che sparava per farsi bello e non ci credevamo, io meno che gli altri. Ero a conoscenza che era uscito quasi un anno con mia moglie prima di me, che l’aveva sverginata e chiavata lui purtroppo e lo sapevo… l’avevo sempre saputo come dicevo all’inizio, ma che l’avesse inculata non ci avevo mai creduto, tanto da non dargli peso e non parlarne nemmeno con lei. Ripeto, iniziavo però a pensare e a vedere il culo di mia moglie in modo diverso, se prima non ci avevo mai fatto caso ed ero indifferente, quella scoreggia involontaria e in quella posizione me lo facevano immaginare in modo diverso, osceno e sessuale.
Oramai senza che lei se ne accorgesse la osservavo in bagno, la sentivo scoreggiare quando si sedeva per urinare o defecare sulla tazza, ascoltavo il rumore sordo della sua aria intestinale che usciva violenta dal suo splendido ano dentro il vaso di ceramica e rimbombava con rumori non convenevoli in esso. E pur essendo atti volgari e fisiologicamente normali, il sentirli, ascoltare la parte di lei riservata e segreta a cui nessuno aveva accesso, mi creava una certa eccitazione e sessualità immaginaria sul suo culo.
Anche in agenzia, quando andava in bagno, era come se il mio sguardo attraversasse la parete e la porta e la vedesse, e la immaginavo chiudersi dentro, tirare su la gonna e abbassarsi le mutandine alle ginocchia e poi sedersi sul water dopo aver pulito il sedile con la carta igienica, il tutto dietro alla parete dov’ero io e qualche cliente e fare i suoi bisogni, fino a sentire lo scorrere dell’acqua. E allora la immaginavo in piedi, ruotata verso il rotolo di carta igienica a muro che a seconda di cosa avesse fatto, o si asciugava la figa dall’urina o si puliva il culo, per poi lavarselo nel bidet a fianco. Asciugarsi, tirarsi su le mutandine e giù la gonna e assestarla con le mani. Poi andare allo specchio interno, mettersi in ordine i capelli, darsi ancora un po’ di profumo, aprire la finestra del bagno e poi la porta e comparire sorridente e ordinata davanti a noi, mettendosi subito a disposizione del cliente di turno ignaro, che la guardava e si rapportava con lei sempre con piacere.
Era eccitante quel pensiero e mi immaginavo sempre di più il suo culo.
Continuai nei giorni seguenti a pensare quanto diceva il suo ex Alberto al bar quando la sera ritornava dopo averla accompagnata a casa, sempre con quell’aria strafottente:
“Stasera due !!”
“Come due?” Chiedeva qualcuno e qualcun altro aggiungeva:” L’hai chiavata due volte?”
“Si!!” Rispondeva:” Ma non come pensate voi, ma una davanti e una dietro, figa e culo!” Esclamava ridendo.
Quelle frasi e quel suo atteggiamento da sbruffone mi tornarono in mente e anche se speravo che non fosse vero, mi dava fastidio che lo avesse detto facendolo credere a tutti. Però quel dubbio, era come se mi mandasse in trance e mi facesse pensare, fantasticare e immaginare di nuovo lui e lei eccitandomi inspiegabilmente. Così a forza di pensarci, mi feci coraggio e decisi di chiederlo direttamente a lei, a mia moglie Eleonora dando per scontata la risposta e una sera che i ragazzi erano a letto e noi davanti alla tv a bassa voce le domandai:
“Posso chiederti una cosa Ele…! Farti una domanda particolare?”
“Quale? “Rispose svogliatamente mentre leggeva una rivista e contemporaneamente guardava la Tv accesa.
“Senti! Te lo ricordi ancora Alberto?”
“Alberto chi?” Ribatté senza staccare gli occhi dal giornale.
“Il tuo ex…” Dissi io.
Smise di leggere e mi guardò.
“Embè! Cosa c’è? “Chiese seria:” Certo che me lo ricordo quello stronzo, anche se sono passati tutti questi anni. Perché?” Domandò.
“Niente di particolare o preoccupante. Ti volevo solo domandare una cosa, ed è tanto che volevo farlo, ma non l’ho mai chiesta per rispetto a te.”
Sentii per la prima volta che quella discussione riguardo lei e Alberto mi eccitava perfidamente.
“Cosa vuoi sapere?” Chiese.
“Però devi essere sincera …” Dissi:” …piuttosto non rispondere ma se lo fai devi dirmi la verità. Non mi offendo qualunque essa sia!” Precisai.
“Ma cosa vuoi sapere?” Chiese ancora infastidita e incuriosita anche lei. E le spiegai:
“Lui, Alberto il tuo ex… quando usciva con te in quel periodo, alla sera dopo averti accompagnato a casa tornava al bar e si vantava di quello che faceva con te dicendo che ti prendeva anche di dietro?”
“Come di dietro?” Chiese lei non capendo o facendo finta di farlo e allora fui chiaro.
“Diceva che ti faceva anche il culo, che ti inculava quando uscivi con lui. È vero?” Domandai deciso restando in silenzio e pure lei guardandomi pensierosa, sbottando poco dopo con il viso serio e imbarazzato.
” Cosa centra ora questa cosa di 20 anni fa??” Domandò.
“Nulla ti ho detto che sono fatti che non influiranno nel nostro rapporto, è solo una mia curiosità visto che lo diceva spesso.” Risposi.
” Il solito porco, stronzo e sbruffone!” Esclamò irata:” Ma tu ci credi?” Mi chiese a me.
“Non so! Per questo vorrei saperlo da te, ma vorrei la verità!” Affermai.
“E quando sai la verità cosa cambia?” Domandò.
“Niente! Non cambia niente, l’importante è sapere la verità, siamo sempre stati onesti e sinceri tra noi amore. So che aveva rapporti sessuali completi e orali con te prima che ci fidanzassimo, lo sempre saputo e non mi sono mai arrabbiato, mi è solo dispiaciuto e così anche ora, vorrei solo sapere se avete avuto rapporti anali, non cambierà niente. Ma il conoscere da te direttamente la verità lo reputo come un segno di amore e rispetto fra di noi.” Sostenni:” Solo conoscere se è vero quello che ci diceva a noi ragazzi, è solo per mia curiosità, per smettere di pensarci e non assillarmi.” E aggiunsi ancora:” Ma devi dire la verità, piuttosto non dire nulla amore, non rispondere e io capirò il tuo silenzio. “Ripetei.
Mi guardò in silenzio poi con un mezzo sorriso imbarazzato e come se fosse amareggiata esclamò d’impeto: “Si è vero!”
“Vero cosa?” Domandai sorpreso e incredulo dalla rapidità della risposta.
“Quello che hai chiesto!” Ribatté seria:” È vero!”
“Che ti ha inculata?” Ripetei sperando di aver capitolo male e che dicesse di no. E invece “Si!!” Rispose.
Restai brasato, non me l’aspettavo una risposta così decisa, pensavo che mi avrebbe addolcito la pillola, che dicesse:” Sai ero giovane, una ragazzina…Si è vero, ma perché lui ha approfittato di me! “Oppure che dicesse:” Io non volevo, ma è stato lui…” O ancora:” No!… Non è vero, è un porco che si inventa tutto…” Speravo piuttosto che mi mentisse per non ferirmi e invece.
“Ti ha inculata ??” Ribadii sorpreso e sconcertato.
“Si!” Rispose lei con naturalezza e sincerità spontanea e sconcertante, aggiungendo:” So che ti dispiace, ma è la verità, lui era un porco lo sai e io non sono stata l’unica, lo ha fatto anche con altre ragazze. Io ero giovane, innamorata, non avevo ancora 18 anni, si può dire che non sapessi nemmeno cosa fosse il sesso e lui si è approfittato di me. Mi ha indotta a fare cose senza quasi rendermene conto, che praticai solo per amore.” Restai in silenzio.
Dentro di me lo sapevo che era un porco, ma mi aspettavo che lei dopo tanti anni di amore con me mi dicesse altre cose. A quella risposta avrei preferito che mi mentisse e non che fosse sincera e che mi dicesse:” No amore! Sono tutte falsità che inventa lui, non ho mai avuto rapporti anali in vita mia.” E invece… Quella sua conferma fu una coltellata al cuore, non me l’aspettavo.
Lei vedendo la mia faccia delusa ribatté con voce bassa e dispiaciuta:
“Volevi sapere la verità!”
“Si! Si!” Risposi io confuso, senza avere più la forza di chiedere altro:” Era solo una curiosità, non cambia niente tra noi. Ti amo sempre l stesso come prima.” Affermai.
“Ci mancherebbe !!” Disse lei….
“Ci mancherebbe cosa? “Avrei voluto dirle:” Ti sei fatta anche inculare da lui e mi vieni a dire ci mancherebbe… Come se gli indignati fossi tu perché te l’ho chiesto e non io che me lo hai confermato.”
Mi appoggiai allo schienale del divano con il tronco e finsi di guardare la tv. Lei forse se ne accorse della mia sorpresa e delusione, perché poco dopo disse:
” Ma è successo quasi vent’anni fa Maurizio e praticamente non ti conoscevo quasi.”
“Si lo so!” Risposi accarezzandola sulla mano cercando di non far vedere la mia delusione, tranquillizzandola e fingendo distacco dall’argomento.
Ma dentro di me pensai: “Ma vent’anni o un giorno cambia poco …il risultato è che lui ti ha inculata davvero e allora questo vuol dire che quel tuo bel culo che ogni tanto sento scoreggiare e che tutti gli uomini guardano con desiderio non è più vergine…, è già violato e forse per questo le tue scoregge a volte sono così rumorose.” Aggiunsi stupidamente con rabbia al mio meditare.
Interiormente restai sboccato della sua risposta, da quella affermazione fatta con tranquillità, feci finta di nulla, ma ci pensavo e ripensavo continuamente fino a immaginarmi la scena, di lui che la inculava in auto, con lei seduta sopra di lui guardandolo in faccia e godendo, oppure alla pecorina, con lei inginocchiata sul sedile posteriore con le mutandine giù e il culo scoperto, e lui dietro lei. Iniziando a diventare quel pensiero una abitudine immaginaria ricorrente.
Come confidato sopra, io con lei non avevo mai avuto rapporti anali, non mi piacevano e non ne ero capace, ma iniziò ad eccitarmi il fatto di sapere che lei con quel suo meraviglioso culo li aveva già avuti con il suo ex.
Fare il culo a una donna, specie se alla propria moglie, l’avevo sempre considerata una pratica animalesca, irrispettosa della donna, la trovavo volgare, poco igienica e brutale da chi praticava il sesso, più con depravazione che con passione e amore; non mi piaceva farlo ma eccitava pensarlo.
Avevo sempre rispettato mia moglie anche sotto questo aspetto, ad essere sincero avrei voluto provare quando ero giovane sposino, ma avevo difficoltà morali e fisiche, non conoscendo come avveniva la penetrazione anale se non tramite video porno …e restai nella tranquillità del mio rapporto coniugale con le mie chiavatine tri settimanali.
Così anch’io come tutti gli uomini sposati da molti anni con un rapporto matrimoniale divenuto abitudinario e i rapporti sessuali diradati, iniziai a fantasticare seriamente su mia moglie con un altro uomo e l’input furono gli ultimi avvenimenti. La bellezza del suo culo da signora per bene, lo scoreggiare involontario che avevo trovato sexy e l’avere avuto la conferma che da ragazza quando usciva con il suo ex, lui le faceva anche il culo.
Faccio un’interruzione e vi ripeto che sono tutti fatti veri quelli che sto scrivendo.
All’inizio per gioco presi a immaginarla fare sesso con un altro e fantasticarlo mi eccitava, provai con qualche cliente che in agenzia sapevo che la corteggiava, ma niente, non mi eccitava come pensarla con lui, era più forte di me, pur cercando altri soggetti io la immaginavo sempre con il suo ex, Alberto. Mi eccitavo a pensare e fantasticare sessualmente che fosse ancora lui a chiavarla e a incularla e quei pensieri mi davano una enorme carica erotica fino all’erezione, ma di queste sensazioni non ne parlai mai con lei, un po’ per pudore, ma anche per una sorta di timore e scaramanzia. Timore come all’inizio del nostro frequentarci, di rivangare il rapporto che aveva avuto con lui prima di me e scaramanzia per paura che si avverasse di nuovo. Però mi eccitava immaginarli e continuavo a fantasticarlo spesso nei miei pensieri, anche durante i rapporti sessuali che praticavo con lei, e mi facevo sempre le solite domande maschiliste di un tempo:
“Chissà come la chiavava lui? Senz’altro la faceva godere più di me! E chissà come godeva quando la inculava?”
E dietro quei pensieri iniziai a provare piacere in modo diverso, direi perverso. Devo dire che questo fantasticare mi eccitava e procurava facilmente l’erezione nel pensarla con Alberto e soprattutto sodomizzata da lui. Ma tutto si fermava lì, alla fantasia e non andavo oltre, era solo un mio segreto personale come hanno molti mariti.
I mesi passarono, ma quella fantasia no, era diventata giornaliera, mi era d’aiuto nei rapporti sessuali settimanali con mia moglie come se fosse viagra, per eccitarmi, dove spesso immaginavo lui al mio posto a chiavare con Eleonora e quel pensare mi dava un certo vigore. Anche se iniziavo a fantasticare di lei con Alberto, avevamo passato molti anni insieme io ed Eleonora oramai, il nostro matrimonio si era consolidato con due figli, maschio e femmina che crescevano ed erano la nostra ragione di vita. Avevamo un lavoro indipendente, guadagnavamo bene, eravamo una famiglia piccolo borghese ed ero sicuro di me, del mio e del suo amore.
Come scrivevo sopra, mi trovavo spesso in agenzia dietro la scrivania a osservarla indaffarata con gli occhiali sul naso a mettere a posto pratiche assicurative o a ritirare il pagamento dei premi delle polizze ai clienti, sempre con quel suo bel sorriso che piaceva tanto agli acquirenti. Ammiravo il suo corpo, ma più di tutto il suo magnifico culo sotto la gonna o i pantaloni e quando si voltava per prendere qualcosa, vedevo sempre qualche cliente gettargli una occhiata furtiva di desiderio. Si sa che se le cose tra mille altri pensieri vanno bene, si trova il tempo di pensare e di divagare su altro, e io in quei momenti pensando a lei e al suo culo, lentamente cambiai sessualità, diventando più audace e sfacciato con me stesso, non solo pensandola con un altro, ma desiderando di vederla davvero farsi inculare da Alberto.
Lentamente diventai curioso ed eccitato nel voler rinvangare l’aspetto sessuale di mia moglie prima che si mettesse con me, anche se già lo conoscevo in parte, ma mi interessavano i particolari, gli aspetti personali, le sue reazioni, cosa provasse. E ci pensavo spesso, in ufficio o per strada o quando la guardavo alla sera venire a letto.
Una sera eccitandomi morbosamente, mi venne il desiderio di chiederle come faceva sesso con lui, come la inculava, non l’avevo mai fatto prima in vent’anni ed ero convinto che non ci fosse nulla di male nel chiederlo alla propria moglie, ma al contrario, lo trovavo eccitante. E quella sera mi preparai, e quando andammo a letto presi coraggio e le chiesi:
“Hai sonno Ele?”
“Si, perché!?” Rispose lei.
“Volevo parlare un po’!”
“Parlare di che cosa?” Mi domandò indifferente.
“Ma non ti arrabbiare!” Dissi timoroso, precisando:” Si tratta di te e di Alberto.”
“Oh… ma ancora?” Sbuffò.
“Te la posso fare una domanda?” Chiesi.
“Va bene dai …fammi questa domanda.” Rispose seccata guardandomi stupita e probabilmente assonnata vista l’ora. Io non persi tempo in preamboli ma andai dritto a quello che mi interessava e per cui avevo deciso di parlargliene.
“Ma tu quando uscivi con Alberto che facevate sesso, ti faceva godere più di me?”
“Ecco oddio!!… La solita domanda maschilista …” Rispose subito:”…Non lo so Maury, cosa vuoi che ti dica? Non mi ricordo, ero una ragazzina… era la prima volta … è chiaro che provassi piacere, ero…”
Vidi che si interruppe e capii il motivo e continuai io.
“Vuoi dire che eri innamorata?”
“Ma si, ero una ragazzina innamorata lo sai… avevo 18 anni è chiaro che lui mi facesse godere. Ma anche tu lo fai…” Precisò subito:” … e con lui era 20 anni fa. Vent’anni che non lo pensavo più se non me lo rimettevi in testa tu!” Esclamò.
Feci una pausa e domandai con la voce che mi morì in gola.
“Provavi piacere quando ti prendeva analmente?” Restò in silenzio e mi guardò dicendo:
” Oddio Maury… Perché mi fai queste domande? Sono imbarazzanti per me! Di nuovo di Alberto!? Di nuovo queste cose!? Ma cosa ti salta in mente che mi chiedi di Alberto stasera? Che dovrei rispondere secondo te? “
“La verità!” Pronunciai.
“Si la verità come l’altra volta, che poi quando la sai mi metti il muso e ci resti male.”
“No… no… te lo giuro Ele, nessun muso! L’altra volta restai sorpreso, ma come hai visto non è cambiato niente tra noi.”
“Ci mancherebbe che cambiasse qualcosa!” Esclamò ancora.
Con quel suo:” Ci mancherebbe!!” Come se gliene venisse ancora a lei. Mi fece venire il nervoso che le avrei dato un pugno in testa. Invece risi forzatamente assecondandola “Dai amore, dimmi la verità!”
“Ma che te ne fai di sapere la verità dopo tutti questi anni?” Mormorò.
E restò ancora in silenzio e visto la sua titubanza precisai: “Sono solo curiosità lo sai!”
“Si… curiosità che ti vengono in mente dopo tutto questo tempo, alla sera tardi! “Aggiungendo subito con voce timida e senza guardarmi, espirando: “Certo che provavo piacere, chiunque l’avrebbe provato, la prima volta no, ma poi si!” Dichiarò.
“Quindi ti piaceva!” Risposi, sorridendo.
“Dai che hai capito benissimo Maury. “Ribatté imbarazzata ….
“Le piaceva essere inculata da lui e ne godeva…” Pensai e vista la sua rara disponibilità a parlare di quelle cose e del suo passato, approfittai della situazione e approfondii chiedendo: “Ma non sentivi male?”
“Uff!!… Maury… ma che domande fai.” Rispose scocciata voltandosi a guardarsi attorno facendomi capire che non le andava parlare di queste cose. Ma invece a me si e continuai:
“Rispondimi, come facevate?” Chiesi con un sorriso per smorzare la tensione e l’oscenità dell’argomento di domandare a mia moglie se le piaceva essere inculata dal suo ex.
“Come facevamo… come facevamo… “Ripeté imbarazzata ammettendo:” … lui prima faceva sesso davanti e poi lo metteva dietro.”
“Ma te lo chiedeva? “Domandai ancora nascondendo la mia eccitazione deglutendo la saliva.
“Si e no…” Rispose.
“Come si e no?” Domandai ancora.
“A volte si me lo chiedeva, mi diceva lo facciamo dietro? E a volte facendo sesso davanti, in vagina a un certo punto mi diceva girati e me lo infilava e lo faceva anche dietro…”
“Ma quando entrava, ti faceva male?” Chiesi ancora eccitato dentro me con un principio di erezione.
“Dai non voglio parlare di queste cose!”
“Su amore… non c’è niente di male a parlarne tra noi, non essere imbarazzata, non vergognarti… abbiamo parlato fino adesso.”
” Quando entrava…non mi faceva male, solo la prima volta lo fece, poi avvertivo solo una sensazione fastidiosa quando premeva! Ma lui metteva la saliva sia sull’ano che sul suo coso… e spingeva. All’inizio avvertivo fastidio nella penetrazione, ma poi quando entrava diventava piacevole.”
“E Alberto com’era?”
“Com’era cosa?” Chiese non capendo.
“Ti faceva godere?”
“Oddio che domande Maury, ma che ti passa in testa questa sera?! Non mi piacciono questi discorsi, lo sai! “Esclamò.
“Dai rispondi amore! “La esortai sempre sorridendo:” È come il gioco della verità.” Sorrise e ribatté:
” Ma cosa vuoi che ti risponda? … Se ti devo dire la verità e sì! Mi piaceva… provavo piacere, chiunque lo avrebbe provato. E quindi di conseguenza godevo, mi piaceva…” E restò in silenzio imbarazzata.
“Come c’è l’aveva lui? Chiesi ancora ridendo.
“Oddio ma sei matto?… Che domande fai? Non ti rispondo! “Ribatte disagiata, quasi offesa e scandalizzata.
“Dai come ce l’aveva?” Ripetei ridendo per smorzare la tensione insieme a lei:” Come il mio?” Rise coprendosi il viso con il lenzuolo ed esclamando solamente:” Più lungo!”
“Più lungo tanto o poco??” Chiesi io mentre lei rideva.
E vedendo la sua esitazione e imbarazzo scherzandoci la esortai: “Dai Ele dimmelo!”
“Un po’ più lungo… un po’ tanto!” Mormorò disagiata ridendo, ridiventando poi seria ed esclamando:” Ora basta Maury! Non mi va di parlare di quello stronzo.”
Capii che ce l’aveva ancora con lui e quella discussione fatta di ricordi la infastidiva e smisi di chiederle e lei precisò:
“Comunque amore è vero, sei il secondo uomo della mia vita ma vali più del primo cento milioni di volte e non ti cambierei mai con lui e con nessuno, ora amo solo te e per sempre, e ti prego Maury di quello stronzo non parlarmene più che non mi interessa…lo odio.” Esclamò, continuando:” Nella vita non c’è solo il sesso, ma anche l’amore e tu sei l’amore, sei una persona buona, un buon marito e buon padre e un lavoratore, sei migliore di lui mille volte e ti amo!” Terminò seria.
Ci fu silenzio dopo e sentire quelle bellissime parole mi riempirono di orgoglio. Mi avvicinai e la baciai in fronte.
“Grazie amore!” Risposi:” Ma dimmi ancora una ultima cosa, ma senza arrabbiarti …” Mormorai:” Ma ti ha sverginato lui? “Chiesi volendo con questo espediente la conferma di un qualcosa che avevo sempre pensato ma mai avuto certezza.
Mi guardò severa senza parlare, poi disse solo:
“Dai su Maury … adesso basta! Smettila con queste domande e fammi dormire che ho sonno.” “Dai amore solo questo e basta! Non c’è niente di male, qualcuno sarà pur stato se non sono stato io.”
“Si!” Disse…
“Si cosa? “Domandai aggiungendo subito: “È stato lui che ti ha sverginata?”
“Si!” Ripeté con un sorriso imbarazzato girandosi dall’altra parte:” E non chiedermi altro, né come e dove perché non rispondo. “
Il fatto che fosse stato lui il primo uomo di mia moglie davanti e dietro, mi dava fastidio, ma non potevo farci nulla se lui aveva avuto rapporti sessuali prima di me con Eleonora, da una parte lo odiavo, ma dall’altra lo invidiavo e ammiravo. Ma di nuovo come allora provai un senso di inferiorità nei suoi confronti e mi infastidiva il fatto che mi aveva detto che il suo ex lo avevo più lungo del mio. Chiesi ancora cosa provasse:
“Senti?… Ma cosa provavi tu!”
“Oh !!…Ora basta Maury, non ho voglia di parlare di queste cose, mi danno fastidio!” Urlo incazzata tirandosi il lenzuolo sulle spalle e girandosi dall’altra parte con il cuscino quasi sul capo.”
“Ma almeno dimmi la mia ultima curiosità…” Mormorai accarezzandole la schiena.
Subito non rispose, ma poi scuotendola sulle spalle disse:
“Va bene! Dai allora chiedi e poi però basta! Non ne parleremo più, mai più!! È l’ultima volta questa e per sempre. Non sono e sarò più disponibile a parlare di queste cose né di Alberto!” Esclamò.
“Eh va be, era per sapere!” Risposi restando poi in silenzio.
Vedendo che non chiedevo nulla, fu lei a voltare il capo verso me restando sempre girata di spalle e dire scocciata:
” Dai su! …Allora chiedimi cosa vuoi sapere…?”
“Volevo sapere come ti sentivi quando ce l’avevi dentro dietro, in culo…” Mormorai.
“Oddio ma sei impazzo? …Ma che domande mi fai Maury! Hai bevuto stasera? …Ma come ti saltano in mente queste cose? Non sei mai stato così! Come vuoi che mi sentissi? … Non so nemmeno dirlo, descriverlo. Non so come dirlo, mi sentivo come riempita.”
“Ma ti piaceva sentirlo dentro?” Domandai ancora.
“Ma si te l’ho detto!… A volte anche fisicamente pur dandomi fastidio iniziale mi piaceva poi e anche psicologicamente e mi dava un piacere in più…!” Ammise.
“Hai provato anche l’orgasmo dietro? “Domandai.
“Ufff… Si!” Rispose sbuffando: “Hai finito? Non ti rispondo!”
“Dai amore!” Domandai accarezzandola sulla schiena.
“Si!” Rispose sbuffando senza nemmeno girarsi. Ma capii che in quel suo non volerne più parlare, c’era il timore del ricordo di lui.
” Bene!! E ora basta con queste domande e per sempre!”. Esclamò.
E riflettei in silenzio.
Pur esaltandolo sessualmente, nei discorsi che facevamo su di lui e dalle risposte che lei mi dava chiamandolo quasi sempre “stronzo”, sembrava non avesse rimpianto per lui, ma piuttosto della rabbia dentro, rancore, odio nei suoi confronti. Dicendomi con sue parole prima di spegnere la luce per addormentarci: “Quel ragazzo aveva in sé tutte le caratteristiche negative che possono appartenere a un essere umano. Era un bugiardo, un traditore, un porco. E sai anche tu che mi tradiva quando usciva con me; era privo di valori morali e di virtù. E certe volte mi chiedo come ho fatto a starci assieme per così tanto tempo?… Mi ha ingannata! Ero solo una ragazzina innamorata.” Spense la luce e non parlammo più.
Ma io pensavo che tutta quella sua reazione negativa era strana, non era distaccata e lontana da lui con il pensiero quando le diceva, pareva solo che lo odiasse, e mi ricordavo ancora i pianti di disperazione che faceva i primi mesi che fu lasciata da lui e a quello che dice il proverbio:
” Chi odia ama e chi disprezza vorrebbe avere.”
Ed ero sicuro che dentro di lei ne fosse sempre un po’ innamorata, anche se non l’avrebbe mai ammesso. Ero certo che quei rapporti sessuali vissuti con lui con piacere e accondiscendenza, donandole oltre che il suo amore la sua verginità morale e fisica davanti e dietro, avvenuti vent’anni prima sui sedili di un’utilitaria parcheggiata al buio in un viottolo di periferia di Moncalieri o in qualche stradina di campagna attorno, avevano fortemente condizionato e influenzando mia moglie verso di lui. Come si dice:
” Il primo amore non si scorda mai!”
Continuai a pensare al buio, con il cazzo duro senza poterglielo dire o fare l’amore con lei, perché mi vergognavo che scoprisse che mi eccitavo a sentire parlare di lei e Alberto.
La nostra vita scorreva abitudinariamente, ed era passato quasi un anno da quelle discussioni intime sui rapporti di Eleonora con lui. Lei non ci pensava nemmeno più e credeva che anch’io non ci pensassi non avendola più importunata con le mie curiosità, ma non era così io ci tornavo ogni giorno sopra, anche più volte. Immaginare di loro assieme era diventato il mio gioco e passatempo, non c’era giorno che non fantasticavo e mi eccitavo fino ad avere erezioni complete e una volta perfino a masturbarmi nel bagno dell’ufficio a quei pensieri morbosi e provarne piacere.
Credo che quello di masturbarmi fu lo spartiacque e iniziai a vedere quelle mie immaginazioni come una possibile realtà. Lo splendido culo di mia moglie era diventato il mio feticcio. Oltre che guardarglielo avevo preso l’abitudine di accarezzarglielo appena potevo, in bagno quando al mattino entravo glielo tastavo prima che lei a volte mi togliesse le mani infastidita e dicesse:” E dai!!” O a letto prima e quando facevamo l’amore e anche quando lei dormiva, glielo accarezzavo silenziosamente e ne avvertivo la morbidezza, la levigatezza della pelle e la forma piena e rotonda. Era bello, sembrava un dipinto seicentesco e continuava a far nascere in me strane idee e sogni proibiti.
Un pomeriggio che ero solo in agenzia seduto dietro alla mia scrivania, mi misi a pensare di lui, Alberto, con la curiosità di come fosse diventato in quel periodo, di come fosse cambiato fisicamente, e quel ricordare aumentò la mia eccitazione:
” Chissà che fine ha fatto?” Mi chiedevo:” E come sarà diventato dopo vent’anni!? Ora dovrebbe averne 42-43 di anni.”
Riflettei e all’improvviso mi venne l’idea:” Facebook!” Pensai.” Figurati se vanitoso com’era non ha una pagina Facebook.” Così andai su social e digitai il suo nome e cognome e tra i tanti Alberto usciti e che visionai di Torino e dintorni, dalla foto anche se maturo, ingrassato e con meno capelli lo riconobbi, era lui.
Entrai nella sua pagina e navigai sulle informazioni, poi sul diario dove scriveva di argomenti quasi tutti femminili e da bar.
Andai sulle foto e lo vidi bene, era ingrassato anche lui, con un po’ di pancia e stempiato, ma si può dire che di fisionomia era sempre lo stesso. In alcune foto era con delle donne, in altre con due ragazzi dodicenni. Stranamente a visionarle ero eccitato, lo avevo ritrovato dopo tutti quegli anni e provavo una sorta di indicibile esaltazione, quasi di contentezza inconscia. Lo guardai e riguardai e me lo immaginai dietro mia moglie che la inculava e mi dicevo guardando la sua foto:
” Chissà se le piacerebbe ancora così…”
Presi l’abitudine appena ero solo e potevo, anche con lo smartphone, di andare tutti i giorni non visto da altri sulla sua pagina Facebook per controllare e vedere cosa scriveva e postava, in pratica cosa facesse, lo seguivo di nascosto e lo feci per parecchi mesi. Ma volevo avere più informazioni di quelle che il social mi poteva dare e così un giorno dopo qualche mese, curiosando sulle foto delle sue amicizie, vidi Massimo, un vecchio amico comune di compagnia che lo conosceva bene. Tramite un altro amico comune dei vecchi tempi che aveva la polizza con la mia agenzia ebbi il numero di Massimo e gli telefonai e fingendo di parlare dei nostri bei tempi, dei vecchi ricordi e amici tutti sposati oramai, gli chiesi di lui:
“E Alberto? Te lo ricordi ancora Alberto? … Che fine ha fatto?” Domandai.
“Alberto chi … Luchi?” Chiese. (cognome di fantasia)
“Si lui! Lo hai più visto? “Ribattei.
“Si qualche volta. Oh …quello è sempre lo stesso, ora lavora in un bar dall’’altra parte della città, fa il barista e il cameriere. Ma non è cambiato, è sempre un donnaiolo… un puttaniere. Pensa solo a “ciavè” (chiavare) disse in dialetto piemontese.”
“Ma si è sposato?” Domandai curioso.
“Si, ha anche due figli. Si era sposato con Laura te la ricordi? Quella bella ragazza biondina…quel pezzo di figa? Ma poi si sono separati. Ha già fatto tutto, sposato, separato, tornati di nuovo assieme e separati ancora…” E rise.
“Perché?” Chiesi.
“Perché lui è sempre stato una testa di cazzo lo sai! Le metteva le corna. Lui ha sempre avuto altre donne, te lo ricordi no!… A lu le semper piasù ciavè e inculè le fumele o madamine de i auter… (A lui le sempre piaciuto chiavare e inculare le femmine e le mogli degli altri…).” Disse nel nostro dialetto torinese. E rise continuando:” E alla fine si sono lasciati! Pensa…lei era una bella figa… e pensa che hanno due figli bellissimi che ora vivono con la madre e lui è sempre in giro in cerca di qualcuna da darle qualche cappellata…”
Fece una pausa e poi riprese ridente sentendolo dal tono della voce: “Si è sposato, separato, ha due figli ed è il solito puttaniere, è così, le piacciono le mogli degli altri e se non le trova, va a puttane …. “Disse tutto d’un fiato, aggiungendo: “Ti ricordi quando raccontava? Ha sempre i soliti gusti, gli piace la figa, il culo e la bocca delle donne. “E rise dall’altra parte dello smartphone. Alla parola culo staccando un poco lo smartphone dall’orecchio sorrisi dentro me e pensai sfacciatamente a mia moglie.
Quei discorsi mi eccitavano e provocavano un senso di piacevolezza anche dopo.
Poi chiese di me:” E tu come va?!”
“Va bene!… Mi sono sposato con Eleonora ho due figli…” E parlammo un po’.
Ci salutammo e nei giorni seguenti a forza di pensarci e di pensarlo, mi venne voglia di vederlo dal vero, di incontrarlo, sentivo una esaltazione particolare per quello che pensavo e volevo fare. Per me in quel momento era già trasgressivo ed eccitante rincontrare lui, Alberto, l’uomo che da giovane era stato il suo ragazzo e aveva chiavato e inculato mia moglie, la mia Eleonora.
Sapevo dov’era e dove lavorava, c’era scritto su Facebook e sentivo una forte smania mentale di andare e vederlo di persona e avvertivo l’erezione a pensarlo, ma non ne avevo il coraggio di farlo. Così alcune giornate in cui ero libero dal lavoro con la scusa di verificare dei sinistri, giravo le sue zone, trovando e guardando spesso da fuori il bar dove lavorava, sapendo che lui era là dentro e potevo incontrarlo. Ma non lo facevo mai, non ne avevo il coraggio.
Una volta passeggiai fino davanti all’entrata e poi eccitatissimo con il batticuore girai e tornai in auto e mi masturbai.
Si mi sfogavo masturbandomi e assurdamente nel farlo provavo più piacere che a chiavare mia moglie, era una eccitazione agitata, inquieta, morbosa, con il batticuore e non tranquilla nel letto a fare e ricevere carezze da Eleonora. Ma proprio per questo la masturbazione era più perversa, passionale e soddisfacente.
Ma a forza di pensarci e ripensarci mi decisi di incontrarlo davvero, sentivo che poteva essere pericoloso, ma in quel momento amavo il rischio, mi eccitava e un pomeriggio, dopo aver bevuto a tavola qualche bicchiere di vino in più e l’amaro al bar, accalorato dall’alcol e dalla eccitazione, preso dalla frenesia uscii dall’agenzia all’improvviso, presi l’auto e andai dall’altra parte della città verso il bar dove lavorava lui. Mi emozionava solo ad andarci e a pensare che lo avrei rincontrato, che avrei potuto rivedere lui che aveva chiavato e inculato Eleonora, quella che ora era mia moglie, la mia signora. E tutta la circostanza durante il tragitto mi dava una sorta di piacere innaturale, malessere e turbamento e quello che pensavo e stavo facendo, mi dava il cardiopalmo.
Non ero preparato ma deciso, guidavo con il cuore in gola. Quando giunsi davanti a quel caffè, fui preso da una indescrivibile sensazione di timore ed eccitazione. Posteggiai e scesi e mi diressi verso quel bar e quella volta quando fui davanti alla porta spinsi d’istinto e deciso ed entrai. All’interno lo vidi era dietro il bancone, si era appesantito anche lui fisicamente, era leggermente ingrassato, con un po’ di pancia, ma era sempre un bel tipo, un bel sorriso come nelle foto che aveva postato su Facebook. Mi sedetti a un tavolino e vista l’ora pomeridiana c’era poca gente. Ero in apprensione, restai fermo finché lui mi notò e avvicinatosi per chiedermi cosa volessi bere mi guardò e poi esclamò:
“Ehi!! Ma tu sei Maurizio!?” Lo guardai fingendo di non riconoscerlo subito, e lui insistette: “Si, sei Maurizio Rossi! Non ti ricordi di me? Sono Alberto!”
Lo guardai ancora con il batticuore, mi aveva riconosciuto e lui come a volermi aiutare a ricordare proseguì: “Eravamo insieme in compagnia, al bar dei due mondi, una ventina di anni fa ricordi!?”
Lo fissai e fingendo di ricordare e riconoscerlo in quel momento esclamai:
“Ah sì!!… Alberto! …Ora ricordo. Quanto tempo è passato?”
“Eh sì!” Rispose lui. “Quasi vent’anni!”
“Si quasi venti!” Mormorai io sorridendogli.
Mi offrì da bere, prendemmo due birre e si sedette assieme a me lasciando il suo collega solo dietro il bancone, visto la penuria di clienti e chiacchierammo. Lo informai che ero di passaggio per lavoro e caso volesse che mi venisse sete e mi fermassi proprio lì da lui per bere e lo incontrassi. Lui sembrava sinceramente contento di vedermi.
“Sei sposato?” Gli chiesi facendo finta di non sapere nulla.
“Separato!” Mi rispose sorseggiando la birra, chiedendomi a sua volta:
” E tu?”
“Io sono sposato con Eleonora, ricordi?” Dissi facendo finta di nulla.
“Eleonora!?” Ripeté sorridendo guardandomi e muovendo il capo come ad entrare nel ricordo. “Si! “Gli dissi aiutato dall’alcol fingendo naturalezza:” Era uscita anche con te mi pare, prima di mettersi con me?” Sorrise e poi rispose:
” Si me la ricordo, era stata per un periodo anche la mia ragazza, per parecchi mesi…quasi un anno … “Fece una pausa espirò e mi chiese: “Com’è ora? Come sta?”
“Sta bene, è sempre la stessa, carina, anche lei ha preso qualche chiletto…” Dissi sorridendo con la voce rotta e tremante, quasi balbuziente dall’emozione e di parlargli di lei, mia moglie proprio a lui il suo ex.
“…ma è sempre bella…” Aggiunsi:” … e abbiamo due figli.” Poi prendendo coraggio e abbozzando una smorfia deglutendo la saliva aggiunsi:” Pensa che quando usciva con te ero geloso.” Rise.
“Bei tempi!!” Esclamò ancora:” Ma allora era la mia ragazza…”
“Si certo, ma sono passati tanti anni …” Ribattei sorseggiando anch’io.
Ero agitato con il cuore che mi batteva all’impazzata, ma mi controllavo e non lo davo a vedere, provavo una sorta di morbosa eccitazione, di insano benessere fisico e mentale a parlare con lui di mia moglie, il suo ex.
Sapevo che quello era un momento irripetibile, che non si sarebbe più avvenuto con quelle modalità e non volevo perdere l’attimo… ma creare qualcosa, anche se non sapevo cosa. Volevo provocarlo, approfittare in qualche modo di quella situazione.
“Andate d’accordo?” Domandò lui. E da lì presi spunto per parlarle di lei.
” Si, più o meno come tutte le coppie abitudinarie, ci sopportiamo e gli stimoli sessuali si sono affievoliti anche se lei è sempre molto bella. “Risposi cercando di portare il discorso in un contesto sessuale generale.
“Sei anche tu un marito geloso?” Domandò con un sorriso aggiungendo:” Quando si hanno delle belle mogli ci si diventa.”
“Dopo quasi vent’anni e due figli? … Nooh! …Non lo sono più!” Ribattei mostrando una sicurezza che non avevo, ma fremendo dentro me, pensando:” Questo è il momento buono per creare qualcosa, o ora o mai più! … Male che vada mi alzo e vado via facendo la figura dello schifoso e chi si è visto, si è visto.” Aggiungendo provocatoriamente come se fossi in trance, sorridendo ma guardando il bicchiere: “So che quando usciva con te la chiavavi e le facevi anche dell’altro!”
Mi guardò sorpreso, ma sorrise serio, ancora orgoglioso:
” Te lo ha detto lei?” Domandò con una espressione fiera che dimostrava che non era cambiato per nulla.
“No!” Risposi con un sorriso scherzoso:” Eri tu che lo dicevi quando alla sera ritornavi al bar dopo essere stato con lei o le tue ragazze del tempo, dicevi che le avevi fatto questo o quello…” Abbozzò un altro sorriso ricordandosi che era vero quello che dicevo: “Ah già!” Esclamò.
Feci finta di nulla e gli domandai ancora spudoratamente: “Posso chiederti una cosa che mi ha assillato parecchio in questi anni?”
“Certo chiedimi pure!” Rispose.
” So che è imbarazzante per me farla e per te rispondere, sono domande che un marito non dovrebbe mai fare all’ex della moglie. Ma questo quesito mi assilla e ci ho pensato molto in questi anni, e oggi che ti ho incontrato e ho l’occasione vorrei chiedertelo. Quando uscivi con Eleonora e te la chiavavi … era vero che le facevi anche il culo?” Domandai in un impeto di coraggio con il batticuore, provocandomi una sorta di stimolo e erezione, facendogli capire che si poteva parlare liberamente di mia moglie, sua ex ragazza senza nessun problema o tabù.
Posò il bicchiere e annuì con il capo affermativamente: “Si! … Altri tempi!!… Bei tempi quelli!!” Esclamò accendendosi una sigaretta:” Ma lo facevo a tutte le ragazze che uscivano con me, sono sempre sto fissato per questa cosa del fare il culo, lo preferivo anche al chiavare a volte. E mentre era avvolto dalla nuvola di fumo della prima boccata e io in preda a uno strano fervore, aggiunse: “Te lo ha detto lei? “Ancora con un sorriso stupido di superbia.
Non risposi, ma glielo feci capire, e lui continuò oramai convinto di poter parlare liberamente. “Beh sì! … Non so com’è con te ora, ma lei con me era calda, sono stato il primo e le ho insegnato tutto, dal baciare con la lingua in bocca fino a fare sesso anche dietro… E poi lo sai, io sono sempre stato un porcellino e della donna mi piaceva tutto e farle di tutto.” Esclamò sorridendo.
“Anche dietro? “Affermai.
“Il culo?!!” Esclamò lui sorridendo, rispondendo subito annuendo con il capo: “Si! Come dicevo soprattutto dietro.” Fece una pausa quasi sospirando e dicendo:” Chissà com’è adesso?! Come è diventata? Non l’ho più vista, sono passati vent’anni!”
“Oggi è una signora, sempre bella ma con qualche chilo in più.” Risposi.
“Mi piacerebbe rivederla!” Sospirò tirando forte il fumo dalla sigaretta.
Presi l’occasione al balzo e aiutato dal vino bevuto e dalla birra che bevevo che mi dava una certa ebrezza e coraggio, nascondendo la mia eccitazione esclamai ridendo:
“Solo vederla?!”
Facendo passare quella provocazione come una battuta amichevole, come se non fossi io il marito a parlare, ma uno qualunque, e con irriverenza e volgarità aggiunsi freddamente visto che si era ricreata una certa confidenza tra noi indipendentemente che Eleonora fosse mia moglie:
” Non ti piacerebbe rifarle il culo?!”
Ridendo provocatoriamente come un insensato, facendo ridere anche lui e annuire la sua testa: “Eh tu scherzi… ma certo che si! Che mi piacerebbe rimetterlo nel suo buchetto rosa!” Ribatté portandosi ancora la sigaretta alla bocca e ridendo. Aggiungendo:” Credo che se lo facessi tu non saresti geloso! Non diresti nulla…o sbaglio?” Mi chiese indifferente.
Quel suo modo di rispondere e stare al gioco, quel parlare mi eccitava morbosamente. Parlavamo tra il serio e lo scherzoso, ma il discorso era chiaro e incentrato su mia moglie Eleonora, e io con le mie domande o risposte lo invitavo a fare un passo avanti, a dire e osare di più.
“Oh guarda, dopo vent’anni non sono più geloso…” Dissi mentendo, proseguendo tra lo scherzoso e la battuta: “Chissà che non accada !!?” Esclamai maliziosamente divertito, aggiungendo eccitandomi sempre di più: “In fin dei conti anche se lei non lo dice, io so che gli piaci sempre. Le donne non dimenticano mai il primo amore.” Fu in quel momento che la sua fronte si corrucciò e mi guardò stupito.
“Sei un tipo sai Maury! Non ti ricordavo così libertino e così eccessivo sulle ragazze, e il fatto che tu lo sia con tua moglie, Eleonora mi sconcerta un po’!” Disse:” Non andate d’accordo?” Mi domandò.
“Perché parlo liberamente di Eleonora?” Risposi.
“Si! Anche!” Ribatté.” Non sei geloso di tua moglie?” Domandò quasi serio:” Avete dei problemi? Io ci sono già passato, se vuoi puoi parlarmene.”
Non aveva capito niente, pensava che quel mio atteggiamento e parlare in quel modo di mia moglie fosse dettato da una sorta di crisi coniugale tra noi… E glielo lasciai credere.
“Certo che sono geloso, ma sai…. Be sai com’è… dopo tanti anni la stessa minestra, bisognerebbe condirla con qualcosa di nuovo …” E mi misi a ridere:” Ma cosa dovrei fare? Dico solo la verità e tu la sai la verità, non posso nascondertela, come la so io e lei, è stata la tua donna prima di me, sei stato il primo in tutto con lei, quindi perché dovrei essere ipocrita, fingere di non saperlo, non parlarne con te, non guardarti, non salutarti e fare finta di niente? Perché da giovane ti sei chiavato mia moglie prima di me!?“Mormorai dando un’altra sorsata alla birra.
“No! Non dico questo! … Quello che dici tu è vero e giusto, ma non ti facevo così aperto e disinibito a parlare di lei in genere i mariti a parlare sessualmente della moglie sono restii perché gelosi e quando lo fanno è perché sono in crisi.”
“Assolutamente no! Non siamo in crisi” E allora precisai: “Solo crisi sessuale e guarda che io ed Eleonora ci amiamo e andiamo d’accordo e a modo mio ne sono geloso. Non certo di te che l’hai avuta prima di me. Semmai dovrei provare fastidio, odio nei tuoi confronti per quello che hai fatto, ma non ci riesco! L’unica cosa è che ci siamo spenti sessualmente negli anni e ricordare il passato può essere stimolante.” Sorrise.
E sorseggiando entrambi la nostra birra, staccandomi dal bicchiere e deglutendo aggiunsi provocatoriamente:
“Può darsi che qualche giorno che passo da qui la porto con me così la rivedi!” A quelle parole si illuminò nel volto e sorrise maggiormente.
“Si portala! Mi farebbe piacere rivederla, davvero! Ho dei bei ricordi con lei.”
“Me lo immagino! …. Tipo?” Domandai con un sorriso malizioso:” Sessuali?”
Si trovò in imbarazzo e provocatorio com’era nel suo stile, vedendo il livello di conversazione ripeté rivolgendo la domanda a me:
” Tipo…?”
“Il suo sedere!” Risposi io.
Era come se fosse un gioco erotico tra noi e che discutessimo di un’altra donna e non di mia moglie. Il tipo che era lui non si scandalizzava di certo a parlarne di queste cose.
“Beh sì! Ce l’aveva bello, un bel culetto. Glielo hai fatto anche tu dopo? “Domandò.
“No! Io non glielo mai fatto, non mi piace e non ne sarei capace! Ma mi piacerebbe guardare qualcuno farglielo di nuovo e in compenso ora non ha più un culetto da ragazzina, ma un bel culo da signora, adulto, pieno e fantastico. “Risposi.
“Si vede che la cura che le ho fatto le ha fatto bene!” Ribatte insolente ridendo, chiedendomi: “E perché tu non glielo hai fatto? A lei piaceva, lo ricordo bene! Godeva sempre.”
Quella affermazione mi elettrizzò.
“Non sono il tipo, non ne sarei capace.” Risposi, e approfittando di essere arrivato a quel punto, pronunciai:
“Ma ti ho detto che mi piacerebbe vederglielo fare qualche volta.”
Restò in silenzio e mi guardò sorpreso, capì il senso della mia risposta e anch’io mi resi conto che senza volerlo avevo detto troppo, praticamente le avevo fatto capire che mi sarebbe piaciuto guardare mia moglie mentre veniva ancora inculata da lui.
“Ma dimmi una cosa…” Domandò serio, non essendo uno stupido e avendo capito le mie intenzioni e il senso di quel parlare:” … tu non sei venuto qui per caso o sapevi che ero qui e ci lavoravo. Mi hai cercato intenzionalmente perché vuoi che io chiavi ancora tua moglie Eleonora o meglio che la inculi? È vero?”
Mi trovai spiazzato a quella domanda, aveva capito cosa volessi io, la mia motivazione di quel parlare strano e insolito per un marito della propria moglie, cosa che un altro non avrebbe fatto al suo ex.
In quel momento come tornando in me mi sentii a disagio e sudai, non sapevo come avrebbe reagito e cosa avrebbe pensato di me e per uscire da quella situazione ero pronto ad alzarmi, pagare, salutarlo e uscire dal bar e per sempre da quei pensieri e invece ribatte serio sicuro di sé:
“Sai anni fa avevo conosciuto un tizio che mi faceva chiavare la moglie davanti a lui purché guardasse, ed eravamo tutti e tre contenti. Sei anche tu così? Ti piacerebbe vedere Eleonora ancora con me, mentre te la chiavo?” Fece una pausa e vedendo il mio imbarazzo esclamò sorridendo:
“Non c’è da vergognarsi, non sei l’unico a cui piacciono queste cose, ti ho detto che ho avuto modo di farlo con un’altra copia…” Poi deciso e sicurò di sé disse:” Tu fai in modo di incontrarci di nuovo e se sei d’accordo ti accontento, glielo rifaccio!… Sono bravo a inculare e lei lo sa!” Esclamò con la sua aria superiore sorridendo.
Restai in silenzio, sconcertato e umiliato a sentirlo parlare in quel modo di me e di mia moglie, ma anche inspiegabilmente eccitato alla sua spudoratezza, al suo proporsi così sfacciatamente a sodomizzare ancora Eleonora. Mi venne l’erezione involontaria, senza volerlo mi resi conto che eravamo giunti a un punto che mai mi sarei aspettato di arrivare e in un certo senso ero pentito di avergli parlato di Eleonora in quel modo irrispettoso e immorale, ma in quella situazione era un’occasione che non potevo farmi fuggire.
Con quella risposta era come se avesse accolto la mia proposta e allora precisai d’istinto senza dirgli né sì e ne no, facendole capire con il mio silenzio che era come aveva detto lui:
“Però nessuno deve sapere niente e tu devi stare dalla mia parte!” Guardandolo negli occhi.
“Certo!! Stai tranquillo, lo sapremo solo noi tre.” Rispose diventando esplicito: “Vuoi che te la inculi di nuovo davanti a te ??” Domandò serio.
Non risposi e lui andò avanti con le domande.
“Ma lei sa di questo tuo desiderio? Di me?… È d’accordo con te?!” Chiese ancora.
“No lei non sa niente né del desiderio che ho, né di te e non lo deve sapere ora, ma se ci incontrassimo per caso …” Mormorai senza finire la frase.
“Certo, facciamo nascere la cosa per caso…” Rispose lui capendo subito cosa intendessi:” … hai qualche idea, hai già pensato qualcosa? In genere chi fa queste proposte ha già in mente un piano.” Domandò.
Impacciato prendendo coraggio con un sospiro mormorai:
” Si, ma sono solo idee ora e ne parleremo in seguito, e vorrei delle garanzie…”
“Che garanzie?” Domandò attento.
E gliele elencai come un vero cuckold che parla con uno sconosciuto della moglie.
” Che la rispetti anche se è stata una tua ex e che quando finisce tutto, finisca definitivamente e non ci siano strascichi da parte tua. Inoltre se non vuole o ci ripensa o si decide di finire immediatamente, tutto deve terminare subito e tu non la devi importunare. La devi dimenticare.”
“Ma certo! Lo faremo se e finché vorrete voi…tu!” Precisò. Aggiungendo:” Anche solo una volta se voi preferite così!… “Sorrisi, ma non risposi.
Al termine di quella bevuta e chiacchierata ci salutammo con l’accordo che io sarei passato nei giorni seguenti per definire l’intesa, invece non ci passai più, avevo paura, paura che me la chiavasse e inculasse ancora davvero. Era successo come suole dire il proverbio:
” Tra il dire e il fare, c’è in mezzo il mare.”
Così anche per me, tra desiderare e realizzare quello che avevo prospettato c’era di mezzo il mare. Considerai a posteriori la scelleratezza di quello che avevo fatto, un conto era eccitami a parlarne con lui, e un altro sarebbe stato di creare realmente le condizioni che mia moglie si sarebbe veramente di nuovo accoppiata con Alberto, anche se l’aveva già fatto da giovane, e la cosa mi eccitava, e per questo mi preoccupava e spaventava. Lei era pur sempre mia moglie, la madre dei miei figli, la donna che amavo, perché si l’amavo tanto.
Uscii frastornato dal bar, ero allarmato e sconcertato di me stesso, di quello che avevo fatto, detto, proposto e concordato con Alberto, senza rendermene conto ero andato oltre la fantasia e l’immaginazione per giungere alla realtà, facendo capire all’ex di mia moglie che mi sarebbe piaciuto se la chiavasse e la inculasse ancora davanti a me, fino a mettermi d’accordo con lui per far sì che ciò avvenisse realmente.
“Sono un pazzo!!… Che mi è saltato in mente di proporgli quelle cose davvero?” Pensavo.
Al di là di quel bel momento di eccitazione mi sentivo sporco, vile, un traditore.
Quel sentirla scoreggiare in bagno e ricercare la stessa situazione in seguito in altri suoi momenti intimi, e focalizzarmi su il suo bel culo, direi ossessionarmi, perché questo era diventato il mio pensiero. Mi avevano portato a immaginare il suo culo sessualmente a fantasticare e poi a voler realizzare quel desiderio perverso che ne era derivato, di rivederla sodomizzare ancora dal suo ex ragazzo, Alberto:
“Ma che ho fatto!” Mi dicevo. “Sono proprio dissennato! Ho contattato davvero lui, l’ex ragazzo di mia moglie per fargli chiavare ancora Eleonora come se fosse una donnaccia, una prostituta? Per fortuna non sa dove abitiamo… Dio se venisse a sapere lei cosa ho fatto! …” Riflettei spaventato.
Passai due mesi angosciato e avvilito per quello che avevo fatto, condannandomi, ma alla sera quando andavamo a letto che Eleonora si spogliava e la vedevo nuda o seminuda e osservavo oltre al corpo il suo bellissimo culo non potevo fare a meno di pensare a quell’incontro con Alberto e alla sua proposta. A volte al mattino in bagno, con lei ignara, mi capitava di ascoltare ancora i suoi fiati intestinali leggeri e lievi, il suo canto degli angeli, raramente rumoreggiante e non potevo fare a meno di pensare a quella contrattazione scellerata che c’era stata tra me e il suo ex. E superato l’imbarazzo e la vergogna del primo incontro con lui, di quello che ci eravamo detti, passati i mesi mi ritornò il desiderio di realizzare davvero quello che mi aveva suggerito, di fare avere ancora a mia moglie un rapporto sessuale con lui, anzi un rapporto anale.
L’eccitazione di rivederla sessualmente con lui superava il timore che provavo e decisi di rincontrarlo, ma nell’attesa del momento pensai a come realizzare l’incontro e alle conseguenze.
Il problema non era vederci tutti e due con mia moglie fingendo che fosse per caso, ma come poi creare una situazione per incontrarsi nuovamente per consumare loro un rapporto sessuale. Questa era la difficoltà, ed essendo Eleonora all’oscuro di tutto doveva sembrare una casualità. E riflettevo e mi dicevo: “Intanto facciamo un primo incontro casuale dove si rivedono, poi il resto lo studierò dopo. “
Pensavo e mi ponevo mille interrogativi. Riflettevo:” Chissà come reagirà lei quando se lo rivedrà nuovamente davanti dopo tanti anni? …” E mi dicevo:” E se anche cambiato fisicamente le piacerà ancora da rifare sesso con lui? …” Poi dubbioso e preoccupato meditavo:” E se proverà nuovamente qualcosa di sentimentale per lui?… Se si risvegliasse il desiderio? …” E valutavo:” E se chiavandola ancora e lei godendo, si riaccendesse la fiamma tra di loro?” Erano domande a cui non sapevo dare risposta, ma che mi intimorivano.
Era rischioso quello che volevo fare, ma anche tanto eccitante, anche se ero sicuro di me e di lei che mi amava e a lui non lo stimasse più.
E riflettevo sempre in modo negativo: “Se accadesse che chiavando con Alberto si innamorasse di nuovo di lui? “Considerando:” E se per una nuova situazione fosse costretta a scegliere tra me e lui? Cosa farebbe? “
E nell’eventualità ragionavo e mi rispondevo da solo:” Lei con me è mia moglie, una signora rispettata, abbiamo due figli bellissimi e una agenzia assicurativa e pratiche auto dove lavora ed è padrona… Con me non le manca nulla, è stimata, rispettata, considerata e ben vista socialmente. Lui cosa le offrirebbe Invece? Diverrebbe solo l’amante di un puttaniere, un barista. Per vivere finirebbe anche lei come lui a lavare bicchieri e tazzine di caffè. Dovrebbe lavorare sotto padrone e non avrebbe più il tenore di vita che ha con me ora. Sarebbe mal vista da tutti i conoscenti con il rischio che dopo qualche mese lui la tradisca ancora e la pianti per un’altra come ha fatto la prima volta. “
Rilevando le conseguenze mi tranquillizzai dal punto di vista delle sue possibili reazioni emotive o sentimentali, quelle sessuali mi interessavano relativamente, bene se c’erano e le piacevano, ma a me prima di tutto interessava che qualunque cosa fosse eventualmente accaduta, lei sarebbe rimasta con me e mia.
Alberto dopo quell’incontro non mi aveva più rivisto, ma dopo aver riflettuto molto, preso da un’inspiegabile forza dentro di me, irresistibile e incontrollabile che mi dava il batticuore e l’eccitazione, conclusi di procedere all’insaputa di mia moglie. Decisi di portargliela. Volevo vedere la faccia che avrebbe fatto Eleonora ritrovandoselo davanti all’improvviso dopo quasi vent’anni, come avrebbe reagito e tutto quello mi esaltava. E dopo oltre due mesi di riflessioni, incertezze, rimandi e tentennamenti, un pomeriggio feriale in primavera inoltrata, mi decisi e ripresentai al bar dove lavorava lui.
Alberto come mi vide mi guardò e a un mio sorriso si avvicinò e mormorò sorpreso:
“Ehi, ma sei sparito? …All’anima dei due giorni, sono passati più di due mesi… non hai il coraggio di farlo?” Chiese aggiungendo:” Se ci hai ripensato potevi dirlo, nulla di male, hai cambiato idea?!” Mi domandò infastidito dal mio comportamento.
“No!” Risposi. “Sono sempre della stessa idea, ma sai ho voluto rifletterci bene, queste sono cose serie che possono anche rovinare una famiglia. Ma come vedi ho deciso di si, per questo sono qui!” E sorrisi impacciato.
“Siediti laggiù che arrivo!” Disse indicandomi un tavolino appartato in un angolo:” Cosa bevi!” Chiese.
“Una bibita!” Risposi.
Aspettai seduto al tavolino che lui finisse di servire due clienti al bancone, poi lasciò solo il ragazzo e arrivò portando da bere. Sembravamo due complici che discutevano per complottare qualcosa. E in quell’incontro parlai con lui di come poter fare.
“Il problema non è che io te la porti qui a rivedere…” Dissi:” … ma come fare per poterci incontrare nuovamente, per poter consumare quello che desideriamo, dove e come?” Gli prospettai.
“Ma questo non è un problema …” Rispose sicuro:” … una sera andiamo a ballare tutte e tre in provincia, verso Asti-Fossano e al resto penso io, un bicchiere di più… tu guardi solo, fai lo spettatore, però non devi ostacolarmi.” Precisò.
“Io non ti ostacolerò, ma dove? … Dove avverrebbe tutto questo?” Chiesi stupito che avesse preparato e programmato già tutto lui, aggiungendo maldisposto della sua iniziativa:” In appartamento no!” Precisai subito:” Non verrebbe!”
Lui rispose tranquillo e calmo:” In auto! …Lo faremo in auto. Lo abbiamo fatto tante volte in auto io ed Ele e lei se lo ricorda bene e sa come fare e come mettersi.” Disse con un sorriso beffardo.
Era sicuro di sé e tranquillo, che trasferì anche a me la sua sicurezza.
“Eh… ma una volta in macchina cosa farai con lei?” Domandai curioso ed eccitato.
“Tutto!!” Rispose lui sfacciatamente:” Tutto quello che vuoi! …Mi pare di capire che ti piace vedere tua moglie Ele che le faccio il culo …. giusto??” Mi chiese:” … E io glielo faccio ancora allora…” Rispose sorridendo, proseguendo:” … come ti ho già detto glielo fatto molte volte da ragazzo quando usciva con me, che mi conosce bene e si ricorderà senz’altro ancora anche se sono passati vent’anni quasi. Perché le piaceva. “
“Le piaceva?” Ripetei turbato e curioso.
“Si, senza offesa e volgarità le piaceva farlo, quando le dicevo girati, non ha mai fatto storie, anzi si metteva in posizione e aspettava.”
Ci accordammo di vederci tutte e tre al bar dove lavorava lui, che avrebbe dato meno nell’occhio e sarebbe sembrato più casuale di altre idee, e l’avrei porta lì con lo stesso espediente usato da me, la casualità, entrare nel bar per bere qualcosa e incontrarlo per caso, così avrebbe rivisto Eleonora e lei lui.
“Ma devi far finta che non ci siamo visti prima io e te. Capito!… Deve sembrare la prima volta che ci incontriamo.” Mi raccomandai.
” Stai tranquillo, non si accorgerà di nulla, so recitare bene con le donne io… piuttosto tu, non tradirti. E non darmi bidone come la prima volta. Ma mi i raccomando, se vuoi ti do il numero del mio cellulare, ma non fare passare altri due mesi dal prossimo incontro!” Esclamò salutandomi.
Ci scambiammo i numeri di smartphone e gli dissi di stare tranquillo, che lo avrei avvisato con un messaggio quando saremmo arrivati e lo salutai anch’io.
Tornai in agenzia in preda a una sorta di raptus da esaltazione con il batticuore ed eccitazione, mia moglie non c’era, era fuori per delle pratiche. C’era l’impiegata a cui chiesi:” Ho qualche appuntamento?”
“No!” Rispose.
E mi sedetti nel mio ufficio e ripensai a tutto. Ero eccitato ed agitato, ma ormai deciso di andare fino in fondo. E mi dicevo ancora nelle ultime riflessioni morali per autoconvincermi definitivamente:
” Intanto lui l’ha già chiavata e inculata prima di me e quindi questo non si può nemmeno considerare un tradimento, ma una semplice trasgressione.”
Quello che mi preoccupava era il lato emotivo della situazione, la sua reazione nel rivederlo, non quello sessuale e cercavo di convincermi sempre più della giustezza di quello che facevo, ma oramai a forza di pensare e ripensare ero pronto e deciso.
Una settimana dopo, con una scusa previo avvertimento a lui con un messaggio, portai mia moglie a sua insaputa nel bar dove lavorava Alberto. Le feci credere che fu un incontro casuale.
Con il pretesto di andare da un cliente incidentato, quando tornammo indietro e fummo in quella zona dissi: “Che dici Ele, ci pigliamo un caffè!?”
“Si volentieri!” Rispose.
“Andiamo in quel bar!” Esclamai facendo cenno con il capo, fingendo di vederlo per caso lungo il tragitto. Fermai l’auto di fianco al marciapiede, scendemmo ed entrammo, facendo io passare lei davanti. All’interno non c’era molta gente, ci portammo vicino al bancone e lui voltandosi dalla macchina del caffè ci guardò, poi osservò lei ed esclamò:
“Eleonora! Maurizio!”
Io feci lo stupito ed esclamai: “Ma chi è?”
Lei non rispose e lo guardò ancora e fui io a fingere di riconoscerlo e a dire a bassa voce:
“Ma è Alberto, il tuo ex!”
Eleonora osservandolo ancora, riconoscendolo arrossì in volto, restò veramente sorpresa e meravigliata non se l’aspettava dopo tutti quegli anni, fu emozionata di rivedere il suo ex e lo salutò con un cenno della mano. Notai subito il disagio sul viso di mia moglie nel guardarlo, era imbarazzata, quasi incredula, ma mostrava un piacevole stupore nell’osservarlo. Non avrebbe mai pensato di trovarselo davanti a sé … e invece…e fu una sorpresa.
Lui si asciugò le mani, uscì da dietro il bancone e si avvicinò a lei, che la vidi sbarrare gli occhi. Stupendo anche me, Alberto si avvicinò, l’abbraccio e la baciò sulle guance come vecchi amici che si incontrano dopo tanto tempo.
Eleonora frastornata lo guardava, credeva di averlo dimenticato del tutto… e invece … dal suo imbarazzo e incredulità sembrava che il passato tornava. Si irrigidì per un attimo a quel saluto caloroso e intimo e cercò di ridarsi contegno, sistemò l’abito e si toccò i capelli come per verificare che fossero in ordine, come se temesse che lui la vedesse spettinata, mal vestita e ingrassata. Sorrideva, ma era quel sorriso sbalordito, di disagio, confuso, da non sapere cosa fare, né che dire, guardava me e lui.
Lo salutai anch’io con una stretta di mano, fingendo di ritrovarci tutti e tre in quell’incontro casualmente.
“Ciao!! Lavori qui ?!” Chiesi facendo finta di nulla.
“Si!! Ma venite sediamoci a quel tavolino laggiù a chiacchierare un po’ e ditemi cosa prendete da bere.” Ci invitò facendoci strada.
“Caffè per due! “Risposi e ci sedemmo e subito dopo venne anche lui con le tazzine e il suo bicchiere e passati i primi momenti di stupore e disagio, il dialogo tra noi divenne normale e amichevole.
“Come stai Eleonora?” Le chiese amichevolmente guardandola negli occhi imbarazzandola: “Sei sempre uguale … sempre bella!” Affermò sinceramente.
“Grazie!” Rispose compiaciuta e imbarazzata, aggiungendo con un sorriso per giustificarsi di non essere più come prima: “Eh… ma sono cresciuta non vedi? Non sono più una ragazzina!” E fece segno al suo corpo per non dire apertamente che non era più come allora, ma un po’ ingrassata.”
Lui annuì sorridendo ma constatando sfacciatamente:
“Comunque sei sempre bella, con lo stesso sex appeal di allora, lo stesso sguardo e sorriso di una volta che mi aveva fatto innamorare!” Affermò davanti a me, facendola arrossire ancora violentemente in viso.
Poi rivolgendosi a me sorridendo e scherzando disse:
“Non ti offendi vero Maurizio se dico la verità a tua moglie. Che è sempre bella !?”
“No! Non mi offendo!” Risposi guardandola negli occhi imbarazzata.
“E tu invece come stai?” Chiese lei con la sua voce sottile e dolce.
“Bene! Lavoro qui…”
E iniziammo a chiacchierare un po’ di tutto, lavoro, amici, figli… e intanto notavo che si guardavano reciprocamente come a studiarsi dopo tanti anni.
“Adesso Eleonora è mia moglie!” Precisai fingendo gelosia, davanti a lei che mi guardò compiaciuta. sorridendomi.
“Lo so! Me lo avevano detto!” Rispose lui:” E se permetti posso dirti che hai scelto bene! Sei stato fortunato” E le fece ancora dei complimenti: “Sei sempre bella Ele ! Anzi più bella di come ti ricordavo, anche da adulta. Sei fortunato Maurizio ad avere una moglie così! Sai quante volte mi sono pentito di averla lasciata.” Ripeté recitando una sorta di corteggiamento. Si sentiva in quelle sue parole e nel suo sguardo su di lei, che c’era nostalgia e rimpianto vero.
Lei apprezzò i suoi complimenti con sorrisi non più imbarazzati ma sinceri.
“Vedo che il tuo modo di essere non è cambiato in tutto questo tempo.” Sussurrò Eleonora sorseggiando il caffè.
“Ed io vedo che la tua dolcezza è rimasta ancora intatta e disarmante come allora.” Ribatté lui. Ero stranamente divertito dal turbamento di mia moglie e dalla audacia di lui, che quasi la corteggiava davanti a me, e se non fossimo stati d’accordo mi sarei ingelosito davvero. Ma era nel suo carattere corteggiare le donne degli altri anche davanti ai mariti o compagni e lo lasciai fare.
Lo sguardo di Eleonora mentre seduti parlavamo, anche se sapeva controllarsi, era sempre distrattamente su di lui. Da come lo guardava e sorrideva, capii che un po’ di bene gliene voleva sempre; ero convinto che in quel momento il cuore di mia moglie le sobbalzasse in petto, quei due occhi scuri e penetranti di Alberto, così diversi da quelli dolci e languidi di Eleonora, la fissavano con un’intensità tale da mostrare di desiderarla. Non erano occhi, ma due mani che lei avvertiva con ricordo e imbarazzo sul suo corpo e abbassava lo sguardo al suo, senza trovare il coraggio di risollevarlo, certa di rincontrarlo nuovamente, che la disorientava.
Chiacchierammo da persone civili, da vecchi amici e ci scambiammo i numeri di cellulare con l’intenzione su suo invito di rivederci ancora una sera per una cena o per un ballo in discoteca. “Perché una sera non si va a cena o a ballare come una volta?!” Esclamò con un sorriso. “Vedremo!” Risposi io.
Ci alzammo e salutammo tra sorrisi, sguardi e strette di mano, ripetendo lui ancora il suo invito a incontrarci per la cena o per andare a ballare.
Uscimmo e salimmo in auto e partii dicendo: “Ma guarda un po’ cosa doveva capitarci dopo quasi 20 anni, di incontrare lui, il tuo ex!” Feci una pausa e prosegui: “Hai visto il caso?! Dopo tanto tempo ce l’ha fatto rincontrare.
“Non me lo sarei mai aspettato.” Esclamò lei:” Non me lo ricordavo neanche più, a momenti non lo riconoscevo.” E rise.
Sorrisi e guidando le chiesi: “Cosa ne pensi? Come ti è sembrato? Che effetto ha fatto a te rivederlo dopo tanti anni?”
Scosse le spalle come a non sapere o volermi rispondere o dirmi che era indifferente, ma io insistetti: “Beh in fondo è stato un tuo ex ragazzo per quasi un anno…” Dichiarai.
“Oh …è sempre lo stesso!” Esclamò per farmi capire che non gli interessava, ma lo detestava.
” Lo conosco bene… ho riconosciuto subito quel suo sorriso un po’ falso di quando faceva il figo che ha sempre avuto e che non mi è mai piaciuto. “Poi come a denigrarlo aggiunse: “Ho notato che indossava e gli piacciono ancora il camice colorate che io ho sempre odiato. E inoltre in tutti questi anni non ha mai cambiato taglio di capelli e poi si è appesantito anche lui con l’età. “
“Eh quante cose hai notato in pochi minuti amore.” Affermai ridendo:” Ma non ti ha provocato nostalgia?” Chiesi provocatoriamente.
“Nostalgia? E di che cosa? È sempre uguale!!” Esclamò:” Mi è sembrato il solito sbruffone che si credere di essere chissà chi, che fa sempre complimenti sperando che una casca ai suoi piedi!” Rispose.
“Però ti guardava ancora con interesse, oserei dire con desiderio. Le piaci ancora!” Mormorai provocandola, guidando.
“Oh a lui piacciono tutte le donne e lo sai!” Esclamò.
“Si, ma ho avuto l’impressione che ti guardasse con rimpianto.” Risposi perfido.
“Sarà stato uno sguardo così, comunque a me non piace più! E peggio per lui, se le piacevo doveva tenermi allora!” Disse piccata, più per reazione da ragazza che era stata lasciata da lui, che per l’incontro reale, visto che anche lei lo guardava con interesse e i movimenti delle labbra quando parlava con lui finivano sempre in sorrisi.
“Ne sei sicura?” Chiesi.
“Si! “Rispose decisa:” Perché ti ho dato una impressione diversa?” Chiese impensierita. “No…ma dopo quello che c’era stato tra voi, e le parole dette da lui che si è pentito di averti lasciata, pensavo che una certa attrazione ci fosse ancora.”
“Non c’è più! E del suo pentimento non me ne faccio niente.” Esclamò decisa spostandosi verso me e baciandomi sulla guancia aggiungendo:” Per me ci sei solo tu!”
Quel suo atteggiamento e quella frase mi fece enorme piacere e mi riempì di felicità, se l’avesse detta in un altro contesto mi sarei fermato con l’auto ad abbracciarla, baciarla e stringerla, però in quel momento il mio interesse era un altro, era che lui gli piacesse ancora e visto il modo in cui lo aveva guardato e non voleva parlarne, avevo buone speranze che fosse così.
“Ci ha invitato al ristorante e a ballare, che dici ci andiamo? Usciamo dalla nostra solita routine matrimoniale?” Le domandai sempre guidando e guardando la strada.
Restò in silenzio, e vedendo il suo mutismo aggiunsi: “Non ci andiamo? Non vuoi? “Restò ancora in silenzio poi sbottò:” Non so! Vedremo, ora non ho voglia di parlare di lui e di queste cose.” Rispose infastidita.
Avevo colpito nel segno, quel suo essere seccata a parlare di lui denotava che ne aveva ancora interesse e forse attrazione, ma non voleva darlo a vedere.
Passarono ancora due giorni e come si suole dire dovevo battere il ferro finché era caldo, l’eccitazione era tanta a seguito del loro incontro, l’accordo tra me e Alberto anche, e una sera soli davanti la tv con i ragazzi a letto chiesi ancora:
“Allora accettiamo questa cena o di andare a ballare con Alberto, oppure gli diciamo di no, perché mi chiama e manda messaggi !?” Dissi mentendo.
“Perché tu vuoi andare?” Rispose.
“Non vedo cosa ci sia di male! In fin dei conti lo conosciamo, per me possiamo andare a meno che a te non dia fastidio per il fatto che è stato il tuo ex e che ci vediamo tutti e tre” Dissi.
“Fastidio? Si un po’! …Ma non so!” Rispose annoiata. Aggiungendo:” …E i ragazzi?”
“I ragazzi per una notte dormono soli o facciamo venire qui tua madre o la mia … lo sai che ci stanno volentieri con le nonne. Oppure dormono a casa loro… “
Poi preso da una sorta di smania mormorai per convincerla e non perdere l’occasione:
“Dai cambiamo un po’ routine amore…Facciamo sempre la stessa vita tutti i giorni, almeno una sera ci divaghiamo. Io preferirei andare a ballare!” Precisai subito pensando che era più facile che sarebbero stati vicini corpo a corpo.” La cena è monotona…si parla …si parla … mentre a ballare si ci diverte.”
La prima cosa che mi chiese fu: “Dovrei ballare con lui se mi invita?” Come sfidandomi, quasi ridendo divertita.
“Perché no! “Replicai:” Anche se è stato il tuo ex non vedo cosa ci sia di male, ha già fatto tutto con te prima di me e di più, quindi…anche se ci provasse sono sicura che sapresti metterlo al suo posto. Se acconsento è perché mi fido di te e so che oramai non lo consideri più.” Aggiunsi con asprezza in una battuta, che lei capì e non disse nulla. “E poi mi hai detto tu che ci sono solo io per te!” Esclamai stemperando la battuta cattiva che avevo appena fatto.
Sorrise ancora e mi abbracciò dimostrandomi quanto mi amasse e io prosegui:
“Comunque vedremo se si comporterà bene con te, la sua ex ragazza, ora moglie del suo amico oppure se cercherà di corteggiarti e sedurti per averti ancora come facevate da ragazzi.”
“Ma sei pazzo!”
Esclamò risentita, staccandosi dall’abbraccio e da me e guardandomi in viso con un sorriso stupito. Ma io continuai:
“Da come ti guardava sono sicuro che ci proverà…”
Lei scosse la testa. “Deve solo provarci!” Esclamò sicura di sé con un sorriso di minaccia, che voleva la facesse apparire come se non le interessasse niente di lui.
Effettivamente forse se avessi lasciato perdere sarebbe finito tutto lì, ma ero eccitato dal mio desiderio e la provocavo, per procurale l’occasione per stare con lui.
Si convinse e acconsentì e telefonai ad Alberto e ci accordammo con lui, che volendo fare il grande e lo sbruffone com’era solito suo, ci invitò prima a cena e poi a ballare:
“Sarà una serata completamente per noi!” Esclamò.
Quel sabato sera era una calda giornata di inizio luglio. Nel pomeriggio portammo i ragazzini da mia suocera fino al mattino dopo, dicendo che saremmo andati al cinema e avremmo fatto tardi. Poi lei come ogni sabato andò dal parrucchiere e ci incontrammo verso la chiusura in agenzia. Dopo averle fatto i complimenti per la sua pettinatura liscia che la rendeva più bella e attraente tornammo a casa e come entrammo le dissi:
“Fatti bella amore, truccati e vestiti bene in modo provocante, voglio che sii bellissima e che resti a bocca aperta quando ti vede. Devi farlo morire d’invidia e di rabbia quello stronzo, in modo che si penta di aver lasciato un fiore come te per quel carciofo di Samantha.”
Lei mi osservò pensando a una battuta e sorrise. E io prosegui: “Si dovrà mangiare le unghie quando ti vedrà!”
A quelle parole restò sorpresa e mi fissò di nuovo dicendomi con una espressione stupita:
” Ma dici sul serio? Non sei geloso?”
“Certo che dico sul serio amore mio e sono anche geloso …gelosissimo! Ma a modo mio voglio rivalermi verso di lui, che veda che bella donna è diventata ora la mia Eleonora, mia moglie e anche tu, che veda che lui muoia dal rimorso per quello che ti ha fatto avendoti lasciata. “Esclamai aggiungendo:” Mi piace che ti guardi e ti desideri adesso che sei mia e non ti può più avere e non vergognarti di me se vuoi provocarlo, divertirti a rivalerti di come lui ti ha trattata vent’anni fa, fallo pure!” Esclamai.
Sorrise sempre più sbalordita dal mio comportamento e dalla mia apertura mentale, ma non disse nulla pensandolo che fosse solo un gioco e una rivincita personale di entrambi verso di lui. Inconsciamente desiderava anche lei di vendicarsi di lui che l’aveva lasciata all’improvviso per un’altra ragazza e che ora pentito la desiderava e l’avrebbe voluta di nuovo, probabilmente provandoci ancora.
Passato il momento di stupore, a quella mia richiesta insolita e provocatoria rispose con partecipazione e si preparò con cura. Sapevo che ci teneva ad apparire bella a lui e che avrebbe curato il suo aspetto.
Prese dall’armadio e sistemò sul letto il vestito prescelto, da sera, leggero che indossava raramente solo nelle occasioni importanti. Un abitino Versace, nero, senza maniche, scollato davanti e dietro, tenuto su da due spalline strette, corto ma non troppo, quel tanto che mostrasse le gambe, mantenendole sempre l’aspetto da signora seria qual era.
Tirò fuori dalla scatola le scarpe da sera, dei sandali, anch’essi neri, con tacco medio alto da otto centimetri che calzava raramente, che tenevano il piede legato alla scuola della calzatura solo con delle minuscole striscioline di pelle nera. Si spogliò togliendo gli abiti che aveva e restò in mutandine e reggiseno, bella nella sua giovane maturità fisica. Tolse anche quelli per cambiarli, dandosi prima una rinfrescata facendosi la doccia. Tornata, nuda si piegò sul cassetto per prendere la lingerie pulita da indossare e la vidi da dietro con il tronco arcuato in avanti a scegliere le mutandine e il reggiseno, e osservai il suo meraviglioso culo nudo sporto in fuori e in alto, erotico pieno, seducente e amabile. Con il lungo e profondo solco intergluteo che al centro di esso racchiudeva l’ano rosa, da dove scoreggiando e facendo uscire il suo vento musicale seguito dall’odore carico e denso del suo intestino, quella mattina di molti mesi prima, in bagno, diede inizio a tutto questo avvenimento sessuale, preparatorio della sua prossima sodomia da parte di Alberto. E sotto di esso stretto tra la parte bassa dei suoi glutei carnosi e pallidi e l’unione delle cosce ad essi, apparivano come una nicchia in una forma romboidale tondeggiante le sue grandi labbra vaginali, piene, carnose e arrotondate, ricoperte di peli scuri con al centro la fessura vaginale, lunga, che mostrava appena le piccole labbra tra di esse.
Era una posizione erotica fantastica, come quella in cui aveva scoreggiato in bagno quella mattina e forse come quella in cui l’avrebbe presa Alberto per incularla quella sera stessa se ci fosse riuscito, ed ebbi una sensazione meravigliosa, di gioia.
Mise un coordinato di slip e reggiseno nero di seta traforata con pizzo, facendo risaltare di più la sua pelle pallida. Aprì l’anta dell’armadio e la posizionò in modo che lo specchio che si trova all’interno di essa potesse riflettere la sua immagine mentre si vestiva. Prese l’abitino sul letto e lo indossò, mentre io appoggiato allo stipite della porta della camera osservavo.
Ci fu un piccolo inconveniente inaspettato, quando indosso il vestitino nero era troppo attillato è aderente e mostrava come negli ultimi tempi Eleonora si fosse un po’ riempita e si vedevano nettamente le sue forme di mamma sotto il tessuto leggero e trasparente. La pancetta che si presentava tirava un po’ il tessuto davanti, mostrando anche per l’aderenza al corpo il segno dell’elastico delle mutandine che le cingevano i fianchi in basso sotto l’abitino, mostrando il surplus di adipe sopra esse. Dietro al reggiseno, tra le braccia e le spalline vicino alle ascelle si formarono due parti pienotte, ma tutto sommato era piacente ed erotica con quel vestitino ormai più piccolo di almeno una taglia che la faceva apparire più formosa di quello che era.
“Accidenti non mi va bene! Non avevo pensato ad una cosa del genere …” Mormorò dispiaciuta guardandosi allo specchio, girandosi e rigirandosi sia di fianco che davanti e dietro facendo segno con le dita al ventre, i fianchi e il sedere.
“Guardo se ne trovo un altro!” Esclamò. E comincio a frugare nell’armadio.
“Ma no stai bene così, sei sexy!” Dissi io:” Non si vede molto, sei tu che ti scruti tutti i particolari. E poi anche lui non è più come prima, ha la pancia …” Aggiunsi sorridendo.
Frugò ma non trovò nulla di bello e da sera.
“Dai che non si nota niente…” Ripetei:” … per stasera vai bene così, il nero smagrisce e poi sarà buio. Nei prossimi giorni compreremo qualche abito nuovo di una o due taglie di più. “Le dissi, aggiungendo:” Intanto per stasera mettiti una stola da sera sulle spalle, che scendendo ti copre i fianchi.”
Si vestì come consigliato da me eccitandomi, mostrandomi ogni volta che si voltava o cercava qualcosa quel suo magnifico culo fasciato dalle mutandine trasparenti e il suo seno prospero dentro per metà alle coppe ricamate del reggiseno, immaginandomela eccitato già tra le braccia a lui.
Si truccò leggermente, non amava le facce tinte, ma visto che era di carnagione pallida, si colorò un po’. Per i suoi grandi occhi scuri fu sufficiente una leggera passata di eye liner, con il pennellino. Una delle cose che sapeva fare bene anche se lo faceva poco era truccarsi.
Era davvero bella Eleonora quella sera con la collana i braccialetti e gli orecchini, ed ero certo che facesse colpo su di lui.
Quando fummo pronti, prima di uscire, vestita e truccata si soffermò con civetteria a rimirarsi nello specchio dell’entrata, con la sua borsetta pocket a catenella dorata tra le mani e la stola sulle spalle, anche lei voleva apparire bella e piacergli, anche se non lo diceva.
In quell’istante senza parlare si era instaurata una sorta di complicità tacita tra noi, la moglie piccolo borghese, mamma e impiegata che conoscevo da anni, che era stata piantata anni prima dal suo ex, in quel momento era diventata un’altra donna, provando una sorta di rivalsa verso lui; e avvicinandomi da dietro le sue spalle, mentre si mirava allo specchio, baciandola sul collo le mormorai in un orecchio:
“Sei bellissima amore!! Quando ti vedrà Alberto resterà senza fiato, si pentirà di averti lasciata anni fa, vedrai!! Devi farlo morire! …Restare a bocca aperta! …”
Sorrise, incrociando i nostri sguardi nello specchio che ci riflettevano, osservandola in quella sorta di riscatto morale, di vendetta postuma che avrebbe avuto e che a me sarebbe servita solo come espediente per spingerla ancora sessualmente tra le sue braccia, facendole brillare gli occhi di soddisfazione e vanità. La vidi arrossire e voltarsi verso di me.
Come scrivevo sopra non si aspettava quelle parole, né tanto meno quel mio comportamento permissivo con battute di quel genere su di lui. Ma non disse nulla, come ad accettare quella situazione, volerla e accogliere favorevolmente quello che dicevo. Il mio comportamento e il suo silenzio erano complici, come se mi chiedesse per quella sera di poterlo sfidare e di essere libera.
Eleonora non capiva se con la mia permissività a che lei fosse provocante e sfrontata io stessi scherzando o dicessi sul serio, e ne era perplessa, ma stava a quel gioco che secondo le mie parole avrebbe dovuto portarla a una rivincita morale con la sua bellezza e attrazione di lui.
Usciti prendemmo l’ascensore e ancora pur nel suo atteggiamento serio, la vidi rimirarsi nello specchio interno, guardarsi l’abito e le cosce, mettendosi a posto con ultimi ritocchi.
“Se Alberto non gli interessa davvero come dice, perché ci tiene tanto ad apparire bella e attraente a tutti i costi ??” Pensavo.
Sapevo che correvo anche il rischio di risvegliare in lei qualcosa di sentimentale che pensava morto e sepolto, ma l’eccitazione della situazione era tanta e i miei ragionamenti fatti mi portavano ad essere tranquillo in un pericolo limitato e controllato, e a rischiare. Come avevo riflettuto più volte, lei era sposata con me da oltre 20 anni, avevamo due figli ed economicamente stavo meglio di Alberto e le facevo fare la vita da signora, e mi amava….
Lui era sempre un donnaiolo, gli piaceva cambiare donne e non credevo che volesse legarsi definitivamente con una sua ex da portarmela via, ma come me aveva lo stesso desiderio, voleva solo chiavarla, anzi su mia richiesta incularla…E io ero sempre più accalorato dalla situazione e dal rischio che correvo, che mi eccitava, era adrenalina pura che prendeva il cuore, i muscoli e la testa e mi elettrizzava il corpo.
Senza che se ne rendesse conto la vidi uscire dall’ascensore ancheggiando per via dei tacchi alti a cui non era abituata, accentuando il movimento dei fianchi e il rotondo del sedere in movenze seducenti e involontarie. Ricordo che pensai divertito dietro lei:
” Sculetta anche!… Con quel suo magnifico culo!”
Culo che di lì a poche ore se tutto fosse andato bene, sarebbe stato ancora violato.
Era agitata e tesa ed era a digiuno, quando fummo in macchina che partimmo, tirò subito giù il finestrino elettrico e avvertii un leggero odore che riconobbi immediatamente in una scoreggia silenziosa di mia moglie, quelle che chiamano loffa. La tensione le giocava brutti scherzi. Lei non disse nulla anche se capì che io sentii l’odore del suo gas intestinale. Tenne un poco il finestrino elettrico abbassato mentre andavo:
“Guarda che l’abitacolo perde l’aria del condizionatore ed entra quella di fuori calda se tieni aperto il finestrino.” Dissi. “Solo un attimo per cambiare aria!” Rispose.
Capivo il suo imbarazzo e non volli dire più nulla per non alimentare la tensione che avevamo già entrambi. Dopo un po’ di strada lo tirò su, vidi che aprì la borsetta a pochette e si mise a cercare dentro qualcosa e tirò fuori un mignon del suo profumo preferito e se lo spruzzo sul collo e addosso sulla scollatura anteriore, forse per timore che Alberto sentisse l’odore della sua aria intestinale su di lei e negli abiti.
Durante il viaggio pensai, che non avevamo più messo piede in una sala da ballo o in una discoteca da molti anni, dalla prima gravidanza di lei, circa quindici anni prima. Arrivati al luogo dell’appuntamento, un ristorante della provincia di Fossano, lui era lì ad attenderci, il posto era studiato da lui, ristorante con a circa duecento metri la discoteca e mi fece posteggiare in una zona in fondo a un piazzale sterrato, vicino a una siepe.
Osservò Eleonora mentre scendeva dall’auto, lei era a disagio con quell’abito leggero e provocante e un po’ stretto, infastidita dal caldo esterno, ma seducente e attraente come mai era stata prima e lui la accolse con un grande sorriso, ponendola al centro dei suoi sguardi.
La fissava in modo quasi imbarazzante sempre sorridendo. Intuii che c’era un risveglio di ricordi in loro e questo inconsciamente invece di preoccuparmi come avrebbe dovuto essere, mi eccitava.
Gli fece i complimenti per il suo abitino e la sua bellezza e quello fu il promo di un inizio di corteggiamento. Lei quando lo vide gli sorrise. Era vestito con giacca e cravatta e appariva meno giovane di quanto la prima impressione non ci avesse dato al bar, ma era sempre affascinante; il taglio lo stesso ma i capelli corti, radi e leggermente spolverati di grigio sulle tempie, l’abbigliamento ricercato ed elegante anche se sportivo, il tono era d’estrema sicurezza che compariva dal suo portamento. Lei lo osservava, rendendosi conto di quanto fosse sciocca in quella situazione, però anche di come le piacesse esserlo.
Entrammo nel ristorante e ci accomodammo in un tavolo prenotato da lui per tre. Feci in modo che lei si sedesse di fronte a lui in modo da poterlo guardare in volto. Eleonora aveva retto bene l’iniziale avvicinamento, il suo sguardo incrociandolo negli occhi gli aveva indirizzato un sorriso aperto, poi si era accomodata sulla sedia.
Ordinammo e chiacchierammo del più e del meno, ancora tra i ricordi dei vecchi tempi, che per loro voleva dire quando erano insieme, si amavano e facevano sesso.
Io impassibile controllandomi, non davo modo di mostrare la mia complicità a lui, e la mia eccitazione a quell’incontro, che al contrario di mia moglie sapevo dove avrebbe dovuto portare.
Eleonora dalla tensione di averlo di nuovo davanti a sé, che quasi la corteggiava apertamente, non riusciva nemmeno a cenare, ma sorseggiava il vino che io o lui prontamente parlando rabboccavamo al suo bicchiere anche solo quando era a metà. Alberto aveva scelto vino alcolico ad alta gradazione, di quelli che non si sentono ma tagliano le gambe quando si ci alza. Si parlava di tutto. Alberto era attento e la corteggiava con gli occhi facendoglielo capire con lo sguardo, non perdeva un suo movimento e non distoglieva neanche per un attimo il suo dagli occhi scuri, dolci e truccati di mia moglie. Lei dopo la sua diffidenza iniziale, si era subito arresa e aperta di più, era chiaro come prevedevo che sentisse un’attrazione verso di lui che in fondo aveva amato ed era stato il suo primo uomo, ma lo guardava con ritegno, e ogni tanto guardava me e sorrideva.
Si cenava, parlava e beveva. Dal punto di vista attrattivo, era facile intuire che il suo sguardo l’aveva colpita nel profondo, perforando il suo guscio di prevenzione e protezione che pensava di avere, insinuandosi al di sotto, sfiorandole il corpo come una calda carezza sensuale, togliendole la capacità a resistergli e facendo ritornare al suo cervello il desiderio, assieme al rimpianto nascosto del tempo lontano quando erano assieme.
Era stato uno sguardo così intenso e provocante, da costringere mia moglie a distogliere il suo. Lei aveva proseguito a cenare con la testa bassa accanto a me, lasciando parlare noi, ma non avevo potuto fare a meno di osservare non visto da lei, che prima era restata abbagliata dalle sue occhiate di fuoco. Lui, il suo vecchio amore, lo stronzo come lo chiamava lei, al di là di tutte le parole di odio che lei aveva detto, era ancora lì, di fronte a lei, immobile, in attesa…. guardandola e sorridendole e lei iniziava a sentirne il disagio e l’attrazione.
Sentendosi imbarazzata e per timore che io capissi il suo stato d’animo, restò ferma e non parlò, facendo della propria immobilità uno scudo protettivo, mentre lui pur cenando e discutendo con me non smetteva di fissarla senza mutare l’espressione del viso.
Le guardava le labbra mentre Eleonora beveva o addentava il cibo e lo masticava con un modo di fare naturale che proprio per la sua naturalezza risultava sensuale da procurarmi un fremito. Io ero lì seduto tra loro, aspirante cornuto.
Capii che dovevo spezzare quella situazione emotiva che mia moglie viveva in quella circostanza e passare a una fase successiva perché se no tutto rischiava di avvitarsi nel sentimentalismo e nel ricordo e allungando la mano sulla tavola, prendendo nella mia la sua, stringendola tra le altre cose dissi:
“Sai Alberto! Noi ci vogliamo molto bene! Ci amiamo! Io non sono geloso del suo passato e non glielo nemmeno mai rinfacciato, pur sapendo di voi!” La vidi arrossire violentemente e guardandomi di soppiatto disapprovando, ma prosegui.” Non è vero amore?” Le chiesi stringendole la mano nella mia, facendola annuire e abbassare ancora gli occhi sul piatto, mentre Alberto guardandola le faceva un sorriso malizioso.
“Si, ma non parliamo di questo! “Disse mia moglie con un filo di voce dolce e imbarazzata.
Era un gioco strano quello che facevo e speravo che finisse come avevo preventivato.
Mentre da giovani quando erano assieme mi facevano rabbia e gelosia, ora vederli diversi, vicini uno di fronte all’altro che si osservavano fuggevolmente e lei era mia moglie, la madre dei miei figli, mi eccitava.
“Chissà quante chiavate avranno fatto assieme …” Pensai.
Finito di cenare, ci alzammo, doveva pagare lui, ma alla fine alla mia richiesta convenzionale di pagare io, accettò subito, così pagai 130 euro di cena.
Ci alzammo, Eleonora appena ci tirammo su esclamò “ohhh!” appoggiandosi alla tavola.
“È forte questo vino…” Mormorò.
” Ti gira la testa?” Domandai io.”
“No. No… è che ad alzarmi di colpo mi mollano le gambe…” Rispose con un sorriso mettendosi a posto la gonna del vestitino dietro.
Uscimmo e passeggiammo con mia moglie in mezzo a noi, Eleonora era leggermente euforica dal vino e dalla buona cena, il viso arrossato e il passo non sicuro e camminava sempre involontariamente ancheggiando per via dei tacchi non essendo abituata, dando da dietro a chi la vedeva, l’impressione di una donna di vita.
Lui ci fece segno in fondo al piazzale sul lato sinistro la sala da ballo, una specie di discoteca mista, dove si ballava di tutto.
“È laggiù, un po’ distante, ma intanto che ci arriviamo digeriamo.” Mormorò sorridendo. E cambiando discorso affermò rivolto a me: “Ah…!! …Pago io la discoteca, se no mi offendo, tu hai già pagato la cena!”
Annui, i suoi erano 36 euro entrata e consumazione contro i 130 spesi da me, per la cena. Comunque non ci diedi peso, mi interessava giungere al mio scopo. Camminavamo con Eleonora tra noi bellissima con l’abitino nero e la catenella dorata sulla spalla che scendeva giù sul fianco e lui parlando la guardava con un sorriso insinuante. Quando entrammo ci accomodammo, erano circa le 22.30, c’era gente ma non era affollato, ci saranno state duecento persone circa, ed erano quasi tutte in piedi a ballare.
Il locale non era granché, in stile moderno, con luci psicadeliche colorate che andavano su e giù per la sala. Sinceramente a me non interessava il genere di musica e neanche se il locale fosse figo o meno, era solo un luogo di transizione, a me importava che arrivasse mezzanotte e nell’attesa che Eleonora bevesse ancora un po’ e si lasciasse andare.
Ci sedemmo sui divanetti dietro a un tavolino basso e feci in modo che io e mia moglie ci trovassimo di fronte a lui e guardandoci attorno tra luci e musica a suono alto permettendo, cercammo di parlare ancora.
Nel frattempo Eleonora d’istinto e involontariamente accaldata anche dal vino accavallò le gambe e la gonna del vestitino leggero di Versace già corta risalì, scoprendo la parte superiore delle sue cosce pallide e sexy, e gli occhi di Alberto le osservarono salendo su di esse fino a scontrarsi con l’oscurità sotto la gonna.
Mentre ci guardavamo in giro osservando la gente ballare, d’accordo con Alberto con uno sguardo non visto da lei, colsi l’occasione per lasciarli soli e mi alzai chiedendo cosa volessero da bere che lo andavo io a prendere le consumazioni. Eleonora si offrirsi di accompagnarmi: “Vengo anch’io! Ti aiuto! …Come fai a portare tre bicchieri?” Disse facendo l’atto di alzarsi anche lei, sentendosi a disagio a restare sola con lui.
“Oh no! Resta pure li seduta che ci riesco benissimo, due minuti e sono qui.” Dissi.
Si risedette in quel frastuono e andai al bar a ordinare confuso tra la gente, lasciandoli soli e volutamente ci misi più tempo, osservandoli dalla penombra da lontano, non visto e nascosto da altri clienti. Li guardavo mentre attendevo il mio turno e da un iniziale mutismo tra loro, vidi che iniziarono a parlare, era un discutere prima calmo e poi agitato, non capivo cosa dicessero, ma conoscendo mia moglie probabilmente gli chiedeva conto di quello che non gli aveva chiesto allora e non avuto il coraggio di fare davanti a me. Vidi anche Eleonora con il dito alzato e oscillante puntato verso di lui parlare agitatamente come se litigasse. Poi lui serio, che parlava, parlava e lei altrettanto seria con un’espressione indignata girata di lato con la testa o abbassandola ad ascoltare e guardare in giro a vedere se io arrivassi. E poi ancora Alberto allungare la mano verso la sua che aveva appoggiata alla coscia, posarla sopra accarezzandogliela e lei timorosa, guardandosi in giro cercando di vedermi, retrarla immediatamente da sotto la sua dicendogli qualcosa in modo agitato.
Quei due minuti divennero dieci e quando tornai e mi sedetti, sembrava che non fosse successo nulla.
“Ho preso tre Moijto come ai vecchi tempi, così ci rinfreschiamo un po’ visto che il caldo continua ad aumentare …” Erano con rhum all’interno e in quello di Eleonora ne feci mettere di più che intanto si sentiva poco nel gusto essendo tagliato dalla menta e dal limone. Sorseggiando bevemmo il drink alcolico e guardammo la gente danzare, c’era silenzio tra di noi e mi pareva che lei le tenesse il muso.
“Non ballate?” Chiese Alberto dopo un po’.
“No a me non va più ballare, non mi piaceva neanche prima. Mi piace essere solo in compagnia tra la gente e la musica.” Dissi e lui prontamente farsi avanti.
“E allora se permetti Maury e non hai nulla in contrario e non ti offendi l’invito io Eleonora …. tua moglie a ballare …” Pronunciò guardandomi.
“Se lei è d’accordo io non ho problemi.” Risposi.
Lei mi guardò senza dire nulla, ignara che io da lontano e nascosto avessi visto la loro discussione. Lui si alzò e attese che si alzasse. Lei mi guardò ancora e io tra il frastuono mi avvicinai al suo orecchio sussurrandole tra la musica:
“Vai amore …tranquilla. Fallo morire di rimorso e invidia. “
Credo che non aspettasse altro in quel momento, accaldata si alzò facendomi un sorriso beffardo e complice, guardando lui fisso negli occhi con aria di sfida e si avviarono tra la gente in pista che ballava, come se fossero ragazzi tornati indietro di vent’anni e come avevano fatto decine e centinaia di volte in quegli anni.
Ballarono una difronte all’altro, in silenzio, muovendosi e saltando, gesticolando, alzando le braccia e piegando il tronco di lato, flettendo le ginocchia e ridistendendole. E lei sporgendo involontariamente ancora quel suo splendido culo indietro, facendo dondolare anche le mammelle nel vestito, scrutandosi e osservando attorno e lei guardandomi e sorridendomi spesso. Eleonora non ricordava più i balli, ma complice la leggera ebrezza del vino e del moijto e il caldo, iniziò a danzare anche con movenze differente dagli altri, passando dallo stile libero dello shake, al ballo senza regole buono per qualsiasi disco dance, ritmato di musica da ballo, techno e progressive e altra.
La osservavo sulle scarpe nere con i tacchi che la slanciavano di più, vedevo il suo corpo stretto nell’abitino aderente dondolare eroticamente sulle sue belle gambe, mostrando ed evidenziando di più con i movimenti del ballo il suo magnifico culo sporgente. E nel tenere le braccia con i pugni all’altezza del torace per ondeggiare a suon di musica, la gonna corta nera alzarsi e mostrare le cosce pallide e le gambe lisce e lucenti depilate nel pomeriggio.
Ballarono così parecchi minuti, poi all’improvviso cambiò musica e arrivarono i lenti, i bagliori si abbassarono, i fasci di luce colorate smisero di volteggiare e il suono diventò dolce.
Nella penombra vidi mia moglie girarsi per venire via, ma Alberto fermarla per un braccio e parlarle e poi appoggiarsi con le mani sui suoi fianchi e quelle di mia moglie sulle sue spalle. Ballavano anche i lenti, ballavano e parlavano tra loro non riuscendo a sentirli coperti dalla musica e chissà cosa si dicevano, ma potevo immaginarlo, che lui la stessa corteggiando e lei che le resistesse.
Certamente ci stava provando e la riempiva di paroline dolci e romantiche con i vecchi ricordi di quando si amavano, e muovendo lentamente da non farlo notare, le stringeva le mani sui fianchi che lei ballando e non togliendo, sembrava gradire.
Ogni tanto Eleonora si voltava verso di me seduto nella penombra, mi guardava e staccando la mano dalla spalla mi salutava con le dita, era come se cercasse il mio consenso a danzare stretta con lui o a dirmi stai tranquillo che non succede niente. Io annuivo con il capo e sorridevo. A volte nel danzare venivano nascosti da altre coppie che le passavano o si posizionavano davanti a loro e quando si spostavano e ricomparivano, la mano di lui era sempre in un posto diverso da dove era precedentemente.
Erano molto vicini, aderenti quasi a strusciarsi. Il fatto che io fossi seduto e sorridessi quando lei mi salutava, dava tranquillità e sicurezza a mia moglie, facendole credere che non mi accorgevo dei suoi palpeggiamenti e di lei che compiacente se li lasciava fare.
Lui non si poneva problemi, eravamo complici e quindi ci provava tranquillamente.
Mi si era indurito il cazzo dentro il pantalone a osservarli e senza farmi vedere, strofinai con la mano sopra il rigonfiamento eccitandomi di più. Alberto da navigato puttaniere ballando l’aveva spinta al centro della sala, in modo che da dove ero io non li vedessi. Ma visto che io non potevo vedere loro e loro quindi me, mi alzai e fingendo di cercare il bagno, raggirai la pista nascosto dal buio e dalla gente e li vidi quasi dall’altra parte, con lui con una mano sul suo culo, che premeva leggermente o lo accarezzava sopra, e con lei passiva che lo lasciava fare.
A quella scena con lei che sembrava disponibile avvertii per la prima volta un brivido di gelosia a vedere la sua passività condiscendente alle sue mani, ma anche piacere e desiderio nell’osservarli e l’eccitazione aumentare nel mio respiro.
“Che ci stia davvero Eleonora con lui? “Mi domandai dubbioso.
Tra lo sparire e il ritornare alla mia vista tra una coppia e l’altra che ballavano davanti a loro, vidi Alberto tirare su le mani, posandole sui suoi fianchi, guidando contro di lei i movimenti del suo bacino e quindi premendo il suo cazzo presumibilmente duro contro la sua figa, cercando di farglielo sentire il più possibile.
Vidi quello che mai mi sarei aspettato, mia moglie probabilmente stordita anche dall’alcol appoggiare il capo sulla sua spalla e le sue mani scivolare su in alto, dietro il suo collo come ad abbracciarlo e carezzarlo e lui portare la sua bocca sul suo orecchio, credo mordendole leggermente il lobo o leccandoglielo, facendole sentire il suo respiro, senza che lei si retrasse. Pareva che lui le baciasse il collo. Ero incredulo del suo comportamento, ma capii che era ebbra e lo desiderava ancora, il rhum del meijto iniziava a manifestarsi assieme al vino e al caldo, ma soprattutto era pronta…probabilmente lui aveva risvegliato in lei desideri assopiti e dimenticati, compresi quelli sessuali, e aumentarono le mie pulsazioni cardiache, la mia paura e eccitazione.
Forse preoccupati, per non avermi visto per lungo tempo, sempre danzando si spostarono lentamente nel punto di origine. Io ritornai veloce a sedermi dov’ero prima e quando mi comparvero davanti danzando erano staccati, lei nuovamente con le mani sulle spalle e Alberto appoggiate leggermente sui fianchi.
Eleonora si voltò, guardandomi dritto negli occhi con un’espressione di desiderio e di eccitazione, ostentandomi un sorriso malizioso prima di posare nuovamente lo sguardo su di lui. Per ritornare su di me e osservarmi eccitata dal mio sguardo compiacente e libidinoso, che annuiva del suo comportamento come l’avevo stimolata a fare a casa per fargli rimpiangere di averla lasciata, senza sapere che avevo visto.
Sentivo il mio piacere crescere e il mio cazzo diventare più duro e potevo immaginare la loro eccitazione aumentare assieme alla mia. Alla fine dei lenti, ritornando i balli ritmici latino americani e accendendosi le luci, vennero a risedersi, lei vicino a me come se in quel ballo non fosse successo nulla, era accaldata e sudata e si sventolava il viso con la mano, e il suo profumo con il caldo e il sudore era aumentato.
“Devo andare in bagno!” Esclamò alzandosi.
“Ti accompagno?” Risposi.
“No… Faccio in un attimo!” Ribatté
E prendendo per la catenella dorata la sua borsetta si allontanò e restammo soli io e Alberto. Non dissi nulla, aspettai che fosse lui a dirmi qualcosa.
“Credo che stasera vada a buon fine!” Mi informò sorridendo:” Però devi aiutarmi. “
E senza che io gli chiedessi nulla continuò mettendosi vicino a me e al mio orecchio per via della musica.
“Lo accarezzata un po’ e non ha detto nulla. Gli piaccio ancora, se fossi solo la chiaverei senz’altro, ma essendoci te o il timore che abbia resistenze e resti seria.”
Restai a pensare in quel frastuono:
” Dunque se non ci fossi io la mia bella mogliettina non esiterebbe a farmi cornuto con lui, il suo ex …. Bella stronza!” Pensai con un fremito di gelosia:” Dice che mi ama tanto e a lui lo odia e poi si è lasciata palpare il culo e baciare sul collo e magari avrà tutta la figa bagnata per lui ed è andata in bagno ad asciugarsela?”
Lo ammetto, a sapere che se non ci fossi stato io, lei ci sarebbe stata e ad aver visto che si lasciava toccare nel ballo provavo gelosia, ma era una gelosia passiva, voluta, mista ad eccitazione. Nello stesso momento che pensavo Alberto continuava a parlare.
“Quindi quando usciremo che andrete via, io vi accompagnerò e farò credere di essere su di giri, un po’ brillo e di allungare le mani e quando saremo vicino all’auto ci metteremo dietro a essa in modo che nessuno ci possa vedere, tu aprirai le portiere con il telecomando e io proverò ad abbracciarla e baciarla e vediamo che succede. “
Convenni con lui che era il metodo più realistico e giusto per far sì che la toccasse e fosse giustificato quello di fingersi alticcio. E concordai con lui, che era la sera adatta per provare, altre occasioni non ne avremmo più avute e avevo un motivo in più per decidere quella sera stessa visto l’alterazione e il calo mentale di Eleonora dovuta all’alcol, al caldo che avvertiva e alla sua momentanea attrazione e disponibilità verso Alberto. E non bisognava perdere l’attimo.
“O questa sera o mai più!” Mi dissi.
E quindi bisognava tentare, al limite si sarebbe tirata indietro e sarebbe finito tutto e forse in quel momento era quello che speravo io.
Eleonora ritornò dopo aver urinato, era sudata con il vestitino appiccicato sulla pelle. Ci informò che nei bagni faceva più caldo che in sala e che mancava l’aria.
Si sedette e si chiacchierò ancora un poco, si ascoltò la musica e guardammo gente ballare i latino-americani, alcuni ragazzi erano davvero bravi, ma oramai gli sguardi erano fiochi e stanchi visto che era mezzanotte passata e lei mal sopportava quel calore che le faceva mancare l’aria e girare leggermente la testa.
“Facciamo ancora un giro a bere qualcosa?” Disse lui:” Un altro moijto?
“No…” Rispose Eleonora con un sorriso: “Sono già accaldata così… figuriamoci se bevo ancora.”
Anch’io dissi di no che non bevevo l’altro.
“E allora bevo da solo!” Esclamò alzandosi e andandosi a prendere da solo un moijto.
“È un po’ su di giri?” Dissi guardando mia moglie quando fummo soli.
“Non mi sembra!” Rispose:” Non abbiamo bevuto tanto.”
“Noi!” Ma lui? …Lui sarà tutto il giorno che beve, è un barista!” Dissi. Ma con il suo ritorno il nostro discorso finì lì.
Dopo aver chiacchierato ancora un po’ e lui aver bevuto il suo moijto davanti a noi, decidemmo così di uscire e tornare a casa. Ci alzammo e mentre ci avviammo all’uscita ci fu uno sguardo di intesa tra me e Alberto.
Appena fuori, accaldati e sudati dopo aver bevuto un poco, camminammo nel semibuio del piazzale verso la macchina posteggiata volutamente su suo consiglio in fondo, tra il verde vicino agli alberi di delimitazione e il parcheggio.
Lei era in mezzo a noi e ancheggiava, accalorata non essendo abituata all’alcool e né a ballare. E più ci avvicinavamo all’auto più mi sentivo agitato e inquieto, mentre lei ignara era tranquilla. Quello era il momento dell’accordo perché lui si facesse avanti con lei all’oscuro di tutto.
Non era una cosa semplice essere complici di qualcuno per far chiavare la propria moglie a sua insaputa.
Il cuore mi si era fermato nel petto, avevo le mani che mi bruciavano dalla tensione ed eccitazione e il volto in fiamme, mentre le ginocchia iniziavano a tremarmi. Sentivo il sudore colarmi dalla fronte come probabilmente a loro. Faceva caldo, molto caldo quella notte o eravamo noi che lo sentivamo di più per la serata trascorsa e io per via della tensione, e avvertii una goccia di sudore scivolarmi dalla tempia giù fin dentro la camicia, tanto ero teso, che la sentii sulla pelle del collo senza fermarla, finché giunse in fondo.
Alberto chiacchierava dicendo cazzate, facendole complimenti e lei ascoltava compiaciuta, come se fossero solo loro due.
Giunti nei pressi dell’auto, sempre camminando, io rallentai e mi distaccai qualche metro da loro portandomi dal lato che non potevo essere visto dal piazzale e loro dietro me, dando in quel modo il segnale ad Alberto.
A fianco all’auto, ben distanti dalla gente, solo con la vegetazione dietro, con il riverbero della luna e dei lampioni che illuminavano il piazzale, feci scattare la chiusura elettriche a un breve bip del clacson e aprii le portiere automatiche.
Si sentivano poche voci lontane, fuori dall’entrata del locale a oltre duecento metri da noi in quella serata calda, diventata ormai notte di luglio. Nei passi sullo sterrato i sandali con il tacco sottile di Eleonora si impiantavano nella terra, facendole perdere l’equilibrio e barcollare, costringendola a forzare sulle caviglie e ad appoggiarsi al mio avambraccio o a quello di Alberto. Nell’avanzare si infilò un sassolino con la punta aguzza tra la pianta del piede e la scarpa, proprio a metà. Le dita che uscivano davanti ai sandali erano con unghie tagliate con cura e ricoperte dallo smalto rosso come quelle delle mani. Dal fastidio si appoggiò con la mano ad Alberto.
“Scusa ma mi fa male!” Disse.
Tenendosi a lui piegò la gamba, tirò su il piede all’altro ginocchio e sganciò la chiusura, tolse il sandalo e scrollando il fastidio di quella pietruzza lo rimise tenendosi sempre appoggiata all’avambraccio di lui. Quando mise giù il piede e si tirò su con il capo, lui sicuro di sé e d’accordo con me la prese per il braccio e la baciò sulla bocca, cercando di spingere la lingua dentro e accarezzandole il corpo.
“Ma che fai!” Esclamò Eleonora traballando sull’equilibrio:” Come ti permetti!! …Maury! Mi chiamò.”
E voltando la testa mi cercò con lo sguardo, trovandomi e guardandomi come a dirmi:” Io non centro… non voglio… è lui!”
Ma Alberto rise.
“Ti saluto come ai vecchi tempi!” Rispose smorzando la tensione.
E vedendo che io non reagivo e lei era incredula e passiva, Alberto si fece più audace, mentre io eccitato lasciavo fare.
Erano uno di fronte all’altro, io mi ero posizionato dietro mia moglie in modo che non mi vedesse direttamente e non fosse condizionata dalla mia vista e presenza. E guardandola in viso lui, portò la mano a sfiorarle i capelli in un gesto di tenerezza.
Lei era immobile, imbarazzata e sorpresa, con lo sguardo incredulo di quel comportamento e mancanza di rispetto davanti a me, suo marito. Cercò di indietreggiare la testa ma contemporaneamente si sentiva turbata interiormente, al tatto delle sue dita sui capelli e lo osservava con una espressione incerta, cercando me, girando il capo con occhi smarriti e allarmati.
Lui si avvicinò per baciarla ancora.
“No!” Disse lei allontanando la testa e il tronco da lui girandosi e osservandomi.
Ma in quel momento eccitato intervenni:
“Bè un bacio di addio glielo puoi dare Ele!” Esclamai: “Non c’è niente di male, non ci vedremo più!… Questa è l’ultima volta, forse tra altri 20 anni!”
Lei stupita della mia permissività e sollecitazione restò ferma, alzò la mano in fronte a togliere il sudore che se colava su il viso le disfaceva il trucco e balbettò scrutandomi:
“Ma… ma…!”
Ma Alberto approfittando di quel momento di smarrimento, mettendole una mano dietro il collo la tirò a sé e la baciò ancora infilandole a forza la lingua in bocca, ma senza più staccarsi, continuando a baciarla e tenerla contro a lui. Eleonora abbozzò una resistenza lasciando cadere la borsetta a terra e alzando le braccia con le mani contro il suo torace per spingere e allontanarlo, ma lui continuava a tirarla a sé a forza e baciarla.
Vedevo mia moglie seppur sopraffatta che non si lasciava andare ma gli resisteva, perché era più forte e perché non voleva, anche se il suo unico timore e vergogna probabilmente ero io che ero presente e la vedevo, e non sapeva come avessi reagito. E mi ritornarono in mente le parole di Alberto dette in discoteca, che se fosse stata sola con lui, si sarebbe senz’altro fatta chiavare e che lui fingeva di essere un po’ brillo.
E allora pensai che se lei non voleva e veniva forzata da lui davanti a me senza che io intervenissi o lei involontariamente cedesse e si lasciasse andare, bisognava che dopo, sia lei che io avessimo una giustificazione per l’accaduto, e quale meglio di dire che era ebbro e quello era il suo modo di fare?
“Ehi…sei ubriaco Alberto? Lasciala stare.” Esclamai da dietro mia moglie.
Ma lui come aveva prospettato non rispose e continuò a palparla e baciarla, addirittura scandalizzandola con i suoi toccamenti davanti a me.
“Ma che fai?… Non mi toccare!” Esclamava mia moglie.
“Solo un bacio e stringerti un po’, è vent’anni che non ti vedo e che ti penso e ti desidero.”
E allora approfittai di quella sua frase e mormorai a mia moglie:
” Deve essere su di giri! Lasciati un po’ andare Ele assecondalo solo un momento…è solo un saluto fatto a modo suo, lo sai! Ti darà solo qualche bacio e carezza perché ti desidera e poi basta… sarà tutto finito e ce ne andremo evitando di litigare e metterci le mani addosso io e lui.” Aggiungendo per tranquillizzarla: “Stai tranquilla non gli permetterò di fare altro …”
Lei si staccò da lui, voltò il capo e mi guardò con gli occhi quasi sbarrati e increduli di quello che accadeva e dicevo. Ma io continuai mormorando: “Non sarà un abbraccio a un ubriaco a scatenare in me la gelosia per lui, nemmeno un bacio. Lasciati abbracciare così finiamo tutto …” Mormorai. E facendo leva sulle parole che ci eravamo detti prima di uscire continuai:
” Non vedi che fa così perché è pentito di averti lasciata. Vorrebbe riaverti ma sa che non può più oramai e allora per una sera concedigli di …abbracciarti, salutarti al suo modo, anche baciarti se vuole… Falle vedere cosa si è perso lasciandoti e poi non lo vedremo più!”
Quel dirle:” Non lo vedremo più!” Aveva lo scopo di intenerirla e farla cedere, sapendo che un po’ lo amava ancora.
Lei non diceva nulla, non parlava e io insistetti e ripetei:
“Non reagire se no devo intervenire io e lui è più forte di me lo sai…Lasciati andare … io mi giro… anzi mi allontano … non guardo se ti imbarazzo e se ti bacia, è il bacio dell’aldio per sempre! “Ripetei
Erano parole forti che potevano provocare tutto, anche una reazione negativa da parte di mia moglie e per un attimo pensai che si sarebbe messa a gridare imprecando contro di noi, soprattutto me, e si sarebbe allontanata scappando e piangendo. Invece …la vidi guardarsi attorno e non vedermi perché dietro l’auto e le sue spalle, e lui in quel momento la tirò a sé stringendola e li vidi riprendere a baciarsi come fossero due amanti soli, non facendo lei più opposizione per le parole dette da me e perché evidentemente le piaceva il suo bacio, e il sapersi non vista da me la incoraggiava. E lui iniziò nuovamente a toccarla con la mano sul corpo e a stringerla a sé.
Quel bacio certamente non desiderato da lei era giunto all’improvviso in modo inaspettato, rabbioso, penetrando con la lingua le sue labbra dischiuse, entrando in lei prepotentemente, soffocandola, facendola accaldare ed accendersi al tempo stesso. Tutto avveniva nel silenzio della notte, scosso solo da voci lontane e da una leggera brezza estiva che muoveva le foglie del verde e rinfrescava un poco, e come una gatta, con il volto indecifrabile e le mani abbandonate lungo i fianchi la mia Ele passiva si lasciò accarezzare e baciare da lui.
Ero eccitatissimo a quel che vedevo, con il cazzo duro, all’improvviso tutto pareva andare come programmato. Volevo dire ancora qualcosa, ma pensai che non era il momento visto che lei era passiva e accondiscendente in quegli attimi.
Quando si staccarono, nello spostare i piedi indietro forse per allontanarsi mentre era stretta da lui che la baciava, scivolò su sé stessa e barcollando sembrava che cadesse all’indietro. Lui si affrettò immediatamente a sorreggerla per un braccio, lei per non cadere si aggrappò subito alle sue mani che ben conosceva. Aveva due occhi luminosi, ingenui e teneri capaci di ammaliare chiunque e lui l’aveva circondata con un braccio robusto e l’aveva attirata verso di sé, cingendola in vita.
Nell’abbraccio la ruotò e per non perdere l’equilibrio mia moglie spinta da lui si trovò con la schiena appoggiata alla fiancata dell’auto. Alberto le sorrideva, lei inconsapevolmente aveva un atteggiamento espressivo del viso con le labbra schiuse dalla sorpresa. ma appariva come se fosse ad aspettare o meglio desiderare qualcosa da lui, sembrava che attendesse un altro bacio.
Eleonora, accaldata e stordita da tutto, se non fosse stata appoggiata con la schiena alla fiancata dell’auto sarebbe scivolata per terra. Lui allungò la mano per accarezzarla portandola sul collo e sulla spalla nuda e muovendola di lato le tirò giù la spallina del vestitino sul braccio, scoprendole una parte del reggiseno, accarezzandoglielo. Al contatto di quella mano calda e ruvida sul tessuto traforato e sulla pelle, vidi mia moglie fremere chiudendo gli occhi dicendo:
“No… che fai?”
Ma nessuno rispose, né lui di fronte a lei, né io dall’altra parte della fiancata.
Era una visione eccitante, lei si aggrappava a lui per non cadere e scivolare lungo la fiancata dell’auto verso terra, mentre una mano di Alberto portata dietro lei le stringeva la natica del suo splendido culo attirandola di più contro di sé, facendole sentire il suo cazzo duro, la sua erezione premere contro la figa morbida e piena di mia moglie, come quando ballavano. E immaginavo il sesso di Eleonora essere diventato oramai umido di umori del piacere premuto contro il suo.
Tutto si svolse in pochi secondi che sembrarono non finire mai.
Eleonora sentiva le sue mani che la frugavano sul corpo, le labbra che cercavano le sue e le dita di Alberto che la spogliavano tirandole giù l’altra spallina fino sulle braccia, sopra i gomiti, come a imprigionarla per impedirle di muoversi.
Scoprire il reggiseno e tirarlo su di colpo facendo uscire fuori da sotto le mammelle dalle coppe, fu un attimo per lui. Si soffermò a guardarle, gonfie, palpitanti con la loro areola grossa e rosa e il capezzolo turgido. Alberto le tastò e strinse come aveva fatto per le natiche, facendola fremere incredula, travolgendola in un crescendo di sorpresa, incredulità piacevolezza, al quale non riusciva ad opporsi. Ma anzi pareva con la sua passività senza porre la minima resistenza, che volesse agevolarlo nei movimenti e offrirle il seno.
Era smarrita, ed era tutto eccitante, esaltante quello che stava avvenendo.
Sapeva che io c’ero anche se non mi facevo vedere e non dicevo nulla, né un gesto né una parola per fermare lo scempio sessuale che lui iniziava a fare a mia moglie, e lei provava imbarazzo e vergogna. Le sembrava innaturale abbandonarsi così, a lui, il suo ex quasi come se si trattasse di me stesso, anche se era la conclusione logica di quello strano corteggiamento avvenuto ballando.
Le mammelle scoperte, eccitate con i capezzoli grossi, irrigiditi e dritti. Il contatto dei suoi polpastrelli su quelle due sensibili estremità rosa del seno, le scatenavano scariche elettriche in tutto il corpo, facendola fremere e ruotare il capo indietro. La voce le era diventata affannata e roca, capace solo di una resistenza vocale, di dire dei:” Nooh !!” Che le morivano in gola.
Ma intanto confusa e incredula non impediva nulla.
Lui probabilmente conoscendola più di me sessualmente, sapeva cosa piacesse a mia moglie, serrò le dita a forbice sui capezzoli, facendole avere uno spasmo e gemere.
La confusione e la vergogna di sapere che io assistevo la rendevano incapace di muoversi e d’articolare una sola parola, anche la più insignificante. Certamente il cuore le batteva in petto con un fragore rimbombante come a me, che in quel momento osservavo, e si ripercuoteva nelle orecchie e sulle tempie, dato che le pareva incredibile quella situazione, che lui l’accarezzasse sul culo e sul seno nudo e io non dicessi nulla.
All’improvviso Alberto porto le labbra contro le sue e le infilò la lingua in bocca senza che lei lo impedisse, forse per la velocità con cui lo fece e mentre la baciava con lei sempre passiva, una mano le sollevò da dietro la leggera gonna del vestito di Versace, scoprendole tutte le cosce e il sedere e si infilò dall’alto prepotente dentro le culottes di pizzo, stringendo le sue natiche piene, calde e morbide direttamente sulla carne.
Con un’esperta mossa mise il ginocchio tra i suoi, e lei sentendolo infilare e spingere tra essi lateralmente con forza, ebbe una breve reazione a stringere, ma subito dopo d’istinto inconsciamente allargò le gambe come ad agevolarlo. Ma in quell’istante all’improvviso come risvegliandosi dal torpore dovuto alla situazione e allo stordimento del caldo e di quello che aveva bevuto e capendo cosa stesse facendo balbettò:
“No Albe-rto!! No!! No!!…. Non vo-glio!!!…C’è mio ma-ri-to! Mau-ryyy…” Chiamò
E si irrigidì sgusciando via dal suo abbraccio libidinoso. Ma ancora intervenni io e ancora la mia voce la sollecitò:
“Non ti preoccupare amore, sono qui, vedo tutto, lasciati andare non sono contrario è solo un gioco, un suo addio, vediamo fino dove arriva!”
Eleonora era sconcertata nel sentirmi dire quelle parole e della mia indifferenza, mi guardava incredula, forse si sentiva offesa, umiliata, e forse in preda a un ripensamento e risentimento morale, in un sussulto di dignità aveva reagito con rabbia, cercando di sottrarsi ai suoi abbracci inconsciamente desiderati ma inopportuni. Però lui non si era arreso, annientandone la resistenza e la volontà con la sua energia fisica, fino a che vinta e senza forze, attonita e incapace di altro si era rassegnata rimanendo ferma ansante appoggiata con la schiena contro la fiancata dell’auto, con gli occhi persi nel buio, esterrefatta per quello che stava accadendo. Ma il contatto di quelle dita sul corpo, sul seno e dentro le mutandine, le avevano lasciato addosso un’autentica vampata di fuoco. Il desiderio e il ricordo inconscio di lui.
Nella sua arrendevolezza e passività si sentiva bruciare dentro con un’intensità tale da non potersi sottrarre a quel richiamo primordiale. Lui le piaceva, lo aveva amato tanto, forse più di me e forse lo amava ancora, era stato il suo primo amore, il suo primo uomo e non voleva resistergli oltre e constatava che io non mi opponevo, anzi la sollecitavo a concedersi a quel saluto d’addio. E Alberto sempre con una mano dietro e dentro le sue mutandine con la gonna del vestitino alzata, portando anche l’altra davanti infilò anche essa e le accarezzò il sesso, i suoi peli arruffati, umidi e odorosi di sudore e umore vaginale, penetrandola con la falange tra essi, affondando le dita all’interno della sua fessura, nella sua vagina, sopraffacendola. E vedendola piegare le gambe con il tronco in avanti, lasciandosi andare con una smorfia e un gemito al piacere, capii che aveva raggiunto un primo orgasmo.
Eccitato la osservavo non visto da lei e vedevo mia moglie frastornata, smarrita, insicura di sé gli occhi vitrei e assenti guardare in avanti, il buio, forse per il vino, il caldo o l’eccitazione, certo in quel momento non era più lei pareva come distratta, assente, come se non connettesse e capisse dove fosse e con chi fosse. Mentre lui continuava a frugarla nelle parti intime.
“Su Ele!” Esclamò a bassa voce Alberto oramai esaltato vedendola quasi vinta:
” Baciamelo come facevi quando eri la mia ragazza, ricordi?… Ti piaceva!”
“Noh!” Borbottò lei con una voce tremante e spezzata tentando resistenza portando indietro il capo.
Ma lui afferrandole i capelli la spinse con vigore fino a scendere con il viso giù, a piegarsi all’altezza del suo bacino e sotto la sua spinta forte sul capo a inginocchiarsi sulla terra nuda davanti a lui. Ed era una scena eccitantissima, di dominazione su Eleonora, non programmata, che non mi aspettavo, ma che mi faceva accendere di più e scoprire dei lati sessuali di mia moglie e miei che non conoscevo ma erano eccitanti. E fu a quel punto che lui eccitato si slacciò la cintura dei pantaloni e sbottonando la chiusura li fece scendere alle ginocchia insieme allo slip, facendo comparire la sua asta di carne dura e pronta davanti alla sua faccia, senza che lei oltre che dire di no…facesse altro o lo impedisse, sorprendendola, benché dopo tanti anni e aver avuto rapporti sessuali con lui avrebbe dovuto ben conoscerlo.
Fu quella la prima volta che vidi il cazzo di Alberto.
Non era grande, di circonferenza quasi come il mio, ma più lungo si, di parecchi centimetri e arcuato verso l’alto, in quel momento puntato verso il viso di mia moglie con quella vigorosa cappella e i testicoli pelosi sotto di esso, che sembra invadere tutto lo spazio visivo del suo volto. La peluria arruffata che lo circonda lo rendeva simile a un ramo pulito a forma di bastone che usciva tra le foglie di un albero.
Il rapporto orale non era nel nostro accordo, ma a sentire le parole pronunciate da lui che lo faceva spesso da giovane e invece con me quasi mai negli ultimi anni, decisi di non interrompere e lasciarlo fare liberamente.
“Lasciati andare Ele …è solo una trasgressione… e poi lo hai già fatto con lui!”
Dissi io scelleratamente ormai esaltato avvicinandomi e accarezzandola sul capo dai capelli castano mesciato biondo, morbidi e vellutati freschi di parrucchiere, con voce tremante e rotta dall’emozione.
In quel momento ero tanto eccitato che non mi rendevo conto che la stavo esortando ad avere un rapporto orale con lui e a rendermi cornuto.
Lei era confusa in quel semibuio, ma probabilmente riconosceva e sembrava turbata e affascinata dalla sua asta di carne e dai suoi modi di fare. Alberto le prese la mano e gliela portò sopra, e lei esitante la sfiorò con le dita sentendola pulsare calda e dura al tatto, probabilmente la ricordava e tremante allungò entrambe le mani afferrandola con delicatezza, guardandola e accarezzandola lentamente come se si trattasse d’un piccolo animale da vezzeggiare.
Lui era in piedi a cosce divaricate di fronte a lei con superiorità, oserei dire con dominanza che la osservava dall’alto in basso senza parlare, mormorando solo:
“Lo ricordi ancora Ele? Ricordi quanto me li facevi in auto quanto piacere ti ha dato? “Rispondendosi:” È di nuovo tuo stasera! Tutto tuo come una volta.”
Eleonora silenziosa sentiva fremere tutti i muscoli del corpo, mentre con i polpastrelli e la punta delle unghie affilate ne esplorava i contorni, indugiando nei punti e nella forma della sua asta come a individuare tutte le parti più segrete che ricordava. Lui fece scivolare la mano sulla sua nuca, sopra i capelli e tirandola verso sé la protese in avanti facendoglielo arrivare sulle labbra caldo e oscillante.
“Su bacialo! Lo hai già fatto tante volte in passato… fallo ancora!” Mormorò di nuovo Alberto con la voce alterata e snaturata dall’eccitazione e desiderio.
Lei lo fece, arrendevole e passiva in quello stato di leggera ebrezza si lasciò guidare fino a scontrare le labbra contro il suo glande e baciò la sua cappella, come in passato aveva fatto altre volte e le aveva insegnato lui. E fu incredibile, una scarica di adrenalina mi pervase il corpo facendolo scuotere nel vederla così remissiva a lui, come quando uscivano assieme, che ne era la sua succube.
“Ora leccalo! Su Ele…!” La esortò chiamandola come quando erano fidanzati.
E vidi dolcemente con lentezza mia moglie tirare fuori la lingua e leccargli la cappella come una gatta fa sul latte. Glielo stava leccando davvero, era incredibile, non potevo crederci, non era più capace di opporsi a lui nonostante ci fossi io e lo sapeva.
Aveva chiuso gli occhi e alla spinta ripetuta del suo capo contro esso, lo aveva accolto in bocca. Quell’atto mi aveva stupito ed accalorato molto, non pensavo e non era in programma che facesse anche quello, ma probabilmente come scrivevo sopra, lui sessualmente la conosceva meglio di me che ero suo marito. E lei doveva avergliene già fatti molti di pompini e con partecipazione, perché muovendosi rapida e aiutandosi con le dita, baciandolo e leccandolo sulla cappella e sull’asta, infilandoselo in bocca completamente lo aveva portato in un attimo al massimo dell’eccitazione, sentendosi sempre stretta sulla nuca dalla mano di Alberto, forte e impositrice come allora. Mentre l’altra si muoveva lenta con le dita tra i capelli spettinandola e accarezzandole il collo, intanto che lei gli faceva un pompino…
Ero incredulo. Mia moglie stava facendo un pompino al suo ex Alberto davanti a me.
Poco dopo, quando glielo lo ebbe insalivato tutto con la sua bocca morbida, tirandola per i capelli la staccò dal suo cazzo e la tirò su prendendola per un braccio. Quando fu in piedi davanti a lui, quasi senza che se ne rendesse conto e dicesse nulla, baciandola ancora e accarezzandola con le mani su tutto il corpo, la spinse con le spalle verso la portiera aperta dell’auto, le appoggiò sui fianchi e la ruotò, finendo dietro a lei. Poi a portiera aperta le abbassò il capo e la spinse in avanti, facendola entrare con il tronco e le braccia nell’abitacolo e cadere in avanti appoggiando le mani sul sedile del passeggero, flettendo le gambe e appoggiando le ginocchia sul montante inferiore del longarone della portiera a filo del tappetino, restando piegata quasi a novanta gradi sul sedile del guidatore.
Con calma come se per lui fosse una abitudine frequente, le tirò su la gonna fino ai lombi, scoprendole tutto il sedere e prendendole le mutandine per l’elastico le tirò giù a mezza coscia, iniziando a palparle, baciarle e schiaffeggiare con ritmo il suo stupendo culo. Accarezzando e battendo con la mano anche da dietro sulla figa che si mostrava carnosa sotto di esso e il perineo tra i glutei.
“No che fai? … C’è mio marito!” Esclamò lei in un sussulto di moralità.
“Non ti preoccupare di me e lasciati andare …” Risposi io ormai eccitato e pieno di adrenalina e con il batticuore a vedere quella scena:” E’ solo una trasgressione, un gioco nulla di più!”
Lei non disse più nulla, probabilmente eccitata le piaceva quello che faceva Alberto e gli piaceva ancora lui e si lasciò accarezzare i glutei in modo circolare ricevendone anche qualche schiaffo sopra.
Nella mia eccitazione, mi ero reso conto che eravamo finalmente giunti al momento clou della mia ossessione… Alberto si avvicinò da dietro in piccoli passetti, si mise bene dietro e puntò la cappella sulla figa, tra le sue grandi labbra polpose e pelose e fu un momento emozionante. Le allargò le cosce fin dove la larghezza sotto tensione dello slip oramai sceso alle caviglie concedeva e indugiando con una lunga e penetrante carezza tra il clitoride turgido e quella vulva umida e rovente, la fece gemere.
Quella situazione e l’eccitazione avevano scatenato una tempesta nel corpo di mia moglie che era irriconoscibile e smaniava solo nell’attesa che la penetrasse, mentre a me il cazzo gonfio ed eccitato pulsava più forte.
Volgarmente si sputò sulle dita e portandole da dietro sulla vulva, sfregandole in alto e basso su di essa l’accarezzo ancora e insalivò, facendole allargare le grandi labbra sino a scoprire le piccole labbra, quelle che chiamano ali di farfalla, celate all’interno di essa, dischiudendole come se volessero prendere il volo del piacere. Le accarezzò dolcemente più volte la fessura vaginale con le dita, e il caldo e umido che avvertì le trasmisero un brivido intenso che capii dalla espressione del suo volto. La fessura era insalivata e ripeté quell’atto più volte anche su sé stesso, insalivò la sua asta dura e la cappella sporgente, quindi impugnò il suo cazzo quasi si trattasse d’una spada e con decisione appoggiandolo sulla figa, premendo glielo infilò in una lunga, lenta e irresistibile penetrazione in vagina. Osservandolo io di fianco a lui entrare e sparire in lei, finché gli inguini di Alberto di fermarono contro le natiche pallide di mia moglie, che ebbe un sussulto inarcandosi indietro con le spalle e con il capo. L’aveva penetrata fino in fondo, con quel suo cazzo lungo e certamente le toccava l’utero e glielo spingeva in alto spostandoglielo e dandole piacere.
Con una mano tenendola sul fianco e con l’altra accarezzandole il culo, iniziò a chiavarla. Per lui era piacevole e adrenalinico chiavare ancora una volta un corpo che conosceva bene, anche se non più da ragazzina ma diventato maturo. Oltretutto, della propria ex ragazza, nell’auto del marito di lei, un suo amico di giovinezza, con lui presente che osservava.
Era molto eccitante per tutti, anche se da un momento all’altro qualcuno avrebbe potuto scoprire la nostra chiavata trasgressiva e magari denunciarci per atti osceni in luogo pubblico.
Li vedevo chiavare a carponi o come si dice volgarmente alla pecorina, lei che gemente godeva, riversa con i gomiti sul sedile e il viso verso il volante a bocca aperta con espressione di piacere, spingendo indietro verso Alberto il suo splendido sedere a sentire la sua asta di più dentro lei, fino in fondo come se non le bastasse già quella lunghezza fuori dal normale. E lui nei suoi colpi lunghi e profondi, la faceva dondolare avanti e indietro assieme a un leggero rollio dell’auto.
“Uuuhhmm!!!! Aaaaaaahhhhh!!!!! Gemeva mia moglie godente, cercando di fermare o almeno controllare i suoi mugolii di piacere che le uscivano dalle labbra, vergognandosi da sola di partecipare con godimento a quell’amplesso. La vedevo godere ripetutamente sentendosi inondare dai propri fluidi umorali, mentre immaginavo le pareti della vagina che si contraevano con spasmi che dall’interno della pelvi s’irradiavano sino alla punta delle dita delle mani e dei piedi. La vedevo godere in quella posizione animale e la osservavo. Non c’era niente da fare, lui la sapeva far godere più di me, era più bravo di me nel chiavare.
Non resistetti e poco distante da loro mi toccai aprendomi i pantaloni, fino a prenderlo in mano e iniziare a masturbarmi.
Alberto la stava chiavando, ma sapeva che non era quello che interessava ed eccitava me, quello che nelle mie fantasie da una scoreggia rumorosa fuggita da lei per caso, mi aveva portato a quella trasgressione, coinvolgendo mia moglie inconsapevole a che lui la chiavasse ancora come quando era la sua ragazza.
Non era il chiavarla che volevo osservare, ma il vederla inculata come avevano fatto già altre volte da giovani. Vedere il suo magnifico culo penetrato, sodomizzato dal cazzo di Alberto.
E così lui guardandomi con un sorriso perverso e trionfale per essere riuscito a rifarselo prendere in bocca e ora a chiavarla davanti a me, con un segno affermativo del capo mi fece capire che era pronta. E dopo averla posseduta vaginalmente, lo tirò fuori, duro e umido dal piacere che provava Eleonora a essere posseduta, e con le mani allargò i glutei e le dita eccitate le frugarono l’ano, turbandola, procurandole fastidio, vergogna, piacere e vecchi ricordi dimenticati.
Conoscendolo e intuendo le sue intenzioni a sentirsi toccare l’ano mia moglie esclamò con la voce rotta dall’emozione che le morì in gola:
“No… lì no Alby!” Chiamandolo confidenzialmente come quando era la sua ragazza.
Ma lui continuò indifferente, come probabilmente faceva anche da giovane, mentre lei pervasa da una forza inspiegabile che le impediva di ribellarsi si era abbandonata alle reazioni del suo corpo eccitato, e mordendosi le labbra per non gemere il piacere che stava provando, abbandonata lo lasciava fare.
Alberto una volta fuori dalla vagina, spostando poco più in alto la sua asta lucente degli umori vaginali, appoggiò la cappella sul suo ano dopo averlo insalivato. Il cuore mi batteva fortissimo, lei passiva non diceva nulla, ancora godente del rapporto sessuale avvertì posare sull’ano il suo glande, solo allora realizzò realmente cosa stesse facendo, tirò su il capo che chiavando nel piacere aveva abbassato sul sedile e lo sentì spingere.
“No li no… ti ho detto!!” Farfuglio.
Ma io da dietro di lei vicino alla spalla di Alberto come rimproverandola pronunciai: “Ssshhhhhhhhhhhh!!!!!!! Lascia fare amore, non è la prima volta che ti sodomizza e lo sai…”
A quelle parole emise dei suoni vocali e non oppose più resistenza e abbassò ancora il capo abbandonandosi accondiscendente, a gambe flesse, quasi inginocchiate sul montante inferiore della portiera dell’auto, sporgendo per quella posizione obbligata con il corpo piegato in avanti involontariamente il suo culo più in fuori; offrendoglielo maggiormente, non rispondendo più ai comandi che il cervello voleva imporle, ma solo al suo piacere.
Le mani di Alberto scivolarono sui fianchi sollevandole di nuovo con rabbia la gonna che in quella posizione cadeva e scendeva in continuazione coprendole il culo. Spinse forte con i lombi. Dapprima trovò una iniziale resistenza da farle emettere un gemito di dolore, ma poi premendo maggiormente con la forza del bacino e del tronco portato in avanti, l’ano già deflorato precedentemente e già utilizzato parecchie volte da Eleonora con lui da giovani, cedette, si dilatò e aprì, ed entrò al suo interno senza difficoltà come una volta, lentamente dalla cappella fino alla radice, infilandoglielo gradualmente con mio sconcerto e incredulità, tutto, fino agli inguini contro le natiche, facendola quasi ululare in un bellissimo ricordo passato:
“ Uuuuuuuuuuuuuhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”
Rievocando mentalmente in quei momenti i tempi in cui lui, suo ragazzo e innamorati, la chiavava e inculava quasi tutte le sere.
E iniziò a sodomizzare mia moglie e lei in quel momento di fastidio e piacere si lasciava inculare.
Ero impressionato dall’averglielo visto entrare in culo, tutto, fino in fondo, non volevo crederci, e pensavo;” Allora era vero tutto quello che diceva Alberto in quegli anni.”
Quel suo bel culo pallido, tondo che circa un anno prima avevo visto e sentito scoreggiare in bagno involontariamente in quell’atto così intimo e così volgare. E che era stato l’artefice di tutto quello che era avvenuto dopo, fino ad arrivare lì in quel parcheggio dietro la mia auto, a essere in quella posizione simile a quella del bagno quando scoreggiò, fu di nuovo penetrato, violato e reso sessualmente osceno da Alberto, come le scoregge che aveva espulso fuori da esso quel mattino.
Eleonora probabilmente avvertiva accendersi nel cervello una miriade di fuochi d’artificio, finché uno spasmo di piacere la trascinò quasi all’orgasmo, inondandole il sesso e il retto procurandole un rantolo di godimento che le salì in gola.
“Aaaaaaaaarrrrrrgggggggggghhhhhhhh!!!!!!!!!!”
Non si sforzò di soffocarlo, anzi, lo lasciò esplodere, lo espulse a gola aperta, come se si trattasse d’un boccone di traverso o di un rutto o una scoreggia.
Alberto le passò il braccio sotto prendendola per il ventre sollevandola leggermente con le ginocchia dal montante, tenendola forte mentre la inculava senza lasciarle alcuna possibilità di divincolarsi.
Io fuori, eccitato, percepivo con le narici l’odore di sesso, sudore e profumi che emanavano i loro corpi godenti, eccitati, caldi e sudati.
Lui dietro, adagiato con il torace sulla sua schiena, mentre affondava colpi profondi nel culo godente di mia moglie e le stringeva le mammelle penzolanti sotto di essa fuori dal reggiseno, con la sua lingua, saettandola come quella di un serpente le esplorava le zone erogene sul collo e dietro l’orecchio. E baciandola poco sotto, procedette ubriacante a solleticarle il lobo auricolare e l’orecchino, provocandole un nuovo violento spasmo di piacere mentre spingeva forte il cazzo dentro il suo retto.
Io, guardavo anche attorno ogni tanto che non arrivasse qualcuno, non mi pareva vero che Alberto stesse inculando di nuovo Eleonora, ora diventata mia moglie, davanti a me con il mio permesso e per causa mia. E anche se la realtà di quello che era avvenuto era un poco differente da come lo immaginavo io nella fantasia, l’emozione di vedere lui affondare la sua asta di carne dura nel culo di mia moglie, fu lo stesso intensa ed elettrizzante. Soprattutto nel vedere lei su mia richiesta lasciarsi andare e concedersi passivamente a lui senza la minima resistenza fisica e poca mentale, godendo e io non senza provare una sorta di dispiacere e amarezza alla sua condiscendenza.
Quando i suoi inguini si staccavano dalle pallide natiche di mia moglie, vedevo la sua asta lunga e dura andare indietro e poi avanti di nuovo dentro al suo bel culo morbido e carnoso fino a scomparire ancora dentro di esso. E lei dondolare in avanti e gemere di piacere a ogni affondo, assieme al rumore simile a un “ciackkk ” che facevano gli inguini e la pancia di lui sudati scontrandosi con i glutei pieni e rotondi di Eleonora.
Era strabiliante, non immaginavo che sarebbe stato così lussurioso ed eccitante osservarli.
Lei ormai arresa e godente di averlo nuovamente in culo da lui, mi procurava sensazioni paradisiache per tutto il corpo. Mi masturbavo godendo come non mai, nemmeno come quando la chiavavo io provavo un piacere simile. Gli arti inferiori tra il timore di poter essere visti e la vergogna di quello che stavamo facendo mi tremavano al punto da non riuscire a stare in piedi a masturbarmi; mentre la sentivo gemere con il fiato roco e affannoso che le sibilava in gola.
Alberto pratico di sodomia prese a muoversi veloce e forte e lei gridare di quella brutalità e piacere e avevo paura che la sentisse qualcuno, ma soprattutto che la sfondasse davvero e le facesse male. E invece godeva, godeva da gridare in quell’orgasmo anale:
“Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”
Un gemito che fu un urlo mai sentito da lei, che le uscì dalle labbra.
Poi sempre più rapido tenendola per i fianchi pieni, tra i suoi mugolii, diede colpi veloci, fermandosi adeso su di essa e stringendola forte per il ventre, e subito lo tirò fuori; vedendo, io da dietro di lui l’ano dilatato di mia moglie con la forma circolare del diametro del suo cazzo che era appena uscito per sborrarle abbondantemente sulle natiche.
Di seguito all’uscita dall’ano di mia moglie, avvertimmo l’emissione elegante di un lungo soffio di aria intestinale che fuoriusciva, con un suono tumultuoso da sembrare una folata di vento. Un venticello da signora che sibilò uscendo in una grande scoreggia, lunga, diffusa, a tratti silenziosa e altri rumorosa e intermittente, echeggiando suoni gassosi che venivano espulsi fuori volgarmente dal suo retto brutalizzato, disturbato e compresso d’aria dal cazzo di Alberto durante l’inculata; diffondendone attorno pur essendo una bella donna, un odore fastidioso e sgradevole alle narici, in contrasto con la sua bellezza e il suo buon profumo personale spruzzatosi poche ore prima.
Lui incurante dell’odore intestinale di mia moglie in quel caldo, che sembrava non lo sentisse, con la cappella sporca di feci di Eleonora, tenendolo in mano eiaculò violentemente orientando il getto di sperma abbondante a raggiungere entrambe le natiche.
Come sputi volgari e di disprezzo il suo sperma la colpi nel sedere, sulla pelle pallida e morbida oltraggiandola; mentre lei ancora piegata gemeva e boccheggiava dal piacere con la guancia adesa al sedile del guidatore, proseguendo a lungo in quello stordimento.
E intanto io ansimavo masturbandomi e godendo, fino e venire anch’io a mia volta.
Restammo tutti svuotati di energia e il silenzio assieme alla penombra senza più i gemiti e i suoni del sesso ci avvolse, iniziando a risentire le cicale cantare e le rane poco lontano gracidare tra la vegetazione, mentre la leggera brezza passando sul nostro sudore ci rinfrescava.
Era tutto finito, lei ancora piegata sul sedile, ansimava con il culo scoperto e in aria, bello, carnoso, pallido che a tratti, per via della posizione e della dilatazione anale, perdeva ancora involontariamente aria intestinale pressata in alto da quella sodomizzazione e che ora con la peristalsi intestinale tornava indietro e usciva, tra la sua vergogna e mia eccitazione, mentre lentamente l’ano stava restringendosi.
Con l’ano indolenzito dopo tanti anni di inattività di rapporti anali, mia moglie uscì dall’abitacolo, fuori c’eravamo noi e dalla vergogna per l’accaduto teneva gli occhi bassi per non guardarci, soprattutto a lui. Le passai dei fazzolettini di carta:
” Pulisciti che hai dello sperma sulle natiche che ti cola giù.” Le dissi serio.
E si pulì quelle chiazze, quegli insulti di sperma caldo e abbondante color del latte di Alberto che aveva sopra e che si confondeva con il pallore della sua pelle. Dopo essersi pulita con più fazzolettini, guardandomi silenziosa tra il timore, l’imbarazzo e la vergogna, tirò su le mutandine e giù la gonna del vestito a coprirsi e si mise a posto le grosse mammelle che erano fuori, rimettendole dentro il reggiseno.
Vidi Alberto trionfante allungarmi la mano per avere un fazzolettino anche lui, che gli passai e poi pulirsi i rivoli di sperma e le macchie di feci chiare di mia moglie sulla cappella. E gettandolo via sporco dire: “Appena arrivo a casa mi lavo bene!”
Eleonora a occhi bassi e seria incrociò lo sguardo di Alberto che le sorrise, ma non ricambiò, finì di riordinarsi in silenzio e mentre io mi avvicinavo a parlare con lui, lei salì e si sedette silenziosa e immusita davanti in auto.
Lui si avvicinò al finestrino per salutarla, ma lei con distacco ricambiò solo con un cenno della testa e della mano, era arrabbiata e confusa, la vergogna era troppo bruciante ora senza la passionalità del piacere, in fin dei conti lei era sempre una signora, mia moglie e lui il suo ex e stava realizzando cosa era accaduto.
Lo stesso io che passata l’enfasi e l’adrenalina che avevo in corpo per l’accaduto, realizzavo a mente fredda e non eccitata quello che avevo fatto e fui preso da timore, imbarazzo e vergogna.
Lo salutai presto e veloce, con un cenno alzai il braccio, ma lui mi tese la mano e mi sentii obbligato a dargli la mia e stringergliela come vecchi amici, apparendo quel gesto come se volessi ringraziarlo di aver chiavato e inculato ancora mia moglie:
“Ti è piaciuto?” Mi chiese con un sorriso soddisfatto:” Ho fatto come volevi tu!”
Non sapevo che dire, che rispondere in quel momento e annui con il capo, più per potermene andare via che altro.
“Spero di rivedervi ancora!” Esclamò sincero:” Soprattutto a te Eleonora!” Aggiunse voltandosi verso il finestrino di lei che non rispose continuando immusita a guardare in avanti.
“E’ arrabbiata!” Dissi io:” Non si aspettava tutto questo, Ma vedremo!” E lui come a volerci tranquillizzare sull’accaduto aggiunse:
“Guardate, per la riservatezza state tranquilli, nessuno saprà niente! E anche per averlo fatto senza preservativo, sono pulito e non ho malattie, ho una famiglia anch’io.”
“Vedremo!” Risposi ancora sperando che si allontanasse …
“D’accordo!” Replicò capendo che non volevo parlare molto, e mentre dopo essersi acceso una sigaretta si allontanava tornando a piedi nei pressi del ristorante dove avevamo cenato, probabilmente a prendere la sua auto, io salii nella mia e partimmo per tornare a casa.
Era difficile ora parlare tra di noi, abbozzare qualche parola o iniziare un discorso dopo quello che era successo. Lungo il ritorno non dicemmo nulla, restando in silenzio tutte e due. Solo quando ci fermammo per entrare al casello autostradale le dissi:
“Chi l’avrebbe mai detto che finiva così la cena…” Lei restò in silenzio, sentendosi umiliata, poi esclamò indignata:
“Mi sembra strano che sia accaduto tutto per caso?”
Restai in silenzio e intuii che aveva capito e che oramai era inutile nascondere la verità e mormorai guardando la strada davanti a me.
“È stato più forte di me!”
Fu l’unica frase che riuscii a formulare mentre lei smarrita osservava a occhi bassi la carreggiata che scorreva davanti a noi sotto i fari dell’auto.
Con la coda dell’occhio la vedevo imbarazzata e agitata.
È stato più forte di te cosa?” Esclamò indignata e risentita.
“Questo desiderio, direi ossessione di vederti ancora con lui!”
“Ma tu sei pazzo! …Ti rendi cosa di cosa abbiamo fatto? Di cosa mi hai fatto fare? Siamo marito e moglie da oltre vent’anni anni, abbiamo due figli e tu… tu mi hai fatto accoppiare ancora con lui… il mio ex. Ma ti rendi conto?… Mio Dio, che vergogna! … Chissà cosa penserà di noi, di me! Che siamo depravati!” Esclamò.
Fu il suo primo angoscioso e tormentoso pensiero, mentre in auto aggiustava il seno dentro le coppe che messe le mammelle all’interno in fretta e al buio, le davano fastidio.
Preso da una sorta di rimorso ed eccitazione al fatto che ormai sapeva tutto, perfidamente per non sentirmi responsabile solo io decisi di colpevolizzare anche lei.
“Io ho sbagliato forse… è vero… ma certo che tra voi c’è ancora una attrazione sessuale, inutile negarlo.” Dissi provocatorio.
“…Io ho sbagliato? … forse? Dici? …. Ma riesci a capire cosa è accaduto, cosa mi hai fatto fare? Io non ho attrazione sessuale per nessuno… se non per te e non dare la colpa a me dell’accaduto.”
Poi non sapendo cosa aggiungere in quel momento, sentendomi colpevole, cercai di rimediare e mormorai sempre guidando:
“Comunque non ci dobbiamo vergognare per quello che è successo amore, per me non è cambiato niente, ti amo sempre come prima, la nostra è stata solo una trasgressione, come ne hanno centinaia di coppie, non siamo i soli.” Aggiungendo: “La differenza forse è che loro lo fanno con degli sconosciuti mentre noi lo abbiamo fatto con uno conosciuto, il tuo ex…” E abbozzai una smorfia di sorriso con le labbra, ripetendo:” Ma è stata solo una trasgressione, nulla di più che non inciderà sui sentimenti e sul nostro amore, almeno per me!”
Si voltò e seria mi guardò in viso per poi rigirarsi e guardare avanti e poco dopo rompere il silenzio con voce furiosa e tremante:
“È stata una TUA trasgressione non mia! Io non ne sapevo niente se no stai tranquillo che non avrei assolutamente accettato di fare queste cose. E sono convinta che quello che è accaduto lo avete premeditato tutti e due?”
“Si è vero!” Dissi:” E di questo ti chiedo scusa sinceramente per averti ingannata…” E visto che l’autostrada da Fossano a Torino era lunga e ci voleva ancora un’ora prima di arrivare, iniziai a parlare a spiegarle come era nata in me quella passione, come avevo rivisto lui e dell’incontro studiato di tutti e tre fino alla cena. Quei settanta chilometri di autostrada in quella tensione me li ricordo ancora bene, furono i momenti silenziosi che cambiarono la nostra vita.”
Lei nel buio dell’abitacolo ascoltava in silenzio, guardando l’autostrada illuminata dai fari davanti a noi e ogni tanto voltandosi a guardare il mio profilo.
“Il mio amore per te non è cambiato.” Esclamai al termine della mia spiegazione e nel silenzio che ne seguì sdegnata mi domandò ancora:
” Ma come hai potuto? Ti rendi conto di cosa hai fatto? Ma non sei geloso di me? Ma sei consapevole di quello che è successo, di quello che mi ha fatto?” Chiese senza guardarmi.
Risposi serio.” Sarei geloso se tu l’amassi ancora, questo sì, ma se tu …” Mi corressi subito con il noi:” Ma se noi trasgrediamo e tu fai sesso con qualcuno o lui, ma senza amore o solo per piacere, come è successo stasera …non sono geloso.” Feci una pausa e ripetei:” Sono migliaia le coppie in Italia che trasgrediscono in questo modo …” Ma lei mi interruppe voltandosi ancora a guardarmi:
“Ma che stai dicendo? Da quando sei diventato così…perverso? Ti sei chiesto cosa penserà di noi lui? Che siamo dei depravati!” Esclamò irata.
“Chi lui??” La guardai con un sorriso stupito. “Ma no… quali depravati! Cosa vuoi che pensi? Che è stato fortunato ad avere ancora una volta te, la sua ex ragazza, da come ti corteggiava e guardava in discoteca e ti possedeva con passione si vedeva che ti desiderava pazzamente …e anche tu a dire il vero da come ti sei lasciata andare lo desideravi.” Aggiunsi perfido.
Nella penombra dell’abitacolo non la vidi in viso, ma conoscendola sono sicura che arrossì a quella mia frase, tanto da mormorare: “Io non so cosa mi è accaduto! Perché ho reagito così!”
“E poi non prendiamola in modo tragico …” Dissi voltandomi verso di lei minimizzando tutto:
” …. È successo…è piaciuto a tutte e tre e ora ognuno per la sua strada, per me è come se non fosse accaduto niente te l’ho detto e per te?!! Chiesi sibillino.
“Per me non so!… “Mormorò con la voce rotta dall’emozione:” … Niente no… Come fai a dire che non è accaduto niente? Io sono stata di un altro, anche se era il mio ex e moralmente qualcosa è successo. I nostri principi… il nostro matrimonio. Chissà cosa penserà di noi e se lo dice a qualcuno, se si vanta come il suo solito?” Domandò preoccupata.
“Ma niente stai tranquilla che non lo dirà a nessuno, ce l’ha detto anche lui che è riservato e poi anche se lo dicesse nessuno gli crederebbe e poi hai sentito cosa ha detto no?!! Per lui se vogliamo rincontraci è disponibile, e lo capisco con una bella donna come sei tu ora, chissà come si sarà pentito di averti lasciata.” Dichiarai per adularla un poco, sapendo che lei sentiva ancora qualcosa per lui.
“Ma come hai potuto non fare niente, anzi sollecitarmi a lasciarmi andare? Dovevi intervenire fermarmi e invece non l’hai fatto.” … Chiese con un filo di voce quasi sottomesso.
“… Te l’ho detto, era diventata una mia ossessione vedervi tu e lui fare sesso e anche perché tutto è successo in un susseguirsi di atti non preparati, come la discoteca e l’amplesso nel piazzale, sono nati al momento certe scelte e se vuoi sapere la verità lui è andato oltre. Doveva mettere il preservativo e non l’ha fatto, il pompino lo stesso non dovevi farlo… ma lo sai lui com’è?” Replicai mentendo. Aggiungendo:” Ma se vuoi sapere la verità non me lo aspettavo nemmeno io che tu arrivassi a tanto, che ti concedessi completamente in tutti i sensi, davanti, dietro e in bocca…”
Restò in silenzio con l’espressione imbarazzata e il viso arrossato e poi esclamò come a giustificarsi:
“Avevo bevuto, probabilmente il vino e il meijto con questo caldo mi hanno confusa di più, ancora adesso sono intontita e non realizzo bene le cose.”
“Certo…ma a me vederti così vicino a lui, che ti abbracciava e baciava mi ha eccitato non lo nascondo e poi osservare la tua disponibilità e fare sesso in quel modo in macchina, come amanti e lasciarti sodomizzarti, come tu mi avevi detto facevate quando eravate fidanzati, mi ha travolto… anch’io ho perso la testa e non connettevo più bene dall’eccitazione, non solo tu!” Esclamai.
E un po’ risentito quasi a colpevolizzarla, girando la domanda le chiesi:
” E tu! Perché non ti sei fermata?!”
Resto in silenzio poi: “Io… io…” Farfugliò…” Non lo so!” Esclamò sincera.
“Te lo dico io…perché!” Esclamai con le mani sul volante mentre guidavo:” Perché piaceva anche a te, anche tu volevi fare sesso con lui e indipendentemente dalle mie parole ti sentivi attratta da lui, lo desideravi ancora e ti sei lasciata andare e l’hai fatto.”
“Forse è così!” Mormorò dopo un breve silenzio, a bassa voce, smarrita e insicura di quello che diceva. E io precisai subito, battendo il ferro finché era caldo:
“Per me ti ripeto non cambia nulla! È stata una esperienza di coppia positiva.
“Ma cosa penserà di noi, di me!?” Mi chiese e si domandò ancora.
“Non penserà niente te l’ho detto, dobbiamo prenderlo come un gioco, una trasgressione. Restò in silenzio.
Usciti dall’autostrada arrivammo a casa, scese, sbattè la portiera con rabbia e ci avviammo al portone. Quello che era successo per lei era stato inaspettato e l’aveva sconvolta, trovandosi a fare sesso con il suo ex amore davanti a me, suo marito; anche se a me eccitò essendo preparato e complice, lei restò turbata dal mio e suo comportamento. Infatti come avevo fatto già precedentemente a me stesso, mi giustificai anche con lei dicendole che in fondo lui l’aveva già chiavata e inculata ripetutamente prima di me e il fatto che lo avesse rifatto ora con lui, con il mio consenso senza amore, non mi faceva male moralmente e non mi sconvolgeva più di tanto…. Anzi mi eccitava.
Mentre salivamo in casa, il pensiero che lei ormai sapeva tutto, che aveva reagito rabbiosa e indignata, ma che tutto sommato ero riuscito a controllare la sua replica al fatto e a dividere la responsabilità su entrambi, e che la sua reazione era stata minore di quella che mi aspettavo senza scenate, mi rassicuravano sul poter gestire il dopo. Al pensiero che avesse accolto quello che le avevo detto senza sputarmi in faccia, lasciarmi o minacciarmi di farlo, e vedendola di spalle davanti a me camminare, ammirando ancora il suo bel sedere sporgente che lo aveva da poco preso in culo, mi venne improvvisamente il desiderio che forse avremmo potuto rifarlo. Avrei potuto portargliela ancora e mi sentiti nuovamente accalorato ed ebbi inspiegabilmente lo stimolo di un’altra erezione. Ma non le dissi nulla.
La lasciai in quella condizione, di sentirsi anche lei responsabile.
Lei non aveva visto che mi ero masturbato, e anche se ero già venuto, a sentire lo stimolo di quella erezione, volli fare sesso anch’io, sapendo che pure lei era ancora eccitata da lui e i ragazzi erano dalla nonna.
Appena entrati in casa posò la pochetta e si guardò allo specchio dell’entrata mettendosi a posto i capelli e passandosi la mano sul viso. Subito nuovamente eccitato non persi tempo.
“Vieni di la, in camera!” La esortai prendendola per mano e tirandola. Lei abbozzò una resistenza, più per rabbia che per intenzione:” Che vuoi fare?” Mi chiese.
“L’amore!” Risposi.
Mi guardò seria e poi rispose:” No!”
“Perché non vuoi?” Domandai.
E replicò con aria di sfida: “Perché me l’hai già fatto fare con il tuo amico…”
“Il tuo ex vorrai dire…” Precisai io
” Comunque sia l’ho già fatto!” Ribatté provocatoria.
“io ti amo e ti desidero Ele.” Mormorai e la strinsi tirandola verso me e il letto.
” No… dai!!” Esclamò” Non voglio!… Sono sporca mi devo lavare!” Si giustificò.
Ma io la tirai ancora e non disse più nulla e si lasciò trascinare.
Dall’eccitazione non la spogliai nemmeno, come aveva fatto Alberto poco più di un’ora prima in auto, la feci inginocchiare sul letto, le tirai su la gonna del vestitino e le tirai giù le mutandine attaccate al sedere dai residui del suo sperma secco. E con lei riluttante ma passiva, con foga mi tirai giù i pantaloni e lo slip a mezza coscia e salii sul letto inginocchiandomi, le andai dietro e penetrandola la chiavai a carponi, infilandolo duro nella sua bella figa calda e umida, la mia, dove poco prima c’era il cazzo lungo di Alberto che la chiavava e faceva godere, ora c’era il mio.
La vagina era dilatata, calda che sembrava avesse il fuoco all’interno e ancora fradicia di umori del precedente godimento ed ero sicuro che mentre la chiavavo io pensasse ancora a lui, ad Alberto anche se era con me. Fu bellissimo e nuovo fare sesso in quella condizione nel peccato, dopo che mi aveva tradito e l’aveva fatto con lui.
Al termine si spogliò completamente, andò in bagno e si lavò, tornando nuda e infilandosi velocemente nel letto voltandosi di spalle, segno che non voleva parlare di nulla. Mi lavai anch’io e tornai a letto e dopo aver riflettuto sull’accaduto mi addormentai.
I giorni seguenti proseguirono normalmente, i figli, il lavoro, la scuola… come se avessimo dimenticato o peggio non fosse accaduto nulla. Da buoni piccolo borghesi non parlarne significava non affrontare e quindi non esserci il problema, facevamo finta di niente. Ma nei giorni seguenti alla sera ne parlammo ancora, iniziai io con il dirle mentendo:
“C’è lui che mi bombarda di messaggi! Li vuoi vedere?”
“Non mi interessano!” Rispose seria e infastidita.
E io andai avanti così per giorni, alla sua indifferenza e i suoi no, finché entrammo nella discussione e una sera io sicuro di me le chiesi direttamente:
“Lo rifaresti Ele?”
“Tu sei pazzo! Certo che no!” Rispose d’istinto indignata.
Ma io insistetti visto che sapevo che le sue reazioni erano tutte e solo verbali.
“Per me è stata una bella esperienza invece, una trasgressione e se vogliamo ripeterla io ci sono. E tu Eleonora, ci sei, sei disposta a rifarlo?”
Dopo i suoi vari no alla mia proposta che le ripetevo frequentemente, una sera pur capendo bene la domanda restò in silenzio fingendo di non comprendere, chiedendo:
“Fare ancora cosa?… Sesso con lui?!”
“Si!” ribattei:” O se preferisci con un altro che non ci conosce?”
Restò in silenzio e poco dopo imbarazzata e fingendosi distratta, rispose soltanto con una espressione scandalizzata:” No… con un altro no!”
Sapevo che prima o poi avrebbe risposto così e perfido aggiunsi:
“E allora rifacciamolo con lui?! Con Alberto! Lo faremo finché vorremo, e poi smetteremo, almeno lui lo conosciamo, sappiamo che tipo è.”
Da piccolo borghese qual era, Ele simulava di non volere rifarlo e io fingevo di convincerla ad accettare quello che dentro di lei già c’era e aspirava, cercando di non fare apparire che lei fosse consenziente, ma che fossi io che la convincevo con insistenza, perché lei non avrebbe voluto e prosegui:
” E poi tu le piaci e lui piace a te e permettimi di dirti, che sei stata fantastica ed eccitante mentre eri di lui che ti possedeva davanti e dietro. Eri meravigliosa! “
“Eh… daiii !!…Non parlare in questo modo volgare che non mi piace!” Esclamò con un abbozzo di sorriso timido e vergognoso fatto dagli occhi più che dalle labbra, aprendosi alle mie richieste e a quelle esperienze nuove per noi.
Andai avanti così, per settimane la stimolavo e provocavo a incontrarci ancora tutte e tre, ma volevo che fosse consenziente, che accettasse volontariamente che lui la chiavasse e inculasse ancora davanti a me. Ai suoi primi rifiuti, poi diventati dubbi e incertezze nelle settimane seguenti, seguirono dei silenzi meditativi e dopo altre settimane di insistenze giornaliere un giorno invece di mandarmi al diavolo per l’ennesima volta rispose con un:
” Fai tu! …Se tu vuoi che vada con lui! Se ti piace essere cornuto… a me lui lo sai non dispiace.”
Fino a farle dire alla richiesta di miei chiarimenti di si! Che accettava a rifarlo, però concordando e chiarendo insieme io e lei che sarebbero stati solo rapporti sessuali e basta, niente di sentimentale con lui. Anche se sapevo che era possibile.
Lei pose come condizione di non farlo in macchina e all’aperto, per paura di essere vista e io con Alberto concordai di farlo a casa sua che intanto viveva solo, ed era single in quel periodo.
Dopo qualche giorno, su mia richiesta e insistenza, e con consenso e rassegnazione apparente di mia moglie, ci incontrammo ancora con Alberto e poi ancora e nacque un triangolo sessuale, dove lui praticava sesso vaginale e anale con Eleonora nel suo letto matrimoniale, e io passivo li osservavo e l’accarezzavo eccitandomi. E a volte osservandoli mi masturbavo sotto la visione di mia moglie ai suoi gemiti godenti. Oppure al termine, con la figa ancora calda e umida dal piacere provato con lui, la chiavavo anch’io, fino a riuscire nei vari incontri su sollecitazione di Alberto, con il suo aiuto e dietro ai suoi consigli sul come fare a incularla anch’io. Subito dopo aver tolto il suo cazzo, a riuscire a infilare il mio nell’ano di Eleonora visto che era ancora ben dilatato, non dovendo fare nessuna fatica a sodomizzarla se non a spingerlo dentro a quello splendido foro di carne già aperto e allargato da lui e muovermi avanti e indietro. Così riuscii anch’io finalmente a inculare mia moglie.
Quella nostra trasgressione a tre prosegue ancora oggi, ogni quindici giorni circa, passando dai sedili dell’auto, alla camera da letto di Alberto. Io mi sono scoperto un cuckold anomalo, attivo e contemplativo, con il desiderio di fare anch’io sesso con mia moglie. Lei si scoprì fedifraga e ancora attratta sessualmente (ma io sento che c’è qualcosa di più) dal suo ex ragazzo, e lui si trovò dopo vent’anni, di nuovo amante di mia moglie Eleonora, sua ex ragazza.
Constatai di persona che le prestazioni sessuali con il suo ex le piacevano molto più delle mie e che le piaceva ugualmente l’ebrezza di sconfinare fuori dalle regole. Il fatto che io sapessi, accettassi e osservassi loro e in seguito praticassi anch’io la sodomia con mia moglie, ci eccitò e accese nuovamente il nostro rapporto dal punto di vista sessuale, e il saperla desiderata anche da lui infine la rese molto più amata di prima anche a me.
Il fatto che si guardino negli occhi e sessualmente si sentano in simbiosi e lei partecipi anche emotivamente mi carica di adrenalina. La paura di poterla perdere perché si innamori di nuovo di lui, mi tiene sulla corda, mi eccita e intimorisce, è come una sfida continua con lei e con me stesso, ma so che lei sentimentalmente ha scelto me, ama me.
Quando penso che tutto questo è nato per il suo splendido culo e una sua scoreggia involontaria, sorrido e mi sembra impossibile ma vi assicuro che è vero, è così.
Oggi abbiamo sempre la nostra vita coniugale, normale, famiglia e lavoro. Lei è sempre in agenzia che si muove con quel suo magnifico culo mostrandolo con malizia ai clienti. Ma il sabato sera ogni due-tre settimane lo dedichiamo ad Alberto.
Non so quanto durerà o come andrà a finire questa situazione, il rischio che si innamori davvero di nuovo di lui c’è sempre, ma è un rischio controllato che voglio correre, è eccitante, adrenalinico, che mi stordisce piacevolmente e mi fa sentire vivo e attivo. È come una droga il vederli fare sesso insieme e il loro rapporto che sia vaginale, orale o anale sono la mia dose sessuale che dopo mi fa stare bene e di cui l’effetto di calma, rilassamento e godimento dura settimane.
Guardate che la mente umana è strana, assurda.
Ribadisco, la storia per quanto possa apparire assurda è vera, accaduta realmente e prosegue ancora, e come dicevo sopra non so fino a quando e come terminerà. Spero bene per tutti e tre e non solo per loro due.
Grazie di aver seguito la mia storia.
Maurizio.
Complimenti, argomento e narrazione fantastici.
eccolo https://raccontimilu.com/orgia/prima-volta-al-club-prive/
fai una ricerca con lo stesso titolo e trovi il cap.1. Fammi sapere. Ciao. Lunatica
Bisogna scrivere il nick dell'autore nel motore di ricerca del sito, allora esce la pagina con tutti i suoi racconti
Mi chiedevo se ti andasse di scrivere un racconto simile circa a questo, ma seguendo la storia che ho in…